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Responsabile del progetto:

Collaboratrice:

Dirigente del Settore Urbanistica e Ambiente:

Progetto grafico:

Composizione e stampa:

Coordinamento all'edizione:

i'1l0VINCIA DI ANCONA

UgoAscoli

Luigina Mancini

Arch. Fabrizio Cinti

A. Grafica - Jesi

Sannioprint - Benevento

Valeria Frazzica - Ufficio S.l.T.

TEMPI E ORARI NELL'USO DEI SERVIZI

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1 OBlmlVO E METODOLOGIA 7

2 UN COMUNE DI GRANDI DIMENSIONI: ANCONA 11

3 UN COMUNE COSTIERO: SENIGALLIA 17

4 UN COMUNE DELL'AREA COLLINARE DI MEDIE DIMENSIONI: JESI 21

5 UN COMUNE DELL'AREA COLLINARE: CHIARAVALLE 25

6 UN COMUNE DELL'AREA MONTANA: CERRETO D'ESI 29

7 UN COMUNE DELL'AREA COLLINARE: FILOTTRANO 35

8 UN COMUNE DELL'AREA MONTANA: SASSOFERRATO 37

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u. OBIETTIVO E METODOLOGIA

Obiettivo dell'indagine della quale vengono qui presentati i principali risultati è stato quello di analizzare e rilevare le modalità d'uso del terri­torio e dei servizi da parte delle famiglie. Lo scopo è stato cioé quello di conoscere l'organizzazione del tempo ed il rapporto con il sistema degli orari di un campione della popolazione della provincia di Ancona.

Tale obiettivo è stato raggiunto attraverso due percorsi paralleli:

- una analisi secondaria ed una comparazione dei dati resi disponibili da ricerche svolte nell'arco degli ultimi anni in alcuni comuni dell'a­rea costiera e collinare del territorio provinciale;

- tre indagini sul campo realizzate in altrettanti comuni della provincia su campioni rappresentativi di popolazione.

L'analisi dei dati esistenti ha consentito di tracciare un profilo delle pro­blematiche relative al rapporto spazio/tempo nell'area considerata e di individuare differenti modelli di comportamento.

A partire dall'inizio degli anni '90 alcuni comuni marchigiani hanno cominciato ad interessarsi alla problematica degli orari della città. Un ruolo importante in tale processo è stato svolto da due iniziative:

- una iniziativa di carattere istituzionale, promossa dall'AN CI Marche, che ha voluto mettere a disposizione delle singole municipalità della regione uno schema-tipo di ricerca, pensata come fase propedeutica alla stesura di un Piano Regolatore degli Orari; è stato così dato inca­rico all'Università di Ancona di mettere a punto un sistema di rileva­zione dei bisogni e delle domande sociali relativi alla organizzazione del tempo quotidiano nelle città, tale da poter essere utilizzato dai Comuni che avrebbero aderito al programma sulla base di criteri di confrontabilità e rappresentatività;

- una iniziativa di carattere legislativo rappresentata da una legge, approvata dal Consiglio Regionale nel 1992, legge che "tutela il dirit­to dei cittadini ad una regolazione degli orari e ad una organizzazio­ne dei servizi pubblici e privati che assicurino la massima fruibilità dei servizi stessi e che tengano conto delle esigenze connesse con le attività lavorative, con il diritto di prestare e ricevere cura e con le aspettative di miglioramento della qualità della vita"; la legge preve­de anche la concessione ai comuni di contributi per la realizzazione di attività relative alla definizione di piani regolatori degli orari e di progetti sperimentali di riorganizzazione degli orari dei diversi servi­zi, dei relativi studi di fattibilità e delle attività di ricerca sull'organiz­zazione dei tempi nel proprio territorio.

Da questo punto di vista le amministrazioni dei comuni marchigiani che hanno posto la problematica dei tempi e degli orari all'interno dei propri programmi ed hanno realizzato iniziative in tal senso si sono allineati ad altre realtà (italiane ed europee) che sono giunte alla consapevolezza di

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• L:art 36 afferma: "il Sindaco è competente, nell'amb~o della disciplina regionale e sulla base di indirizzi espressi dal consiglio comunale, a coordinare gli orari degli esercizi commerciali, dei SBlVizi pubblici, nonché gli orari di apertura al pubblico degli uffi­ci periferici daNe amministrazio­ni pubbliche, al fine di armoniz­zare l'esplicazione dei servizi alle esigenze complessive e generali degli utenti".

2 AUualmente anche i comuni di Ascoli Piceno e Macernta stanno awiando indagini in tal senso.

I In lulli I casi il campione di lamiglie è stalo estrailo dagli elenchi dell'rumgmle ComUn.11e sulla base di uno schema di campionamento che ha lenuln In consider.uione contempom­neamente la dimensione territo­r~11e (quindi la distribuzione delle lamiglie nene diverse aree o cir­coscrizioni del comune) C quella reL1liva al ciclo di viL1 (~liIKti la presenza nei diversi aggregali lamil~lri di !IKlViUli, anziani n persone di eta media).

come mutamenti nel sistema degli orari possono risolvere problemi sociali di cruciale importanza. Le riflessioni avviate a partire dai primi anni '60 sull'orario di lavoro si sono poi ampliate fino a ricomprendere anche il tempo per la riproduzio­ne (e quindi il lavoro domestico e le attività di cura) e sul "tempo per sé". Questa attenzione crescente ha trovato una risposta in una importante iniziativa legislativa. La legge 142 del 1990 (Ordinamento delle autono­mie locali) all'art. 36 attribuisce al Sindaco il potere di coordinare gli orari delle città intervenendo non solo sulle amministrazioni pubbliche locali e statali ma anche sui servizi privatil. Tale disposto legislativo sull'organizzazione degli orari della città condu­ce ad una considerazione globale del tempo di lavoro e di consumo, della vita pubblica e della vita familiare, del tempo libero e del tempo Obbliga­to, dovendo armonizzare le esigenze di tutti i cittadini in quanto tali, nella molteplicità dei ruoli sostenuti. A partire dal 1990, quindi, numerosi comuni (tra questi Milano, Genova, Perugia, Livorno, Modena, Reggio Emilia, Venezia, Bolzano) hanno avvia­to progetti ed iniziative sul governo degli orari della città, favoriti anche in questo caso da leggi regionali che, analogamente a quanto avvenuto nelle Marche, hanno promosso tali interventi. Nella nostra regione il progetto ANCI è stato utilizzato, per la realizzazio­ne di indagini, dai comuni di Senigallia, Fano, Ancona, Chiaravalle, Ferm02. Da questo punto di vista l'obiettivo posto dall'ANCI e supportato dalla Regione Marche, di affrontare la tematica dei tempi in modo coor­dinato e regolato, sulla base di un progetto di ricerca comune ma al tempo stesso attento alle specificità regionali, ci consente oggi di dispor­re di dati coerenti e confrontabili. Così come previsto nel progetto di ricerca, tutte le indagini, hanno assun­to come principale dimensione di analisi la configurazione della vita quo­tidiana e delle relazioni produttive e riproduttive che si svolgono nel tes­suto urbano, affrontando al tempo stesso gli aspetti urbanistici, quelli relativi alla struttura della popolazione e delle famiglie, quelli relativi all'offerta di servizi, al fine di individuare una possibile interpretazione dei ritmi della vita di tutti i giorni, capace di indicare dove e come interveni­re per rendere effettivamente operativi i piani regolatori degli orari. Tutte le indagini sono state quindi realizzate secondo il seguente schema:

in una prima fase sono state reperite informazioni e conoscenze sul­l'assetto sociale, demografico, economico ed urbanistico del comune sia attraverso la raccolta di materiale e documenti, sia attraverso inter­viste in profondità a testimoni privilegiati in grado di fornire indicazioni sulle problematiche emergenti e note in tema di orari della città;

in una fase centrale sono stati realizzati uno o più sondaggi telefoni­ci sulla popolazione residente, con la somministrazione di schede su: famiglia, servizi educativi e ricreativi, servizi socio-sanitari, rete com­merciale e pubbliCi esercizi, trasporti e territorio; i sondaggi hanno avuto come oggetto di riferimento un campione di famiglie rappre­sentativo del totale delle famiglie residenti :1;

- in una fase finale è stato prodotto un rapporto di ricerca all'interno del quale vengono analizzate le informazioni raccolte ed i risultati

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emersi dalle indagini sul campo; gli elementi così ottenuti permetto­no di avviare riflessioni ed impostare interventi di adeguamento del sistema degli orari e dei servizi alle effettive necessità der cittadini.

Il lavoro svolto su queste basi permette di avere oggi a disposizione una notevole quantità di dati raccolti con modalità analoghe e quindi con­frontabili tra loro. Una parte delle considerazioni che seguono si basano quindi sui risultati emersi dalle ricerche effettuate secondo il progetto ANCI nei comuni di Ancona (1994), Senigallia (1994), Chiaravalle (1995) e pubblicate in altrettanti rapporti di ricerca4•

Vista poi la necessità di effettuare un'analisi a livello dell'intero territorio provinciale e quindi di disporre di informazioni relative anche a contesti urbani dell'area collinare e montana sono stati considerati dati prove­nienti anche da altre fonti. Sono infatti disponibili i risultati di un'indagi­ne svolta con le stesse finalità e con criteri parzialmente simili nel comu­ne di Jesi (1994). Per completare il quadro territoriale della provinCia sono state poi realiz­zate indagini ad hoc nei comune di Cerreto d'Esi, Sassoferrato e Filottra­no che hanno permesso di ottenere dati recenti e relativi ad aree con par­ticolari caratteristiche socio-demografiche. Nelle pagine che seguono vengono evidenziati i principali risultati emer­si dalle indagini (con particolare attenzione agli aspetti che riguardano le modalità organizzative delle famiglie ed il loro rapporto con il territorio) e le specificità delle singole realtà considerate. La finalità è quella di verificare se esistono o meno modalità e criteri orga­nizzativi, all'interno delle famiglie e nel rapporto di queste con i servizi esi­stenti, che possono definirsi tipiche dei diversi contesti territoriali.

