Aeffe AggiornaMenti InFormazione http://www.aeffetraining.it http://www.formazioneaeffe.it [email protected] Tel. 320/8331205
Procedure di primo soccorso
per “bystander”
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II
AEFFE per l’Ambiente
Questo è un libro elettronico, impaginato per
essere letto direttamente dal tuo computer o dal
tuo lettore di ebook. Se desideri stamparlo, ti
suggeriamo di impostare la stampante in modo
tale che stampi 2 o 4 pagine su ogni foglio A4,
poiché il corpo grande del testo ti permetterà
comunque un’agevole lettura.
E naturalmente, se puoi… usa carta riciclata.
Grazie!
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III
AEFFE – AggiornaMenti InFormazione
“…in qualche punto dell’universo esiste un pianeta dove
tutti nasceranno una seconda volta. Allo stesso tempo,
saranno pienamente coscienti della vita passata sulla Terra
di tutte le esperienze che vi avevano acquisito. Ed esiste
forse ancora un altro pianeta dove nasceranno tutti una
terza volta con le esperienze di entrambe le vita
precedenti…” (Milan Kundera, “l’insostenibile leggerezza
dell’essere”)
Proprio le esperienze diverse in ambito professionale,
accademico e privato hanno fornito ai soci fondatori dell’
AEFFE la consapevolezza di avere dei limiti ma allo stesso
tempo la consapevolezza che questi stessi limiti potevano
essere superati.
La strategia vincente è stata, pertanto, individuata nel
superamento di modelli organizzativi e formativi stereotipati
e la messa in atto di un modello organizzativo
immediatamente di tipo aziendale/imprenditoriale, basato
su criteri di flessibilità, innovazione, creatività e scientificità.
INFERMIERI DELLA TUSCIA è stata l’associazione
infermieristica dalla cui evoluzione è nata successivamente
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IV
l’AEFFE (AggiornaMenti InFormazione). Il cambiamento di
denominazione ha riassunto la necessità di trasformare una
realtà associativa infermieristica, molto circoscritta e
limitata, in una società nuova, frutto di una precisa
evoluzione organizzativa e di vision, del tutto diversa
rispetto alla precedente e rispetto alle altre realtà
associative nazionali, orientata, inoltre, a collaborare con
ambienti multidisciplinari, non solo infermieristici e non solo
nel settore sanitario.
L’AEFFE oggi è una società di formazione e consulenza
solida, dinamica, poliedrica, vivace ed estremamente
sensibile alle mutevoli esigenze del mondo formativo e delle
consulenze che vanta collaborazioni con enti nazionali e
internazionali in ambito sanitario e non sanitario.
L’obiettivo strategico aziendale è quello non solo di
prevedere le esigenze future del panorama formativo e
delle consulenze ma quello di anticiparle. Ciò è possibile
farlo con un atteggiamento proattivo non solo dei membri
del comitato di direzione e scientifico ma, anche e
soprattutto, di tutti i collaboratori. Questi ultimi in linea con
un modello organizzativo riflessivo sanno riconoscere
tempestivamente eventuali criticità durante l’espletamento
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V
delle loro attività e sanno di conseguenza proporre e
attuare soluzioni efficaci dosando sapientemente
scientificità e creatività.
Gli importanti riconoscimenti ottenuti dall’AEFFE sono
indubbiamente il frutto di una precisa lungimiranza, voglia
di allargare gli orizzonti, spregiudicatezza nello
sperimentare di tutti quelli che hanno collaborato e
collaborano attivamente con l’ AEFFE.
I servizi offerti dall’AEFFE, sia quelli esclusivi AEFFE che
quelli simili offerti da altri enti formativi, risultano avere, a
differenza di questi ultimi, una connotazione di esclusività e
peculiarità, ciò è dovuto alla strutturazione su misura del
servizio rispetto alle caratteristiche e alle esigenze del
cliente. Quest’ultimo, in tal modo, diviene parte attiva e
responsabile dello stesso servizio offerto che tende sempre
e unicamente verso l’eccellenza.
"L'eccellenza non si identifica con un risultato preciso. Fa
parte, piuttosto, dello spirito di un'organizzazione, è un
processo che non finisce mai"
Lawrence M. Miller (consulente e scrittore americano)
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VI
IL MODELLO FORMATIVO/APPRENDIMENTO A
SPIRALE 3D
“…Il vasaio la faceva girare col
piede, sì che girava anche il piattello
su cui poneva il blocco di creta. Ve lo
sbatteva sopra con un colpo per farlo
ben aderire; poi cominciava ad accarezzarlo, pareva,
dolcemente, con le mani frequentemente bagnate nella
tinozza vicina e il blocco di creta, lì, davanti ai miei occhi,
assumeva miracolosamente una forma, grossolana
all'inizio, poi sempre più aggraziata. E non pareva esserne
lui, il vasaio, l'autore, pareva essa, la creta, prendere
miracolosamente forma. Pareva, la mano del vasaio,
essere soltanto una testimone di quel miracolo, e il suo
movimento una carezza compiaciuta e non la forza che ne
determinava la variazione di forma… La creta, ubbidiente,
da massa inerte e informe, diventava, nel giro di pochi
minuti, un oggetto da rapire con lo sguardo, nasceva in
essa una specie di vita, inconscia, che parlava al cuore e
alla fantasia, così come parla un fiore, senza che ce ne
rendiamo conto…
(Franco Braga, “la ruota del vasaio”)
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VII
Il MODELLO A SPIRALE 3D è la sintesi di anni di ricerca
accademica e formativa condotta
sul campo. Questo modello
formativo e di apprendimento
AEFFE nell’arco degli anni si è
rivelato estremamente apprezzato
per la propria efficienza ed efficacia sia da parte dei
formatori e soprattutto da parte dei discenti.
Il concetto di spirale sottintende che il processo di
apprendimento è un modello di tipo costruzionista. Esso
parte dalla consapevolezza che ogni essere umano,
partendo dall’infanzia sino all’età adulta, ha dei propri
modelli teorici che riguardano la propria realtà personale,
emotiva, relazionale, lavorativa. A volte questi costrutti
possono essere molto vicini ad una realtà scientificamente
validata ma altre volte possono essere “ingenui” e
comunque esse sono credenze solide e fortemente
funzionali e di riferimento per lo stesso individuo.
Partendo da questo presupposto, i formatori AEFFE hanno
come obiettivo quello di scoprire le pre-conoscenze del
discente e di seguito creare, con varie strategie e tattiche,
un conflitto tra le vecchie conoscenze e credenze e una
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VIII
nuova proposta di conoscenze nuove e funzionali. Le
concezioni di partenza, quindi, vengono confrontate con
una nuova realtà, la quale spinge alla revisione,
conducendo così a concezioni più evolute le quali di nuovo
vengono confrontate con l’esperienza e così di seguito
come una spirale.
