Download - Festa, Giovanni - Galateo Femminile Del 300 (Reggimento Di Costumi Di Francesco Da Barberino) - 1910

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  • UN GALATEO FEMMINILE

    ITALIANO

    DEL TRECENTO

  • G. B' FESTA

    UN

    GALATEO FEMMINILEITALIANO

    DEL TRECENTO

    (Il Reggimento e Costumi di donna

    di Francesco da Barberino)

    . . . . nulla cosa in donna stapi bene che cortesia .

    Dante, Conv., II, xi.

    1910

    GIUS. LATERZA & FIGLITIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI

    BARI

  • PROPRIET LETTERARIAA NORMA DELLE VIGENTI LEGGI

    Stampato in Trani, coi tipi della Ditta Tipografica Editrice

    Vecchi e C.

  • PREFAZIONE.

    Ogii opera letteraria, comptta in tempi da noi

    lontani, fino a pochi anrii or sono soleva subire /'au-

    topsia continua di tre specie di persone : del filologo,

    che ne studiava il Ihigiaggio e le peculiarit dialet-

    tali e gli usi siitattici e stilistici; dello storico della

    letteratura, che ne indagava l'origine e il motivo,

    non senza tentare di cogliere t possibili nessi tra

    un'opera e l'altra; infine, dello storico propriamente

    detto che andava a ricercarvi per entro ogii cenno

    riferentesi a fatti, ad avveniienti politici dei tempi

    in cui l'autore dell'opera visse e scrisse (0, Ma ilnostro progresso, che tutto pervade, ha fatto s che

    (i) Per altro non tutte le volte una stessa opera pu soddi-sfare simultaneamente i desideri dei diversi studiosi. Per citare

    un esempio, quella curiosa Cronaca che va sotto il nome di

    Ricordano Malespini ha importanza grandissima per il filologo,

    ma non ha il minimo valore per lo storico, il quale non pu nontrovare troppo ridicoli certi strani anacronismi.

  • VI PREFAZIONK

    si aggiungesse a qtie' ti'e un quarto notomista, //

    cui compito di pescare nell'opera letteraria tutto

    ci che riguardi ed interessi la storia dei costumi e

    della civilt di un popolo, di ima nazione, E certosi e che tutte le opere letteraria, pili o ueno di pro-

    posito, in modo piii o meno esplicito, riflettono l'epoca

    in cui firono scritte, e di quell'epoca ritraggoyio le

    idee, le credenze, i costumi, l'ambiente, la vita in-

    somma. Ma se in alcune di esse dato cogliere sol-tanto scarse notizie al riguardo, altre si presentano, in-

    vece, come delle vere miniere di dati interessaiitissimi.

    Di questa seconda categoria sono specialmente, oltre iromanzi {^) e le novelle, le opere didascaliche morali

    insegnamenti K"^)sforma letteraria tacito comujie nelMedioevo, al quale noi intendiamo riferirci; e perch

    e come essi abbiano tanta importanza per la storia dei

    costumi, ogiuno intende facilmente da se.

    (i) Alcuni anni or sono Cu. V. Langlois pot dare un buon

    contributo alla storia dei costumi della Francia medievale of-

    frendo nuir altro che il riassunto di una diecina di antichi ro-

    manzi: La Socit francaise au XIII s. d'aprs dix romans

    d'aventiire, Paris, Hachette, 1904. A questo libro confessiamodi esser debitori della prima idea del presente nostro lavoro.

    (2) Dello stesso Langlois abbiamo La vie en France aii M.-A.

    d'aprs qiielques moralistes du temps, Paris, Hachette, 1908.

    Dalle antiche Civilits recentemeqte A. Franklin trasse i suoi

    due volumi su La Civilit, Vetiqiiette, la mode, le bon ton du

    XIII au XIX s., Paris, 1907 [se ne pu vedere una nostra re-censione in La Cultura del 1908].

  • PREFAZIONE VII

    L' Italia, la terra tradizionale della cortesia (0,

    la patria del Galateo, si e poco curata, generalmente

    parlando, di trar partito dai tesori della sua lette-

    ratura per scrivere la storia dei suoi costumi, che

    tuttora da fare (2). // primo scopo, dunque, che noi

    ci proponiamo presentando al pubblico italiano l'esa-

    me ayialitico del Reggimento di Francesco da Bar-berino, quello appunto di coitribuire alla miglior

    conoscenza della vita e della civilt del Medioevo

    italiano.

    Ma. ad ui secondo scopo noi mirammo pure : cio,a rievocare dall'oblio, da quell'oblio 71071 sempre e

    del tutto giusto che fatalmente ravvolse 7nolte opere

    letterarie che han pure i loro pregi di co7itenuto

    di forma, 2171 libro di cui fin dal i8yi il Galvani

    cos scriveva a F. Zambrini : Ella sa, Ch. sig7ior

    Co77i77iendatore, qua7ito sia lindo e piacevole questo

    Galateo do7inesco (3), e come, rifere7idosi a tempi ab-

    basta7iza 7'emoti dagli atfuali, unisca alle attrattive

    del verso e della l7igua quelle delle usanze e dei co-

    stumi del Medioevo, se7ipre pie7io di vivo 7iteresse

    per noi italiani .

    (i) V. pag. II.

    (2) La Francia vanta a proposito dei costumi medievali una

    ricca bibliografia. Per la Germania ci basti citare soltanto i noti

    recenti studi di A. Schultz.

    (3) Con queste parole il Galvani ci ha suggerito il titolo che

    abbiam dato al nostro libro.

  • vili PREFAZIONE

    In quanto a noi che speidemmo cure e sostenemmo

    fatiche per adoperarci, quasi come cuochi amorosi e

    solleciti, a condire e ad imbaidire oggi nel miglior

    modo possibile questa pietanza di sei secoli fa, s che

    per avventura non avesse a riuscire nn pochino di-

    sgustosa alle nari ed ai palati delicatissimi dell'et

    nostra; le persone, che leggeranno il presente libro

    e che certo sentiranno della simpatia per Francesco

    da Barberino, non vorranno negare a 7ioi un po' di

    gratituditie, almeno per riflesso. E di questa ricon-pensa del nostro lavoro, se pur piccolissima, saremo

    paghi.

    S. Polo dei Cavalieri, luglio 1909.

    Giov. Batt. Festa.

  • INDICE-SOMMARIO.

    Introduzione pjg. [La doppia corrente pr e contro la donna nel Medio Evo

    I Santi Padri: il loro ideale della donna perfetta. Le epi-stole di S. Girolamo La Cavalleria e la vita di corte:la cortesia Libri di cortesia L'Italia maestra di cor-

    tesia: Lope de Moros Tommasino dei Cerchiari, UgolinoBuzuola Francesco da Barberino. Storia del Reggimento:codici che lo contengono, edizioni a stampa L'allegoria del-l'opera: Madonna Distribuzione della materia La formaesterna; la lingua Importanza che presenta per la storiadei costumi.'

    Capitolo L La fanciulla "35Proemio del Reggimento La fanciulla che comincia

    alquanto a vergognare. Tristi effetti di mala compagnia.Attenzione agli occhi e alla lingua: la virt del silenzio.Pochi gesti A tavola. Guardarsi dal vino Il canto e ilballo Avventura di una tal Sensonia Ornamenti e ghir-lande Opportunit e moderazione nel ridere e nel pian-gere In chiesa Educazione letteraria Lavori femmi--nili e cucina Non si ricevano doni sospetti Novella diMesser Corrado e di Gioietta.

    Capitolo II. La donzella 65I grandi pericoli di questa et Le saette d'amore

    Compagnia; musica e canto Per la strada: saluto 1doni Orazioni poche, ma sincere e serie La guardia

  • X INDICE-SOMMARIO

    contro gli uomini Come bisogna accogliere una messag-giera Das ewig weibliche ! Qual donna pi da lo-dare I danni della civetteria 1 capricci e le finte ma-lattie I conforti di madonna Pa\ien:{a Maggiori cau-tele La fortuna toccata ad una fanciulla di San Lis inFrancia La fidanzata; suo contegno.

    Capitolo HI. La donna maritata .... pag. SjGli insegnamenti di Castit li d dell'anello Dalla

    casa paterna a quella del marito 11 grande banchetto nu-ziale di una Regina Precauzioni e condotta della sposa La camera nuziale L'indomani del gran giorno Dodicicautele La donna che fila stando alla finestra Altricinquantaquattro consigli Battiture coniugali I figlia-stri Il marito pi giovane della moglie Storia di tresorelle.

    Capitolo IV. La vedova 107Lagrime e lamenti Vantaggi e pericoli dello stato ve-

    dovile Condotta della vedova La scusa delle donneche troppo si adornano Educazione dei figli Reggimentoe governo delle terre Attenzione ai servi! Le secondenozze Facometipace Contegno col secondo marito.

    Capitolo V. La religiosa " 11

    9

    La donna che prende abito di religione in casa propria Grandi pericoli di questo stato, se manca una vera voca-zione II voto di castit delle maritate Nel mona-stero La badessa e le monache; la camarlinga, la sagre-stana, l'ortolana Novella di alcune monache allegre La eremita; si espone a grandi rischi Novella di un'ere-mita troppo fiduciosa in s stessa.

    Captolo VI. La cameriera e la serva . . . 129I consigli di Netta Fede La cameriera non faccia mai

    la spia generando discordie tra i padroni Accompagni eguardi la sua signora; badi agl'interessi della casa Unagiovane non si metta a servizio presso un uomo non ammo-gliato Si guardi dal padrone, se non vuol attirarsi l'odiodella padrona Sono assai poche le serve buone! Falsoservigio figlio di Satana.

  • INDICE-SOMMARIO XI

    Capitolo VII. La balia pag. 135Scelta della balia Qualit fisiche e morali che son da

    ricercare in essa Suo nutrimento Il latte materno preferibile Cure da apprestarsi al neonato Il bagno

    Ricetta profilattica contro il mal della pietra Le fascie

    Come s pu correggere qualche difetto nelle membra Unalezioncina d estetica Astuzia di una moglie infedele

    Come deve essere fasciato e come deve dormire il bam-bino Attenzione al mal d'occhio! Cautele nel togliereil latte; nutrimento del bambino Altre cautele.

    Capitolo Vili. La schiava 151La schiavit cosa contro natura Sua prima origine

    dal vino Che cosa la libert, che cosa la servit Etimologia della parola servo Valgano per la schiava glistessi insegnamenti dati per la cameriera e la serva.

    Capitolo IX. La donna nei vari mestieri " 155La barbiera La fornaia La treccola La tessitrice

    La molinaia La pollaiuola e caciaiuola L'accattatrice

    La mercivendola La conversa di chiesa L'alberga-trice ed ostessa.

    Capitolo X. Precetti di varia dottrina . . 161

    Cinquantatre ammonimenti di Prudenza Parla Ardireper le donne che desiderano aver figli Cautele durante lagravidanza Sar maschio o sar femmina? Cautele nelparto Viene Temperartela a parlare degli ornamenti fem-minili I belletti e le pomate rovinano la pelle La verabellezza la salute, e questa bisogna conservare! Alcuniesempi pratici ad hoc L'erba dell'amore coniugale Iltati I consolamenti di Piet Dodici questioni propostee risolte da Industria Chi sia pi degno d'onore, seTuomo o la donna; sentenza di Insticia Mottetti per laconversazione Le orazioni Conclusione dell'opera.

    Appendice : 199

  • INTRODUZIONE.

    L'educazione della donna nel Medio Evo ebbedue distinti periodi: l'uno pi remoto, che risaleai primi secoli del Cristianesimo, iniziato daigrandi Padri della Chiesa ; l'altro pi recente, disecoli pi progrediti sulla via della civilt. Ilprimo ispirato e regolato dallo zelo e dal se-vero ascetismo della nuova religione e dall'estesomovimento di reazione che questa oppose a tuttoci ch'era avanzo del mondo pagano (ed un be-nefico effetto se ne risenti ben presto anche perci che riguarda la condizione della donna). Ilsecondo, a distanza di parecchi secoli di barbariee di confusione, sorge in tempi relativamentepi calmi e tranquilli come una naturale enecessaria conseguenza della vita di corte e delpredominante spirito cavalleresco. , quindi, no-tevolissima la differenza tra i due modi di edu-care; differenza che dipende e dalla evoluzionestessa dei tempi e delle idee, e dal considerarela cosa sotto un ben diverso punto di vista.

