1.2
-
RELAZIONE PAESAGGISTICA
3188
All. N:
Progettazione:
Elaborato:
Scala:
Fase:
Lavoro:
COMUNE DI MERETO DI TOMBACommittente:
REGIONE AUTONOMA FRIULI-VENEZIA GIULIA
Consulenze:
- PROVINCIA DI UDINE-
PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO
LAVORI DI ASFALTATURA DI ALCUNE STRADECOMUNALI NEL CAPOLUOGO E NELLE FRAZIONI
CIG Z64216B5AF
Studio Tecnico D'ORLANDO ENGINEERING SRL
SISTEMA CON CERTIFICAZIONE SGS (N. IT06 / 0046 - RILASCIATA DA ITALIA S.P.A.)
ISO 9001:2008
D'ORLANDOENGINEERING s.r.l.
D' ORLANDO ENGINEERING s.r.l.
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1 PREMESSE
L’area oggetto dell’intervento si trova in comune di Mereto di Tomba e nelle sue frazioni.
Mereto di Tomba è un piccolo comune dell’alta pianura friulana centrale posto a sud della
fascia collinare morenica che si estende su una superficie di 27,30 kmq ed è costituito da sei
frazioni (Plasencis, Savalons, San Marco, Tomba, Pantianicco, Castelliere) e il capoluogo
(Mereto). Gli abitanti sono 2666 (dato Istat al 31 dicembre 2013).
Il presente intervento riguarda interventi di manutenzione delle strade comunali, mediante il
rifacimento del tappeto d’usura e l’asfaltatura di alcune strade bianche esistenti. Mentre per il
rifacimento del tappeto d’usura (trattandosi di un intervento manutentivo) non è necessario
richiedere l’autorizzazione paesaggistica quand’anche il sito di intervento si trovasse in zona
con vincolo ambientale, la stesura di nuovo manto bituminoso su strade bianche poste in zone
vincolate rende necessaria tale autorizzazione.
In particolare, per l’intervento in oggetto, sono interessate dal vincolo le seguenti vie:
- Via Nazario Sauro e via del Corno nella frazione di Pantianicco
- Via XI febbraio e via Viotte nel Capoluogo.
1.1 ORTOFOTO DELL’AREA
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1.2 CARTA TECNICA REGIONALE
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2 STATO DEI LUOGHI PRIMA DELL’ESECUZIONE DELLE OPERE
2.1 CENNI STORICI
Il nome del capoluogo, Mereto, deriva da una forma contratta di Melereto o Melareto, cioè
“luogo dove si coltivano le mele”: tale denominazione appare fin dalla fine del XV secolo.
Successivamente i documenti storici testimoniano il cambiamento della denominazione in
Mereti tumbae, in seguito al ritrovamento dell’antica tomba risalente forse all’epoca dei
castellieri.
Nell’abitato del capoluogo, sorto originariamente su un castelliere, si insediarono gruppi di
legionari e coloni romani che si dedicarono ad attività prevalentemente agricole.
Nel 2008, i ricercatori dell'Università di Udine impegnati nella terza ed ultima campagna di
scavi, hanno scoperto, sotto il tumulo detto Tùmbare, l'intero scheletro di una importante
personalità vissuta nel all’inizio del II millennio a.C. Precedentemente nel 2006 fu scoperta,
in modo fortuito nella parte meridionale del comune, un’urna funeraria in pietra che indicò la
presenza di una importante necropoli romana posta sulla via Concordia-Noricum, che si
estendeva da Concordia Sagittaria ad Artegna e dava la possibilità ai viaggiatori di accorciare
la strada per il Norico altrimenti raggiungibile transitando prima sulla Annia e poi sulla Julia
Augusta.
E’ ancora possibile ripercorrere alcuni tratti della Concordia-Noricum che si affianca alla
Tombare e costeggia un’altra zona funeraria romana, posta centralmente sul territorio
comunale e successiva alla prima come periodo storico, denominata Baraciuts e di notevole
importanza.
Il primo riferimento scritto riguardante Mereto risale al 1138, mentre al 963 risale la prima
citazione di Pantianicco; posteriori risultano gli scritti relativi a Plasencis (1272), Savalons
(1290), Tomba e San Marco (1375). Anche la zona di Mereto, come il resto del Friuli, fu
colpita da invasioni barbariche cui fece seguito un periodo di pace sotto il Patriarcato di
Aquileia.
