La Regione del Veneto
per il cinema di qualità
Mediateca Regionale Centro Regionale di Cultura Veneta Paola di Rosa Settembrini
Mestre Venezia
Immagini
di cinema veneto
Aprile - Maggio 2010
Copyright: Regione del Veneto. Tutti i diritti sono riservati. Non è consentita la riproduzione, la memorizzazione in qualsiasi
forma (fotocopia, scansione elettronica o ogni altro tipo di supporto) senza autorizzazione scritta dei detentori del Copyright.
“Immagini di Cinema Veneto” rappresenta un omaggio ai registi che hanno dedicato la loro attenzione a temi e figure della cultura e della
storia del Veneto, attraverso una proiezione ragionata di film e documentari.
La rassegna offre la visione di opere che ben
esprimono la vivacità e il valore artistico e professionale dei talenti veneti del cinema e dell’audiovisivo, settore al quale la Regione
riconosce un importante ruolo per la promozione e la diffusione culturale.
Favorire la conoscenza della storia, della
cultura e dell’arte del Veneto rappresenta, infatti, uno degli obiettivi prioritari dell’azione
regionale e pertanto la proposta di filmati riferiti a tale valorizzazione risulta di
particolare importanza e di forte impatto conoscitivo.
“Immagini di Cinema Veneto” è un’occasione
di riflessione e approfondimento, un viaggio di conoscenza per scoprire e riscoprire, attraverso
lo sguardo del regista, la nostra regione.
Maria Teresa De Gregorio Dirigente Regionale
Unità di Progetto Attività Culturali e Spettacolo
RUMORE BIANCO
regia e fotografia Alberto Fasulo musiche Riccardo Spagnol montaggio Johannes H. Nakajima, Fabio Nunziata suono Luca Bertolin montaggio del suono Riccardo Spagnol, Daniela Bassani, Stefano Grosso mix Paolo Segat assistenti alle riprese Stefano Sut, Igor Francescutti fotografo di scena Carlo Ferrato di Sbrojavacca prodotto da Paolo Benzi, Alberto Fasulo, Alessandro Rossetto
BIOGRAFIA di Alberto Fasulo Alberto Fasulo è nato a San Vito al Ta-
gliamento. Ha iniziato il suo percorso di
formazione in ambito cinematografico
con lo studio dell’opera di grandi maestri
del cinema documentario internazionale:
Frederick Wiseman, Vittorio De Seta, Jo-
han Van Der Keuken, Robert Kramer. È
stato assistente alla regia per diversi film,
tra cui Chiusura di Alessandro Rossetto, e
fonico in Feltrinelli dello stesso Rossetto,
in Pietre Miracoli e Petrolio di Gianfran-
co Pannone, in Bianciardi di Massimo
Coppola. Ha collaborato con altri registi,
tra cui Francesca Comencini, come aiuto
operatore per il film Mobbing, e come o-
peratore per il cortometraggio Anna, vive
a Marghera, a fianco del direttore della
fotografia Luca Bigazzi. Operatore alla
macchina in L’Orchestra di Piazza Vitto-
rio di Agostino Ferrente, nel 2004 è pro-
duttore e regista di Cos’è che cambia,
film documentario appassionato sul suo
paese d’origine. È produttore e collabora-
tore di Gian Enrico Bianchi nel film docu-
mentario A filo d’acqua.
Rumore Bianco è un documentario di cre-
azione dedicato al fiume Tagliamento. Il
film nasce da uno sguardo attento e poeti-
co sul nordest italiano e da un profondo
collegamento con il territorio. Un'opera
cinematografica che ha radici profonde
nelle origini del regista, nei luoghi e nelle
atmosfere in cui è cresciuto, e che si svi-
luppa come una vasta ricerca e riscoperta
dell'inesauribile universo naturale e uma-
no che è il Tagliamento. La coscienza di
una narrazione universale di umanità, me-
moria, lavoro, tradizioni e cambiamenti
del territorio fluviale, si fonde con la sto-
ria personale del regista. Lungo una terra
di frontiera, in cui s’incrociano silenzi in-
tensi e vitalità sommerse, scorre il Taglia-
mento – il “Re dei fiumi alpini”. Spina
dorsale di una regione che è stata snodo e
crocevia nella storia d’Europa, il fiume è
protagonista di un racconto che indaga la
forza della natura e le sue possibilità di
resistenza, la quotidianità degli uomini e
delle donne, e le loro forme di ostinazio-
ne, perché “l’acqua è provvista di memo-
ria”. Il fiume e l’acqua sono scenario e
personaggi, in uno sdoppiamento conti-
nuo tra cielo e terra.