  • 2 INTRODUZIONE

    Ma se, come da tutti si ripete, il diffondersidelle nuove idee cristiane nel vecchio mondo pa-gano giov molto a migliorare la condizione mo-rale e civile della donna; bisogna pur considerareche in sul principio la conoscenza degli scrittibiblici contribu non poco a raccogliere un certonembo di odio sul capo di questa debole creaturaumana. Dai versetti dell'Ecclesiastico (0, dai Pro-verbi di Salomone, scaturisce un rivoletto di pes-simismo femminino, che nel corso del Medio Evodiverr torrente e dilagher penetrando pi omeno in tutta la varia letteratura, e latina e vol-

    gare, di que' secoli. Perch o per la inclina-zione della natura umana a prestar pi fede al

    male che al bene, o, come a noi sembra pi pro-babile, per il fatto che nel Vecchio Testamentopredomina un senso pi pratico e reale dellavita certo si che i libri di Mos dovetteroprodurre nelle menti, almeno per ci che con-cerne la donna, impressioni abbastanza salde e

    durevoli ; s che per molti a nulla valse la parola

    dell'Evangelo, in cui come la palinodia e la

    rivendicazione dell'Eva antica, n pure l'esempiocruento delle mille eroine cristiane delle cata-

    combe e degli anfiteatri ; come a nulla varr lareazione, pi tardi, della cavalleria e di quella

    lirica, che ne diretto prodotto, le quali, per

    altro eccesso, vollero vedere nella donna la crea-tura angelica e sovrumana.

    (i) Se ne vedano, per esempio, i ce. IX, XXV, XXVI, XLII q.cc.

  • INTRODUZIONE 3

    Questo spirito antifemminino fu dunque pro-fondo ed esteso: nella donna non si vide che lanaturale immediata discendente della madre Eva,debole alle tentazioni, peccatrice, causa di infi-niti danni al genere umano (0. E non si pens,quindi, che a ridurre all'impotenza di nuocerequesta cagione d'ogni peccato, condannandolaad una vita tutta di orazione e di penitenza, asconto dei suoi molti falli ed errori e come unicomezzo per salvarne l'anima carica d'ogni colpa.Cos, a parer nostro, da quello spirito contrarioderiv la sua prima origine l'idea della educa-zione della donna, ed soltanto sotto quell'aspettoche i maggiori Padri della Chiesa si rivolsero adeducarla, sotto l' impulso di un fervido zelo pu-ramente religioso e per un fine tutto religioso,niente affatto pratico.

    Alcune delle molte lettere di San Girolamo, especialmente quella ad Laetam, ove si delineaun vero piano di educazione ad uso della fan-ciulla Paola, possono assai bene darci l' idea, qual

    (i) Ricordisi VEccIes. (XXV, 33): A muliere initium factumest peccati et per illam omnes morimur . Dalla donna nato il principio del peccato, et per quello tutti moriamo. Indisiamo divenuti mortali... . S. Cipriano [Alcune opere di S. Ci-priano tradotte da Hieronimo Cato di Pesaro, Venetia, 1547,pag. G8]. Nel Tractatus de bonitate et malitia mulierum (pubbl.da P. Heyse, Romanische inedita) leggiamo :

    Elle mangia prlmiers del pomeApres en fist mangier al ome

    Feme ocaisons est de toz mausFeme engeridre ires a mortaus.

  • INTRODUZIONE

    fosse il tipo della donna desiderato dai Padri.Ebbe.ne, diciamolo subito, i Padri della Chiesanon educano la donna se non per farne un es-sere interamente dato, anima e corpo, alle rigideausterit di una vita solitaria, di penitenza e diorazione, senza il pi piccolo conforto. Essi nonparlano e non si occupano che dell'anima, quasiche si rivolgessero a creature incorporee, ad es-seri in carile sine carne (0; o se talvolta si de-

    gnano parlare di questa fragile ma necessariaprigione dello spirito, soltanto per ispirare unprofondo disprezzo per il proprio corpo e la pro-pria persona, soltanto per insegnare a non ubbi-dire ad alcuno dei moti pi natufali della umanacarne. Mangiare pochissimo e solo alcuni cibi (2),e far spesso lunghi digiuni ; non bere vino mai,se non quando una malattia lo rendesse neces-sario (3); evitare persino i bagni (4) e qualunque

    (i) S. HiERONYMi, Ep. ad Laetam, Patrol. lat., t. XXII.(2) Gibus eius olusculum sit et similia, raroque pisciculi.

    Et ne gulae praecepta longius traham ... sic concedat, ut semperesuriat, ut statim post cibum possit legere, orare, psallere . Io.,ihid.

    (3) * Discat jam nume et vinum non bibere, in quo est luxu-ria; ... si necessitas postulaverit, et balneas adeat et vino utaturmodico propter stomachum ... Et hoc dico juxta indulgentiam,non juxta imperium, timens debilitatene, non docens luxuriam .Id., ihid.

    (4) Mihi omnino in adulta virgine lavacra displicent, quaese ipsam debet erubescere et nudam videre non posse: si enimvigili is et jejunis macerat corpus suum et in servitutem redigit,si flammam libidinis et incentiva ferventis aetatis exstinguerecupit continentiae frigore, si appetitis sordibus turbare festinatnaturalem pulchritudinem, cur e contrario balnearum fomentssopitos ignes suscitat? . Id., ihid.

  • INTRODUZIONE

    ornamento, anche gli orecchini (0. La vita tra-scorra nel silenzio della solitudine, fra la medi-tazione e la preghiera e la lettura di libri asce-tici ; avanzando un po' di tempo, dedicarlo al fusoe alla conocchia i-). Sia evitata qualunque com-pagnia, anche di donne e di ancelle, e qualunquepreferenza per l'una o per l'altra di queste (3).

    Nessuno abbia a veder mai la vergine cristianaandare per le vie, che son piene di pericoli edi insidie tese da uomini oziosi e vagabondi (4),

    (i) Cave ne aures eius perfores: ne cerussa et purpurissoconsecrata Christo ora depingas, nec collum auro et margaritispremas nec caput gemmis oneres, nec capillum irrufes ... . Id.,ibid.

    (2) Praeponatur ei probae fidei ac morum et pudicitiae virgo^ eterana,' quae illam doceat et assuescat exemplo ad orationemet psalmos nocte consurgere, mane hymnos canere, terta sextanona hora stare in acie quasi bellatricem Christi, accensaque lu-cerna reddere sacrificium vespertinum. Sic dies transeat, sic noxinveniat laborantem; orationi lectio, lectioni succedat oratio: brevevidebitur tempus, quod tantis operum varietatibus occupatur.Discat et lanam facere, tenere colum, ponere in grmio cala-thum, rotare fusum, stamina pollice ducere . . . Discat primopsalterium, bis se canticis avocet, et in Proverbiis Salomoniserudiatur ad vftam . . . Cypriani opuscula scraper in manu teneat,Athanasii epistolas et Hilarii libros inoffenso decurrat pede ... .Id., ibid.

    (3) Nolo de ancillulis suis aliquam plus diligat, cuius crebroauribus insusurret. Quidquid uni loquitur, hoc omnes sciant. Pla-ceat ei comes non compta neque formosa atque lasciva quae li-quido gutture Carmen dulce moduletur, sed gravis, pallens, sor-didata, subtristis ... . Id., ibid.

    (4) Quaerant eam in itinere saeculi inter turbas et frequen-tiam propinquorum, et nusquam alibi reperiant, nisi in adytoscripturarum, Prophetas et Apostolos de spiritualibus nuptiis sci-scitantem. Imitetur Mariam, quam Gabriel solam in cubiculo suoinvenit et ideo forsitan timore perterrita est quia virum quem

  • INTRODUZIONE

    n intervenire a feste e banchetti ove ella po-tesse trovarsi dinanzi a cibi che le facesserogola. (0. A lei si proibisce ogni sorta di diver-timento pi innocente; le si vieta ogni specie dimusica, di qualsiasi strumento (2), perch la dol-cezza della melodia non disponga l'animo dellavergine ai vaghi sogni dellg. volutt. Ecco, insomma, quale donna piace ai SS. Padri: Nullafuit alia matronarum, quae meam posset edomarementem nisi lugens atque jejunans, squalens sor-dibus, fletibus paene caecata quam continuis noc-tibus misericordiam Domini depraecantem solsaepe deprehendit. Cuius canticum psahni, ser-mo Evangelium, deliciae continentia, vita jeju-nium. Nulla me potuit alia delectare, nisi illa

    quam manducantem numquam vidi... (3). In talmodo la vita della donna vien considerata, e siriduce di fatto, ad una brevissima triste prigio-

    nia, alla quale solo la morte giunge gradita, comequella che, ponendo fine al doloroso pellegrinag-gio terreno, debba donare alla misera creatura

    non solebat aspexit . . . Numquam exeat foras ne inveniant eamqui circumeunt civitatem ne percutiant et vulnerent et auferant

    theristrum pudicitiae . Io., ibid.

    (i) Non vescatur in publico, idest in parentum convivio, ne

    videat cibos quos desideret. Et licet quidam putent maioris essevirtutem praesentem contemnere voluptatem: tamen ego arbitror

    securioris contnentiae esse nescire quod quaeras . In., ibid.

    S. Cipriano anche: Le vergini honeste non deveno andare n

    alle feste n alli conviti . Op. cit., pag. 262.

    (2) Surda sit ad organa; tybia, lyra, cythara, cur facta sint

    nescat . Io., ibid.

    (3) S. Girolamo, ibid.

  • INTRODUZIONE

    la vera vita beata che dura eterna. Col sistemadei Padri della Chiesa si potr tutt'al pi for-mare iia ioiaca; non si forma n si educa lado7ina alla vita; anzi, questa invero una edu-cazione negativa, che non tiene alcun conto dellavita, dei rapporti civili e sociali, dei vincoli mo-rali pi sacri che per quanto si possa o sivoglia disprezzar questa terra pure ad essasaldamente ci legano.Lo stesso S. Girolamo si accorge per il primo

    che il suo piano pedagogico si riduce ad unaregola monastica, e per togliere di dosso alla ma-dre ogni impiccio ed ogni responsabilit per ciche riguarda la figlia, termina col consigliareLeta di porre Paola addirittura in un monastero,dove la fanciulla potr rimanere ignara del mondoconducendo una vita angelica (0. Ognun vede poicome anche sotto il punto di vista della vita fi-siologica e dell' igiene debba condannarsi deltutto quel pessimo ed esiziale 7nodus vivendi, spe-cialmente in riguardo ad una giovinetta adole-scente. La storia, come ci ha tramandate le let-tere e le teorie educative di S. Girolamo, cos

    (i) Respondebis: Quomodo haec omnia mulier saecularisin tanta frequentia hominum Romae custodire poter? Noliergo subire onus quod ferre non potes; sed postquam ablactaveriseam cum Isac, et vestieris cum Samuel, mitte aviae et amitae . . .Nutriatur in monasteri, sit inter virginum choros, mentiri sacri-legium putet; nesciat saeculum, vivat angelice: sit in carne sinecarne . . . Et, ut cetera taceam, certe te liberei servandi difficul-

    tate et custodiae periculo. Melius tibi est desiderare absentem,quam pavere ad singula, quid loquatur, cum quo loquatur, cuiannuat, quem libenter aspiciat . . . : S. Girolamo, ibid.

  • ^ INTRODUZIONE

    pure ci dice quale fu il risultato della loro ap-plicazione. La zelante vedova Blesilla volle met-tere in pratica il bel metodo di vita consigliatoledall'austero asceta, e la misera donna morivapoco dopo, ancor nel fiore dell'et, vittima diuna vita non umana e di un soverchio fanatismoreligioso, lasciando la madre forsennata pel do-lore. San Girolamo lui stesso narra chealla rtiorte di quella donna ed al gran dolore chene prov la madre Paola, il popolo (sempre sen-sibile e generoso!) ne fu profondamente indignatoe cominci a mormorare minacciosamente: Non-ne illud est quod saepius dicebamus? dolet (ma-'ter) filiam jejuniis interfectam... Quousque genusdetestabile monachorum non urbe pellitur? nonlapidibus obruitur? non praecipitatur in fluctus?

