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Page 1: 17 maggio LA SFIDA Divieto Usa per Huawei L’ANALISI DI ... · mente passata alla democrazia. Q Oggi la Cina è invece il migliore e-sempio di come questo passaggio non sia affatto

LA SFIDA

Il colosso cinesedelle tlc inserito

nella lista neraamericana del

commercio. Pechinoreagisce: «Solo una

scusa la sicurezzanazionale,

proteggeremo le nostre società»

Merkel e Macron:da noi porte aperte

26 ECONOMIA E LAVORO Venerdì 17 maggio 2019

Divieto Usa per Huaweidall’Ue nessuna spondaPAOLO M. ALFIERI

el pieno delle trattative perun complicato accordocommerciale tra Usa e Ci-

na, la nuova mossa dell’Ammini-strazione Trump contro il colosso ci-nese delle telecomunicazioniHuawei è destinata a sollevare ulte-riori tensioni tra i due Paesi. Interes-si di mercato, contrapposizioni e al-leanze politiche, dubbi su sicurezza,spionaggio e intelligence: nella di-sfida tra Washington e Pechino i va-ri piani si intersecano, mentre l’Eu-ropa, Germania e Francia in testa,sembra non avere intenzione di fa-re da sponda a Trump.Con un ordine esecutivo, il presi-dente Usa ha dichiarato l’altra seralo stato di emergenza nazionale a tu-tela delle reti di comunicazione, u-na decisione — secondo la CasaBianca — in linea con l’impegno as-sunto da Trump di proteggere servi-zi e tecnologia delle informazioni edelle telecomunicazioni degli StatiUniti. L’ordine autorizza il Diparti-mento per il Commercio ad impe-dire alle società statunitensi di trat-tare con determinati fornitori este-ri. Poco dopo, la cinese Huawei e 70sue affiliate sono state inserite nel-la “Entity List”, la lista delle societàconsiderate a rischio per la sicurez-za nazionale.Huawei ha replicato assicurando divoler trattare con il governo ameri-cano «misure efficaci a tutela dellasicurezza dei prodotti». Secondo ilcolosso di telecomunicazioni cine-se, il divieto di operare negli Usa fi-nirà per danneggiare imprese e con-sumatori frenando gli sforzi per svi-luppare il 5G. La risposta delle auto-rità cinesi è arrivata ieri: la Cina «sioppone con forza alla imposizioneunilaterale di sanzioni», ha sottoli-neato il portavoce del ministero delCommercio cinese Gao Feng, se-condo il quale Pechino «ha enfatiz-zato molte volte che il concetto di si-curezza nazionale non dovrebbe es-sere abusato e non dovrebbe esse-re utilizzato come uno strumentoper il protezionismo commerciale».Successivamente la Cina ha antici-pato l’intenzione di introdurre mi-sure per proteggere le società cine-si da pratiche «inique» adottate da-gli Stati Uniti. La mossa Usa limita per Huawei gliacquisti di componenti da società a-mericane. Un passo che rende diffi-cile per l’azienda vendere i suoi pro-dotti, vista la loro dipendenza dacomponenti americani. Negli ultimitempi Huawei è stata alle prese congli sforzi per firmare accordi di «nonspionaggio» con diversi governi.Trump è da mesi sotto pressione dei«falchi» della sua Amministrazione,che premevano per la firma dell’or-dine esecutivo sulla scia dei timoriche le debolezze e le presunte falle

N

delle apparecchiature Huawei pos-sano essere usate per lo spionaggioda parte di Pechino. La campagnaanti-Huawei gli Stati Uniti l’hannocondotta anche fuori dai confini na-zionali, mettendo in guardia gli al-leati sul fatto che gli Usa avrebberosospeso la condivisione di informa-zioni di intelligence nel caso in cui a-vessero usato tecnologie Huawei odi altre società cinesi per la realizza-zione delle reti 5G.Almeno dall’Europa, però, Trump havisto alzare un muro. Per il presi-dente francese Emmanuel Macron«non è appropriato lanciare unaguerra tecnologica o una guerracommerciale contro qualsiasi Pae-se. La nostra prospettiva non è bloc-care Huawei o altre società, ma pre-servare la nostra sicurezza naziona-le e la sovranità europea». Anche lacancelliera tedesca Angela Merkel eil premier olandese Mark Rutte non

intendono seguire il divieto Usa diaprire il proprio mercato a Huawei.La Germania «ha già sviluppato unpercorso ben strutturato per deci-dere sulla partecipazione alla rete5G», ha affermato la cancelliera, al-l’interno del quale sono formulati icriteri generali di sicurezza che de-vono valere per tutte le compagnieinteressate. La Commissione Euro-pea sottolinea che «tocca agli Statimembri valutare i rischi connessi aciascuna proposta garantendo la si-curezza nazionale e europea». PerTrump, dunque, nessuna sponda. Ilsuo ordine arriva peraltro in un mo-mento di alta tensione nelle relazio-ni fra Stati Uniti e Cina e rischia dicomplicare le trattative per un ac-cordo commerciale. Un’intesa cheappare lontana dopo la rottura del-le ultime settimane e che ora po-trebbe allontanarsi ulteriormente.

