Download - IL GIORNALE DELLARTE Restauro - marsilioeditori.it · XIV secolo, raffigurante I'«Incoronazione della Vergine fra Angeli e Santi», realizzato quasi certamente con pigmenti preziosi

Transcript

IL GIORNALE DELLARTE Numero 372, febbraio 2017 31

Restauro

Goya non copiavaMadrid. Il recentemente restaurato«Ritratto di Carlo III cacciatore»(nella foto), opera di Goya del 1786,è protagonista dell'esposizionetemporanea con cui fino al 19 marzo ilPrado commemora il terzo centenariodella nascita di Carlo III (1716-88) ,monarca i l luminato e figura decisiva per

10 svi luppo del l 'ar te spagnola. L'operaè esposta per la pr ima volta accantoal r i tratto del re che Anton RaphaelMengs realizzò più di vent 'anni pr ima.Con «Carlo III cacciatore di Francisco deGoya. Relazioni e divergenze» il museovuole offrire al pubbl ico la possibi l i tà

di comprovare che il ritratto di Goyafu dipinto dal vero e non ri facendosi aquel lo di Mengs come si r i teneva: laprecis ione e la varietà del le pennel late,le s fumature di colore e le trasparenzeche t rasmet tono con forza la personal i tàdel re confermano che fu dipinto dal«T- vivo, anche

se senzadubbio Goyaconosceval'opera diMengs . «Oltrea contribuirealle mostrecelebrativecon importantiprestiti,il Pradoha volutorendere il

proprio omaggio al monarca che neordinò la costruzione», ha dichiaratoMiguel Zugaza, direttore uscente delmuseo (cfr. lo scorso numero, p. 31).Insieme ai due ritratti sono espostequattro medaglie, che documentanol'evoluzione dell'effigie dinastica e ungruppo di sette dipinti e due stampeche mostrano il monarca dall'infanziafino al ritratto di Goya, passando perla rappresentazione ufficiale di Mengs.Considerato una copia al suo arrivo almuseo nel 1847, «Carlo III cacciatore»fu attribuito a Goya nel 1900, ma fino aoggi non ha goduto della considerazionedovuta. La pulizia delle pitture ossidateha rivelato un quadro di qualitàeccezionale in perfette condizioni. Conla rappresentazione del re cacciatore,Goya mette in relazione Carlo III con isuoi predecessori della Casa d'Austria,in particolare con Filippo IV, l'infante donFernando e il principe Baltasar Carlosimmortalatati da Velàzquez nelle vestidi cacciatori. L'inedito naturalismo e ilpaesaggio aspro che non lascia spazio aconvenzionalismi aprono la strada a unanuova interpretazione dell'aristocrazia, atre anni dalla Rivoluzione Francese.• Roberto Bosco

L'AIhambra ritrovala giustiziaGranaria (Spagna). Secondo un'anticaleggenda dal sottosuolo deN'AIhambraemergeranno favolosi tesori nascostiquando la mano e la chiave scolpitesulla Torre de la Justicia (nella foto) siincontreranno. In attesa che la leggendasi avveri, l'AIhambra ha riaperto alpubblico dopo oltre 150 anni la torreche sovrasta una delle quattro ported'accesso. L'architetto Pedro Salmerónl'ha trasformata in uno spazio adibitoa «punto di lettura e sala da musica».Oltre a offrire un'inedita vista di Granadae della Sierra Nevada, la torre mettea disposizione dei visitatori un'ampiascelta di guide e libri in varie linguesuN'AIhambra e sulle sue mostre, che sipossono leggere sul posto o prenderein prestito durante la visita. Nella torre

11 pubblico può anche ascoltare musicae suonare il piano verticale, la chitarra

classica ealtri strumentidell'epoca incui l'AIhambra,accolse artisticome Manuelde Falla, IsaacAlbéniz e