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• Si vedano i rapporti "Vita quo­tidiana e sistema degli orari nel comune di Ancona" (Comune di Ancona. 1994); "I tempi della città" (Comune di Senigallia. 1994). "I tempi di un centro urtlano. Famiglia e servizi a Chiaravalle (1995).

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~ UN COMUNE DI GRANDI DIMENSIONI: ANCONA

Il comune di Ancona rappresenta, tra tutti i comuni che qui vengono presi in considerazione, quellO a più elevata ampiezza demografica, e quello che, in quanto capoluogo di provincia e di regione, ingloba numerose funzioni a scala sovracomunale. Un comune con tali caratteristiche si trova quotidianamente a gestire e offrire servizi per numerose "popolazioni" che vivono ed usano la città (i lavoratori pendolari, gli studenti universitari, gli uomini d'affari, le per­sone che dal resto della provincia o della regione vengono in città per usufruire dei servizi sanitari o di altre strutture della pubblica ammini­strazione nonché delle strutture commerciali). L'indagine ha però preso in considerazione i comportamenti e le richie­ste della sola popolazione residente, rinviando ad un secondo momento la considerazione di quegli aspetti legati al ruolo di città di rango supe­riore che Ancona riveste. Cosi' come previsto nel progetto di ricerca ANCI é stato quindi individua­to un campione di famiglie rappresentativo dell'universo di riferimento. La scelta é stata effettuata tenendo in considerazione contemporanea­mente gli aspetti legati alla diversa localizzazione sul territorio (sceglien­do come confini quelli delle sette circoscrizioni amministrative) e quelli relativi all'appartenenza a diversi cicli di vita (differenziando le famiglia sulla base della presenza di componenti giovani, anziani o di età media). La finalità é stata quella di individuare una chiave di lettura che a parti­re dalla considerazione dell'esistenza di carichi sociali differenti, permet­ta di riconoscere modalità diverse di rapportarsi ai servizi, necessità dif­ferenziate in ordine all'adattamento del tempo pUbblico con quello priva­to, differenti modalità di rapportarsi con il territorio e le sue diverse aree. É stata realizzata cioé un'operazione di analisi centrata sull'interazione tra uno studio territoriale della città ed uno studio sociale. La contempo­ranea considerazione della dimensione territoriale (analisi dei dati per circoscrizione) e della dimensione sociale (analisi dei dati per fase del ciclo di vita) ha permesso di evidenziare la complessità dei meccanismi che regolano la vita nella città. A partire dalla considerazione dello stretto legame esistente tra tempo e spazio é stato possibile sottolineare come ad Ancona le caratteristiche morfologiche del territorio condizionano pesantemente le abitudini delle persone e i tempi della vita sociale. Da molti punti di vista Ancona si presenta come una città anomala rispet­to agli altri centri della costiera adriatica che sono nati e si sono svilup­pati agli imbocchi delle valli che sottolineano il paesaggio della regione e che ne rappresentano il punto di riferimento. La sua morfologia ne ha condizionato la crescita determinando le condi­zioni attuali che oggi rappresentano da molti punti di vista un ostacolo al suo adeguato sviluppo come capoluogo di regione amministrativa. Fino alla metà di questo secolo la città risultava cresciuta e sviluppata attorno al porto tanto da rappresentare con esso un unico organismo urbano completamente proteso verso il mare e slegato dall'entroterra. Lo sviluppo che si é avuto negli anni successivi all'unità e che ha portato ad occupare le aree che vanno dal porto fino al Passetto é avvenuto con una certa coerenza dando luogo a quella parte di città definita Prima Ancona che oggi rappresenta la parte qualitativamente migliore.

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Quella che gli urbanisti chiamano Seconda Ancona nasce invece nell'a­rea pianeggiante non lontana dalla stazione ferroviaria e, a differenza della Prima che é cresciuta intorno al porto ed in stretta simbiosi con esso, si rivolge prevalentemente verso l'entroterra. Cosi' come la Prima Ancona é sede qualificata di servizi e di funzioni, anche la Seconda Anco­na vede sviluppare un suo ruolo abbastanza definito di polo attrattore ed in alcune sue parti (quelle di più antica formazione) mostra le caratteri­stiche di un centro urbano strutturato e funzionalmente integrato. In que­sto contesto assumono carattere particolare i due quartieri satellite di Torrette e Collemarino che dipendono per la maggior parte dei servizi e delle funzioni dal nucleo urbano principale e che di conseguenza finisco­no per configurarsi come quartieri dormitorio. Negli ultimi decenni la crescita della città é proseguita nell'area a sud dove ha iniziato a prendere forma, non senza alcuni problemi, la cosid­detta Terza Ancona. I nuovi quartieri soffrono però di alcune carenze dal punto di vista infrastrutturale e mancano di quegli elementi che contri­buiscono a sviluppare il senso di identità e di appartenenza tra le perso­ne che ci vivono. Alla crescita urbana di Ancona dalla città storica (Prima Ancona) verso la prima e la seconda periferia (Seconda Ancona) e poi verso l'asse nord­sud ed i nuovi quartieri (Terza Ancona) si é accompagnata una trasfor­mazione nella struttura demografica e nelle caratteristiche della popola­zione residente. Nel periodo intercorso tra gli ultimi tre censimenti (1971-1991) la popo­lazione é diminuita di circa ottomila unità con un decremento del 7,7% che contrasta nettamente il trend che nello stesso periodo si é registra­to nell'intera provincia (che ha visto la popolazione aumentare del 5%). Nel periodO considerato infatti il comune ha visto diminuire la popolazio­ne residente per effetto sia del valore negativo del saldo naturale della popolazione sia per un saldo migratorio negativo dovuto ad un trasferi­mento, soprattutto negli ultimi vent'anni, dal capoluogo verso i centri minori della provincia. A queste trasformazioni si accompagnano quelle nella struttura per età. Nel periodO considerato diminuisce infatti il peso della classe 0-14 anni (che passa dal 21,3% al 12,2%) mentre la quota di anziani aumenta dall'11 ,8% al 19%. Anche le strutture familiari sono testimoni di profonde modificazioni. Alla diminuzione del numero di famiglie presenti si accompagna una consi­stente decremento del numero medio di componenti (che nel 1991 é pari a 2,7 contro la media regionale di 2,9). Sempre nel periodo considerato si registra un aumento della popolazio­ne attiva al cui interno é particolarmente positivo il trend registrato dalla componente femminile.

Se si analizza la distribuzione della popolazione attiva nei diversi settori produttivi emerge come già nel 1971 ad Ancona il 66,1% della popola­zione fosse già impiegato nel settore terziario. Nel 1991 tale percentua­le sale al 77,5% ed al suo interno aumenta il ruolo ricoperto dalla com­ponente femminile. AI di là dell'aspetto quantitativo anche l'analisi per tipo di occupazione sembra offrire segnali importanti. Aumenta infatti la presenza di imprenditori, libero professionisti, dirigenti e impiegati men­tre diminuisce la quota di lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi ed

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aumenta anche il peso relativo delle attività connesse con l'informatica, la ricerca, l'istruzione, la sanità, i servizi sociali e personali . Questi dati fanno emergere in maniera piuttosto evidente il notevole livel­lo di "terziarizzazione" della città con conseguenze non trascurabili sugli aspetti che riguardano l'organizzazione degli orari. La presenza di una Quota consistente di occupati nel settore della pubblica amministrazione5

determina infatti da un lato una certa "omogeneizzazione" negli orari di lavoro e conseguentemente negli spostamenti da/per le diverse sedi lavorative e dall'altro contribuisce al determinarsi di particolari esigenze nei confronti degli orari di alcuni servizi rivolti al pubblico. Se si analizzano infatti i risultati dell'indagine sulle famiglie emerge una notevole diffusione dell'orario di lavoro di tipo continuato tipico di molti settori della pubblica amministrazione (soprattutto per la componente femminile). Emerge inoltre una non trascurabile omogeneità negli orari di andata e ritorno per/da il lavoro. Circa il 50% delle intervistate che lavo­rano (e che risultano occupate prevalentemente nei settori della pubblica amministrazione, nella scuola, nel commercio e nei settori socio-assi­stenziali) esce di casa prima delle 8.00 ed il 25% tra le 8.00 e le 9.00. Esse lavorano prevalentemente ad Ancona (il 40% ha dichiarato di lavo­rare nelle vicinanze della propria abitazione) o nei comuni dell'area metro­politana (Falconara, Osimo, Camerano). Questo permette loro di essere presenti con una certa regolarità in famiglia al momento del pranzo. Gli occupati maschi (che lavorano in larga maggioranza nei settori com­mercio, pubblica amministrazione, trasporti, credito, assicurazioni, sanità) svolgono più spesso delle loro mogli un lavoro di tipo autonomo e quindi con orari di lavoro meno standardizzati. Inoltre il maggiore impe­gno in termini di ore settimanali lavorate non consente loro di essere sempre regolarmente presenti a casa per il pranzo. Se si analizza il lavoro svolto dai due coniugi è pOSSibile notare una certa corrispondenza tra Quello del marito e quellO della moglie (il 79% delle mogli degli impiegati o insegnanti svolge un lavoro analogo e lo stesso si verifica per il 53% dei lavoratori autonomi). Questo determina come con­seguenza una non trascurabile coincidenza negli orari giornalieri di lavo­ro, coincidenza che può essere letta come opportunità o come vincolo: opportunità per la possibilità di incontrarsi e condividere momenti e atti­vità comuni, vincolo di fronte alla necessità di interagire con strutture esterne alla famiglia che presentano orari rigidi e coincidenti con gli impegni di lavoro.

I risultati dell'indagine effettuata nel 1994 tra le famiglie di Ancona pos­sono essere analizzati in stretta relazione con le differenze territoriali che sono state evidenziate in precedenza e che rappresentano una chiave di lettura per mettere in luce il nesso esistente tra la dimensione del tempo e Quella dello spazio.

