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PROFESS I ONAL ITA' -" ciare dal partner che ci attende. Non siamo atto- ri di un film.. Non siamo invulnerabili. Non siamo speciali. Nessuno veglia su di noi se non noi stessi. Tutti gli operato- ri, quando apprendono che a un collega è suc- cesso qualcosa di spiace- vole, pensano che a loro non toccherà mai una cosa del genere e non cercano di capire il per- ché di ciò che è successo per trarne un utile inse- gnamento. Il secondo aforisma è la famosis- sima «legge di Murphy» su cui sono I stati scritti I diversi libri editi anche in Italia. Chi ha operato su strada sa benissi- mo che ogni attività di poli- zia è sottoposta a impondera- bili evenienze che fanno soli- tamente crollare anche i piani meglio strutturati. Bisogna non dar nulla mai per scontato e tenersi sempre pronti a modificare il proprio atteggiamento mentale per far fronte alle emer- genze. Per esempio, se durante il trasporto di un arrestato il collega che lo aveva in consegna e che non conosciamo dice di averlo perquisito, non fidiamoci; se stiamo effettuando un inse- guimento in macchina cer- Quando insegnavo tecni- che operative agli ausiliari della Scuola di Settebagni la mia prima lezione ini- ziava sempre nello stesso modo. Dopo aver squadra- to con palese disgusto l'imberbe manipolo di aspiranti eroi della Polizia di Stato, mi recavo a passo lento alla lavagna e scrivevo, senza dir nulla, queste tre frasi: «Questonon è un film e tu non sei John Wayne» «Seuna cosa può andare I male sicuramentelo farà» I I «Il vero nemico non ci \:. abbandona mai» . Con questo metodo otte- nevo una at- I tenzione stu- pefatta ma soprattutto riusci- vo a dare il massimo risalto a quelli che ritengo essere i principi fondamentali dell'at- tività operativa indispensabi- li per la sopravvivenza di un operatore di poli- zia. Mi spiego meglio. La prima frase è rica- vata da un libro ameri- cano di tecniche operati- ve (<<The tactical edge») di Charles Rembsberg, Calibre Press, 1986) ed è stata ripresa da un graffito letto in una stazione di poli- zia. Tutti noi viviamo in un universo multimediale in cui gradualmente la realtà viene sostituita dall'immaginario TECNICHEOPERATIVEPARLIAMONE PRIMA DOPO,E' TROPPOTARDI,LAPROFESSIONALITA' CI PERMETTE, QUASISEMPRE,DI TORNAREA CASA visuale. In tutti i film, il nostro eroico poliziotto viene fatto oggetto di innumerevoli tentativi di omicidio con i mezzi più sofisticati ma, poi- ché egli è puro e buono, rie- sce sempre a tornare a casa dalla sua sempre bellissima partner in trepidante attesa. Purtroppo, la vita ci riserva ben altre sorprese a comin- [26J- ---------------

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PROFESS I ONAL ITA'

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ciare dal partner che ciattende. Non siamo atto-ri di un film.. Non siamoinvulnerabili. Non siamospeciali. Nessuno vegliasu di noi se non noistessi. Tutti gli operato-ri, quando apprendonoche a un collega è suc-cesso qualcosa di spiace-vole, pensano che a loronon toccherà mai unacosa del genere e noncercano di capire il per-ché di ciò che è successoper trarne un utile inse-gnamento.

Il secondo aforisma èla famosis-sima «leggedi Murphy»su cui sono

I stati scrittiI diversi libri

editi anche in Italia. Chi haoperato su strada sa benissi-mo che ogni attività di poli-zia è sottoposta a impondera-bili evenienze che fanno soli-

tamente crollare anche ipiani meglio strutturati.Bisogna non dar nullamai per scontato etenersi sempre pronti amodificare il proprioatteggiamento mentaleper far fronte alle emer-genze. Per esempio, sedurante il trasporto di

un arrestato il collega che loaveva in consegna e che nonconosciamo dice di averloperquisito, non fidiamoci; sestiamo effettuando un inse-guimento in macchina cer-

Quando insegnavo tecni-che operative agli ausiliaridella Scuola di Settebagnila mia prima lezione ini-ziava sempre nello stessomodo. Dopo aver squadra-to con palese disgustol'imberbe manipolo diaspiranti eroi della Poliziadi Stato, mi recavo apasso lento alla lavagna escrivevo, senza dir nulla,queste tre frasi:

«Questonon è un film etu non sei John Wayne»

«Seuna cosa può andare Imale sicuramentelo farà» I I

«Il vero nemico non ci \:.abbandonamai».

Con questometodo otte-

nevo una at- Itenzione stu-pefatta ma soprattutto riusci-vo a dare il massimo risaltoa quelli che ritengo essere iprincipi fondamentali dell'at-tività operativa indispensabi-li per la sopravvivenzadi un operatore di poli-zia.

