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Page 1: MercoledË 6Marzo 2013 Spettacoli · stata 6La ragazza con la pi-stola7, In quel film Monicelli ci presentava una donna for- ... riconquistare il suo grande amore, la moglie Nikki.

Gazzetta del Sud Mercoledì 6 Marzo 2013 15.

SpettacoliA colloquio con Claudia Gerini, fra le tre protagoniste di “Amiche da morire”, nelle sale da domani

Finalmente la comicità al femminile!«Si potrebbe inaugurare un nuovo filone, fresco e inedito. Da donne»

Claudia Gerini, Cristiana Capotondi e Sabrina Impacciatore in due scene del film. Sotto, la Gerini alla presentazione

Il concerto per Lucioè la tv che ci piace

Piazza Maggiore gremita per il concerto “4 marzo”

In uscita il film con Bradley Cooper, Robert De Niro e Jennifer Lawrence

L’amore è trovare “Il lato positivo”La Vanoni ripercorre in un docufilm la sua carriera

Ornella ci racconta Ornella«Il prossimo sarà l’ultimo cd»

Jennifer Lawrence e Bradley Cooper in una scena del film

Marco BonardelliMESSINA

Nella sale da domani, a ridossodella festa della donna, “Ami-che da morire”, opera primadella giovane regista GiorgiaFarina. Il film, ambientato inuna non identificata isola delSud, è un mix di commedia egiallo, ma soprattutto una sto-ria di amicizia e solidarietà fradonne diverse (Claudia Gerini,Sabrina Impacciatore e Cristi-na Capotondi), tra loro alleatenel coprire l’omicidio del mari-to di una di loro e sfuggire alleindagini di un commissario ar-ruffone e imbranato, interpre-tato da Vinicio Marchioni.

Un lavoro sicuramente par-ticolare e atipico nell’attualepanorama cinematografico delnostro Paese, come ci ha con-fermato Claudia Gerini, unadelle protagoniste del film.

La trama parla di solida-rietà tra donne, ma non solo.Secondo lei, la vera amiciziapuò realmente superare lacompetitività tra personedello stesso sesso, o questafinisce per emergere, anchenella amicizie più solide?

«Tra donne risolte sì.Un’amicizia è come una verastoria d’amore, sia tra uominiche tra donne, e presupponeaffetto, sentimento. Se questoamore prevale sulle insicurez-ze e sulle frustrazioni persona-li si può parlare di sincerità, equindi di vera amicizia. Quan-do le donne si alleano lo fannoveramente. In questo caso, adispetto della grande diversitàtra loro, c’e una sorta di attra-zione, un sentimento che leunisce. E questo è quanto èsuccesso anche a noi nella real-tà, durante la lavorazione delfilm. Siamo tre attrici, ognunacon i suoi colori, i suoi toni e lasua personalità ben definita;non c’è una che prevaricasull’altra, ma c’è stata grandecollaborazione. Penso sia que-sto che funziona».

Lei interpreta una escortche lavora in un’isola del Sudnella quale vige ancora uncerto tradizionalismo mistoa credenze eccessivamentepopolari. Si possono rompe-re le barriere del perbenismo

o della tradizione?«Questo contenuto del film

potrebbe inaugurare un nuovofilone della comicità al femmi-nile perché quella che si vedenel film è una comicità moltofresca e inedita, “da donna”.Non c’è un uomo che conduceil gioco e le donne che fanno dacontorno come solitamente av-viene, ma soltanto donne conla loro esperienza, i loro senti-menti, il loro legame».

Cosa ha di particolare ilsuo personaggio rispetto aquelli delle altre due prota-goniste (Cristiana Capotondie Sabrina Impacciatore)?

«Gilda non è dell’isola e haviaggiato molto, conosce di piùil mondo rispetto a loro due. Èuna che ci sa fare perché, es-sendo una escort, ha una vita

totalmente sganciata da quelloche possono pensare gli altri. Èuna donna libera rispetto allealtre due».

La regista Giorgia Farinaha dichiarato che una dellefonti di ispirazione del film èstata “La ragazza con la pi-stola”, In quel film Monicellici presentava una donna for-te e capace di ribellarsi allaprepotenza maschile, inter-pretata da una straordinariaMonica Vitti. Perché secondolei, nonostante la lezione diquesto grande maestro, ladonna nel cinema non è statasempre rappresentata comedotata di capacità e persona-lità?

«La donna è stata rappre-sentata con tante personalità.Il mondo è ancora prevalente-

mente al maschile, anche neicontenuti del cinema. Purtrop-po vige una predominanza de-gli uomini anche nel nostro la-voro, come in tanti altri e nelleistituzioni. Nel cinema la don-na viene spesso rappresentataseguendo stereotipi e clichè; equesto va sicuramente rivolu-zionato».