Il concetto 3D sottolinea la dimensione tridimensionale di
questa spirale dell’apprendimento, investendo oltre l’area
cognitiva, quella più profonda emotiva e relazionale che si
sviluppa nel setting formativo.
3D è da intendersi, inoltre, come acronimo che riguarda
aspetti puramente attinenti alla strategia formativa:
1) Divertente, questo aggettivo sottolinea il fondamentale
interessamento della sfera
emozionale del discente e
quindi il coinvolgimento
oltre della memoria
semantica di quella
emotiva. Il risultato è
sicuramente più efficace e duraturo per un forte
fenomeno di ancoraggio.
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IX
2) Differenziato, altro termine che mette in risalto la
straordinaria duttilità
dei formatori di
adattare tattiche e
tecniche formative
diversificate a seconda
delle caratteristiche del
discente, passando
con disinvoltura da un modello associazionista
(presentazione delle nozioni step by step), al modello
del campo (più elementi che si dispongono in modo
tale da formare strutture globali), a quello della
scoperta (prettamente esperienziale diretta) sino al
modello costruzionista.
3) Divergente, tale termine pone l’accento sull’importanza
della creatività da
intendersi come una
particolare forma di
pensiero che implica
originalità e fluidità,
che rompe con i
modelli esistenti
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X
introducendo qualcosa di nuovo. Il pensiero divergente
va al di là di ciò che è contenuto nella situazione di
partenza, supera la chiusura dei dati del problema,
esplora varie direzioni e produce qualcosa di nuovo e
di diverso. Tale forma di pensiero si differenzia
totalmente da quello convergente che utilizza un’unica
prospettiva molto rigida e razionale che induce ad
utilizzare regole già definite e codificate di
apprendimento e soluzione dei problemi. Il formatore
“divergente” porrà in essere gli elementi salienti del
pensiero divergente e stimolerà il loro sviluppo nel
discente, essi sono: fluidità, flessibilità, originalità,
elaborazione, valutazione.
La tecnica del vasaio, descritta in maniera magistrale
nell’introduzione, riassume metaforicamente il concetto di “formazione” per i professionisti dell’area formazione AEFFE, che non usano questo
termine come sinonimo di educare, insegnare ecc, ma
come processo dinamico, flessibile, diversificato e
profondamente coinvolgente atto ad aiutare il discente a
dare “nuova forma” alle proprie conoscenze.
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XI
Elaborare un manuale come questo è un’operazione
complessa e non scevra da possibili errori.
Nell’ottica del miglioramento continuo della qualità del
materiale informativo vi preghiamo di segnalarci
inesattezze, refusi o eventuali imprecisioni all’indirizzo e-
mail dell’Associazione,
Il TUO aiuto è fondamentale
per renderTi un servizio sempre più qualificato.
Grazie.
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XII
SOMMARIO
SOMMARIO ........................................ XII
INTRODUZIONE .................................. 14
I “BYSTANDER” .................................. 17
COMPITI DEL BYSTANDER ................... 18
AZIONI DANNOSE ED INUTILI ................... 19
DOTAZIONI PER IL PRIMO SOCCORSO . 20
AUTOPROTEZIONE .............................. 24
“EMERGENZA” ED “URGENZA” .......... 26
UN APPROCCIO SISTEMATICO .................. 27
FASE A ........................................................ 27
FASE B ........................................................ 27
FASE C ........................................................ 28
FASE D ........................................................ 28
ATTIVAZIONE DEL 118 ......................... 29
ASPETTI MEDICO – LEGALI .................. 31
CONSIDERAZIONI ETICHE ................... 32
I CORSI BLSD E PBLS ........................... 34
LA GESTIONE DELLE EMERGENZE ...... 35
L’ARRESTO CARDIACO IMPROVVISO ... 36
CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA ..... 40
ATTIVITÀ ELETTRICA DEL CUORE .............. 42
LA FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE ........... 43
LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA .. 44
PRIMO ANELLO ........................................ 45
SECONDO ANELLO ................................... 45
TERZO ANELLO......................................... 46
QUARTO ANELLO ..................................... 46
SEQUENZA BLS NELL’ADULTO ............. 48
VALUTAZIONE DELLO STATO DI COSCIENZA49
APERTURA DELLE VIE AEREE .................... 50
VALUTAZIONE DELLA RESPIRAZIONE ....... 51
VENTILAZIONI DI SOCCORSO .................... 52
MEZZI AGGIUNTIVI PER VENTILARE ..............53
RCP SENZA VENTILAZIONE ....................... 55
COMPRESSIONI TORACICHE ..................... 55
SITUAZIONI SPECIALI DI RCP ................ 59
ANNEGAMENTO ....................................... 59
IPOTERMIA ............................................... 60
FBAO .................................................. 62
ALGORITMO DELLA FBAO ......................... 65
COMPRESSIONI ADDOMINALI .................. 66
LA DEFIBRILLAZIONE ........................... 68
IL DEFIBRILLATORE “DAE” ........................ 69
SEQUENZA BLSD NELL’ADULTO ........... 74
FASE “A” – AIRWAY .................................. 74
FASE “B” – BREATHING ............................ 76
FASE “C” – CIRCULATION .......................... 77
FASE “D” – DEFIBRILLATION ..................... 79
ALGORITMO DAE ................................ 81
USARE IL DEFIBRILLATORE ................... 82
FASE “A” – AIRWAY .................................. 85
FASE “B” – BREATHING ............................ 85
FASE “C” – CIRCULATION .......................... 86
FASE “D” – DEFIBRILLATION ..................... 86
SITUAZIONI PARTICOLARI ......................... 87
DISTRIBUZIONE DEL LAVORO .............. 89
USO DEL DAE ...................................... 90
FAR ADERIRE LE PIASTRE .......................... 90
SEGUIRE LE ISTRUZIONI ............................ 91
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XIII
POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA .... 92
OPERARE IN SICUREZZA ...................... 95
MANUTENZIONE DEL DAE ................... 98
SERBARE CONOSCENZE E COMPETENZE100
FAQ .................................................. 101
LA GESTIONE DELLE URGENZE ......... 106
LE FRATTURE .................................... 107
TRATTAMENTO ....................................... 108
LE AMPUTAZIONI .............................. 108
TRATTAMENTO ....................................... 109
LE FERITE .......................................... 110
TRATTAMENTO ....................................... 113
LE EMORRAGIE ................................. 115
TRATTARE L’EMORRAGIA ESTERNA ....... 118
TRATTARE L’EMORRAGIA INTERNA ........ 119
LE USTIONI ....................................... 120
USTIONI DA CALORE ............................... 122
LA REGOLA DEL NOVE ............................ 123
USTIONI CHIMICHE ................................. 124
USTIONI ELETTRICHE .............................. 125
PROTOCOLLO MARYLAND ...................... 126
DOLORE TORACICO .......................... 128
CONVULSIONI ................................... 129
LIPOTIMIA E SINCOPE ...................... 130
COLPO DI SOLE.................................. 131
COLPO DI CALORE ............................. 132
CONGELAMENTO .............................. 134
ASSIDERAMENTO ............................. 136
MORSO DI VIPERA ............................ 138
AVVELENAMENTO ............................ 139
AVVELENAMENTO DA FARMACI ............ 142
AVVELENAMENTO DA ALCOL ................. 142
AVVELENAMENTO DA FUNGHI .............. 143
AVVELENAMENTO DA ANTIPARASSITARI143
AVVELENAMENTO DA CAUSTICI ............. 144
BIBLIOGRAFIA ................................... 145
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Primo Soccorso 14
INTRODUZIONE
Il “primo soccorso” è costituito dall’insieme delle manovre
che si applicano senza l’ausilio di attrezzature particolari e
che consentono di preservare la vita o migliorare le
condizioni generali della persona che ha subito un evento
dannoso o un malore (INAIL, “Manuale per gli incaricati di
primo soccorso”).