Àngel Barrios. Il restauro, che è costato430mila euro, ha recuperato la piantaoriginale delle stanze, i tetti a volta e laterrazza ricavata nelle mura della cittàfortezza. Secondo l'iscrizione incisasull'arco interno, la Torre de la Justiciafu battezzata Bib Axarea o Porta dellaSpianata da Yusuf 1 (1333-53) che lafece costruire nel 1348 come torredi difesa. Da allora e fino alla suachiusura nel 1856, fu sempre utilizzatacome residenza delle guardie, primamusulmane e poi cristiane. Comecontrappunto ai simboli musulmani, i recattolici fecero collocare una sculturagotica della Madonna con il Bambino diRoberto Alemàn sopra l'iscrizione con ilnome arabo della porta. • Roberta Bosco

II Miracolo preludealla mostra di MariniPistoia. Si è concluso il restauro del«Miracolo», opera di Marino Marinidatata 1953-54. La scultura, che faparte del nucleo consistente (oltre uncentinaio di opere) donato dall'artista nel1975 alla città, era particolarmente caraall'artista: «C'è tutta la storia dell'umanitàe della natura nella figura del cavalieree del cavallo, in ogni epoca, affermava,è // mio modo di raccontare la storia, È ilpersonaggio di cui ho bisogno per dareforma alla passione dell'uomo». Nel gestodel cavaliere incapace di controllareil suo cavallo che si irrigidisce, Marinitraduce tutta l'ansia della condizioneumana destinata ad andare «incontroalla fine del mondo». L'intervento,approvato dalla Soprintendenza efinanziato interamente dal Rotary ClubPistoia (lOmila euro), è stato eseguitoda Salvadori Arte di Pistoia. Il grupposcultoreo è stato ora ricollocato nell'atriodel Palazzo Comunale in cui fu istituitonel 1976 il Centro di Documentazionedell'opera di Marino Marini, poi trasferitocon la Fondazione nel Convento delTau. Il restauro (consolidamentodel basamento in bronzo e puliturarispettosa della patina bronzea originale),rappresenta una sorta di prologo allagrande mostra dedicata a Marino Mariniche si terrà in Palazzo Fabroni dal 16settembre al 7 gennaio 2018. Intitolata«Passioni visive» e curata da Flavio

Fergonzi e Barbara Cinelli, è realizzatadalla Fondazione d'intesa con il Comunenell'ambito del programma di PistoiaCapitale italiana della Cultura 2017.• Laura Lombardi

Aiutiamo CascinaSant'AmbrogioMilano. Nella mappa del Catastoteresiano del 1721-23, a Cavriano(nell'attuale Parco Forlanini, nei pressidell'aeroporto di Linate), figura ancorala chiesa del monastero-cascinadi Sant'Ambrogio attestata già dadocumenti e mappe del Cinquecento.L'insediamento fuori le mura risalivaperò al XII secolo, dopo la distruzione diMilano compiuta da Federico Barbarossanel 1162, quando le monache dell'anticoe potente monastero benedettino diSanta Radegonda abbandonarono lacittà devastata. Non stupisce perciòche in quello che era il catino absidaledelia chiesa romanica restino tracce diun prezioso affresco, probabilmente delXIV secolo, raffigurante I'«Incoronazionedella Vergine fra Angeli e Santi»,realizzato quasi certamente conpigmenti preziosi come la malachite.Con le soppressioni giuseppine (1780-90) il monastero subì l'identica sorte di

parecchi altrisorti nei secoliin quell'areaf e r t i l e e d i v e n t ò

u n a cascina.La chiesa futramezzatain altezza etrasformata in

piccole unità abitative e l'area absidale(nella foto) fu trasformata in ghiacciaia.Tanti secoli e tante traversie hannogravemente danneggiato l'affrescocon fragili finlture a secco rendendonedifficile anche la datazione e lo studiodei materiali, senza però nascondernel'alta qualità che consente di accostarloagli affreschi di scuola giottescadel tiburio della chiesa abbaziale diChiaravalle e, per l'iconografia, a quellidi Santa Maria in Calvenzano. Nel 2014il dipinto murale è stato oggetto di un«pronto intervento» realizzato da PaolaVilla affiancata dalla Soprintendenzacompetente milanese. Ora però,a causa di lesioni nella muratura,distacchi dell'intonaco, profondelacune, estesi sollevamenti dellapellicola pittorica dovuti a infiltrazionied efflorescenze saline, l'affresco èbisognoso di restauri ben più radicali,al pari delle murature della chiesa edella lapide tardoantica murata in un

