U n Laboratorio sperimentale per un
gruppo di Anziani fragili è stato
avviato lunedì 5 giugno 2017, in
Cascina Brandezzata.
Gli Anziani sono stati identificati dai Servizi
sociali del Comune di Milano e sono attual-
mente assistiti dai Servizi di Custodia sociale
di zona 5 (Coop. Lo Scrigno) e di zona 4
(Coop. Fratelli di S. Francesco). Il primo ciclo
del Laboratorio socializzante si concluderà
lunedì 2 ottobre 2017.
Il programma prevede:
- Sessione iniziale “Conosciamoci” per meglio
conoscere gli interessi e le preferenze degli
Anziani e per facilitare la loro socializza-
zione.
- Laboratorio di attività motoria con eser-
cizi di Yoga (Viviana, Flavia).
- Laboratorio di arti creative (Camilla) e di
biodanza (Pamela).
- Laboratorio dei ricordi (Cinzia).
- Laboratorio di Teatro e Narrazioni
(Stefano).
- Attività ricreative (letture guidate e gio-
co della tombola).
- Passeggiate nel “giardino fiorito” e in un
vicino “orto sociale”.
- Brevi lezioni di Esperti (Alimentazione e
Salute; Movimento e Salute; Uso dei Far-
maci, Sicurezza e Gestione dei risparmi
nella terza età) con distribuzione di
“quaderni ANTEAS” dedicati agli Anziani.
- Pranzo in comune nella sala camino
della foresteria di Cascina Brandezzata.
- Restituzione da parte degli Anziani del
Laboratorio dei ricordi e del Laboratorio
di Teatro e Narrazioni (2 ottobre), cui
saranno invitati i Cittadini.
L’obiettivo principale del Laboratorio
sperimentale è facilitare la socializzazione
di Anziani fragili che vivono in solitudine
(particolarmente nei mesi di luglio e ago-
sto), in caseggiati di edilizia popolare.
LaboraStory
“Ricordo che non c’era
niente da mangiare”
Solo patate, solo patate lesse.
Per farcele mangiare la
mamma faceva le crocchette
fritte oppure cotte nella cenere
della stufa e, nonostante fosse un
mangiare povero per me era
buonissimo!!
Da premettere che in famiglia erava-
mo in sette.
Franca
e dei ricordi Periodico trimestrale di Medicina narrativa Dona ora! Direttamente su www.fondazioneluvi.org n°19 Settembre 2017
Laborastory Bruno Andreoni 1
Ricordo che non c’era niente da mangiare
Franca Armorico 1
Il mio ricordo Raffaele De Guglielmi 2
La focaccia Giacomo Catto 2
Il ricordo Teresa Malvoli 2
La pattona Rita Terzini 2
“A me sciupa’ la guerra” G. 3
Carta Annonaria Romano Sciuti 3
La Pastiera Rosaria de Angeli 4
Il vestito nuovo Maria D’Orta 4
Le zeppole Giuseppina Vacca 5
Ricordo di Napoli Rosaria D’Angeli 7
Primo bacio Loredana Veronese 9
La forza di vivere Laura Quispe 11
Dall’informatica alle Cure palliative
Francesco Mosiello 12
La bellezza di leggere 13
Camminata per Cascina Brandezzata 14
Convegno Fragilità e territorio 15
Sommario:
L’iniziativa è promossa da Fon-
dazione Lu.V.I. Onlus e rientra
nel Programma Ospedale Terri-
torio per la continuità assisten-
ziale, nella rete socio-sanitaria
area sud di Milano (che promuo-
ve anche il Convegno “Fragilità
e Territorio” di sabato 23 set-
tembre). In autunno saranno
avviati altri Laboratori socializ-
zanti.
Bruno Andreoni Presidente Fondazione Lu.V.I. Onlus
Direttore responsabile del
periodico
ll mio ricordo
La fame e la miseria in casa, con il
problema che mio padre non pote-
va lavorare perché non era iscritto
al partito fascista. Nei miei ricordi
da piccolo è che la mia mamma
( nella zona di Foggia) ci compra-
va con pochi centesimi fave, ceci ,
granoturco cotto e questa era la
nostra colazione. Non ricordo di
aver mai mangiato piatti squisiti
fino alla fine della guerra. In se-
guito con il lavoro la vita è inco-
minciata a cambiare dando anche
a noi delle piccole soddisfazioni.
Raffaele
Era appena finita la guerra e non
c’era molto da mangiare, ero sfollata
a casa di amici a San Colombano e
l’unica cosa che c’era in abbondanza
erano gli alberi di ciliegie. Essendo
golosa ed avendo fame di ciliegie ne
ho fatto una scorpacciata tale, che
da allora non ne ho più mangiate.
Teresa
Memorie e ricordi:
Uno sguardo nel mondo di ieri che può consegnare parole nuove a quello di domani
Ricordo…..