L’aiuto degli astanti – soccorritori occasionali o
“bystander” – indispensabile e doveroso, deve essere fornito nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi qualificati.
Il soccorritore che si trovi, occasionalmente, a soccorrere
qualcuno in condizioni di emergenza o urgenza deve
sempre ricordare:
– agire valutando prima di tutto la “scena dell’evento”, che
non deve presentare pericoli di sorta;
– solo dopo aver messo in sicurezza la scena dell’evento,
chiamare il servizio di emergenza territoriale (118) ed
attenderne l’arrivo.
Qualora sia necessario, il personale sanitario si occuperà
del trasporto della vittima presso l’ospedale più idoneo. La
conoscenza delle tecniche di primo soccorso consente di
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Primo Soccorso 15
valutare correttamente la situazione dell’infortunato,
evitando così di allarmare ingiustificatamente il servizio 118.
Al soccorritore occasionale è richiesta la capacità di
concentrarsi sulla valutazione della vittima e sulla corretta
esecuzione delle manovre di primo soccorso.
Al fine di fornire qualche dato di riferimento sulla situazione
“chiamate di emergenza sanitaria” a livello nazionale,
presentiamo un grafico in cui sono mostrati, in percentuale,
i codici colore relativi agli interventi effettuati dal 118
nell’anno 2005 (Fonte: Ministero della Salute).
Nel 2005, a livello nazionale, sono state registrate presso le
Centrali Operative 13.841.182 chiamate entranti. Il totale
delle chiamate specifiche di soccorso sanitario sono state
8.474.040. E’ interessante rilevare che il 91% delle
chiamate di soccorso sanitario sono state effettuate
direttamente al 118, il restante (9%) sono pervenute
attraverso altri enti (112, 113, VVFF ecc.) L’alta percentuale
delle chiamate di soccorso dirette al sistema 118, dimostra
che la popolazione è sufficientemente informata sull’uso del
numero unico. Sul totale delle chiamate di soccorso, nel
47% dei casi (3.960.211) è stato inviato un mezzo di
soccorso sul luogo dell’evento, e nel 32% (2.680.646) si è
avuto come esito l'accesso al Pronto Soccorso.
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Primo Soccorso 16
FIGURA 1 – Percentuale dei codici di gravità assegnati agli interventi
effettuati
Il “codice colore” è un sistema di codifica con il quale si
identifica la gravità dell’evento. Il codice rosso indica una
situazione di emergenza, caratterizzata dal cedimento di
una funzione vitale (coscienza, respiro, polso); il codice
giallo viene assegnato in una situazione di urgenza, in cui
vi sia, ad esempio, la minaccia di cedimento di una delle
funzioni vitali. Infine, il codice verde viene assegnato in
quelle situazioni in cui vi sia una urgenza differibile,
mentre il codice bianco indica una situazione in cui il
ricorso al 118 è assolutamente ingiustificato, non essendo
presente alcuna situazione minacciosa per la vita.
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Primo Soccorso 17
I “BYSTANDER”
Considerato che il primissimo testimone di un evento
patologico acuto è, normalmente, “l’uomo della strada” (il
cosiddetto “astante” o il “bystander” degli autori
anglossassoni), ognuno di noi, come semplice cittadino e
“uomo della strada” dovrebbe essere in grado di prestare i
primi soccorsi laddove necessario. I primi momenti dopo un
grave evento patologico rischiano di essere anche gli ultimi,
per la persona infortunata; di conseguenza, quando la vita è
appesa a un filo, la solidità degli anelli della “catena della
sopravvivenza” è di importanza cruciale. Il primo anello di
questa catena è costituito proprio da chi si trova sul luogo
dell’evento; i presenti sono tenuti a prestare i primi soccorsi
e allarmare il 118.
Tutti dovrebbero essere in grado di attuare le basilari
manovre salvavita. Per mettere in pratica tali manovre
sono richiesti solo due presupposti:
– presenza di spirito
– un minimo di conoscenze (che però, devono essere in
qualche modo apprese).
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Primo Soccorso 18
Imparare le procedure di primo soccorso è un compito alla
portata di tutti e, pertanto, tutti dovrebbero essere istruiti su
quello che si dovrebbe fare (e, soprattutto, su quello che
NON SI DOVREBBE FARE) in caso di eventi patologici
acuti che mettono a rischio la vita di qualcuno.
COMPIT I DEL BYSTANDER
Il primo soccorso, come abbiamo visto, consiste nell’aiuto
dato ad una vittima di un evento avverso (infortunio,
incidente, avvelenamento, svenimento, ecc.) attraverso
azioni standardizzate compiute da persone “comuni”
(persone che non siano, cioè, soccorritori professionisti), in
attesa dei soccorsi qualificati.
I compiti del bystander sono i seguenti:
1. attivare il sistema di emergenza territoriale 118;
2. valutare la sicurezza della scena PRIMA di agire, e
agire solo se la scena è sicura e se non vi sono
pericoli “in divenire” (rischio di incendio o di
esplosione);
3. valutare la vittima e, se necessario, sostenerne le
funzioni vitali;
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Primo Soccorso 19
4. arrestare le emorragie esterne e medicare le ferite e le
ustioni;
5. preservare la vittima da ulteriori danni;
6. non agire avventatamente, attuando azioni inutili e
dannose.
