ESSERE GENITORI DIGITALI
Martedì 22 novembre 2016
A cura di Metis42 - Il futuro da esplorare
IL FUTURO DELLA FAMIGLIA: LA SFIDA DIGITALE E L’EDUCAZIONE
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Proponiamo a imprese, organizzazioni non profit, giovani e alle loro famiglie un insieme dinamico di attività per affrontare le sfide
educative del presente e prepararci a quelle del futuro.
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• Capire la rivoluzione digitale
• 8 consigli per essere buoni genitori digitali
• 6 regole di educazione digitale da insegnare ai ragazzi
• Educhiamoci al dialogo, anche digitale
A cura di Metis42 - Il futuro da esplorare
Stasera
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A cura di Metis42 - Il futuro da esplorare
CAPIRE LA RIVOLUZIONE
DIGITALE
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La rivoluzione digitale
ha prodotto
piu cambiamenti
in 15 anni
che negli ultimi 570
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- Partecipazione
- Digitalizzazione
- Riuso dell’informazione
Deuze Mark
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Perdita di possesso sul contenuto generato
“L‘utente concede a Facebook una licenza
non esclusiva, trasferibile, che può essere concessa
come sottolicenza, libera da royalty
e valida in tutto il mondo, per l’utilizzo di qualsiasi
contenuto IP pubblicato su Facebook
o in connessione con Facebook”
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La cultura digitale
Il web ha allargato la zona grigia
tra quello che può essere ritenuto privato
e quello che può essere reso pubblico.
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"Il Regno Unito paga ogni settimana 350 milioni di sterline all’Unione Europea, che invece potrebbero essere spesi per la sanità".
La società post-fattuale
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“Siamo nella fase della post-verità, non conta più nulla se i candidati mentono e vengono scoperti dal fact checking dei giornali: ci sono altri percorsi di informazione e di circolazione delle notizie, cioè la rete, che non vengono consultati per informarsi, ma. per trovare conferme alle proprie opinioni
I meccanismi con cui si forma l’opinione pubblica stanno inesorabilmente cambiando”
Edoardo Novelli, docente di Comunicazione politica all’Università Roma Tre
La società post-fattuale
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La crescente inclinazione di parte della società moderna a credere a notizie false o fortemente alterate: le “bufale”.
«La tendenza naturale degli esseri umani è quella di ignorare i fatti».
Il nostro cervello è per natura abbastanza pigro e cerca conferme.
Alcuni esperimenti scientifici sembrano indicare che essere esposti ad argomenti contrari rafforza, invece che indebolire, l’idea sbagliata.
La società post-fattuale
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L’illusione della conoscenza a portata di mano.
“Internet offre di tutto, e io posso inventarmi
la realtà di cui ho bisogno per essere quello
che sono e continuare a credere a quel che credo”
Alain Finkielkraut
La società post-fattuale
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La società post-fattuale
LA DISINFORMAZIONE DIGITALE
“La notizia è falsa ma voglio
commentarla lo stesso”
La veridicità o falsità dei contenuti è irrilevante
per quanto riguarda il numero dei commenti.
Ricerca 2013 - Northeastern university di Boston
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La società post-fattuale
La titolazione emotiva
“Questo meraviglioso ragazzo è morto.
Ma quello che ci lascia è spettacolare”.
“Non crederete a cosa abbiamo scoperto!
Leggete prima che lo censurino”
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La società post-fattuale
La viralità
Notizie e video capaci di suscitare emozioni:
- collera
- ammirazione
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Uno dei problemi principali è il crollo della fiducia nelle istituzioni “produttrici di verità”: i media, la scuola, le università e il sistema legale.
Con la creazione dei social media, il monopolio delle grandi istituzioni nel diffondere informazioni è stato definitivamente spezzato.
Il sistema delle cerchie obbligate di Facebook rafforza questo meccanismo.
La società post-fattuale
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La cultura digitale
IL “PRESENTISMO”
“Il nostro paese ormai è prigioniero del suo presente e
il presentismo è diventato la nostra filosofia di vita”
Eurispes – Rapporto Italia 2013
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OTTO CONSIGLI PER ESSERE
BUONI GENITORI DIGITALI
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• Quando sono piccoli, spetta a te accompagnarli verso le infinite possibilità della Rete, aiutandoli a riconoscere ed evitare i rischi.
• E anche quando sembrano diventati esperti di internet e tecnologie, hanno ancora tanto bisogno di te perché affrontano online questioni delicate come le relazioni, i sentimenti, la propria immagine nel gruppo. Cose per cui non sono certo degli esperti.