A proposito della Vitti, lei,durante un incontro alla Ca-sa del Cinema, nel 2010, hadichiarato che la grande Mo-nica è stata la sua maestra.Com’è stato il suo rapportocon lei?

«Io ho avuto solo un rappor-to di grande ammirazione co-me spettatrice e come sua al-lieva, anche se non è mai statala mia vera maestra perchénon ho mai lavorato, né avutomodo di parlare con lei. L’hosolo incontrata da lontano inalcune occasioni, non ho maiavuto un vero confronto conlei; soltanto grande ammira-zione e rispetto per un’attriceche ha segnato un’epoca con ilsuo multiforme talento e con lasua capacità di passare dai ruo-li comici a quelli drammaticicon la sua straordinaria bellez-za».

Lei e la Impacciatore vi sie-te ritrovate a tanti annidall’esperienza di “Non è laRai.” In base al suo giudizio,cosa spinge le ragazze chepartecipano a programmi co-sì seguiti a non fermarsi aquella esperienza ed a cre-scere professionalmente?

«Io penso che il percorso siscelga all’inizio; e dipende daquanto hai da dire e da quantovuoi crescere. Sia io che Sabri-na avevamo delle cose da diredal punto di vista attoriale, èstata una nostra precisa volon-tà quella di andare avanti e mi-gliorare. Io ho fatto tanto cine-ma; e l’ho cercato e voluto condeterminazione. Sono stati lavolontà e il talento che ci han-no indicato la strada da percor-rere. Sabrina ha fatto sia cine-ma che teatro. Anch’io ho avu-to delle esperienze sul palco-scenico, sebbene poche. Abbia-mo fatto un percorso sano, dicrescita e voglia di esprimersinella cinematografia, nostroprimo amore».3

Francesco GalloROMA

“Il lato positivo” (Silver LiningsPlaybook), nelle sale da doma-ni distribuito da Eagle, è unacommedia piena di amore, otti-mismo e malinconia. Un filmdavvero bello di David O. Rus-sell, tratto dal bestseller di Mat-thew Quick, “Il lato argenteodelle nuvole” (Salani), con Bra-dley Cooper, Jennifer Lawren-ce, un redivivo Robert De Niro eJackie Weaver. Vincitore delpremio del pubblico al TorontoFilm Festival 2012, Oscar allaLawrence come miglior attriceprotagonista (su otto nomina-tion con cui era in corsa per l’in -tero cast), il film mette in scenail ragazzone Pat (Bradley Coo-per), appena uscito dall’ospe -dale psichiatrico dopo otto mesidi cure, che ha una sola idea inmente: riconquistare il suogrande amore, la moglie Nikki.

Una vera e propria mission,la sua, perché non solo deveconfrontarsi con un divieto diavvicinamento alla sua ex, maanche tornare a vivere con duegenitori che hanno le loro belle

derive dentro la follia. Soprat-tutto il padre (De Niro), fissatocon la squadra di football localee sempre pronto a scommetteresu tutto (una vera ossessione),mentre la madre (Weaver) as-siste con un certo candore alleintemperanze di marito e fi-glio.

Pat, infatti, non sta affattobene, nonostante Xanax e altrimedicinali. Perché la sua osses-sione per la moglie invade tutta

la sua vita. Così quando incon-tra Tiffany (Lawrence), giovanee bella vedova di un poliziottoche ha consumato il suo luttocon la dipendenza da sesso epsicofarmaci, neppure la vede.Non capisce quanto questadonna sia davvero innamoratadi lui. Pur di non perdere il ris-soso Pat, Tiffany gli fa crederedi fare da intermediaria conquella moglie che l’uomo nonpuò più avvicinare. In cambio

vuole che Pat sia il suo partnerin una semi-professionale garadi ballo. Insomma tanto tempoda passare insieme, con risvoltianche nella loro vita sentimen-tale.

«Sono sempre stato molto at-tratto da questo genere di sce-nari, li trovo affascinanti. Vienedescritto un determinato luogo,un determinato momento, cibie rituali precisi, diversi da tuttigli altri, eppure risulta paleseche certe emozioni, il bisognod’amore, rispetto e mezzi disussistenza siano profonda-mente universali» dice il registadi “The Fighter” nelle note diregia.