AZIONI DANNOSE ED INUTILI Le azioni dannose ed inutili da EVITARE sempre e
comunque in condizioni di emergenza o urgenza sono le
seguenti:
1. somministrare da bere alla vittima (acqua, o peggio,
bevande alcoliche);
2. spostare la vittima, a meno che non vi siano rischi
legati all’ambiente (esplosione, incendio, crollo);
3. mettere la vittima seduta o in piedi;
4. ridurre lussazioni di articolazioni o fratture;
5. rimuovere eventuali corpi estranei conficcati
profondamente;
6. forare le flittene (bolle piene di siero che si formano
nelle ustioni).
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Primo Soccorso 20
DOTAZIONI PER I L PRIMO SOCCORSO
Il Ministero della Salute ha stabilito l’organizzazione di
pronto soccorso obbligatoria per ogni azienda (D. Lgs n.
81/2008). Per fissare gli obblighi, il Ministero ha preso a
riferimento il numero di dipendenti, la rischiosità
dell’azienda e la sua vicinanza o meno a posti pubblici
permanenti di pronto soccorso.
Per le aziende più grandi sono previste le seguenti
attrezzature1:
a) cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun
luogo di lavoro, adeguatamente custodita in un luogo
facilmente accessibile ed individuabile con segnaletica
appropriata, contenente la dotazione minima da
integrare sulla base dei rischi presenti nei luoghi di
lavoro e su indicazione del medico competente, ove
previsto, e del sistema di emergenza sanitaria del
Servizio Sanitario Nazionale, e della quale sia
costantemente assicurata, la completezza ed il
corretto stato d'uso dei presidi ivi contenuti;
1 Confronta con Decreto Lgs. n. 81/2008, contenente il Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro
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Primo Soccorso 21
b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare
rapidamente il sistema di emergenza del Servizio
Sanitario Nazionale.
Per le aziende più piccole, sono previste le seguenti
attrezzature
a) pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo
di lavoro, adeguatamente custodito e facilmente
individuabile, contenente la dotazione minima da
integrare sulla base dei rischi presenti nei luoghi di
lavoro, della quale sia costantemente assicurata, in
collaborazione con il medico competente, ove previsto,
la completezza ed il corretto stato d'uso dei presidi ivi
contenuti;
b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare
rapidamente il sistema di emergenza del Servizio
Sanitario Nazionale.
Il decreto 308/2003 stabilisce il contenuto minimo della cassetta di pronto soccorso:
cinque paia di guanti sterili monouso; visiera
paraschizzi;
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Primo Soccorso 22
un flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10%
di iodio da 1 litro;
tre flaconi di soluzione fisiologica da 500 ml;
dieci confezioni singole di compresse di garza sterile 10
x 10;
due confezioni di compresse di garza sterile 18 x 40 in
buste singole;
due teli sterili monouso; due pinzette da medicazione
sterili monouso; un paio di forbici;
una confezione di rete elastica di misura media;
una confezione di cotone idrofilo;
due confezioni di cerotti di varie misure, pronti all’uso;
due rotoli di cerotto alto 2,5 cm;
tre lacci emostatici;
due confezioni di ghiaccio pronto uso;
due sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari;
termometro; apparecchio per la misurazione della
pressione arteriosa.
Contenuto minimo del pacchetto di medicazione:
due paia di guanti sterili monouso;
visiera paraschizzi;
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Primo Soccorso 23
un flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10%
di iodio da 125 ml;
tre confezioni singole di compresse di garza sterile 10 x
10;
una confezione di compresse di garza sterile 18 x 40 in
buste singole;
una pinzetta da medicazione sterile monouso;
una confezione di cotone idrofilo;
una confezione di cerotti di varie misure, pronti all’uso;
un rotolo di cerotto alto 2,5 cm;
un rotolo di benda orlata alta 10 cm;
un paio di forbici;
un laccio emostatico;
una confezione di ghiaccio pronto uso;
un sacchetto monouso per la raccolta di rifiuti sanitari;
istruzioni sul modo di usare i suddetti presidi e di
prestare i primi soccorsi nell’attesa dell’arrivo del
servizio di emergenza.
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Primo Soccorso 24
AUTOPROTEZ IONE
I pericoli da cui difendersi possono provenire
dall’ambiente oppure dalla vittima:
a causa delle sue condizioni (presenza di sangue e/o di
altri fluidi biologici);
o a causa del suo comportamento (ad esempio,
agitazione psicomotoria).
Per autoprotezione s’intende l’insieme di norme
comportamentali da conoscere e mettere in pratica per
salvaguardare la propria incolumità, condizione essenziale
per la buona riuscita del soccorso. Di conseguenza, la
prima norma di autoprotezione del soccorritore è operare
soltanto dopo aver messo in sicurezza lo scenario
dell’incidente.
Tra i rischi in cui si può incorrere possiamo riconoscere:
un rischio generico: possibilità di incorrere in un evento
negativo, non direttamente correlato con il soccorso; è un
rischio che il soccorritore ha in comune con la
popolazione generale (essere colpiti da un fulmine, avere
un incidente se piove, nevica, c’è ghiaccio o nebbia);
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Primo Soccorso 25
un rischio specifico del soccorritore: non presente nel
resto della popolazione, ma solo in chi sta svolgendo il
soccorso (rischio di incendio, esplosione, crollo);
un rischio specifico del soccorritore sanitario:
correlato all’uso di aghi, defibrillatore, bombole di
ossigeno, al contatto con il sangue potenzialmente infetto
o per l’interazione con pazienti violenti o agitati.
Al fine di proteggere se stessi occorre:
adottare le norme di autoprotezione: usare guanti ed
occhiali protettivi; considerare il paziente sempre
potenzialmente infetto; ventilare solo con mascherine;
defibrillare in sicurezza;
in caso di incidente stradale, valutare la stabilità dei
mezzi incidentati e fare attenzione a vetri e lamiere
sporgenti; fare attenzione ai carichi sospesi per soccorsi
in cave e cantieri;
fare allontanare astanti che disturbano.
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Primo Soccorso 26
“EMERGENZA” ED “URGENZA”
Alcune definizioni dei concetti di “emergenza” ed
“urgenza”.
Emergenza: condizione patologica ad insorgenza
improvvisa, ad evoluzione rapida, in cui il pericolo di perdita
della vita, senza adeguato intervento sanitario, è calcolato
in minuti.
Urgenza: condizione patologica ad insorgenza improvvisa,
in cui il pericolo di perdita della vita, senza adeguato
intervento sanitario, è calcolato in ore o giorni.