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L’ANALISI DI IGNAZIO MUSU

Perché è sul digitalela vera battagliatra Cina e Stati UnitiPIETRO SACCÒ

uella su digitale e intelli-genza artificiale è la veragrande battaglia tra Stati

Uniti e Cina. «C’è molta at-tenzione sulla guerra commercia-le, ma la vera tensione tra Stati U-niti e Cina è sulla tecnologia» spie-ga Ignazio Musu, professore eme-rito di Economia politica all’Uni-versità Ca’ Foscari di Venezia, chemercoledì assieme all’Associazio-ne Guido Carli ha presentato al Po-litecnico di Milano il libro Econo-mia, società e politica nella Cina diXi Jinping, da poco edito da Don-zelli. «Trump è un giocatore moltoabile, Xi appena meno – ricordaMusu –. Nessuno dei due ha un og-gettivo vantaggio ad andare avan-ti su questa strada dello scontrocommerciale. Arriveranno a un ac-cordo. Ma nella cyberwar trovareun’intesa è molto più difficile», per-ché gli interessi delle due potenzesono evidentemente contrastanti:l’avanzata digitale cinese mette arischio l’egemonia americana sul-l’economia globale. «La Cina nondirà mai che punta all’egemonia –spiega Musu –. È una caratteristi-ca di Xi Jinping: parla sempre del-la “comunità”, del “destino condi-viso” dell’umanità e vuole che laCina abbia un ruolo e dia il suocontributo».Il problema del contributo cinese,agli occhi delle democrazie occi-dentali, è che a offrirlo è un regimeautoritario. «Questo è il vero pun-to, oggi – nota il docente –. Pechi-no dice: non chiediamo che voi a-dottiate il nostro sistema politico,ma non pretendete di imporci il vo-stro. Per molti anni in Occidente sipensava che con la crescita econo-mica la Cina sarebbe spontanea-mente passata alla democrazia.

QOggi la Cina è invece il migliore e-sempio di come questo passaggionon sia affatto ovvio». Anzi, oggi ledemocrazie occidentali sono in cri-si mentre i regimi autoritari, comein Cina e in Russia, godono di otti-ma salute. «Le nostre democraziesono in crisi per problemi nostri,non è colpa dei cinesi. Loro peròsono abili a vedere dove ci sono de-bolezze e approfittarne – sottoli-nea Musu –. In Europa prima si so-no accordati con la parte più de-bole, i Paesi dell’Est, quindi con laGrecia e il Portogallo. Infine con l’I-talia. Xi dopo avere firmato il me-morandum sulla Via della Seta èandato in Francia, ma sapeva chelì si doveva limitare a un accordocommerciale. Sanno com’è la si-tuazione, ma hanno molta pazien-za. «Hanno grandi problemi di di-seguaglianza, di demografia, am-biente, indebitamento, hanno bi-sogno di riforme finanziarie. LaBelt&Road li aiuta a risolvere so-prattutto problemi interni, ma ri-chiede un sacco di risorse. Hannoriserve enormi, circa 3mila miliar-di di dollari, e un risparmio del 40-45% del Pil, però anche le loro ri-sorse non sono infinite, soprattut-to perché all’interno c’è una do-manda crescente da parte di unaclasse media sempre più forte».In questo contesto, le tensioni in-ternazionali difficilmente rientre-ranno. «È un problema enorme,perché ci sono molte questioni cheandrebbero affrontate insieme nelmondo: il clima, le diseguaglianze,la robotica… Occorrerebbe coope-rare, ma oggi non è più possibile.L’Europa, che su questo potrebbefare qualcosa, sembra confusa, in-certa tra la voglia di un rapportopiù stretto e la paura dei rischi checomporterebbe».

