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Sampaolesi
Giacomina
18/10/1922
Ida De Angelis
14/10/1922
Ficorilli Zelinda
13/10/1916
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2 ottobre
Un’anima non è mai senza la
scorta degli Angeli, questi
spiriti illuminati sanno
benissimo che l’anima nostra
ha più valore che non tutto il
mondo.
(San Bernardo di
Chiaravalle)
Fino al V secolo nessun
giorno particolare era dedicato
agli Angeli Custodi, il cui ufficio cadeva il 29 settembre, in concomitanza con la
festa di San Michele arcangelo. L'uso di una festa particolare nacque a Valencia
nel 1411, quando si istituì una festa per l'angelo protettore della città. Anche in
Francia ci fu un'iniziativa analoga. Durante il secolo successivo l'idea si diffuse
dalla Spagna nel Portogallo e poi in Austria e nelle regioni italiane più
influenzate dagli Asburgo.
Già nel Cinquecento nacquero le prime Compagnie dell'Angelo Custode, che
si diffusero ampiamente agli inizi del Seicento sotto l'influenza della
pubblicazione di diversi trattati teologici e l'impulso di diversi ordini religiosi
fra cui, ad esempio, i Padri Somaschi. La spinta decisiva venne da papa Paolo V,
che in una bolla del 1614 assegnò specifiche indulgenze ai membri delle
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compagnie dell'Angelo Custode aggregate all'Arciconfraternita di Roma e che
compissero particolari atti meritori.
In parallelo alla diffusione della pietà popolare ebbe luogo il
riconoscimento liturgico della festa. Nel "Messale romano" di papa Pio V(1570)
furono indicate quattro feste consacrate espressamente agli angeli, quelle
dedicate agli Angeli Custodi (il 2 ottobre), all'arcangelo Gabriele, all'arcangelo
Michele e all'arcangelo Raffaele. Soppressa da Pio V, la festa in onore degli
Angeli Custodi fu ristabilita nel 1608 da Paolo V ed estesa alla Chiesa
universale. Nel 1670 Clemente X la rese obbligatoria
per tutta la Chiesa latina, sempre alla data del 2
ottobre.
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ma il 2
ottobre è
anche la
festa dei
nonni
Introdotta con la legge 159 del 31 luglio 2005
Un riconoscimento ufficiale per il loro valore sociale,
educativo, affettivo nei confronti dei nipoti
E per noi
Un occasione per manifestare attraverso una grande festa,
tutti i sentimenti di amore, affetto, riconoscenza, tenerezza che
riescono a suscitare
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Grazie Fabio per il tempo, le
canzoni condivise e per aver
messo per iscritto I tuoi
sentimenti e le tue emozioni
in questa giornata
La Festa dei Nonni (Rieti 2 ottobre 2013)
Quando mi è stato chiesto da Tiziana di partecipare alla “Festa dei Nonni”
ho pensato che accettando l’invito, avrei trascorso un pomeriggio sicuramente
diverso dagli altri ma soprattutto un pomeriggio di “solidarietà”.
Allora mi sono domandato se effettivamente ciò che avrei fatto sarebbe
stato un gesto di “solidarietà” e per meglio rispondere a questa domanda sono
andato a vedere cosa significa questa parola ed ho scoperto che SOLIDARIETA’
vuol dire “atteggiamento di benevolenza e comprensione, ma soprattutto di sforzo
attivo e gratuito, atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha
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bisogno di un aiuto”. Sarà così, mi sono chiesto prima di andare
all’appuntamento? Vedremo.
L’appuntamento è per le ore 16.00 del 2 ottobre 2013 all’interno della Sala
che ospita le attività ludiche del centro. Arrivo con leggero anticipo ma tutto è
già pronto, compreso lo spazio idoneo all’istallazione delle attrezzature per la
diffusione della musica. Bastano 30 minuti e come per magia nella sala si
diffondono le note della prima canzone e le luci che simulano l’incantesimo di
un cielo stellato. Nel frattempo arrivano le prime persone sorridenti, forse per il
solo pensiero che anche loro, come me, passeranno un pomeriggio diverso e più
positivo del solito.