In emergenza/urgenza è evidente l’importanza di decidere il
da farsi rapidamente, in un ridotto intervallo di tempo. Di
conseguenza, è necessario le corrette tecniche di soccorso,
il cui fine ultimo è la sopravvivenza del paziente.
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Primo Soccorso 27
UN APPROCCIO SISTEMATICO La medicina insegna un approccio semplicissimo per
trattare le situazioni di emergenza/urgenza: l’ A B C D,
applicabile universalmente a qualsiasi situazione.
Servendosi delle fasi dell’ABCD, bisogna individuare e
trattare tutte le condizioni che minacciano la vita del
paziente.
Esistono diversi tipi ABCD, ma vi è una concordanza
universale sul seguente.
FASE A
Indica le vie aeree (Airway), lo stato di coscienza e la
protezione della colonna cervicale. E considerato il primo
problema da prendere in considerazione, poiché, senza
pervietà delle vie aeree non è possibile sostenere le
funzioni vitali.
FASE B
Indica la respirazione (Breathing). Un paziente con le vie
aeree pervie che, però, non respiri, non ha possibilità di
sostenere le proprie funzioni vitali.
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Primo Soccorso 28
FASE C
Indica il circolo (Circulation), da intendersi come attività
cardiaca efficiente.
FASE D
Indica la defibrillazione (Defibrillation) nei pazienti in
arresto cardiaco.
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Primo Soccorso 29
ATTIVAZ IONE DEL 118
Il 118 è il servizio che in Italia si occupa di emergenza
sanitaria territoriale, 24 ore su 24, e che riceve tutte le
richieste di soccorso che giungono alle centrali operative,
organizzate su base provinciale e regionale. Il numero da
comporre è, appunto, il 118 e la chiamata è gratuita.
Chi chiama il 118 deve parlare con calma e chiarezza e
rispondere a tutte le domande; in tal modo, l’intervento
sanitario sarà rapido ed efficace. Al telefono, si deve essere
in grado di specificare:
il luogo dell’evento, l’indirizzo ed il numero civico; se
si tratta di un luogo difficile da raggiungere (esempio,
in un bosco o in aperta campagna) indicare un luogo
nelle vicinanze dove attendere l’equipaggio di
soccorso (rendez-vous) o, in alternativa, una
costruzione facilmente identificabile (un fienile, un
granaio, eccetera);
se si tratta di un evento avvenuto in strada, indicare
con esattezza il tipo di strada (esempio, strada
statale, strada provinciale, strada comunale) ed il Km;
se l’evento è avvenuto in autostrada, indicare
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Primo Soccorso 30
chiaramente il nome dell’autostrada, il Km e la corsia
(esempio, autostrada A1, km 195, direzione nord);
le modalità dell’evento, cioè cosa è successo
(esempio, persona a terra priva di coscienza, pedone
che è stato investito, persona folgorata, eccetera);
se la persona è cosciente e respira, poiché, in base
alla risposta, verrà inviato il mezzo di soccorso più
adatto (es., mezzo BLS oppure ALS, automedica
piuttosto che eliambulanza).
E’ fondamentale attivare il 118 solo ed esclusivamente per
situazioni di emergenza/urgenza: infatti, l’invio di un mezzo
di soccorso laddove questo non è necessario, comporta la
sottrazione di uomini e mezzi che potrebbero essere
realmente utili altrove.
A margine della chiamata è sempre opportuno fornire le
proprie generalità e un numero di telefono al quale è
possibile essere rintracciati, ed attendere l’arrivo del mezzo
del 118.
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Primo Soccorso 31
ASPETT I MEDICO – LEGAL I
L’articolo 593 C.P. (omissione di soccorso.) contempla due
ipotesi: “Chiunque, trovando una persona incapace di
provvedere a se stessa omette di darne immediato avviso
all'Autorità” e “chi, trovando una persona ferita omette di
prestare l'assistenza occorrente”.
Entrambe le ipotesi hanno il fine di prevenire i danni cui si
trovino esposte persone in stato di presunto od accertato
pericolo, mediante l’imposizione di un obbligo di assistenza
diretta o indiretta. Perché possa applicarsi la norma in
questione, è necessario che non sussista un dovere
particolare di assistenza, penalmente sanzionato. Infatti,
quando questo dovere sussista specificamente (come
nel caso di medici ed infermieri), si applica l’articolo
328 del Codice Penale, che prevede l’omissione di atti
d’ufficio e che punisce in modo più grave.
Non vi è dubbio che, se è indispensabile un’assistenza
immediata che il soggetto è in grado di prestare, egli è
tenuto, in primo luogo, a fornire il soccorso.
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Primo Soccorso 32
CONSIDERAZIONI ET ICHE
In caso di RCP, le decisioni più difficili da prendere sono
due:
esistono casi di arresto cardiaco in cui non si deve
iniziare una RCP ed utilizzare il DAE?
Quando si deve interrompere la rianimazione?
Per quanto riguarda il primo quesito, esistono delle
eccezioni perfettamente legali all’avvio della rianimazione
ed all’uso del defibrillatore.
La rianimazione non va iniziata (e il DAE non deve essere
utilizzato) quando la vittima è palesemente morta
(sfondamento del cranio o del torace, carbonizzazione,
maciullamento, decapitazione, evidente stato di
decomposizione).
Spetta invece al personale sanitario, ed in particolare al
medico, decidere se non cominciare affatto oppure se
sospendere una rianimazione già cominciata (come, ad
esempio, quando si soccorre un paziente in una fase
terminale di una malattia fatale).
Per quello che riguarda il secondo quesito, bisogna dire che
la rianimazione può essere interrotta solo quando
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Primo Soccorso 33
ricompare il battito e la vittima riprende a respirare. In
questo caso, occorre continuare a controllare il paziente
con molta attenzione.
In caso la vittima non dia segni di ripresa, la decisione di
interrompere una rianimazione già avviata può essere
presa solo ed esclusivamente dal medico, quando ci siano
chiari segni di una morte irreversibile (biologica), anche se
è sempre difficile dover interrompere una rianimazione che
si è protratta per qualche tempo.
Infine, la rianimazione può essere interrotta anche quando i
soccorritori sono allo stremo delle forze.
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Primo Soccorso 34
I CORSI BLSD E PBLS
Nei corsi BLSD (Basic Life Support Defibrillation) e PBLS
(Pediatric Basic Life Support) vengono insegnate le
manovre rianimatorie di base su adulti o bambini, manovre
che possono essere effettuate da tutti, previo
addestramento specifico alla RCP (Rianimazione Cardio-
Polmonare) e all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico
(DAE).