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CONVEGNO

La via della seta: per l’Italia un’opportunità da non perdereCINZIA ARENAMilano

a Cina è vicina. L’adesione al-la «La Belt and Road Initiati-ve» (Bri), il più grande pro-

getto infrastrutturale e di investi-menti della storia varato nel 2013da Pechino, lo scorso marzo si puòconsiderare un punto di non ritor-no per il nostro Paese. Stime ufficiali sul monte investi-menti che il progetto muoverà ver-so l’Europa e l’Italia ancora non vene sono: è certo, tuttavia, che sa-ranno circa 5 miliardi di Renminbiin totale l’ammontare dei "pandaBond", obbligazioni emesse da CDPnell’ambito dell’intesa di partena-riato strategico sottoscritto tra Cas-sa Depositi e Bank of China, fina-

Llizzato a reperire risorse finanziarea supporto delle imprese italiane inCina. Nell’intesa, si parla anche diun programma di co-finanziamen-to per imprese italiane che investo-no in Cina.È questo uno dei temi tracciati daavvocati, analisti ed imprenditoririuniti oggi a Milano per il primoBritalks, la Conversazione sul Beltand Road Initiative promossa da A-zimut Capital Management, StudioPreviti Associazione Professionale,Dezan Shira & Associate, e Tea Web.Un’idea nata prima della sottoscri-zione dell’accordo da parte del go-verno giallo-verde lo scorso 23 mar-zo. «Quando abbiamo iniziato apensarci ad ottobre non era ancoraipotizzabile una simile svolta – spie-ga Andrea Bernasconi dello Studio

Previti –. Abbiamo voluto mettereinsieme i diversi punti di vista di co-loro che ogni giorno vivono la Cina.Si è trattato di un evento introdut-tivo al quale sicuramente ne segui-ranno altri su temi specifici». L’Ita-lia ha sottoscritto 29 memorandumed avrà un ruolo fondamentale nel-le due rotte marittime (mentre altretre sono quelle terrestri) visto che èprevisto il coinvolgimento dei por-ti di Genova, Palermo e Trieste (oVenezia). La scelta italiana non èstata ovviamente accolta con favo-re dagli Usa, che con la Cina hannoin corso una lunga guerra commer-ciale a colpi di dazi. «È chiaro che inostri alleati nutrano delle preoc-cupazioni ma l’Italia ha un ruolocentrale nel Mediteranneo e nonpoteva restare fuori da questo pro-

getto che coinvolge circa 120 Paesi,circa il 65% della popolazione mon-diale e un terzo del Pil» continuaBernasconi. Accanto alle rotte fisi-che i riflettori sono puntanti sull’e-commerce. Andrea Ghizzoni di Ten-cent Group ha illustrato le poten-zialità di wechat (l’applicazione ci-nese paragonabile a whatapp checonsente di chattare, navigare maanche fare shopping) approdata dapoco nel vecchio continente e giàutilizzata da alcune griffe del mon-do della moda italiana. In Cina gli u-tenti sono un miliardo. «Per le im-prese italiane – spiega Ghizzoni – losbarco su wechat può essere un vo-lano che consente di superare l’ob-bligo di avere un partner commer-ciale in Cina».

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In Asia2,5 miliardiesconodalle Borse

I risultati della guerradei dazi tra Cina eStati Uniti si fannosentire sui mercatifinanziari. Secondoun calcolodell’Institute ofInternational Financel’annuncio del rialzodei dazi americani suiprodotti cinesi haprovocato l’uscita di2,5 miliardi di dollaridai mercati finanziaridella Cina lasettimana scorsa e dialtri 1,5 miliardi soloquesto lunedì. Latendenza al ribassonon ha risparmiatoTaiwan e altri paesiasiatici emergenti,come Corea del Sud,India e Indonesia:tutti, secondo ilrapporto periodicodell’Iif, «hannorispecchiato latendenza della Cina,evidenziando i rischipiù ampi dellecrescenti tensionicommerciali Usa-Cina». È stata lamaggiore fuga dicapitali dai mercatiemergenti da ottobre2018. Ma anche negliStati Uniti c’è chiguarda con crescentepreoccupazione aldegenerare delloscontro. Il colossodel comercio Walmartha chiuso il primotrimestre con venditein aumento del 3,4%,sono stati i miglioriprimi tre mesi degliultimi nove anni, mala catena haammesso che senzaun accordo tra StatiUniti e Cina potrebbefinire per dovereaumentare i prezzi.

Quanto valeil gigante

cinese11 miliardi di dollariIl valore dei componenti che ogni anno Huaweicompra da aziende americane come Intele Qualcomm per realizzare i suoi prodotti

721 miliardi di yuanIl fatturato 2018 di Huawei, pari a circa 94miliardi di dollari. È il secondo maggioreproduttore di smartphone dopo Samsung

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