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1. La loro connessione più importante
deve essere quella con te
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2. Cyber-attivati
Informati, apriti un profilo Facebook, usa Whatsapp... sarà utile e divertente, e scoprirai il motivo per cui i tuoi figli passano tanto tempo connessi. Ma ricordati di non invadere i loro spazi!
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Soprattutto quando sono piccoli, aiuta i tuoi figli a riconoscere le opportunità del Web, mostra siti interessanti e interazioni costruttive.
Ma coltiva i loro interessi anche fuori dalla Rete: musica, sport, amici, arte.
Internet non può sostituire la vita reale.
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3. Entusiasmali
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Navighi in modo sicuro? Spegni il telefono di notte? Se il tuo rapporto con le tecnologie è sano ed equilibrato, probabilmente succederà la stessa cosa ai tuoi figli.
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4. Sii un modello da seguire
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Più sei al corrente di cosa fanno i tuoi figli (chi frequentano, cosa gli piace, ecc..), più hai modo di proteggerli.
Certo, senza invadere il loro campo e a seconda della loro età e maturità.
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5. Non spiare, chiedi!
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Diffondere informazioni personali può essere molto rischioso.
Decidete insieme cosa si può inviare/ postare/ condividere e cosa no.
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6. Metti un limite di sicurezza
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• Non li tempestare di domande, rispetta gli spazi e i loro tempi, ma crea anche le occasioni buone per parlare, soprattutto quando sono più grandi.
• Fatti raccontare cosa amano fare su internet e confrontati su ciò che invece fai tu.
• Insegna strategie per tutelarsi online: domandando loro come si proteggono online e con chi si confrontano quando sono in difficoltà, cerca di insegnare loro come tutelarsi e di chi - e come –fidarsi.
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7. Comunica con i tuoi figli
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• Insegna loro ad aiutare e a essere leali. Un internet più sicuro si costruisce anche attraverso l’attenzione e l’aiuto reciproco online
• Crea occasioni per fare cose insieme online.
• Man mano che i figli crescono rinegozia le regole, decidete insieme anche se spetta a te l'ultima parola: quanto tempo utilizzare internet al giorno, cosa fare e non fare sui social, i contatti con gli sconosciuti, le ricariche, ecc..
• Sarà un adulto adeguato solo se avrà avuto la possibilità di sperimentarsi e mettersi alla prova crescendo. Per questo occorre libertà (vigilata).
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8. Sperimenta insieme
ai tuoi figli la strada più corretta
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6 REGOLE DI EDUCAZIONE
DIGITALE DA INSEGNARE AI
RAGAZZI
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1. In rete come nella vita “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
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2. NON CREDERE alle informazioni personali di chi non conosci e NON fornire
informazioni personali o di conoscenti
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3. Ciò che arriva sulla rete non può più essere rimosso: un'immagine anche su
whatsapp, può essere condivisa con persone che non conosci, pubblicata su siti, manipolata e poi girare ancora... se è un'immagine che può ledere qualcuno
(incluso te) o non hai il permesso di diffonderla non puoi e non devi farlo.
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4. Le password vanno dette solo ai genitori, a nessun altro, inoltre non vanno scelte password che gli altri
possono indovinare facilmente.
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5. Assistere ad un atto di bullismo e non parlarne (ai genitori, agli insegnanti, a
chi può fermare la cosa) significa essere colpevoli insieme a chi ha compiuto
l'atto di bullismo.
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6. Le immagini e i video che si trovano su internet, o che le persone mandano, non
possono essere utilizzate a proprio piacimento solo perché sono facili da
scaricare!
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Riassumendo… regole pronte
all’uso da appendere in casa!
Quando regaliamo ai nostri figli lo smartphone o il tablet,
regaliamo anche le regole per il loro utilizzo!
Regole chiare e comprensibili e magari lasciamole appese
così da non dimenticarle!
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[…] Nel frattempo, sono successe un po’ di cose. La prima è che mio figlio, a
11 anni, è entrato nella pre-adolescenza e ho realizzato che siccome infanzia
e adolescenza sono le madri di tutti i dibattiti pedagogici, della pre-
adolescenza si parla troppo poco. Guardate che la pre-adolescenza è un’età
infame come poche. Non hanno ancora peli superflui ma ti fanno il pelo
qualsiasi cosa tu dica. Non ti abbracciano più la mattina fuori scuola ma ti
piombano ancora nel letto alle tre di notte per farsi abbracciare dopo un
incubo. Non hanno ancora la voce grossa ma fanno la voce grossa.