La zona che é stata definita della Prima Ancona e che si caratterizza per una sua storicità e per una sua compiutezza dal punto di vista urbanisti­co, presenta una struttura per età della popolazione al cui interno é par­tico�armente evidente la presenza di persone anziane. Questo determina delle conseguenze sulla composizione delle famiglie, in Quanto numero­si risultano essere i nuclei unipersonali. Dal punto di vista delle caratteristiche socio-professionali é notevole la

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' Sono oltre duemila i dipen­denti della Regione Marche, circa 600 i dipendenti provin­ciali e più di mille i dipendenti comunali. A questi vanno aggiU/lti i numerosi dipendenti di tutti gli uffici delle ammini­strazioni periferiche dello Stato.

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, Il Comune di Ancona ha lino ad oggi rea~zzalo solo una parte del progello di ricerca messo a disposizione dnJl'ANCI, avendo realizzalo un solo sondaggio concentrando l'allenzione sugli aspelli relalivi all'ulilizzo dei ser­vizi cdl1C.1livo-ricrealivi cd agli uffici comunali.

presenza di occupati nelle professioni medio-alte e di persone in pos­sesso di un titolo di studio superiore, Quei caratteri di compiutezza e completezza della città che sono stati riconosciuti in quest'area della Prima Ancona trovano una conferma nel­l'atteggiamento degli abitanti che si dichiarano soddisfatti della zona in cui vivono anche se si trovano a sottolineare difficoltà dovute alla pre­senza di un eccessivo traffico ed inquinamento. La concentrazione di servizi (negozi, uffici, scuole, servizi privati, servizi sanitari) nella zona centrale sono causa di un certo congestionamento che é a sua volta fonte di disagi per la popolazione residente, la quale si trova però d'altro canto ad usufruire dei vantaggi dovuti alla presenza nel quartiere di resi­denza di strutture di servizio qualificate. La Seconda Ancona presenta invece degli aspetti più eterogenei essen­do composta da quartieri che sono sorti in epoche differenti e che pre­sentano ognuno caratteristiche specifiche. Le strutture familiari sono in genere formate dai coniugi ed uno o più figli (in larga parte con oltre 15 anni). Le caratteristiche socio-professionali degli appartenenti al campione vedono una presenza di donne impiega­te ed insegnanti e di uomini occupati come operai o lavoratori autonomi. Il livello di gradimento dei residenti nei confronti della zona in cui vivono varia a seconda delle aree. Nelle zone di edificazione meno recente, quelle che hanno ormai assunto un carattere più simile a quello della Prima Ancona, anche l'atteggiamento degli abitanti é simile a quello dei residenti del centro (soddisfazione per l'offerta dei servizi ma lamentele per il traffico e l'inquinamento eccessivi). Man mano che invece ci si allontana dalle zone più centrali vengono sottolineati i problemi relativi alla mancanza di verde pubblico, di trasporti e di servizi in genere. La Terza Ancona si presenta a sua volta con caratteristiche omogenee e ben definite. Nei quartieri di nuova edificazione vivono mediamente fami­glie giovani con uno o più figli, cosicché i nuclei familiari sono più nume­rosi. Le caratteristiche socio-anagrafiche e gli elementi territoriali incido­no fortemente sui comportamenti e sull'uso del tempo delle famiglie che vivono in questa zona. Infatti l'elevata presenza di nuclei familiari con entrambi i coniugi presenti sul mercato del lavoro determina conseguen­ze di rilievo sulla capacità e la possibilità di gestire all'interno e fuori della famiglia i diversi impegni.

La presenza quindi di famiglie appartenenti a diverse fasi del ciclo di vita, l'esistenza di bisogni differenti, la necessità di usufruire di servizi di varia natura, sono aspetti che, indagati nel loro reciproco interagire, permetto­no di ricostruire alcune modalità ricorrenti di comportamento ed alcuni atteggiamenti che possono essere considerati tipici delle singole catego­rie familiari. Un aspetto al quale é stato dedicato particolare interesse é quello relati­vo alle attività di cura dei minori ed all'utilizzo dei servizi educativi fi . Oltre 1'80% dei bambini di età compresa tra O e 14 anni frequenta l'asilo o la scuola nella mattinata, mentre la percentuale si riduce a112, 1 % il pome­riggio. In tale fase entrano in gioco (nella gestione delle attività di cura dei figli) oltre alla madre, al padre o ad entrambi i genitori, altri soggetti tra cui i nonni. Questo dato conferma la persistenza, anche in una realtà urbana come quella di Ancona, di una rete di sostegno parentale che garantisce un adeguato supporto sia alle generazioni più giovani che a

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quelle più anziane. Il fattore orario incide in una qualche misura nella scelta dei genitori tra scuole pubbliche e private. Da questo punto di vista la possibilità di sce­gliere un servizio con un orario più adeguato ai ritmi della famiglia rap­presenta un'opportunità per mettere in atto una strategia organizzativa che consente di owiare alla rigidità degli orari e dei ritmi di alcune atti­vità. In genere però il livello di soddisfazione nei confronti degli orari é piuttosto elevato soprattutto fra i genitori dei bambini che frequentano le scuole elementari o medie inferiori.

La necessità di spazi e di strutture che possono contribuire alla gestione degli impegni familiari è sottolineata anche dall'atteggiamento favorevo-

"ie dimostrato nei confronti dell'eventuale apertura di centri educativo­ricreativi per i bambini delle varie classi d'età. Centri che possono esse­re usufruiti dalle famiglie con modalità più elastiche e che possono rap­presentare non solo un'alternativa all'asilo nido o alla scuola ma anche un momento di incontro e di socialità per i giovani e per le loro famiglie?

Se l'utilizzo dei servizi educativo-ricreativi riguarda una particolare cate­goria di famiglie (quella con figli piccoli) l'accesso agli uffici8 è invece un aspetto che coinvolge tutte i residenti, ma anche persone provenienti da fuori famiglia. E' evidente però che l'appartenenza a differenti cicli di vita, la presenza di diversi carichi lavorativi, l'esistenza di vincoli derivanti dal lavoro familiare determinano delle conseguenze di rilievo nel modo di rapportarsi con le strutture. Le famiglie giovani sono quelle che devono più spesso fronteggiare il bisogno di ricorso all'ufficio con i vincoli derivanti dall'orario di lavoro. Vincoli che spesso riguardano entrambi i coniugi, il che comporta a volte la necessità di rivolgersi a persone esterne alla famiglia che possono supportarli in tal senso. Le difficoltà variano a seconda del tipo di impegno lavorativo e di conse­guenza mutano le strategie adottate per superarle (si approfitta dei "buchi" presenti nell'orario di lavoro, delle giornate libere, si ricorre a permessi o giorni di ferie). Variano pertanto le richieste di modifica che sostanzial­mente però sono riconducibili alla possibilità di accedere agli uffici nelle ore pomeridiane9 o ad una estensione dell'orario di apertura mattutino che permetta a chi lavora di recarsi negli uffici prima o dopo il lavoro. Gli anziani che invece non incontrano problemi derivanti dall'orario di apertura mostrano una maggiore attenzione agli aspetti che riguardano il rapporto con il personale (e quindi una maggiore disponibilità a fornire informazioni e chiarimenti) o alla possibilità di accesso in termini fisici all'ufficio. Da questo punto di vista la localizzazione di alcune strutture o la mancanza nelle sedi di spazi per sedersi, tavoli per completare le pra­tiche, strumenti per la regolamentazione delle file, rappresentano le dif­ficoltà tipiche per questa fascia d'utenza. Va tenuto presente poi che spesso la necessità di rivolgersi agli uffici è collegata allo svolgimento di pratiche che richiedono il contatto con una pluralità di enti (posta, banche, uffici finanziari, uffici giudiziari, ecc ... ) e questo comporta la necessità, da un lato di conoscere l'orario di apertu­ra e le modalità di funzionamento di numerose strutture, dall'altro di spo­stari nelle varie parti della città. Ciò risulta particolarmente evidente in una città come Ancona che,

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I M Ancona. ma anche nelle altre realtà indagate è emerso come l'uso del tempo e l'orga­nizzazione della giomata dei bambini risenta in maniera detenninante dell'appartenenza alle differenti categorie socio­professionali. Anche l'interesse all'apertura di servizi educativo· ricreativi, il tempo speso davan­ti alla televisione, la pratica delle attività sportive o la frequenza di corsi variano sensibilmente tra le famiglie con genitori libero professionisti, impiegati o inse­gnanti e quetti con genitori ope­rai o ausiliari.

• Sono stati presi in considera­zione in questo caso solamente gli uffICi comuna6.

I Va tenuto presente a tale pro­posito che l'indagine il stata rea­lizzata in un periodo nel quale era ancorn prevista la sola aper­tura maUutina degli uffICi.

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assommando le funzioni di capoluogo provinciale e regionale, concentra al suo interno numerosi uffici e strutture periferiche della pUbblica ammi­nistrazione. Le caratteristiche morfologiche della città ed i caratteri del suo SViluppo, incidono anche da questo punto di vista sulle possibilità e la facilità di accesso (in termini di orario ma anche di spostamento) degli uffici. Le strutture che erogano servizi al pubblico sono infatti distribuite nelle varie parti della città: se da un lato si verifica una loro concentrazione nella zona centrale (sostanzialmente l'area che è stata definita della Prima Ancona), soprattutto negli ultimi anni si è verificato un decentramento di alcuni servizi nelle zone più periferiche. Se il decentramento permette di risolvere alcuni problemi relativi al con­gestionamento di alcune aree, alle difficoltà di spostarsi e di trovare par­cheggio nella zona del centro, esso può però creare alcune difficoltà alle persone che sono meno autonome negli spostamenti e soprattutto può complicare lo svolgimento delle pratiche burocratiche se queste com­portano la necessità di rivolgersi a strutture che sono localizzate in aree diverse. Di fronte a queste difficoltà, che non sono strettamente legate alla pro­blematica degli orari ma che comunque incidono su un importante aspetto dell'organizzazione quotidiana dei singoli e delle famiglie, sono le stesse persone coinvolte che cercano di suggerire delle soluzioni. Tra queste il miglioramento del sistema di informazione e di comunicazione al cittadino (sapere dove e quando facilita il risparmio di tempo e spo­stamenti inutili), l'introduzione di innovazioni che permettono di ottenere il servizio senza necessità di ricorrere personalmente all'ufficio (la diffu­sione di sportelli informatizzati permette di sbrigare la pratica anche al di fuori degli orari di apertura), la semplificazione delle procedure (far cam­minare le pratiche anziché il cittadino).

