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anno XX numero 3 Giugno 2012
giornale della scuola media statale “P.Metastasio” di Cave
ATTENZIONE, PREGO!
EPISODI DA PAURA
CAMPO SCUOLA IN TRENTINO
A
L
L’
I
N
T
E
R
N
O
In queste ultime settimane sono accadu-
te due cose terribili: l’attentato di Brin-
disi e il terremoto in Emilia Romagna.
Sabato 19 Maggio verso le otto meno
dieci è scoppiata una bomba davanti ad una scuola superiore di Brindisi, intito-
lata a Francesca Morvillo Falcone, ci
sono stati otto feriti, un morto e un feri-
to in gravi condizioni.
Melissa Bassi, una ragazza di sedici
anni, ha perso la vita e la sua amica
Veronica è in gravi condizioni.
All’inizio si è pensato ad un attentato di
mafia, poi di terrorismo, visto che la
scuola aveva vinto un premio per la
legalità e proprio il pomeriggio ci sa-
rebbe stata una manifestazione si questo tema. Ora le indagini sono in corso per
scoprire i responsabili. Morire a sedici
anni non è giusto, certe persone non
pensano agli altri, ma solo a se stesse e
fanno del male ad altre persone che non
c’entrano niente, senza curarsi del dolo-
re che causano!
Domenica 20 Maggio, c’è stato un ter-
remoto in Emilia Romagna.
Sono morte sette persone, tra cui quat-
tro operai sotto le macerie del capanno-ne dove stavano lavorando al turno di
notte.
Ci sono state diverse scosse nelle prime
ore della notte, poi verso le quattro c’è
stata una scossa di magnitudo 6. Il ter-
remoto si è sentito a Ferrara, Modena e
il paese più colpito è stato S. Agostino.
Una settimana dopo, esattamente il 29
c’è stato un altro forte terremoto sempre
nella stessa zona e i morti sono stati
ancora di più. Sono crollati capannoni
industriali, chiese e case nei centri stori-ci. E le scosse continuano ancora ades-
so, le persone sfollate soffrono e spera-
no, anche se la situazione è difficile e
tragica.
Celine Teragnoli, IIIF
Pensieri sospesi L’ossimoro nelle poesie della IIID Piccoli scrittori crescono: Il sorriso di Vale— La galassia Golosona— Un sogno bellissimo In allestimento lo spazio museale della scuola Progresso scientifico e nuove tecnologie È giusto che i genitori aiutino i figli a fare i compiti? Poesia “ 4 amiche”
Alla fine di Marzo, noi alunni
della IIIF, insieme ai compagni
della IIIB, siamo partiti per il
viaggio di istruzione in Trenti-
no, destinazione Lavarone.
Il viaggio è stato lungo e fatico-
so, anche perché molti sono i
kilometri che ci separano da
quella regione, ma non è stato
mai noioso, perché le tappe pre-
viste ci hanno aiutato a com-
prendere meglio alcuni argo-
menti che avevamo affrontato
durante l’anno scolastico.
La sera, quando siamo arrivati,
dopo che le professoresse ci
hanno assegnato le camere, ab-
biamo cenato nel salone
dell’albergo e poi ci siamo re-
cati in un edificio comunale,
dove
abbia-
mo co-
nosciuto
i nostri
compa-
gni di
viaggio.
Si tratta
di alcu-
ni ragazzi meravigliosi e simpati-
ci, che provengono da ogni parte
del mondo, e che lavorano per
un’associazione chiamata
“Rondine”. Rondine, infatti, è
uno studentato internazionale che
accoglie studenti universitari che
provengono dai posti della Terra
in cui ci sono dei conflitti, la sua
sede è ad Arezzo. I ragazzi di
SEMPRE PIÙ IN ALTO NELL’ARRAMPICATA SPORTIVA
Ancora una volta gli atleti della
scuola media “Metastasio” di
Cave nella disciplina Arrampica-
ta Sportiva hanno vinto le sele-
zioni regionali a Roma e sono
stati ammessi alle finali nazionali
dei giochi sportivi studenteschi
che si sono svolte in Umbria a
Città di Castello il 23, 24 e 25
maggio scorsi.
La FASI, Federazione Arrampi-
cata Sportiva Italiana ha messo a
disposizione delle scuole il bus
La bacheca della scuola che riunisce
i premi vinti dagli alunni nelle varie
competizioni provinciali,regionali e
nazionali di Arrampicata Sportiva.
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Rondine ci hanno accompagnato
per tutto il viaggio, facendoci
svolgere delle attività utili a
comprendere quanto inutile sia la
guerra, e come si possono risol-
vere pacificamente i conflitti.
Durante il campo scuola abbiamo
visitato il Museo della Guerra di
Rovereto: è stato molto interes-
sante, perché gli oggetti e le armi
erano esposti in modo da rico-
struire tutti gli avvenimenti della
Grande Guerra. Inoltre la guida
ci ha spiegato con molta atten-
zione le tattiche di guerra e i
combattimenti fra i due fronti e
ci ha illustrato per filo e per se-
gno come erano strutturate le
trincee italiane e quelle austro-
ungariche.