    Matronam miserabilem seduxerunt, quae cum mo-nacha esse noluerit, hinc probatur quod nullagentilium ita suos umquam fleverit nlios (0. Edil severo educatore pens subito ad allontanarsida Roma!

    Vere o false che siano e la famosa leggendadeWanno mille e le conseguenze che alcuni sto-rici ne vorrebbero trarre; certo si che nei

    primi tempi e nei primi secoli dopo quell'epocasi nota un risveglio, sotto tutti i rapporti, nella

    vita medievale. come l'alba di una nuova ra,in cui gli animi rinfrancati dopo la scomparsadel temuto pericolo della fine del mondo, dicono

    (i) Nella Praefatio ad Didymi libriim.

  • INTRODUZIONE

    taluni si sentono rinnovellati : l'organismo so-ciale della grande famiglia umana, ricostituen-dosi, comincia a sentir circolare il sangue nellesue vene, e battere con novello impeto il suocuore ai vari palpiti. Dopo il grande caos, pro-dotto dalle invasioni e dalle distruzioni barbari-

    che, comincia a ristabilirsi l'ordine necessario:le guerre si fanno meno frequenti, la vita civilesi riordina e si riafferma con tutte le sue conse-

    guenze di ambizioni, di passioni, di partiti, dilotte intestine; l'amore della famiglia e del foco-lare risorge sacro negli animi. Pare in somma

    che il mondo di quel tempo si offra ai nostriocchi come un quadro meno triste e tetro, a tintepi chiare : non pi il fumo denso e la caliginedegli incendi distruttori, n la polvere sollevatadai monumenti e dagli editici battuti in rovina,n il corusco bagliore delle armi dei barbari. Maben altra visione: splendide sale di castelli, incui dalle ampie finestre gotiche penetra a grandifasci la luce; liete acclte di cavalieri e di ma-donne in vesti sfarzose; allegre animate con-versazioni, con scambio di sorrisi e di mottetti;sguardi e parole di amore sommessamente mor-morate; note gaie di liuti e viole....

    Nelle corti, nei castelli e nei manieri si svolgetutta la vita sociale dell'aristocrazia del tempo,

    e la condizione di una tal vita impone natural-mente la necessit di educare cavalieri e don-zelle in tutte quelle minute regole che ebbe ilgalateo medievale, e che si compendiarono nellaparola cortesia, come l'insieme di quanto occor-

  • IO INTRODUZIONE

    reva e sapere e porre in opera per figurare misi passi l'espressione nelle sale della corte (0.

    La cortesia, nel cui nome si comprese ogni attogentile e delicato, generoso e magnifico, fu co-me il risultato ultimo e, forse, il maggior pro-dotto delle idee della cavalleria, e il sentimentodi essa dur tenace negli animi (2).

    (i) Si ricordi il passo di Dante: ... Perocch nelle cortianticamente le virtudi e li belli costumi s'usavano (siccome oggis'usa il contrario) si tolse questo vocabolo dalle corti, e fu tantoa dire cortesia, quanto uso di corte; lo qual vocabolo se oggi sitogliesse dalle corti, massimamente d'Italia, non sarebbe altro adire che turpezza : Conv., II, xi.

    (2) Egidio Romano cos parla bellamente della cortesia: Ecortesia non altro se non una gentilezza di buoni costumi. Ecos come il dritto della legge comanda a fare tutte l'opere dellavirt, cosi gentilezza di buoni costumi, vuoli cortesia, comandaa fare tutte l'opere de la virt. E siccome drittura di legge hain s tutte le virt, cos la cortesia ha in s tutte le virt. Ed l'uomo cortese in fare tutte l'opere della virt, siccome in do-nare e dispendere avvenevolmente; ed in bere ed in mangiare con-venevolmente, ed in fare l'opere di temperanza, ed in tutte le

    cose fare avvenevolmente pu l'uomo bene esser cortese . . . Dondel'uomo die dire che l'uomo cortese, quando elli fa alcuna buonaopera, per mantenere o per tenere ei costumi e le maniere deigentili uomini e dei nobili ... : Del Reggimento dei prin-cipi, II, XVI. Il nostro Francesco da Barberino cos definisce laCurialitas nel Commento ^vo &\ Documenti d'amore: . . .et die quod curialitas est virtus quae spontaneo motu, ullo co-gente homine vel debito sed solo ad virtutem desiderio exer-cetur (ediz. dipi, della Soc. JiloU ^om.^ I, 22). Cfr. anchele parole del provenzale Garin sulla Corte:^ia (nell'articolo diK. Bartsch, Garin der Braiine, in Jahrbiich ft'ir Rom. u. Engl.Literatur, III, 402). Per altro occorre qui notare che la parolacortesia ebbe presso i Provenzali un significato pi ristretto, comesinonimo soltanto di munificenza e di prodigalit, onde Dantenel citato passo del Convito a ragione cerca di spiegar bene diqual cortesia intenda parlare: E non siano li miseri volgari

  • INTRODUZIONE I I

    E poich per la innata delicatezza e gen-tilezza della donna, allora massimamente esaltatadalle idee cavalleresche esagerate ed eccessive,come per naturale opposizione e reazione, dicem-mo, a quella forte corrente di pessimismo fem-minile del Medio Evo poich nulla cosa indonna sta pi bene che cortesia (0, ovvio cheben presto si ponessero in iscritto regole e trat-tati di cortesia ad uso delle dame; e parecchi,infatti, ve ne furono di questi componimenti di-dascalici morali nelle letterature romanze, e pri-ma nella provenzale e nella francese, che fiorironopi presto della italiana (2).

    IMa la nostra Italia ebbe sempre presso gli altripopoli latini una nobile tradizione di cortesia,della quale fu detta maestra; tradizione che, maiinterrotta e smentita, si rinnovella e si riafferma,nello splendido periodo del Rinascimento (3), col

    anche di questo ingannati che credono che cortesia non sia altroche larghezza: che larghezza una speziale e non generale cor-tesia . E pi chiaramente parla il Barberino: ... Non obstatquod maiores nostri provinciales dixerunt curialitatem non essealiud quam mensuram in rebus, nam locuti sunt de largitate;et certe largitas provenit ex ea, sed non semper, nam potest lar-gitas aliquando ex debito et ex necessitate conferri, et quod exnecessitate fit non potest esse donatio , Docum., I, 22.

    (i) Dante, Conv., II, xi.

    (2) V. Bartsch K., Grundriss :{. Gescliichte d. Prov. Lit.;Paris G., Hist. d. Lift, frane. ^ ecc.

    (3) Fra gli umanisti ci piace ricordare Giovanni Sulpizio Ve-rolano che in versi latini dett un poemetto su le cortesie dellamensa; un poemetto che ebbe una straordinaria fortuna special-mente in Francia, dove fu tradotto e spesso parafrasato ed imi-tato; V. Franklin A., La civilit, Vtiquette, la mode, le bon tondu XIIle au XlXe siede., Paris, 1907, t. I.

  • 12 INTRODUZIONE

    fortunato Galateo di Monsignor Della Casa. Unclerigo spagnolo, Lope de Aloros, viene appostain Lombardia ognun sa come con questo nomesi designasse un tempo tutta, o quasi, l' Italia

    per apprender cortesia:

    Un escolarque siempre duenas amomas siempre ovo cryancaen Alemania y en Francia,moro mucho en Lombardiapor aprender cortesia (i).

    Italiano Tommasino dei Cerchiari (Thomasin vonZerclar) friulano, che scrisse in lingua tedesca unpoema intitolato Walsche Gast, nel quale fa men-zione di un altro suo libro Della Cortesa, disgra-ziatamente per noi perduto, scritto in italiano (2).

    (i) Monaci E., Testi basso latini e volgari di Spagna, pag. 39:Romance de Lope de Movos; v. anche in Romania, XVI, pagg.368 sgg. ove il Morel-Fatio scrive: Le plus sommaire examende leur langage (ossia dei versi del Romance) permet de lesattribuer srement au XII le sicle, peut-tre mme la premiremoiti du Xllle s. .

    (2) Tommasino usa wellish sempre in significato d'italianoe non di francese. Egli si chiama da se stesso welhsche gast, cioospite italiano; egli dice di non voler mescolare parole della sua

    lingua {velhische ivorte) nella lingua del suo poema. Quei libri{Della Cortesia e un altro Della Falsit) erano certamente scrittiin italiano, e per sarebbero tra i pi antichi monumenti dellanostra letteratura volgare. Del libro della Cortesia non s' po-tuto sin qui trovar traccia . . . . Cos il Graf {Appunti per lastoria del ciclo brettone, Giorn. stor. d. letter. itah, V, 112)contro l'opinione del Ruckf.rt che vorrebbe quei due libri scrittiin francese. Su Tommasino si pu anche vedere lo studio pirecente di L. Torretta nel fase. I degli Studi medievali, direttida F. Novati, nel quale studio offerto anche un largo interes-sante riassunto delle teorie educative del poeta friulano.

  • INTRODUZIONE I3

    N il tempo ci ha risparmiato un libro sul mododi salutare che fu composto da Ugolino Buzuoladi Romagna, autore citato anche dal Barberino (0.E sarebbe qui superfluo ricordare il De giiiriqua-giita citrialitatibus ad mensam di Bonvesin da Riva,e l'altra poesia anonima, sullo stesso argomento,edita dal Bartsch (2), e tanti altri poemetti par-ziali di cortesia. Dante stesso, per bocca di MarcoLombardo, ci offre altra bella testimonianza che

    in sul paese c'Adige e Po rigasolea valore e cortesia trovarsi

    prima che Federigo avesse briga (3).

    wSe la Provenza e la Francia precedettero l' Italiaanche nella trattazione letteraria delle regole dicortesia, tutto ci che esse produssero su tale ar-gomento si riduce notiamolo a brevi e purmeschini e leggieri poemetti; rimane, invece,all'Italia del sec. XIV il vanto di due galateicompleti, l'uno maschile, femminile l'altro: ossiai Documenti d'Amore ed il Reggimento e Costumidi donne, opere di Francesco da Barberino (4).

    (i) Hoc etiam . . . dixit Hugolinus Bugola in tractatu suode salutandi modis {Doc, I, 172); e poco pi gi (I, 174):I'

    . . . ipsius Hugolini . . . circa salutationes aliqua dieta refera-mus que in Romaniola recepi ab ilio .

    (2) Rivista di filologia roman:^a, II, pag. 43.(3) 'Purg., XVI, 115 sgg. Si ricordi anche come I'Alighieri

    rimpianga {Tiirg., XIV, 109) per bocca di Guido del Duca

    le donne i cavalier gli affanni e gli agiche ne invogliava amore e cortesial dove i cor son fatti si malvagi.

    (4) Si veda anche Reggim., parte I.

  • 14 INTRODUZIONE

    Nel suo Proemio al Reggimento ben a ragionepot l'Autore affermare per bocca di Madonna (0:

    Novellamente, Franciesco, parlaicoll'Onestade,

    ed a preghiera di molte altre donnemi lamentai coUei,e dissi ch'erano moltich'aveano scritt'i' libricostumi ornati d'omo, ma non di donna.

    Poich in nessun modo si pu paragonare questosuo trattato di costumi femminili con alcun cheprodotto anteriormente e altrove e in Italia stes-sa; ne per riguardo all'ampiezza data alla trat-tazione della materia, n, specialmente, per laconsiderazione che in essa si fa non pure dellesole dame aristocratiche, ma ben anche delledonne di tutti i gradi e di tutti i mestieri: dallafiglia d' imperatore e di re coronato alla figliuoladi artefici e lavoratori di terra, alla barbiera,

    alla tessitrice, alla fruttivendola. Talch, conl'opera democratizzata del Barberino possiam direche si inizii un nuovo e pi progredito periodoper l'educazione femminile; quel periodo, cio,in cui passando la materia educativa dalle manidi poeti girovaghi e leggieri, pi adatti a can-tare d'amore, nelle mani dei poeti colti e dei

    (i) Nichilominus tamen osserva l'Autore liber iste (ciodei Documenti) erit in mults, si voluerint, utilis dominabus ete contra liber ille (cio il Reggimento) in multis erit utih's viriset illis maxime, qui eorum filias voluerint moraliter enutrire :Doc, I, 140.

