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Calore specifico
Due corpi dello stesso materiale ma di dimensioni diverse, avranno capacità
termiche diverse( la capacità termica di una tazzina da caffè di acqua è sicuramente
minore della capacità termica dell’acqua contenuta in uno scaldabagno)
È utile definire quindi una capacità termica per unità di massa, che dipenda solo
dalle proprietà del materiale di cui è composto il corpo. Calore Specifico c
if TTCTCQ
if TTcmTcmQ m
Cc Calore specifico
Unità di misura: Il calore specifico si esprime in J/(K·g) o in J /(K·mole) a seconda
che la quantità di materia si misuri in grammi o moli (in quest’ultimo caso si parla
di calore specifico molare).
NB:
La capacità termica è una quantità caratteristica di un dato sistema.
Il calore specifico c è una quantità caratteristica del materiale che
costituisce il corpo
Tabella calore specifico
NB: il calore specifico in generale dipende dalle condizioni sperimentali e dalla
temperatura.
Per i gas esistono due diversi valori del calore specifico, a seconda che esso sia
associato ad una trasformazione a volume costante (cV) o a pressione costante
(cP)
Esempio
Se tutta l’energia potenziale dell’acqua che precipita dalle cascate del Niagara da un’altezza di
50 m fosse completamente utilizzata per riscaldare l’acqua, l’aumento di temperatura sarebbe
(cacqua=1cal/(gC)):
• 1)120 C
• 2)12 C
• 3)1,2 C
• ٧4)0,12 C
L’energia potenziale della cascata all’altezza
h è U = mgh ( se prendo come energia alla
base della cascata U=0)
Il calore fornito sarebbe quindi Q = U=mgh
C 0.12C
4186
490
CgJ4.186
KgJ509.8
c
ghΔTΔTmcghmQ
acqua
acqua
1cal=4.186 J
Conoscendo il calore specifico dell’acqua possiamo determinare la variazione di temperatura,
infatti
TΔ m cQΔT m
Q
m
Cc Ricordiamo che il calore specifico è:
cacqua=1cal/(gC)=4.186 J/(g°C)
h
Calorimetria Il calore specifico di un corpo può essere misurato immergendo il corpo ad una data
temperatura in un recipiente isolato (calorimetro) contenente acqua di massa e temperatura
note.
Questo tipo di analisi viene chiamata calorimetria (analisi dei trasferimenti di calore, senza
studiarne le cause [analogia : cinematica]);
Consideriamo il sistema isolato corpo-recipiente in cui il corpo sia ad una temperatura
superiore a quella dell’acqua nel recipiente.
Per la conservazione dell’energia si ha che l’energia ceduta dal corpo a temperatura più alta
sia uguale all’energia assorbita dall’acqua:
Siano mx,cx, e Tx la massa, il calore specifico e la temperatura iniziale del corpo di cui
volgiamo conoscere il calore specifico e ma,ca, e Ta la massa, il calore specifico e la
temperatura iniziale dell’acqua.
Posti in contatto termico, in un certo tempo arriveranno all’equilibrio termico con una stessa
temperatura T.
Si ha che:
caldofreddo QQ
aaafreddo TTcmQ
xxxcaldo TTcmQ
xxxaaa TTcmTTcm TTm
TTcmc
xx
aaax
NB: per essere rigorosi bisognerebbe tenere in considerazione anche lo scambio di calore con il recipiente, ma
se la massa di acqua è sufficientemente grande, il contributo del recipiente può essere trascurato
Calore Latente e cambiamenti di fase
Generalmente quando una sostanza scambia energia termica con l’ambiente circostante essa
subisce una variazione di temperatura
Esistono però dei casi in cui questo non avviene => l’energia scambiata viene utilizzata per
variare le caratteristiche fisiche della sostanza => cambiamento di fase ( l’energia interna
della sostanza varia ma non varia la temperatura
Il calore viene utilizzato per il cambio di fase della sostanza e la temperatura rimane
invariata, pur con assorbimento o emissione di energia, fintanto che si è in presenza di una
miscela della sostanza in due (o tre) stati diversi
L’acqua bolle a 100°C e a tale temperatura rimane fin quando tutto il liquido non è evaporato
(l’energia assorbita dall’acqua viene utilizzata per rompere i legami intermolecolari che
caratterizzano il liquido)
Durante lo scioglimento di un pezzo di ghiaccio la temperatura rimane a 0°C (l’energia
assorbita dal ghiaccio viene utilizzata per rompere i legami intermolecolari che caratterizzano
il reticolo cristallino del ghiaccio)
L’energia necessaria ad effettuare un cambiamento di fase dipende dalla natura del
cambiamento di fase, dalle proprietà e dalla massa della sostanza:
Dove L=Calore latente
mLQ kgJL
Lavoro latente
L mQ
Calore
necessario per
il cambio di
fase (L=calore
latente)
Ogni sostanza ha due
valori di
CALORE LATENTE
caratteristici
Lfus(fusione) ed
Levap(evaporazione).
fusioneLionevaporizzazL
Cambiamenti di fase dell’acqua
Esempio:
Grafico della temperatura in funzione dell’energia fornita quando 1 g di ghiaccio, inizialmente
alla temperatura di -30°C, si trasforma in vapore a 120°C
Fase A:
Fase B:
Fase C:
Fase D:
Fase E:
JCgJgTcmQ ghiaccioOH 7,623009.212
JgJgLmQ fOH 3331033.300.1 2
2
JCgJgTcmQ acquaOH 41910019.412
JgJgLmQ vOH
33 1026.21026.200.12
JCgJgTcmQ vaporeOH 2.402001.212
Descrizione Macroscopica di un Gas Perfetto (1)
Se inseriamo un gas in un recipiente chiuso esso occuperà tutto lo spazio a sua
disposizione ed alla fine il recipiente risulterà “pieno di gas”
Il gas quindi non ha un volume o una pressione fissati
Il suo volume è quello del recipiente che lo contiene
La sua pressione dipende dalle dimensioni del contenitore e dalla quantità di gas
in esso contenuta
Le proprietà macroscopiche di un gas sono Pressione, Temperatura e
Volume,numero di moli, composizione chimica…
È utile quindi sapere come tali grandezze sono legate tra di loro
L’equazione che lega P V e T quando il sistema è all’equilibrio è generalmente
chiamata “Equazione di stato” e può essere molto complicata
Nel caso particolare di un gas perfetto si trova sperimentalmente che l’equazione
di stato è molto semplice.