Insomma. Il genitore di un preadolescente si sveglia una mattina e non si
ritrova più un figlio con il peluche sotto al braccio che piange perché ha fatto
la pipì nel letto. Quella è l'infanzia. Non si ritrova neanche un tizio ostile con
un accenno di baffi che gli urla “Ti odio” con un cannone di marijuana in
mano. Quella è l’adolescenza. Si ritrova un figlio che gli dice "Ti odio!" col
peluche sotto braccio. […]
Selvaggia Lucarelli19 ottobre alle ore 15:51 ·
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Immaginate dunque gli interrogativi quando l’uomo-bambino mi ha chiesto un
cellulare per poter comunicare con i nuovi amici di scuola nel pomeriggio o durante
il weekend. "Ce l'hanno tutti", mi ha detto, e siccome io resisto a quasi tutte le
arringhe, da "Mamma per favore" a "Poi non mi regali più niente per un anno" ma il
"ce l'hanno tutti" mi evoca le mie ambizioni da paninara frustate dall' ostinazione di
mia madre nel comprarmi i Carrera anziché il Levi's perché "ce l'hanno tutti", ho
miseramente ceduto.
[…] Ho capito che stavo consegnato un M-13 a un bambino di 11 anni. Anzi, a un
ragazzo di 11 anni. Insomma, a questo strano ibrido. E che io non posso sapere se
nell’utilizzare il telefono lo guiderà l’ingenuità che ancora conserva o la malizia che
sta sbocciando.
Allora gli ho consegnato un mio vecchio cellulare e ho stabilito le mie 5 regole:
- Tu non possiedi un cellulare. Utilizzi un cellulare. Se lo utilizzi bene
sperimenterai una cosa nuova ed entusiasmante: la condivisione di idee e
contenuti. Se lo utilizzi male sperimenterai una cosa altrettanto nuova: un
cazziatone memorabile.
- Puoi scegliere la password che vuoi. Può essere il nome del tuo cane o la
successione di Fibonacci ma ti consiglio di non sforzarti troppo. Tanto, quella
password, la dirai anche a me. E non provare a pronunciare la parola “privacy”
perché la privacy, a 11 anni, te la concedo giusto in bagno. So che questa cosa
potrebbe farti arrabbiare, ma vedi, c’è una bella differenza tra un genitore che si
impiccia e un genitore che vigila.
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[…]
- A proposito di fidanzatine. Abituati a trattarle bene fin da ora. Il telefono è un buon
esercizio di educazione sentimentale. Se devi dire a qualcuna che ti piace, se puoi,
fallo a voce. Idem se devi dire a una fidanzatina che non ti piace più. Se una
fidanzatina ti manda delle sue foto, ricordati che quelle foto sono un regalo per te. Se le
invierai a un tuo amico o, peggio, a tuoi amici, io invierò a tutta la chat “Prima M” la foto
di un tuo Carnevale di sei anni fa in cui ti eri vestito da Leone il cane Fifone.
- Se qualche ragazzina ti invierà foto meno vestita, dì a quella bambina che
potrebbe incontrare un bambino meno delicato e rispettoso di te e che il tuo modo per
rispettarla sarà cancellare quella foto. L’idea che tu possa condividere quella foto con
gli amici è un’ipotesi che non voglio neanche prendere in considerazione anche perché
prevede violente colluttazioni e un collegio tedesco.
- Non usare il cellulare per deridere qualcuno. Non assecondare nessuno che lo fa
con gli altri. Sappi che anche solo un tuo emoticon sorridente sotto una frase feroce è
una ferita in più per chi subisce.
Se non sei d’accordo con uno qualsiasi di questi punti, non ti preoccupare Leon. Da
madre democratica quale sono, ne discuteremo insieme. E poi, naturalmente, mi
riconsegnerai il cellulare.
