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Milano spettacoli52 il Giornale � Domenica 27 gennaio 2008

Piera Anna Franini

�A incoronarlo «tenore» fu Lu-ciano Pavarotti che lo indicò suoerede. Ha una voce limpida, morbi-da anche lassù, nell’area degli acu-ti raggiunti con la disinvoltura del-l’atleta dinoccolato. Rossiniano vo-tato, nonché Conte d’Almaviva damanuale. Juan Diego Florez, di Li-ma, è il cantante di punta, dotatod’intelligenza interpretativa e ge-stionale: «Non vado oltre le sessan-ta performance l’anno», assicura.Domani, alle 20, Florez tiene un re-cital alla Scala dove tornerà nel2010. In programma, il Mozart delFlauto magico e del Re Pastore,quindi pagine di Bellini, Rossini,Donizetti e due arie da Orphée etEurydice di Gluck.

Proprio alla Scala, nel febbraio diun anno fa, esaudì le richieste delpubblico replicando un’aria: nonaccadeva da 74 anni, e la notiziafece il giro del mondo fra le stizze dichi si irrigidì (infranto il rito scalige-

ro!) per l'esplosione di tanta ener-gia. A distanza di tempo, Florezconfessa: «Non sapevo di questo ta-bù, in tutti i teatri chiedono di bissa-re quell’aria, e io lo faccio. La Scalaè il teatro dove ho lavorato di più inassoluto. Muti mi disse: “Non si di-mentichi che lei è nato qui”».È in carriera da 12 anni. Come ècambiato il suo approccio alla pro-fessione?«Credo di essere migliorato da unpunto di vista vocale e della recita-

zione. Così come vivo con natura-lezza la vita del cantante. Talvoltati svegli e non sai dove sei. Per fortu-na mia moglie mi aiuta molto, spe-cie nelle cose pratiche».Ilpiù grande sacrifico imposto dal-la carriera?«Stare lontano dalla famiglia. Soloquando canto alla Scala posso go-dermi casa mia, a Bergamo».Soffre il mal di palcoscenico?«Avverto il giusto grado di emozio-ne. Certo, se mi presentassi senza

un’adeguata preparazione credoche sarei terrorizzato, ma non ac-cade mai».È da poco uscito un suo cd in

omaggio al can-tante Rubini, ilgrande tenored'Ottocento...«Rubini cantavaunrepertorio simi-le al mio, era unrossiniano. Mi hacatturato l’idea diregistrare arieche Bellini, Rossi-ni e Donizetti com-posero pensandoalla sua vocalità».Quando la riavre-mo in Italia?«In agosto a Pesa-ro in apertura delRossini Opera Fe-stival, nel 2009 aBolognaper iPuri-tani e alla Scalanel 2010».Tornacon regola-

rità a Lima?«Quando posso, lo faccio volentie-ri. Fra marzo e aprile sarò impe-gnato in Rigoletto. I peruviani sonoorgogliosi di me, soprattutto la gen-te umile, che magari non ha maimesso piede a teatro».

Juan Diego FloresTeatroallaScala

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QUESTA SERA

Jula Baldini

�Uno spettacolo per su-scitarereazioni, provocare ri-cordi: «Se l’uomo non rivivele sue emozioni e non sogna,muore». Così Hanna Schygul-la presenta Protocoles de re-ves, il lavoro creato da lei nel2003, rappresentato al Mo-ma di New York nel 2004, eche sarà per la prima volta aMilano domani al teatro de-gli Arcimboldi. Sarà uno spet-tacolo composto da continuiingressi e uscite dell’attrice,che canterà le sue canzoni ereciterà testi di Fassbinder,Borges, Calderon de la Bar-ca, Rimbaud, Bertolt Brechte altri, mentre alle sue spallecompariranno proiezioni suvideo create dalla stessaSchygulla, il tutto accompa-gnato dalle composizioni diJean-MarieSenia al pianofor-te.

Un insieme d’impressioni,sensazioni diverse, che han-no una genesi comune, ven-gono dal ricordo: «Voglio ve-dere se riesco a pilotare imiei sogni, come riesco a la-vorare con i ricordi». Che so-no «dei messaggi che voglia-mo mandare a noi stessi.Quindi sono sempre impor-tanti, non vanno dimentica-ti». I ricordi di un’attrice co-me Schygulla sono il frutto diuna vita sempre rivolta all’ar-te, al teatro e al cinema: è na-ta nel1943 a Voivodato di Sle-sia, nei sobborghi di Ka-towice, durante l’occupazio-nenazista dellaPolonia, terri-torio che, dopo la guerra,rientrerà nei confini polacchima che, allora, era tedesco.Fin dalla gioventù è attivanel teatro sperimentale e nelcinema, lavorando con i regi-sti che le ispirano più fiducia(oltre a Fassbinder ci sono,tragli altri, italiani come Mar-co Ferreri, per Passion,1982, Storia di Piera, 1983, eIl futuro è donna, 1984).