BLU COBALTO
regia Tina Violic attori Tina Violic, Carlotta Trevisan, Elena Leone, Marino Folin, Gianluca Tumino, Giulia Lombardo fotografia Tina Violic musiche Mojtaba Kalhor, Claudio Micconi, Gianfranco Mirizzi, Silvano Silvestri montaggio Gianfranco Mirizzi, Denis Pitter, Stefano Pribetti, Andrea Stomeo grafica Denis Pitter prodotto da Tina Violic
BIOGRAFIA di Tina Violic Nata a Dubrovnik nel 1972, regista, pittri-
ce, fotografa e sceneggiatrice, laureata in
pittura presso l'Accademia di Belle Arti di
Venezia, attualmente frequenta la Facoltà
di Design e Arti allo IUAV di Venezia.
«Fin da bambina ero affascinata dal mon-
do teatrale e cinematografico, dai miti
dell'antica Grecia e dalle fiabe. Ho parte-
cipato a numerose produzioni cinemato-
grafiche e a spettacoli teatrali a Dubro-
vnik. A Venezia, così simile alla mia città,
mi sono subito trovata bene. Dipingendo,
scrivendo drammaturgie teatrali e cinema-
tografiche, mi ispiro a Venezia, al suo
passato e presente, cogliendo sempre nuo-
vi stimoli per la mia creatività. Ho esposto
in numerose mostre personali e collettive
in Italia e all’estero. Mi sono occupata di
teatro medievale a Dubrovnik e sono fon-
datrice e direttrice del festival Mirra, oro
e incenso (arte, spettacolo, cinema). Lavo-
ro anche nel campo della fotografia. In
campo cinematografico ho realizzato tre
cortometraggi e un lungometraggio. Vene-
zia sarà l’ambientazione del mio prossimo
film Scrittura scarlatta».
Questo film, essendo la regista una scul-
trice, è stato realizzato più come una ope-
ra scultorea che un film tradizionale, cioè
modellandolo passo passo e modificando-
lo continuamente, work in progress. Il
team si è formato all’interno di un gruppo
di studenti ispirato da motivazione e vo-
glia di fare, senza la copertura di una vera
produzione. Le riprese sono state eseguite
in quattro paesi: Italia, Grecia, Brasile,
Croazia, sempre in presa diretta e con luce
naturale, sia per gli interni che per gli e-
sterni. Scena introduttiva al film: i visi
delle statue si dissolveranno nei visi dei
protagonisti a sottolinearne la similitudine
con i personaggi mitologici ed in certo
senso a descriverne il carattere, anticipan-
do gran parte dei contenuti del film. Bea-
trice, in cerca di ispirazione per la mostra
che intenderebbe realizzare, capita per ca-
so presso una galleria d’arte. Affascinata
dalle opere che ammira, ha finalmente le
idee chiare, deciderà di indagare attraver-
so l’arte il tema dell’amore. Il mito greco
di Amore e Psiche apparirà continuamen-
te e spontaneamente ai suoi occhi durante
il suo amoroso indagare.
L’APPELLO
regia e sceneggiatura Emilio Briguglio, Federico Rozas attori Robert Jameson, Camilla Bovio, Giovanni Dori fotografia Lorenzo Pezzano montaggio Federico Rozas scenografia Renzo Sanavia musiche Cresta e Pacini con la supervisione di Pivio e Aldo De Scalzi costumi Alessandra Camporese aiuto regia Alessandro Penta fotografo di scena Anna Garbo prodotto da Associazione Culturale Palco e Cinema
BIOGRAFIA di Emilio Briguglio Nato a Padova, laureato in farmacia e in
medicina e chirurgia, specialista in chirur-
gia generale, ha lavorato come chirurgo e
successivamente come medico di emer-
genza in vari pronto soccorso. Nonostante
gli impegni di lavoro ha da sempre colti-
vato la sua passione per lo spettacolo, ci-
mentandosi saltuariamente come attore e
discreto chitarrista in spettacoli itineranti
di vario genere. Ha frequentato vari corsi
e masters di recitazione (Roberto Citran),
educazione alla voce (Nicoletta Mara-
gno), regia e sceneggiatura (Giuseppe
Ferrara ed altri). Dopo numerose espe-
rienze teatrali e cinematografiche, appro-
da alla sua prima esperienza di un lungo-
metraggio in qualità di regista e sceneg-
giatore.