Un gas viene definito perfetto se:
- Viene mantenuto ad una pressione molto bassa (gas rarefatto)
- In esso le molecole e gli atomi si muovono casualmente
-Le molecole e gli atomi sono così piccoli da occupare una frazione trascurabile del
volume del contenitore
-Tra gli atomi non si esercitano forze a lungo raggio
La maggior parte dei gas a temperatura ambiente possono essere considerati gas
perfetti
Descrizione Macroscopica di un Gas Perfetto (1)
Un gas perfetto è un insieme di atomi e molecole che si muovono
casualmente, tra essi non si esercitano forze a lunga distanza e sono così
piccoli da occupare una frazione trascurabile del volume del loro
contenitore
Per descrivere la quantità di gas contenuta in un certo volume si utilizzano le moli
La mole è una delle 7 unità fondamentali del S.I. ed è definita come:
Una mole è il numero di atomi contenuto in 12 g dell’isotopo del carbonio
avente numero di massa 12
Tale numero è pari al Numero di AVOGADRO
Si ha quindi che una mole di una qualunque sostanza è quella massa di sostanza
che contiene un numero Na di molecole
2310022.6 AN
Il numero di moli n è legato alla massa mcampione dalla relazione:
Dove M=massa molare della sostanza (gr/mole)
Se m è la massa di una molecola la massa molare è la massa di Na molecole:
M
mn
campione
AmNM
Mole-Peso molare-Peso di una molecola
mcampione = peso sostanza
M = peso di una mole [peso
molare]
m = peso di una molecola
A
campione
mNM
M
mn
mN
mn
A
campione
Esempio:
Calcolare la massa di una molecola di ossigeno sapendo che la massa molare MO2=32,0g/mole
La massa di una molecola di O2 è:
molecolegmolemolecole
moleg
N
Mm
A
O
23
23103.5
1002.6
0.322
Legge dei Gas Perfetti
Consideriamo un gas perfetto confinato a stare all’interno di un recipiente cilindrico, il cui
volume possa essere variato mediante un pistone mobile.
Il numero di moli resta costante (non ci sono perdite)
Si trova sperimentalmente che:
Quando T = costante P1/V (Legge di Boyle)
Quando P = costante V T (Legge di Charles)
Quando V = costante P T (Legge di Gay-Lussac)
Queste tre osservazioni possono essere riassunte in un’unica legge:
LEGGE DEI GAS PERFETTI:
Dove: R = costante universale dei gas = 8,314 J/(mole·K)
T = temperatura ESPRESSA in K
n = numero di moli di gas
A volte può essere utile esprimere la legge dei gas perfetti esplicitando in numero totale di
molecole:
nRTPV
RTN
NnRTPV
A
KJN
Rk
A
B /101.38 23- Costante di
Boltzmann
TNkPV B
Esempio
Riscaldamento di una bomboletta spray:
Una bomboletta spray che contiene un propellente alla pressione di 2 atm, che occupa un
volume di 125 cm3 è alla temperatura di 22°C. La bomboletta viene gettata nel fuoco. Qual è
la pressione quando la temperatura raggiunge i 195°C ? ( si trascuri la dilatazione termica
della bomboletta)
Utilizziamo la legge dei gas perfetti tenendo conto che V rimane costante:
T
P
V
nRnRTPV costante
V
nR
f
f
i
i
T
P
T
P
i
iff
T
PTP
kPakPa
K
kPaK 320202
295
468
27322
1012)273195(
Supponiamo di considerare la dilatazione termica della bomboletta di acciaio dovuta
all’aumento di temperatura. Cambierà il risultato? (acciao=11·10-6 °C-1)
33363 71.125)71.0125()22195(125101131253 cmcmcmcmTVVV iif
costT
PVnRnRTPV
f
ff
i
ii
T
VP
T
VP
i
if
f
i
i
ii
f
f
fT
PT
V
V
T
VP
V
TP
Ma: , quindi la pressione finale differirà di uno 0.6% rispetto a
quella calcolata non tenendo conto della dilatazione termica
%4.99994.0 f
i
V
V
kPakPaPf 318994.0320
Teoria cinetica dei gas
Le proprietà macroscopiche di un gas perfetto P, V, n, T possono essere comprese su base microscopica.
La TEORIA CINETICA DEI GAS ci permette di stabilire le relazioni fra queste variabili macroscopiche e
quelle microscopiche come, ad esempio, la velocità delle molecole del gas
Oggi andremo a ricavare delle espressioni per P, T ed energia interna in termini di numero di molecole,
velocità media delle molecole ed energia cinetica media delle molecole
Nella teoria cinetica dei gas vengono fatte le seguenti assunzioni:
Numero grande di molecole a grande distanza tra di loro rispetto alle loro
dimensioni ( molecole puntiformi) => Gas rarefatto (ok per i gas perfetti)
Le molecole seguono le leggi di Newton ma nell’insieme il loro moto è isotropo
(nessuna direzione privilegiata)
Le forze tra le molecole sono trascurabili (eccetto negli urti)=> le molecole interagiscono
tra di loro soro durante gli urti => forze a breve distanza ( ok per i gas perfetti nei quali non si
hanno forze tra le molecole a lunga distanza)
Gli urti delle molecole con le pareti sono elastici
Gas puri => tutte le molecole sono uguali
Il modello dei gas perfetti prevede gas atomici, ma esso approssima ancora bene gas
molecolari a bassa pressione in quanto gli effetti associati alla struttura molecolare
non influenzano i moti presi in considerazione per ricavare le relazioni tra
grandezze macroscopiche e proprietà microscopiche del gas
Interpretazione molecolare della pressione per un gas perfetto(1)
Consideriamo un volume cubico di lato d in cui siano contenute N particelle.