La Focaccia
Da bambino facevo colazione a Rec-
co con un pezzo di focaccia con il
formaggio, andavo a mangiarlo sulla
spiaggia guardando le onde che si
rompevano sulle pietre rumorosa-
mente.
Giacomo
P a g i n a 2
La pattona
Si impastava tutto con la
farina di castagne, per-
ché la farina gialla la
portavano a Milano per
venderla; l’impasto si
avvolgeva nelle foglie e si
metteva a cuocere nella
cenere. Ricordo di averne
mangiato tanto; a pen-
sarci mi sembra di sentire
anche il profumo.
Poi mi sono sposata,
sono andata a vivere a
Milano e la pattona è
diventata un ricordo.
Rita
http://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwitmOm029vVAhUSaFAKHURwDuMQjRwIBw&url=http%3A%2F%2Fwww.dietaland.com%2Fciliegie-frutto-stagione-contro-dolori-infiammazioni%2F22108%2F&psig=AFQjCNGF0U051kl3vTYpqKeTx
Durante la guerra, le giornate erano
scandite dalle sirene che avvisavano i
milanesi che erano in arrivo aerei bom-
bardieri. Ogni condominio aveva il suo
capofabbricato, che si occupava di
radunare le famiglie nei rifugi
(cantine). Mi ricordo mia mamma che
preparava qualcosa da mangiare:
biscotti, frutta, pane, da portare nei
rifugi. In compagnia di sua sorella Lui-
sa, più piccola di quattro anni, si intrat-
teneva con gli altri ragazzi presenti nel
rifugio.
Dopo un tempo imprecisato suonava-
no le sirene con un tono prolungato
che indicava la fine dell’allarme e si
poteva tornare alle proprie abitazioni.
A quei tempi il cibo scarseggiava ed era
razionato. Si comperavano generi ali-
mentari tramite una carta annonaria
che veniva data dal comune. Anche il
pane era razionato. La carta era for-
mata da tanti bollini uno per ogni spe-
cialità alimentare e di vestiario.
Romano
P a g i n a 3
Avevo nove anni, mio papà era operaio, ci davano la
farina di piselli. Le lunghe file per accaparrarsi un po’ di
carbone per la stufa, dopo ore di fila mi toccava tornare
a casa senza niente perché al mio turno il carbone era
finito. Allora gli inverni erano freddi, il ghiaccio si forma-
va anche all’interno della finestra e mi ricordo che col
ditino cercavo di grattare via quel ghiaccio dal vetro.
Però era bello giocare con la neve: “ Oh quanta ne scen-
deva e rimaneva fino a primavera” . Facevamo delle
infinite battaglie con le palle di neve. Mio papà andava
con la bicicletta nei boschi sulla strada per andare al
cimitero di Chiaravalle per racimolare della legna; non
tagliava gli alberi, prendeva i rami già secchi, soprattut-
to le radici che bruciavano subito e scaldavano la cuci-
na, anche se poi si doveva scendere in cantina a causa
dei continui bombardamenti : “ Arriva il pippo !” era il
segnale, il rumore dell’aereo che avvisava ancora prima
del suono della sirena che bisognava scappare nei rifugi.
Mi ricordo che non c’era il sale, si compravano della
specie di cubetti misti a sassi che andavano bolliti per
dividere il sale da quelle pietre.
Dopo il bombardamento della scuola di Gorla, arrivò
alle famiglie la comunicazione che nessuno si assumeva
la responsabilità della cura dei bambini in caso di bom-
bardamenti, per cui si finì anche col non andare più a
scuola.
E avevamo sempre fame.
G.
“A me sciupà la guerra”
Carta Annonaria
E’ un dolce che si mangia a Pasqua.
Gli ingredienti sono:
Grano, zucchero, uova, ricotta, frutta candita,
limone, acqua, fior d’arancio
Vengono amalgamati tutti insieme per farne
una crema, si prepara poi la pasta frolla. Con
farina zucchero uova un po’ di burro, si amal-
gama per farne un impasto e poi si tira col
mattarello per fare una base che si mette in
una teglia; sopra si butta la crema e con gli
avanzi della pasta frolla si tagliano delle liste-
relle e si mettono una per una sulla pastiera e
poi si pone il tutto nel forno. Si cuoce per qua-
ranta minuti e poi quando si è raffreddata si
cosparge di zucchero a velo.
Rosaria
P a g i n a 4
La pastiera
Q uesto è un episodio di quando ero piccola e non lo dimenticherò mai. Stavo in quarta elementare e fre-
quentavo le scuole dalle suore, ed ero abbastanza bra-
va. Le suore erano severe e agli alunni più bravi faceva-
no recitare una poesia. Io per quella occasione volevo un
vestito nuovo, ma mia mamma non aveva i soldi per
comprarmelo; tutte le mie amiche si sarebbero presenta-
te con il vestito nuovo tranne che io. Così la mamma per
accontentarmi mi comprò della stoffa per farmi cucire
un vestito; quella stoffa scelta però non mi piaceva:
sembrava una tovaglia da tavola; iniziai di nuovo a fare i
capricci, ma mia mamma fu irremovibile: “ O questo o
niente”. Accettai, feci la recita e tornai a casa tutta sorri-
dente ringraziando la mamma.