«L’appello parte da esperienze vissute
nella mia attività lavorativa di medico in
prima linea, sul fronte della tossicodipen-
denze, di stragi del sabato sera, di soprusi
sui minori, di bullismo. Il bullismo in età
adolescenziale è una vera e propria emer-
genza. In questo senso, il film vuol richia-
mare l’attenzione su un problema molto
sentito, senza pretendere di dare soluzio-
ni, ma lasciando il dubbio e lo sconcerto
nello spettatore. L’obiettivo è quello dun-
que di evidenziare le difficoltà dei vari
soggetti coinvolti nelle vicende di bulli-
smo.
Il ricorso ai primi piani, ai piani sequenza
studiati e calibrati, alle musiche ad effetto
consente di presentare i personaggi a poco
a poco, di trasmettere un messaggio serio
allo spettatore, incuriosito e desideroso di
scoprire un problema attraverso un'accu-
rata introspezione dei personaggi. Il mon-
taggio diacronico coinvolge lo spettatore
e ne mantiene viva l’attenzione. Soggetto,
sceneggiatura, taglio delle riprese, condi-
zioni di luce, casting e direzione degli at-
tori vogliono veicolare in maniera conso-
na i messaggi da trasmettere».
CI RESTA IL NOME
regia e soggetto Marco Segato fotografia Sabrina Varani montaggio Valentina Andreoli suono Enrico Levorato operatori Sabrina Varani, Pier Paolo Giarolo direttore di produzione Silvana Schiavo coordinamento artistico Marco Paolini, Michela Signori prodotto da Francesco Bonsembiante per Jolefilm
BIOGRAFIA di Marco Segato Marco Segato è nato a Padova nel 1973.
Dopo la laurea in Lettere all'Università di
Padova, indirizzo Storia del Cinema, fre-
quenta il master di documentario presso la
Scuola Civica di Cinema di Milano. Col-
labora da qualche anno con la Jolefilm,
casa di produzione di Marco Paolini. Ha
lavorato come regista alla riduzione video
de Il Sergente, lo spettacolo teatrale di
Marco Paolini, ispirato dall'omonimo li-
bro di Mario Rigoni Stern. È stato assi-
stente alla regia di Carlo Mazzacurati nel
film La Giusta Distanza. Nel 2008 ha rea-
lizzato il film documentario Via Anelli,
prodotto da Jolefilm e presentato a nume-
rosi festival italiani e internazionali. Nel
2009 ha curato la riduzione video dello
spettacolo/concerto di Mario Brunello
Pensavo fosse Bach con Vinicio Caposse-
la, prodotto da ‘Antiruggine’.
Filmografia: Pensavo fosse Bach (2009)
Via Anelli (2008), Ci resta il nome
(2007), Preventorio (2006), Col cielo di
questa città (2004), Rumore Bianco
(2003), Workers (2003).
«Il memoriale alle vittime del World Tra-
de Center inaugurato a Padova l’11 set-
tembre 2005 conserva al suo interno una
trave raccolta da Ground Zero. I monu-
menti ai caduti di guerra, le commemora-
zioni, sono spesso espressione di un pen-
siero politico e della necessità di creare un
riferimento comune ad un evento tragico.
Ma oltre la retorica e la memoria restano i
nomi e i luoghi che ancora oggi suscitano
forti emozioni. Il documentario racconta il
rapporto tra un territorio e i segni della
memoria che lo abitano, attraverso perso-
naggi che a diverso titolo hanno contribui-
to col loro lavoro alla costruzione della
memoria contemporanea: Isabella Balena,
Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto, Jo-
el Meyerowitz, Daniel Libeskind, Marco
Paolini, Mario Brunello. L’idea del docu-
mentario è nata qualche anno fa, in rela-
zione al Memorial progettato da Libe-
skind e alla difficoltà di intuirne il senso e
le motivazioni. Le riflessioni su ciò che
rimane oggi delle guerre di ieri e su cosa
rimarrà domani delle guerre di oggi mi
hanno spinto a guardarmi indietro, ad in-
contrare chi ha già raccontato la guerra e
ne ha decifrato i segni che questa ha la-
sciato».