Prendiamo in considerazione la molecola i-sima (il pedice rimarrà sottointeso e ricomparirà
quando passeremo alle somme) che si muove con una velocità di compenente vx lungo la
direzione x. Trascuriamo gli urti tra le molecole e supponiamo che gli urti con le pareti siano elastici
In questo caso quando la molecola urta contro la parete, varia solo la componente della sua
quantità di moto ortogonale alla parete stessa (consideriamo che tale componente sia
lungo l’ asse x) che si inverte di segno:
xxxx mvmvmvp 2)()(
Sia t l’ intervallo di tempo fra due collisioni della stessa
molecola sulla stessa parete,in questo intervallo di tempo
la molecola percorre quindi la distanza 2d con velocità vx
xvdt 2
xinizialexfinalex mvpp
v
Variazione
della quantità
di moto
durante l’urto
Per il teorema dell’impulso si ha, se turto è il tempo in cui si
svolge l’urto ed la forza esercitata dalla parete sulla
molecola durante l’urto:
xxurto mvptFI 2molecola sulla
tvd x2
molecola sullaF
La forza che causa la variazione della quantità di moto si esercita sulla molecola
solo durante l’urto, ma la possiamo comunque mediare su tutto l’intervallo di tempo necessario
alla molecola ad andare e tornare all’interno del contenitore =>
La variazione della quantità di moto dovuta a questa forza nell’intervallo t sarà uguale a
quella dovuta alla forza applicata nell’intervallo dell’urto turto.
Interpretazione molecolare della pressione per un gas perfetto(2)
xx mvptF 2
F
molecola sullaF
tFtF urto molecola sulla
molecola sullaF
d
mv
vd
mv
t
mvF x
x
xx
2
2
22
Poiché durante tutto l’intervallo t avviene uno ed un solo urto con le pareti la forza
è anche la forza media esercitata sulla molecola durante intervalli di tempo multipli di t.
Possiamo quindi esprimere la forza media esercitata sulla molecola della parete
F
Forza media
esercitata dalla
parete su una
molecola
Per il terzo principio della dinamica, la forza impressa dalla molecola sulla parete è uguale ed
opposta alla forza F
d
mvFF x
2
parete sulla
Forza media
esercitata da una
molecola sulla
parete
Interpretazione molecolare della pressione per un gas perfetto(3)
La forza totale media esercitata sulla parete del gas sarà quindi la somma di tutte le
componenti lungo x delle forze medie esercitate da ogni singola molecola
N
i
xi
N
i
xiN
i
i vd
m
d
mvFF
1
2
1
2
1
tot
Poiché il numero di molecole del gas è molto grande si può considerare che in ogni istante le
pareti del gas subiscano una forza costante (non variabile come se in cui in alcuni momenti
fosse nulla quando nessuna molecola urta le pareti e diversa da zero nel breve istante di un
urto)
Tale forza costante che è quindi uguale alla forza media
totF
Forza totale
media esercitata
sulla parete del
gas
N
i
xivd
mF
1
2
tot
Forza totale
costante esercitata sulla
parete del gas
N
v
v
N
i
xi
x
1
2
2
2
tot xvNd
mF Valor medio del
quadrato della
velocità delle singole
molecole
Interpretazione molecolare della pressione per un gas perfetto(4)
Poiché il moto delle molecole è isotropo ( non c’è alcuna direzione preferenziale), le componenti
lungo x, y e z della velocità in media contribuiranno in ugual misura alla velocità di una
molecola
22 3 xvv
222
zyx vvv
E le forza totale sulle pareti si può scrivere come:
3
2
tot
vN
d
mF
Forza totale
agente sulle
pareti del gas
3
22 v
vx
d
vmNF
2
tot3
La pressione agente sulle pareti del gas sarà quindi:
3
2
2
tottot
3 d
vmN
d
F
A
FP
22
3 2
1
3
2
3
1vm
V
Nvm
d
N
KV
NP
3
2
La pressione di un gas perfetto è proporzionale al numero di molecole per
unità di volume e all’energia cinetica media traslazionale delle molecole
V
2
2
1xvmK
energia cinetica media
traslazionale delle
molecole
2222
zyx vvvv
Interpretazione molecolare della pressione per un gas perfetto(5)
KV
NP
3
2
pressione di un
gas perfetto
Si può aumentare la pressione aumentando il numero di molecole per unità di
volume
Esempio: quando gonfiamo le ruote della macchina per aumentare la pressione
della ruota immettiamo in essa gas, aumentando il numero di molecole di gas per
unità di volume
Si può aumentare la pressione aumentando l’energia cinetica traslazionale delle
molecole ( vedremo tra poco che ciò avviene aumentando la temperatura)
Esempio: La pressione delle ruote va controllata a ruote fredde, quindi quando la
macchina ha compiuto meno di 1Km, altrimenti l’aumento della temperatura
durante il viaggio (dovuta ad attriti e a flessioni continue del pneumatico)
aumenterà la pressione che sarà quindi superiore a quella reale
NB:analogamente:
22
3
1
2
1
3
2v
V
Nmvm
V
NP
2
3
1vP
Dove =Nm/V è la
densità del gas
La pressione di un gas perfetto è proporzionale alla densità del gas ed alla velocità
quadrata media delle molecole
Interpretazione molecolare della temperatura per un gas perfetto Per interpretare la temperatura a livello microscopico riscriviamo l’espressione della pressione
in modo diverso e confrontiamola con la legge dei gas perfetti:
2
2
1
3
2vm
V
NP
2
2
1
3
2vmNPV
TNkPV B
TNkvmN B
2
2
1
3
2
Legge dei gas perfetti:
kB = R/NA = costante di Bolzmann
Possiamo quindi trovare un’espressione di T:
Kk
vmk
TBB 3
2
2
1
3
2 2
La temperatura di un gas perfetto è una misura diretta dell’energia
cinetica media traslazionale delle molecole
Quando la temperatura del gas aumenta le molecole si muovono con
un’energia cinetica maggiore
TkK B2
3
temperatura di
un gas perfetto
dell’energia cinetica
media traslazionale per
molecola
Energia cinetica traslazionale totale in un gas perfetto
TkvmK B2
3
2
1 2 energia cinetica media
traslazionale per
molecola
L’energia cinetica totale del gas è dato dalla somma delle energie cinetiche medie di
tutte le N molecole, cioè è N volte l’energia cinetica media per molecola
TNkvmNKNK Btot2
3
2
1 2
KJN
Rk
A
B /101.38 23-
nRRN
N
N
RNNk
AA
B
energia cinetica
traslazionale totale di
un gas con N molecole nRTKtot
2
3
L’energia cinetica traslazionale totale di un sistema di molecole è
PROPORZIONALE alla temperatura assoluta del sistema
NB: Poiché: , si avrà che a contribuiscono in egual misura i moti lungo
le tre direzioni, cioè i tre gradi di libertà traslazionale associati al moto della molecola,
ciascuno dei quali apporta un contributo all’energia di
3
2222 v
vvv zyx K
TkB2
1
Energia interna di un gas perfetto
Per un gas perfetto monoatomico dove l’unica l’unica forma di energia che può possedere la
molecola è quella traslazionale ( 3 gradi di libertà), l’energia interna del sistema di particelle è
pari alla somma delle energie cinetiche traslazionali delle sue molecole, cioè all’energia cinetica
traslazionale totale del sistema.
nRTkTnNKE ATOT2
3
2
3int
Nel caso di gas costituiti da molecole biatomiche i due atomi della molecola sono a
distanza fissata ed all’ energia cinetica totale contribuiscono anche due termini rotazionali per
un totale di 5 gradi di liberta’: 3 traslazionali e 2 rotazionali.