Sono le 16.45 la sala si è riempita di “nonne” che, seppur con qualche
“acciacco”, vogliono espressamente partecipare alla giornata di festa. Qualcuna
più audace delle altre chiede a Tiziana il mio nome e attirando poi la mia
attenzione cominciano le prime richieste musicali. “Ci fai sentire Malafammena
di Totò?”, “Ci fai un po’ di canzoni di Claudio Villa?”, “E qualcuna di
Celentano?”, “E qualche canzone di Lucio Battisti?” e ancora “Mi fai qualcosa di
Little Tony?”. Una “nonna” appassionata dei Pooh mi chiede “Uomini Soli”. Il
pomeriggio scorre veloce. Sono già le 18 quando una raggiante Nonna dalla
platea mi dice ad alta voce “Noi prima di essere nonne siamo mamme per cui la
canzone che ci piace di più è MAMMA di Gino Latilla”. Inizia subito la ricerca
sui miei Report musicali ed ecco decollare la canzone richiesta. Partono le
prime note e prima che si udisse la mia voce al microfono tutte le “nonne” della
prima fila mi anticipano e in perfetta tonalità iniziano cantando “Mamma son
tanto felice perché ritorno da te, la mia canzone ti dice ch’è il più bel giorno per
me ………… mamma solo per te la mia canzone vola, mamma sarai con me tu
non sarai più sola”. Ormai nella sala cantano tutte, quasi 50 “nonne” che
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cantano un inno alla vita perché per ognuno di noi la parola “MAMMA”
corrisponde a colei che ci ha dato la vita. A me, pensando alle mie nonne che
ormai non ci sono più, esce segretamente la prima lacrima di commozione che
credo nessuno abbia notato.
Come in tutte le Comunità i ritmi sono regolati anche dagli orari e
all’Istituto è quasi ora di cena. Alle 18.30 le “nonne” debbono essere a tavola.
Siamo al termine del pomeriggio musicale e annuncio che siamo arrivati
all’ultima canzone. Si solleva dalla platea un coro di “ noooooooooo” perché le
nonne chiedono di proseguire con la musica, vorrebbero il “bis” il “tris” ecc.
ecc. Incrocio lo sguardo di Suor Francesca, Madre Superiora dell’Istituto, la
quale annuendo e con un sorriso ci concede qualche altra canzone e quindi una
deroga all’orario della cena. Rubiamo ancora un quarto d’ora alle regole
dell’Istituto e la musica prosegue fino alle 18.50. Non possiamo trasgredire
ancora perché ormai la cena è già sui tavoli della mensa e aspetta fumante di
essere gustata dalle “nonne”. La platea ordinatamente si comincia a vuotare
non prima di avermi rivolto un fragoroso quanto affettuoso e commosso
applauso. Rimangono le nonne della prima fila che aspettano l’aiuto delle
volontarie per raggiungere la mensa. Le vado a salutare e loro, per dimostrarmi
il loro affetto e la loro gratitudine mi abbracciano e mi baciano come una
“nonna” farebbe con il loro nipote. Non vorrebbero che andassi via e complice
l’atteggiamento delle nonne arriva anche la seconda segreta lacrimuccia di
commozione. Una nonna prima di congedarsi mi abbraccia e mi sussurra
“Abbiamo trascorso una bella giornata ….. grazie!!”
