Download - OK ARTE

Transcript
Page 1: OK ARTE

7LUGLIO - AGOSTO 2009 OK Arte Milano

Informazioni per pubblicità e redazionali:[email protected] - 347 4300482

Milano si fà un nuovo lookIn crescita le riqualificazioni architettoniche

legate al mondo dell’arte, della moda e del design. In particolare, in uno spa-zio compreso tra via Mo-rimondo e via Ludovico il Moro, sorge il suggestivo complesso dell’ex Richard Ginori. La storia narra che l’edificio originale, una villa del Settecento, fu acquistato nel 1809 e già allora conver-tito in stabilimento indu-striale, usando le acque del Naviglio come forza mo-trice. Dal 1830 la fabbrica fu adattata alla produzione

di porcellane, vennero edi-ficati nuove strutture e poi nel 1986, per le profonde trasformazioni economiche che interessarono il siste-ma metropolitano, lo sta-bilimento venne dismesso. Dal 2003, dopo un periodo di restauri, il cambiamento verso il contemporaneo. I proprietari del terreno han-no reso disponibile a privati l’intera area riqualificata con l’intento di creare un nuovo distretto di attività produttive legate al mondo della creatività, settore che caratterizza sempre più la città di Milano. Il fine è sta-to ed è quello di creare una cittadella a misura d’uomo mettendo insieme diver-se realtà produttive che possano trarre vantaggio dalla reciproca vicinanza. Quest’operazione ha chia-ramente fatto da richiamo ad altre piccole imprese, giovani società che si sono insediate a loro volta nella trama della via ribaltando così totalmente l’immagine di degrado. Se prima, negli anni ottanta, passeggiare da queste parti poteva essere un’esperienza sconveniente oggi quello che si percepi-sce è che siamo nella Mi-lano che si sviluppa e che cambia, in una Milano che dimostra di essere all’avan-guardia non solo edifican-do nuovi grattacieli ma an-che reinterpretando il suo “vecchio” tessuto urbano,

mettendosi in discussione a partire da quelle zone con-siderate ai margini del cir-cuito cittadino. Percorrere via Morimondo oggi, in una giornata di sole e all’ombra dei grattacieli di vetro della Nestlé, è un modo efficace per rendersi conto di come si può effettivamente mi-gliorare una città, di come

i privati, se in sinergia e rispettosi dei piani regola-tori, possano concorrere a valorizzare un’area di ar-cheologia industriale, oggi considerata tra le migliori in città, contribuendo effi-cacemente (e velocemente) a cambiare l’aspetto di un quartiere, nonché la qua-lità di vita di chi ci abita.

Sempre più edicifici, aree e distretti cambiano personalità adattandosi a nuove soluzioniJean Marc Mangiameli

Il ritiro a Montevecchiadell’insigne M. Gaetana Agnesi

Sono poco più di venti i chilometri che separano

Milano dalla nostra meta. Deviamo sulla sinistra a metà strada per Lecco, e una volta raggiunta la piaz-za di Montevecchia alta, sembra di ritrovarci nel cuore di una nave incaglia-ta sulla cresta del monte. In cima a prua il seicente-sco Santuario della B. V. del Carmelo, con la croce in ferro protesa come una polena contro le nuvole, giù a poppa Villa Archinti, se-guita dal 1500 da una scia di filari di vite che declina-no per la valle del Curone. Sotto i passi l’acciottola-to pare il fondo della ca-rena fra le facciate delle case che sono paratie in-terrotte da varchi improv-

Montevecchia con annesso titolo nobiliare nel 1740, quando la bachicoltura era l’attività principale della zona. Anche qui i gelsi ave-vano messo radici grazie a Galeazzo Sforza, e d’al-lora il filo lucente tessuto in velluti broccati e nobili calze, continuò a svolgersi, contribuendo alla fama in tutta Europa della prege-vole manifattura di Milano. Ma il nome della famiglia Agnesi che con lustro restò indelebile nel tempo, come sulla lapide che campeggia nella piazza del paese all’in-gresso dell’omonima villa, è quello di una figlia divenuta celebre per il suo genio in-ternazionalmente ricono-sciuto. Maria Gaetana a un-dici anni parlava e scriveva il greco, apprendeva sette lingue, e per la gioia di suo

visi, e lo sguardo vacilla precipitando all’infinito. Nelle giornate più lumi-nose distinguiamo le gu-glie del Duomo di Milano confondersi nel panorama moderno e operoso della Brianza, dove i verdi fertili di bruma dilagano. La piaz-za diventa un’”arca”, quando ai piedi delle scale del San-tuario Mariano fremono note di antichi strumenti, ai quali il Festival, che si rinnova qui a maggio da tre anni restituisce inarri-vabili risonanze, per opera del “Circuito Organistico Internazionale in Lombar-dia” (Agimus-Lombardia).La storia del luogo è le-gata alla memoria di una famiglia di mercanti, che il commercio della seta aveva reso facoltosi: Pietro Agnesi acquistò il feudo di

Lucia Ganci

E’ un dato di fatto che la tendenza alla ricon-

versione degli ex distretti industriali ultimamente riguarda sempre più anche la nostra città. Vecchie aree dapprima comprensive di fabbriche volte alla produ-zione e allo stoccaggio ora si lasciano sedurre dagli architetti e vengono “ve-stite” di nuove soluzioni d’utilizzo. Non solo l’oramai ultra citata zona Tortona e

la Bovisa ma anche Lam-brate e la Barona si sono rivelate ultimamente aree strategicamente prese di mira dai trendsetter come luoghi ideali per l’innesto di nuove attività. E’ il caso delle vie Giacomo Watt e via Morimondo, duecento metri di strade agli estremi della Barona e adiacenti al Naviglio. Due vie che negli ultimi anni hanno dato vita ad un lento ma progressivo cambiamento che ha vi-sto la comparsa di imprese

padre si esibiva nell’anima-to salotto della casa di Via Pantano a Milano, dove re-citò in latino un’orazione a sostegno del diritto all’istru-zione delle bambine. Il suo trattato di matematica dal titolo “Istituzioni analiti-che ad uso della gioventù italiana”, fu considerato il più importante del secolo e tradotto in diverse nazioni. Papa Benedetto XIV le con-ferì una Cattedra all’Uni-versità di Bologna e Maria Teresa d’Austria le inviò un anello di brillanti chiuso in un cofanetto di cristallo di rocca. Fu membro onorario dell’Accademia dei Trasfor-mati a Milano, dove il Verri e il Beccaria dissertarono su moderne istanze illu-ministe. Si applicò a studi di teologia, e impiegò ogni sua risorsa residua di bene-

“Donna illustre, sapiente, che onora il suo paese”così Goldoni la definì nella commedia Il medico olandese

fattrice nell’attendere alla direzione del Pio Albergo Trivulzio. Tornò spesso per rigenerare la sua salute nell’amata Montevecchia, che i romani in tempi lon-

tani chiamavano Mons Tae-da (Monte Fiaccola), poiché lungo il suo crinale ardeva-no continuamente fuochi accesi per orientare i vian-danti nel buio della notte.