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Biblioteconomia:principi e questionia cura di Giovanni Soliminee Paul Gabriele Weston Roma,Carocci, 2007, p. 485ISBN 978-88-430-4071-1, € 36,00

Il 2007 è un anno fortunatoper l’editoria bibliotecono-mica italiana. Alla “grande”opera Biblioteconomia. Gui-da classificata, diretta daMauro Guerrini, si affiancaquesto corposo volume an-ch’esso destinato, com’è fa-cile prevedere, a rimanereun’opera di riferimento nel-le sale di consultazione del-le biblioteche italiane. Il vo-lume raccoglie l’eredità deifortunati Lineamenti di biblio-teconomia, diretti da PaolaGeretto e pubblicati pressoLa Nuova Italia Scientificanel 1991. Piuttosto che effet-tuarne l’aggiornamento, icuratori, Giovanni Solimine ePaul Gabriele Weston, hannovoluto conservare la plurali-tà di apporti e di contributi,rivedendone però l’impian-to e arricchendoli di nuovicontenuti (tanto che il librone esce rimpolpato di oltrecento pagine). Oggi, essi so-stengono, è persino velleita-rio proporre un manuale dibiblioteconomia “totale” el’unica soluzione sembraforse essere quella di susci-tare un certo numero diquestioni; da qui la scelta didistribuire la redazione trapiù specialisti, per l’esattez-za ventitré autori, in granmaggioranza docenti uni-versitari, ma non mancano ifunzionari e i dirigenti bi-bliotecari. Biblioteconomia: principi equestioni si rivolge a stu-denti, partecipanti ai con-corsi bibliotecari e ad ope-ratori esperti; per la sua vi-sione e anche per le sue di-mensioni – quasi 500 pagi-ne – è un’opera di caratteregenerale che, come avverto-no Solimine e Weston, vuo-

le insinuare dubbi piuttostoche tranquillizzanti certezze.La sua scansione è classicae, anche se non esplicita-mente strutturata, si articolaintorno ai temi della politicae della metodologia di co-struzione delle raccolte, del-la mediazione catalograficae, infine, della dissemina-zione delle informazioni.Importanti sezioni sono de-dicate al libro antico e allaconservazione; una biblio-grafia di circa settecento ti-toli chiude il volume.Per cominciare, ci piace se-gnalare due tra gli interven-ti più stimolanti: di LucaFerrieri sui servizi di letturain biblioteca e di Maria Stel-la Rasetti, dedicato alla pro-mozione e didattica della bi-blioteca e alla formazionedell’utenza. Il primo si fanotare non solo per il can-dore dirompente di alcuneaffermazioni (ad esempioquella di considerare la bi-blioteca “un’agenzia cultura-le a tutto tondo” e non, co-me talvolta predica la vulga-ta biblioteconomica, un luo-go di gestione dell’informa-zione e di conservazione).Nell’interazione tra la biblio-teca e il suo ambiente, Fer-rieri distingue con chiarezzatre tipi di promozione: dellabiblioteca, della lettura e dellibro. La promozione dellabiblioteca è appunto l’argo-mento del saggio di Rasetti,che mostra quale cimentosia sensibilizzare una diri-genza amministrativa spessoindifferente all’importanza eal ruolo dell’azione bibliote-caria. Rasetti illustra la rela-zione pericolosa tra biblio-teca e scuola, quando la pri-ma non è quello spazio dipiacere in cui ci si innamoradella lettura “contro e no-nostante la scuola”, ma è ir-reggimentata in un percorsoistituzionale dove tocca aquest’ultima insegnare a pa-droneggiare le tecniche di