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~ UN COMUNE COSTIERO: SENIGALLIA

Anche l'indagine realizzata a Senigallia ha rappresentato un momento importante di confronto con la cittadinanza, un'occasione che ha lascia­to intravedere un'attenzione dei cittadini nei confronti della qualità e della modalità dei servizi offerti (in particolare nei confronti degli uffici della pubblica amministrazione e dell'assistenza sanitaria, delle attività ricrea­tive e per il tempo libero) ma al tempo stesso una sorta di rassegnazio­ne, di adeguamento alla situazione esistente che ha portato allo stratifi­carsi di abitudini determinatesi in anni ed anni di organizzazione dei ser­vizi sempre uguale a se stessa, che a volte impedisce di guardare oltre e di immaginare o proporre modifiche e cambiamenti. Il carattere di cittadina di medie dimensioni attribuisce a Senigallia, così come ad altri centri minori della regione, alcuni vantaggi in termini di qualità della vita dei quali é importante tenere conto quando si ragiona degli aspetti relativi al tempo ed al rapporto con il territorio. La disponibilità di verde, di centri storici curati e dotati di una propria identità, la presenza di servizi qualificati e facilmente accessibili sono tutti elementi che contribuiscono a qualificare la vita nella città e di con­seguenza il tempo speso nella città. E' stato sottolineato in proposito come Senigallia disponga di alcune risorse che potrebbe valorizzare e sfruttare al meglio per poter assume­re un ruolo di rilievo nel contesto regionale ed in modo tale da divenire punto di riferimento per la vallata dell'entroterra. Oggi esiste una tendenza spontanea al decentramento e alla valorizza­zione dei centri minori che é riconoscibile anche nella zona di Senigallia. Negli ultimi anni si é registrato un calo della popOlazione residente che, sia pure in piccola percentuale, si sposta verso i centri minori circostan­ti o nelle zone di campagna. Se si osserva oggi la distribuzione della popOlazione di Senigallia nelle diverse aree del comune si nota come circa i due terzi degli abitanti risie­dono nel centro storico e nell'immediata periferia mentre la parte restan­te si distribuisce tra le aree costiere a nord ed a sud del centro ed in pic­cola percentuale nella fascia collinare interna (e quindi in aree lontane dal centro storico e non in diretto contatto con esso). La crescita di Seni­gallia è stata infatti segnata da alcune tappe: l'espansione degli anni '30 avvenuta nella parte orientale della città e la crescita lungo le direttrici di traffico avvenuta nel secondo dopoguerra soprattutto lungo la costa adriatica

Un aspetto importante nella considerazione di come si organizzano i ritmi della vita quotidiana dei singoli e della collettività in cui vivono é dato dai tempi di trasporto per lo svolgimento delle varie attività (lavoro, studio, affari, utilizzo dei servizi). La popolazione di una città infatti é costituita dalle persone che vi abitano e che vi svolgono le proprie attività, da quel­le che vi abitano ma svolgono le attività altrove, da quelle che non vi abi­tano ma vi svolgono le proprie attività. Se consideriamo solamente la popolazione residente emerge come a Senigallia, all'interno del campione considerato, il 22% delle persone si spostano per motivi di lavoro ad Ancona o verso altri comuni della pro­vincia mentre 1'8% non ha una sede di lavoro fissalO. La vicinanza a casa del luogo di lavoro, per circa il 70% degli intervistati, permette al 62% dei

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" U nldeo urbano di Senigallia è infalli cresciuto per successive stmtlficazioni aggregandosi at centro storico. Nel periodo com· preso tm gli anni '60 c gli anni '80 si sono poi creati nuovi aggregati abitativi con c.1mtteri di periferia disL1Cc.1L1 dal Ct'l1tro slorico.

componenti della famiglia che lavorano di tornare a casa regolarmente per il pranzo. Il 17% degli occupati impiega oltre 30 minuti per raggiungere il posto di lavoro, e tempi mediamente più lunghi sono necessari ad una quota del 13% che lavora presso sedi piuttosto lontane dalla propria abitazione. Tutto ciò implica flussi in uscita dalla città modesti ma non trascurabili, flussi consistenti e ricorrenti di transito entro l'area urbana e la periferia, in rapporto soprattutto al ritorno per il pranzo e, al contrario, spostamen­ti a piedi o in bicicletta per lavoro assai contenuti. La quantità di tempo necessaria agli spostamenti va sommata al totale delle ore lavorate che risulta essere, per il 30% degli intervistati, supe­riore alle 40 ore settimanali. Questo anche in considerazione dell'eleva­ta presenza di lavoratori autonomi per i quali l'orario giornaliero di lavo­ro è spesso variabile con conseguenti sconfinamenti nel tempo "non di lavoro" . Anche l'utilizzo delle strutture commerciali determina spostamenti fuori comune, in particolare verso Ancona e Pesaro (soprattutto per l'acquisto di capi di abbigliamento e di oggetti per la casa). Più contenuti appaiono invece gli spostamenti per il tempo libero, dal momento che le famiglie intervistate hanno dichiarato di utilizzare soprattutto le possibilità di svago presenti nel comune. Tra gli aspetti considerati relativi all'uso dei servizi, un'importanza parti­colare é rivestita dall'utilizzo dei servizi educativi per i minori. A queste strutture fanno infatti riferimento quelle famiglie che, per la particolare fase del ciclo di vita che si trovano ad affrontare, sperimentano al loro interno una pluralità di impegni derivanti dal lavoro per il mercato, dalle necessità di cura dei diversi componenti, dallo svolgimento delle attività domestiche, dal rapporto con le strutture pubbliche e private. A Senigallia in particolare é emerso come la responsabilità del lavoro di cura nei confronti dei bambini più piccoli viene divisa tra varie figure che partecipano alla "complessa organizzazione della vita familiare". Ad esempio é stato possibile riscontrare come la presenza di una rete parentale di sostegno permetta di sopperire ad alcune carenze derivanti dalla rigidità degli orari di funzionamento delle strutture educative. Anche per questo motivo i segnali di scontento sono piuttosto contenuti ed indi­rizzati prevalentemente nei confronti della scuola materna della quale si chiede un'apertura anticipata, una chiusura posticipata o possibilità di utilizzo più flessibili. L'altro aspetto che tutte le ricerche sui tempi considerano di centrale importanza é quello relativo agli orari di apertura degli uffici pubblici. Le modalità di accesso agli uffici sono infatti condizionate dalla disponibilità di tempo dell'utente e contemporaneamente dalle fasce orarie di apertu­ra al pubblico degli sportelli. Oltre alle modalità di accesso agli uffici assume importanza anche la qualità del servizio prestato. Se quindi circa la metà delle famiglie contattate a Senigallia si é dichia­rata soddisfatta della situazione esistente, la parte restante ha avanzato richieste soprattutto verso un'apertura pomeridiana degli uffici o verso un miglioramento dell'efficienza nella prestazione dei servizi. Da notare inoltre come una parte delle richieste é risultata finalizzata ad ottenere un decentramento dei servizi nel territorio e come questo trovi un suo valore in un contesto, come quella di Senigallia, in cui la città risulta arti­colata in più parti con una loro speCifica identità Il .

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Circa la metà delle persone che nel periodo considerato si sono rivolte agli uffici comunali non hanno avuto problemi di accesso per quanto riguarda gli orari di apertura. Se si analizzano però le strategie messe a punto dai vari soggetti é possibile verificare come le persone cercano di adeguarsi allo stato esistente organizzandosi in modo tale da superare le difficoltà di accesso: ci si rivolge così agli uffici il sabato mattina o nei giorni liberi dal lavoro, oppure si approfitta dei buchi nell'orario di lavoro. Anche l'aspetto relativo agli orari di apertura dei negozi é risultato esse­re in molti contesti territoriali al centro dell'attenzione delle amministra­zioni che hanno avviato politiche di riorganizzazione degli orari. Come già accennato anche l'utilizzo della rete commerciale determina dei flussi in entrata ed uscita dal comune. In particolare emergono delle differenze di comportamento collegate alle diverse caratteristiche dei beni oggetto d'acquisto. . Gli acquisti giornalieri di generi alimentari vengono effettuati nella mag­gioranza dei casi nelle vicinanze dell'abitazione o nel proprio quartiere, mentre quando si passa a beni di uso durevole e che comportano un impegno di spesa più consistente, intervengono altre variabili a determi­nare la scelta del punto d'acquisto ed aumentano gli spostamenti nel­l'ambito del comune o fuori città. Si sono per esempio spostate fuori comune il 18% delle persone che hanno effettuato acquisti di capi di abbigliamento. Queste si sono dirette in larga maggioranza a Fano o ad Ancona ed in misura minore verso i comuni dell'interno oppure fuori regione. Dall'indagine tra le famiglie di Senigallia non é emersa una forte spinta verso una modifica degli orari di apertura dei negozi. Il 75% si é dichia­rato soddisfatto degli attuali turni di risposo settimanali o del sistema delle chiusure per ferie. Riguardo invece agli orari di apertura giornalieri sono state avanzate proposte piÙ numerose di modifica provenienti in modo particolare dalle donne con un'attività lavorativa le quali propen­derebbero per un'apertura continuata degli esercizi commerciali. Una conferma di come la differente posizione sul mercato del lavoro o l'appartenenza alle differenti generazioni influisca nel determinarsi delle esigenze in ordine agli orari dei servizi emerge dal dato secondo il quale le donne pensionate preferirebbero un'apertura dei negozi anticipata il pomeriggio. Va considerato infatti che la giornata degli anziani è tenden­zialmente organizzata sulla base di ritmi "anticipati" rispetto a quelli del resto della popolazione, ritmi che li portano ad uscire di casa ed a rivol­gersi all'esterno in fasce orarie non sempre coincidenti con quelle degli orari di apertura delle strutture (non è infatti raro osservare la presenza di persone anziane in attesa di fronte ad uffici, negozi, ambulatori anco­ra chiusi) . Per la popolazione anziana inoltre il rapporto con i negozi e gli uffici, rap­presenta anche un'occasione di svago e socializzazione. E' anche per questo che, come è emerso nell'indagine, le donne anziane dedicano mediamente piÙ tempo agli acquisti di generi alimentari così come dimo­strano una maggiore metodicità nelle modalità d'acquisto (si recano nei negozi generalmente nelle stesse fasce orarie). Le più giovani invece (e soprattutto quelle con un'attività lavorativa per il mercato) devono restringere (a meno di mezz'ora al giorno nel 40% dei casi) il tempo dedi­cato a tale attività così come devono approfittare dei "ritagli di tempo" per potersi recare nei negozi.