Maria
Il vestito nuovo
Quante Volte
Quante volte
il mio pensiero ritorna in quella casa
ammantato di incanto
e ti vedo ancora, nonna,
reclinata sul tavolo
con la testa inargentata
mentre vagli frumento dorato.
Quante volte insieme andavamo in solaio e le tue
mani pescavano
in buie cassepanche
della vita ingannatrice
ricordi lucenti.
Le tue mani carezzavano
i miei capelli ricci.
Il frastuono si allontana
dalla stanza ora in penombra,
le tue parole cantano
di passato e di presente
diventati una cosa sola.
Le zeppole sono un ricordo della mia infanzia; per farle
bisognava essere almeno in due persone e di solito erano
mia mamma e mia nonna: una versava pianissimo gli in-
gredienti tra cui:
Succo di mandarino, anice, zafferano, uova, farina, lievi-
to, buccia di arancia e limone.
Si lavoravano tutti insieme con molta forza e per tanto
tempo, si lasciava lievitare in un grande tegame di terra
cotta, poi si dava loro la forma di piccole ciambelle e si
friggevano in tanto olio, girando le ciambelle con un ferro
da maglia e cospargendole di zucchero. Ricordo il sapore
con molta nostalgia perché ero bambina e quando si pre-
paravano le zeppole sapevo che arrivava mia nonna che
era molto brava, e insieme a mia mamma si metteva a
fare le zeppole, ne facevano tante perché dovevano durare
per molto tempo.
Io non sono mai riuscita a farle.
Giusy
P a g i n a 5
Le Zeppole
Cantus bortas
Su pensamentu miu
torrat a cussa domu
ammainau de s’incantu
e ti biu ancora, jaja,
in sa mesa incrubada
cun sa cona impratiada
prughendi trigu indorau.
Cantus bortas
impari arziamus a susu
e is manus tuas piscànta
in cascionis scuriosus
de sa vida cogliunadora
arregordus luxentis.
Is manus tuas cariziànta
sa conca mia arrullada.
Su trastiggiu s’inci stèsiat
de s’aposentu scurigau;
is fueddus tuus càntant
de passau e de presenti
diventaus una cosa sola.
P roseguendo nei vecchi ri-cordi del tempo di guerra. Non solo avevamo sempre fame,
ma ricordo tanti disagi: tutte le
notti suonava l’allarme e passava-
mo in cantina parecchie ore, poi i
grandi bombardamenti che ci co-
stringevano ad andare via da Mila-
no, un vero e proprio esodo bellico,
c’era chi portava i propri vecchi sui
carretti di legno spinti a mano, in
Piazza Corvetto all’inizio di via
Marocchetti, il Redefossi era anco-
ra scoperto, si camminava solo su
una corsia a Rogoredo, fino le ca-
scine di San Martino, qui ci dava-
no un poco di paglia ci sistemava-
mo sotto il portico e aspettavamo
la sirena di fine pericolo. Mi ricordo
una notte verso la fine, guardava-
mo verso Milano: si vedeva tutto il
cielo rosso perché stava bruciando
il centro di Milano; poi comparve
una nebbia artificiale che puzzava,
l’odore entrava in gola e non si
respirava tanto che abbiamo dovu-
to coprirci la bocca. Poi i morti, nel
mezzo della rotonda di Piazza Cor-
vetto (era diverso da come è oggi)
un brutto giorno abbiamo trovato
tre morti: il Poscelli medico denti-
sta ed altri due uccisi dai fascisti. In
viale Lucania in una villetta chia-
mata “Villa Triste” dove torturava-
no, finita la guerra ho visto una
branda di tela con la sagoma di
una persona con tutto il sangue
intorno. Poi la morte dei fascisti
almeno cinque buttati in una buca,
un cretinetti di ragazzo che faceva
il bauscia ” el gamba de legn” cat-
tivo spione ed altri che non cono-
scevo. Poi mesi dopo in Piazza
Ferrari ( non c’era ancora il merca-
tino) stesa a terra una signora an-
ziana ben vestita, uccisa: sembra-
va dormisse, dicevano che aveva
fatto uccidere tante persone.
Questa è una parte dei bei ricor-
di della guerra, evviva.
G.
P a g i n a 6
I o sono nata ieri in un piccolo paesino
della Sardegna Siddi in provincia di Ca-
gliari eravamo circa 500 abitanti. Ricor-
do quando si andava al ruscello con la mia non-
na a lavare il bucato, l’acqua cristallina che si
poteva persino bere e tutto intorno cresceva
un’erba molto saporita chiamata Mattuzzo e
dopo aver fatto il bucato la si raccoglieva e la
portavamo a casa per mangiarla. Mi ricordo la
vicina montagna piena di mirto, carrube, carcio-
fi selvatici frutti di bosco tutto avvolto da un
profumo di fiori che ancora mi sembra di sentire.