Mi spiego meglio.La prima frase è rica-

vata da un libro ameri-cano di tecniche operati-ve (<<Thetactical edge»)di Charles Rembsberg,Calibre Press, 1986) edè stata ripresa da un graffitoletto in una stazione di poli-zia. Tutti noi viviamo in ununiverso multimediale in cuigradualmente la realtà vienesostituita dall'immaginario

TECNICHEOPERATIVEPARLIAMONE PRIMA

DOPO,E' TROPPOTARDI, LA PROFESSIONALITA'CI PERMETTE,QUASISEMPRE,DI TORNAREA CASA

visuale. In tutti i film, ilnostro eroico poliziotto vienefatto oggetto di innumerevolitentativi di omicidio con imezzi più sofisticati ma, poi-

ché egli è puro e buono, rie-sce sempre a tornare a casadalla sua sempre bellissimapartner in trepidante attesa.Purtroppo, la vita ci riservaben altre sorprese a comin-[26J-- - - - - - - - - - - - - - -

,.I.

chiamo di non essere sicuriche la sirena ci aprirà lastrada: probabilmente, doveè appena passato il fuggitivo,si infilerà l'ignaro cittadino edovremo operare un miraco-lo per non schiantarci; e gliesempi potrebbero prosegui-re all'infinito. La terza «perladi saggezza»è un aforisma diStanislaw J. Lec, un profon-do conoscitore degli esseriumani (se avete tempo legge-te i suoi «Pensieri spettinati»,Bompiani, lire Il.000), ed èforse la più .importante.

Quando un operatore dipolizia viene in qualsiasimodo colpito, questo non.dipende nel 90% deicasi dalla bravuradell'aggressore madal suo atteggia-mento operativo ementale errato.Quando si espletaun'attività di servi-zio dobbiamo pensa-

re prima di tutto che ~~siamo responsabili di noi.stessi e della sicurezza deicolleghiche lavorano con noi.Quindi dobbiamo chiederei:abbiamo effettuato la manu-tenzione di tutte le parti delnostro equipaggiamento?; cisiamo addestrati coscienzio-samente al loro uso?; cono-sciamo al meglio le procedu-re operative?; abbiamo lamente totalmente rivolta allesituazioni che stiamo affron-tando o stiamo pensando adaltro?; dopo aver operatoabbiamo ripercorso mental-mente tutte le fasi di unintervento pe:>~prire qualisono stati i ;m:::: d.ebolidella

.....-

nostra azione e della nostrapredisposizioni mentale?

Alcuni di voi, a questopunto, infastiditi dal «grilloparlante» gireranno paginama a chi rimane voglio chie-dere: vi siete mai posti finoin fondo il problema di averela disponibilità di un'arma dafuoco e del suo utilizzo? visiete mai chiesti quale deveessere il rapporto tra un ope-ratore di polizia e le tecnichedi coazione fisica? siete vera-mente pronti ad affrontareciò che può accadervi in ser-vizio?

Volete essere uno spettatoredi quanto vi accade o unattore in grado di decideredel vostro e dell'altrui desti-no? Nell'«Hagakure»,un libroscritto nel XVIII secolo dalsamurai YamamotoTsunetomo,vi è scritto: «E' fama cheYagyu, insegnante di kendo,abbia detto una volta: "Nonso eccellere sugli altri. Soeccellere soltanto su me stes-so". Un vero samurai diràfra sé: "oggi sono più bravodi ieri, domani sarò miglioredi oggi" e cercherà, giorno

dopo giorno, di miglioraresempre su se stesso.L'addestramento è un proces-so senza fine».

Tutte le situazioni operati-ve in cui colleghi sono statiferiti o uccisi sono commemo-rate in cerimonie ufficiali maaccuratamente ignorate perquanto attiene gli insegna-menti che se ne possonotrarre. E' necessario, quindi,autoapprendere dall'attivitàoperativa le regole fonda-mentali per la nostra soprav-vivenza ma soprattutto èimperativo cambiare ilnostro atteggiamento menta-

le perché soltanto questo..~ costituisce, al di là di"~;~, ogni altra considera-

zione, l'arma vin-cente in questalot-ta.

Il nostro me-stiere è uno deipochi che può

condurci ad espl-orare i nostri limiti

e le nostre paure emetterei in diretto con-

tatto con la parte peggiore equella migliore dell'umanità.Sta a voi viverlo cercando didiventare essere umani piùconsapevoli oppure cullarcinella confortevole illusioneche «tanto a me non succe-derà mai nulla» evitandoaccuratamente di porci qual-siasi tipo di interrogativorelativo alla nostra profes-sione e al nostro rapportocon essa.

lo ci sto provando: e voi?

BOBOTO SANN1A

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