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~ UN COMUNE DELL'ARIA COLLINARE DI MEDIE DIMENSIONI: JESI

Il Comune di Jesi ha avviato nel 1991 un percorso articolato in varie fasi il cui scopo ultimo é quello di giungere alla redazione di un piano rego­latore degli orari della città. Fasi cruciali di tale indagine sono state una mappatura degli orari dei servizi (realizzata tra il 1992 ed il 1993) ed un'analisi su un campione di famiglie residenti finalizzata a conoscere il "livello di soddisfazione/insoddisfazione del cittadino/utente nei confronti dei ser­vizi indagati" e "l'articolazione quotidiana della vita cittadina" (indagine realizzata nel 1994). La mappatura degli orari che ha interessato 185 servizi nelle aree della pubblica amministrazione, del commercio, dei servizi dell'artigianato, delle banche, della sanità, dell'assistenza sociale, dell'istruzione, della cultura e del tempo libero, dei trasporti ha permesso di evidenziare la presenza di "sincronie/desincronie" nell'articolazione oraria dei servizi l2

Uno dei dati più importanti che è stato possibile evidenziare dalla rico­gnizione effettuata è la presenza di una notevole coincidenza (sincronia) degli orari di apertura la mattina nella fascia oraria che va dalle ore 9.00 alle 12.00 ed il pomeriggio tra le 15.00 e le 18.0013

L'analisi ha permesso di arrivare ad una caratterizzazione di una giorna­ta tipo per servizi e per fascia oraria. É stato cosi' possibile osservare come le funzioni ricomprese nell'area pubblica amministrazione/com­mercio/sanità eroghino i propri servizi in larga parte nella fascia oraria mattutina, in parte anche il pomeriggio e raramente la sera. I servizi relativi all'area istruzione si collocano invece in prevalenza nella fascia oraria mattutina, mentre cultura e tempo libero caratterizzano il pomeriggio ed in parte la sera. Su un segmento di tempo trasversale a tutte le altre funzioni si colloca invece il servizio di trasporto che si distribuisce piuttosto uniformemen­te su tutto l'arco della giornata anche se si registra un calo della sua intensità nelle ore notturne. Una analisi complessiva della concentrazione oraria dei servizi permette cosi' di osservare come il funzionamento della gran parte delle strutture a disposizione dei cittadini siano concentrate nelle fasce orarie centrali della mattina e del pomeriggio, con una limitata disponibilità nelle fasce orarie atipiche (il periodo compreso tra la fine mattinata ed il primo pomeriggio, oppure il tardo pomeriggio). Questa distribuzione oraria della funzionalità dei servizi lascia immaginare una certa difficoltà da parte dei cittadini ad usufruire di tali strutture. Basta pensare alle difficoltà orga­nizzative delle persone che devono sottostare ad orari di lavoro rigidi e piuttosto standardizzati (coincidenti quindi con la maggior parte degli orari di apertura dei servizi), a chi deve contemporaneamente gestire i carichi derivanti dagli impegni familiari (ad esempio accompagnare i figli a scuola), usufruire delle strutture sanitarie, conciliare il tutto con gli impegni di lavoro e con la necessità di svolgere altre pratiche. La seconda parte del lavoro svolto dai ricercatori ha cercato allora di verificare nella concreta realtà del contesto jesino l'esistenza o meno di questi problemi. Obiettivo dell'indagine é infatti stato quello di "rilevare il grado di soddi­sfazione/insoddisfazione degli utenti nei confronti degli orari di apertura al pubblico dei più significativi servizi operanti a Jesi".

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"Va però tenuto presente che la mappatura é stata reatizzata alcuni anni fa ed é probabile che nel frattempo alcune modifiche siano intervenute. In ogni caso le riflessioni che I "cercatOli hanno estrapolato dall'analisi dei dati mantengono una loro validità come indicato" di un modo di organizzare la vita in un centro di medie dimensioni.

13 Va tenuto presente che tale analisi era stata condotta in rela­zione ad una giornata tipo QI martedi') che rappresenta in genere il giomo di apertura pomeridiana in matte strutture della pubblica amministrazione.

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14 Anche nell'ambito di questa indagine il campione di famiglie é stato stratificato con riferimen­to alla sua distribuzione territo­riale e quindi alla presenza nelle diverse cirroscrizioni.

Così come nelle indagini realizzate negli altri contesti comunali anche in questo caso é stata la famiglia14 l'unità di rilevazione alla quale sono state sottoposte domande finalizzate a verificare l'atteggiamento nei confronti dell'attuale assetto orario dei servizi e la presenza di eventuali proposte integrative e/o modificative.

Le caratteristiche della partecipazione al mercato del lavoro influenzano in maniera determinante l'organizzazione di ritmi quotidiani dei diversi componenti, ma più in generale anche della famiglia nel suo complesso. Per questo motivo in tutte le indagini che hanno per oggetto i tempi e gli orari della città un'attenzione particolare viene dedicata all'articolazione ed alle altre modalità organizzative del lavoro per il mercato. A Jesi é emersa una percentuale non trascurabile di pendolarismo per motivi di lavoro. Se infatti il 75% delle persone ha dichiarato di avere la propria sede di lavoro nel comune di residenza, la restante parte si spo­sta in altri comuni (si tratta quasi esclusivamente di comuni all'interno della provincia). Poiché in alcuni casi si tratta di comuni che distano alcune decine di chi­lometri dal luogo di residenza (é il caso di Ancona verso cui si dirige il 6,8% degli occupati o di Fabriano che assorbe il 2,3% di pendolari) que­sto incide sulla quantità di tempo dedicata quotidianamente agli sposta­menti. Se infatti il 72,7% degli occupati riesce a contenere i tempi per gli spostamenti entro i 15 minuti, una quota non trascurabile (17,1 %) impie­ga in media da 16 a 30 minuti, mentre il restante 7,4% impiega oltre 30 minuti. É evidente che se si considerano complessivamente gli sposta­menti per andare/tornare emerge come una quota non trascurabile di intervistati deve sommare al normale orario di lavoro almeno 30 minuti trascorsi sui mezzi di trasporto. Da notare a questo proposito come, fatta eccezione per una percenutale piuttosto contenuta di persone che hanno la propria sede di lavoro a Jesi (15,3%) e che si recano abitualmente a lavorare a piedi ed una percen­tuale ancora più contenuta (4,3%) che utilizza la bici o il motorino, il mezzo di gran lunga più utilizzato risulta essere l'automobile. Limitato é risultato infatti l'utilizzo di tutti gli altri mezzi disponibili (autobus urbani ed extraurbani, treno). La tipologia oraria più frequente risulta essere quella di tipo spezzato (mattina e pomeriggio con pausa per il pranzo) che riguarda il 60% degli intervistati, seguita dall'organizzazione di tipo continuato (solo mattino con la possibilità di uno o due rientri pomeridiani) che riguarda il 27%. Nonostante una quota non trascurabile di pendolarismo, comunque il rien­tro a casa per il pranzo rappresenta un tratto piuttosto comune tra le fami­glie intervistate. Il 71 ,3% degli intervistati infatti riesce a tornare a casa per consumare i pasti con la famiglia. Va segnalato però come all'interno del 76,4% delle persone che lavorano a Jesi, i115% circa non fa ritorno a casa regolarmente per il pranzo, cosi' come non rientrano se non in rari casi i pendolari che si dirigono verso Ancona, Fabriano, Falconara o verso gli altri comuni. Pranzano regolarmente a casa invece quasi tutte le per­sone che lavorano negli altri comuni della provincia (si tratta infatti di comuni generalmente confinanti o comunque non distanti da Jesi). Oltre agli spostamenti per motivo di lavoro l'indagine ha analizzato anche il comportamento degli studenti iscritti alle scuole medie superiori e all'università. In questo caso la percentuale di pendolari é ancora più ele-

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vata. Solamente il 51,2% degli studenti segue le lezioni all'interno del comune. Gli altri si dirigono in gran parte verso Ancona (22%), Macerata (7,3%) o fuori regione (9,8%). Tra gli studenti una quota pari a circa il 17% non rientra a casa quotidia­namente e se si analizzano le località di studio si osserva come si tratta di chi è presente nelle sedi universitarie di Urbino, Camerino, Macerata o delle altre località fuori regione, mentre gli studenti che si recano ad Ancona tornano a casa giornalmente per dormire ma non riescono inve­ce ad essere presenti per il momento del pranzo. I tempi di trasporto degli studenti (anche in considerazione del più vasto raggio di spostamento) sono mediamente più consistenti di quanto non si verifichi per i lavoratori. Mentre infatti il 41 % impiega al massimo 15 minuti (si tratta degli studenti delle scuole medie superiori della città) il 32,3% impiega da 16 a 30 minuti ed il 26,5% più di mezz'ora (quelli che si recano a Chiaravalle ed Ancona). Mentre però i lavoratori utilizzano in larga maggioranza l'automobile per i loro spostamenti, gli studenti secondo le differenti destinazioni si avvalgono di una maggiore varietà di mezzi di trasporto: si spostano all'interno del comune a piedi, con l'auto­bus, con la bici, la moto o con l'automobile; utilizzano il treno o l'auto per raggiungere Ancona; l'autobus per Macerata e Chiaravalle.