Noi, a sentire questi racconti,
abbiamo provato delle forti emo-
(Continua da pagina 1) zioni, perché studiando la storia
sui libri, non ci eravamo resi
conto fino in fondo di ciò che è
realmente accaduto. Invece,
arrivando lì, sul luogo del fron-
te, ci siamo un po’ emozionati a
vedere quelle strette stradine,
chiamate trincee, dove molti
soldati erano costretti a stare
attenti per non rischiare la vita.
Un’altra tappa del viaggio è
stata la visita alla Campana del-
la pace Maria Dolens. Qui ab-
biamo ammirato la suggestiva
campana costruita con il bronzo
fuso dei cannoni usati nella
Grande Guerra, che si trovava
sopra un’incantevole fontana.
La mattina dell’ultimo giorno
abbiamo fatto una lunga e fati-
cosa escursione in montagna e
poi più tardi, ci siamo recati
presso il Forte Belvedere, dove
i soldati austriaci erano appostati
durante la guerra. Visitando que-
sta fortezza abbiamo capito in
quali dure condizioni si trovava-
no a vivere i soldati, al freddo e
senza poter vedere la luce del
sole per lunghi periodi.
La sera, infine, abbiamo fatto
una festa per salutarci e conclu-
dere il nostro percorso.
In conclusione, lo scopo della
gita è stato conoscere più a fondo
gli avvenimenti della prima guer-
ra mondiale e intrattenerci con
gli studenti di Rondine, che ci
hanno coinvolti in alcune attività
per farci conoscere anche i loro
paesi d’origine. A parer nostro,
questo viaggio d’istruzione è sta-
to molto interessante e ricco di
esperienze!
Serenella Bozhanaj e Adele Forte IIIF
Il manifesto della finale nazionale dei
Giochi Sportivi Studenteschi di Ar-
rampicata Sportiva 2012 e i pettorali
dei tre atleti partecipanti.
Quando il Prof. Barban mi ha
annunciato che avrei potuto par-
tecipare anche io, insieme a Den-
nis Molla e William Lucci, per il
punteggio raggiunto nelle prece-
denti competizioni, ho esultato!
Ospitati nei tre alberghi messi a
disposizione dall’organizzazione,
studenti di tutta Italia si sono ri-
trovati nella storica Città di Ca-
stello. Le gare sono state impe-
gnative e con modalità diverse
rispetto a quelle cui eravamo abi-
tuati. Eravamo tesi ed emozionati
e ciò ha influito sulle nostre ca-
pacità; ma è stato bello vedere le
prestazioni dei migliori. I ragazzi
altoatesini sono stati eccezionali
poiché, dalle parti loro, imparano
ad arrampicare ancor prima di
imparare a camminare! Anche se
non abbiamo ottenuto un ottimo
risultato, è stato comunque un
grande onore aver potuto rappre-
sentare la Regione Lazio in que-
sta importante manifestazione. Valerio Topani, IIID
PENSIERI SOSPESI per il trasporto e si è fatta carico
dell’alloggio dei ragazzi parteci-
panti.
Erano presenti 46 istituti scola-
stici con 140 studenti normodota-
ti e 18 studenti-atleti paralimpici.
Nella combinata cadetti si sono
distinti Denis Molla (22°), Vale-
rio Topani (30°) e William Lucci
(34°). L’avviamento a questa
pratica sportiva inizia dall’anno
scolastico 2002/2003, quando il
professore di Scienze Motorie e
Sportive Antonio Barban propo-
ne al Preside la costruzione di
una parete di arrampicata sporti-
va in palestra. Vengono trovati i
fondi e a dicembre 2003 viene
inaugurata la parete. Intanto il
prof. Barban inizia ad allenare gli
alunni a Palestrina nella palestra
del liceo fin da ottobre 2002 e le
prime gare vedono cinque atleti
alle finali regionali. L’attività
Arrampicata Sportiva si articola
nel corso dell’anno scolastico
all’interno delle lezioni currico-
lari e viene affrontata dagli alun-
(Continua da pagina 1) ni con sempre più entusiasmo.
Non è la prima volta che arri-
viamo alle finali nazionali, è
gia successo nel 2006 quando
le finali si sono svolte a Lecco.
Quest’anno poi siamo stati invi-
tati come squadra rappresentan-
te il Lazio l’8 giugno a Roma
alla quinta edizione di “Sport
Book. Verremo premiati dal
MI UR ( M in is t e r o de l -
l’Istruzione, Università e Ricer-
ca) e dal CONI e siamo vera-
mente soddisfatti dei risultati.
Grazie al nostro allenatore prof.
Barban.
