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pegno come sacerdote. Ungiorno del luglio 1941 in se-guito alla fuga di un prigio-niero, i nazisti decisero di ef-fettuare una rappresaglia se-lezionando dieci persone del-la stessa baracca per farlemorire di fame. Quando unodei dieci condannati scoppiòin lacrime dicendo di avereuna famiglia a casa che loaspettava, frate Kolbe si of-frì di morire al suo posto,salvandogli così la vita. Loscorso settembre, quandol’Assessorato alla Cultura

13n. 2 - 21 gennaio 201112 n. 2 - 21 gennaio 2011

In questi giorni, nell’imminenza del Giorno della Memo-ria, si moltiplicano le iniziative sociali, culturali, didatticheanche originali e di forte spessore. Nello stesso tempo au-menta sempre più la bibliografia di testi e di studi sullarealtà concentrazionaria e sulla Shoah, così come si molti-plicano i viaggi, soprattutto studenteschi, verso i luoghi dellamemoria dove più terribile è stato l’impatto della violenza edel razzismo nazifascisti. Tutto questo parrebbe che la co-noscenza e la consapevolezza della Shoah e dei crimini com-messi nel periodo della II Guerra mondiale siano oggi unfatto assodato. Ma non è proprio così.

Lo sostiene lo storico francese Georges Bensoussan nelsuo libro “L’eredità di Auschwitz. Come ricordare?” scri-vendo “l’insegnamento della Shoah e dei crimini nazisti nonè mai stato fatto tanto bene come oggi. E mai, come oggi, labanalizzazione della xenofobia, del razzismo e dell’antisemi-tismo ha fatto tanti progressi”. Milioni di persone visitano iluoghi della memoria, numerosissime le iniziative per ri-cordare e far conoscere, ma pochi si sentono coinvolti in ciòche accade oggi nel mondo e, ancora peggio, troppi nonimmaginano nemmeno di poter intervenire per fare qualcosa.

Se così vanno le cose, occorre eliminare l’equivoco: viag-gi nei luoghi della memoria, iniziative varie per il 27 gen-naio hanno la loro importanza, sono sicuramente momentiforti, se stimolano le persone, soprattutto i giovani, a com-prendere la storia, l’evolversi dei fatti, a rifarsi alle fonti,ad essere attenti osservatori della realtà odierna ed impe-gnati a ribadire con la testimonianza i valori e la dignitàumana che sono stati calpestati in passato.

Tutto quello che avviene in questi giorni come propostacommemorativa non ci cambia improvvisamente, non ci ren-de migliori e più sensibili e più impegnati contro l’intolle-ranza, il razzismo o l’indifferenza. Così come non bastanole reazioni di compassione e di lacrime o i sensi di colpache possiamo provare di fronte alla tragicità dei fatti delladeportazione e della Shoah. Occorre chiedersi chi erano gliebrei uccisi, le persone perseguitate, quale la loro cultura,quale apporto hanno dato alla formazione della civiltà euro-pea dal punto di vista artistico, filosofico, letterario, econo-mico, religioso, politico. Porsi questi interrogativi vuol direcomprendere meglio il progetto nazifascista di distruggere nonsolo gli ebrei, ma di opprimere e rendere schiavi molte altrecategorie di persone (portatori di handicap, zingari, testimo-ni di Geova, comunisti, avversari politici, religiosi, omoses-suali, malati di mente...). Se questo non avviene si rischia diessere complici della banalizzazione del male o di suscitaresoltanto emozioni a danno della conoscenza storica.

Quanto è avvenuto nella II Guerra mondiale ha avuto del-le origini, delle radici, dei germi che, se rispuntano (e ciònon è così inverosimile) possono preparare anche oggi, an-che nella nostra Italia un terreno culturale e politico chepuò produrre ancora violenza, discriminazione e razzismo.