L'Aquila: dopo sette anni, finalmente via liberaper l'aggregato di Sant'Emidio

Quanto c'è di Giambono nel Paradiso?Venezia. La mostra «II Paradiso riconquistato. Trame d'oro e colore nella pitturadi Michele Giambono», alle Gallerie dell'Accademia fino al 17 aprile, è incentratasul pittore veneziano attivo tra il 1420 e il 1460, ultimo testimone del Gotico In-ternazionale in Veneto. Curata da Paola Marini, Matteo Ceriana e Valeria Poletto,prende le mosse dai quattro anni di restauro della Pala del Paradiso (1447-48, unparticolare nella foto) detta anche degli Ognissanti, irriconoscibile sotto la coltre divernici ingiallite. Un intervento di Vittorio Moschini alla metà del Novecento avevaridato integrità alla parte superiore, scoprendo le gerarchle angeliche e gli ultimi dueregistri di santi e ora l'opera è tornata leggibile nella sua interezza, compreso l'am-pio ricorso alla foglia d'oro. Resta un interrogativo circa l'autografia: l'opera è statainiziata da Giambono e poi completata da altri oppure è un lavoro imprenditoriale conampio intervento di aiuti di bottega? A confronto è esposto il «Paradiso» di Giovanni

e Antonio Vivarini del 1444 dalla Chiesa di San Pantalon. DiGiambono sono in mostra una decina di opere tra cui una«Deposizione», di recente attribuita, conservata nei deposi-ti; un «Velo della Veronica» dalla Galleria Malaspina di Pavia;e un «San Crisogono a cavallo» dalla chiesa di San Trava-so, oltre alle più consuete iconologie di santi e di Madonnecon Bambino. Gli stessi soggetti sono declinati da AntonioVivarini e Giovanni d'Alemagna. Catalogo Marsilio. Con leultime mostre (Bosch e Manuzio) le Gallerie hanno aumen-tato il numero di visitatori del 10% (312mila nel 2016) e gliincassi del 25% (2 milioni di euro nel 2016). • Lidia Panzeri

L'Aquila. Per sbrogliare la matassa ci sono voluti oltre sette anni e mezzo dalterremoto dell'aprile 2009, una marea di riunioni e di confronti tra istituzioni,un tavolo tecnico creato ad hoc a maggio 2015: alla fine è arrivato il via liberaai cantieri di restauro per «l'aggregato» di monumenti più vasto della cittàabruzzese, quello chiamato di Sant'Emidio (nella foto) seguito a fine dicembredal sì al finanziamento pronunciato dal Comune. Salvo intoppi amministrativiriguardo ad alcune ditte, i lavori dovrebbero iniziare entro la fine di marzo oaprile. L'aggregato costeggia piazza del Mercato e il coordinamento dei restaurifa capo alla Soprintendenza per la città dell'Aquila e il Cratere. «Coprendo unettaro di superficie nel centro storico, il progetto comprende il Palazzo arcivescovile,l'Episcopio, l'ex seminario con la sagrestia e la casa canonica, e due palazzi gentiliziprivati, Palazzo Arduini e Palazzo De Nardis che è un gioiello del tardo Settecento»,elenca Franco De Vitis, l'architetto che, con altri tecnici, ha seguito il tavolo dilavoro voluto dalla soprintendente Alessandra Vittorini per superare innumerevolicomplicazioni, non solo tecniche ma anche burocratiche, giuridiche, strutturali,amministrative. «È incredibile la mole di procedure che abbiamo dovuto affrontare»,ammette De Vitis. Lo stanziamento estremamente corposo, «35-36 milioni dieuro» (ma tutto compreso supera i 40), le proprietà diverse e la necessità diaccertare se il contributo pubblico è congruo spiegano la delicatezza di unafase istruttoria per restauri che interessano «un aggregato di origine trecentescaintegralmente rìconftgurato dopo il devastante terremoto del 1703». I lavoridureranno quattro anni e includono il consolidamento della parete della navatasinistra e dell'abside della Cattedrale (danneggiata seriamente nel 2009, harisentito delle scosse di agosto e ottobre 2016) che costeggia proprio l'aggregatodi Sant'Emidio. Intanto, nel centro storico popolato da centinaia di gru, in piazzaDuomo gli aquilani possono godersi, libera dai ponteggi, la facciata barocca dellasettecentesca Chiesa di Santa Maria del Suffragio da tutti conosciuta come leAnime Sante (la facciata fu progettata dall'architetto Gianfrancesco Leomporri erealizzata dal marmoraro di Pescocostanzo Antonio Bucci). Il restauro della chiesa,che fa capo al Segretariato regionale dei Beni culturali dell'Abruzzo, è cofinanziatodai Governi italiano e francese e si concluderà entro il 2017. • Stefano Miliani