  • INTRODUZIONE

    moralisti, essa divieti pi estesa e pi universale.Non si limi.ta pi a frenare e regolare i movi-menti delle membra e la lunghezza del passoalle dame di corte, o a raccomandar loro di nonlasciarsi troppo leggermente baciare n porre lemani per entro il seno dai cavalieri o dai pag-gi (0; ma ben si rende maestra di tutta la con-dotta della donna nei suoi rispetti civili socialie morali, nei suoi affetti intimi, nei suoi vizi,nelle sue passioni, nella sua religione. Dunque, e non chi non lo veda la nuova lette-ratura didattico-morale sull'argomento si ricol-lega abbastanza strettamente alle teorie educa-tive di S. Girolamo e dei SS. Padri, ed in granparte, anzi, da quelle deriva. Ma pure la nuovaeducazione femminile in certi punti essenzialiuna vera e propria reazione a quelle rigide teo-rie, non foss'altro per un nuovo e vivo senti-mento e per un pi umano e giusto apprezza-mento della vita e della realt, che in essa scor-giamo. Infatti il Barberino stesso il quale d'altronde non poco severo e si compiace moltosovente di condividere le opinioni di S. Giro-lamo, di S. Agostino e di altri scrittori dellaChiesa citandoli o non il Barberino bandisce

    (i) ... Il consiglio di Roberto di Blois alle donne di nonlasciarsi porre conversando le mani in seno dagli uomini, trovaspiegazione e riscontro in un passo della Flamenca, dove il repone le mani nel seno della novella sposa Flamenca allo scopodi far onore al marito. E un siffatto divieto leggiamo anche nelfableau Des droiz au clerc de Voudai ... : Gorra, Fra drammie poemi: Il costume delle donne, pag. 322.

  • l6 INTRODUZIOxNE

    dalla educazione delle fanciulle le soverchie elunghe orazioni, e il rimaner troppo rinchiusein casa; permette loro con le debite cautele,naturalmente di ridere, scherzare, intervenirealle feste, alle passeggiate, in gabbia o carriera (),in barca, a cavallo; di stare in compagnia didonne attempate e di donzelle della medesimaet; anzi proibisce assolutamente la solitudine;e infine altro punto importante, chi rammentile parole di S. Girolamo citate di sopra

    non solo concede loro di ascoltare la musica,ma consiglia che apprendano elle stesse a suo-nare o un mezzo caimone (2) o la viuola o qua-

    lunque altro strumento onesto e bello e ad eser-citarsi nel soave e basso caito camerale.,.. Siamodunque in un tutt'altro mondo, e tutto mutatonel volgere di alcuni secoli: l'alba della vita

    moderna! Ed merito dell'Italia questa nuovatrasformazione educativa e l'aver saputo felice-

    mente accordare la Cortesia con \ Onest (3), ondeben pot dire l'Alighieri: cortesia e onestade tutt'uno (4). Per altro, in questa parte della

    letteratura nostra assai pi che nelle altre si ri-flette la societ italiana del tempo, e questa ne

    (i) La gabbia era una specie di vettura che si poneva sui ca-valli, come apparisce meglio dalla novella a pag. 64; la carrierainvece, doveva essere una vettura a ruote, simile alla nostra car-rozza. N gabbia n carriera registra la Crusca.

    (2) Sorta di strumento da fiato; anche questa voce manca allaC7'iisca.

    (3) Si veda il Proemio del Reggimento.(4) Conv., 1. cit.

  • INTRODUZIONE \J

    appare meno leggiera e frivola nei costumi epi onesta di quella d'oltr'Alpe (0.

    Di Francesco da Barberino non occorre quitessere la biografa; rimandiamo chiunque la desi-derasse al bel libro del Thomas (2). Noi ci occupe-remo qui soltanto, ed in breve, di quell'opera suaintorno alla quale si aggira il nostro libro. Inmolti luoghi del testo e del Commento latino deiDocuienti d'Amore l'Autore cita o allude al Reg-ginento, al modo stesso che in questo parla ta-lora di quell'altro libro. In sulla fine del Proemiodei Documenti si legge, per esempio:

    Ma guardili (le donne) in quel libro che conteneci ch'elle deon servaree corno costumare,

    lo qual io scrissi e mandoa lei che mei comando,ell' cortese e mosterrallo a tutte.

    Ai quali versi si riferisce la seguente chiosa la-tina: Loquitur de quodam libro quem ad man-datum cuiusdam domine de dominarum moribuset ipsarum quibuscumque observantiis necessita-tibus et utilitatibus compilavi... . Segue pi giuna curiosa, ma storicamente interessante giusti-ficazione dell'Autore: Sed nondum omnibuspatefeci {se. iibrum) ex eo quia studium meumipsius rescriptionem et expeditionem totalemtempore aliquo retardavit. sed posses tu dicere:

    (i) Vedi Gorra, op. cit.(2) A. Thomas, Francesco da Barberino et la lttratiire pro-

    vencale en Italie au moyen-dge, Paris, 1883.

  • l8 INTRODUZIONE

    cur eo tempore quo vacasti praesentibus nonvacasti ceptorum perfectioni quod laudabilius vi-debatur. Respondeo quia in comitatu Provincieac comitatu Venesis (0 pr arduissimis negotiisnecessario vacans et melanconia magna oppres-sus et quaternos interlineatos illius operis hic non

    habens, hec miclii ab Amore iniuncta propesilifini dare (2). Il passo importante, dunque, perdeterminare approssimativamente il tempo dellacompilazione del Reggimento: questo, secondo leparole dell'Autore, fu composto in parte prima,in parte dopo il libro dei Dociynenti, il quale allasua volta a t compltement termine vers13 14 ou 13 15, en tout cas avant 13 18 (^).

    Oltre la testimonianza dello. stesso Barberino,per s sufficientissima a provare l'autenticit del-

    l'opera, abbiamo ancora quella preziosa di Fi-lippo Villani, che nel suo libro De origijie civi-tatis Florentiae et eiusdem famosis civibus inseranche una biografia del nostro Autore, e par-lando delle opere di questo dice: Compo-suit insuper libellum vulgarem jocundissimum,multis refertum exemplis, in quo mulierum mo-res per earum ordines gradus et aetates consti-

    (i) Alla sua andata a Venezia accenna il B. anche in una no-velletta del Reggimento (parte I, vii); v. pag. 49.

    (2) A questo passo dei Doc. si fa poi allusione nella parte IVdel Regg. con le parole: Sol lo trattato rimase fuor d'esso(libro dei Doc.)^ Che si contiene nel presente libro (del Regg.)^Lo quale era gi mosso, Come il Proemio di sovra dimostra, Ecorno ancora in quel libro si scrive, Nel suo Proemio quasi sullafine .

    (3) Thomas, op. cit., pag. 68.

  • INTRODUZIONE IQ

    tuit ad doctrinam; quidve aetati cujusque eanimvel dignitati secundum verecundiae modestiamconveniret ostendit; eique nomen indidit De re-gimiie vmlierum. Et ut festine me a multis simulabsolvam, descripsit quicquid ad morigerataevitae regulas pertineret, per prosas et rithimospersuaves, ut facile atque memoriter quae insti

    -

    tuit haberentur (0, Ma l'opera di Filippo Villani dice il

    Baudi e questa sua testimonianza rest essamedesima lungo tempo sconosciuta, finch l'Ubal-dini l'anno 1640 non premise alla sua edizione deiDocumenti, tra le altre cose, la Vita appunto delBarberino scritta dal Villani (2). E l'Ubaldini intal modo ivi si rammaricava della perdita dell'al-tra opera barberiniana: Nell'istesso tempo checompose i documenti per gli huomini, descrissein volgare altres il Reggimento e i costumi delledonne. Del quale ci ha lasciato il tempo solamenteil nome e il desiderio, avvivatoci dalla frequente

    commemorazione di quel trattato, ch'egli professaaver fatto ai preghi di nobil donna (3).

    wSoltanto nel 1667 in Firenze il caso fortunatofece scoprire ed acquistare ad uno della famiglia

    (i) Il passo riportato anche dal Baudi di Vesme nella Prefa-zione della sua ediz. del Reggimento, pag. vii.

    (2) Ibid.^ pag. vili.

    (3) DalPessersi perduta affatto ogni notizia di questa opera di

    messer Francesco acquista merito di fede un'affermazione di Lu-dovico Dolce, la quale altrimenti sarebbe o falsa o prodotta daignoranza. Cio, nella prima met del 500 il Dolce, scrivendo ilsuo' Dialogo della Istituzione della donna, asseriva, nessunoprima di lui aver toccato, o tanto meno trattato, quell'argomento.

  • 20 INTRODUZIONE

    Strozzi un codice contenente l'opera rimpianta edesiderata; l'unico antico manoscritto che senepossegga, e che, dal solerte Strozzi mandato su-bito in dono al Cardinale Barberino a Roma,entr a far parte della ricchissima biblioteca diquesto prelato. Il quale pens ben presto a farnepreparare una copia che dovevasi consegnarealle stampe; ma chi sa mai per quali ra-gioni? non se ne fece pi nulla, e quella co-pia, rimasta nella Biblioteca Vaticana, costituisceil secondo ed ultimo codice, e di nessuna im-portanza, che oggi abbiamo del Reggimento {^).

    Del libro si sono avute finora tre sole edizionia stampa: la prima romana, del 1815, a cura dimonsignor Guglielmo Manzi, che troppo legger-mente giunse a supplire e correggere di sua fan-tasia le lacune e gli errori della copia vaticana,di cui disponeva; la seconda milanese del 1842,che non se non una ristampa fedele della pri-ma; la .terza, pi recente e pi corretta (2), cu-rata dal Bandi di Vesme (3).

    (i) Si veda, per tutto ci, la citata Prefazione del Baudi diVesme.

    (2) Ma nemmen essa scevra, purtroppo, di difetti: non ul-timo quell'esagerato zelo nel racconciare e rabberciare i versi chesembrano non esatti (ci che pu e deve farsi opportunamente econ molta cautela); un de' casi in cui par che l'editore vogliarimediare i panni addosso al suo Autore per non fargli far cattivafigura agli occhi dei lettori! Se non che in tal modo si pu giun-gere ad alterare anche la fisonomia di un'opera o a distruggerececamente un artifizio voluto apposta dallo scrittore, come po-trebbe darsi il caso appunto nel Reggimento (v. pi gi a pag. 26).E tale difetto troppo frequente nelle edizioni crtiche di fino apochi anni fa.

    (3) Lo stesso Baudi pubblic pure in un fascicolo a s le sole

  • INTRODUZIONE

    Il Reggimento, di cui si occuparono specialmenteil Bartsch (0, il Thomas (2), il Gorra (3), con-sta di venti parti, oltre un Proemio, nel quale dichiarato il proponimento dell'Autore, che, peristigazione di Madonna accordatasi con Onest eCortesia, si assume l'incarico di scrivere fedel-

    mente ci che da Eloquenza e da Industria verra lui dettato a beneficio delle donne. Come dato vedere gi fin dal Proemio, abbiamo anchequi un simulacro di poema allegorico, forma as-sai comune ed in voga a quel tempo e che facapo al famoso Roman de la Rosei.^). L'allegoria

    Novelle del Reggimento (Bologna, 1874). Lo stesso notiamo aveva fatto fin dal 1868, pure a Bologna, lo Zambrini in una pub-blicazione nuziale di soli 26 esemplari; v. D'Ancona A., Studidi critica e storia letteraria, pag. 274, n. i. Nel 1883 l'edi-

    tore Sansoni faceva annunziare prossima una nuova edizione delReggimento, a cura di R. Renier, fra i volumi della sua Pic-cola Biblioteca; edizione che per non vide mai la luce (v. Giorn.stor. della lett. ital., I, 377).