Un personaggio ancora piùbizzarro di quelli raccontatinel film, il suo. Cinquanta-quattro anni, nato a NewYork, padre di origine russa emadre italiana (Maria Muzio),prima di fare il regista ha fattodi tutto. Definito come “g e n i a-le” e “sovversivo”, la leggendalo racconta anche come risso-so (ha fatto a botte, tra l’altro,con George Clooney nel 1999durante la lavorazione di“Three Kings”). 3

Carlo MandelliMILANO

Dal Piccolo Teatro Strehler diMilano fino a quella che lei chia-ma «la libertà di Ornella dal per-sonaggio Vanoni», la cantante siracconta per la prima volta da-vanti alle telecamere di un docu-film. Il lungometraggio in que-stione s’intitola “Ornella Vanoni.Ricetta di Donna”, è stato scritto,diretto e prodotto da Alexandradella Porta Rodiani e sarà proiet-tato al Piccolo Teatro, ovvero do-ve di fatto la carriera della can-tante è cominciata, l’11 marzo.«Oggi sono una persona consa-pevole di quello che è – raccontala Vanoni, che ha incontrato lastampa in un cinema milaneseper presentare il documentario –e del passato rimpiango i tempiin cui un disco, se era bello, ven-deva e durava di più». Nella lun-ga intervista raccolta nel lungo-metraggio, la cantante – che lu-nedì sera ha partecipato al gran-de concerto bolognese “4 mar-zo” in onore di Lucio Dalla, duet-tando con la giovane Chiara Ga-

liazzo – si racconta in una versio-ne inedita, intima e confidenzia-le, ripercorrendo le tappe più im-portanti della sua carriera, dagliinizi con le canzoni sulla “mala”milanese fino alle grandi colla-borazioni con gli artisti interna-zionali. «Non sono una personaforte – confessa – ma anche sefragile sono coraggiosa».

Tra i tanti momenti ricordatidalla Vanoni, tra un’intervista e

l’altra a personaggi che hannofatto parte della sua carriera daartista e della sua vita privata, daGino Paoli ad Arnaldo Pomodo-ro fino a Paolo Fresu e Laura Pau-sini, c’è anche quello dell’ultimoricordo di Luigi Tenco al triste-mente famoso Sanremo del1967, poco prima che il cantantesi sparasse. «L’ho avvicinato e vi-di le sue pupille che sembravanoquelle di un gufo – ricorda la Va-noni – , solo dopo seppi che ave-va preso pasticche di Pronox eaveva bevuto una bottiglia di co-gnac. Se oggi fosse stato intervi-stato per questo film avrebbe di-chiarato che trovava orrende lemie canzoni sulla mala».

“Meticci” è invece l’album diprossima pubblicazione, che lacantante ha però dichiarato po-trebbe essere il suo ultimo lavoroda studio. «Oggi, visto che i di-schi non si vendono più – ha det-to –bisogna farne solo se ci si cre-de. Non è più tempo per le casediscografiche e sarà il live a sal-varci. Da qualche anno quandosalgo sul palco sono felice e libe-ra di fare quello che voglio». 3Ornella Vanoni

La bellezza ci salverà

Anna Mallamo

S inceramente, non cene poteva importaredi meno, ma il datoc’è e va evidenziato: il

concerto evento in ricordo diLucio Dalla, scomparso il 1marzo di un anno fa e che pro-prio lunedì avrebbe compiuto70 anni, trasmesso in direttada Rai1 da Piazza Maggiore aBologna, ha fatto un boom diascolti: quasi otto milioni ditelespettatori (in dettaglio, laprima parte è stata seguita da7 milioni 811 mila spettatori,col 30,15% di share; la secon-da parte è stata vista da 3 mi-lioni 330 mila spettatori, col30,42% di share). Milioni dipersone, aggiunte ai trentami-la della piazza (la PiazzaGrande di Lucio, che lunedìnotte è stata grandissima, èarrivata fino a casa nostra, fi-no alla soglia del nostro cuo-re), tutte a cantare canzoniimmortali, indispensabili.

Un caso di quelli in cui l’au-dience, lo spietato meccani-smo che asserve la televisioneai gusti della massa, quelloche – come dice quel genio diCarlo Freccero, uno dei de-miurghi della televisione cheproprio della sua creatura haanalizzato in uno squisito li-

bro meccanismi, potere ed ef-fetti – «è una macchina perprodurre maggioranze», coin-cide miracolosamente con laQualità, con il Significato, conla possibilità che la Bellezza,la grande esclusa dagli scher-mi, s’infiltri in prima serata,tra fiction-santini e varietà na-zionalpopolari, e risplenda.

La bellezza abbagliantedelle canzoni di Lucio Dalla,che si è sommata alla bellezzadel nostro collettivo e perso-nalissimo ricordo, all’emozio-ne (vera, visibile persino “ol-tre” e malgrado lo schermo)di amici e colleghi sul palco,dove il rischio della celebra-zione retorica era altissimoma è stato sistematicamente,felicemente eluso (Morandiieri ha postato su Facebook lasua foto con Bocelli e ha scrit-to: «Mi sono emozionato a ve-dere grandissimi artisti riunitisullo stesso palco per ricorda-re il nostro indimenticabile egeniale amico Lucio che saràvivo per sempre attraverso lasua meravigliosa musica»).

Mamma Rai, lo vedi che èpossibile essere davvero “ser-vizio pubblico”? Lo vedi che sipuò anche dare lezioni, e le-zioni di Bellezza, alla genteche paga il canone? Si può. Eforse si dovrebbe sempre piùspesso. 3