In quegli anni, analogamente a molti altri paesi della pianura friulana, anche a Mereto furono
realizzate le cosiddette “cortine”, fortilizi nei quali la popolazione trovava rifugio in caso di
pericolo. Per l’amministrazione della giustizia e le questioni giurisdizionali Mereto risultava
feudo dei Valvasone, pur rimanendo autonoma per le altre questioni che venivano risolte da
tutti i capifamiglia del paese all’interno della “vicinia” (consiglio dei capifamiglia). Fu nel
1420 che Mereto venne ceduta alla Repubblica di Venezia e , nel 1499, il territorio friulano
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conobbe l’incursione dei Turchi che attraversarono il Tagliamento e giunsero sino a
Pantianicco, distruggendo e saccheggiando l’intero abitato.
Nel giugno del 1815 il territorio entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, stato
dipendente dall'Impero austriaco e le frazioni che avevano una propria amministrazione
persero l'autonomia nel 1816. Il Comune di Mereto di Tomba fu annesso al Regno d’Italia nel
1866, al termine della Terza guerra di indipendenza.
Nel 1878 iniziano in Italia le rilevazioni dei Comuni sul “movimento della popolazione”: da
allora, fino alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo (1878-1958), il fenomeno
dell'emigrazione interessò il Comune in maniera notevole. Ottant’anni di emigrazione
documentata, in tre successive ondate, con caratteristiche diverse: una, prima della “grande
guerra” (1915-18), un’altra, tra le due guerre, e l’ultima, dopo la seconda guerra mondiale
(1939-45). I compaesani all’estero cercavano di ricreare la vita del proprio paese, di
festeggiare là, in contemporanea, le feste che si vivevano qua, mantenendo tra loro, pur sparsi
su un territorio molto più vasto, frequenti contatti, aiutando gli ultimi arrivati ad inserirsi nel
mondo del lavoro e condividendo le iniziative che intanto nascevano in Friuli (ad esempio,
con raccolte di denaro per sostenere la banda musicale o i lavori nella chiesa del paese).
Fino agli anni ’30 del XX secolo, l’agricoltura costituiva l’unica risorsa della popolazione,
con il 92% della gente occupata in quel settore, a coltivare l’80% di terreni di sua proprietà.
Accanto ai campi, per quasi tutti c’era la stalla. Sui muri delle case di San Marco è raffigurata
l’epopea dell’universo di ieri nei dipinti di Gianni Di Lena: i lavori, le colture, i mestieri e la
fatica di quel mondo, ma anche la sua serenità; tutto ieri che pareva a misura d’uomo e
permetteva ad ognuno di sentirsi in armonia con la natura ed i suoi lunghi ritmi; gli eventi
della vita.
Dal secondo dopoguerra arrivò l’industrializzazione, e Mereto di Tomba conta oggi diverse
piccole e medie aziende artigiane. Qui, però, una fu la fabbrica che aprì la strada a tutte:
la Dinamite (oggi Dipharma), sorta nel 1949 a sud di Tomba.
2.2 CARATTERI PAESAGGISTICI PRESENTI NELL’AREA D’INTERVENTO
Aspetti geologici e geomorfologici
Oltre la fascia delle Prealpi Carniche e Giulie fino alla linea delle risorgive, si estende, per
circa 20 km, l'Alta Pianura. Essa è costituita da ciottoli e ghiaia il cui diametro decresce
procedendo verso valle. In relazione a questa sua conformazione, il terreno è molto permeabile
tanto che l'acqua, sebbene abbondante, tende a penetrare nel sottosuolo, lasciando i terreni
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superficiali piuttosto aridi, secchi, poveri di humus e ricoperti da magre distese di pascolo e
brughiere, dette magredi (in particolare nell'alta pianura occidentale). In base alla presenza del
fiume Tagliamento, l'alta pianura si suddivide in Alta Pianura Orientale e Alta Pianura
Occidentale. A est, tra il Torre e l'Isonzo, si estende la Pianura Isontina.