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L’OSSIMORO NELLE POESIE DELLA III D Studiando il testo poetico e gli elementi che lo caratterizzano, gli alunni della III D hanno dimostrato inte-
resse particolare per l'ossimoro, soprattutto come figura retorica che caratterizza la poesia del '900 italiano.
Il Sole E un assordante tuono silenzioso catturò
la mia attenzione al cielo,
un evidente incomprensibile:
si ebbe un sereno tempestoso;
e il sole oscuro venne coperto come una
fanciulla avvolta in un velo. Valerio Topani
La musica E fui attratto da una meravigliosa melo-
dia stonata:
un esperto incapace vi fu l’autore;
intorno echeggiò un senso di pace freneti-
ca,
e da uomini e animali subito fu amata. Valerio Topani
Il momento E nella bianca notte un suono:
un urlo silenzioso, stridulo, ansimante,
interruppe la triste felicità
che mi travolgeva fino a quel lunghissi-
mo istante;
un momento che durò un’eternità,
un dolore che durò un istante. Maddalena Mula
La sensazione Seduto sul deserto acquoso,
in un grande silenzio rumoroso,
nella notte,
con il caldo del fuoco gelido,
mentre osservo le pianure montuose. Simone Tessarin
L’inverno Su la vetta di un alto colle,
un cane solitario abbaiava alla campa-
gna,
ed era l’armonia di questa valle caotica;
inverno d’intorno,
colori grigi e cupi,
aria gelida. Riccardo Cangemi
Il tuono La notte oscura porta mille intrighi e
sorprese,
e mentre un artigiano lavorava con
cura,
sentì un tuono all’improvviso,
e si rese conto dell’imminente arrivo
della pioggia;
e spento tutto,
si sedette vicino al focolare ardente. Gabriel Vicol
Una calda tempesta Ed un improvvisa calma tempesta si
scatenò;
si mostrò come un fuoco gelido in noi,
come una rigida estate,
che dava l’impressione di essere come
un fulmine a ciel sereno. Laura Vigliotta
La burrasca In un buio lucente,
si scatenò una calma tempesta;
dentro il piccolo grande uscio,
un fuoco gelido oscurava l’illuminata
casa;
noi ormai caduti in una divertente noia. Margaret Pizzuti
La tempesta Una grossa nube coprì il cielo:
un sole freddo, coperto, angosciante,
ed un cielo soffocante,
come se chiedesse aiuto,
e la nube minacciosa, perfida,
si preparava per la tempesta:
cominciò a piovere nella città fanta-
sma. Alessio Chialastri
Il sale E sale e zucchero si mostrarono quel
che erano:
il sale salato,sottile;
lo zucchero zuccheroso, bianco…
bianco…bianco, chiuso nell’armadio;
assaggiai il sale-zuccheroso,
ed era come una sostanza velenosa
che si divise nel mio stomaco. Giuliano Profir
La prima neve Ieri sera,
quando chiusi gli occhi,
sognai la neve
che cadeva a fiocchi;
la mattina seguente,
mi alzai
e vidi la neve soffice, lieve,
e le casette stupefatte,
ch’erano bianche come latte. Daiana Leva
Il silenzio Un silenzio assordante,
come un piacere torturante,
si avverte come se niente fosse,
terribilmente meraviglioso. Diana Sbaraglia
La villa Laddove una pianura alta cadeva in
depressione,
il fuoco gelido di una villa piccola
scaldava freddolosamente il vecchio
giovane:
un urlo silenzioso di un neonato vecchio
svegliò la piccola villa caduta in depres-
sione. Gianluca Felici
La strada spenta Camminando per la strada,
incontrai una banda silenziosa,
mentre pioveva a dirotto;
un lampo spento accentuò appena quel-
la banda:
e tutte le persone,
dentro le loro umili case,
avevano nel camino un fuoco gelido. Lorenzo Pandolfi
Il porto E mare e porto si mostrò qual era:
il mare calmo burrascoso;
il porto affollatamene silenzioso;
ed un tratto un dolore impercettibile si
accese come la buia luce di un faro Aleks Balliu
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Da quando seppe della sua malattia, sul suo viso, sul viso di Vale, era
scomparso il sorriso. La voglia di
vivere era scomparsa da quando era
stata messa al corrente del fatto che avrebbe dovuto combattere una bat-
taglia, la più difficile della sua vita,
quella decisiva. Aveva perso la speranza, ed io in
qualche modo volevo restituirgliela,
volevo rivedere sul suo viso quel sorriso che mi aveva dato tanta for-
za in passato. Stavo tornando da
casa sua, quella sera, era debole,
ormai se ne stava tutto il giorno nel letto, convinta che non ce l’avrebbe
fatta … Insomma, per la via di casa
mi inoltrai in una stradina buia e isolata. Improvvisamente nel buio
risplenderono due occhioni giganti,
di un azzurro spettacolare. Era un animale di cui ignoravo l’esistenza,
dal manto giallo, il corpo sembrava
quello di una pantera, cosa che al
primo impatto sembrava caratteriz-zare la forza … ma da quegli oc-
chioni traspariva tanta dolcezza, nei
suoi occhi vidi il sorriso di Vale, quel sorriso perso da tempo, che
volevo ritrovare assolutamente. Mi
fece cenno con la testa di salire sulla
sua schiena. In quel momento misi da parte la razionalità, non pensai
alle conseguenze e feci quello che
mi chiedeva. Dopo pochi secondi si alzò in volo, ma lo fece così veloce-
mente che non ebbi il tempo di ren-
dermene conto. Chiusi gli occhi, avevo paura di guardare ciò che sta-
va succedendo. Tempo uno, forse
due minuti eravamo arrivati. Non
feci in tempo a guardarmi intorno che quell’animale divenne una ra-
gazza. Mi disse che si chiamava
Ilega, mi raccontò che ero stata scel-ta per esaudire un mio desiderio, ma
me la sarei dovuta cavare da sola. In
quel luogo si trovavano tutte le cose perse dagli uomini e io avrei dovuto
sceglierne solo una da riportare sul-
la Terra, per me o per una persona a
me cara. Il mio pensiero andò a Va-le, volevo ridonarle il sorriso. Quel-
la ragazza, nonostante la sua giova-
ne età, mi diede l’impressione di
essere molto saggia, mi consigliò
di seguire il mio cuore, di non es-
sere razionale. Ero confusa, non sapevo cosa fare da sola in quel
luogo, era tutto nelle mie mani.