lettura e di comprensione deitesti e alla prima, cioè allabiblioteca, l’onere di ispira-re l’amore per il libro e perla lettura. Se Habermas ha acceso i ri-flettori sul formarsi di un’o-pinione pubblica negli spa-zi privati dei caffè, dei salot-ti e dei giornali, Ferrieri di-mostra esattamente il con-trario; è un ossimoro parla-re di lettura pubblica, per-ché uno degli atti più privatie esclusivi del mondo con-temporaneo, la lettura ap-punto, è offerta al e in pub-blico. I “servizi” che ne sca-turiscono sono, oltre aglispontanei “consigli” del bi-bliotecario all’utente, la co-stituzione dei gruppi di let-tura, gli incontri con gli au-tori (purché scollegati dallalogica di marketing editoria-le), il nomadismo della let-tura pubblica. È forse pro-prio quest’ultimo il più im-pegnativo servizio di lettura,quando la biblioteca, “alie-nandosi” e uscendo “fuoridi sé”, travalica le sue muraper trasmettere il furore dileggere nei luoghi di lavoro,di vacanza, di sofferenza odi reclusione. A fare da cornice istituziona-le al volume vi sono tre sag-gi distinti, che portano la fir-ma di Paolo Traniello, Chia-ra Rabitti e Ornella Foglieni.Il primo è dedicato all’asset-to istituzionale e normativodelle biblioteche italiane, ilsecondo agli obiettivi e aiservizi delle biblioteche e ilterzo alla cooperazione bi-bliotecaria. Traniello riper-corre il significato giuridicodel termine “istituzione” e il-lustra brevemente la sua va-lenza all’interno dello Stato,delle regioni e degli enti lo-cali. Non sempre la potestàsull’istituzione “biblioteca” èstata esercitata in modo effi-cace e ha portato ai benefi-ci sperati, vuoi perché trop-po generici erano i compiti

assegnati, come è il caso del-le biblioteche statali, vuoiperché non vi era sufficienteconsapevolezza sugli obiet-tivi perseguibili, vuoi ancheper l’inadeguatezza del sup-porto finanziario. Più effica-ci di Stato, regioni e enti lo-cali si sono talvolta rivelatele forme “pattizie”, accordirealizzati da amministrazio-ni diverse per la gestione eanche la programmazionedi servizi: è il caso di SBN.Le piattaforme giuridiche dicooperazione presentate nel-l’articolo di Foglieni si riferi-scono appunto a tali “patti”e riguardano formule ammi-nistrative creative e originalicome quelle della “fonda-zione di partecipazione” odel “distretto culturale” – unatestimonianza, semmai cene fosse bisogno, di quantopossano essere insormonta-bili gli ostacoli amministrati-vi posti alla libera aggrega-zione delle istituzioni cultura-li. Il ciclo di servizi (espres-sione più adatta del vecchioiter del libro) in cui si espri-me l’identità della bibliotecaprescinde comunque dallanatura giuridica del beneculturale e può essere ricon-dotta, secondo Rabitti, a trefunzioni: a) selezione, sviluppo e con-servazione delle raccolte; b) trattamento e mediazionedei documenti; c) erogazione dei servizi. Questi ultimi possono esserecategorizzabili secondo ledefinizioni più varie: “nuovi”e “vecchi”, gratuiti e a paga-mento, per fasce d’età, insede e remoti, generali e ag-giuntivi. Nessuna attivitàfunzionale può essere peròrealizzata se non è progetta-ta all’interno di spazi che fa-voriscono il rapporto con ilpubblico reale e potenziale,avverte Antonella Agnoli inaltra parte del volume. Tra-sparenza dell’ambiente, cen-tralità urbana, visibilità di con-

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testo, accessibilità e qualitàestetica sono le principalicaratteristiche urbanistico-architettoniche di una mo-derna biblioteca (interessan-te vedere il concetto di tra-sparenza al primo posto) eprovocano una sensazionedi benessere e di libertà nel-l’utenza. Non c’è lavoro di bibliotecache non debba essere sotto-posto al controllo delle pre-stazioni e alla valutazionedei risultati. Con le griglie egli strumenti si confrontaGiovanni Di Domenico nelsuo intervento riguardanteLe culture e le pratiche dellaqualità in biblioteca. L’ac-cento è posto sugli aspettiteorici del TQM (Total Qual-ity Management) e com-prende i tre momenti dellapianificazione, del controlloe del miglioramento delleprestazioni. In veloce sintesiDi Domenico riassume glistrumenti più importanti delTQM: l’istogramma, il dia-gramma causa/effetto, il dia-gramma di Pareto, l’analisiper stratificazione, l’analisidi correlazione, la carta dicontrollo. Questi strumentiaccompagnano i classici in-dicatori di misurazione, datempo messi a punto dallacomunità bibliotecaria, dicui dà conto Anna Galluzzi. La selezione, lo sviluppo, ela valorizzazione delle rac-colte sono i temi dei saggidi Maurizio Vivarelli e di Ma-rielisa Rossi. Il primo mostrala tripartizione del processo,che si divide in programma-zione, selezione e acquisi-zione. Il “canone biblioteco-nomico” va reso esplicitodalla presenza di un macro-documento di sintesi, in cuisiano presenti la carta dellecollezioni, il piano di svilup-po, i protocolli di selezionee il progetto annuale di ac-quisizione, con valutazioniriguardanti il valore biblio-grafico, le modalità gestio-