Aspetti litologici
I terreni che caratterizzano il territorio comunale sono costituiti prevalentemente da ghiaie,
sabbie e ciottoli, con frazione fine limo-argillosa; la litologia è costituita da conformazione
calcareo dolomitica con presenza di ampia eterogeneità di litotipi. I sedimenti sono
generalmente strutturati in lenti e livelli di dimensioni variabili per estensione, spessore e
granulometria; varia è anche la cementazione che si riscontra, debole a bassa profondità,
media e forte oltre i 20-25 m dal piano campagna, ove sono comuni i conglomerati. (fonte
Relazione geologica Nuovo PRGC).
Idrografia e falda freatica
Il torrente Corno nasce dai colli di Buja a metri 184 in località Paludo presso Mels. Il Corno
non ha sorgenti vere e proprie ma è un fiume che viene alimentato da molti piccoli ruscelli di
cui è ricca la zona a nord-est di Mels.
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Il Corno è un corso d’acqua permanente e presenta un regime torrentizio. Il suo corso
attraversa per circa 17 Km l’Anfiteatro Morenico. Il corso del Corno prosegue poi
tortuosamente per tre Km su un letto ghiaioso ricco di buchi e di piani. Varcata la cerchia
esterna fra i colli di San Daniele e Rive D’Arcano, il torrente si allunga in direzione sudovest
passando i Comuni di Mereto e Sedegliano, disperdendosi poi fra Codroipo e Bertiolo dove si
unisce al fiume Taglio, presso Romans che a sua volta confluisce nel fiume Stella.
Nell’alta pianura friulana il Corno scorre al centro di un’ampia depressione valliva a fondo
piatto, non essendoci in questa zona una forte corrente, l’escursione termica risulta costante.
In prossimità di Farla, il torrente si unisce al canale Ledra-Tagliamento e grazie all’apporto di
notevoli quantità d’acqua, le correnti del Corno aumentano e la temperatura dell’acqua scende;
ne consegue un aumento del contenuto di ossigeno disciolto nell’acqua. Un tempo il Corno
era molto pescoso, oggi vivono nel torrente caprinici e i lucci, inoltre qui viene a riprodursi la
trota mormorata. Nel corso del tempo l’uomo ha continuato a modificare l’ambiente a proprio
vantaggio e per ragioni economiche e, specialmente in seguito al riordino fondiario, sono stati
tagliati e sradicati alberi, eliminati fossi e meandri provocando un’accentuata uniformità del
paesaggio.
Il corso d’acqua artificiale Canaletto Ledra si stacca dal Canale principale a ovest di San Vito
di Fagagna, circa al Km 34 della Strada Regionale 364 di Spilimbergo, e attraversa, da nord a
sud, il territorio comunale di Mereto di Tomba passando a occidente di Savalons, dopo aver
passato la S.P. 60 di Flaibano piega ad ovest percorrendo la frazione di Castelliere, in seguito,
costeggiata la zona industriale e raggiunta la S.P. 101 di Mereto di Tomba, si dirige a sud
uscendo dal territorio comunale nei pressi del mulino Romano. Lungo il suo corso all’interno
del territorio comunale di Mereto di Tomba, il canaletto Ledra forniva la forza motrice
necessaria a parecchi mulini, in totale sono, o meglio erano in funzione quattro.
Di seguito si riporta un estratto della cartografia regionale delle Zone sottoposte a vincolo
paesaggistico, relativamente al Comune di Mereto di Tomba. Come si può osservare il
territorio comunale è interessato da un corso d’acqua inserito nel registro delle acque
pubbliche di cui al Regio Decreto 8 febbraio 1923, con il seguente identificativo: n. 463 –
Torrente Corno
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2.3 RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA
Via Nazario Sauro
Via del Corno
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Via XI febbraio
Via Viotte
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3 INDICAZIONE ED ANALISI DEI LIVELLI DI TUTELA
3.1 PREMESSE
Con la Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) è stata istituita la rete ecologica europea
“Natura 2000”: si tratta di un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie,
sia animali che vegetali, di interesse comunitario (indicati negli allegati I e II della Direttiva
stessa), la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità
presente sul continente europeo.
L'insieme di tutti i siti definisce un sistema strettamente relazionato da un punto di vista
funzionale: infatti, la rete non è costituita solamente dalle aree ad elevata naturalità identificate
dai diversi paesi membri, ma anche da quei territori contigui ad esse ed indispensabili per
mettere in relazione ambiti naturali distanti spazialmente ma vicini per funzionalità ecologica.