Sinceramente, non sapevo neanche cosa ci fosse lì, quindi cominciai
ad esplorare. C’erano tante, ma
tante cose… Trovai l’umiltà, era
un liquido bianco racchiuso in dei piccolissimi contenitori; c’era la
semplicità, che ormai è davvero
rara da trovare; c’era la forza inte-riore, quella che ti spinge sempre
ad andare avanti, era chiusa in una
scatoletta. Di quella Vale non ave-
va bisogno, era forte, andava avan-ti, lottava, ma aveva bisogno di
crederci, di sperare, di riuscire in
questa battaglia. Prima eravamo una la forza dell’altra. Ultimamen-
te fingevo sempre un sorriso, non
volevo renderla più triste di quanto già non fosse. Della forza ne ave-
vo, invece, bisogno io, io ero de-
bole, e quella poca forza che mi
era rimasta ora l’avevo persa, ve-devo tutto grigio da quando avevo
saputo della malattia di Vale. Ero
tentata di prendere la mia forza, ma non lo feci, ero lì per Vale.
Trovai, inoltre, delle cose che non
sarebbero dovute stare lì e che mi hanno rattristata ancora di più.
C’era: la voglia di essere se stessi,
i sogni, la generosità, il desiderio
di conoscere … e tante altre cose che non sto qui ad elencare. Avevo
camminato per ore e ore e, stanca
e affamata, mi addormentai. Venni
risvegliata d un rumore terribile, davanti a me c’era un mostro gigan-
te, dagli occhi rossi, con dei denti
lunghi e affilati, stava per morder-
mi, quando dal cielo arrivò Ilega che, con un colpo di coda, fece ca-
dere il mostro a terra. Mentre lei lo
teneva fermo, io presi un’ampolla che conteneva il senno, la ragione, e
versai il contenuto in bocca al mo-
stro, che si trasformò in un bellissi-mo ragazzo che si chiamava Gania
ed era il fidanzato di Ilega. Lui, in
seguito ad una lite, aveva perso la
ragione e uccideva chiunque incon-trasse. Per ringraziarmi Ilega mi
diede la possibilità di scegliere tra la
salute e la speranza di Vale. Caddi nella confusione totale, potendo le
avrei prese entrambe. Poi feci un
ragionamento che può sembrare sciocco, ma in realtà non lo è. Non
aveva senso donarle la salute, se poi
non si fosse goduta la sua vita, se si
fosse buttata giù alla minima diffi-coltà, credendo di non farcela. Può
sembrare folle, lo so, ma scelsi la
speranza, seguii il mio cuore, spera-vo solo di non dovermene pentire.
Improvvisamente mi ritrovai cata-
pultata sulla Terra, in quella stradina
buia da cui era cominciato tutto, quindi tornai a casa. Il giorno dopo
mi squillò il telefono, era Vale. Lei
sapeva tutto, aveva seguito attraver-so un sogno questa mia avventura.
Mi disse se volevo andare con lei a
fare un giro per Roma, accettai im-mediatamente. Finalmente era tor-
nata la Vale di sempre. Quel pome-
riggio ci divertimmo tantissimo,
come non facevamo da tempo. Vale voleva godersi la sua vita, fino
all’ultimo secondo, e ci credeva,
credeva di potercela fare… Infatti superò quella terribile batta-
glia, sconfisse la malattia e io non
mi sono pentita della mia scelta. Non me ne sarei pentita neanche se
non fosse finita nel migliore dei mo-
di, perché la vita è una sola e biso-
gna godersela fino in fondo. Biso-gna crederci, sempre!!!