Il Lager di Dachau

Occorre comprendere che nei Lager non è stato annienta-to un popolo - l’ebraico - ma è stato distrutto il concettostesso di umanità. I Lager come Auschwitz-Birkenau sonostati l’ultimo atto che ha prodotto uccisioni e morti, ma piùdella metà delle vittime è avvenuta negli anni precedenti,soprattutto nel terribile 1942, nei camion a gas, per fame oper le privazioni nei ghetti o nei campi delle Aktion Rheinardt(Chelmno, Belzec, Treblinka, Sobibor...), due milioni di mortiprovocati dalle unità speciali in Polonia e in Russia (gliEinsatzgruppen)... Lì è iniziata la distruzione del concettostesso di umanità.

Purtroppo ci lasciamo ossessionare da esperienze comequelle di Auschwitz, che sono esperienze terminali, a scapi-to di una visione globale altrettanto terribile che ha prepa-rato la fine. Si arriva così all’identificazione del Lager diAuschwitz con la Shoah che non ci consente di riflettere suquello che è avvenuto prima, in sintonia con quanto recita ilproverbio cinese “conoscere la fine, non ci aiuta a compren-dere l’inizio”.

La conoscenza storica del genocidio degli ebrei e di tuttoquello che il nazifascismo ha prodotto diventa così una fon-te inesauribile di riflessione che tocca tutti gli aspetti dellavita umana. Allora il Giorno della Memoria ci consente dirivalutare la capacità di saper riflettere e di agire di conse-guenza nella realtà contemporanea, perchè, anche oggi, igermi che hanno prodotto l’annientamento di una grandeparte di umanità, ci sono ancora e potenzialmente fertili.

Gian Piero Armano

Il 23 marzo 1933 a Dachau,presso Monaco di Baviera, ilReichsfuhrer delle SS Hein-rich Himmler inaugurò allapresenza della stampa gior-nalistica e dei mass media diallora il primo Campo diConcentramento per prigio-nieri politici (comunisti, so-cialdemocratici), religiosioppositori del nazionalso-cialismo, testimoni di Geova,persone che avessero espres-so idee contrarie al Reich,nazisti caduti in disgrazia co-me le SA, persone asocialirefrattarie al lavoro o sogget-te ad alcoolismo, ebrei. Du-rante lo svolgersi del conflit-to mondiale a Dachau con-fluirono anche prigionieri diguerra, soprattutto sovietici,partigiani, sinti e rom.

Concepito come luogo dirieducazione sociale e poli-tica, così propagandava ilpotere nazista, e progettatoinizialmente per 5mila depor-tati, Dachau arrivò ad ospi-tarne 31.442 oltre ai 36milapresenti nei sottocampi.

Il campo di Dachau si di-stinse per la brutalità dei si-stemi di tortura testimoniatiancora oggi dalle drammati-che fotografie esposte nelmuseo del campo. I registridel campo, fino al momentodella liberazione da parte del-le truppe statunitensi il 29aprile 1945, riportano il nu-mero di 45mila decessi.

Numerose furono le perso-nalità religiose cadute in di-sgrazia nel Reich e nei Paesioccupati dai tedeschi a causadi pubbliche dichiarazioni diopposizione al nazionalso-cialismo nonché del sostegnologistico, morale e spiritualea movimenti di resistenza ea giornali clandestini. Dallestatistiche del Campo risultache a Dachau entrarono cir-ca 2.600 sacerdoti, vescovi emembri di ordini monastici(prevalentemente benedettinie francescani) di religionecattolica, ma anche 109 pa-stori evangelici, 22 prelatigreco-ortodossi e altri dellaChiesa Riformata e dellaChiesa Veterocattolica.

Memoria sì, oblio no; ma...

All’inizio della vita delCampo i religiosi vennerotrasferiti nel Block 17 e daldicembre 1940 nel Block 26denominato “Pfaerre-Block”.La situazione, anche dal pun-to di vista umanitario peggio-rò nel momento in cui arri-varono a Dachau molti sacer-doti, per lo più polacchi, dalLager di Sachsenhausen. Apartire dal gennaio 1941 leautorità del Campo permise-ro lo svolgimento nel Block26 di iniziative religiose e diculto e fu allestita anche unapiccola cappella per il cultodomenicale.