    (i) Nel volume Gesammelte Vortrdge und Au/sat^e.(2) Nella citata opera su Francesco da Barberino.

    (3) Il Reggimento e costume di donna del Barberino ne' suoirapporti colla letteratura provengale e francese (in Studi dicritica letteraria)^ che avremo pi d'una volta occasione di ci-

    tare, ed anche nel voi. XIV del Giorn. stor. della letter. ital.(e poi nel volume Fra drammi e poemi) ove si istituisce un cu-rioso raffronto tra il Reggimento ed El costume delle donne...edito da S. Morpurgo, Firenze, 1889. A noi non stato pos-sibile aver sott' occhio altri due studi sulT argomento: cio unodel Wesselovski (citato dal Bartoli, Storia della letter. ital.,e dal Thomas, op. cit.), l'altro del Delcluze ntWaL Revue fran-raise, 1838 (citato dal Jourdain, Excursions historiques).

    (4) Questo monumento della poesia allegorica medievale anche superfluo ripeterlo fu incominciato da Guglielmo diLoRRis nella prima met del secolo XIII e terminato poi da Gio-vanni DI Meung negli ultimi decenni dello stesso secolo.

  • 22 INTRODUZIONE

    dell'opera che esaminiamo si svolge tutta intornoa Madonna, sulla quale l'autore si sforza di get-tare il velo del mistero, e di cui furono datevarie identificazioni ed interpretazioni (0. Nellachiosa latina al Proemio dei Dommenti, dopo ilpasso riferito poc'anzi e ad intelligenza di quel cujusdam domine si leggono queste altrelinee: Quae fuerit ista domina cuius mandatolibrum illum composui, liber ipse in sui prin-cipio representat. sed durum est comprehendereposse ibidem cum metaphorice verba illa po-nantur oscura, proprie intentionis respectu, etdurius ibi de ipsius figura, que ibidem pingiturindicare.... Si autem de ista domina que sit quehoc iniunxit videre volueris infra in fine secundepartis et prohemo tertie in testu et glosa satisdicitur. cautus tamen eris et probus si poteriscapere verba illa (2). Al qual luogo fa riscontroil VII del Proemio del Reggimento:

    E ponetevi a chura che in diverseparti del h"bro voi

    udirete parlar la detta donna,sicch se voi sareteaccorte persone, e usate

    d'udir parlare cos gentilmenteporrave forse essere ch'avereste

    gratia da Dio di conoscerechi questa donna che ci apar cos chiusa.Simigliantemente voi vedretech'ella m'aparir in diverse e nuove

    (i) V. Thomas, op. cit.(2) Edi:{. dipi, cit., pag. 34.

  • INTRODUZIONE 23

    forme e fighure, e quandomi mostrerr una virte quando un'altra in vostroservigio e perch voila vediate s che anconella sua apparitachi s''assoliglierla porr conosciere : che non sarpicciola gratia a chui Iddio la desse.

    Senza spendervi intorno troppe parole, diciamoche dai molti luoghi dell'opera ne' quali si ripre-senta ]\ladonna, e dalle parole che a lei rivolgeil Poeta, assottigliandosi un poco, si pu identifi-care quella Donna con la Intelligenza (0, e a ciprovare ci sembra di grande importanza fra glialtri un passo della Parte XX in cui messerFrancesco, pregando hitelletto perch voglia la-sciargli libero il passo per recarsi dinanzi a Ma-donna, dice queste parole:

    Nobile Jovane, novo Intellettoche tien' le chiavi d'est stretta portaonde t' data s gran degnitateeh' a questa Donna non pu gife alchunoche non convegnia te seco menare,e pi ancor che chi qua dentro entrassesenza la tuo' notizia perde luce

    (i) II Manzi l'aveva interpetrata per la Sapienza divina, e cosdopo anche il Bartoli. Ma A. Borgognoni, esaminando accurata-mente tutti i passi del Reggimento che a Madonna si riferiscono,prov assurda e contradittoria una tale interpetrazione, e riuscibellamente ad identificare questa del Reggini, con la Donna diun altro poema: V Intelligen:{a, attribuita a Dino Compagni (Bor-gognoni, Studi d'erudi:{ione e d'arte, I, 239 sgg.).

  • 24 INTRODUZIONE

    tu gran maestro di cognizionela qual parte d'ogni .sapienzatu che poresti ancora viver megliosenza colei, che sanza te non vale

    tu mi d grazia di passar davantia quella donna ....

    Ed Intelletto risponde a lui:

    vorr' ti servireperch'i' ti veggio fedele e per l'ovra,ma tu mi par d'uno ingiegnio s grossoch'i' non so ben s'io ti lasso passare (i).

    Del resto l'allegoria del Reggimento, che spesso abbastanza puerile, si riduce a ben poca cosa,ed oltre che nelle relazioni e nei colloqui fraMadonna ed il Poeta, fa solamente capolino alprincipio delle singole Parti dell'opera, a cia-scuna delle quali (come nei Documenti d'Amore,del resto) presiede una donna in spetie di ver-tute (Innocenza, Vergi?iit, Castit, Spermiza....)

    .

    Fa eccezione la sola Parte VII nella quale lavedova, che si. vuol rimaritare, abbandonata daogni Virt per comando di Contiienza, e vienesolamente accompagnata da una sua camerieradi nome Facometipiace ! (2).

    (1) Nelle quali parole sembra doversi vedere uno slancio dimisticismo onde il Poeta desidererebbe che V Intelletto materialee, in questo caso, l'anima, fosse divisa dalla carne per salire piprontamente alla unione con Intelletto attivo. E pare che il Bar-berino giungesse sino ai processi esterni usati dai mistici orien-tali come mezzo di pervenire alla identificazione coW Intelligenzauniversale . Borgognoni, op. cit., pag. 244 sg.

    (2) V. pi gi.

  • INTRODUZIONE 25

    Le venti Parti del libro sono tra loro addirit-tura sproporzionate: mentre, ad esempio, la V siestende per quasi cento pagine (ediz. Baudi,

    pp. 1 15-201), la XI ne occupa appena quattro,la XII neppur tre. E siamo ai tempi in cui sicostruisce quell'edifcio letterario meravigliosoed armonico in ogni sua parte che si chiamala Divma Co^nmedia ! ... Ogni Parte, dopo i pre-cetti rivolti alle donne distintamente per ognigrado dalla figlia o moglie d'imperatore o dire coronato a quella di lavoratore di terra

    oppure a tutte in generale, contiene come esem-pio una narrazione in prosa o novella che facciaal caso. Ma nella Parte V avviene che la formadidascalica si muta improvvisamente in narra-tiva, e il Poeta trascinato dalla materia, descri-

    vendo il banchetto nuziale e l' imeneo d' una re-gina con un grande ed insolito lusso di parole,di frasi, di costrutti che, pur sintatticamente

    strani, riescono di discreta efficacia, si compiacein costruirci dinanzi agli occhi un lieto luminosoe voluttuoso idillio (0. Anche qui ad una parteche pu dirsi vera e reale nei suoi elementi simescola una parte puramente allegorica: ai per-sonaggi umani e viventi, ossia alla Regina e allesue donzelle ed ai cavalieri, sono intenti tuttia far loro ghirlande in giardino viene ad ag-giungersi la personificazione di Amore che lanciadardi, che d a dame e a cavalieri morte appa-

    (i) Si legga neWAppendice tutto il passo, che merita.

  • 20 INTRODUZIONE

    rente e momentanea, dalla quale egli stesso poili risuscita.

    La forma esterna del Reggimento nella sua partepoetica si presenta curiosa e strana: versi di ognimisura, e fuori d'ogni misura, si susseguono pro-miscuamente, senza rima, tranne qua. e l dellegobboletle rimate: versi piani, sdruccioli, tronchialla rinfusa (0. Abbiamo qui uno dei pi antichiesempi di verso sciolto? o una maniera di Selva come credeva il Galvani? (2) o un altro artificiopoetico?Dopo attento esame e particolare studio del-

    l'opera e non qui opportuno esporre tutte

    le nostre osservazioni e gli elementi del processoanalitico (3) ci sembra di poter venire a que-ste conclusioni: il Reggimento nel suo complessoappartiene a quel genere letterario che i dicta-

    tores medievali chiamarono prosimetrum o prosi-metricoi (4) (ossia un miscuglio di prosa, di metro

    (i) Francesco da Barberino nel suo libro Del Reggimento edei costumi di donna, che va fra i pi importanti esempi dellanostra antica poesia didascalica, non us un metro determinato,ma and variando, secondo la materia che aveva alle mani, anchela forma. Vi prevale per altro una specie di versificazione chechiameremo libera, poich i versi di differente misura non sonougualmente distribuiti n le rime ricorrono sempre e secondo unordine prestabilito ... . Casini T., Sulle forme metriche ita-liane, Sansoni, 1884, pag. 85.

    (2) In Propugnatore, IV (1871).

    (3) Ci che ci riserbiamo di fare altra volta altrove.(4) Duo quidem dictaminum genera novimus, unum videli-

    cet prosaicum, alterum quod vocatur'metricum. metricum vero . . .repperitur tripliciter: aut cum pedum mensura et Carmen voca-tur, vel numero dumtaxat sillabarum cum vocum consonantia ettunc riddimiis {al. ridmus, rithmius) appellatur, seu utroque

  • INTRODUZIONE 1']

    e di ritmo), genere che ha il suo archetipo nellibro De philosophiae Consolatone d Severino Boe-zio. La parte prosaica dell'opera barberiniana costituita dalle novelle e da alcuni esempi e brevicitazioni d autori: ma s tratterebbe anche diuna prosa d'arte non schietta e disinvolta, benscon clausole fisse imitanti le forme del cursus dellatino medievale. La parte veramente metrica ci data dalle gobbolette e dai molti distici e tri-stici isolati od in serie continuata. Ritmica, in-fine (del ritmo accentuativo eh' nei versi ita-liani, s'intende bene), sarebbe tutta la rimanenteparte formata in apparenza di versi regolari oirregolari ed permetri.La bella lingua del trecento si dispiega viva

    fresca elastica in quest'opera, assai pi che neiDocumeiti, e ci principalmente per due ragioni :per essere libera dai ceppi della rima, la quale secondo l'Autore stesso fa talora partirl'uomo dal proprio intendimento (0, e per avervoluto il Barberino usare appositamente in tuttoil trattato una forma pi semplice e popolare, o,per dirla con le sue parole, un basso stilo:

    mixtum quod quidem /ro^fmefrwm compositione dcitur : HugoBoNONiENSis, Rationes dictandi cit. dal Norden, Die antike Kiinst-prosa, II, 756. f Dictaminum vero genera tria sunt a veteri-busdiffinita, scilicet prosaicum metricum et rithmicum. prosaicumut Cassiodori, metricum ut Virgilii, rithmicum ut Primatis . . .quod si ex his fiat commixtio, ex tali commixtione denomina-tionem assumit, ut dicatur prosimetricon sive mixtum. unde dicta-men Boetii veteres prosimetricon appellarunt : Thomas Capia-Nus (t 1239), in NoRDEN, op. cit., pag. 757.

    (i) Proemio, V, 30 sgg.

  • 28 INTRODUZIONE

    Lo basso stilo che nell'ovra siede per cagion di quel comandamentoche su nel cominciare i' ricievetti (i),

    cio quando Madonia ingiunse:

    Non vo' che sia lo tuo parlare oschuroacci ch'avere a mentecon ogni donna possa dimorare;n parlerai rimato, ecc. (2)

    Alla importanza che presenta il Reggwientoper la storia dei costumi e della societ del-l'epoca, riflessi nelle sue pagine come in nitidospecchio, gi accennammo nella Prefazione, e noncrediamo sia qui da aggiungere altro; ognunopotr convincersene leggendo nel resto di que-sto libro il minuto riassunto che diamo dell'operae che per essere relativamente breve, speriamosia per riuscire meno noioso della lettura dell'in-

    tero testo (3). Poich questa una taccia che si data comunemente al Barberino da alcuni storicidella nostra letteratura (Cant (4), Bartolt, ecc.),non senza diciamolo subito e schiettamente

    (i) Parte XX, iv, vv. 56 sgg.(2) Proemio, V, 26 sgg.