Rebecca Galuppi, IIE
Piccoli scrittori crescono …
I L S O R R I S O D I V A L E
Pagina 5
Sto viaggiando sulla mia astrona-
ve,verso la galassia Golosona, in
cerca di nuovi esseri.
Certo, la cosa mi spaventa un
po’, dato che è la mia prima spe-
dizione.
Mi chiamo Martina, sono
un’astronauta appena diplomata,
e, come ho detto prima, sto viag-
giando verso questa nuova galas-
sia, detta Golosona perché la sua
forma ricorda un gelato.
Oltre a me, sulla navicella ci so-
no:mio fratello Tommaso, mia
sorella Caterina e i miei cugini:
Federica, Erica, Andrea, France-
sco, Mattia e Silvia.
Siamo tutti astronauti.
Ai fornelli ci sono le nonne: Vit-
toria, Gianna e Virginia;
alla pulizia dell’astronave ci so-
no: mia madre Roberta e le mie
zie Paola, Francesca e Rossana.
Per finire, alla manutenzione del-
la navicella, ci sono Elio, mio
padre, e i miei zii: Massimiliano,
Mauro e Francesco.
Oh! Quasi dimenticavo! A bordo
della mia astronave ci sono an-
che due cani spaziali: Fulmine
(un bassotto tedesco) e Dic (un
Labrador).
Ok, ora basta perdesi in chiac-
chiere, sto per entrare nella ga-
lassia Golosona, più precisamen-
te sul pianeta Zucchero Filato.
Appena atterrati ci buttiamo tutti
per terra per mangiare più zuc-
chero filato possibile, ma poi io
li fermo tutti dicendo che, se a-
vessimo continuano così, il pia-
neta sarebbe scomparso.
Su questo pianeta ogni cosa è
fatta di zucchero fila-
to, dalla terra alle stra-
ne piante che ci cir-
condano e agli abitan-
ti.
Uh! Guarda! Ce n’è uno pro-
prio davanti a noi! Cosa?!?! Un
Filato??? Aiuto!!!! Scappia-
mo!!!
Ma il Filato ci ferma dicendo
delle assurde parole tutte piene
di “f”.
Poi si mette un congegno
nell’orecchio e inizia a parlare
l’italiano. Assurdo!
Poi borbotta “Per tutti i dolcetti,
avete capito che dovete fermar-
vi! Io sono da solo su questo
pianeta e sono tanto triste. Fer-
matevi a giocare un po’ con
me! Per favooooooreeeee-
e!!!!!!!!!” E ci fa gli occhioni
grandi e dolci. Noi non resistia-
mo e iniziamo a giocare ad ac-
chiapparella.
Però poi gli dico: “Senti, scusa,
io dovrei fotografarti per dimo-
strare la tua esistenza, capisci?”
Lui sconsolato mi dice: “No,
non fotografarmi, o tutti verran-
no qui per vedermi e poi man-
geranno tutto il mio pianeta. Mi
capisci,vero?” Io lo guardo con
aria interrogativa.“Avete visto
quando siete arrivati? Avete
iniziato a mangiare il mio pia-
neta! Pensa se continuassero a
arrivare moltissime persone,
cosa ne rimarrebbe del mio
mondo?” Stavo per risponder-
gli, ma Federica e Caterina mi
convinsero a lasciarlo da solo.
Poco dopo ci rimbarcammo tut-
ti sulla navicella, salutando con
ampie bracciate il nostro amico
Filato, che resterà per sempre
nel suo mondo segreto.
Martina Zimpi, IB
Piccoli scrittori crescono … LA GALASSIA GOLOSONA
C a r o a m i c o ,
io stanotte ho fatto un sogno bellis-
simo, ho sognato di vivere nell'anno
2100 in un ambiente pulito e rispettato da tutti: mi sono trovata in un paese di
nome Naturaland, un paese dal colore
verde, pieno di alberi, prati e di fiori
colo-ratissimi e profumati. Lì,
in quel paese incantato non esistevano
le macchine, ma soltanto delle biciclette
super veloci, quindi non c'era lo smog.
Ogni casa aveva a disposizione dei bi-
doni colorati e in ciascuno doveva but-
tare un materiale diverso: ad esempio il
verde per il vetro, il giallo per la carta,
il blu per la plastica e il marrone per i r i f i u t i o r g a n i c i . E r a t u t t o
ben organizzato, infatti per terra non
c'era nemmeno una cartaccia!
Le fabbriche non esistevano, perché lì
c'erano dei grandi edifici dove le perso-
ne producevano artigianalmente, per
tutti, le cose necessarie e utili per vivere
La Luce e il riscaldamento venivano
presi dall’energia solare, attraverso i
pannelli solari; l'acqua invece veniva
presa dal mare limpido e pulito, facen-dola arrivare nelle case attraverso le
tubazioni. Lì in quel paese la
gente si prendeva cura dell'ambiente e
non sprecava le importanti risorse ener-
get i ch e. A guardar e i l ci e l o
io mi divertivo, perché era azzurro e
pieno di uccelli che volavano liberi.