Nonostante l’intervento del-le autorità ecclesiastiche, aireligiosi non furono rispar-miati né i lavori forzati né iprocessi-farsa per presuntiatti di sabotaggio o spionag-gio che, spesso, si concluse-ro con la condanna a morte.Dei 2.720 sacerdoti deporta-ti a Dachau, la maggior par-te erano polacchi (888), te-deschi ed austriaci (447) ol-tre a francesi, cecoslovacchi,olandesi, italiani e unghere-si; di essi 1.034 morirono perinedia, per malattia, per im-piccagione o fucilazione; cir-ca 300 furono sottoposti abrutali esperimenti medici omorirono sotto tortura.

Impegnati nel ricreare nelCampo un clima di migliorsopportazione del regimeconcentrazionario, i religio-si con alle spalle un brillantecurriculum di studi musicalidiedero vita a una ricca pro-duzione musicale concertisti-ca a carattere religioso com-prendente Messe (alcune del-le quali con nutrito impiantostrumentale o, alla manieratedesca, con organo e quar-tetto di ottoni), Corali, Inni,brani strumentali per le festi-vità cristiane, favole musicalio fiabe natalizie.

Tra i musicisti ecclesiasticitedeschi spicca la personali-tà di p. Gregor Schwake, mo-naco benedettino, nato il 15aprile 1892 a Emmerick,Kappelmeister e composito-re, dichiaratamente ostile alregime nazionalsocialista. Fu

arrestato dalla Gestapo a Linzil 6 ottobre 1943 e il 2 gen-naio 1944 deportato a Da-chau. Nel Campo composenumerose opere corali tra lequali la Dachauer Messe, Inviam pacis e l’inno di DachauRegina Pacis per coro ma-schile, un Pretudium und Fu-ge e una Fantasia uber Christist erstanden, entrambi persolo organo. Sopravvissuto,tornò ad Emmerich e morì il13 giugno 1967 presso il mo-nastero di Gerleve.

Ma va segnalata anche la

Nel 1996 il Cardinale Car-lo Maria Martini, allora arci-vescovo di Milano, tenne unciclo di incontri di riflessio-ne e formazione in prepara-zione al pellegrinaggio che isacerdoti della diocesimeneghina avrebbero com-piuto a Cracovia ed Ausch-witz nell’aprile di quell’an-no. La figura a cui costante-mente il Cardinale fece rife-rimento fu quella di Massi-miliano Kolbe, un frate fran-cescano polacco che nel 1941era stato arrestato dalla Ge-

Le religioni nei campi di sterminioUn percorso di approfondimento nelle scuole superiori della provincia

produzione musicale di ispi-razione religiosa ad operadegli Internati Militari Italia-ni (IMI), cioè soldati e uffi-ciali italiani che, all’indoma-ni dell’armistizio dell’8 set-tembre 1943 si rifiutarono diaderire alla Repubblica diSalò e vennero internati indiversi campi presso Czesto-chowa, Benjaminowo, Sand-bostet e altri. Ne è un esem-pio la giornata di studi dedi-cata alla figura di Francescod’Assisi che venne organiz-zata il 4 ottobre 1944 a Sand-bostel dai cappellani militarie dagli ufficiali musicisti ita-liani; a conclusione dellagiornata venne eseguito ilCantico delle creature per so-li, coro e orchestra compo-sto da Pietro Maggioli, com-positore ed organista dellaChiesa Madre di Pesaro e poidi Rovereto.

A ragione di questo, nel con-certo che si svolgerà nellaCattedrale di Alessandria,domenica 23 gennaio, verran-no eseguiti gli otto pezzi com-posti da Pietro Feletti nelloStalag X di Fullen. Pietro Fe-letti nacque il 5 gennaio 1891

