PRIMA SETTIMANA
La crisi ambientale
Sostenibilità ambientale futura, equità sociale, qualità della vita
Se l’ambiente è malato, è malato chi
vive dentro.
Ma è vera questa crisi per l’uomo?
Specie umana che si afferma a danno delle altre specie.
Prima questione:
la sostenibilità ambientale
Spazio ambientale (Wuppertal Institut):
uso di una risorsa rinnovabile e suo
rinnovamento (Velocità);
emissione di materiale e suo tempo e capacità
di assorbimento (Compensazione);
uso di risorse non rinnovabili e loro equivalenti
sostitutivi (Sostituzioni Equivalenti).
(Herman Daly)
Spazio ambientale:
Dipende dalla capacità di carico degli ecosistemi, dalla capacità di rigenerazione delle risorse naturali e dalla quantità di risorse disponibili.
Difficoltà di previsione: preferenze umane su beni e processi naturali; fattori tecnologici; resilienza degli ecosistemi.
Spazio ambientale
e impronta ecologica
Ecological footprint: traduzione in ettari di
superficie terrestre del peso delle attività
umane. Misura gli ettari di superficie
terrestre necessari (acqua, aria, terra) per
estrarre risorse,produrre beni e smaltirli
nelle stessa unità di territorio.
…. ecological footprint
La somma delle quantità di superficie biologicamente produttive divisa per numero totale di abitanti fornisce la quantità di terra a loro disposizione.
Deficit e avanzo ecologico dipendono da quanta superficie viene usata dalla popolazione ospite. Dipendono dalla differenza tra: la superficie effettivamente disponibile per produrre, consumare e smaltire E quella utilizzata (sovra o sotto la soglia).
Difficoltà tecniche
dell’impronta ecologica
Per la computazione: come trasformare i beni prodotti, consumati e i rifiuti in ettari di superficie? Due vie per Wackernagel e Rees:
- superficie necessaria a produrre in maniera ecologica un sostituto dei combustibili fossili;
- superficie necessaria a assorbire l’anidride carbonica emessa dalla combustione.
Qualche esempio:
• Italia: 1,3 ettari pro capite contro l’uso di
4,2 il deficit è - 2,9 per abitante.
• U.S.A.: dovrebbe usare 6,7 ettari per
abitante ma il deficit è 3,6.
Implica la necessità di procurarsi la risorsa
da un altro paese
Ancora sui limiti del calcolo dell’ecological footprint
• Confini del mondo fisico # confini
amministrativi;
• Computare 2 volte lo stesso bene: quando
viene estratto e successivamente quando
è trasformato in altro bene;
• Trovare Indicatori Equivalenti;
• La media per abitante per nazione #
media di ogni singolo per ceto e età.
Formula finale sull’impronta:
• Impronta media umana globale è pari a
2,8 ettari di spazio ecologicamente
produttivo, ma in realtà SONO
DISPONIBILI solo 1,7 ettari.
• Vi è una eccedenza totale del 35% che
indica come il consumo dell’umanità sia
nettamente superiore a ciò che la natura è
in grado di rigenerare.
Esempi ulteriori di eccedenza
• Anidride carbonica è talmente ampia che
non potendo essere riassorbita potenzia
l’effetto serra
• Acqua incapace di autodepurarsi data la
concentrazione degli inquinanti e la
quantità e velocità con cui viene immessa
in circolo.
Seconda questione:
ingiustizia sociale
Lo squilibrio distributivo è: territoriale, temporale,
sociale (# climax). Esempi di squilibrio:
a) Temporale. Il tempo e l’intervento umano.
Oppure lo stato di inerzia di un sistema
ecologico.
b) Territoriale. Il territorio ed il suo sfruttamento:
esempio il sovrapascolo o coltura intensiva
(capacità di regolazione di una popolazione)
…
…oppure lo squilibrio territoriale a spese del
benessere dell’altro: navi che scaricano
verso Mozambico rifiuti tossici prodotti in
Italia e Germania (caso Karin B); le
ecomafie denunciate da LegaAmbiente;
squilibrio campagna e città e la “vendetta”
del ciclo dell’acqua.
c) Sociale. I paesi ricchi hanno bisogno di maggiore spazio per smaltire i rifiuti e ancor prima per produrre ciò che consuma. Questo spazio è altrove.
Esempio: non è sempre detto che i paesi con alto deficit ecologico siano anche i più densamente abitati. E’ il rapporto tra consumo di energia-beni e ricchezza ambientale che crea il deficit.
Quindi, vi sono:
• Paesi ricchi con poca ricchezza
ambientale
• Paesi ricchi con molta ricchezza
ambientale
• Paesi poveri con elevata ricchezza
ambientale
Ancora sullo squilibrio sociale
tra paesi ricchi e poveri
• Ricchezza finanziaria garantisce posizioni
di monopolio e oligopolio
• Il Dumping ambientale e sociale nei paesi
poveri
• Le scorie depositate nei paesi che
producono di meno
• Ineguali diritti di accesso alle risorse da
parte dei paesi e da parte dei ceti
Terza questione:
la qualità della vita
Livello di benessere che ingloba:
sicurezza sociale, istruzione, posizione
culturale, convivenza pacifica, stili di
vita, relazioni sociali.
Sono indicatori qualitativi di benessere
(sociale)
Tre dimensione della Q . V.:
1. Salute umana
• Percezione diffusa del rischio (costi e
benefici)
• Maggiore Conoscenza cause e effetti
dell’inquinamento: acque e polveri (esempio: polveri e tumori alla pleura nelle zone
portuali della Venezia Giulia)
2. Artificializzazione della vita. Natura e vita
umana non sincronizzate
• Ritmo delle stagioni e produzione
• Natura vissuta solo se “domata”
3. Perdita di Biodiversità: umanità distrugge
il 40% della produttività biologica che il
mondo vegetale mette a disposizione
… e difatti, la biodiversità in calo: minor numero di
specie presenti in un territorio, variabilità
genetica all’interno delle stesse, perdita di
diversificazione degli ecosistemi
Riduzione del numero delle specie
Frammentazione degli ecosistemi naturali
Sostituzione di specie autoctone con alloctone
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