La Rete è costituita da Siti di Importanza Comunitaria (SIC): istituiti ai sensi della Direttiva
Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o a ripristinare un habitat
naturale (allegato 1 della direttiva 92/43/CEE) o una specie (allegato 2 della direttiva
92/43/CEE) in uno stato di conservazione soddisfacente.
Dei 2314 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) presenti ad oggi sul territorio nazionale, 404
sono stati designati Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e 610 Zone di Protezione Speciale
(ZPS); di questi, 335 sono siti di tipo C, ovvero SIC/ZSC coincidenti con ZPS. In particolare
si differenziano le:
- Zone speciali di conservazione (ZSC): istituite ai sensi della Direttiva Habitat della
Commissione Europea, sono siti di importanza comunitaria in cui sono state applicate le
misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino degli habitat naturali e
delle popolazioni delle specie per cui i siti sono stati designati dalla Commissione Europea.
Un SIC viene adottato come Zona Speciale di Conservazione dal Ministero dell'Ambiente
degli stati membri entro 6 anni dalla formulazione dell’elenco dei siti.
- Zone a Protezione Speciale (ZPS): istituite ai sensi della Direttiva Uccelli (79/409/CEE) al
fine di tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie ornitiche contenute nell’allegato
1 della medesima Direttiva. Le ZPS vengono istituite anche per la protezione delle specie
migratrici non riportate in allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza
internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar.
Le indicazioni della Direttiva CEE sono state recepite dal Ministero dell'Ambiente con DPR
357/1997, costituente il Regolamento di attuazione della citata Direttiva.
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Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non
direttamente connessi e necessari alla loro gestione devono essere assoggettati alla procedura
di valutazione di incidenza ambientale.
L’opera oggetto degli interventi in progetto ricade al di fuori di ogni area S.I.C., Z.P.S. o
A.R.I.A.
3.2 VINCOLI
Le aree oggetto dei lavori non interessano:
- siti di importanza comunitaria (S.I.C.) NATURA 2000;
- ambiti di tutela archeologica ai sensi dell’art. 10 punto 4 del D.Lgs. 42/2004;
- parchi, riserve, biotipi, ecc. ai sensi della L.R. 42/1996;
- aree boscate (art. 142, punto 1, capo g) del D.Lgs. 42/2004 – ex Galasso).
E’ invece presente il vincolo paesaggistico relativo alla Torrente Corno, ai sensi del D.Lgs.
42/2004, art. 142, comma 1, punto c) (ex 1497/39).
3.3 IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE
In attuazione al Codice dei beni culturali e del paesaggio e della Convenzione europea del
paesaggio, la Regione FVG ha adottato in via preliminare il Piano Paesaggistico Regionale
(PPR-FVG).
Il PPR-FVG è un fondamentale strumento di pianificazione finalizzato alla gestione del
territorio nella sua globalità e nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile, con lo scopo di
integrare la tutela e la valorizzazione del paesaggio nei processi di trasformazione territoriale,
anche come leva significativa per la competitività dell'economia regionale.
Il PPR-FVG è organizzato in una parte statutaria, una parte strategica e una dedicata alla
gestione. Il Piano riconosce le componenti paesaggistiche attraverso i seguenti livelli di
approfondimento fondamentali:
- a scala generale omogenea riferita agli "ambiti di paesaggio" (ai sensi dell'articolo 135
del Codice);
- a scala di dettaglio finalizzato al riconoscimento dei "beni paesaggistici" (ai sensi degli
articoli 134 e 143 del Codice) che comprende: immobili e aree dichiarati di notevole
interesse pubblico; aree tutelate per legge; ulteriori contesti individuati dal piano.
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Gli elaborati del PPR-FVG sono stati adottati con delibera della Giunta regionale n.1774 del
22 settembre 2017.
L’Avviso di adozione del Piano paesaggistico regionale è stato pubblicato sul Bollettino
Ufficiale della Regione del 4 ottobre 2017, n.40 (pag. 96).
Contenuti del PPR relativi alla zona in esame
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A pag. 142 dell’Allegato D1 “Schede dei Corsi d’acqua iscritti negli elenchi”, Allegato 63
alla Delibera 1774-2017, è presente la scheda del Torrente Corno (di seguito riportata).