Tutti dovrebbero frequentare i corsi BLSD e PBLS, poiché
tali corsi si fondano su linee guida universalmente
riconosciute ed applicate, che costituiscono la base delle
conoscenze rianimatorie.
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Primo Soccorso 35
LA
GESTIONE DELLE
EMERGENZE
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Primo Soccorso 36
L ’ARRESTO CARDIACO IMPROVVISO
“Ogni giorno molti cuori possono cessare di battere.
Per molte persone la cessazione dell’attività cardiaca è
prematura, il loro cuore è troppo sano per morire. Le
manovre di rianimazione (BLS e defibrillazione
precoce), possono ripristinare un’attività cardiaca
spontanea prima che si verifichino danni cerebrali
permanenti“ (Cummins).
Nei paesi occidentali, la principale causa di morte al di sotto
dei 75 anni di età è rappresentata dalle malattie
cardiovascolari. Tra le cause di morte di origine
cardiovascolare risalta, senza dubbio, la morte per “arresto
cardiaco improvviso” ovvero LA CESSAZIONE BRUSCA E
INASPETTATA DELL’ATTIVITÀ CARDIACA, RESPIRATORIA E
CEREBRALE IN PAZIENTI CON O SENZA MALATTIA CARDIACA
NOTA, CON O SENZA SEGNI PREMONITORI.
La morte per arresto cardiaco improvviso rappresenta il
risultato di un arresto cardiaco non trattato efficacemente
con la defibrillazione e la rianimazione cardiopolmonare. La
modalità ed il tempo di insorgenza dell’evento sono, per
definizione, “inaspettati” ed “imprevisti” poiché l’arresto
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Primo Soccorso 37
cardiaco si verifica immediatamente o subito dopo
l’insorgenza dei sintomi.
Essenziale è la tempestività di intervento, per evitare danni
al cervello. Se si interviene nei primi 3 minuti, il tasso di
sopravvivenza è del 50%; oltre i 10 minuti, è difficile
ottenere qualche risultato: la possibilità di salvare una
persona colpita da arresto cardiaco si riduce del 10% per
ogni minuto che passa senza assistenza dall’inizio
dell’evento.
FIGURA 2 – Le possibilità di sopravvivenza si riducono del 10% per ogni minuto che passa senza
assistenza
Dopo 5 minuti dall’arresto cardiaco cominciano i DANNI
IRREVERSIBILI AL CERVELLO con gravi esiti neurologici, in
grado di compromettere il ritorno ad una vita normale,
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Primo Soccorso 38
anche in caso di successo della rianimazione. L’unica
terapia efficace per trattare con successo l’arresto cardiaco
in fibrillazione ventricolare (ritmo assolutamente
incompatibile con la vita) è la defibrillazione precoce,
associata alla rianimazione cardiopolmonare di base.
I dati scientifici attualmente disponibili indicano che, se la
defibrillazione viene attuata entro il primo minuto dalla
comparsa di fibrillazione ventricolare, si ha una sopravvivenza del 90%. Man mano che il tempo passa
senza alcun trattamento, le possibilità della vittima di
sopravvivere decrescono rapidamente. Se il defibrillatore
non è immediatamente disponibile, occorre cominciare
subito le manovre di rianimazione cardiopolmonare che
rendono possibile l’ossigenazione cerebrale di emergenza
in assenza di respiro e di circolo.
L’arresto cardiocircolatorio si presenta, nell’85% dei casi,
con un ritmo iniziale di fibrillazione ventricolare (FV) o di
tachicardia ventricolare senza polso (TVsp), entrambi
ritmi defibrillabili. In corso di FV (o di TVsp), gli impulsi
elettrici che determinano il battito cardiaco, diventano
caotici ed il cuore, non essendo più in grado di contrarsi
normalmente, interrompe la sua azione meccanica di
pompa.
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Primo Soccorso 39
Con il trascorrere dei minuti, la FV tende a trasformarsi in
asistolia (assenza di battiti, condizione che indica il totale
esaurimento delle risorse energetiche del cuore). Il riscontro
di asistolia rappresenta, nella maggioranza dei casi,
l’espressione terminale di una FV non trattata
tempestivamente.
Come già affermato, la defibrillazione precoce (insieme
alla rianimazione cardiopolmonare) rappresenta l’unica
terapia valida per riportare un cuore in fibrillazione
ventricolare ad un altro ritmo compatibile con la vita.
FIGURA 3 – Ritmi di presentazione nell’arresto cardiocircolatorio
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Primo Soccorso 40
CENNI DI ANATOMIA E F IS IOLOGIA
Il cuore, paragonabile ad una pompa aspirante e premente,
è un organo cavo localizzato nel torace. Le sue dimensioni
sono simili a quelle del pugno di un uomo ed ha una forma
grossolanamente conica.
Il cuore è rivestito esteriormente da una membrana
chiamata pericardio, che lo avvolge, isolandolo e
proteggendolo.
All’interno esso è
diviso in quattro cavità,
due superiori e due
inferiori, chiamate,
rispettivamente, atri e
ventricoli. Due pareti,
chiamate setto
interatriale e setto
interventricolare,
impediscono qualsiasi
comunicazione tra i due atri e tra i due ventricoli. Tra gli atri
ed i ventricoli esistono due valvole (a destra la tricuspide e
a sinistra la bicuspide) che permettono il passaggio del
sangue in un unica direzione e cioè dagli atri ai ventricoli.
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Primo Soccorso 41
Rispettivamente dal ventricolo sinistro e dal ventricolo
destro si dipartono l'arteria aorta e l'arteria polmonare.
Nell’atrio destro sboccano tre vene: la cava superiore, la
cava inferiore e il seno coronario. Nell'atrio sinistro
confluiscono, invece, le vene polmonari, che trasportano il
sangue ossigenato di ritorno dai polmoni. Le arterie
coronarie costituiscono un sistema in grado di assicurare un
apporto costante di ossigeno e nutrienti al muscolo
cardiaco.
In condizioni di riposo, durante la contrazione, circa 70 cc di
sangue vengono espulsi dal ventricolo sinistro (circa 5 lt al
minuto). Il sangue arterioso espulso dal ventricolo sinistro
percorre l'aorta e le successive diramazioni arteriose fino a
raggiunge i capillari periferici. Da qui, il sangue venoso, che
ha lasciato tutto l’ossigeno e caricato l’anidride carbonica,
ritorna al cuore. Nel passaggio attraverso i polmoni, il
sangue viene depurato dell'anidride carbonica ed arricchito
nuovamente d'ossigeno. Il sangue refluo dai polmoni
giunge tramite le vene polmonari nell'atrio sinistro, dove
passa nel ventricolo destro e di qui viene rimesso in circolo
attraverso l'aorta.