Anche il mare era meravigliosamente
blu, non c'era l'inquinamento, non c'era-
no quelle odiose lattine che spesso vedo
dappertutto.
T u t t o e r a i n c a n t e v o l e . L a g e n t e n o n c o n o s c e v a
la parola "guerra" e la parola
"violenza" , perché non esistevano, re-
gnava il rispetto, l'ordine, la purezza e
la civiltà; mentre qui nel nostro mondo
è e s a t t a m e n t e i l c on t r a r i o .
Il mondo che ho sognato è un mondo
immaginario perché è perfetto, ma non
irrealizzabile.
Dico questo perché se tutti noi iniziamo
a rispettare l’ambiente e a rispettarci l'un l'altro, forse un giorno anche noi
avremo un mondo migliore per un
FUTURO MIGLIORE!!!
Adele Forte, IIIF
UN SOGNO BELLISSIMO
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I n a l l e s t i m e n t o l o
S P A Z I O M U S E A L E N E L L ’ A T R I O D E L L A S C U O L A
Il progetto di creare uno spazio
all’interno della scuola da dedi-
care all’ambiente naturale del
nostro territorio, i Monti Prene-
stini, parte da molto lontano: era
il 1996 quando la scuola media
insieme all’Associazione Natura-
listica Orchidea organizzò una
serie di uscite sul territorio con
gli alunni e gli insegnanti per co-
noscere e apprezzare l’ambiente
naturale. Seguirono poi negli an-
ni varie attività di educazione
ambientale che i ragazzi hanno
sempre apprezzato con entusia-
smo aderendo alle varie iniziati-
ve, dalla pulizia del Parco di villa
Clementi, divenuto poi Monu-
mento Naturale, alle escursioni
alla valle del Rio, al fosso di Mo-
la Bossi, ai castagneti di Caprani-
ca e diRocca di Cave, le visite al
museo Paleontologico di Rocca
di Cave con la scoperta della via
dei fossili, il Museo naturalistico
di Capranica e le escursioni in
montagna. Molte sono state le
associazioni naturalistiche che ci
hanno accompagnato nella cono-
scenza dell’ambiente in cui vi-
viamo. Quest’anno finalmente,
con la disponibilità del profes-
sore di Arte e Immagine Anto-
nio Punturo, all’interno del la-
boratorio “Bottega d’Arte” Ab-
biamo realizzato una scenogra-
fia che faccia da sfondo ad una
serie di animali imbalsamati
che abbiamo ricevuto in dono
dall’Associazione Orchidea,
tutti animali trovati sui nostri
monti uccisi da pseudo-
cacciatori e che l’associazione
ha fatto imbalsamare perché i
ragazzi li osservassero con cal-
ma. La guardia forestale Raffa-
ele Luca, accompagnatore stori-
co dell’associazione, ci darà
una mano a collocare gli ani-
mali nell’ambiente che abbia-
mo ricreato sul muro. A fine
giugno la grande bacheca sarà
pronta per essere ammirata da
tutti noi.
Gli autori del fondale sono gli
allievi della “Bottega d’Arte”:
Alex Di Nunzio, Riccardo Gra-
ziosi, Riccardo Lucia, Alessia
Maugliani, Gabriele Passi,
Marco Rubino giudati con sa-
pienza e pazienza dal maestro
Antonio Punturo.
Particolare dello scenario di fondo dello spazio museale
Una parte della collezione di animali che
troveranno posto nello spazio museale
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PROGRESSO SCIENTIFICO E NUOVE TECNOLOGIE:
SPERANZA O PERICOLO PER L’UMANITA?
La scienza ha
migliorato mol-
tissimo la qualità
della vita in qua-
si tutto il mondo,
grazie ad essa la
durata della vita
stessa di tutti noi
è aumentata nettamente, infatti la
speranza di vita si è quasi rad-
doppiata, non si muore più di
malattie facili da curare, come
per esempio il morbillo o
l’influenza. Anche per malattie
molto gravi, come può esserlo il
cancro, grazie alla scienza si so-
no trovate delle cure e dei metodi
per agevolare la guarigione.
Oltre all’ambito delle medicine,
un drastico miglioramento c’è
stato anche nel campo tecnologi-
co ed informatico. Al giorno
d’oggi comunicare con qualcuno,
anche se si trova dall’altra parte
del mondo, risulta facilissimo.
Grazie ad apparecchi come la
webcam ci si può guardare attra-
verso lo schermo del nostro com-
puter, ma soprattutto grazie
all’invenzione di internet tutto il
mondo è più vicino. Internet ha
rivoluzionato il nostro modo di
vivere, con questo strumento si
può accedere alle conoscenze di
tutto il mondo in modo facile e
veloce. Insomma, la scienza e la
tecnologia hanno veramente
cambiato in meglio tutta la nostra
vita…
Ma guardiamo anche l’altra fac-
cia della medaglia.