pilastro dell'attuale fienile. Il complessonecessita anche di nuovi studi perchéle indagini stratigrafiche compiuteda Paola Villa hanno evidenziato lapresenza del portale romanico affogatonell'intonaco: non è escluso che quellemura possano riservare altre sorprese.Il complesso è di proprietà del Comunedi Milano che l'ha affidato a CasciNet,associazione fondata nel 2012 che,dopo l'indispensabile restauro, conta direalizzarvi un centro di attività culturali.Per attuare il progetto, affidato daCasciNet a Paola Villa è stata perciòattivata (con l'associazione Art9) unaraccolta fondi che, grazie all'Art Bonus,premierà ogni «erogazione liberale»con un credito d'imposta pari al 65%dell'importo donato (http://artbonus.gov.it/116-8-restauro-abside-e-affresco-incoronazione-della-vergine-in-cascina-sanfambrogio.html). • Ada Masoero

A Torino da tuttoil mondo nel 2018Torino. Cinquecento professionisti delrestauro da tutto il mondo si riunirannoa Torino dal 10 al 14 settembre 2018per il 27mo congresso biennaledell'lnternational Institute forConservation (lic), un'organizzazioneinternazionale fondata nel 1950 aLondra che oggi conta migliaia di sociin 75 Paesi e che ha l'obiettivo didiffondere il sapere e le metodologie nelcampo del restauro. Gruppi regionalideN'Iic sono attivi in Olanda, Austria,Francia, Giappone, Grecia, Spagna,Scandinavia e Italia dove l'Italian

Grroup (Ig-lic) opera dal 2002 (consede in via Valeggio 18 a Torino) persviluppare il contatto professionalee l'interscambio tra le diverse figurecoinvolte nella tutela dei beni culturalie favorire azioni, attività e progetticoncementi la loro conservazione.

Angri chiudecon i danni belliciAngri (Sa). La trecentesca Collegiatadi San Giovanni Battista aspettavaquesto momento dalla fine dell'ultimaguerra: due delle tre sculturecinquecentesche del lunettone delportale d'ingresso ridotte in pezzidal bombardamento del 1943 sonostate restaurate. Il «San GiovanniEvangelista», il «San Giovanni Battista»e la «Madonna con Bambino» (nellafoto) avevano subito un processo dirimozione dalla memoria collettiva,ignorate dagli studi e dai restauri dellafacciata. In realtà la bomba avevadistrutto completamente soltanto ilsan Giovanni Evangelista. Le altredue statue vennero abbandonatealle intemperie in un cortiletto attiguoalla Collegiata dove qualche tempo

I" fa sono state riscoperte1 tutte annerite. Grazie

_ all'associazionedi volontariato

\ Panacea lei opere sono state

Jrestaurate da unaditta specializzata inmanufatti lapidei.3 Tina Lepri