Quando il numero di particelle e’ elevato e vale la meccanica Newtoniana, a
ciascuno dei gradi di libertà compete la stessa energia media, pari a ½ kT
Questo e’ il teorema di equipartizione dell’energia di Maxwell.
nRTkTnNE A2
5
2
5int
Molecole biatomiche
Molecole poliatomiche
Energia interna
di un gas
monoatomico
nRTkTnNE A 32
6int
Equipartizione dell’energia
EQUIRIPARTIZIONE DELL’ ENERGIA:
ogni tipo di molecola ha un certo numero f di gradi di libertà, ognuno dei quali è
associato in media a un’ energia 1/2 kT per ogni molecola.
molecola es traslazionali rotazionali totali Cv Cp
Monoat. He 3 0 3 3/2
R
5/2
R
Biatom. O2 3 2 5 5/2
R
7/2
R
Velocità quadratica media vrqm
Si definisce velocità quadratica media vrqm delle molecole la radice quadrata della velocità
quadrata media .
Si ha quindi che:
2v
Tkvm B2
3
2
1 2 m
Tkv B32
velocità
quadrata
media
m
Tkvv B
rqm
32 M
RT
mN
RTv
A
rqm
33
velocità
Quadratica media
delle molecole
Dove M=nm è la massa di una mole di gas (massa molare) espressa in kg
la velocità delle molecole è direttamente proporzionale alla radice
quadrata della temperatura e dipende dalla massa molare delle molecole.
A temperatura fissata le molecole più leggere ( con massa molare minore)
si muovo più velocemente in media delle molecole con massa maggiore
Distribuzione delle velocità molecolari(1)
Abbiamo visto che la velocità quadratica media delle molecole è data da:
Questa espressione ci dice in media quanto vale la velocità delle molecole, ma non dà un’idea di
quante molecole abbiano velocità maggiore o minore del valor medio.
Per avere questo tipo di informazioni si deve conoscere la distribuzione delle velocità delle
molecole, cioè come sono distribuiti tra le molecole i possibili valori della velocità.
La distribuzione della velocità delle molecole fu derivata per la prima volta da Maxwell nel
1852.
Consideriamo un gas all’equilibrio termico ( T=cost).
La grandezza Nv è definita tenendo conto del fatto che:
se N è il numero totale di molecole, il numero di molecole con velocità compresa tra v e v+dv
è dato da dN=Nvdv (dove Nv è il numero di molecole con velocità v).
dN=Nvdv è l’area del rettangolo di base dv ed altezza Nv.
La frazione di molecole con velocità compresa tra v e v+dv cioè la probabilità che una molecola
abbia velocità in questo intervallo è
m
Tkv B
rqm
3
)2/(2
2/32
24
Tkmv
B
vBev
Tk
mNvN
La Funzione di distribuzione di Maxwell è:
N
dvNv )2/(2
2/32
24
Tkmv
B
BevTk
mvP
Distribuzione delle velocità molecolari(1)
)2/(2
2/32
24
Tkmv
B
vBev
Tk
mNvN
Analogamente la frazione di molecole aventi velocità compresa tra v1 e v2 sarà
L’area totale sotto la curva di distribuzione corrisponde al
N di molecole che hanno velocità comprese tra 0 e .
Poiché tutte le molecole cadono in questa categoria, il
valore di quest’area è N.
Quest’area è data dall’integrale:
NdvvNv
0
11
0
dvvNN
v
Frazione di
molecole aventi
velocità compresa
tra 0 ed
dvvPdvvNN
v
v
v
v
v 2
1
2
1
1 Frazione di
molecole aventi
velocità compresa
tra v1 ed v2
Velocità media, velocità quadratica media e velocità più probabile
Il valore medio della distribuzione, cioè la
velocità media è data da:
M
RTdvvvPv
8)(
0
La velocità quadratica media è data da:
M
RTdvvPvvvrqm
3)(
0
22
La velocità più probabile vp è la velocità in cui P(v) è massima per calcolarlo si deve
porre a zero la derivata di P(v) rispetto a v e si risove quindi rispetto a v::
M
RTvpp
2
pprqm vvv
)2/(2
2/32
24
Tkmv
B
BevTk
mvP
Distribuzione delle velocità molecolari(2)
Consideriamo ora un gas, per esempio l’azoto, a due temperature diverse (T=300K e
T=900K), le sue due distribuzioni di Maxwell sono rappresentate in figura
Il massimo della curva si sposta verso destra all’aumentare della temperatura
( ) come ci si aspetta, poiché la velocità più probabile ( e quella media)
aumentano all’aumentare della temperatura
NB anche se la maggior parte delle molecole hanno velocità intorno alla velocità
media, alcune molecole possono avere velocità molto maggiori di quella media
M
RTvpp
2
Primo principio della termodinamica
Abbiamo visto che in meccanica se sono presenti solo forze conservative si conserva l’energia
meccanica
Se sono presenti anche forze non conservative (come l’attrito), queste forze faranno sì che
parte dell’energia meccanica si trasformi in energia interna
Vedremo ora che l’energia interna di un corpo può trasformarsi in energia meccanica
Questo allarga il concetto di conservazione dell’energia meccanica al principio generale della
conservazione dell’energia, che è una delle leggi fondamentali della natura
Estenderemo il concetto di lavoro, finora visto solo in processi meccanici, a processi termici
=> primo principio della termodinamica
Distinzione tra Energia interna e Calore
Energia interna: Energia associata ai componenti microscopici (atomi e molecole) di un
sistema osservati da un sistema esterno a riposo rispetto ad esso; contiene Energia cinetica ed
Energia Potenziale dei moti casuali (traslazionali ,rotazionali) delle molecole o degli atomi ed
Energia Potenziale intermolecolare ( energia dei legami chimici)
Calore: è il meccanismo con il quale viene scambiata energia tra il sistema ed il suo
ambiente, questo scambio avviene a causa di una variazione di temperatura tra essi; il calore Q
è anche la quantità di energia scambiata
Distinzione tra Energia Meccanica e lavoro
Energia Meccanica: (potenziale o cinetica) è la conseguenza della posizione e del moto di
un sistema
Lavoro svolto su (o da) un sistema: misura della quantità di energia trasferita tra il
sistema e l’ambienete circostante
Variabili di stato e variabili di trasferimento
Abbiamo visto che in termodinamica lo STATO di un sistema all’equilibrio termico viene
descritto mediante le grandezze P,T,V ed Eint.