CHI CREA VENEZIA. RITRATTI DI ARTISTI
regia Elia Romanelli fotografia Grande Drago musiche Francesco Enrichi, Enrico Lenarduzzi, Stefano Codin montaggio Piergiorgio Grande suono Enrico Lenarduzzi grafica Giulia Brolese prodotto da Elisa Pajer ed Elisabeth-Studio Liz
BIOGRAFIA di Elia Romanelli Nel 2004 partecipa al documentario Cha-
tzer: volti e storie di ebrei a Venezia diret-
to da Carlo Hintermann e presentato al
Torino Film Festival. Nel 2007 realizza,
oltre ad un breve documentario su transes-
sualità e mondo del lavoro, la regia del
documentario Belice 68/08, assieme a
Marianita Palumbo, presentato da Rai
Tre. Nel 2008 dirige il documentario Chi
crea Venezia e due spot, per la società
“Fondaco” e per l’associazione LAC. Nel
2009, con il sostegno di RAI tre Ladina,
RAI tre Tedesca e RAI tre Bolzano, rea-
lizza un documentario sull’artista Aron
Demetz. Sempre nel 2009 lavora con il
regista teatrale Arrigo Mozzo e segue la
regia del documentario Elettroscioc. Nel
2009 vince il primo premio al concorso
“Autori da Scoprire”, indetto dalla provin-
cia autonoma di Bolzano. Nel 2010 gira il
videoclip Sfumature per l’omonima can-
zone finalista al premio Tenco. Attual-
mente collabora con la Banca della Me-
moria al progetto Infanzie ebraiche, ritrat-
ti di anziani del ghetto di Venezia, e alla
realizzazione di un documentario su In-
croci di Civiltà - Incontri Internazionali
di Letteratura a Venezia.
Chi crea Venezia è l’incontro con dodici
artisti, il racconto del loro lavoro, della
Venezia che vivono. Una serie di “ritratti”
di noti pittori ed artisti veneziani. La loro
storia, la loro arte, il loro rapporto con la
città, in una sorta di storia orale della pit-
tura della seconda metà del novecento. A
parlare sono i suoni del loro fare arte, gli
atelier dove si rigenera ogni giorno l’im-
magine di questa città sempre sfuggente.
Il documentario intreccia i profili degli
artisti di lungo corso con le nuove strade
aperte da giovani nomi che si vanno affer-
mando attraverso una vivace sperimenta-
zione. Tra i volti, le pennellate e le voci
serpeggia Venezia. Quella della memoria
e quella del presente, silenziosa e caotica,
musa ispiratrice e visione utopica. La città
che tutti credono una vetrina da guardare,
ma che in realtà è un laboratorio da vive-
re, fucina di idee e creatività, di vita attiva
e produttiva, e che ogni giorno grazie all’-
arte si ricrea.
Presentato al Venice film meeting nel set-
tembre 2008 alla Casa del Cinema di Ve-
nezia e in numerose altre manifestazioni
in Italia e all’estero, Chi crea Venezia è
uscito nel 2009 in abbinata editoriale.
IN TEMPO, MA RUBATO
regia Giuseppe Baresi montaggio Alice Rohrwacher con Valentina Andreoli e Davide Vizzini fotografia Giuseppe Baresi operatori Luciano Brancati, Simone De Rosa, Pier Paolo Giarolo, Fran- cesco Logullo, Elisabetta Massera, Raffaella Rivi, Marco Segato, Sabrina Vara- ni suono Gianluca Costamagna, Diego Piotto prodotto da Francesco Bonsembiante e Michela Signori per Jolefilm
BIOGRAFIA di Giuseppe Baresi Giuseppe Baresi lavora dal 1982 come
regista e direttore della fotografia. I suoi
video e film, spesso al confine tra docu-
mentario e videoarte, trattano poetica-
mente i temi dello spazio e del viaggio.
Dal 1982 al 1986 collabora con Studio
Azzurro per film, video e installazioni.
Dal 1985 inizia ad alternare l'attività di
direttore della fotografia a quella di fil-
maker e produttore indipendente.