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4 IL PROGETTO
4.1 DESCRIZIONE DELLE LAVORAZIONI
L’intervento è così articolato:
Interventi di manutenzione stradale
Si prevede la manutenzione di alcune delle vie del territorio comunale mediante il rifacimento
del tappeto d’usura.
La lavorazione tipica è la seguente:
- Fresatura degli attacchi delle superfici da asfaltare;
- Stesura di emulsione bituminosa;
- Ricariche ove necessarie;
- Stesura del tappeto d’usura;
- Eventuale sollevamento dei chiusini;
- Rifacimento della segnaletica orizzontale.
Le vie interessate dalle lavorazioni descritte sono le seguenti:
1. Via XI febbraio (Mereto di Tomba)
2. Vicolo della posta (Mereto di Tomba)
3. Via Udine (Plasencis)
4. Via Nazario Sauro (Pantianicco)
5. Via del Corno (Pantianicco)
6. Via Bertolissi (Pantianicco)
7. Via Felice della Rovere (Pantianicco)
8. Via Sant’Antonio (Pantianicco)
9. Via Montenero (Tomba di Mereto)
Interventi di nuova pavimentazione
Nelle strade bianche ove deve essere realizzato per la prima volta la pavimentazione asfaltata,
la lavorazione è la seguente:
- Preparazione della superficie per l’asfaltatura (lisciatura e rullatura);
- Stesura di emulsione bituminosa;
- Stesura di binder;
- Realizzazione della segnaletica orizzontale.
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Le vie interessate dalle lavorazioni descritte sono le seguenti:
1. Via Viotte (Mereto di Tomba)
2. Via Ermacora (Tomba di Mereto)
3. Via Lorenzo Perosi (Tomba di Mereto)
Altre lavorazioni
Un’ulteriore intervento riguarda una laterale di via XIV maggio a Tomba di Mereto, ove verrà
realizzata una caditoia per recapitare le acque meteoriche che oggi ristagnano a bordo strada.
La caditoia verrà collegata alla fognatura comunale presente sulla strada.
4.2 RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL’INTERVENTO
Nelle pagine successive si riporta una rappresentazione grafica dell’intervento.
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5 VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA
5.1 EFFETTI BENEFICI APPORTATI DELLE OPERE
L’intervento non modificherà le componenti ambientali e non avrà influenza sulla salute dei
cittadini, ma migliorerà la qualità della vita degli abitanti e l’impatto visivo delle strade
comunali.
5.2 IMPATTO DELLE OPERE
1
Modificazioni della morfologia,
quali sbancamenti e movimenti di
terra significativi, eliminazione di
tracciati caratterizzanti
riconoscibili sul terreno (rete di
canalizzazioni, struttura parcellare,
viabilità secondaria, …), ecc.
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
2
Modificazioni della compagine
vegetale (abbattimento di alberi,
eliminazione di formazioni
riparali, …)
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
3
Modificazioni dello skyline
naturale o antropico (profilo dei
crinali, profilo dell'insediamento);
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
4
Modificazioni della funzionalità
ecologica, idraulica e
dell'equilibrio idrogeologico,
evidenziando l'incidenza di tali
modificazioni sull'assetto
paesaggistico
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
5 Modificazioni dell'assetto
percettivo, scenico o panoramico
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
6 Modificazioni dell'assetto
insediativi - storico.
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
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7
Modificazioni di carattere
tipologici, coloristici, costruttivi,
dell'insediamento storico (urbano,
diffuso, agricolo)
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
8 Modificazioni dell'assetto
fondiario, agricolo e colturale
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
9
Modificazioni dei caratteri
strutturanti del territorio agricolo
(elementi caratterizzanti, modalità
distributive degli insediamenti, reti
funzionali, arredo vegetale minuto,
trama parcellare, ecc.)
L’intervento non può provocare in alcun
modo questo tipo di impatto.
Alla luce di quanto sopra, si può affermare che l’impatto sul territorio delle opere previste nel
progetto può essere definito migliorativo.
6 OPERE DI MITIGAZIONE, COMPENSAZIONE E CONCLUSIONI
Non si reputa necessario prevedere misure di compensazione all’ intervento previsto in
quanto, come prima dimostrato, esso comporta di per sé un miglioramento ambientale.
Udine, li marzo 2018
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