a Comacchio (Ferrara). Si de-dicò agli studi giuridici e di-venne notaio, ma coltivò an-che gli studi musicali. Inquanto militare (IMI) fu in-ternato a Czestochowa, aFullen e a Gross Haesepe as-sieme a numerosi soldati eufficiali italiani all’indoma-ni dell’armistizio dell’8 set-tembre 1943. Insieme al cap-pellano militare p. Fedele Ac-corsi e ad altri ufficiali ita-liani, Feletti riuscì ad orga-nizzare in una cella del cam-po di Fullen una cappelladotata di harmonium ed ebbeanche il compito di dirigereun’orchestra composta damilitari italiani. Lì composegli otto pezzi che fece perve-nire a p. Accorsi che era già

stapo, la polizia politica te-desca, con l’accusa di fomen-tare la ribellione dei suoicompatrioti contro l’occu-pante nazista. Deportato adAuschwitz, il religioso ven-ne costretto a lavori faticosie umilianti, come il traspor-to dei cadaveri. Più volte ba-stonato dalle guardie, non ri-nunciò a dimostrarsi solida-le nei confronti dei compa-gni di prigionia e, nonostan-te fosse vietato dalle SS, insegreto celebrò due voltemessa e continuò il suo im-

della Provincia di Alessan-dria mi ha proposto di colla-borare all’organizzazione diun percorso di formazionecon gli istituti secondari del-la provincia sul tema dei re-ligiosi nei Lager nazisti invista della celebrazione del-la Giornata della Memoriadel 27 gennaio, ho pensatoimmediatamente di prenderespunto dalle riflessioni diMartini sul mistero del malee sulla storia dello sterminiodel popolo ebraico, raccoltenel volume L’assurdo di Aus-

chwitz, che contiene anchesaggi di inquadramento sto-rico scritto da Guido Formi-goni e Giorgio Vecchio. Dalì sono partito per svilupparel’ossatura di una lezioneseminariale basata su due re-gistri differenti e comple-mentari: coltivare la memo-ria della realtà delle persecu-zione razziale e dei campi disterminio come monito per legiovani generazioni e nelcontempo provare ad affron-tare questioni tutt’altro cherisolte dal punto di vistastoriografico: come si svilup-pò l’antisemitismo fascista?Fu debitore solo al tradizio-nale antigiudaismo cristianoo non evolse piuttosto da unapseudo-scienza che misce-lava eugenetica ed etno-na-zionalismo? E soprattuttoquale fu la risposta cattolicaa quelle persecuzioni, pren-dendo ad esempio la realtàdel Basso Piemonte durantela seconda guerra mondiale?Senza la presunzione di darerisposte definitive, ma piut-tosto con il desiderio di “se-minare” spunti di riflessione,ho quindi accettato con en-tusiasmo la proposta dellaProvincia iniziando, sotto laguida del professor don GianPiero Armano, un intensocalendario di incontri che, tra

Alessandria, Ovada, CasaleMonferrato e Valenza, ci haportati ad incontrare centina-ia di studenti delle classequarte e quinte. Le chiese difronte ai nazionalismi neglianni Venti e Trenta del No-vecento; i precedenti del raz-zismo e dell’antisemitismodurante la campagna per laconquista dell’impero fasci-sta; la “soluzione finale” de-gli ebrei nei Lager nel corsodella seconda guerra mondia-le; la resistenza non armatadi tanti sacerdoti, suore e laicicattolici, nel periodo 1943-1945; la vita e le sofferenzefisiche e morali dei religiosicattolici, protestanti e testi-moni di Geova deportati neicampi di concentramento,hanno rappresentato i temiprincipali trattati, con l’au-silio di documenti d’archivio,di una ricca bibliografia e dinumerose foto dell’epoca, ingran parte tratte dai cd-romDestinazione Auschwitz eEbrei in fuga attraverso leAlpi, curati rispettivamentedal Centro di Documentazio-ne Ebarica di Milano (Cedec)e dall’Istituto piemontese perla Storia della Resistenza“Giorgio Agosti” di Torino.Apprendendo le vicende dialcuni “Giusti” delle nostreterre, come Giuseppe Brusa-sca che nel Monferrato creòuna rete di nascondigli, o co-me don Lucarini che a SanRocco nascose un giovane e-breo facendolo passare perseminarista, o di religiosi che