Protocoles de reves è unospettacolo nato dall’iniziati-va del Moma di New York perfesteggiare i 60 anni di Han-na Schygulla. «Avevo raccol-to diversi video – dice la pro-tagonista - dopo che Fassbin-der mi aveva proposto unfilm di cui io sarei stata coau-trice. L’argomento avrebbedovuto essere la storia di unadonna schizofrenica, incintadi una città: avrebbe partori-to una Berlino unificata. PoiFassbinder ha dovuto inter-rompere questo film. Avevocominciato a raccogliere tan-to materiale su questa ragaz-za, mi ero comprata una tele-camera: allora vivevo in unacomunità, una dimensione incui tutti erano dei “pazzi luci-di”. Così riprendevo “il fuo-ri”, la mia vita, i miei sogni. ANew York ho portato questeimmagini, le abbiamo legateunendo anche le mie canzo-ni, il pianoforte e i testi digrandi autori».

Protocoles de revesTeatrodegliArcimboldi

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Lo scorso anno il tenore infranseun tabù replicando un’aria.

Domani in scena con un recital

Antonio Lodetti

�Da ragazzino volevafarsi prete, ma poi un parro-co lo prese a schiaffoni per-ché parlava durante la Mes-sa. Partiamo da un aneddo-to poco noto per ricordareLucio Battisti, le cui canzonis’intrecciano col costumeitalico, con le storie di tutti igiorni di molti di noi, persi-no con i sogni di tanti ragaz-zi che - più o meno incauta-mente - ad un certo puntoimbracciarono la chitarraper imitare quei tre accordidi La-Mi-Re con cui si pote-va intonare in coro l’«O ma-re nero mare nero marene...» della Canzone del so-le.

Battisti è questo e moltoaltro, il cantautore più schi-vo e riservato d’Italia e altempo stesso quello piùamato, il timido e il boriosoche dice: «la gente mi ascol-ta perché è stufa delle solitelagne». Insomma Battisti èBattisti, lo celebrano tutti,da Eugenio Finardi ai vec-chi amici Ribelli passandoper la voce jazz di TizianaGhiglioni, e domani sera alTeatro Nuovo lo celebra ilmusical Sì, viaggiare (Inviaggio tra le canzoni di Lu-cio Battisti). Uno show chegira con successo da setteanni e che continua ad entu-siasmare i fan del cantauto-re. Sarà la nostalgia, sarà lasemplicità e la purezza del-le sue melodie, sarà l’atmo-sfera. Ché la voce di Lucio,così inimitabile e ineduca-ta, faceva vibrare le cordedel cuore eppurepareva, co-me scrisse Natalia Aspesi,un suono di «chiodi che glistridono in gola». Lui stessoammetteva: «la mia è unanon voce», ma quante«Emozioni» (non a caso unsuo cavallo di battaglia) su-scita ancora oggi.

Difficile e temerario met-tersi a confronto con lui. Lohanno fatto in passato gliEquiVoci, giovane trio checon l’album Sinceramentenon tuo rileggeva il reperto-rio battistiano partendo dal-la controversa collaborazio-ne conPasquale Panella del-l’ultimo periodo. Invece alNuovo le voci soliste di Ma-ra Ariani Mazzei, TerryHorn e Matteo Giusti, ac-

compagnate da GiampieroMorici (produttore di musi-cal, chitarrista classico esessionmandi rango), Simo-ne Giusti alle tastiere, Fabri-zio Bertolucci al basso, Ales-sandro Pellegrini alla batte-ria vanno coraggiosamentesulla tradizione. Partono daUna donna per amico e ina-nellano I giardini di marzo,Pensieri e parole, Il tempodimorire (ricordate quell’in-cipit funky di chitarra acu-stica e voce «motocicletta10 Hp/ tutta cromata è tuase dici sì»), Il nostro caro an-gelo, Fiori rosa fiori di pe-sco, Anche per te, Anna, Die-ci ragazze, il medley Un’av-ventura (che lo vide a Sanre-mo in versione rhythm and

