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Filippo Argentieri

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RACCONTO MONOTEMATICODELLA PASSIONE TRA ENEA E DIDONE

Autonomia narrativa

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tripartita:- Rivelazione cauta dell’amore- Drammatica conclusione dell’amore- Disperazione e morte di Didone

Climax emotivaCostruzione retorica dei dialoghi

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EROINA TRAGICA SFASATURA NEL PERSONAGGIO PIETOSO ENEA E

LA SUA COSCIENZA HA ECCELLENZA DEL SENTIMENTO RESPONSABILITA’ ASSOLUTA

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NAUFRAGIO DEI TROIANI APPRODO A CARTAGINE: I RACCONTI DI DIDONE DIGRESSIONE SULLA FINE DI TROIA

Infelix Dido longumque bibebat amoremI, 749

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EROE PATIENS NON AGENS

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At regina gravi iamdudum saucia curaVulnus alit venis et caeco carpitur igni.

Amore espresso come fuoco nascosto acceso dalla freccia di Cupido

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Didone, dunque, non è felice, è piagata da profonda passione, soffre per quella malattia che si chiama amore. Già Aristotele aveva classificato l’amore nell’ambito delle malattie, anzi lo considerava un male gravissimo perché porta alla pazzia.

L’amore colpisce al cuore e, diciamo noi, offusca la mente, quindi è inevitabile che prima o poi la passione porti alla pazzia.

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La promessa fatta sulle ceneri di Sicheo la tormenta e di questi dubbi rende partecipe la sorella Anna, personaggio marginale all’interno del poema, ma che qui riveste un ruolo determinante. Ella, infatti, molto meno passionale e molto più pratica, senza mezzi termini le fa capire che la promessa di fedeltà al defunto è alquanto ridicola.

Anna è davvero convincente. È una donna forte, un po’ calcolatrice, se vogliamo, ma quanto a carattere, non è da meno a molti eroi che, sotto la corazza, nascondono un animo debole. La logica del suo discorso convince anche Didone, ma l’aver allontanato per il momento il dubbio tormentoso della mancata fede alla parola data, non la rasserena più di tanto.

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APOLLONIO RODIO, Medea Saffo Catullo /tintinnant aures