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Primo Soccorso 42
ATTIVITÀ ELETTRICA DEL CUORE
Il ciclo cardiaco è reso possibile dall'alternarsi di movimenti
di contrazione e di rilassamento del muscolo cardiaco.
Questa successione di eventi avviene autonomamente, e si
ripete per circa 70-75 volte al minuto in condizioni di riposo.
Il cuore è in grado di generare autonomamente gli stimoli
per la sua contrazione. Tuttavia esso necessita di particolari
controlli esterni (sistema nervoso simpatico e
parasimpatico) per variare gli stimoli contrattili in base alle
richieste.
Lo stimolo per la contrazione cardiaca origina in un punto
dell'atrio destro, denominato nodo seno-atriale. Da qui, gli
stimoli elettrici si diffondono a tutte il cuore mediante un
sistema di conduzione. La propagazione dell'impulso
procede attraverso tappe distinte: il nodo seno-atriale
origina lo stimolo che eccita i muscoli atriali provocandone
la contrazione. L'impulso elettrico raggiunge poi il nodo
atrioventricolare e da qui si propaga fino a raggiungere il
fascio di His, dal quale parte l'impulso di contrazione dei
ventricoli.
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Primo Soccorso 43
LA FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE
La fibrillazione ventricolare (FV) è una condizione
caratterizzata da una contrazione non coordinata dei
ventricoli. Il risultato è che il cuore non riesce a “spingere”
adeguatamente il sangue. La fibrillazione ventricolare non
trattata evolve in asistolia (cuore “fermo” a causa della
mancanza di contrazione), arresto respiratorio e, infine,
morte: è ovviamente un'emergenza medica
La fibrillazione ventricolare può essere risolta
esclusivamente con una scarica di corrente elettrica
generata da un defibrillatore.
FIGURA 4 – Un elettrocardiogramma normale (sopra) e uno che mostra fibrillazione ventricolare (sotto)
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Primo Soccorso 44
LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA
Il concetto di “Catena della sopravvivenza” nasce
dall’osservazione che non è il singolo atto a determinare la
prognosi, ma in realtà, una serie di valutazioni/azioni atte a
fornire un efficace trattamento di emergenza. L’obiettivo
dell’applicazione della catena della sopravvivenza è
ottenere il ripristino dell’attività circolatoria prima che il
cervello sia danneggiato dalla mancanza di ossigeno.
Classicamente, la catena della sopravivenza
intraospedaliera è costituita da quattro anelli.
Primo anello: allertamento – richiesta di aiuto
Secondo anello: richiesta di aiuto
specialistico/prima assistenza
Terzo anello: RCP e defibrillazione
Quarto anello: assistenza avanzata.
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Primo Soccorso 45
PRIMO ANELLO
Allertamento e richiesta di aiuto generico
La fase dell’allertamento, è il momento in cui
ci si rende conto di trovarsi di fronte ad una
situazione di emergenza. In ogni caso,
chiunque si renda conto di una situazione di
emergenza, deve dare l’allarme, oltre che prestare le prime
cure.
SECONDO ANELLO
Richiesta di aiuto specialistico e prima assistenza
Una volta constatata l’emergenza, è
necessario chiamare aiuto.
Una volta che ci si è resi conto
dell’assenza del respiro, occorre
comunicare al 118 che la vittima è
INCOSCIENTE e che NON RESPIRA.
Se il soccorritore è solo, può allontanarsi per chiamare i
soccorsi, ma poi al ritorno deve iniziare immediatamente le
compressioni toraciche.
Chiama AALLSS
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Primo Soccorso 46
TERZO ANELLO
RCP e defibrillazione
In questa fase si proseguono le cure prestate
nella fase precedente; è necessario, inoltre,
identificare il tipo di emergenza. Ad esempio,
se si tratta di arresto cardiaco, dovranno
essere effettuate le manovre di BLS con relativa
defibrillazione, qualora il ritmo lo indichi.
QUARTO ANELLO
Assistenza avanzata
Nel quarto anello l’equipe avanzata prende
in carico il paziente. La fase della
rianimazione avanzata è molto importante,
ma le probabilità di successo dipendono da
molti fattori come le condizioni del paziente prima
dell’evento, la tempestività ed appropriatezza del primo
intervento, il tempo d’arrivo dell’equipe avanzata dal
paziente con strumentazione materiali e farmaci idonei.
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Primo Soccorso 47
La catena della sopravvivenza altro non è che una
metafora che trova applicazione pratica nel BLSD (Basic
Life Support Defibrillation).
Con il termine BLS (BASIC LIFE SUPPORT) sono state
definite inizialmente tutte le procedure di base da attuare
ogni volta ci si trovi di fronte a segni e sintomi che mettono
a grave rischio la vita di una persona colta da malore.
Poiché è stato ampiamente dimostrato che l’arresto
cardiocircolatorio nell’adulto è causato (soprattutto) da una
fibrillazione ventricolare, la defibrillazione precoce è stata
inclusa nel BLS, in quanto unica manovra determinante per
la sopravvivenza.
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Primo Soccorso 81
ALGORITMO DAE
Si determina la
sicurezza della scena e si valuta lo stato di
coscienza della vittima.
Vittima incosciente.
Richiesta di aiuto (118) e di un defibrillatore
DAE. EVENTO
Eseguire 2 ventilazioni che facciano espandere il
torace. Proseguire compressioni‐ventilazioni con rapporto
30:2.
Assenza di respiro: chiedere l’assistenza di una équipe avanzata ed iniziare il massaggio
cardiaco ( 30 compressioni).
Piano rigido; allineare la vittima e scoprire il torace. Iperestendere il capo, aprire le vie aeree ed eseguire la manovra GAS per 10 secondi.
Nel frattempo, se il DAE è disponibile, vengono applicate le piastre sul torace della vittima
Avviare l’analisi del ritmo cardiaco con il DAE.
ANALISI DEL DAE.
RITMO DEFIBRILLABILE?
NO SI
Se disponibili altri membri del team, si inserisce una
cannula e si riparte immediatamente con la RCP per 2 minuti. Ogni 2
minuti, cambio.
Proseguire le compressioni durante la carica del DAE. Si somministra 1 shock. Si
riparte immediatamente con la RCP per 2 minuti. Ogni 2
minuti, cambio.
RIVALUTAZIONE
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Primo Soccorso 106
LA
GESTIONE DELLE
URGENZE
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Primo Soccorso 107
LE FRATTURE
La frattura è definibile come una soluzione di continuo di
un osso, dovuta a sollecitazioni eccedenti il suo limite di
resistenza. Le infrazioni sono invece soluzioni di continuo
in cui l'osso risulta solo scheggiato o incrinato.