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Bibliografia e sitografia
Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita ei nativi digitaliMatteo Lancini – Erickson
Generazione cloud. Essere genitori ai tempi di smartphone e tabletM. Facci, S. Valorzi, M. Berti – Erickson
Cyberbullo. Come aiutare le vittime e i persecutoriFederico Tonioni – Mondadori
Mio figlio è un bullo? Soluzioni per genitori e insegnantiG. Daffi, C. Prandolini – Erickson
Generazione touch. Come educare i figli allo sviluppo delle relazioni sociali nell’era digitaleG. Chapman, A. Pellicane – Hoepli
Educare i figli nell'era digitale. Cogliere le opportunità, evitare i rischiB. Lewis – Tecniche nuove
Digital kids. Come i bambini usano il computer e come potrebbero usarlo genitori e insegnantiS. Mantovani, P. Ferri - ETAS
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www.educazionedigitale.net
www.educazionedigitale.it
www.generazioniconnesse.it
www.mondodigitale.org
www.genitoridigitali.it
www.undigital.it
www.ilfiltro.it
Bibliografia e sitografia
Centro di Preparazione alla Famiglia – Sassari GENITORI DIGITALI – Educare al tempo di internet
GIOCO FINALE
LE DOMANDE CHE
NON TI HO FATTO
Andrea Zironi - Strategie per il Web e i Social Media 41
Centro di Preparazione alla Famiglia – Sassari GENITORI DIGITALI – Educare al tempo di internet
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Centro di Preparazione alla Famiglia – Sassari GENITORI DIGITALI – Educare al tempo di internet
• Alice Burlando, 9 anni da compiere; 3th grade (terza elementare) all’International School di Genova; bilingue italiano/inglese. Appassionata di video, ama i contatti con le sue nuove amiche conosciute su Youtube.
• Carlotta Loreti, 14 anni, prima liceo scientifico. Nuotatrice agonistica, credo di essere la più giovane travel blogger d’Italia, quando mi ricordo di esserlo, sul blog di mia mamma.
• Guglielmo Schenardi, 17 anni, quinta liceo linguistico. Appassionato di sport, soprattutto calcio. Blogger, amante ed utilizzatore del web fin da piccolo.
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Centro di Preparazione alla Famiglia – Sassari GENITORI DIGITALI – Educare al tempo di internet
• Alice, 9 anni: A casa lo uso molto raramente, forse una volta al mese; a scuola 2 volte alla settimana sul Macbook Air.
• Carlotta, 14 anni: Abbastanza.
• Guglielmo, 17 anni: Praticamente mai, solo quando sono “obbligato”.
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1. Quanto usi il computer di casa o il portatile?
Centro di Preparazione alla Famiglia – Sassari GENITORI DIGITALI – Educare al tempo di internet
• Alice, 9 anni: A casa lo uso per i siti internet di insegnamento di inglese quando lo insegno ai miei nonni; certe volte per il sito delle American Girl Doll. A scuola ci fanno seguire alcune materie: matematica e letteratura.
• Carlotta, 14 anni: Studiare, fare ricerche, guardare video youtube e usare twitter.
• Guglielmo, 17 anni: Scaricare materiale pesante, fare operazioni impossibili sul telefono.
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2. Per fare cosa?
Centro di Preparazione alla Famiglia – Sassari GENITORI DIGITALI – Educare al tempo di internet
• Alice, 9 anni: Raramente, quando uso Whatsapp per messaggiare con una mia amica usando lo smartphone di mia mamma con quello di sua mamma.
• Carlotta, 14 anni: Circa 2 ore al giorno, ma tra scuola, studio e allenamenti non ho molto tempo per tenerlo in mano.
• Guglielmo, 17 anni: Dipende dai giorni. Ad intervalli, se ci sono messaggi o meno o qualcosa su cui mi voglio informare. In generale molto tempo.
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3. Tempo passato sullo smartphone?
Centro di Preparazione alla Famiglia – Sassari GENITORI DIGITALI – Educare al tempo di internet
• Alice, 9 anni: Minecraft, Youtube, l’app VIDEO sul mio tabletper fare qualche modifica ai miei video.
• Carlotta, 14 anni: whatsapp e twitter.
• Guglielmo, 17 anni: Whatsapp sarebbe un problema e da sportivo livescore e tmw, un downloader di musica qualsiasi.
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4. App di cui non puoi fare a meno?
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Alice, • 9 anni: Grazie a mio papà che pubblica i miei video del mio canale Youtube più persone li vedono.
Carlotta, • 14 anni: Non ce l’ho quindi non so risponderti.
Guglielmo, • 17 anni: Lo uso se mi annoio e per vedere qualche video “da cazzeggio” e scrivere a persone che non conosco. Sta lentamente sparendo.
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5. Se ti dico… Facebook?
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• Alice, 9 anni: Non lo conosco ma non mi piace perché mi pare ci siano solo foto e non si può dire niente.