Tra gli ultimi lavori si ricordano: Gli Al-
bum di Marco Paolini 2004/5; Conversa-
zioni sulle vie dei tarocchi con A. Jodo-
rowskj; Il Milione di Marco Paolini, invi-
tato alla Settimana degli Autori della Mo-
stra Internazionale d’Arte Cinematografi-
ca di Venezia 2009; In tempo, ma rubato,
vincitore del premio del pubblico al Fe-
stival del film sull’Arte di Asolo 2009;
Blue sofa co-regia con Lara Fremder e
Pippo Del Bono, film cortometraggio
presentato al Festival di Locarno e Gran
prix de la giuria a Clermod-Ferrand 2010.
Insegna presso l'Accademia di Belle Arti
di Brera di Milano, e presso la Scuola di
Cinema, Televisione Nuovi Media e l’I-
stituto Europeo di Design.
«Il documentario è un ritratto del violon-
cellista Mario Brunello, raccontato, in
quasi due anni di riprese, attraverso la sua
musica e i suoi paesaggi: dal deserto del
Sahara tunisino alla montagna di Arte Sel-
la e dei Suoni delle Dolomiti, dal presti-
gioso palcoscenico dell’Auditorium Parco
della Musica di Roma al suo capannone
‘Antiruggine’, luogo di creazione e incon-
tro a Castelfranco Veneto. Le immagini
dei suoi concerti più importanti si alterna-
no alle appassionate lezioni con i suoi al-
lievi, alle prove e alle passeggiate nei bo-
schi. Il racconto è scandito dalla conver-
sazione con Marco Paolini a cui Brunello
racconta una singolare visione della musi-
ca. L’idea di questo documentario è nata
dopo aver ascoltato le suite di Bach tra le
dune del Sahara durante un viaggio con
Brunello. Da allora, per due anni, lo ab-
biamo seguito in situazioni e luoghi diver-
si. Da una parte la macchina da presa rac-
coglieva pezzi di un diario, dall'altra pren-
devano forma domande sulla musica e un
modo originale di interpretarla. Un rac-
conto musicale suddiviso in movimenti
come uno spartito e un viaggio per tappe
che ci porta a familiarizzare con il mondo
creativo e musicale di un grande artista».
TERRE ROSSE
regia e montaggio Dennis Dellai attori Anna Bellato, Davide Fiore, Leonardo Pompa, Marina Vecelli, Giampiero Pozza, Ture Magro
sceneggiatura Dennis Dellai e Giacomo Turbian fotografia Dennis Dellai, Ruggero Roan, Elisabetta Roan musiche Paolo Agostini scenografia Johnny Fina costumi Mara Cretella prodotto da Progetto Cinema e Comune di Thiene
BIOGRAFIA di Dennis Dellai
Dennis Dellai è nato a Thiene. Nel 2003
ha realizzato Così eravamo, un documen-
tario a mediometraggio sulla storia cittadi-
na di Thiene, candidato all'edizione 2006
del David di Donatello. Nel 2007 ha girato
un documentario sul campo di concentra-
mento di Mauthausen dal titolo Testimoni
della memoria, mentre nel 2009 ha girato
uno spot per la Regione Veneto, la società
Autostrada Serenissima e il Consorzio di
Polizia locale Nordest Vicentino sulla gui-
da in stato di ebbrezza.
1944: un uomo e una donna si incontrano
in una stazione ferroviaria durante l'occu-
pazione nazista. È l'inizio di una toccante
vicenda d'amore, l'amore impossibile fra
una giovane maestra coinvolta nella Resi-
stenza e il brillante funzionario di un mini-
stero fascista, dentro la cornice della lotta
partigiana che si svolge sulle Terre Rosse
dell'Alto Vicentino così come l'aveva de-
scritta nel suo libro di memorie Flavio Piz-
zato, nome di battaglia Serse, stimato me-
dico e amministratore pubblico a Thiene.
La guerra farà crollare le loro certezze e
segnerà profondamente il destino di en-
trambi. Il film vuole essere uno sguardo
attento alle vicende individuali di tante
persone e soprattutto un richiamo forte al
valore della dignità umana, anche quando
gli uomini vengono trasformati in
“macchine” da guerra o da scontro ideolo-
gico. Terre Rosse è però anche un grande
omaggio alla terra dove siamo cresciuti,
alle nostre radici, anche per la scelta delle
location mirata a valorizzare quegli angoli
del nostro territorio che ancora ne testimo-
niano la storia, recente e passata.
a cura di Regione del Veneto
Unità di Progetto Attività Culturali e Spettacolo
Palazzo Sceriman - Cannaregio 168 30121 VENEZIA
tel. 041/279 2737 fax 041/279 2794 [email protected]
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