P,T,V,Eint vengono dette VARIABILI DI STATO e sono caratteristiche di uno stato del
sistema
Nell’equilibrio termico ogni parte del sistema deve avere stessa pressione e temperatura e
stesso volume (se così non fosse non potremmo assegnare un valore certo a queste variabili)
Una variazione dell’energia di un sistema ( mediante un trasferimento di energia da o verso
il sistema stesso) viene invece descritto da VARIABILI DI TRASFERIMENTO
L e Q ( e onde elettromagnetiche, onde meccaniche …) sono VARIABILI DI
TRASFERIMENTO: esse non sono associate allo stato del sistema ma ad una variazione dello
stato del sistema stesso
Le variabili di stato sono
caratteristiche di un sistema
all’equilibrio termico
Le variabili di trasferimento sono caratteristiche
di un processo in cui viene trasferita energia tra un
sistema ed il suo ambiente circostante
YE
Y: le variabili di trasferimento quale calore, lavoro, onde elettromagnetiche …
E: Cambiamenti delle variabili di stato quali energia cinetica, interna e potenziale
Trasformazioni termodinamiche e Lavoro
Consideriamo un gas contenuto in un cilindro chiuso da un
pistone mobile di sezione A in equilibrio termico
Il sistema è messo in contatto termico con un serbatoio di
calore a temperatura controllata
Il gas occupa tutto il volume del pistone ed esercita una
pressione P uniforme sulle pareti del cilindro e sul pistone
La pressione del gas sul pistone è bilanciata da un peso
esterno costituito da pallini di piombo
Stato iniziale Ti, Pi, Vi Stato finale Tf, Pf, Vf
Trasformazione termodinamica
Durante una trasformazione termodinamica il calore può essere trasferito all’interno del
sistema (Q>0) o viceversa (Q<0)
Ed il lavoro può essere compiuto dal sistema per alzare il pistone (L>0) o sul sistema
dall’esterno per abbassarlo (L<0)
NB: CONVENZIONE SUI SEGNI DEL LAVORO
(controversia tuttora esistente)
Halliday: il lavoro è positivo se compiuto dal
sistema
Serwey: sia Q che L sono positivi se vengono
forniti dall’esterno al sistema =>
Nelle formule compaiono segni opposti
Lavoro
Stato iniziale Ti, Pi, Vi Stato finale Tf, Pf, Vf
Trasformazione quasi-staticatutto avviene molto lentamente
in modo da poter considerare che in ogni istante il sistema sia
in equilibrio termico
Consideriamo di rimuovere lentamente i pallini di piombo
Il pistone si alzerà di una quantità infinitesima ds sotto l’azione della pressione del gas.
La forza F che esercita il gas sul pistone può essere considerata costante durante lo
spostamento infinitesimo e sarà pari a:
Il lavoro infinitesimo dL compiuto dal gas durante lo spostamento è:
PAFjPAF gasgas ˆ
)(AdsPPAdsdsFdL gasgas PdVdL
NB: Se il gas viene compresso dV<0 e dL<0 ( il gas subisce un lavoro dall’esterno)
Se il gas si espande dV>0 e dL>0 ( il gas compie un lavoro verso l’esterno)
Se il volume rimane costante dV=0 e dL=0
Nel nostro caso il gas si espande quindi dL>0
Lavoro(2)
f
i
V
VPdVL
Dopo aver rimosso tutti i pallini, il volume del gas sarà diventato Vf
Il lavoro totale effettuato dal gas quando il volume varia da Vi a Vf è dato
dall’integrale:
Lavoro compiuto dal sistema
durante la variazione di
volume da Vi a Vf
Attenzione: durante la variazione di volume possono cambiare anche T e P =>
L’integrale dipende da come varia P in funzione di V
Si può passare dallo stato i allo stato f in vari modi, ad ognuno dei quali sarà associato un
lavoro diverso
Se la pressione ed il volume sono noti in ogni punto della trasformazione, questi possono essere
riportati in un diagramma PV Espansione di un gas ( processo quasi-statico) dallo stato
iniziale i allo stato finale f.
Il lavoro è pari all’area sottesa dalla curva nell’intervallo di
volume tra Vi e Vf
Il lavoro svolto su un gas in una trasformazioni
quasi-statica da uno stato iniziale i ad uno stato
finale f è l’area sotto la curva del diagramma PV
calcolata tra lo stato iniziale e lo stato finale
Il lavoro dipende dal cammino effettuato!
P
V Vf Vi
L>0
Pi
Pf
i
f
Lavoro(3)
(b) Il cambiamento avviene in due fasi:
1)Espansione a pressione costante (isobara) => Si aumenta la temperatura della sorgente e si lascia che il volume aumenti l
2) Diminuzione di pressione a volume costante (isocora)=> Si fissa il pistone e si diminuisce la temperatura (la pressione
diminuisce fino ad arrivare a Pf
(c) Il cambiamento avviene in due fasi:
1) Diminuzione della pressione a volume costante (isocora)
2)Espansione a pressione costante (isobara)
)()()( cac LLL
La trasformazione può avvenire compiendo un lavoro tanto
piccolo (d) o tanto grande (e), quanto si vuole
P
V Vf Vi
L>0
Pi
Pf
i
f
f
i
V
Va dVVPL )()(
(a) ifib VVPL )(
P
V Vf Vi
L>0
Pi
Pf
i
f
(b) iffc VVPL )(
P
V Vf Vi
L>0
Pi
Pf
i
f
(c)
Pm
ifmd VVPL )(P
Pi
Pf
i
f
(e)
V Vf Vi
ifmd VVPL )(P
Pi
Pf
i
f
(d)
Pm
V Vf Vi
Lavoro(4)
Consideriamo le due trasformazioni in figura, entrambe partono da uno stesso stato iniziale
definito da Ti, Vi, Pi ed arrivano ad uno stesso stato finale.