• Carlotta, 14 anni: Per me è indispensabile: voglio vedere cosa postano gli altri, e devo seguire le “pagine” che danno aggiornamenti sugli One Direction.
• Guglielmo, 17 anni: Per me no, per altri si. Sta sostituendo Facebook in modo abbastanza veloce.
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6. Instagram: davvero è così indispensabile?
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• Alice, 9 anni: Assssssolutamentissimamente si! Così posso conoscere altre persone anche dall’estero che fanno video sulle American Doll come me.
• Carlotta, 14 anni: Secondo me si. Io seguo molto gli youtuber.
• Guglielmo, 17 anni: Se una persona può cercare il tuo contenuto si. Se no e sei slegato dai social è molto dura.
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7. Youtube: vale ancora la pena?
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• Alice, 9 anni: Boh…. non ho capito.
• Carlotta, 14 anni: Seguo Amici e cantanti, non posto molto, qualche foto di amici presa a tradimento ma mi piace perché dopo 24 ore sparisce tutto.
• Guglielmo, 17 anni: Amici, qualsiasi cavolata quotidiana che reputo abbastanza interessante, facile, veloce immediato, sparisce.
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8. Snapchat: chi, cosa e perchè?
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• Alice, 9 anni: Lo uso con la mia amica Chiara per preparare il musical che facciamo ogni anno in vacanza a Montessoro: ci scambiamo i testi scritti e le registrazioni audio delle scene che faremo.
• Carlotta, 14 anni: Sempre, per parlare con gli amici e con il gruppo della classe, dove ci scambiamo compiti e suggerimenti per le lezioni e per lo studio. Posto messaggi e immagini, pochi messaggi vocali.
• Guglielmo, 17 anni: Ovunque tranne con gli amici, se mi sto divertendo o facendo qualcosa di veramente importante. Solo smartphone, tracce audio messaggi lunghi, scritte frasi brevi. Quasi sempre.
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9. Whatsapp: dove, come quando?
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• Alice, 9 anni: Ogni tanto ne mando per gioco a mia mamma e mio papà; lui a volte me ne manda con delle foto e dei video.
• Carlotta, 14 anni: mandate zero, ricevute tante ma sono solo notifiche, pubblicità e le mail di unaparolaalgiorno.it perché il prof di arte vuole che le impariamo tutte.
• Guglielmo, 17 anni: Ricevute mille da spammers e scuola, mandate zero.
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10. Mail mandate e ricevute al giorno?
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• Alice, 9 anni: Non lo so perché tra i miei amici non c’è nessuno che li usa.
• Carlotta, 14 anni: La maggior parte dei ragazzi vuole apparire ma io mi faccio i fatti miei.
• Guglielmo, 17 anni: Ci sono due categorie, una vuole apparire l’altra farsi i fatti propri quando si annoia. Spesso prevalgono i primi diventando pesanti per i secondi.
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11. I ragazzi vogliono apparire sui social o farsi i fatti loro?
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Alice, • 9 anni: La roba privata…
Carlotta, • 14 anni: La Privacy è qualche cosa che protegge i dati. Boh.
Guglielmo, • 17 anni: Concetto che ha perso molto di significato rispetto alle generazioni precedenti o così ci dicono. Ciò che riguarda SOLO me e/o SOLO le persone a me molto vicine.
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12. Cos’è la privacy?
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• Alice, 9 anni: Cosa metti su Youtube? Preparo io i video, tutto da sola e poi li pubblico. Tutto da sola.
• Carlotta, 14 anni: Perché mi stai facendo queste domande?
• Guglielmo, 17 anni: Ti informi in rete? Al 80% sì, che siano cavolate o cose serie. Il 10% viene dai miei genitori l’altro, 5% scuola, 5% amici.
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13. Una domanda interessante che pensi non ti abbia fatto. E una risposta!
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E ORA TOCCA A VOI
• Quale domanda avreste voluto fare a questi tre
ragazzi (o vorreste fare ai vostri figli dopo questo
incontro)?
• Pensateci un po’ (ma non troppo, meglio una domanda
«a caldo»)
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Dobbiamo iniziare a
preoccuparci dei nostri
figli/nipoti
Da dove iniziare? Dialoghiamo con loro!