    (3) Senza dire che l'opera del Barberino, non accessibile a tuttiper la rarit e per il prezzo delle edizioni, era nota finora solo

    agli studiosi.

    (4) . . . Dett anche un trattato del Reggimento e dei co-stumi delle donne rimasto inedito fino ai d nostri (1825 \sic!V. pag. 20]) ove in versi stiracchiati misti a prosa, se pur tuttiprosa non sono, d regole per le diverse condizioni ed et delledonne; prolisso, noioso, ma con buon intento e bella lingua . . . :Storia univ., IV, 334.

  • INTRODUZIONE 29

    non senza esagerazione. E noi volentieri avrem-mo qui cercato di porre in rilievo i principalipregi, di sostanza e di forma, che son nel librodi messer Francesco, se, ripensandoci su, non cifosse parso meglio farne a meno, perch non sem-brasse un panegirico dettato da quella certa affe-zione e predilezione che segretamente va radi-candosi in noi quando ci mettiamo in molta fa-miliarit con uno scrittore ; e specialmente, comenel caso nostro, quando vi fossero gi dei pre-giudizi di cattiva fama a carico dell'amico, einvece di giorno in giorno si vanno scoprendoin lui delle buone qualit e qualche virt, s dafarci piuttosto sospettare della mala fede di quelliche ne dicevano male.Essendo precipuo scopo del presente nostro

    lavoro quello di porgere un' idea della vita e

    della societ italiane del trecento, non abbiamomancato, all'occasione, di aggiungere in nota allatestimonianza del Barberino quella di altri autori,affinch usanze, costumi, idee, pregiudizi del tem-po venissero meglio affermati e convalidati (0.

    Il libro di messer Francesco gi lo accen-nammo appartiene a quella classe di poemi

    (i) N abbiamo trascurato, all'occasione, di rilevare qualchecaso in cui il pensiero del nostro autore coincidesse o per lo menoci richiamasse quello di qualche altro scrittore anche di tempi anoi pi vicini. Certo si che se questa parte, cio dell'istituirecuriosi raffronti, presentava una difficolt, era per l'appunto quella

    di mostrarsi sobrii e misurati; mentre troppo facile era l'abbon-dare, quadruplicando cosi le nostre note, che, forse, sembrerannogi soverchie.

  • 30 INTRODUZIONE

    morali, in cui non sempre si d il caso che ap-parisca ben netta in ogni suo punto la linea diconfine tra la descrizione della realt e l'aspi-razione dello scrittore moralista verso un tipoideale. Perci, se noi ci domandiamo: corrispondeesattamente la donna tratteggiata dal Barberinoalla donna reale del tempo suo? risponderemoche per alcune parti s e per altre no; ed invia quasi generale, s per tutto ci che riguardala condotta esteriore, ?to per ci che concernela condotta interiore mi si permetta l'espres-sione e morale. Vediamo in tal modo che aCortesia non sempre si accompagna Onest, edil completo accordo delle due Virtudi rimanesolo un'alta forse, tropp'alta! concezionedella mente poetica, solo un'aspirazione etica delpoeta moralista e filosofo. E se di ci deside-rassimo una prova, potremmo trovarla in al-cuni tipi della Divina Comynedia, come Francescada Rimini, come Sapia, come le donne, controcui infierisce l' invettiva dantesca

    ;potremmo tro-

    varla nelle donne colte e voluttuose del Deca-meron e delle novelle di Franco Sacchetti, non

    che nelle peccatrici delle vivacissime e pungentiprediche di Bernardino da vSiena; ed anche, fi-nalmente, nelle parole di quel predicatore del

    sec. XIII il quale inveisce contro le donne quaevolunt portare brachas (0, parole interessanti che

    (i) Lecoy de la Marche, La chaire frann., pag. 435; v. Hist.litt. de la Fr., XXVI, 406. Vtement essentiellement ma-sculin, les braies passaient pour P attribu de la virilit. L'on di-

  • INTRODUZIONE 3 I

    additiamo a chi vorr scrivere la storia della tantovexata quaestio del femminismo!

    Il Barberino, del resto, nel suo giudizio circale donne si mostra abbastanza giusto (0: non si famai vedere troppo esclusivamente pessimista odottimista al riguardo, come si usava nel MedioEvo; loda ove trova il bene, biasima ove il male,difende con coraggio le donne calunniate. NellaParte XIX del Reggimento il Barberino porgel'esempio di una conversazione che eventual-mente potrebbe svolgersi tra dama e cavaliere:la prima adduce in onore del proprio sesso ilsolito e trito argomento medievale trovato daidifensori della virt femminile, cio l'essere statala donna creata pic nobibneyite da una costa del-l'uomo, mentre questo fu tratto da un po' di

    sait des femmes matresses au logis que, dans le mnage, c'taientelles qui portaient le brayer , expression venue presque in-tacte jusqu' nous . . . . F'ranklin A., La civilit, qcc.^ II, 3.

    (i) Nota de malis mulieribus ... et die omnia que centramulieres adducuntur, dicunt de malis (mulieribus), ut in eccle-siastico et in ecclesiasten et in proverbiis et in libro sapientie

    singulisque locis similibus, tee. dice il Barberino nel suo Com-mento ai Documenti (ed. cit., 1, pag. 53), e s'ingegna di fare quiuna breve excusatio mulierum. Salomone scrisse (eccl. vij): Vi-rum de mille unum reperii, mulierem ex omnibus non inveni

    ;

    orbene dichiara ser Francesco io interpetro cos quel passo:non assoluto qneWex omnibus, ma relativo a tutte le donne conle quali soleva bazzicare quel savio biblico, quanto dire sexa-

    ginta erant regine, octuaginta concubine et adolescentule quarumnon est numerus ! L'aver poi Salomone affermato di non avernetrovata una perfetta a suo giudizio, non porta la conseguenza chele donne buone non esistano affatto, poich costui le ricercava magis ad libidinem aptas quam ad virtutem , e quindi necin hoc ei tamquam inimico ipsarum totaliter est credendum .

  • 32 INTRODUZIONE

    limo; il cavaliere (che rappresenta il partito av-verso alla donna) accusa la donna d'essersi la-sciata ingannare dal serpente a danno del ge-nere umano e d'essere riuscita altro solito

    motivo a vincere con la sua malizia i pigrandi uomini, come Salomone, Aristotile, San-sone, David, ecc. Replica la donna a discolpadel suo sesso: Minor difetto fu alla femminalasciarsi ingannare al nimico, che non fu all'uomolasciarsi ingannare alla femmina Il difettodella fortezza non si pu dire a lei vizio . . . Quantoall'inganni quel eh' stato debolezza e difetto

    degli uomini, n da ponere alla femmina inmancanza... . Orbene, in questa risposta ilBarberino stesso che per bocca della donna di-fende il sesso femminile; il Barberino, che dicepress' a poco le medesime parole nel Commentoai suoi DociitnefiH ^^)

    .

    Messer Francesco si rivela non altro che un

    attento ed imparziale osservatore dell'animo edella mente del gentil sesso: ne conosce parec-

    chie debolezze, molti capricci, molti vizi, tante

    astuzie e tante piccole ipocrisie; tutto il frutto

    della sua esperienza mondana egli adopera lar-gamente a

    stender la matera

    in molte cose provate e vedutenarrate e avenute

    a molti e molte... (2).

    (i) Ediz. cit., pag. 58; del resto il passo sar riportato anche

    da noi nelle note della Parte XIX.

    (2) Parte II, x, 34 sgg.

  • INTRODUZIONE 33

    Certo e cos vogliam chiudere questemodeste note certo che fra gli autori dilibri di cortesia, che furono prima del Barberino,e presso di noi e altrove, nessuno era giunto a

    scoprire certe mcances nel cuore della donna ;certamente molte parti del Reggimento, come mol-

    tissime del prezioso Commento latino (0 ai Doac-menti d'Amore rimangono davvero notevoli pa-gine di osservazione psicologica medievale.

    (i> E qui ci sia permesso rivolgere una parola di lode allaSociet Filologica Romana che, appena istituita, volle iniziarela serie delle sue pubblicazioni con l'edizione diplomatica integrale

    (testo volgare e commentario latino) dei Documenti d'Amore, atti-dando l'incarico della lunga e faticosa trascrizione del manoscrittoal nostro egregio amico e collega prof. Francesco Egidi.

  • CAPITOLO I.

    La fanciulla.

    Il contenuto generale dell'opera e la distribu-

    zione della materia sono indicati dallo stesso Bar-berino nei seguenti versi del suo Proemio ( YI)(0:

    E partir questa ovrain le venti Partite

    e ciascuna Partitaavr per s certi distinti gradi

    La prima conter come si deeportare una fanciulla

    quando comincia bene e mal sentiree vergogna temere.

    Seconda, comquando in tempo verr di maritaggio.

    (i) Noi per ordineremo la materia in un altro modo. Siavverta qui, una volta per sempre, che trascriviamo fedelmentedalla edizione del Baudi di Vesme (v. pag. 20) solo permetten-doci di rammodernare in qualche punto l'ortografia e di scioglierequalche nesso, o di ritoccare qualche verso scriveremo ad es. :vergogna e non vergongnia, tempo e non tenpo, a lui e nonalliii, a passata e non ppassata, figliuoli e non filghioli, mi-gliori e non milgliori, genera:{ione e non gieneratione, qcc. ecc. il che non ci si vorr attribuire a colpa, chi per poco consideri el'indole e lo scopo del presente libro.

  • 36 CAPITOLO I

    Terza,

    corno quando passatal'ora del maritaggio.

    Quarta,se, poi eh' disperata

    di mai aver marito,avien ch'ella pur l'e,

    e stae in casa uno tempoanzi che vada a lui.

    Quinta,corno poi ch' maritata,e com il primo, e comil secondo e '1 terzo,infino a quindici d; e '1 primo mese,e'I scondo, e'I terzo, e com insinoalla sua fine; s anzi figliuoli,

    e s poi e s s'ella

    non avesse figliuoli,

    e com in vecchiezza.Sesto,

    com se perde il marito,e com s'ell' vecchia,e com se mezzana,e com se giovane rimane,e com s' figliuoli,e com se non n',e corno s'ella ancor

    de' ben del suo marito riman donna,e s'ella cos vedoataabito prende o pannidi religione.

    Settima,

    corno si dee portares'ella si rimarita;

    e com s' migliore,e com s' piggiore e men possente,e corno s'ella ancora ne va al terzo;

    e com, poi ch' stata vedoata

  • LA FANCIULLA 3/

    e ripreso marito,

    sta alcun tempo in casaanzi che vada a lui;e com riprender maritosi loda e biasma.

    Octava,

    com quella che prende "abitodi religione in casa,

    e com si loda o no.Nona, come rinchiusa in munastero

    a perpetua chiusura,e com la badessa,e camarlinga e priorae ciaschuna altra portiera e moniale.

    Diecima, corno quellache si rinchiude sola, detta Romitae com la blasmo.

    Undecima, comla cameriera dataa compagnia di donna,

    corno s' pure una,

    e come s' compagnataa simile officio.

    Dodecima, comsi porter ciaschuna servigiale

    si pur a donna e s a donna insiemecol signore, e s s'alchuna sola

    serve signore, e comsi loda o com non.

    Terziadecima, cornobalia di casa o corno di fuori.

    Quartadecima, comla serva overo schiava,

    e com, poi eh' serva,porr per ovre libera tenersi.Quintadecima, com

    si dee portare ogni generazione

  • ;^8 CAPITOLO I

    di femmina di comune statoe di pi basso e povero, e tuttefuor che le rie di vita dissolutache vendon per moneta il loro onore,le quali non intendomettere in iscrittura,

    n far di lor menzioneche non son degne d'esser nominate (t).