nali e gli indicatori quantita-tivi (ad esempio, l’indicazio-ne del livello dei prestiti o lafrequenza d’uso). Tema delsaggio di Rossi è la valoriz-zazione delle raccolte costi-tuite da documenti fisiciposseduti localmente, per lequali si propone un’analisimetodologica stratigraficafondata sulle provenienzedei nuclei librari.Passiamo al tema della me-diazione catalografica, trat-tato da Mauro Guerrini, maanche, in numerosi ed inte-ressanti spunti, da PaulGabriele Weston, uno dei cu-ratori del volume. Guerrinifa riferimento ai principi dicatalogazione e alla funzio-ne del catalogo sulla base diuna letteratura che potrem-mo ormai definire classica einsiste sui concetti di inte-stazione principale e secon-daria, non rimessi in causa,a suo avviso, dal catalogoelettronico: “I sostenitori del-l’abolizione dell’intestazioneprincipale dimenticano cheil catalogo non è soltantouno strumento di reperi-mento, ma anche di ordina-mento” (p. 194). Egli intro-duce inoltre i codici ameri-cani RDA, che sembra sianodestinati a sostituire le AACR,e auspica la sostituzione del-le vecchie regole italianeRICA. Di carattere più fun-zionale è invece il saggio diWeston che combina un’a-nalisi centrata sull’evoluzio-ne dei sistemi di automazio-ne delle biblioteche con unesame delle prospettive del-l’informazione bibliograficadi matrice bibliotecaria allaluce delle immense possibi-lità offerte dai motori di ricer-ca. Il contributo di Weston èforse il solo che prescindada una logica strettamenteprocedurale e apra al mon-do editoriale, di cui egliconstata l’alta qualità dell’in-formazione bibliografica di-stribuita su Internet e lo sfor-

zo di aggiungere interope-rabilità ai suoi strumenti(come la mappatura traONIX, DOI e MARC). Le in-sufficienze del MARC sonopalesi soprattutto nella rap-presentazione delle risorseelettroniche, troppo rigida-mente costrette nell’etichet-ta MARC 856, tanto che sipreferisce oggi fare ricorso amiddleware come l’OpenURL-Based Link Risolver, ingrado di risolvere gli indiriz-zi elettronici delle risorseelettroniche in un modosensibile al contesto, ossiaorientando l’utente versoURL preferite. Weston riba-disce l’importanza della ca-talogazione derivata (il 70%della catalogazione di unabiblioteca è attualmente re-cuperata attraverso SBN) ene mostra l’evoluzione versoil concetto di arricchimentobibliografico dei cataloghi, acondizione che le informa-zioni supplementari sianointegrabili con dati di fonteesterna. Accurata è infine ladescrizione del contenuto diun importante documentocritico finanziato tra gli altridalla Library of Congress(The changing nature of thecatalog and its integrationwith other discovery tools) edel dibattito che ne è seguito. I capitoli sulla catalogazioneintroducono nel volume Bi-blioteconomia: principi equestioni una struttura se-quenziale di tipo dialogico,dove a un intervento centra-to sul materiale “tradizionale”si affianca una “voce” paral-lela che esamina lo stessotema in ambito digitale. Aquesta scansione possonoessere ricondotti, ad esem-pio, i saggi di Gianna DelBono e di Riccardo Ridi. Laprima identifica le due gran-di tendenze del servizio diconsultazione – disciplinareo territoriale se si svolge inun ambito preciso, di carat-tere generale se recepisce la