Come indicato, tra le finalità dell'indagine una delle più importanti é stata quella di conoscere il livello di soddisfazione delle famiglie e raccogliere eventuali richieste di modifica relativamente al sistema degli orari dei servizi. É evidente come tali richieste sono connaturate alle caratteristiche socio­professionali dei vari componenti della famiglia ed all'appartenenza a dif­ferenti cicli di vita. Le famiglie con componenti giovani sono i naturali referenti dei servizi per l'infanzia (asili nido, scuole materne, scuole elementari). Da questo punto di vista l'indagine ha permesso di verificare come la presenza sul mercato del lavoro di uno o di entrambi i coniugi determini richieste differenti in ordine all'offerta di tali servizi. Sono emerse ad esempio richieste di orario prolungato nel pomeriggio o di apertura esti­va della scuola materna da parte di famiglie con entrambi i genitori occu­pati cosi' come é stato verificato che l'utilizzo della mensa é in una certa misura correlato alla condizione professionale della madre. Anche le modalità di utilizzo della scuola elementare dipendono dall'or­ganizzazione del lavoro dei genitori: l'utilizzo dello scuolabus é tipico dei bambini con la madre occupata cosi' come le sole richieste di modifica degli orari provengono da genitori con impegni di lavoro che gradirebbe­ro un'apertura anticipata del servizio. Altro ambito di analisi delle necessità delle famiglie é stato quello dei servizi aperti al pubblico (tra i più utilizzati sono emersi l'ufficio anagra­fe, l'ufficio postale, le banche e gli uffici delle aziende sanitarie). Le necessità di modifica degli orari degli uffici comunali e degli uffici periferici della pubblica amministrazione (questura, ufficio imposte, INPS, ecc ... ) sono rivolte prevalentemente ad ottenere un'apertura pomeridia­na prolungata (almeno fino alle 19.00) oppure un'apertura mattutina più ampia (con apertura anticipata alle 7.00 e chiusura alle 14.00). Tutte queste modifiche potrebbero agevolare il ricorso agli uffici delle persone con orari di lavoro più rigidi e vincolati. Va sottolineato infatti

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" Anche dau'analiSi degli atleg­gimenti che riguardano gli 0I3IÌ di apertura degli esercizi com­merciali emerge una confenna di come siano soprattutto le modalità organizzative dellavo­ro per ~ mercalo ad incidere sul lNeno di soddisfazione/insoddi­stazione nei confronti dell'attua­le assetto degli 0I3IÌ.

come in genere le fasce orarie di apertura dei principali servizi coincida­no con la maggioranza degli orari di lavoro degli utenti e come questo incida sulla minore o maggiore facilità di accesso. L'indagine permette anche di conoscere le modalità con le quali le famiglie usufruiscono in genere dei servizi. Una percentuale pari al 57,7% ha dichiarato di non aver incontrato problemi nel ricorso agli uffici od alle altre strutture, ma é evidente come tale percentuale si riduca ad oltre la metà nelle famiglie nucleari nelle quali entrambi i coniugi sono occupatj15. In questi casi diventa necessario organizzarsi principalmente approfittando dei "buchi" nell'orario di lavoro (23,7%) o ricorrendo a permessi (22%).

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~ UN COMUNE DELL'AREA COLLINARE: CHIARAVALLE

Anche l'indagine svolta tra le famiglie di Chiaravalle ha permesso di conoscere il modo in cui queste si organizzano quotidianamente ed ha inoltre offerto l'opportunità di rapportare le informazioni raccolte ai dati sulla struttura socio-economica del comune, sull'offerta di servizi pubbli­ci e privati, sulle scelte urbanistiche effettuate in passato. Ne è emerso un contesto largamente positivo, caratterizzato dal ricono­scimento a Chiaravalle del ruolo di piccola-grande città nel contesto della bassa e media Vallesina, di importante centro di transito di 'persone, merci, capitali e idee'. Infatti, grazie alla presenza nel territorio comuna­le di servizi, attrezzature, attività culturali, attività commerciali, artigiana­li e di servizio, posti di lavoro nel secondario (basti pensare alla fonda­mentale realtà produttiva e occupazionale rappresentata dalla Manifattu­ra Tabacchi) e nel terziario, Chiaravalle esercita un notevole potere di attrazione verso gli abitanti delle zone limitrofe ed acquista una non sot­tovalutabile funzione intercomunale, dovuta comunque anche alla fortu­nata posizione geografica. Nonostante le piccole dimensioni alcune tendenze (presenza di extraco­munitari, declino della natalità, progressivo invecchiamento della popola­zione residente, riduzione dell'ampiezza dei nuclei familiari, incremento dell'occupazione terziarizzata e contemporanea tendenza alla femmini­lizzazione) permettono di accomunare Chiaravalle ad altri centri di mag­giore dimensione della nostra realtà nazionale. L'esame delle varie tappe di sviluppo di questo centro hanno permesso di ricostruire il ruolo che la realtà industriale della Manifattura Tabacchi ha svolto in tale contesto territoriale permettendo a Chiaravalle di diven­tare il maggiore aggregato di forza lavoro industriale, a livello regionale, nell'BOO. Contemp=o=ra=n=ea=m=e=nte alla struttura proauttiva evolve l'assetto urbanisti­co e viario della città cosicché la dotazione di infrastrutture appare già nel secolo scorso di notevole qualità. Anche a livello di tessuto sociale questo tipo di sviluppo determina degli effetti con varie "conseguenze socio-antropologiche e di mentalità" (Galeazzi - Rossi, 1990), oltre che con influssi sulla crescita demografica dell'area interessata. Si sviluppano infatti tra le altre, strutture di assi­stenza, scuole, un teatro, una biblioteca. Lo sviluppo urbanistico ha visto la città crescere fino al 1945 lungo le più importanti vie di comunicazione che attraversano il paese (dalla doppia fila di capanne attorno all'Abbazia ai primi fabbricati edificati sui lati del­l'attuale Statale 76), con case peraltro tutte molto simili (case a schiera dalla caratteristica forma rettangolare), mentre dal dopoguerra in poi la città è cresciuta sia nelle maglie di tessuto lasciate vuote dalle prece­denti edificazioni sia in aree più periferiche. Nel 1951 i dati demografici permettono di verificare un notevole livello di urbanizzazione della popolazione (oltre la metà dei residenti vive nel cen­tro abitato più importante). Anche dopo tale data la popolazione di Chia­ravalle continua ad aumentare in gran parte per effetto di un saldo migratorio positivo. "Certamente la favorevole collocazione geografica di Chiaravalle - tra Falconara e Jesi, lungo il tratto di ferrovia e la statale che collegano la costa con l'interno - , ma anche le difficoltà connesse ad una ulteriore crescita dei comuni, più grandi, in cui si concentrano in

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misura maggiore le unità industriali della zona, hanno reso la città polo di attrazione per le immigrazioni dirette verso la costa." Hanno favorito questo processo alcune condizioni tra cui la localizzazio­ne nel tratto terminale della Vallesina che ha permesso a Chiaravalle di beneficiare di alcune valenze ambientali, quali la vicinanza della costa adriatica, l'ansa terminale del fiume Esino, ed inoltre una campagna non ancora coinvolta da una edificazione incontrollata. Non mancano comunque anche conseguenze negative dovute principal­mente al crescente flusso di traffico che insiste sul nucleo urbano e su una rete viaria non adatta a smaltirlo e all'esigenza di soddisfare una domanda di abitazioni, servizi e opere di urbanizzazione abbastanza intensa e spesso caotica.

Se si analizzano i dati degli ultimi censimenti si osserva come tra il 1971 ed il 1991 i residenti a Chiaravalle aumentano del 16,4% raggiungendo le 13.813 unità. Tale dinamica è frutto, da un lato di un saldo naturale tendenzialmente positivo, (almeno fino al 1984) e dall'altro di un saldo migratorio costantemente positivo per tutto il ventennio considerato, sul quale influisce anche una presenza non trascurabile di stranieri. Altro importante aspetto delle trasformazioni nei caratteri demografici è quello costituito da un progressivo invecchiamento della popolazione residente che trova conferma nella diminuzione del peso relativo dei gio­vani nella fascia d'età 0-14 anni (da 19 al 13%) e nell'incremento del peso della componente con oltre 65 anni (dal 13 al 20%). Sempre nel periodo considerato si modificano le strutture familiari: il numero medio di componenti per famiglia passa da 3,2 a 2,8 e cresce il peso delle famiglie composte da uno o due individui sul totale dei nuclei.