(a) In questa trasformazione il gas è in contatto con un serbatoio di
energia a temperatura Ti ed il volume è mantenuto costante da una
forza esterna che preme sul pistone.
Ad un certo punto la forza comincia a diminuire molto lentamente
Il gas si espande lentamente fino a raggiungere il volume finale
V>0 => L>0 ( il gas compie il lavoro)
Q 0 =>Durante questa espansione viene fornito calore dall’ambiente
per mantenere T costante
(b)Espansione libera
In questa trasformazione il sistema è completamente isolato
Il gas è mantenuto al volume iniziale da una membrana, ed al di là della
membrana c’è il vuoto.
Quando si rompe la membrana il gas si espande velocemente a riempire la
regione di vuoto fino ad occupare tutto il volume finale Vf
La pressione finale è Pf
La temperatura finale risulterà essere uguale a quella iniziale
L=0 =>in quanto nessuna forza agisce sul gas
Q=0
L’energia trasferita sotto forma di calore, analogamente al lavoro compiuto dipende
dalla trasformazione avvenuta per andare dallo stato iniziale a quello finale del
sistema
Ciclo termodinamico
P
V Vf Vi
V>0
Lif >0
Pi
Pf
i
f
P
V Vf Vi
V<0
Lfi <0
Pi
Pf
i
f
P
V Vf Vi
P
i
P
f
Lnet >0
i
f
Lnet= Lif + Lfi
Ciclo termodinamico: Il sistema viene portato da uno stato i ad uno stato f e poi di
nuovo allo stato i.
Il lavoro in un ciclo termodinamico è la somma dei lavori effettuati durante le
trasformazioni ( lavori che possono essere positivi se la trasformazione prevede
un’espansione o negativi se prevede una compressione)
Il lavoro in un ciclo termodinamico è l’area racchiusa dal cammino della
trasformazione
Esempio
Un gas perfetto compie due trasformazioni, nelle quali:
(f)
Pf=1.00·105 Pa
Vf=2.00m3
(i)
Pi=0.20·105 Pa
Vi=10.0m3
Nella trasformazione (1) la temperatura rimane costante
Nella trasformazione (2) prima la pressione, poi il volume rimangono costanti
Qual è il rapporto tra il lavoro compiuto dal gas nelle due trasformazioni?
•Per determinare il lavoro ricordiamo che:
e che f
i
V
VPdVL nRTPV
V
nRTP
•Poiché la trasformazione (1) avviene a T costante P1/V
f
i
f
i
f
i
f
i
V
V
V
V
V
V
V
VVnRT
V
dVnRTdV
V
nRTPdVL ln1
i
f
V
VnRT ln
•Nella trasformazione (2) si ha prima la compressione a pressione costante per la quale L=PiV poi un aumento di pressione a volume costante ( lavoro nullo), quindi:
P
V Vi Vf
V<0
Lif <0
Pf
Pi
(1) f
i
P
V Vi Vf
V<0
L<0
Pf
Pi
f
i
(2)
if VVPL 2
01.2
0.1000.2
0.10
00.2ln0.10lnlnln
2
1
if
i
f
i
ifi
i
f
ii
ifi
i
f
VV
V
VV
VVP
V
VVP
VVP
V
VnRT
L
LR
Primo principio della termodinamica
Abbiamo visto che quando un sistema termodinamico passa da uno stato iniziale i ad uno
stato finale f , sia il lavoro che il calore dipendono dal tipo di trasformazione utilizzata
Sperimentalmente si trova però che la quantità (Q – L) è sempre la stessa indipendentemente
dal tipo di trasformazione
La quantità Q-L è proprio la variazione di energia interna del sistema quando passa dallo
stato i allo stato f ( ricordiamoci che L e Q sono funzioni di trasferimento di Energia)
E Dipende solo dagli
stati iniziali e finali
NB: in molti testi ( anche nel Serway) il primo principio si enuncia come:
in questo caso viene usata la convezione che:
Q>0 quando il calore è fornito al sistema
L>0 quando il lavoro è compiuto sul sistema (es: durante una compressione)
LQE int
Primo principio della termodinamica:
LQEEE if int,int,int
Dove: Q >0 quando il calore è fornito al sistema
L >0 quando il lavoro è effettuato dal sistema ( es: durante un’espansione)
NB: Il valore finale di E sarà comunque lo stesso poiché il lavoro compiuto sul sistema è
sempre uguale al lavoro compiuto dal sistema cambiato di segno
Primo principio della termodinamica
LQE int
Il primo principio della termodinamica è un’estensione della legge della
conservazione dell’energia meccanica (valida solo per un sistema isolato) ai sistemi
non isolati ed afferma che:
la variazione dell’energia interna di un sistema è uguale alla somma
dell’energia trasferita mediante scambio di calore e mediante il lavoro
In forma differenziale:
LQdE int
Dove il simbolo adottato per i differenziali di Q e L indicano che essi non sono differenziali
esatti, in quanto non è possibile scrivere funzioni del tipo Q(p,V) o L(p,V), dipendenti solo dallo
stato del sistema, noi li tratteremo solo come trasferimenti infinitesimi di energia
Il segno – adottato nella formulazione presentata della I legge della Termodinamica è
consistente con il fatto che l’ energia interna tende ad aumentare se nel sistema viene
trasferita energia sotto forma di calore e tende a diminuire se al sistema viene sottratta
energia sotto forma di lavoro compiuto dal sistema.
Applicazioni del primo principio della termodinamica
Analizziamo ora alcune trasformazioni termodinamiche di base e vediamo quali
conseguenze si trovano dall’applicazione del primo principio della termodinamica
Trasformazione Caratteristica
Adiabatica Q = 0
Espansione Libera Q=L=0
Isocora V = costante
Ciclo Chiuso Eint =0
Isoterma T = costante
Isobara P = costante
Trasformazione Adiabatica: Q = 0
Una trasformazione in cui il sistema risulta termicamente isolato dall’ambiente
viene chiamata Trasformazione adiabatica.