Ricordo le muraglie delle costruzioni in pietra
molto antiche, ricordo tante altre belle cose,
ricordo anche la delusione di ogni volta che sono
tornata per rivedere il mio paesino rimanevo
delusa, perché tante cose sono cambiate.
Giusy
Sono nata ieri
Sperando in una illuminazione sulla via di Damasco
Matematica che passione
P a g i n a 7
La matematica non è solo
formule ed equazioni. E’ logi-
ca. E’ razionalità.
Ogni giorno noi tutti usiamo
la matematica, per le previ-
sioni del tempo, per conosce-
re l’ora, per gestire il denaro.
Conoscere l’età della luna, in
cui “ si fa” era un tempo mol-
to importante perché tutta la
vita era legata ad essa e a
loro volta tutti gli avvenimen-
ti vi erano legati.
Il bucato doveva essere fatto
con la luna nuova, pena il
formarsi di cerchi ombrati e
concentrici nel mastello,
macchianti la biancheria.
Per tagliare il legname da
ardere: luna del primo quar-
to.
La luna calante era invece
buona per piantare gli alberi
da frutta.
Il camino del fornello si spaz-
zava tra la luna nuova e la
luna vecchia.
Giacomo
H o imparato a ballare in casa con mia sorella Anna Maria : Boogie Woogie, Tango, Valzer erano i balli che servivano per le
gare di ballo organizzate da un circolo privato
(Circolo per gli interessi commerciali e indu-
striali) situato in via Manzoni di fronte al tea-
tro. In questo circolo si poteva giocare a carte
nelle varie sale dedicate ed era frequentato da
persone della Milano “ bene”, cioè molto facol-
tose.
Io con due amici Aldo e Roberto ci divertivamo
a vestirci in maniera eccentrica per attirare
l’attenzione delle persone che affollavano la
sala da ballo. Una sera ci siamo presentati ve-
stiti da Ufficiali della Marina Militare.
Ricordo che anche le donne indossavano i pan-
taloni così erano più comode per ballare.
Le gare erano a premi e si svolgevano sia a cop-
pie che in gruppo.
Romano
Sono nata a Napoli ed ho vissuto 52 anni a Milano.
Di Napoli ricordo solo fame e guerra: a volte mi sembra
di non avere altre memorie del mio paese.
Mi rallegro pensando a Napoli dopo la guerra, la festa
di capodanno, i preparativi di tutte le donne che
s’affrettavano ad acquistare il pesce e cucinarlo per
salutare l’anno nuovo. I botti! Gli auguri, i parenti e i
cugini tutti insieme a festeggiare il nuovo anno, felici e
spensierati.
Rosaria
BOOGIE WOOGIE
Ricordo di Napoli
Senior and junior
P a g i n a 8
I bambini, con il loro carico di energia e di vita davanti, chiedono alle persone più grandi, affetto e attenzione, chiedono tempo, chiedono di stringere un legame con il passa-
to, di conoscere quello che viene prima dell’adesso e da dove
provengono. Hanno bisogno di sperimentare altre forme di
socialità di sentirsi parte di una comunità che non è fatta solo di
bambini ma anche di persone con età differenti. L’esperienza
che i piccoli possono ricevere nell’incontro con le persone an-
ziane è un fondamento di crescita. L’anziano offre al bambino
tempi e spazi completamente diversi da quelli dei genitori e a
differenza dei genitori, protesi al futuro, la persona anziana si
presenta come una persona concentrata nel presente del bam-
bino, rallentando i ritmi e offrendo ai piccoli anche uno spazio
magico e fantastico dove essere se stesso. Grazie a questo
incontro, contatto e scambio, si offre ai piccoli la possibilità di
scoprire la vecchiaia per mezzo di una conoscenza attiva, un’e-
sperienza quotidiana, vera, reale che consenta di essere un
domani adulti senza pregiudizi e discriminazioni, in una società
che è sempre più vecchia, e al rispetto reciproco della diversità.
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
Nazim Hikmet
Il primo bacio è stato con mio marito:
avevo 15 anni ed ero in vacanza in
Calabria dove ci siamo conosciuti.
Dopo quattro anni mi ha raggiunto a
Milano, ha trovato lavoro e si è
stabilito definitivamente. Avevo 21
anni e lui 25 quando ci siamo sposati ,
un matrimonio durato 53 anni che si è
concluso un mese fa in Hospice dove
mio marito è stato ricoverato quasi
due mesi, e io sono rimasta ad
assisterlo giorno e notte; non l’ho
lasciato solo neanche un momento,
solo il lunedì mi distraevo un po’
frequentando il laboratorio per
anziani: stavo insieme ad altre
persone, mi piaceva lo yoga mi faceva
stare bene. Per fortuna posso
frequentarlo ancora , anche ora che
Attilio non c’è più e la prossima
settimana verrò con un’amica sola
come me.
