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    ROMA. Dalla manutenzione delle strade ai ser-vizi per i disabili, dagli ospizi agli affitti delle case, dalla macellazione della carne alla tute-la del verde pubblico, dall’acquisto di nuovi software alla gestione dei canili. Non c’è un solo capitolo in cui Roma Capitale, il grande Comune di Roma prima gestito da Alemanno e poi da Marino, abbia rispettato le regole del-la buona amministrazione. Raffaele Canto-

    ne, il presidente dell’Autorità anticorruzio-ne, non ha dubbi. Ha firmato il 10 marzo l’ulti-mo capitolo della sua lunga ispezione su Ro-ma, che copre gli anni dal 2012 al 2014 e at-traversa le giunte degli ultimi due sindaci di destra e di sinistra, e chiude con un giudizio pesantissimo. «L’indagine – scrive Cantone – ha rivelato la sistematica e diffusa violazione delle norme. Ha palesato il ricorso generaliz-zato e indiscriminato a procedure prive di evi-denza pubblica, con il conseguente incremen-

    to di possibili fenomeni distorsivi che agevo-lano il radicarsi di prassi corruttive». Inutil-mente Roma Capitale, con i suoi numerosi di-partimenti, ha cercato di difendersi inviando a Cantone, dopo il primo rapporto del settem-bre 2015, altrettanti dossier “a difesa”. Che però non intaccano l’analisi dell’Autorità an-ticorruzione. Il rapporto di 15 pagine confer-ma le indagini della procura di Roma su Ma-fia Capitale e sul malaffare come prassi abi-tuale di comportamento ed è stato inviato sia alla procura che alla Corte dei conti.

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    Proprio così. Cantone lo scrive nell’ultima pagina. «La gestione delle attività contrattua-li di Roma Capitale, nei suoi molteplici aspet-ti e modalità, non è conforme ai principi di buon andamento e di imparzialità dell’ammi-nistrazione sanciti dall’articolo 97 della Costi-tuzione». Le conseguenze sono inquietanti. Il rapporto dell’Anac le elenca: «Si riscontrano ricadute negative sulla qualità delle presta-zioni e sull’incremento dei costi, nonché sulla lesione della concorrenza, come effetto della sottrazione alle regole di competitività del mercato di una cospicua quota di appalti, affi-dati per la maggior parte senza gara».

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    Cantone conferma, punto per punto, i rilie-vi che aveva sottoscritto contro la gestione di Roma Capitale nell’ottobre scorso. A nulla so-no valsi, come vedremo, i tentativi del Comu-ne di dimostrare che ha le carte in regola. Re-sta il pesantissimo elenco di omissioni con cui la prossima amministrazione dovrà fare i con-ti. Ecco il vizio principale, il ricorso “facile” al-la cosiddetta “procedura negoziata”, che è il contrario di una gara pubblica a cui tutti pos-sono partecipare. Qui invece si invita un nu-mero limitato di imprese, con cui “si negozia” l’appalto. Ma, secondo Cantone, c’è un difet-to di origine, perché ci sono «carenza o difet-to di motivazione dei presupposti» per ricor-rere a questo tipo di procedura. Non basta. C’è «il ricorso sistematico ad affidamenti allo stesso soggetto», ci sono «le proroghe», an-ch’esse ingiustificate e non motivate. C’è «l’improprio frazionamento degli appalti». Ci sono «le varianti non motivate». Le imprese invitate sono sempre le stesse, manca «l’ob-

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    Le gare controllate

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    1.850

    (anni 2012-2014)

    (pari al 10%)

    20,28%

    7,09%

    4,11%

    2,54%

    2,21%

    1,69%

    Dipartimento PoliticheSociali, Sussidiarietàe Salute

    Dipartimento TutelaAmbientale eProtezione Civile

    Municipio I°-Centro Storico

    DipartimentoInnovazioneTecnologica

    DipartimentoSviluppoIndustriale

    DipartimentoServizi Educativie Scolastici

    Procedurenegoziate

    I lavori controllatida Cantone

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    bligatoria rotazione». E come se non bastasse «non sono sufficienti neppure i requisiti».

    0(/6/0�)"�*-�460�4*45&."Cantone ha esaminato, nella prima fase

    dell’indagine, 1.850 procedure negoziate, il 10% del totale. Nella seconda fase ne ha mes-se a fuoco 36, tra appalti, lavori in economia, cottimi fiduciari, affidamenti a cooperative. Ha confermato «i rilevanti profili di criticità nei comportamenti delle strutture gestionali di Roma Capitale». Ha scoperto, non senza sorpresa, che nel Comune di Roma «ciascun dipartimento ha sistemi informativi diver-si», che quindi non si parlano tra di loro. Per di più l’Ufficio contratti, incardinato presso il Segretariato generale, «è dotato di un siste-ma centralizzato esclusivamente per le gare ad evidenza pubblica». Tutte le altre, di con-seguenza, sfuggono in mille rivoli incontrolla-bili.