Prima di smontare tutto l’apparato musicale mi siedo un attimo a pensare
e mi domando. Ma quest’oggi ho passato veramente una giornata di
solidarietà? Forse si ma ho passato SOPRATTUTTO una giornata in
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“magnificenza”. Sono andato a guardare anche il significato di quest’ultima
parola ed ho scoperto che MAGNIFICENZA “è quella qualità che si riferisce alla
prestanza, generosità, dignità e splendore nel modo di vivere degli uomini e delle
donne”. Io tutte queste qualità le ho trovate nelle “NONNE” dell’Istituto Santa
Lucia di Rieti che mi hanno colpito subito per il loro splendore.
Grazie a Voi NONNE per avermi regalato un pomeriggio diverso dagli
altri, grazie alle SUORE che mi hanno regalato la loro ospitalità e soprattutto
grazie a TIZIANA che mi ha invitato a vivere questa esperienza di vita
indimenticabile.
Fabio FILIPPI
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Il Rosario:
san Domenico
di guzman
Di Annunziata Lucarelli
Il Rosario è per eccellenza, la preghiera più importante e l’etimologia della
parola ci spiega che è una corona di petali di rose che si dedicano interamente
alla “Madonna” e a suo “Figlio Gesù”. Con il Rosario ripercorriamo tutta la vita
santa della Madre e del Figlio: dall’Annunciazione alla morte in croce di Gesù.
Come nasce questa devozione? Qual’ è l’origine e come si è diffusa?
In molte chiese è esposto il quadro della Madonna di Pompei che raffigura la
consegna del Rosario a S. Domenico di Guzman. Nel 1212, S. Domenico durante
la sua permanenza a Tolosa, ebbe una visione della Vergine Maria che gli
consegnava la corona del Rosario, come richiesta ad una sua preghiera per
combattere l’eresia senza violenza.
Da quel momento il Rosario divenne la preghiera più diffusa per
eccellenza per combattere le eresie e nel tempo stesso è divenuta una delle
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preghiere più tradizionali cattoliche e così la prima confraternita è nata per
volontà di Maria.
Si racconta infatti, secondo il Beato Alano della Rupe, che nel 1213-14, S.
Domenico, mentre predicava in Spagna, con il suo confratello Bernardo, fu
rapito dai pirati.
La notte dell’annunciazione (25 marzo) una tempesta stava facendo naufragare
la nave su cui si trovava con i pirati. Allora la Madonna disse a S. Domenico
“vuoi che la nave venga salvata? Mio desiderio, però è che voi fondiate la
confraternita del Rosario”. Tutto l’equipaggio accettò ed il mare si calmò e così i
pirati furono i primi membri della confraternita: la casa di Maria.
Chi era san Domenico di Guzman? Che cosa si dice di questa figura così
interessante nella storia della Santità e quindi nella teologia?
Dalla sua biografia si sa che era il figlio di Felice Guzman e di Giovanna d’Aza
di famiglia agiata. Alla sua nascita venne battezzato con il Nome del santo
patrono dell’abazia benedettina di S. Domenico di Silos. Inizialmente fu
educato dallo zio materno arciprete e poi studiò arti liberali e teologia. Nel
periodo delle carestie e pestilenze vendette tutti i suoi averi ai poveri, comprese
le pergamene.
In seguito, S. Domenico ordinato sottopriore, accompagnò il vescovo Diego in
Danimarca e nel II viaggio in questo paese, conobbe l’eresia dei Catari ed allora
chiese al papa Innocenzo III di poter predicare per l’evangelizzazione dei
pagani.
La sua vita semplice, povera fece accorrere molte donne ed anche uomini
e così poté organizzare un nucleo stabile di predicatori.
Questo nuovo ordine venne approvato da Onorio III.
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San Domenico andò a predicare in Portogallo, Spagna, Francia ed Italia e qui
prese sede a Bologna e vi morì il 6 agosto del 1221. La sua regola era basata
sulla carità, l’umiltà e la povertà.
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Di bruna e peppa
I ricordi di Bruna e Peppa ci rimandano al lontano 1930 quando avevano
circa 7/8 anni e il sorriso si trasforma in risate scroscianti con Il racconto di
personaggi caratteristici.