Loredana
P a g i n a 9
Dove nasce la magia di un bacio? Prende vita da un attimo e rivive nel ricordo
Si era sempre in cantina per
via dei bombardamenti, e
noi bambini per non an-
noiarci e forse per far conti-
nuare la vita riuscivamo an-
che a giocare nell’intervallo
silenzioso quando non c’era
il rumore delle bombe che
cadevano, ma non si poteva
uscire perché il pericolo non
era cessato. Così in bilico fra
vita e morte si giocava e in
questo equilibrio precario, e
con molto imbarazzo da
parte mia, quel ragazzetto
insistentemente mi chiede-
va di diventare la sua fidan-
zata. E mentre cercavo ogni
scusa per dissuaderlo, mi
baciò
G.
Nel giardino dei
Marchesi Spingardi
Giacomo sorride e si alza in piedi per
riacchiappare il ricordo lontano di
quel primo bacio. “ Ricordo..” si
sofferma, sta tornando indietro a
quel giorno, forse all’attimo preciso,
socchiude gli occhi, poi quando lo ha
riacciuffato ricorda il luogo: era a
Spigno nel giardino della villa dei
Marchesi Spingardi, si stava intratte-
nendo con la figlia dei marchesi,
quando decisero di salire sul ramo
più basso di un albero che era nel
giardino:
“ Lì a cavalcioni dell’albero, un pome-
riggio d’estate ho dato il mio primo
bacio”. Sorride felice e richiude gli
occhi. Si risiede soddisfatto come
chi ha appena assaporato un gusto
lontano che riporta tutta la freschez-
za di quel momento.
Riapre piano gli occhi e aggiunge:
“ Avevo 5 anni”
Gacomo
2° Corso formazione di Base
4° Corso specialistico per Assistenti Familiari di Pazienti con malattie terminali
11° Corso specialistico per Assistenti familiari Pazienti con malattie neurologiche avanzate,
croniche e inguaribili
Tutte le informazioni sul sito: WWW.fondazioneluvi.org
alla pagina: http://www.fondazioneluvi.org/Corsi-assistenti-familiari/
P a g i n a 1 0
Sbocchi occupazionali
Esiste un forte bisogno nel territorio di “Assistenti familiari” in grado di garantire una assistenza a domicilio di Perso-
ne non autonome. Le Famiglie incontrano talora difficoltà nel reperire Operatori adeguatamente formati.
Requisiti per essere ammessi ai Corsi
- Età tra 18 e 65 anni.
- Conoscenza discreta della lingua italiana parlata, letta e scritta (verrà organizzato un corso intensivo obbligatorio di
lingua italiana per coloro che ne avranno bisogno).
- Motivazioni personali adeguate alla tipologia di attività assistenziale.
- Per i Cittadini extra-comunitari è richiesto il permesso di soggiorno.
Presentazione delle domande di partecipazione
La domanda, deve essere presentata entro lunedì 25 settembre 2017 (per il corso di formazione di base) ed entro ve-
nerdì 26 ottobre 2017 per i Corsi Specialistici. La domanda deve essere inserita in busta indirizzata a Bruno Andreoni
(Fondazione Lu.V.I. Onlus; via Ripamonti, 428 - 20141 Milano). La busta deve essere consegnata a mano, all’Ufficio
(tel: 02/94372703) aperto al pubblico in Cascina Brandezzata, tutti i giorni lavorativi dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle
12.00. Alla consegna della domanda deve essere versato un contributo di 10 € per la copertura dei costi relativi alle
procedure di selezione. Non saranno accettate domande inviate via mail o fax.
Fondazione Lu.V.I Onlus promuove ed è attiva nella formazione e qualificazione degli Assi-stenti familiari con percorsi specialistici di decennale esperienza e si avvale di docenti altamente qualificati.
https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwitq7OL8PTVAhVEY1AKHQyIBp0QjRwIBw&url=https%3A%2F%2Fasdmontiazzurri.it%2Fsono-aperte-le-iscrizioni-2015%2F&psig=AFQjCNHy886wAGLd8DvlTHBr_9oNcN87Aw&ust=1503836055543
La forza di vivere
Mi chiamo Laura sono nata in
Perù, sono arrivata in Italia nel
2001 ed ho sempre vissuto a
Milano. Per arrivare in italia ho
dovuto attraversare molti pae-
si: Bolivia, Brasile Francia e poi
finalmente Italia. All’inizio è
stato difficile per le diverse
abitudini di vita e soprattutto
per la lingua. Mai dimenticherò
il primo giorno in cui sono arri-
vata in Italia: mi ricordo il fred-
do e dopo qualche giorno co-
minciò anche a nevicare, io ero
spaventatissima perché non
avevo mai visto la neve e da
allora sono passati 15 anni. Qui
ho conosciuto mio marito: ora ho una figlia di 8 anni, mi
sono costruita la mia famiglia anche se mi mancano tanto
la mia mamma e i miei fratelli; spero di tornare a trovarli e
rivedere anche il mio paese, però vivere lì per sempre, no,
ormai la mia vita è qui in Italia.