Durante una trasformazione adiabatica non c’è scambio di energia termica con
l’esterno e quindi Q = 0
LQ intΔE
0QL intΔE 0Q
Trasformazione adiabatica
Se L >0 (gas compie lavoro:espansione) => Eint <0 => T diminuisce
Se L <0 (gas subisce lavoro:compressione) => Eint >0 => T aumenta
L’equazione di stato la vedremo dopo
Esempio: Un gas contenuto in un cilindro isolato termicamente con un pistone tenuto fermo da
una certa quantità di pallini di piombo. Se si tolgono man mano i pallini di piombo il gas si
espanderà lentamente senza scambio di calore con l’esterno
Le trasformazioni adiabatiche sono alla base di molti cicli di motori a combustione interna (
sono la fase di compressione nei motori diesel)
Trasformazioni isocore: V = costante
QLQΔEint
Se Q> 0 (gas assorbe energia) => Eint>0 => T>0 (la temperatura aumenta)
Se Q<0 (gas cede energia) => Eint<0 => T<0 (la temperatura diminuisce)
Nelle trasformazioni isocore il volume rimane costante e quindi il lavoro del gas è
nullo: 0
0
dVPdL
La variazione di energia interna sarà quindi dovuta al solo scambio di calore
con l’ambiente
0L
QΔEL int 0 Trasformazioni
isocore
P
V V
V=0
L=0
Pf
Pi
f
i
Espansione libera
L’espansione libera è un caso particolare di trasformazione adiabatica.
Il sistema è isolato termicamente e quindi non c’è scambio di calore con l’esterno (Q=0)
Il gas espandendosi non compie lavoro in quanto si espande in uno spazio vuoto ed il suo
moto non è contrastato da nessuna pressione (L =0 )
Questa trasformazione non può avvenire lentamente
Non c’è equilibrio termico durante il processo di espansione (ma solo allo stato iniziale ed a
quello finale)
P,T,V non sono definiti negli stati intermedi e non è possibile tracciare un grafico della
trasformazione
Per il primo principio della termodinamica si ha che:
Quindi, per una trasformazione libera si ha:
0LQΔEint
0Q 0L
0 0 0 int ΔEL Q trasformazione libera
In un’espansione libera l’energia interna iniziale e quella finale di un gas sono
uguali
Poiché l’energia interna è direttamente proporzionale alla temperatura del gas, la
temperatura nelle espansioni libere non varia (T=costante) (sperimentalmente
dimostrato per espansioni a pressioni basse, per i gas reali si riscontra una leggera
variazione di temperatura)
Trasformazione isobara: P = costante
Se consideriamo un cilindro contenente gas con un pistone libero di muoversi, la pressione
all’interno del gas è legata alla pressione atmosferica ed al peso del pistone e quindi rimarrà
costante durante una trasformazione.
PdVdL VPL P
V Vf Vi
Pi i
f
QΔEint VP Trasformazione isobara
0ΔEint LQ
Trasformazione Isoterma: T = costante
Se la temperatura durante una trasformazione rimane costante la variazione di
energia interna è nulla poiché Eint T quindi anche Eint è costante
i
f
V
VnrTLQE ln 0
Durante un’espansione isoterma l’energia Q assorbita dal sistema viene
trasformata in Lavoro meccanico compiuto dal sistema
Durante una compressione isoterma il sistema subisce un lavoro
meccanico ed emette una quantità di energia Q pari a tale lavoro
i
f
V
V
V
VV
Vln nRTdV
V
nRTpdV
f
i
f
i
f
i
V
VPdVL
costante nRTPVV
P1
NB: è l’equazione di un’iperbole x
y1
Trasformazione
Isoterma
Sul diagramma PV la curva della trasformazione isoterma è
un’iperbole e su di essa giacciono i punti PV per i quali il sistema ha
la stessa temperatura
Esempio Esercizio:
Un cilindro metallico con un pistone mobile a tenuta, contiene 0.24 moli di gas N2 (Azoto) ad
una pressione iniziale di 140 kPa. Il pistone viene spostato lentamente nel cilindro fino a far
raddoppiare il volume occupato dal gas. Il cilindro rimane durante la trasformazione, in
contatto termico con l’ambiente a 310 K. Quanto calore viene ceduto al gas in questa
trasformazione?
?Q
V2V
Pak 140P
cost. K 310T
if
i
2lnV
2Vln nRT
V
Vln nRTpdVLQ
i
i
i
f
V
V
f
i
nRT
LQ 0L-Q 0EΔ int
JKKmolJmol 4282ln 310 31.8 24.0 11
Trasformazioni cicliche
Le trasformazioni cicliche sono trasformazioni che iniziano e finiscono nello stesso
stato
La variazione dell’energia interna deve essere nulla perché l’energia interna è
una variabile di stato e gli stati iniziali e finali coincidono
L’energia trasferita mediante il calore deve essere quindi uguale al lavoro svolto
dal gas
0ΔEint LQ
L Q ΔE 0int
Trasformazioni
cicliche
P
V Vf Vi
P
i
P
f
Lnet >0
i
f
Il lavoro compiuto dal gas per ciclo è pari all’area racchiusa dal cammino che
rappresenta la trasformazione nel diagramma PV
Le trasformazioni cicliche sono alla base della termodinamica che regola i motori
termici ( dispositivi termici per i quali una frazione dell’energia assorbita dal
sistema come calore viene convertita in lavoro meccanico)
Tabella Riassuntiva
Trasformazione Caratteristica Vincolo Conseguenza
Del primo principio
della
termodinamica
Adiabatica Q = 0 Q = 0
Eint = -L
Espansione Libera Q=L=0 Q=L=0
Eint = 0
Isocora V = costante L=0 Eint = Q
Ciclo Chiuso Eint =0 Eint =0
Q=L
Isoterma T = costante Eint =0
Q = L = nrT ln(Vf/Vi)
Isobara P = costante Eint = Q - PV
Calori Specifici molari dei gas
Abbiamo visto che l’energia interna di un gas monoatomico è legato alla temperatura dalla
relazione:
Da questa relazione è possibile ricavare due espressioni per il calore specifico molare del gas
Calore specifico a volume costante cv ( la variazione di temperatura avviene durante una
trasformazione a volume costante)
Calore specifico a pressione costante cp ( la variazione di temperatura avviene durante una
trasformazione a pressione costante)
nRTE2
3int
Il calore in questa trasformazione isocora sarà dato da:
Ma in una trasformazione isocora la variazione di energia interna è pari proprio a Q in quanto
il lavoro meccanico è nullo:
Calore specifico molare a volume costante Stato iniziale i: (n,P,T,V)
n moli di gas perfetto a pressione P racchiuso in un cilindro di volume fisso V in contatto
termico con una sorgente di calore a temperatura T
Supponiamo di fornire una piccola quantità di calore Q al gas aumentando la temperatura
della sorgente di calore: T T + T
La pressione aumenta di una quantità P : P P + P
Stato finale f: (n, P + P , T + T, V)
TncQ v
TncQE v intT
E
ncv
int1
T
TnR
nT
E
ncv
2311 int
Rcv2
3 KmolJcv 5,12
I valori sperimentali di cv per i gas monoatomici sono in buon accordo con il valore atteso
Calore specifico
molare a volume
costante
R = costante universale dei gas = 8,314 J/(mole·K)
Energia interna di un gas
TncE v int
Poiché la variazione di energia interna è una funzione di stato che quindi dipende solo dallo
stato iniziale i e dallo stato finale f, essa sarà uguale per tutte le trasformazioni che passano
dallo stato i allo stato f.