Borzellittu e la sua ernia
Borzellitu era il soprannome di un signore che aveva un' ernia enorme poiché in quel
tempo non si operava. Ogni volta che usciva di casa tutti gli dicevano “Borzellì che
tempo fa?” e lui rispondeva “io le comodità me le so fatte! Fattele pure
tu!!”
Romeo e Il carro funebre
I servizi funebri del periodo erano gestiti da Romeo il “cassamortaro”.
Quando a morire era un signore di un certo livello egli utilizzava il landò con i cordoni
dorati, i pomelli d’oro lucidissimi e indossava un
elegantissimo tight con il cilindro o la bombetta. Il
landò si muoveva molto lentamente permettendo alle
persone di scendere di casa per rendere omaggio al
morto, di abbassare le serrande e chiudere le porte dei
negozi.
Quando a morire invece era un nullatenente Romeo si
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presentava con un semplice carro in legno, vestito semplicemente e con un andatura
talmente veloce che le persone per rendere omaggio al defunto dovevano corrergli
dietro.
Benedettaccio il trombettiere
Era colui che veniva mandato dal comune negli
angoli della città con la tromba per annunciare la
vendita della carne a basso costo nei vecchi cancelli
di Santa Lucia. Erano animali che morivano in un
incidente e per questo il prezzo era basso. La carne
costava molto e le donne correvano ad acquistarla
mettendola nei grembiuli poiché non veniva venduta
con la carta.
Il signore dei supplì
A Borgo S. Antonio c’era un signore
che vendeva supplì e per
richiamare le persone urlava
continuamente “ Signori, quì si
vendono supplì!
Ogni due un soldo l’uno!”
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Lo staff interno
L’assistente sociale
Giovanni, il nostro assistente sociale è un riferimento
importante per la persona anziana e la sua famiglia.
Offre un punto di ascolto e consulenza, aiuta
nel disbrigo di pratiche burocratiche, valuta i bisogni
e le richieste individuali.
Collabora insieme ad un equipe multidisciplinare, alla stesura del “Piano di
Assistenza Individualizzato”.
Questi sono solo alcuni dei compiti da lui svolti nella nostra struttura, ai quali
aggiungiamo oltre la competenza, le doti personali, l’interesse verso le persone, la
generosità, il suo entusiasmo e sorriso.
Grazie Giuseppe per il tuo encomiabile lavoro!!
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Lucia di Tommaso
Il ciambellone al cioccolato:
6 uova
2 etti e mezzo di zucchero
1 etto di burro
Una buccia di limone grattugiato
Una bustina di lievito
Cioccolato in polvere
Farina q b
Si sbattono le uova con lo zucchero, si aggiunge il limone grattugiato, la bustina di
lievito con il burro sciolto. La farina si aggiunge alla fine.
L’impasto deve essere morbido come una crema. Si mette l’impasto nel testo
precedentemente imburrato e se ne lascia una parte alla quale viene aggiunto il
cioccolato in polvere. Quest’ultimo va aggiunto alla fine senza mescolare.
“Questo è il ciambellone che facevo sempre
alle mie bambine! Me lo ha insegnato mia
madre.”
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Antonia Eleuteri
Ha fatto più battaglie la tua sottana
Che garibaldi quando prese roma
Quando spiga lo pepe me te piglio
Quando spiga lo sale me te sposo
Il mio amore è bello di natura
Più malvestito va e più bello è ancora
Pigliate un giovanottino a tuo piacere
Non vi fate della roba ingannare
La roba se ne va come il vento
E il giovanottino te rimane accanto
So nata poverella a casa mia
Coi nobili non mi posso apparentare
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I Bambini della nostra scuola materna collaborano al
progetto lavoro “ il folletto delle stagioni” della casa di
riposo. Tanti nipotini che vogliono, con la loro vitalità e
il loro affetto, rallegrare il cuore delle nostre amate
nonnine….
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