Subito dall’inizio ho lavorato come badante e come baby -
sitter. Ricordo il primo paziente che ho assistito:
Era un signore che mi raccontava che da giovane era stato
un grande atleta, che aveva prestato servizio militare
nell’arma dei bersaglieri; era una persona dinamica e di
professione era un fotografo. Aveva circa 50 anni quando
cominciò ad accorgersi che quando camminava anche
poco sentiva le gambe pesanti e si doveva fermare spesso
per fare una pausa. Si convinse ad andare dal medico e gli
diagnosticarono problemi alla circolazione; gli prescrisse-
ro una terapia del caso, ma dopo pochi
mesi e nonostante la terapia la situazio-
ne sembrava peggiorare. Gli venne con-
sigliata la visita con un neurologo seguì
un ricovero al Besta e la diagnosi fu di
Sclerosi multipla progressiva cronica.
Non conosceva questa malattia e quan-
do comprese di cosa si trattava ebbe un
crollo psicologico. Io l’ho conosciuto
quando aveva 67 anni camminava anco-
ra con l’ausilio del bastone; notai subito
che era una persona molto forte nono-
stante la malattia e aveva tanta voglia di
vivere. Ogni giorno faceva dei grossi
sforzi per alzarsi dal letto perché la sua
più grande paura era quella di rimanere
fermo a letto senza la possibilità di riu-
scire a muoversi. La moglie gli era sempre vicina e era
molto attenta ai suoi bisogni; aveva due figli sposati e tre
nipoti e rimpiangeva di non poter goderseli come lui ave-
va sempre sognato. Adesso ha 75 anni; ormai è costretto
a stare su una carrozzina. La malattia pur lentamente ha
progredito il suo corso, ma lui non si è mai rassegnato,
non poteva nemmeno pensare di rimanere immobile sen-
za poter fare niente e così grazie all’aiuto della moglie , ha
trasformato la sua professione di fotografo in hobby, con-
tinuando a fotografare. Con l’aiuto della moglie sviluppa
le pellicole e insieme compilano album e incorniciano nuo-
ve foto.
Laura Rivera Quispe
2° Corso Assistenti Familiari per Pazienti terminali
P a g i n a 1 1
Presso Cascina Brandezzata ha sede l’Associazione A.F.A.
(Assistenti Familiari Associati) che promuove l’integrazione lavorativa
delle Persone immigrate e lo studio della cultura dei Paesi d’origine
per non dimenticare le loro radici.
https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjl-tuw-uDVAhVEa1AKHdBSD4cQjRwIBw&url=https%3A%2F%2Fegypt14.com%2F2015%2F08%2F01%2F10-%25D9%2586%25D8%25B5%25D8%25A7%25D8%25A6%25D8%25AD-%25D9%2584%25D9%2584%25D8%2
P a g i n a 1 2
Mi chiamo Francesco e sono
nato in Italia, ho 49 anni e a
differenza della quasi totali-
tà degli allievi del corso che
già lavorano nel settore, io
provengo da quello informa-
tico. Ho lavorato per 25
anni acquisendo esperienza
che mi ha portato a gestire
l’Information Technology di
importanti aziende. Qual-
che anno fa purtroppo la
crisi economica ha fatto sì
che professionisti del setto-
re come me, rimanessero
senza lavoro e con pochissi-
me chance di ricollocarsi
(alla mia età è difficile in questo paese). Una cara amica
mi chiama dicendomi che aveva urgente bisogno di ge-
stire la nonna molto anziana, dato che la badante le ave-
va dato forfè senza preavviso ed era la fine di luglio, mi
chiese la cortesia di dargli una mano nel gestire l’urgenza
in attesa di trovare una nuova badante.
Iniziai l’avventura.
Non nascondo che non è stato facile in quanto privo
dell’esperienza necessaria per gestire correttamente la
persona, mi sono rimboccato le maniche e ho portato a
termine il compito con un discreto risultato. Questa
esperienza inconsapevolmente già tracciava una strada.
Passa del tempo e in internet cercavo sempre più notizie
sull’argomento, fin che incappo nel sito della Fondazione
Lu.V.I . Onlus e trovo molto interessanti i corsi proposti.
Mi iscrivo al 9° Corso Specialistico di formazione per As-
sistenti Familiari Pazienti con malattie neurologiche
avanzate, croniche ed inguaribili e inizio a frequentarlo
Non nego che nel frattempo venivo colto da perplessità e
timori, con una domanda frequente nella testa: sarei sta-
to all’altezza della situazione? Il corso procede con un
programma molto vasto e con interventi di docenti alta-
mente qualificati sugli argomenti che trattano; arriva
maggio ed inizio il tirocinio all’INRCA di Casatenovo, una
struttura all’avanguardia per quanto riguarda la pneumo-
logia nel reparto semi
intensivo. Qui ho tro-
vato persone pazienti
e competenti che mi
hanno seguito in tutte
le fasi della mia for-
mazione dandomi la
possibilità di fare un’e-
sperienza preziosissi-
ma sia a livello tecni-
co sia operativo che
umano. Qui incontro
per la prima volta una
Paziente affetta da
SLA e qui mi rendo
conto e tocco da vici-
no questa malattia
dagli effetti a dir poco devastanti.