blues in coppia col miticoWilson Pickett) più E pensoa te, Non è Francesca, e poiancora Mi ritorni in mente,Acqua azzurra acqua chia-ra per un totale di una tren-tina di pezzi. Qualcuno si do-manderà che gusto ci sia adascoltare delle cover rispet-toa cotante versioni origina-li. Certo, come abbiamo det-to, Lucio è Lucio. Non vannofatti paragoni, è la festa, ilrito, l’entusiasmo che con-ta, nel ricordare quel ragaz-zino che visse nelle campa-gne di Poggio Bustone «gio-cando con niente e sognan-do». Quel ragazzino che sitrasferì a Roma conquistan-do dalle mani di papà la pri-ma chitarra, quello stesso

giovane che emigrò a Mila-no, poi i gruppi come i Mat-tatori, i Satiri, i Campioni diRoby Matano (che ha tiratofuori i suoi inediti in versio-ne folksinger) fino al gran-de salto a Milano, in unapensione di Galleria del Cor-so, dove fa persino l’autistadei Dik Dik. Inizia però asuonare al Santa Tecla, co-nosce gente, la discograficafrancese Christine Lerouxgli presenta Mogol e nascePeruna lira. Il primo succes-so è Balla Linda. L’Equipe84 lancia la sua 29 settem-bree il suo primo albumcon-tiene pezzi da novanta co-me Non è Francesca, Io vi-vrò, Nel cuore nell’anima,La mia canzone per Maria,un’infilata di melodie da pa-ura.

Sì, ViaggiareLunedì28gennaio

TeatroNuovo18euro

Info:02.794026

AGLI ARCIMBOLDI

JuanDiegoFloreztornaallaScala«Quiunmiobishafattoscandalo»

ESORDIO Prima volta a Milano

Sì, viaggiareSì, viaggiare

«PENSIERIE PAROLE»

Al teatro Nuovo, levoci soliste di MaraAriani Mazzei, Terry

Horn e MatteoGiusti,

accompagnate daGiampiero Morici

(produttore dimusical, chitarrista

classico, SimoneGiusti alle tastiere,Fabrizio Bertolucci

al basso, AlessandroPellegrini alla

batteria,ripropongono in un

musical le canzoni -che hanno fattostoria - di Lucio

Battisti

Jazz e drum’n’bass:ilQtrioalBlueNotecol vibrafonista Gusella

Hanna Schygullacanta e recitairicordidiunavita

Percorsi tra le melodiePercorsi tra le melodiee le atmosfere di Battistie le atmosfere di Battisti

Al teatro Nuovo, il musical ripropone oggila carriera del cantautore: trenta classici

da «I giardini di Marzo» a «Non è Francesca»

PROTAGONISTAIl tenore

peruviano JuanDiego Florez saràdi nuovo a Milano

nel 2010 con ilBarbiere di

Rossini. Vocelimpida e

luminosa, èconsiderato un

cantante di punta

IN PROGRAMMA MOZART, BELLINI, ROSSINI, DONIZETTI E GLUCK

�Dalla Svizzera con ritmo, eche ritmo e sonorità: tra jazz edrum’n’bass. Loro sintetizzanose stessi, la loro musica e il no-me della formazione con una si-gla: Q3. Si esibiscono al Blue No-te (a partire dalle ore 21, via Pie-tro Borsieri 37; infoline899.700.022). Il trio in questio-ne non sarà solo davanti al pub-blico, c’è infatti lo special guestdella serata: Luca Gusella al vi-brafono, già fuoriclasse dell’af-fermato Aisha duo. Ma partia-mo dal principio.

Ecco nel tempio milanese deljazz i fratelli Quinn: Nolan (trom-bae rhodes), Simon (contrabbas-so) e Brian (batteria). Il loro re-pertorio è presto detto: «com-prende quasi esclusivamentecomposizioni originali, comefanno sapere gli esperti del loca-le: e ancora: «Composizioni ca-ratterizzate dalla fusione di ele-menti con ritmicità dnb». Largospazio alle improvvisazioni per-sonali. Per chi dopo il «live» vo-lesse approfondire va ricordatoche il Qtrio nel 2005 ha pubblica-to On Cue, si è distinto in diversifestival del Nord Europa e tra lesue collaborazioni vanta anchequelle con artisti quali RobertoPianca, Ruud Wiener e Dj Sosa.