Secondo me, a causa delle nuove
scoperte scientifiche si è arrivati
ad un punto un po’ pericoloso.
Per esempio la scoperta e soprat-
tutto l’uso dell’energia nucleare
ha portato danni irreparabili a
nostro pianeta, quando nella se-
conda guerra mondiale è stata
usata la bomba atomica oppure
quando nel 2011
in Giappone ci
furono moltissi-
mi problemi cau-
sati dal terremoto
che distrusse una
parte della cen-
trale nucleare di
Fukushima, uccidendo molte
persone e provocando un gra-
vissimo disastro ambientale.
Un altro problema, di cui mi
preme molto parlare, è l’uso
degli animali per gli esperimen-
ti e nella vivisezione. Secondo
me, questa orribile e crudele
pratica dovrebbe essere abolita.
Molti degli esperimenti che
fanno sono inutili e non è giu-
sto che milioni di animali sof-
frano per esperimenti così stu-
pidi.
E infine, c’è un ultimo proble-
ma, nato a causa dell’invenzio-
ne di internet e dei social net-
work, la dipendenza da essi.
Soprattutto noi giovani siamo
condizionati moltissimo dal
mondo di internet, degli appa-
recchi tecnologici come com-
puter, cellulari, TV e mp3.
Scommetto che senza questi
mezzi, di comunicazione e non,
non riusciremmo a vivere. Non
sappiamo più apprezzare nulla,
dobbiamo avere sempre di più e
non ci accontentiamo mai.
Insomma, concludendo questo
mio discorso, io penso che sen-
za le nuove scoperte scientifi-
che e tecnologiche sicuramente
la nostra vita sarebbe peggiore,
ma non sotto tutti gli aspetti.
Infatti forse vivremmo anche
meglio, non saremmo dipen-
denti dalla tecnologia, milioni
di animali non soffrirebbero e il
nostro pianeta sarebbe più sano.
Bisogna imparare a mediare!
Morgana Giulianelli, IIIF
Il lab.extracurricolare “Musical”
mette in scena
G R E A S E
I ragazzi della nostra scuola hanno mes-
so in scena con l’aiuto dei maestri di
danza Fabio Bangrazi e Alessia Palma-
rini il musical “Grease”.
Questo musical parla di due ragazzi di nome Denny e Sandy che si erano cono-
sciuti al mare in estate e si erano inna-
morati. Quando era finita l’estate i due
pensavano che non si sarebbero visti
più. Invece il primo giorno di scuola si
incontrano e sono felicissimi, ma
Denny per farsi notare anche dai suoi
amici la tratta malissimo e Sandy ci
rimane male ma prova ancora gli stessi
s e n t i m e n t i p e r l u i .
Noi ragazzi abbiamo cercato di ripren-dere tutti gli aspetti di quel periodo e ci
siamo riusciti soprattutto con i vestiti.
Ci siamo impegnati molto per dare al
pubblico delle emozioni,così come noi
ci siamo emozionati e impegnati mentre
lo provavamo. Con molta fatica e diver-
timento abbiamo messo in scena questo
spettacolo. Visto che nello spettacolo i
ragazzi erano solo due e le ragazze mol-
te di più, Fabio e Alessia hanno pensato
di far fare la parte da maschio ad alcune
ragazze. Per i vestiti è stato molto sem-plice perché negli anni ’70 i ragazzi
andavano vestiti tutti nello stesso modo,
mentre le ragazze con dei vestitini a
pois o gonne e camicette. Il giorno dello
spettacolo era arrivato e noi molto agi-
tati siamo entrati in scena. Fatto il pri-
mo ballo siamo state più tranquilli e
tutti i docenti e i ragazzi ci applaudiva-
no contenti. Domenica replicheremo per
genitori e parenti. Questo progetto se-
condo me è stato molto utile perché ci ha aiutato ad essere più aperti, a fare
nuove amicizie e a divertirci un po’. Alessia Pochesci , II D
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SCUOLA MEDIA STATALE “P. METASTASIO”
Istituto Comprensivo “Via Matteotti 11” 00033 CAVE
TEL 069580694 FAX 069509006
E-mail [email protected]
Direttore responsabile Giuseppe D’Uffizi
Redazione a cura della prof.ssa Virginia Ciprari Stampato in proprio
E’ giusto che i genitori aiutino i figli a fare i compiti? come dobbiamo lavorare, quindi è un
bene apprendere e imparare per il
nostro futuro già da ora.
La colpa è di quei genitori che sono
troppo deboli e compiono il dovere dei figli, non si accorgono che così
non li aiutano, anzi li danneggiano
solamente. I nostri genitori già ci sono
andati a scuola e già hanno imparato,
ora tocca a noi figli imparare.
