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NORDIC WALKING E SUOI ASPETTI RIABILITATIVI IN
SOGGETTI NON PIU’ GIOVANI.
All’inizio del 2016 è stato pubblicato su Aging Clinical and Experimental
Research un interessante lavoro che ha avuto come argomento il ruolo del
Nordic Walking (NW) in pazienti “in the second half of life”. [1]
Gli Autori appartengono a varie istituzioni sanitarie della città e università di
Breslavia (Polonia).
Si è trattato di un lavoro che ha effettuato una revisione della letteratura sul
NW in soggetti più anziani con varie patologie.
I criteri di selezione dei lavori scientifici sono stati inizialmente molto ristrettivi
ma, a detta degli stessi Autori, questi sono stati successivamente “mitigati” per
la scarsezza dei dati sul NW in ambito medico.
I criteri iniziali di selezione prevedevano:
1) periodo di analisi compreso tra il 1994 e il 2015;
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2) studi prospettici e randomizzati con confronto tra riabilitazione con NW
“supervisionato” da un tecnico del settore della durata di almeno 3 mesi
e riabilitazione standard;
3) età media dei partecipanti allo studio ≥ 65 anni;
4) studi con più di 40 partecipanti.
Con questi criteri, il numero inziale degli studi trovati in letteratura su
riabilitazione con NW in soggetti con età ≥ 65 anni è calato da 74 a 27.
Sono stati considerati i seguenti ambiti di patologia: malattia ischemica
miocardica, scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa, dislipidemie, malattia
vascolare periferica, diabete mellito tipo 2, obesità, malattia di Parkinson,
protesi d’anca, dolore lombare cronico, bronchite cronica ostruttiva.
In tutte queste patologie si è osservato un effetto positivo nell’uso di NW quale
terapia riabilitativa rispetto a coloro che non effettuavano riabilitazione
motoria con NW.
I livelli prestazionali raggiunti sono stati analizzati utilizzando il test del
cammino di 6 minuti (six minutes walking test – 6MWT), il calcolo degli
equivalenti metabolici di consumo energetico (METS), la frequenza cardiaca, i
valori pressori, questionari specifici per patologia, massimo consumo di O2
(vO2max) espresso in O2l/kg/min.
Ricordiamo che il MET corrisponde al consumo basale di 3.5 ml/kg/min di O2
mentre il vO2max è in funzione della frequenza cardiaca, gittata sistolica e
differenza artero-venosa di O2.
Gli Autori riportano le seguenti conclusioni operative:
a) il NW è uno strumento facile, sicuro, economico per l’attività fisica
nell’anziano;
b) lo schema di utlizzo del NW che ha dimostrato la maggiore efficacia negli
studi analizzati, era così composto: sessioni supervisionate di un’ora per
2-3 volte alla settimana per almeno 3 mesi;
c) l’effetto positivo dello schema riportato al punto b si è mantenuto per 6-9
mesi dopo il termine del periodo di training.
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Con queste premesse, anche se è necessario aumentare il numero degli studi e
la numerosità dei soggetti analizzati, possiamo osservare che esiste uno spazio
per il NW nell’ambito delle più frequenti patologie croniche.
Per gli studi che utilizzano il NW o qualsiasi altra attività fisica in varie
condizioni di patologie croniche, possono essere fatte due osservazioni
metodologiche: la prima è che questi studi generalmente non analizzano i
cosiddetti “hard end points” , cioè quei risultati che veramente sono rilevanti
per i pazienti (mortalità, ospedalizzazione, ecc.) e la seconda osservazione è
che la quantità di attività fisica eseguita dai pazienti generalmente può essere
solo dichiarata dai pazienti stessi e non verificata, quindi con una probabilità di
non essere veritiera “in toto” o in parte.
Riteniamo che negli studi di efficacia è più verosimile la dichiarazione di una
attività superiore a quella realmente svolta piuttosto che minore di quella
effettuata.
In queste condizioni i risultati di una attività fisica, anche se realmente
minimale, sarebbero ancora più eclatanti.
Gli Autori polacchi non hanno considerato l’utilizzo del NW in ambito
oncologico.