Un punto di partenza per avviare l'analisi dei ritmi della vita quotidiana a Chiaravalle può essere rappresentato dai tempi di lavoro in considera­zione dell'importanza di tale elemento nello studio complessivo dei tempi della città. Nelle famiglie appartenenti al campione che sono state definite "giova­ni" (perché alloro interno è presente almeno un componente di età infe­riore od uguale a 18 anni) la presenza sul mercato del lavoro è evidente­mente più consistente e si traduce in una quota di famiglie pari al 44% del totale all'interno delle quali entrambi i coniugi sono presenti sul mer­cato del lavoro. Questo dato, che già di per sé è indice di una probabile complessità di organizzazione interna della famiglia, può essere integrato da altre infor­mazioni tra le quali quelle relative al luogo in cui le persone svolgono la loro attività lavorativa. Si registra in questo caso un notevole tasso di pendola­rismo verso i centri più importanti della provincia. In particolare è emerso come solamente il 54% delle donne occupate ha la propria sede di lavoro a Chiaravalle mentre la percentuale si riduce al 31 % per gli uomini. Le principali destinazioni del pendolarismo, che caratterizza la realtà lavorativa di Chiaravalle, sono Ancona, Falconara e Jesi. Nonostante la presenza di un'articolazione dell'orario giornaliero che dif­ferisce nelle varie situazioni a seconda del ruolo svolto sul mercato del lavoro nel 12,5% delle famiglie con entrambi i coniugi occupati si verifi­ca una coincidenza degli orari giornalieri ed ancora più dei giorni di ripo­so settimanale o delle ferie annuali.

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"Ora, la notevole uniformità dei tempi di lavoro per il mercato, se da un lato facilita molti aspetti del vivere quotidiano, in termini di lavoro dome­stico più agevolmente gestibile ed anche di possibilità di consumare i pasti insieme in famiglia, dall'altro può porre non pochi problemi ineren­ti l'organizzazione del lavoro di cura, specie se nell'ambito familiare vivo­no bambini o anziani che necessitano di una attenzione e assistenza costanti. Ancora, ulteriori difficoltà possono sorgere se si devono utilizza­re strutture e servizi funzionanti in determinate fasce orarie non acces­sibili da parte di entrambi i coniugi."

Il lavoro svolto all'interno delle mura domestiche comprende sia le atti­vità di cura dei figli e degli altri familiari, sia attività domestiche di cura della casa, sia attività di carattere burocratico. Tutte queste attività vedono come principali protagoniste le figure fem­minili, con una presenza dei coniugi più consistente nelle attività ché riguardano l'acquisto di generi alimentari (53%) e soprattutto lo svolgi­mento di attività burocratiche (76% circa). Un coinvolgimento della figu­ra maschile che si verifica insomma soprattutto negli aspetti che hanno a che fare con la gestione di somme di danaro o che comportano un con­tatto con enti ed istituzioni esterne alla famiglia. Questi dati generali mostrano alcune differenze se si analizzano i com­portamenti delle diverse generazioni: in particolare si nota un aumento del monte ore giornaliero dedicato alla casa dalle intervistate giovani (quelle appartenenti alle famiglie mediamente più numerose e dove la presenza di figli piCCOli contribuisce a rendere più gravoso il carico fami­liare); una distribuzione del carico di lavoro domestico in orari atipici (dopocena o nei giorni festivi) per le donne giovani e soprattutto per le lavoratrici; una maggiore condivisione dei compiti che si registra nelle famiglie "anziane". Una maggiore condivisione dei compiti nelle famiglie giovani si registra invece per quanto riguarda le attività di cura dei figli: nel 43,7% delle famiglie padre e madre si dedicano con uguale impegno a seguire i figli nelle attività scolastiche, nel gioco, nelle attività di svago.

L'analisi dei comportamenti di acquisto delle famiglie di Chiaravalle assume qui particolare importanza soprattutto per quanto riguarda il tipo di spostamenti e quindi il rapporto con il territorio che questo contribui­sce a determinare. Gli acquisti di maggior consistenza dal punto di vista dell'entità della spesa (oggetti per la casa e provviste di generi alimentari) vengono repe­riti in percentuali non trascurabili (in media nel 36% dei casi ma con una maggiore incidenza tra le famiglie giovani) al di fuori del comune di resi­denza. La vicinanza a centri di grandi dimensioni (Ancona e Falconara) che offrono una maggiore offerta dal punto di vista qualitativo e la pre­senza di centri commerciali o ipermercati determina un'uscita dal comu­ne che interessa una consistente quota di famiglie. Permangono invece comportamenti d'acquisto più tradizionali per le pic­cole spese di generi alimentari per le quali ci si continua a rivolgere ai negozi vicino casa più facilmente raggiungibili. I differenti comportamenti d'acquisto esaminati sinora trovano adeguata conferma nei differenti fattori che intervengono nella scelta del negozio. Infatti, per la spesa alimentare giornaliera è decisiva la vicinanza all'abi-

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IO Nel periodo di effettuazione dell'indagine l'offerta di servizi educativi pubblici mostrava un'articolazione degli orari di apertura piuttosto favorevole ed inoltre la presenza di una sbuI­tura privala con possibilità di uti­lizzo più elaslico permetteva di soddisfare anche le esigenze delle famiglie con particolari problemi.

tazione (41,1 %), spesso abbinata alla convenienza dei prezzi (30,4%) e poco determinanti risultano elementi quali fiducia nel negoziante e qua­lità della merce (7,1 %), In maniera decisamente opposta invece le ultime due variabili condizionano più di altre l'acquisto di oggetti per la casa (46,3%), Acquisto tra l'altro influenzato in misura ridotta dalla limitata distanza del negozio (9,3%) ma in percentuale significativa dal fattore risparmio (24,1%). In particolare, risultano maggiormente soddisfatti da prezzi convenienti i nuclei familiari giovani (47,4%), mentre ritengono più importanti qualità e fiducia quelli con presenza di ultrasessantacinquen­ni (57,1%). Proposte di modifica dell'attuale sistema degli orari dei servizi sono state sottolineate con maggiore evidenza con riguardo ai servizi artigianali relativamente ai quali si riterrebbe più opportuno un servizio continuati­vo non interrotto nei giorni festivi e semi-festivi (richieste espresse nei confronti della disponibilità degli idraulici ed elettricisti ma anche per le rosticcerie e le officine meccaniche), Nei confronti degli orari dei negozi si registra invece un sostanziale gra­dimento, più evidente per quanto riguarda i turni di chiusura infrasetti­manali ed annuali, mentre per quanto riguarda gli orari giornalieri ven­gono avanzate (soprattutto dalle famiglie giovani) richieste di apertura continuata nella fascia del pranzo dei negozi di generi alimentari (16,7%)

Anche gli aspetti relativi all'utilizzo dei servizi educativi lasciano emer­gere un sostanziale apprezzamento da parte delle famiglie di Chiaraval­le per quanto riguarda il sistema degli orarj16,

Il ricorso agli uffici comunali, secondo i dati rilevati dall'indagine, non ha comportato difficoltà in termini di orario per quasi 1'80% delle persone intervistate (si tratta prevalentemente di casalinghe o di persone che possono approfittare di orari di lavoro piuttosto elastici) mentre i mariti hanno dovuto adattare delle strategie consistenti nell'approfittare dei giorni di riposo o addirittura nel richiedere un permesso od una giornata di ferie. Le richieste di modifica non sono emerse in forma particolarmente evi­dente: a fronte di un 94,4% di intervistati che si dichiara "molto" o "abbastanza" contento del funzionamento degli uffici sono emerse richieste di modifica degli orari in poco più del 20% dei casi (richieste volte ad ottenere l'apertura pomeridiana o l'apertura anticipata).

PROVINCIA DI ANCONA

~ UN COMUNE DELL'AREA MONTANA: CERRETO D'ESI

AI fine di avere un quadro il più possibile articolato di quelle che sono le modalità e gli orari nell'uso dei servizi e del territorio, nell'ambito di que­sto lavoro, oltre ad una analisi secondaria di dati già disponibili e relativi a determinati ambiti interni alla provincia, sono state realizzate alcune indagini ex-novo che hanno permesso di ottenere dati tra loro coerenti e confrontabili. Le ricerche sono state realizzate nei comuni di Cerreto d'Esi, Sassoferra­to e Filottrano. Pur utilizzando tecniche diverse (sondaggio telefonico nel primo caso e somministrazione diretta del questionario negli altri due casi), le indagini hanno avuto come finalità quella di conoscere le moda­lità di uso del tempo dei vari componenti della famiglie, il rapporto con i servizi e le strutture e più in generale con il territorio in cui vivono.

A Cerreto d'Esi l'indagine è stata realizzata attraverso un sondaggio telefonico su un campione di 50 famiglie (pari al 4,6% delle famiglie resi­denti nel comune). Le famiglie campione sono state estratte con criteri casuali dall'elenco reso disponibile dall'anagrafe comunale. Prima di pro­cedere all'estrazione si è ritenuto opportuno effettuare una stratificazio­ne sulla base dell'appartenenza delle famiglie a differenti cicli di vita. La scelta si è basata sulla considerazione dell'importanza che la presenza all'interno dei nuclei familiari di persone appartenenti a differenti gene­razioni determina sull'organizzazione complessiva della vita familiare, oltre che sulle esigenze ed i comportamenti dei singoli.

Sono state qUindi individuate le seguenti tipologie di famiglie: "famiglie giovani" - con almeno un componente di età uguale o infe­riore a 18 anni; "famiglie anziane" - con almeno un componente di età uguale o superiore a 65 annj17; "famiglie di età media" - con nessun componente di età inferiore a 18 anni e nessun componente di età superiore a 65 anni.

Lo schema di campionamento è risultato essere quindi il seguente:

N. famiglie (v.a.) Distribuzione Famiglie percentuale campione

Famiglie giovani 317 29% 15 Famiglie anziane 389 36% 18 Famiglie età media 385 35% 17 Totale 1.091 100% SO

Prima dell'avvio dell'indagine è stata realizzata un'attività di informazio­ne alle famiglie appartenti al campione. Alle stesse è stata inviata una lettera per informare delle finalità e degli obiettivi dell'iniziativa e per chiedere la disponibilità a collaborare. Successivamente si è proceduto alla realizzazione del sondaggio telefo­nico. La scelta di tale strumento trova giustificazione da un lato nella

17 le famiglie nelle quali sono risultati contemporaneamente presenti componente giovani e anziani sono siate assimilate alle famiglie giovani.

