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€ 1,50 anno VIII - num. 06 - novembre/dicembre 2012

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CromieSpecial

Manuel Olivares,

la seduzione delle linee

di Fiorella Fiore

Manuel Olivares è un artista che vuole sedurre chi

osserva le sue opere. Di grandi dimensioni, spesso

divise in più tele, sono moderni dittici che circonda-

no lo spettatore, e quasi lo avvolgono, portandolo in

una dimensione del tutto nuova rispetto a quella che

di solito abita.

Le linee curve, spezzate e, soprattutto, l’uso di una

nuova prospettiva, destabilizzano l’occhio di chi

osserva, che non riesce subito a comprendere ciò

che ha davanti, ma lo afferra poco a poco, attraver-

so dettagli che riportano la scena ad una consueta

e più familiare “normalità”, del tutto stravolta però

dall’occhio dell’artista.

Panni stesi al sole, angoli di quartieri che riportano

alla memoria la sua città natale, Napoli, specchietti

retrovisori di auto, sono gli indizi che svelano angoli

di vita quotidiana.

Ma tutto questo viene distorto da una prospettiva

che, deviando il consueto punto di vista che lo spet-

tatore ha sulle cose, ne attrae lo sguardo. Olivares

ci riesce grazie ad un tocco sapientemente “retrò”

che, pur nella sua modernità, guarda in particolare a

quella rivoluzione delle forme che avvenne nei primi

decenni del Novecento, non solo attraverso la pit-

tura, con il cubismo in Francia e con il futurismo in

Italia (viene in mente l’opera Incuneandosi nell'abi-tato di Tullio Crali del 1939), ma anche attraverso il cinema, basti pensare alle scenograie ugualmente destabilizzanti di Metropolis, ilm muto del 1927.I colori delle tele di Olivares, poi, dal sapore leg-

germente metallico e lucido, riportano alla memoria

quelli utilizzati da Fernand Léger nelle sue opere. La

verosimiglianza, ora come allora, è un canone che

interessa poco all’artista, che nella decostruzione di

forme umane e non esprime la propria interiorità, pur

adoperandosi in un genere che di sicuro può essere

deinito igurativo.Appartiene ai giorni nostri, invece, il potenziale se-

duttivo che viene fuori da queste opere, grazie allo

sguardo dell’artista che si posa su gambe intrecciate

di amanti appassionati, su momenti di pura intimità;

lo spettatore riesce solo a sbirciarne angoli nascosti,

e il gioco tra chi crea e chi osserva stuzzica il lato

voyeur che è in ognuno di noi, divertendoci e affasci-

nandoci nel medesimo tempo.

L’artista ci spinge a diventare suo complice, e rie-

sce benissimo nell’intento. Una capacità che deriva

sicuramente dal back ground professionale di Oliva-

Senza titolo, olio su tela, 2011, cm 207x190.

Senza titolo, olio su tela, 2012, cm 88x90.

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sua poetica artistica quella identica capacità di saper

catturare l’attenzione di chi guarda, coniugandola ad

una sapiente armonia di linee, colori, forme, che am-

malia lo spettatore, quasi ipnotizzandolo.

res, quello della graica, nel cui campo l’artista ha lavorato prima nella sua città natale, Napoli, e poi ad

Oslo, dove ha vissuto per un lungo periodo. Oliva-

res, oggi pittore a tempo pieno, ha trasportato nella

Senza titolo, olio su tela, 2011, cm 85,5x207.

Senza titolo, olio su tela, 2007, cm 200x207.