Abbiamo subito instaurato un buon rapporto, con il pas-
sare dei giorni mi rendevo conto che la Paziente era con-
tenta di vedermi, non capivo, in fondo mi dicevo non fac-
cio nulla di diverso da altri operatori.
Un giorno arriva il dott. Colombo per fare dei test sul
ventilatore della Paziente: deve testare delle configura-
zioni per farla parlare, nonostante la presenza di una can-
nula non fenestrata, la scuffia e riesce a far parlare la Pa-
ziente. Quando ho sentito la sua voce, è stata un’emozio-
ne intensa ma lo è stato di più quando mi fa capire di av-
vicinarmi a lei e con una voce molto debole mi sussurra:
dovrebbero essere tutti come te.
In quel momento avevo il cuore in fibrillazione, ho prova-
to una gioia immensa!
Quest’anno sto frequentando il 2° Corso Specialistico
Assistenti familiari per Pazienti Terminali sempre pro-
mosso dalla Fondazione Lu.V.I. Onlus
Francesco Mosiello
9° corso Assistenti Familiari per Pazienti con malattie
neurologiche avanzate
Dall’informatica alle Cure Palliative
La
P a g i n a 1 3
di leggere
Dal dibattito sul fine vita a una riflessione sull’es-
sere mortali, alla ricerca di un significato nuovo
per parole come speranza, dignità, coraggio e
libertà.
“ Se anche esistono malattie inguaribile, le perso-
ne sono sempre curabili”
Un cavallo per lo sceriffo, una Panda
per l'infermiera. Di collina in collina, di
visita in visita, prende forma un alma-
nacco di umanità: malattie e speranza,
paura e sorrisi. Ogni viaggio si trasfor-
ma in un racconto sulla punta delle
dita, ogni casa in un teatro. E forse
solo la narrativa può restituire, almeno
in parte, il sapore di ciò che accadde.
“Il montaggio di alcuni pezzi della mia vita” (Bruno Andreoni)
A partire dal mese di settembre 2017,
nel sito di Fondazione Lu.V.I. Onlus alla pagina : http://www.fondazioneluvi.org/il-montaggio/
ogni settimana sarà pubblicato, un capitolo del montaggio
(Cap. 1: Alcuni pezzi disordinati della mia vita).
C’è tanto da fare. Si può volare nello spazio e nel
tempo, partire per la Terra del Fuoco o per la cor-
te di re Mida. Si può far visita alla donna amata,
scivolarle vicino e accarezzarle il viso ancora ad-
dormentato...Fine delle divagazioni. Bisogna che
inizi a comporre i diari di questo viaggio immobile,
per essere pronto quando l’inviato del mio editore
verrà a raccogliere il mio dettato, lettera per let-
tera.
http://www.fondazioneluvi.org/il-montaggio/
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Fondazione Lu.V.I Onlus Via Ripamonti 428, Milano
Tel 02 94372703
Cell. 331 4024267
S econdo un’ antica storia araba esistono tre tipi di viaggiatori.
C’è chi procede con i piedi, perché è necessario cammi-nare accettando la fatica di salire, imparando ad aspet-tarsi l’un l’altro, a non fare una gara a chi arriva prima e a non essere elemento di freno per il gruppo. Ma in questo modo il viaggio può essere solo un transito.
C’è chi avanza per le strade con gli occhi avidi della bel-lezza del paesag-gio, rischiando di perdere di vista la meta.
Infine, c’è chi viaggia con il cuore. E’ questo il senso della prima camminata in-detta da Fondazione Lu.V.I, un invito alla cittadinanza per un percorso attraverso il territorio agricolo del parco sud tra le cascine, una cam-minata per riscoprire e valo-rizzare il nostro territorio, alla portata di tutti anche dei bambini e ai non allenati. Un’occasione per fare sport e per conoscerci.
Convegno Fragilita’ e Territorio Il programma Ospedale Territorio per la continuità assistenziale delle Persone fragili nella rete socio-sanitaria area sud di Milano è stato attivato nel
maggio 2015.
Il 22 ottobre 2016 l’ATS città metropolitana milanese, la ASST santi Paolo e Carlo, la ASST Melegnano-Martesana e il Comune di Milano avevano
promosso un Convegno per presentare le finalità del Programma ai Professionisti del Territorio ( medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali,..) .