La variazione di energia interna di un gas ideale non dipende dal tipo di
trasformazione che ha prodotto una variazione di temperatura del gas, ma solo dalla
variazione T stessa.
Variazione di energia interna di un gas
ideale, per qualsiasi trasformazione
che porta una variazione T della
temperatura
Figura:
Per tutte le trasformazioni che portano da uno stato
iniziale a temperatura T ad uno stato finale a
temperatura T + T la variazione di energia interna Eint
è la stessa
E possiamo quindi far riferimento alla trasformazione fo
isocora per determinare la variazione di energia interna
associata alla variazione di temperatura T.
Per tale trasformazione sappiamo infatti che:
f0
TncE v int
NB: Q ed L associati alla particolare trasformazione sono comunque differenti per i vari percorsi, così
come Pf e Vf
Calore specifico molare a pressione costante
Consideriamo ora che il nostro sistema abbia il pistone libero di muoversi e sia ancora in
contatto termico con la sorgente di calore a temperatura T regolabile.
In questo caso alla variazione T di temperatura corrisponderà un’espansione V del volume
del gas a pressione costante (la pressione è legata alla pressione atmosferica ed al peso del
pistone..)
Stato iniziale i (Pi,Ti,Vi)
Stato finale f (Pi,T+ T,V+ V)
Il calore in questa trasformazione isobara sarà dato da:
Il lavoro compiuto dal gas nell’espansione sarà:
L’eneregia interna:
L’energia interna però sappiamo essere anche uguale a:
TncQ p
VPL
VPTncVPQE p int
TncE v int
TncVPTnc Vp
Ricordando che possiamo sostituire PV ed ottenere: TnRVPnRTPV
TncTnRTnc Vp Rcc Vp Relazione
di Mayer Vp cRc
Gradi di libertà e calore specifico molare
Abbiamo visto che per i gas monoatomici il calore specifico a volume costante è legato alla
costante universale dei gas R dalla relazione:
Il calore specifico a pressione costante per un gas monoatomico sarà quindi
Rcv 23
RRcc vp2
5
Rcp 25
Per i gas biatomici e poliatomici dove entrano in gioco oltre che i gradi di libertà traslazionali
anche quelli rotazionali delle molecole (2 per i gas biatomici 3 per quelli poliatomici) vale il
teorema di equipartizione dell’energia ( ogni grado di libertà di una molecola contribuisce
all’energia interna della molecola in media con un valore ½ kBT di energia )
Se f è il numero di gradi di libertà allora:
nRTf
E2
int
molecola Es. Trasl. Rot. totali Eint cv cp = cv +R
Monoat. He 3 0 3 3/2nRT 3/2R 5/2R
Biatom. O2 3 2 5 5/2nRT 5/2R 7/2R
Poliatom. CH4 3 3 6 3nRT 3R 4R
TnRf
Tncv2
Rf
cv2
Rcc vp Rf
cp2
2
Espansione Adiabatica (continua)
Abbiamo visto che l’espansione adiabatica è una trasformazione che avviene senza scambio di
calore con l’ambiente, cioè Q=0
Avevamo lasciato in sospeso la formulazione dell’equazione di stato
T,p e V variano durante la trasformazione; si possono comunque trovare delle relazioni che
legano le variabili due a due (noi troveremo la relazione che lega p e V).
Consideriamo il recipiente isolato contente il gas ed il pistone tenuto fermo dai pallini di
piombo, che man mano andremo a levare.
Per ogni pallino levato il volume del gas aumenta di una infinitesimo dV.
Per una variazione così piccola di volume la pressione p può essere considerata costante, quindi
il lavoro infinitesimo dL sarà dato da:
TnRdpdVVdp
nRdTnRTd
pdVVdppVd
pdVdL
Per la prima legge della termodinamica si ha (ricordando che Q=0):
Ma sappiamo anche che:
.dEint pdV
ndTcdE Vint pdVndTcV
Differenziando la legge dei gas perfetti :
Vp ccR
Vc
pdVVdpndT
pc
Vc
pdVndT
VV c
pdVVdp
c
pdV
pc
nRTpV
0
cp
VV c
pdV
c
VdppdV
0c
c
p
p
VV
VVV
cc
pdVcpdVcVdpc 0 pdVcVdpc pv
Espansione Adiabatica (2)
Q=0 pdVdL ndTcdE Vint dEint pdV Vp ccR nRTpV
0 pdVcVdpc pV
Dividendo questa espressione per cvpV si ottiene: 0V
dV
c
c
p
dp
V
p
0V
dV
p
dp cost V
dV
p
dp1
v
p
c
c costlnln Vp
costln pV costpVEq. Di stato di una
trasformazione
adiabatica
1v
p
c
c
abba lnlnln
Una trasformazione adiabatica sul diagramma P-V si posizionerà
lungo una linea sulla quale p1/V
Quindi: Trasformazione isoterma => PV=cost => P1/V => iperbole
Trasformazione adiabatica => PV =cost dove >1 => P1/V
La curva adiabatica è più ripida di quella isoterma
ffii VpVp V
p1