Delle soluzioni potrebbero essere:
lasciare i figli al proprio dovere per
prepararli al futuro e aiutarli solo se
ce n’è davvero necessità, i figli ovvia-
mente devono imparare a cavarsela da
soli e a rendersi conto che tutto questo
viene fatto per il loro bene. Erika Chialastri, IIIF
E’ giusto che i genitori aiutino sempre i
figli a fare i compiti, o addirittura che li
facciano al posto loro? Secondo me, no!
Questa è solo la mia opinione, ma non
credo che i figli possano imparare qual-
cosa se i genitori fanno compiti al po-
sto loro. Ovviamente qualche spiegazio-
ne ai genitori si può anche chiedere, ma
non tutto. Io dico così per la mia espe-
rienza personale, perché io non ho mai avuto la possibilità di avere qualcuno
che mi aiutasse a fare i compiti, perché i
miei genitori lavorano entrambi, ma
anche se avessero avuto il tempo per
rimanere a casa, non credo che mi a-
vrebbero aiutato. Non per cattiveria, ma
semplicemente perché io non avrei im-
parato niente, anche perché sanno che
posso farcela benissimo da sola.
Credo sia giusto che, se un figlio è in
difficoltà, i genitori cerchino di aiutarlo, ma ci sono dei ragazzi che approfittano
dei genitori e gli fanno fare i compiti al
posto loro. Ognuno ha l’obbligo di svol-
gere il proprio dovere, che poi, oltre ad
essere un dovere, è anche un interesse
personale e quindi un diritto. In futuro
non ci saranno i genitori a spiegarci
Molti genitori aiutano i figli nello
svolgere i compiti a casa. Io ritengo
che sia un’abitudine che non aiuta
veramente noi studenti. Molti ragazzi
dicono che senza l’aiuto dei genitori non riescono a comprendere e a svol-
gere i compiti assegnati. Io posso ca-
pire quei ragazzi che hanno gravi pro-
blemi nel comprendere ciò che i pro-
fessori spiegano, ma alcuni ragazzi si
fanno aiutare dai genitori perché sono
pigri e non vogliono impegnarsi. Una
cosa molto negativa è il fatto che alcuni
genitori svolgono i compiti al posto dei loro figli. Questo non aiuta per niente i
ragazzi, perché quando si trovano in
classe non riescono a spiegare perché
hanno svolto un certo esercizio in quel
modo. Inoltre, quando questi ragazzi
devono fare le verifiche non riescono a
svolgerle. Possiamo paragonare i geni-
tori ad un leone e i ragazzi a dei cuccio-
li di leone. Quando il leone deve inse-
gnare ai suoi cuccioli come si deve cac-
ciare, prima fa vedere a loro come si fa,
ma poi è lui che osserva se hanno capito e li lascia cacciare da soli. Questo è
molto utile per i cuccioli, perché quan-
do si trovano da soli riescono a cacciare
senza l’aiuto del leone. Similmente i
genitori possono far vedere o possono
rispiegare un esercizio, ma poi devono
far sì che il figlio lo contini da solo.
Così facendo, il figlio capisce
l’esercizio e può svolgerlo da solo
quando ci sarà una verifica. Io penso
che i genitori devono aiutare solo i figli che hanno gravi problemi nello svolgere
i compiti, ma non devono mai svolgerli
loro. Questo perché prima di tutto i figli
non capiranno mai l’argomento e inoltre
i genitori sono molto indaffarati e quin-
di non possono sprecare tutto il pome-
riggio ad aiutare i figli. Se tutti i pome-
riggi noi ragazzi non capiamo un eserci-
zio, allora significa che non ascoltiamo
le spiegazioni dei professori, perché se
ascoltassimo attentamente le lezioni, di
sicuro capiremmo sempre gli esercizi perché i professori spiegano in modo
corretto e comprensibile. Se noi ragazzi
vogliamo svolgere gli esercizi senza
l’aiuto di un genitore, dobbiamo ascol-
tare le spiegazioni in classe e fare delle
domande ai professori se non capiamo
un argomento. Inoltre i genitori non
dovrebbero sempre aiutare i loro figli,
ma possono far questo solo quando un
ragazzo non riesce proprio a fare un
esercizio. Tutto questo perché noi ra-gazzi dobbiamo assumerci le nostre
responsabilità!
Federica Scibelli, IIIF
Quattro Amiche Le medie ho cominciato
e quattro amiche ho incontrato.
Giulia e Noemi già conoscevo,
con Aurora e Chiara amicizia facevo.
Tutti i giorni sul pulmino
a Noemi siedo vicino,
Mi parla semopre di Alice
e questo la rende molto felice.
All’entrata della scuola
ci raggiunge sempre Aurora,
la mia compagna di banco
con lei mai mi stanco.
Giulia con molta pazienza
ad Augello deve dare assistenza
Chiara se pur silenziosa
comunque è un’amica scherzosa.
Fra sorrisi e chiacchierate
trascorro così le mie giornate. Giulia Pichi, IA
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