I Municipi 4-5-6-7 e Fondazione Lu.V.I Onlus ora promuovono il Convegno “ Fragilità e Territorio” per presentare ( in particolare ai Cittadini mila-
nesi, alle Organizzazioni non profit e di Volontariato) le risorse presenti nella rete socio-sanitaria dei 4 Municipi a supporto delle fragilità che vivono
nella Comunità.
Il convegno si svolgerà sabato 23 settembre 2017 (ore 8.30-13.00) presso il Centro L’Hub di Comunità Nuova ( via Luigi Mengoni 3, in prossimità
stazione MM Bisceglie, con ampio parcheggio gratuito). La partecipazione è gratuita.
N. Verde 80089456 Tel. 02 36.50.43.41
P a g i n a 1 5
La delle cose è un periodico
di Medicina Narrativa, registrato presso il Tribu-
nale di Milano. E’ stata un’ iniziat iva di a lcuni
studenti del Master in Cure Pal l iat ive . E’ il
montaggio di “ pezzi di vita” di chi vive o ha vissuto
l’esperienza di pazienti con malattie inguaribili
(oncologiche e non oncologiche) o di persone con
gravi fragilità psico-fisico-sociali che vivono
nella comunità. Le narrazioni
potrebbero dare un senso alla
sofferenza di persone che grazie
alla testimonianza di “pezzi “
della loro vita, rimarranno nella
memoria di coloro che li hanno
conosciuti e che vogliono
comprendere senza dimenticare .
O G N I C O N T R I B U T O D E V E R I P O R T A R E
N o m e e C o g n o m e d e l l ’Au t o re , c o n i n d i r i z z o
E - m a i l e re c a p it o te le fo n i co .
Q u a li f ic a d e ll ’Au t o re , Is t it u t o d i a p p a rt e -
n e n z a e c it t à d i re s i d e n z a .
L a lu n g h e z z a d e l le n a r r a z i o n i d e v e e s s e re
c o n te n i b i le in u n a o a l m a s s im o d u e p a g i n e
d e l p e r io d ic o .
I te st i d e v o no e s s e re i n v i at i s o t to fo r m a d i
f i l e wo rd .
N e l ca s o d i “r i f le s s ion i su ll ’a rg o m e n to”,
i l t e s t o d e v e p re v e d e re u n a i n t ro d u z io n e
s in tet ica , una conclus ione e 2-3 vo ci b ib lio -
g r a f i c h e (s e co n d o le no r m e re d a z io n a l i
d e l la R i v i s t a I t a l i a n a d i C u r e Pa l l i a t i v e ) .
Eve n t u a li r i fe r im e n t i b ib lio g r a f i c i d e vo n o
e s s e re n u m e r a t i n e l l ’o rd i n e d i c it a z i o n e n e l
t e s t o (d o ve v a n n o r i p o r t a t i t r a p a re n te s i ) .
Raccontaci la della tua storia, inviandola a: [email protected] Tel.3314024267
N O R M E E D I T O R I A L I P E R G L I A U T O R I
I l p e r io d i co p u b b l i c a : n a r r a z io n i d i f a m i -
g l i a r i , c a re - g i ve r, o p e r a t o r i so c io - s a n it a r i
e vo lo n t a r i c h e a s s i s t o no o h a n n o a s s is t i -
t o Pa z ie n t i c o n m a l at t ie a v anz a t e
(o n co lo g ic h e e no n o n co lo g ic h e ) ; r ico rd i
don at i da i Paz ie nt i e da i Fam ig liar i , r i f l e s -
s io n i s u l l ’a s s is t e n z a a Pa z ie n t i co n m a lat -
t ie in g u a r ib i l i/ t e r m in a li e a Pe rs on e con
g rav i fra g i l it à p s ico - f is iche che v ivon o n e l la
c o m u n it à . I co n t r ib u t i s o no va lu t at i d a l
Co m it at o d i Re d a z io n e p e r l a e ve n t u a le
p u b b li c a z io n e ; . Gli Auto r i de i con t r ibut i
potrebbero esse re i n v it a t i a d o p e r a re
m o d i f i c h e m a rg i n a l i p ro p o s te d a l c o m it a -
t o d i re d a z io n e .
A U T O R I Z Z A Z I O N I
N e l ca s o d i n a r r a z io n i re -
la t ive a Pa z ie n t i e n e l
c a s o d i s t o r ie a m b ie n t a -
t e p re s s o St ru t t u re so c io
- s a n it a r ie , l ’Au t o re d e ve
o tte n e re , n e l r is p e t t o
d e l D lg s 1 9 6 / 2 0 0 3 , l ’aut o -
r izz az ion e a l la p ub b licaz io -
n e da part e d e l P a z ie n te
( i n a s s e nz a d e l Pa z ie n te o
in ca s o d i su a in co m pe -
te n z a , d a pa r te d e l Fa m i -
g l i a re - C a re g ive r e d a
p a r t e d e l R e s p o n s a b i le
d e l la s t ru t t u r a ) .
Cinzia pellegrini
Chiara Esposito
Maryla Guzman
Ornella Schito
Alessandra Favero
Adele Calori
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