    Sestadecima tratterdi certi generali

    addottrinamenti d'ogni donnae di loro ornamentie di loro avventure.

    Settimadecima,di lor consolamenti.

    Octavadecima,per che tal fiatale convien savere parlare e diree rispondere e stare tra la gentesi tratter delle Quistioni d'amoree di cortesia e gentilezza.

    Nonadecima, si trattadi certi mottetti e parlari

    da donna a cavalieried altra maniera di donne e huomini.La vigiesima tratta

    di certe loro orazioni.

    Ed in questa Parte la conclusion del libro, e cornoio questo libro riporto

    a quella donna che di sovra dettae corno ella '1 riceve, ecc.

    (i) ... ibique (cio nel Reggimento) tangitur de singulisdominabus et feminis et earum quibuscumque gradu etate acstatu, preterquam de vilibus que digne non sunt legum laqueisinnodari ... : Commento ai Documenti, ed. cit., I, pag. 34.

  • LA FANCIULLA 39

    Messer Francesco prende a dettare i suoi pre-cetti alla fanciulla gi pervenuta all'et dellaragione, cio quand'olia principia alquanto a ver-

    gognarsi e ad arrossire (0 vedendo un donzellettoandar cantando, il che uno de' segni ch'ella co-mincia, ormai, bene e mal sentire, e a divenireresponsabile delle sue azioni davanti a Dio, esuscettibile di pena o di rimerito secondo la suacondotta. Innocenza dichiara a questa fanciulla di

    esser pronta ad abbandonarla, non appena unsol fallo si innova da lei.Poich non a tutte le fanciulle di tutte le

    condizioni si convengono le medesime normeeducative, pur essendo a tutte comuni certiprincipi fondamentali di morale necessariopartire qui la materia per gradi, e dal pi altoandar gi gi fino all'ultimo della grande scalasociale. E il Barberina) si rivolge prima di tuttoalla figliuola d' imperatore o di re coronato. Que-sta fanciulla tratti sempre solamente con la ma-dre e con le donne pi anziane della casa: qualitristi effetti possa produrre una cattiva compa-gnia, in et cos tenera e cos sensibile ad ogniimpressione, non chi non sappia, che

    l'usanza delle rie persone facie

    d'essa natura simigliante quelle

    che vanno e usano e stanno con elle;

    (ij Cio, come dice S. Girolamo, cum virguncuiam rudemet adentulam septimus aetatis annus exceperit et coepcrit erube-scere .) : Ep. XVI ad Gaudcntium.

  • 40 CAPITOLO r /

    e poi purtroppo ! la natura umana

    pi lasciva in malee 'I bene fatigoso a chi noi cale(i).

    Dovendo la fanciulla andare tra cavalieri odonzelli (e vi vada soltanto per stretta necessit,invitata dal padre o dalla madre o da altragente di casa), procuri sempre di farsi accompa-gnare dalle sue balie o maestre (2), evitando chequalcuno '^o^^di folleggiare ad essa. In societ conaltra gente, prima di tutto ella deve tenere afreno gli occhi

    (i) Audi apostolum dicentem: cum bono bonus eris et cumperverso perverteris. sed quidam juvenes hoc male intellexerunt.crediderunt enim esse mandatum ut cum malis deberemus essemali, quod falsum est. sed intelligit quod efficiemur similes illiscum quibus fuerimus conversati : Comm. ai JDocz/w., ediz. cit.,I, pag. 48. E nel testo dei Dociim. (ibid., II, pag. 157):

    Rade fiate co' li rei usandoti partirai e' alchun vizio non prenda.

    Di quali compagnie debbano i giovani cercare e quali fuggiretratta anche Egidio Romano in un capitolo del suo Regf^imento deiPrincipi. Fra Paolino Minorit dimostra filosoficamente, nonsenza la solita autorit di Aristotele, com' e perigolosa cosa aly^ovene aver ria brigada. Premieramente egli scrive percich'elli ama troppo le brigade et amor vertude transformativa,per la qual elli lizermente si se trasforma alli costumi de quellich'elli ama. Ancora, che disse Aristotele, li zoveni ere' tropo epertanto elli ere' molto a quelli che de soa brigada. E se quelliche de soa brigada no savi! e boni, dagandoli rei conseji elli caxon de farli mal rivar ... . De Regimine rectoris.

    (2) Questa delle nutrici o balie destinate a compagnia e guar-dia delle fanciulle usanza che risale ai tempi classici: cfr. Ros-siGNOL, L'ducation... die:; les Anciens, pag. 247.

  • I,A FANCIULLA 4 1

    per che nel guardaresi coglie tosto, dall'uom eh' ben saggio,lo 'ntendimento dell'altrui coraggio (i).

    L'uomo, che si vede guardato da una fanciulla,facilmente si illude di esser da quella amato, esi crede quasi in obbligo di porsi a corteggiarla.

    (ij Ecco la genesi delP amore dallo sguardo secondo il poetaprovenzale Matfr Ermengau :

    Qar est amor pren nayssensades huels e del cor d' ayniadors ;quar el cor s' engendra l' amorsab l'aiutori del veszer,qui adutz in cor plaszer.

    Quar li huelh son dragomandel cor, el huelh vati veszer

    so qu' al cor platz retener.

    Anche Robert de Blois, Fautore del Chastiement des Dames.sa bene come vadan le cose quando consiglia alle dame:

    Sovent regarder ne deveznul home

    e del resto

    Quant dames regardent soventaucun, et cil garde se prent,tantost en chiet en male error,qu'il croit que ce soit par amor;

    n' est pas merveille s' il le croit,

    ou soit tort ou soit droit,car souvent est ou g me dueil,o mes cuers l vont mi oeil :li regart son d' amor message.

    Quest'ultimo verso ci ricorda il principio d'una poesia di Gra-zioLO DA P'irenze: ' Li occhi son messaggi de lo core ' (v. la no-

    stra Biblio;^rafia delle pi antiche rime volgari in RomanisclieForschiingen, XXV, al n. (281). E chi pu non pensare, a questoproposito, al divino sonetto di Dante: Ne gli occhi porta la miadonna amore ?

  • 4'^ CAPITOLO I

    E, dopo gli occhi, un'altra cosa bisogna impa-rare a frenare ed a porre in uso solamentequando sia necessario: la lingua. Stia invece, lafanciulla, ad udire gli altri, e ne apprenda beimodi di parlare,

    che gi parlando non fructo si cogliecol, dov'el a luogo e tempo non .

    Ella pu cos tacendo, cio, ed evitando dimetter fuori cose o errate o male a proposito apparire (parere senza essere!) savia,

    che non che il savio, ma il matto, se tace tenuto che saccia.

    Tutti i savi, dice il Barberino, e fra quelli Sa-lomone e Seneca, hanno molto e sempre lodatoil silenzio (0. Naturalmente aggiunge subito

    (i) Lo stesso Barberino nel Commentano dei suoi Documentid^Amore (I, pag. 85): * . . . juxta illud: nulli tacuisse nocet, sednocet esse locutum. Et in multiloquio peccatum nondeerit: quiautem moderatur labia sua prudentissimus erit ... et illud: sitacuisses phylgsophus fuisses . . . '. Altrove ricorda: illud vul-gare tuscorum: lingua non osso ma fa romper dosso (II,pag. 116). La medesima raccomandazione fanno I'Ermengau:

    Dona deu doncx ameszurarsas paraulas

    e Garin le Brun:Far devetz carestiade parlar tota viaque melhs veno de gratditz qan son perpensat;don devetz loc gardare quant es locs parlar...

    Nello Splanamento dei Proverbi di Salomone di Girardo Pa-TEccHio leggiamo anche :

    Da trop dir se varde qi se voi far laudar

  • LA FANCIULLA 43

    per spiegarsi meglio anche qui non bisognaandare agli eccessi, e

    . . . non s da tacereche altri non parli mai,s ch'altri non dicesse: Ella non parla

    perch'Elia muta .

    Quando sia interrogata o mandata a parlare,risponda e parli temperatamente. Assoluta proi-bizione di servirsi dei gesti ad accompagnar leparole e di ogni altro movimento in generale :

    che il movimento e '1 mutare delle membrasignifica in fanciulla troppi vezzi

    e nella grande mutevole core (i).

    Q'en parlar se cognose l'omo q' savi o mate:taser lo fai laudar s corno dise Cato.

    S. Bernardo, in un suo opuscolo che porta il titolo Ad soro-rem modus bene vivendi [abbiamo avuto dinanzi un esemplaredella Biblioteca Casanatense di Roma, segnato Rar. VII, 25],scrive: Virgo linguosa stulta est: virgo sapiens paucis utiturverbis. Sapientia brevem sermonem facit: loqui multum stultitiaest ... . Ricordiamo inoltre che Albertano da Brescia dedictutto uno dei suoi trattati morali alla doctrina loquendi et ta-cendi! Egidio Romano (II,xxi): Ora proveremo per tre ragioniche ciascun omo die insegnare ed ammaestrare le sue figliuoleacciocch' elleno parlino poco e pianamente ... . E riportiamo,infine, queste parole di Fra Paolino (LXII): Ancora da amai-strar ch'elle diga puoche parole, perci ke elle puocha raxon elezermente dirave parole desordenade, per le quale o elle seravedespresiade o elle vegnirave lizermente a tenzonare. Ancora pertropo parlar elle ven tropo famiiial e per tropa familiaritade elleven tropo desprisiade, ma per puoco parlar quanto ke elle se tenpi en si tanto ven pi desirade .

    (i) A.ssai severe e minuziose vedremo anche meglio in se-guito erano le regole che la cortesia medievale imponeva alledonne circa il contegno di tutte le membra, cos durante la con-versazione come nel camminare in qualsiasi luogo.

  • 44 CAPITOLO I

    Passiamo al modo di condursi a tavola (0.Ecco come si esprime il Barberino (2):

    E sia nel suo mangiareordinata e cortese

    E quando siede a tavola non giaccia,n vi tegna le bracciasuso, per che questo segno di grossezza.

    (1) Della cortesia d mensa molti scrittori del Medio Evo det-tarono le regole, e l'argomento ha una ricchissima ed interessantebibliografia in tutte le letterature, romanze e non romanze (vediGorra, Studi.

    ..^pag. 368). A noi baster citare, per esempio, le

    Cinquanta cortesie da mensa di Bonvesin da Riva, e facciamo ameno di riferire il cap. LIX del solito Fra Paolino, intitolatoe Co' se de' amaistrar li fenti quanto a manzar et a bever .

    Ci occorre avvertire qui che il Barberino fa menzione anche diun tractatiis de mensa di Raimondo d'Aangi, Doc, ed. cit., I,pag. 132.

    (2) Dal Commento latino ai Documenti spigoliamo alcune cosepi notevoli: ... non decet quod super incisorio (= il ' ta-gliere ') positum est revolvas et palpues . . . minus bonum ac-cipias postquam meliora ex latere tuo ponuntur. sed si serviensest sub te poteras signo vel plano verbo dicere pone illic

    sed cautus serviens talia meliora dividere debet et ubi locus di-visioni non esset dominus suus velie debet quod ipsa meliora exsotii latere apponantur ... . Non sta bene invitare e forzare lagente a mangiare: cos si viene a gravare la volont di chi avevaforse le sue buone ragioni per non mangiare. Per in certi paesi,come in Alamania, Ungheria ecc.^ tale regola non va, perch ivi si non invitares, te nolle, crederent, eos commedere ; e nonva neppure dove sia costume che pi persone mangino da un me-desimo piatto. Videbis aliquos minutare coram se panem inmaxima quantitate. alios involvere sibi manus os et pectus, utporcos alios totam tobaliam denigrare, alios expandere sepe pa-rassides et similia facere ... . Vi son di quelli che bolumsuper bolum multiplicantes et os implentes si vocentur vel inter-rogentur. respondendi non retinent libertatem )>; altri hanno il

  • LA FANCIULLA 45

    E se mai parla pocoquesto quello luogodove le conviene allora men parlare.N mai si tenga il capo colle manin giaccia, s'ell' sana,in collo a sua maestra.