Distinguiamo le fratture in:
chiuse, se non vi è tramite con l’esterno (con o senza
spostamento di frammenti);
esposte, quando uno o entrambi i monconi dell’osso
fratturato hanno lacerato la cute, fuoriuscendo
all’esterno;
composte, se i due monconi dell’osso fratturato sono
rimasti allineati;
scomposte, se le estremità fratturate dell'osso sono
separate o angolate;
comminute, quando l'osso risulta frammentato in
numerose schegge;
a legno verde, quando vi sia una flessione parziale
dell'osso che non porta alla sua rottura completa.
La gravità di una frattura dipende da quale osso viene
interessato e dal tipo di frattura.
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Primo Soccorso 108
TRATTAMENTO
L’obiettivo è quello di limitare i danni già riportati. Di
conseguenza, bisogna evitare che una frattura composta
diventi scomposta, una frattura scomposta diventi esposta
ed una frattura esposta non provochi ulteriori lesioni. Il
soccorritore è tenuto ad immobilizzare l’arto, e a coprire con
garze sterili eventuali ferite., ma va assolutamente evitato il tentativo di ridurre una frattura scomposta o esposta. Nelle fratture esposte bisogna trattare l’eventuale
l’emorragia, evitando assolutamente l’uso di
disinfettanti direttamente sul moncone osseo.
LE AMPUTAZIONI
Si definisce amputazione l’asportazione chirurgica o il
distacco traumatico di parte (o di tutto un arto). Dal punto di
vista «terapeutico», è un intervento oggi molto meno
frequente; infatti, oggi, la maggior parte delle amputazioni
viene eseguita per cause vascolari (ad es. occlusione di
grossi vasi sanguigni non trattabile altrimenti), o per tumori
estesi.
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Primo Soccorso 109
L’amputazione va trattata come l’emorragia; tuttavia, se vi è
difficoltà a fermare il sangue, è consigliabile l’utilizzo di un
laccio emostatico con l’accortezza di applicarlo il più vicino
possibile al margine della lesione al fine di salvare il tratto
più lungo che si può del moncone.
TRATTAMENTO
Il moncone amputato deve essere scoperto e pulito con
soluzione fisiologica e coperto con garze sterili.
Particolare attenzione deve essere prestata al trattamento
del segmento di arto distaccato che, se conservato
correttamente, può essere reimpiantato.
Il trattamento di tale parte distaccata prevede che venga
pulita con soluzione fisiologica e avvolta in un telo sterile,
garze sterili o tessuto pulito umido. Deve essere conservato
in luogo asciutto e freddo senza che subisca un contatto
diretto con il ghiaccio o acqua. Deve essere portato al più
presto nell’ ospedale in cui è stata trasportata la vittima.
Annotare data e ora.
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Primo Soccorso 145
BIBL IOGRAFIA
Testi
Advanced life support ERC guidelines 2010 edition
American Heart Association, Manuale di ACLS, Centro
scientifico Editore, 2006
Balzanelli M.G., Coraggio F., Gentiloni N., Miniello S.,
Manuale di Medicina di Emergenza e di Pronto
Soccorso, CIC, 2003
Chiaranda M., Guida illustrata delle emergenze,
seconda edizione, Piccin, 2007
Chiaranda M., Urgenze ed emergenze – Istituzioni,
Piccin, 2007
Della Corte F., Ollivieri F., Enrichens F., Manuale di
medicina d’emergenza, McGraw Hill, 2002
European Resuscitation Council, Italian Resuscitation
Council, ALS, Advanced Life Support. Manuale di
rianimazione cardiopolmonare avanzata, seconda
edizione italiana a cura di IRC, Masson Editore, 2006
Gai V., Medicina d’Urgenza. Pratica e progresso,
C.G. Edizioni Medico Scientifiche, Torino, 2002
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Primo Soccorso 146
Guidetti A., Serantoni C., Menarini M., Il Sistema 118 e
la Centrale Operativa, McGraw Hill, 1999
Sacco A., Ciavarella M., ABC del primo soccorso in
azienda, Manuale ad uso dei lavoratori, EPC LIBRI,
Roma, 2010
Riviste
Currents in Emergency Cardiovascular Care, AHA,
Volume 16, n. 4, inverno 2005/2006
Linee guida
Linee guida ACLS, American Heart Association, 2005
Linee guida RCP e trattamento delle emergenze
cardiovascolari, American Heart Association, 2005
Linee guida RCP, American Heart Association, 2001
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vita di molte persone.
Pagine 146 € 5.50
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Manuale formato PDF
MANAGEMENT DELL’EMERGENZA/URGENZA INTRAOSPEDALIERA – Linee Guida ILCOR – ERC 2010
Ti sei mai trovato in una situazione di
urgenza e/o emergenza all’interno della tua
Unità Operativa? Cosa hai fatto e cosa
avresti potuto fare in attesa dell’equipe di
soccorso avanzata? Questo manuale,
semplice e schematico, strutturato sulle più
recenti linee guida internazionali, ti fornisce
tutte le informazioni necessarie per poter
intervenire con efficacia ed efficienza in
caso di emergenza.
Pagine 322 € 7.50
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Manuale formato PDF
ACLS GESTIONE AVANZATA DELLE
EMERGENZE CARDIOVASCOLARI – Linee Guida ILCOR – ERC 2010
Sei un professionista sanitario che operi nel
settore dell’emergenza/urgenza? Questo
manuale ti può essere molto utile.
All’interno troverai una sintesi delle linee
guida internazionali in tema di emergenze
cardiovascolari. Troverai schemi e formule
che possono indicarti la via migliore per
trattare il paziente che ti è stato affidato. È
pratico, sintetico e completo.
Pagine 99 € 11.50
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Manuale formato PDF
TRIAGE OSPEDALIERO
Stabilire il grado di priorità di accesso ai
provvedimenti diagnostici‐terapeutici è
questo l’obiettivo del triage. L’obiettivo di
questo manuale è quello di fornirti gli
strumenti cognitivi per attuarlo nel modo
migliore possibile. Schematico e sintetico è
un’ottima guida per chiunque si trovi nella
situazione di dover operare una “scelta”
Pagine 309 € 11.50
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Manuale formato PDF
BATLS – Basic and Advanced Trauma Life Support
Trattare un soggetto traumatizzato può
essere un’esperienza molto affascinante,
ma al tempo stesso molto pericolosa.
Questo manuale ti guiderà, con un metodo
semplice e schematico, nella valutazione e
trattamento del traumatizzato, secondo le
più recenti linee guida internazionali e la
letteratura scientifica più accreditata.
Pagine 260 € 13.50