    *-�#00.�%&--&�$001L’indagine dell’Anac rivela che, soprattut-

    to per le cooperative che operano nel sociale, nel triennio 2012-2014 «c’è stato un esorbi-tante numero di affidamenti di cospicuo valo-re economico avvenuti in gran parte in forma diretta, a conferma del mancato rispetto dei principi basilari di concorrenza, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e propor-zionalità».

    -�*//07";*0/&�5&$/0-0(*$"Il Dipartimento si difende dalle accuse di

    Cantone, scrive di «5 gare annullate», di pro-roghe obbligate «per la mancanza di persona-le», di imprese scelte senza nuove verifiche (per il Sistema informativo di riscossione e per la Gestione del Sistema Dorado 380) per-ché già state fatte in precedenza. Ma Canto-ne ribatte che ciò dimostra «l’omesso control-lo dei requisiti sia generali che speciali».

    %*4"#*-*�4&/;"�$0/530--*Sui 2milioni di euro per l’affidamento del

    servizio per i disabili Cantone ribadisce «l’u-so improprio della procedura negoziata», «violazioni della pubblicazione della gara», un avviso di gara troppo ristretto, Nota che anche l’Atac, quando aveva gestito il servi-zio, non lo aveva fatto correttamente e si era

    rivolto a terzi senza avvisare il Dipartimento.

    $"4&�"%�"/;*"/*�&�30.Anomalie anche in questo settore, con la

    beffa che il Dipartimento politiche sociali e abitative, a Cantone che critica l’assenza dei controlli, fa notare come «per immigrati e rom non vi siano regolamentazioni specifi-che». Quindi perché rispettarle?

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    Cantone annuncia che il suo occhio si al-largherà anche alla (contestata) gestione dei canili di Roma. Si stupisce che il Diparti-mento Tutela ambientale vanti, come una novità, l’acquisto solo adesso di un software per monitorare gli appalti. Critica la proro-ga per gli affidatari della manutenzione stra-dale. Sul mondo della macellazione e della relativa conservazione a freddo critica il ri-corso sempre alle stesse imprese.

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    $’È da chiedersi con quali argomenti e quale credibilità le forze politiche proseguiranno la

    campagna elettorale per le amministrative a Roma dopo le conclusioni cui è giunta l’Autorità anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone: gli appalti del Comune nel triennio 2012-2014 risultano tutti, a vario titolo, irregolari. Anche laddove non risultano reati penali, manca l’ordina-rio rispetto di regole e proce-dure. Il quadro che emerge è devastante, perché racconta di una Capitale opaca e fuori-legge anche quando non è la mano del crimine o del malaf-fare a guidare l’opera dell’am-ministrazione. Non è solo il morbo patologico della corru-zione che inquina la vita della città, ma anche la fisiologica incapacità della macchina pubblica di agire in un conte-sto di norme chiare e certifica-te. Norme che finiscono per essere calpestate persino in assenza di un tornaconto ille-cito.

    Una situazione purtroppo già ben chiara ai romani, e del resto comune a molti altri cittadini nel resto del Paese. Roma è l’unica capitale euro-pea nella quale l’ordinaria ge-stione della città è diventata una chimera, al punto che or-mai da anni i candidati sinda-ci si prodigano in promesse sulla chiusura delle buche nell’asfalto, sulla raccolta re-golare dei rifiuti o la pulizia delle strade, come se questi fossero obiettivi politici da perseguire e rivendicare e non i prerequisiti di qualun-que mandato di governo, e cioè questioni di cui non si do-vrebbe nemmeno dibattere.

    In campagna elettorale, co-sì come durante le consiliatu-re, sarebbe normale discute-re di visioni strategiche, di modelli di sviluppo, di politi-che urbanistiche e sociali. A Roma, invece, ci si arrovella sull’abc: la riasfaltatura delle buche è narrata agli elettori come la presa del Palazzo d’in-verno e ormai alle orecchie di molti disillusi elettori non suona meno rivoluzionaria.

    Lo scollamento tra i cittadi-ni e le forze politiche che han-no guidato il Campidoglio – nel periodo in questione si so-no date il cambio la giunta di centrodestra guidata da Gianni Alemanno e quella di centrosinistra con Ignazio Marino – ha toccato l’apice nelle ultime settimane. I par-titi hanno cercato di surroga-re la perdita di consenso inse-guendo riscatti plebiscitari – primarie Pd, gazebarie Forza Italia, referendum leghista – che sono naufragati davanti all’evidenza della disillusio-ne generale, costringendo tutte le forze politiche a patti-nare su dati d’affluenza gon-fiati o completamente infon-dati. Ma a gonfiarsi, di questo passo, sarà solo il dato dell’a-stensionismo il giorno delle elezioni.

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