rientrato in Italia in quantoammalato di tubercolosi. Lecomposizioni erano stateespressamente richieste da p.Accorsi in vista della pubbli-cazione di un suo libro sul-l’esperienza nel campo diFullen, libro che verrà pub-blicato nel 1946 a Bergamocon il titolo “Fullen, il cam-po della morte”. Feletti fu li-berato al termine della guer-ra e morì il 1 novembre 1986a Ferrara. La musica creatada uomini e donne di qualsi-asi estrazione professionale eartistica nonché provenientida qualsiasi contesto nazio-nale, sociale e religioso e chesiano stati discriminati, per-seguitati, deportati, uccisi oche siano sopravvissuti alla

tragedia dei Lager e della de-portazione durante la secon-da guerra mondiale ha impor-tante valore artistico ed esi-ge grande rispetto e conside-razione: per questo il Concer-to del 23 gennaio alle 21 nellaCattedrale di Alessandria èstato voluto come momentoalto e solenne per riflettere,per pregare, per dare un mag-gior senso al Giorno dellaMemoria. gpa

In alto da sinistra p. GregorSchwake (anche in un dise-gno che lo ritrae durante ladetenzione), Pietro Feletti, eFrancesco Lotoro, direttoredell’istituto di letteraturamusicale concentrazionariadi Barletta.

Pace agli uomini che desiderano il male; si ponga fine ad ogni vendetta, non siparli più di castigo e correzione. I crimini commessi superano ogni misura; ilimiti di ogni percezione umana, e molti sono i testimoni del sangue versato.Per questo, o Dio, non pesare con la bilancia della giustizia gli orribili delitti deicarnefici, di cui è giusto ti rendano conto, ma fa che le cose possano andare inaltro modo. A tutte le persone che hanno agito con malvagità, ai carnefici, delatorie traditori, metti piuttosto in conto tutto il coraggio e la forza d’animo degli altri,la rassegnazione, la profonda dignità, la pena silenziosa, la fatica, la speranza,mai venuta meno, il coraggioso sorriso che vinceva le lacrime, e tutto l’amore, ilsacrificio, l’amore bruciante.Tutti i cuori segnati e torturati che resistettero forti, senza perdere fiducia di frontealla morte e nella morte, nelle ore della più acuta debolezza.Fa’ che conti tutto questo, o Dio. Come prezzo di riscatto per il perdono dellacolpa, perché risorga la giustizia.Conti tutto il bene, non il male. E ricordando i nostri nemici non parleremo più disacrificio, non saremo l’incubo e l’orrore degli spiriti, ma verremo in loro aiutoperché possano abbandonare il razzismo.Solo questo chiederemo loro quando tutto sarà finito, un giorno, di poter viverecome persone fra persone. Torni la pace su questa povera terra, su ogni personadi buona volontà, la pace si estenda a tutti, senza distinzione.Ricorda, invece, i frutti che abbiamo portato proprio da queste sofferenze: E’cresciuta in noi la disponibilità, ci si é fatta, più limpida la lealtà, più ampia lagenerosità E quando essi si presenteranno per il tuo giudizio, lascia che i fruttiche abbiamo portato siano il loro perdono.

Preghiera composta in un campo di sterminio da un ebreo

Domenica 23 gennaio alle 21 in Cattedrale ad Alessandria con l’orchestra dell’Istituto di Letteratura musicale concentrazionaria di Barletta

La Missa Dachoviensis e gli otto pezzi per il Libro di Fullen

Studenti ad Auschwitz

Monumento Carro dei deportati ebrei - Alessandria

in nome della solidarietà per-sero la vita nei Lager, comepadre Girotti o il pastorevaldese Jacopo Lombardini,gli studenti hanno partecipa-to attivamente con domandee ragionamenti relativi nonsoltanto alla storia del passa-to ma anche a problemi comeil razzismo, l’intolleranza e

la difficoltà a dialogare cheancora oggi inquinano unapacifica coesistenza e chesolo la memoria del passatopuò aiutarci ad affrontare esuperare.

Andrea VillaUniversità di Salerno

Apeiron Universityof banja Luka (Bosnia)