vocazione ampiamente in-formativa della biblioteca –e distingue tra fonti primariee secondarie e tra opere ditipo bibliografico, in formacitazionale, a testo disconti-nuo, a testo continuo, di ti-po iconico, tabellare o nu-merico. Il secondo intra-prende un’accurata analisidel reference digitale, unservizio che comporta l’assi-stenza, l’istruzione e l’infor-mazione di utenti fisicamen-te lontani in modalità chepossono o no prevedere lapresenza attiva dell’operato-re. Nel primo caso, quandosono inserite online delle ri-sorse informative, si parla diVirtual Reference Desk, nelsecondo, quando l’utenteinteragisce con il biblioteca-rio “in differita” o in temporeale, siamo di fronte a unVirtual Reference Service.Le risorse digitali raccoltepossono essere direttamen-te collegate a corsi di for-mazione digitale online, do-ve fungono da learning ob-jects interattivi immediata-mente consumabili. Uno dei meriti del volume èquello di avere consacratonumerosi articoli al libro an-tico e al problema dellaconservazione nelle biblio-teche, un’esigenza piuttostoavvertita in Italia, dove ladispersione del patrimoniobibliografico antico impedi-sce l’elaborazione di unapolitica coordinata ed effi-cace. Se, come notano An-gela Nuovo e Giorgio Mon-tecchi, le collezioni specialioggetto di tutela devonoavere caratteristiche di anti-chità e di rarità (concetti pe-raltro ripresi nella legislazio-ne italiana, vedi d.lgs 490/1999), il loro inquadramen-to in una cornice storica su-scita dibattiti analoghi aquelli vivi in sede museolo-gica: devono allora le colle-zioni speciali essere conser-vate come tali o è l’intera bi-

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blioteca a dover essere resti-tuita alla coscienza dei con-temporanei? Gli autori cita-no diverse esperienze na-zionali contemporanee e, inprimis, il progetto della Bi-blioteca digitale italiana. La leva principale della con-servazione del patrimoniomoderno è il deposito lega-le delle pubblicazioni. Lanuova legge del 2004, comesottolinea Carlo Federici, as-segna alle biblioteche pub-bliche un ruolo di tutela checontrasta con le operazionidi “revisione delle raccolte”in uso nelle stesse. Illustran-do le differenze tra la con-servazione e il restauro, Fe-derici pone l’accento sul“deficit formativo” attuale epropone, come soluzioneoriginale “italiana”, la coo-perazione tra strutture regio-nali e interregionali. Questidue interventi di tipo tradi-zionale sono affiancati dallariflessione di Maria Guerciosulla conservazione dellememorie digitali. Molti sonoi metodi sperimentati per lamigrazione dei supporti a fi-ni di conservazione (emula-zione, compatibilità retroat-tiva, piattaforme interopera-bili), ma tutti sembrano es-sere superati a favore dellamigrazione su formati stand-ard, come SGML o XML, inparticolare se si tratta di gran-di e complessi archivi digi-tali. Un punto fermo è co-munque il modello OAIS(Open Archival InformationSystem, ISO 14721), dove imetadati relativi al docu-mento da conservare si rife-riscono ai seguenti tipi di in-formazione: l’identificativa(reference), le relazioni conl’ambiente di produzione(context), la documentazionedella storia del contenuto edelle trasformazioni subite(provenance) e, infine, lecomponenti di validazionedell’integrità (fixity) delle in-formazioni.

Questi in rapidasintesi gli inter-venti presenti nelvolume, che silegge con facilitàe costituisce unostrumento validosia come introdu-zione che comeapprofondimentodel lavoro biblio-tecario. La scom-messa di raggiun-gere lo studente,l’aspirante profes-sionista e l’ope-ratore esperto cisembra comples-sivamente riusci-ta, anche grazieall’omogeneità della formu-lazione, piuttosto rara inun’opera collettiva, alla di-mensione contenuta deisaggi e all’accento posto suiservizi. Senza dubbio effica-ce è stato il briefing dei cu-ratori i quali, pur senza tra-scurare le questioni di dot-trina, hanno chiesto contri-buti saldamente calati negliaspetti procedurali legati al-le pratiche del lavoro quoti-diano in biblioteca. Biblioteconomia: principi equestioni non è un manualee a questo si deve forse l’as-senza, piuttosto sorpren-dente, di alcune tematicheche sono abituali nella di-sciplina e ricorrenti nelleapplicazioni. Intendiamo al-ludere, ad esempio, all’indi-cizzazione, un campo di ri-flessione consueto nella ma-nualistica generale, oppu-re ancora all’appassionantecomplesso di problemi co-stituito dalle aggregazionidelle biblioteche in consor-zi, dai contratti di licenza edai repositories ad accessoaperto. Proprio l’accesso a-perto costituisce, a nostroavviso, la forma più avanza-ta di “contaminazione” trabiblioteconomia, editoria earchivistica, giustamente au-spicata dai curatori. Ciò in-

