ATENE nel V sec. a.C.
•Indentificazione sociopolitica nel ruolo di cittadino attivo
•Identificazione culturale mediante il contatto tra cultura ed educazione paideia
•Centralità politica della polis nel mondo greco soprattutto nel periodo pericleo
Età classica (490-323 a.C.)
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Età ellenistica (323-31 a.C.)
Piano storico
• Dopo le vicende legate alla Guerra del
Peloponneso (431-404-3 a.C), Atene
vive un profondo declino.
• Nel 339-8 a.C. dopo Cheronea la
Grecia diviene parte del regno di
Filippo di Macedonia.
• Per non sopravvivere alla fine della
libertà della patria, Isocrate si lascia
morire di fame.
• Dopo la morte di Alessandro (323
a.C.) inizia la spartizione dell’impero
alessandrino da parte dei Diadochi nei
4 regni ellenistici: Siria, Macedonia,
Egitto, Pergamo.
Piano culturale
• Il nuovo centro della cultura si sposta
ad Alessandria, dove fioriscono il
Museo e la Biblioteca.
• Giunge a piena maturazione il
fenomeno della koinè diàlektos.
• La religione classica inaridisce e
fioriscono i culti orientali, le nuove
filosofie ellenistiche, si afferma il
concetto di Tuche
Piano politico
• Il polìtes attivo si trasforma in suddito
o, quantomeno, in privato cittadino.
• Nessun potere decisionale e perdita di
individualismo.
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La figura dell’intellettuale
Ambito diffusione destinatari
Contesto di corte
Destinatari delle opere colti e raffinati
Grande influenza sulla cultura romana
Peculiarità della letteratura ellenistica
Brevità
Ricercatezza e perfezione formale
Originalità
Opere indicative
Callimaco – il manifesto programmatico della nuova poesia e il Proemio degli Aitia
Teocrito – il genere bucolico e gli Idilli VII,XVII
Apollonio Rodio - Argonautiche
Menandro – la commedia nea e la Samia
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Teocrito Idillio XVII a Tolomeo
I profeti delle Muse cantano il generoso Tolomeo.Cos’è più bello per chi ha gran fortuna
che avere buona fama tra la gente?Questo resta agli Atridi: i molti beni
che ammassarono quando fu abbattutaca gran casa di Priamo li ha nascosti
ca gran tenebra da cui non c’è ritorno […][…] Salute a te, signore Tolomeo,
io ti nominerò tra i semidei e farò risuonare per te un canto
che non rifiuteranno, credo, i posteri.Per la virtù devi pregare Zeus.
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Non eravamo ancora a mezza strada
nè ancora si vedeva innanzi a noi
il sepolcro di Brаsila e incontrammo,
insieme con le Muse, un buon viandante.
Lìcida si chiamava, era capraio né poteva alcuno
a prima vista non vederlo tale:
sotto tutti gli aspetti era un capraio.
Sorridendo con garbo mi parlò,
gli ridevano gli occhi e sulle labbra
gli restava la piega del sorriso.
"Simìchida, dove te ne vai
a mezzogiorno, quando tra le spine
dorme anche la lucertola e le allodole
tra le tombe non fanno pazzi voli” ?
"Lìcida caro, fu la mia risposta,
tu suoni in modo eccelso tra i pastori
e i mietitori e questo è un gran conforto
al nostro cuore. Ho la speranza d'una gara con te.
Questa è la strada per le Talisie.
Dalle Muse ebbi anch'io voce canora
e un ottimo cantore sono detto da tutti anch'io.
Così dicevo ad arte e mi rispose
il capraio ridendo soavemente:
"Certo ti faccio dono del bastone;
poichè tu sei un germoglio, a dire il vero,
modellato da Zeus. Quanto detesto
l'architetto che vuole costruire
una casa di altezza equivalente
alla cima del monte Oromedonte”.
Teocrito, Idillio VII
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La grossolanità, la spettacolarità, la volgarità sono
presenti in Aristofane, ma nient’affatto in Menandro.
Perciò, mentre l’ignorante e l’uomo qualunque
vengono conquistati dalle espressioni del primo, la
persona colta ne è infastidita.
Plut. Comp Arist et Men, 853b
Sulla commedia nuova che cosa mai si potrebbe
obiettare? E’ così incorporata nei simposi che è più
facile far procedere la bevuta senza vino che senza
Menandro.
Plut. Quaest. conv. VII 711f-712b
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(Sam.21-27)
Mo: In seguito mio padre si innamorò di un’etera di Samo, una cosa del tutto umana, certo. Lui però si vergognava di questo e lo teneva nascosto […] forse a causa mia, per rispetto a me, indugiava a prenderla con sé.
(Sam.137-142)
Mo: Ma, per gli dei, chi tra noi è legittimo e chi illegittimo,
essendo un uomo?
De: Ma tu scherzi!
Mo: Per Dioniso, dico sul serio. Credo che non vi sia una razza diversa da un’altra, ma se qualcuno si comporta correttamente allora è legittimo altrimenti, se è malvagio, è bastardo.
L’etica borghese di Menandro
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L’ambiente domestico – Casa dolce casa
(Sam. 96-118)
De: (ai servi) Non vi accorgete del cambiamento di ambiente? Che differenza con quei brutti posti!
Ni: Gia; nel Ponto vecchi grassi, pesce in abbondanza, una noia! A Bisanzio, poi, assenzio e ogni amarezza; qui invece tutte le ricchezze autentiche dei poveri.
De: Atene carissima, vorrei che avessi tutto quello che meriti e noi, che amiamo la nostra città, saremmo gli uomini più beati del mondo. (ai servi) Su, entrate, e tu, scemo, perché mi guardi impalato?
Ni: Quello che più mi ha meravigliato di quel posto è che per tanto tempo non si vede mai la luce del sole, un’aria densa, scura.
De: Il fatto è che il sole non ha niente di bello da vedere là e manda appena la luce necessaria.
Ni: Ben detto, per Dioniso.
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