Una nostra personale revisione sull’argomento, utilizzando quale motore di
ricerca PubMed e come database Medline, ha evidenziato solo 3 lavori
sull’argomento. [2,3,4]
Uno riporta il protocollo di uno studio randomizzato in cui è previsto l’uso di
NW in corso di terapia adiuvante per carcinoma della mammella localmente
avanzato. [2]
In un altro studio, Niederer D et al. hanno condotto su 172 pazienti con cancro
una valutazione della Heart Rate Variability (HRV), Quality of Life (QoL) e
Cancer related Fatigue (CRF) dopo 16 settimane di moderata attività fisica fino
alla soglia anaerobica. [3]
Tale attività fisica consisteva in escursioni, camminate, corse, bicicletta, nuoto
e, a discrezione dei pazienti, una seduta settimanale di NW.
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La durata della attività fisica variava da 30 a 120 minuti per 3-6 volte alla
settimana.
Successivamente sono stati selezionati 3 gruppi di 15 pazienti ognuno per
ottenere migliore omogeneità di confronto.
I gruppi erano così composti:
gruppo 1: 15 pazienti in corso di trattamento per tumore (chemio e/o
radioterapia);
gruppo 2: 15 pazienti che avevano completato il proprio ciclo di
trattamento;
gruppo 3: 15 pazienti in trattamento per neoplasia ma senza attività
fisica.
Mentre è intuitivo capire cosa misurino QoL e CRF, probabilmente non lo è per
HVR.
HVR misura la variabilità della frequenza cardiaca che è direttamente
proporzionale alla capacità di adattamento correlata alla attività del sistema
nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico).
Senza scendere in dettagli tecnici, maggiore è la variabilità della frequenza
cardiaca, maggiore è la capacità adattativa dell’organismo.
Nei gruppi 1 e 2 l’esercizio fisico ha determinato un aumento della HVR rispetto
al gruppo 3.
Fischer MJ et al., invece, hanno verificato in 28 pazienti con carcinoma della
mammella, sottoposte a dissezione ascellare e a radioterapia, che l’uso di una
seduta settimanale di NW di un’ora per 10 settimane portava a un
miglioramento delle condizioni di salute generale e di mobilità articolare
dell’arto interessato dall’intervento chirurgico.
Tale miglioramento veniva mantenuto per 6 mesi.
Abbiamo verificato, inoltre, sul sito americano ClinicalTrials.gov quanti lavori
scientifici (eseguiti o da eseguire) fossero registrati con la parola chiave
“Nordic Walking”: ne sono risultati 24 di cui 5 già completati.
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Il numero di lavori scientifici per questa disciplina sportiva relativamente
giovane ci sembra rilevante anche confrontando questo risultato con i 56 lavori
registrati utilizzando come parola chiave “jogging”.
Tutte queste informazioni ci indicano che il NW può avere un ruolo importante
negli aspetti riabilitativi di un vasto numero di patologie.
Per dare una dimensione sulla possibile applicazione del NW in ambito
riabilitativo per le patologie croniche, l’ISTAT nel 2016 ha certificato (dati
2015) che il 38.3% della popolazione italiana complessiva (comprendendo
neonati, bambini e giovani) presenta almeno una malattia cronica come quelle
soprariportate.
Se poi prendiamo soggetti ancora relativamente giovani (60-64 anni) la
percentuale precedente passa a 62.9%.
E’ evidente che l’interessamento di istruttori e maestri di NW in progetti
riabilitativi richiede che questi siano adeguatamente preparati anche in ambito
sanitario prevedendo sia conoscenze mediche che le capacità di effettuare
manovre rianimatorie di base (p.e. brevetto di esecutore di Basic Life Support
and Defibrillation – BLSD).
Paolo Sossai, MD, PhD, Vice Presidente e Istruttore Nazionale della Nordic
Walking Academy - Direttore della Commissione Tecnico-Scientifica della
medesima Associazione.(contact: [email protected])
Bibliografia
1) Skorkowska-Telichowska K, Kropielnicka K, Bulinska K, et al. Nordic Walking in
the second half of life. Aging Clin Exp Res. 2016 Jan 23. (online)
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2) Touillaud M, Foucaut AM, Berthouze SE, et al. Design of a randomised controlled
trial of adapted physical activity during adjuvant treatment for localised breast
cancer: the PASAPAS feasibility study. BMJ Open. 2013; 3:e003855. doi:
10.1136/bmjopen-2013-003855.
3) Niederer D, Vogt L, Thiel C, et al. Exercise effect on HRV in cancer patients. Int J
Sports Med 2013; 34: 68-73.
4) Fischer MJ, Krol-Warmerdam EM, Ranke GM, et al. Stick Together: A Nordic
Walking Group Intervention for Breast Cancer Survivors. J Psychosoc Oncol 2015;
33: 278-296.
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