duce a ritenere che il volu-me sia destinato più natural-mente agli operatori dellebiblioteche pubbliche che aquelli delle universitarie, iquali sarebbero sicuramenteperplessi di non rinveniretemi a loro cari come quellidelle coalizioni di tipo con-sortile, delle nuove modali-tà di acquisizione e di costru-zione delle raccolte (fonda-te su basi di dati di articoliaccessibili su licenza e nonsu oggetti conclusi dal prezzounitario), dell’Impact Factor,o delle copie di archiviazio-ne la cui circolazione è libe-ra da restrizioni (opposta al-le copie commerciali assog-gettate pienamente al dirittod’autore).L’avere affiancato una opi-nione “tradizionale” a unavoce riguardante la stessatematica, ma vista nella pro-spettiva digitale, è sicura-mente un’opzione efficace,anche se rischia di giustap-porre e mettere sullo stessopiano le due prospettive,tralasciando l’interazione trastampa e digitale e le pro-fonde trasformazioni del la-voro tradizionale biblioteca-rio operate dalle tecnologiedell’informazione e dellacomunicazione. Forse unacornice introduttiva sarebbe

stata utile a orientare lo stu-dente verso un approcciocritico alla disciplina: soloun operatore informato sa,ad esempio, che il docu-mento della Library ofCongress menzionato daWeston costituisce una ri-messa in causa della catalo-gazione tradizionale, men-tre tutti possono constatare,consultando le migliori rea-lizzazioni di siti e di portaliweb disciplinari, che la lorocostruzione esprime una lo-gica istituzionale molto piùapprofondita di quanto nonpossa farlo l’“ordine dei li-bri”, anche quando questisono debitamente classifica-ti e commentati. Persino ildeposito legale dei docu-menti tradizionali è stato ri-configurato nei suoi criteri eoggi si cerca di coltivare di-stinti filoni sulla base di uncriterio di “esaustività nellaselettività” (ed è un peccatoche Maria Guercio, validaarchivista, non si sia dilun-gata proprio sulle pratichedi selezione adottate negliarchivi). Abbiamo deliberatamentelasciato alla fine il saggio dichiusura di Anna Maria Tam-maro, centrato sugli stru-menti e sul contenuto dellaformazione dei bibliotecari.

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Il bagaglio professionaletradizionale includeva quat-tro competenze fondamen-tali: procedure, collezioni,accesso e amministrazione.Ora, nella nuova società del-l’apprendimento sono ri-chiesti non solo l’adatta-mento delle abilità conven-zionali al nuovo contestodella formazione lungo l’ar-co della vita, ma anche nuo-vi tipi di competenze legateagli utenti e al contesto. Alcuore dei nuovi curricula siriconoscono così tre grandiassi di apprendimento: – organizzazione e recuperodell’informazione; – conoscenza dei contenutida acquisire, da ordinare eda rendere fruibili;– comprensione e analisidel contesto sociale di riferi-mento. Così, insieme alle conoscen-ze tradizionali, i bibliotecaridovranno avvalersi anche dinozioni tratte dallo studiodelle discipline editoriali edella comunicazione, non-ché di una capacità di com-prensione analitica del con-testo sociale. Il possesso di queste com-petenze mira forse a pro-muovere quei nuovi servizidiretti alla valorizzazionedella cultura locale, allacreazione di portali discipli-nari, alla conservazione deisiti web, alla messa a puntodi progetti di digitalizzazio-ne e all’elaborazione deicontenuti dei pacchetti diformazione di cui parlaWeston nel suo saggio (eche sono rappresentati nelriquadro in alto a destradella tavola di p. 245). Sequesta è la futura prospetti-va in cui dovrà muoversi ilbibliotecario, non c’è dub-bio allora che il manualeitaliano “totale” di bibliote-conomia rimane ancora tut-to da scrivere.

Giuseppe [email protected]

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