Grazie della vostra attenzione
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APPENDICE:
RICERCA SUI NATIVI DIGITALI
DI SASSARI E DINTORNI
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• 120 studenti dagli 11 ai 16 anni delle scuole medie e del primo biennio delle superiori di Sassari, Ploaghe, Ozieri e Sennori
• Interviste realizzate nel corso del progetto di prevenzione al cyberbullismo «Be social be happy»
• 44% uomo, 56% donna
• 13 anni l’età media
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Il campione
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• 32% trascorre sul web almeno tre ore ogni giorno
– il 16% più di cinque ore
• 37% dedica alla navigazione da una a tre ore al giorno
• Solo il 2% non lo utilizza per nulla
• Un intervistato su cinque non spegne lo smartphone nemmeno la notte.
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1. Iperconnessi
Il web è ormai un fatto del tutto
intrinseco alla vita dei nostri ragazzi
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Cosa fanno solitamente i nostri ragazzi quando navigano:
68• % interagisce sui social network e chatta con gli amici65• % guarda video, ascolta e scarica musica52• % giocaCirca• uno su due utilizza il web per studiare, informarsi, fare i compiti.Pochissimi quelli che partecipano a •forum, curano un blog, programmano.
• C’è infine un 20% che ormai guarda la tv direttamente on line
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2. Sul web per …
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• 93% Whatsapp
• 75% Facebook
• 65% Instagram
• 62% Facebook messenger
• 49% Youtube
• Oltre ai servizi di messaggistica istantanea e al sempreverde
Facebook, nella società delle immagini e dei selfie impazzano
i social network di condivisione e produzione foto e video
come Instagram e Youtube.
• Twitter è utilizzato solo dal 10% dei ragazzi. A questo social network sono preferiti Tumblr, Ask.fm, Spotity, Google+.
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3. I «social» più utilizzati
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• 66% continua a relazionarsi con gli amici • 65% guardare e condividere video• 54% posta foto e pensieri personali • 40% si informa leggendo i post di altri
utenti • 33% scambia idee, link, materiali e
informazioni con i compagni per le attività scolastiche
• 33% segue i propri beniamini della musica, dello spettacolo e dello sport
• 10% si relaziona con chiunque entri in contatto con lui/lei
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4. Cosa fanno i ragazzi sui social network?
Per i nostri nativi digitali i social network sono semplicemente
l’estensione del luogo fisico in cui normalmente trascorrono la loro vita.
Un prolungamento oltre lo spazio e il tempo fisico di quello che noi
chiamavamo «muretto»
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• 80% dichiara di prestare “molta attenzione” a ciò che decide di pubblicare relativamente a ciò che lo riguarda personalmente
• 66% presta «molta attenzione» alla pubblicazione e condivisione di foto, video e informazioni di amici o di soggetti esterni
• 33% presta «molta attenzione» alla pubblicazione di commenti e opinioni personali o alla condivisione di contenuti senza fonte certa (bufale)
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5. Sensibilità e attenzione,
a corrente alternata.
ESSERE GENITORI DIGITALI
• Sì, è accaduto a un intervistato su due.
• 27% ha pubblicato almeno una volta qualcosa di cui si è pentito,
• 21% afferma che potrebbe pentirsi in futuro
• Per la quasi totalità i social non sono il luogo in cui raccontare tutto di sé come fosse il proprio diario personale.
• Diverso discorso per i servizi di chat come Whatsapp: il 57% li utilizza anche per confidarsi e scrivere cose private, senza pensare che quei messaggi potrebbero essere facilmente divulgati
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6. Qualcosa di spiacevole online?
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Iperconnessi• . Whatsapp• -dipendenti. Vivono la loro dimensione • “social” soprattutto come estensione spazio-temporale delle relazioni con gli amici. La loro • “vita in digitale” non è più un’appendice di quella reale, ma una semplice e naturale estensione. Problemi e cose spiacevoli avvenute •on line? Sì, ma nella maggior parte dei casi sono state individuate in modo naturale delle strategie per venirne a capo.
• L’esperienza quotidiana e prolungata sul web insegna a capire a cosa si deve prestare più attenzione. In tutto questo, i genitori? In due •parole soltanto: poco presenti.
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Riepilogo: l’identikit del nativo digitale
in ciabi
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• Alla domanda “i tuoi genitori sanno che cosa fai sui social e cosa pubblichi?”, solo il 31% ha risposto sì.
La questione è urgente. La famiglia sembra essere assente. Oppure esercita forme di controllo e di educazione fondate sullo
“spionaggio” che non sulla condivisione di regole di vita, anche di quella digitale.
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7. La famiglia? Non pervenuta.
ESSERE GENITORI DIGITALI
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Grazie della vostra
attenzione
e partecipazione
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