    Sopra ogni altra cosa sia misurata nel berevino, che

    quanto che nell'uomol'ebbriare stia malesta nella donna troppo pi villano;

    e pi gi (P. Ili) ripeter:

    Lo vin sia suo nimico ch' radicedella lussuria, come il Savio dice (i).

    brutto vizio di scegliere i pezzi migliori nel piatto che vien por-tato in gir da chi serve a tavola, e fanno sicut pueri de sor-bis: ali) tentando, ali) revolvendo et viliora sotiis dimictendo ;altri, simili alla lupa dantesca, sembran pi affamati alla fineche al principio del pranzo il che se naturai difetto e pro-dotto da malattia dampnandum est quia non refrenatur , matanto pi dampnandum in illis qui ex delectatione sic ven-trem implent velut vultures et lupi, non credentes amplius inve-nire quid sumant, excedunt . Sono ancora da biasimare: il porretroppo pane ad inzuppare nella scodella, e il ripulir questa permodo che divenga inutile il lavarla (e non vale che quidam mi-seri se excusant dicentes quod iura caulium sunt sapidiora infundo !) ; il tirar Fosso coi denti (cos si ruba quel ch' do-vuto ai cani); lo stare a tavola appoggiati e sdraiati, secondo ildetto qui tenet in mensa cubitos vel brachia tensa, non est ur-banus si sistat corpore sanus , ecc. ecc, Ediz. cit., 1, pagg. 127-135passim.

    (i) San Girolamo aveva scritto: Nolite inebriar! vino, inquo est luxuria . Questa idea pi ampiamente espressa esviluppata da Egidio Romano, il quale, con le sue divisioni mi-nuziose da scolastico, cosi dimostra i pericoli del vino:

  • 4^^ CAPITOLO I

    Ad invito del signore o della madre o dellesue compagne, ma ad ogni modo non senza op-porre prima un po' di resistenza alle loro pre-ghiere, la fanciulla accetti pure di cantare qual-

    che cosa; ma

    d'una maniera bassasoavemente canti,ferma, cortese, e cogli occhi chinati,e stando volta a chi maggior vi siede.E questo canto basso,chiamato camerale,-quel che piace e che passa ne' cuori.

    troppo bere e *1 troppo mangiare inchinano molto spesso all'opereistemperate dei diletti del corpo. Donde Valerio Massimo dice nelsecondo capitolo de Costituti anziani che in Roma era tenuta granvillania che le femmine bevessero vino, ed era lor vietato accich'elle non cadessero in alcuno peccato . . . (ediz. cit., pag. 151).E dunque dicemo che del troppo bere vino avvengono o possonoavvenire tre mali. Il pi imo si che il vino si caldissimo: dondeper la sua troppa calidit, s muove li uomini a distemperanzaed a lussuria, e perci maggiormente si ne debbono guardare eigiovani, in quant'ellino sono nel tempo d'essere pi caldi che ivecchi, acci ch'ellino non siano istemperati n lussuriosi. Il se-condo male si che il troppo vino impedisce molto la ragione eIo 'ntendimento, per li fumi che montano nel capo, ei quali tur-bano la testa e il cervello, secondo che l'uno l' pi fiebole eh' unaltro. E perci che i garzoni l'anno pi fiebole che li uomini dipi tempo, l'uomo lor die difendere ch'essi non bevano troppovino. Lo terzo si che per lo troppo vino nascono battaglia emischie, s perch'esso toglie la ragione, donde l'uomo dice pa-role che non si convengono contro altrui, s perch il vino ri-scalda, donde l'uomo ne diventa pi iroso e pi vigoroso, edell'ira, col dove l'uomo non paura, nasce tosto mischia ebriga ... (pag. 174 sg.).

    Ad una ipotetica domanda della sorella: Frater mi, est pec-catum bibere vinum? San Bernardo risponde: Venerabilis

  • LA FANCIULLA 47

    Similmente, se le vien comandato di ballare,acconsenta, e

    senz'atto di vaghezzaonestamente balli,n gi corno giollarapunto studi in saltare,acci che non si dicach'ella sia di non fermo intelletto.

    E badi bene che non debba accaderle quelloche accadde a Sensonia, figlia di messer Gu-glielmo da Folcalchieri la quale a uno accortoballare ch'ella volse fare ballando e saltando,cadde si ch'ella mostr la gamba . Di ci ebbegran disdegno il Duca di Storlich, che aveva

    soror, non est peccatum bibere vinum temperatum idest cum so-brietate sicut ait Paulus Apostolus Tmotheo discipulo suo: Mo-dicum vinum bibe propter stomachum et frequentes infrmitatestuas. Audi etiam quid Salomon dicat: Vinum cum mensura po-tatur sanitas est animae et corporis. Vinum intemperatum vene-num est. Vinum sine mensura superat mentem. Per multum vinumgravatur mens, per vinum luxuria crescit, per vinum luxuria exci-tatur, per multum vinum luxuria nutritur . . . Caveamus ne vi-num, quod deus nobis dedit ad salutem corporis in usum vertamusvitiorum, ecc. : S.Bernardo: Ad sororem modus bene vivendi.Si legga ancora, per curiosit, come degli effetti del vino parla Mae-stro Gregorio medico-fisico: Se se ne bee di soperchio, ispegneil lume dell'anima razionale e confortala potentia de la inrazionale.Onde il corpo rimane s come nave in mare senza governatore esi come cavalieri senza capitano, et de' savi fa sciocchi e maligni :e facendo loro fare molte cose sconcie con furore ira e superbia;e menagli d'un luogo ad altro e ne la fine gli fa cadere in avol-terii furti omicidii et altri vizii; per coloro che vogliono reg-gere famiglia bisogna che si guardino dal vino, imperci chel'ebbrezza e una pazzia di mente, predamento delle virtudi, ima-gine di morte, somiglianza di furore ... : Scelta di curiosit,disp. LIX.

  • 4^ CAPITOLO I

    deliberato di toglier costei per moglie, e nonvolle pi saperne, e rimase per questo cos altoil suo onore (0.

    Messer Francesco trova, in generale, degnodi lode nella giovinetta il desiderio di adornarsi:

    E lodo che si sforzi e piaccia a leilo bene andare acconcia,

    ma la ghirlanda ch'ella pone sopra il suo caposia gioliva e piccoletta, perch altro portarghirlanda, altro

    portar fastella in luogo. di ghirlande.

    E l'ornamento della donna deve essere misi passi l'espressione matematica in ragioneinversa della sua bellezza

    per che non ghirlandama piager fa piagere;

    n fa l'ornato donna,

    (i) . . . Non solamente non voglio ch'ella usi . . . esercizi

    virili robusti ed asperi, ma voglio che quegli ancora che son con-venienti a donna faccia con riguardo e con quella molle delica-tura che avremo detto convenirsele; e per nel danzar non vorreivederla usar movimenti troppo gagliardi e sforzati; n meno nelcantar o sonar quelle diminuzioni forti e replicate che mostranopi arte che dolcezza; medesimamente g' instrumenti di musicache ella usa, secondo me, debbono esser conformi a questa in-tenzione. Immaginatevi come disgraziata cosa saria vedere unadonna sonare tamburri, piffari o trombe o altri instrumenti; equesto perch la loro asprezza nasconde e leva quella suave man-suetudine, che tanto adorna ogni atto che faccia la donna. Perquand'ella viene a danzare o far musica di che sorta si sia, deveindurvisi con lassarsene alquanto pregare e con una certa timidit,che mostri quella nobile vergogna che contraria della impu-denzia ...:// Cortegano, lib. 111.

  • LA FANCIULLA 49

    ma donna fa parer lo suo ornato;s ch'io mi credo che pi piaccia ancoraquella che non si sforza in apparirecon men bellezze, che l'altra con quelle

    che son dipinte e non duran com'elle.E per credo che disse lo Schiavo (i): Piacemi in donna bellezza che dura,e quella da natura .

    xAnche per l'espressione degli affetti il Bar-

    berino ha pronti i suoi insegnamenti. Se per al-cun sollazzo alla fanciulla convenga ridere

    non gridi a! a! n con simili vociper che ci faria mostrar li denti (2),che non cosa conta ;ma senza alcun rumore

    sembranza faccia d'alcuna allegrezza,che voi save' eh' scrittoche il riso sta nella bocca dei matti.

    Ma, dopo aver lanciato l questo proverbio unpo' troppo forte e assoluto, l'autore si riprende :

    e qui s'intende di riso sfrenato

    e del continovatonon miga della faccia rallegraree temperato risorado e a luogo e a tempo suo.

    (i) Si tratta, evidentemente, dello Schiavo di Bari, la cui Dot-trina fu pubblicata nella disp. XI della Scelta di Curiosit, eintorno al quale si pu vedere, per esempio, un articolo di S. Sttanel Janfulla della 'Domenica, voi. XXIV, n. 52.

    (2) A questo proposito cita il Barberino un aneddoto della suavita: Fui una fiata in Vinegia. Vedemmo una bella donna. Fudomandato poi l'uno di noi: Che ti pare di madonna cotale?.Colui rispose : Piaciemi s'ella non ridesse . Disse l'altro: Permi piace ella pi . Disse il terzo: E a me s'ella potesse ri-dere celando ch'ella meno uno dente . Lassovi lo nome, per nonaver detto villania della donna ...( VII).

  • 50 CAPITOLO I

    Anzi il non rider mai pur male, ed cattivosegno:

    anzi confesso che non rider maivien da crudele o vitioso core.

    Cos, se per qualche caso le avvenga di doverpiangere

    sia sanza voce lo suo lagrimare,n mai bestemmia di suo parlar vegnian parola villana.

    Quando si reca in chiesa con la madre, cerchidi star onesta e conta

    e adorare e paternostri direcome la madre vedee l'altre donne stare (i).

    (i) Nel Commento ai Documenti il Barberino fa una vivacepittura della riprovevole condotta di certuni mentre stanno inchiesa. Sunt quidam qui omnes fabulas suas et rassaritias (?)hoc tractare loco (in chiesa) reservant ac si credant in orationibusse perdere tempus. Alii rident de quibuscumque hominum actibus.Alii rudes presbiteros respiciunt et derident . Un vizio molto de-testabile hanno poi i giovani, i quali stantes in tam venerabililoco, sokun inspiciunt in facies mulierum ; ma peggio ancoraoperano quelli e l'Autore ne ha veduti spesso che tengonoi loro occhi su qualche donna proprio nel momento della eucari-stia, mostrando cos di preferire plumbum auro > e non invece salutem morti, creatoreni creature . Del resto quod dictumest de non inspiciendo in facies mulierum, idem intellige in sin-gulas vanitates. Aliqui enim sunt qui in ecclesia querunt loca perque transeuntes ab extra per ostium . . .; alii ad cuiusque in-troitum se revolvunt; alii ad filios respiciunt . . .; alii cum cul-tellis (il pessimo vizio di tutti i tempi, che non rispetta le cosepi sacre e le pi pregevoli opere d'arte!) incidunt ... . Dopoci ser Francesco d vari insegnamenti riguardo il genuflettersi edil farsi il segno della croce nei momenti opportuni, ecc. ecc.

  • LA FANCIULLA 5I

    Nelle altre circostanze, che dipendono dallasua alta condizione, la fanciulla approfitti dei se-guenti insegnamenti:

    E s'alcun cavaliereo balio diputato a lei portareo poi raddurre a corte, e tal fiataa metterla a cavallo

    e tal fiata in gabia over cariera (i),

    stia a lui in braccio onesta e vergognosa

    e dei suoi panni chiusa,cogli occhi bassi ed umile sembianza.

    A fanciulla di cos fatto stato, in quest'epoca,si conviene dar pure un'istruzione letteraria;cos costei se un giorno rimarr doina

    .

    di terre o di vassalli

    sar pi conta a reggimento fare (2),

    poich tutti sanno che

    il senno accidentale,

    lo qual porr poi conquistar leggendo,aiuta il naturale in molte cose (3).

    (i) V. pag. 16.

    (2) Dal tempo delle crociate, in cui tanti principi e signori sriversavano in Oriente, le donne eransi abituate per necessit afar le veci dei mariti nel governo delle lor terre. Da