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PI~OV INCIA DI ANClSNiI --------- --- ---- ___ o

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" ln)Utti i. casi incui ciò ~ stato maggiore facilità di contatto con un numero elevato di unità campione (e possibile Il Questionano e stato somr~istrato alla

l figu: fem- quindi con la possibilità di realizzare indagini in tempi relativamente

~~eall'i~t:gred~l~ fa~:' brevi), dall'altro nella possibilità di stabilire un filo diretto con l'intervista-Tale scelta è determinata dalla t d' 'f 'l't' d' d' I L' t 't t t l' considerazione della maggiore O e In una maggiore aCI I a I la ogo, e In ervls e sono s a e rea IZ-=re~fed~:~~ zate con l'utilizzo di un questionario strutturato articolato in più sezioni l8 : di tutti gli altri componenti.

.. Il 78% delle famiglie inleJVi­stale risiede nel centro abitalo principale, il 14% in campagna e 1'8% nelle frazioni.

- una scheda famiglia finalizzata a conoscere la composizione del nucleo e le caratteristiche socio-anagrafiche di tutti i componenti (sesso, età, titolo di studio, condizione professionale); a ricostruire le modalità organizzative del lavoro domestico e del lavoro di cura e le caratteristiche del lavoro per il mercato

- una scheda sull'utilizzo dei servizi educativi e ricreativi e sulle attività del tempo libero una scheda sulle modalità di utilizzo degli uffici comunali

- una scheda sull'utilizzo dei servizi socio-sanitari una scheda sulla rete commerciale ed i pubblici esercizi

- una scheda sui trasporti ed il territorio,

La complessità del questionario ha permesso di ottenere una considere­vole quantità di dati che contribuiscono a definire, da più punti di vista, le modalità con le quali le famiglie di Cerreto si organizzano, qual è il rap­porto che intrattengono con il territorio in cui vivono, quali sono i proble­mi e le relative richieste di modifica inerenti il sistema degli orari.

LE FAMIGLIE All'interno del campione intervistato prevale la tipologia familiare di tipo nucleare (80%) costituita dai soli coniugi (24% del totale delle famiglie), da coniugi ed un solo figlio (28%) o da coniugi e due figli (24%)_ E' evidente che tra gruppi appartenenti a generazioni diverse esistono notevoli differenze nella composizione della famiglia: le famiglie giovani sono sempre costituite dai coniugi e da uno o più figli, mentre tra le fami­glie anziane e quelle di età media prevalgono famiglie meno numerose (costituite da una sola persona o da entrambi i coniugi), Le famiglie estese (quelle che accanto al nucleo principale vedono anche la coabitazione di altri componenti) rappresentano invece i116% del tota­le. A questa presenza di parenti che vivono insieme sotto lo stesso tetto, si aggiunge la presenza, verificata attraverso i dati dell'indagine, di una rete parentale costituita dai genitori, suoceri, figli, fratelli che vivono nelle vicinanze dell'abitazione o comunque non lontano da essa. Il 30% delle intervistate ha infatto dichiarato di avere i genitori nello stesso comune (il 12% nello stesso quartiere) e lo stesso si verifica nel 24% dei casi per i suoceri, nel 18% dei casi per i figli, e nel 26% dei casi per i fratelli '9 .

E' facile immaginare che a questa vicinanza corrisponda anche la pre­senza di una rete di aiuti e di scambi tra le varie generazioni. Il 42% delle intervistate ha infatti dichiarato di prestare aiuto in maniera piuttosto regolare a parenti anziani, mentre 1'8% offre il proprio sostegno alle generazioni più giovani (prevalentemente fornendo aiuto nella cura dei bambini o della casa). Si tratta di un'attività che caratterizza il compor­tamento delle famiglie senza differenze di rilievo tra gruppi appartenenti a differenti generazioni. Nel 34% delle famiglie entrambi i coniugi risultano occupati sul mercato del lavoro. Questo dato assume una sua rilevanza dal punto di vista del-

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l'organizzazione dei tempi e degli orari, se si considera che in quasi la metà di tali famiglie gli orari giornalieri di lavoro di moglie e marito non coincidono mai o quasi mai, mentre si registra una maggiore uniformità ne "e giornate di riposo e nei periodi di ferie. Accanto alle famiglie con una partecipazione attiva al mercato del lavo­ro20• si registra una percentuale pari al 17% di nuclei all'interno dei quali nessun componente è attivo. La diffusa presenza sul mercato del lavoro della componente femminile (è risultato occupato il 50% delle intervistate) contribuisce a spiegare l'e­levata frequenza con cui le donne intervistate hanno dichiarato di svol­gere lavori domestici in orari atipici (la sera dopocena o nei giorni festi­vi). " 38% lo fa sempre o spesso, mentre il 40% (rappresentato quasi esclusivamente dalle donne più anziane) riesce a tenersi libero da tali impegni. Le donne intervistate lavorano prevalentemente come operaie (40% delle occupate) ma anche come insegnanti o impiegate (rispettivamente 20% e 16%). Conseguentemente i settori di attività principali risultano essere l'industria e la pubblica amministrazione. Più ristretta è invece la pre­senza di lavoratrici autonome nel commercio o nell'artigianato. Anche tra i coniugi il tipo di occupazione prevalente risulta essere quel­la di tipo operaio (50% degli occupati) accanto alla quale si registrano quote di ausiliari (19%) e insegnanti (15%). Anche per la componente maschile quindi l'industria risulta essere il settore di attività prevalente.

LE CARATTERISTICHE DEL LAVORO PER IL MERCATO La notevole incidenza di occupati nell'industria incide su "e modalità di partecipazione all'attività e sull'organizzazione della famiglia. Tra le mogli prevale un orario di lavoro di tipo spezzato (mattino e pome­riggio con pausa per il pranzo) che interessa il 44% delle donne che lavo­rano. Notevole è comunque il numero di persone che hanno dichiarato di praticare un orario articolato per turni (24% del totale). l:impegno lavorativo è in quasi la metà dei casi di 40 ore settimanali, alle quali il 44% delle donne che lavorano deve aggiungere una quota di straor­dinario che raggiunge in alcuni casi anche le 10 o 12 ore settimanali. La collocazione del comune all'interno della comunità montana ed a pochi chilometri da Fabriano e dalla sua periferia industriale, giustifica l'elevata percentuale di donne che hanno dichiarato di lavorare fuori comune (56% in un comune della provincia di Ancona e 13% in un altro comune delle Marche21 ).

Anche tra la componente maschile la tipologia oraria più diffusa è quella di tipo spezzato seguita da un'organizzazione per turni. l:orario di lavoro è piuttosto uniformemente articolato sulle 40 ore settimanali, alle quali vanno aggiunte anche in questo caso non trascurabili quote di lavoro straordina­rio. Come le loro mogli, anche i mariti si spostano frequentemente perché lavorano fuori comune (è relativamente più diffusa la tendenza a spostarsi anche fuori provincia o a praticare lavori senza sede fissa). La già ricordata vicinanza di Cerreto a Fabriano ed ai comuni del macera­tese (principalmente Matelica) contribuisce a spiegare l'entità relativa­mente contenuta degli spostamenti effettuati per motivi di lavoro. Il 60% delle intervistate ed il 62% dei coniugi qevono percorrere da 1 a 10 chilometri per raggiungere la sede di lavoro, mentre rispettivamente il 16% ed il 15% si spostano per oltre 10 chilometri.

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lO Nel 10% delle famiglie sono presenti sul mercato del lavoro sia i coniugi cile i figli mentre neU'8% dei casi risulta occupato solamente U capofamiglia.

21 Va considerato anche cile il comune di Cerreto confina con la provincia di Macerala. daUa Quaie dista solo pochi chOOmelri.

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Una sostanziale uniformità emerge relativamente al mezzo utilizzato per raggiungere il posto di lavoro: tranne isolati casi di persone che si spo­stano a piedi o con i mezzi pubblici, l'automobile risulta essere il mezzo più diffuso. La relativa vicinanza e l'utilizzo dell'automobile permettono all'intervista­ta di raggiungere il posto di lavoro in meno di 15 minuti in quasi il 70% dei casi. Mediamente più lunghi risultano essere i tempi di spostamento dei mariti (il 62% impiega meno di 15 minuti, il 23% da 15 a 30 minuti ed il 15% più di 30 minuti).

I TEMPI E GLI SPOSTAMENTI PER LA SCUOLA Gli spostamenti per la scuola che sono stati analizzati riguardano i giova­ni appartenenti al campione che frequentano la scuola elementare, media o superiore. Il 36% si reca a scuola percorrendo meno di un chilometro ed il 21 % da 1 a 5 chilometri. Le distanze risultano essere quindi piuttosto ridotte (solamente il 14% percorre più di 10 chilometri. Conseguente­mente in oltre la metà dei casi i giovani impiegano meno di 15 minuti per raggiungere la scuola. I mezzi più utilizzati sono l'autobus e lo scuolabus. Sul funzionamento dei servizi pubblici di trasporto la metà delle famiglie intervistate ha espresso un giudizio positivo (dichiarandosi molto o abba­stanza soddisfatte), anche se circa un quarto degli appartenenti al cam­pione non ha saputo dare una valutazione perché non conosce e non uti­lizza il servizio.

L'UTILIZZO DEL TEMPO LIBERO Il tempo libero delle intervistate risulta essere occupato soprattutto da attività di carattere ricreativo. Mentre infatti solo in percentuali inferiori al 16% le intervistate hanno dichiarato di andare (con diversa frequenza) a teatro, in biblioteca, di seguire conferenze, visitare mostre, o praticare attività sportiva, una relativa maggiore incidenza si nota per i film visti al cinema (il 6% ci va spesso ed il 18% qualche volta) per il ballo ma soprattutto per attività praticate in maniera meno strutturata (passeggia­te, serate con amici, hobby). La scarsa partecipazione ad attività di tempo libero all'esterno della casa trova una qualche giustificazione proprio nella mancanza di tempo che deriva alle donne dalla somma di una pluralità di impegni (il lavoro in casa, la cura dei figli e degli altri parenti, il lavoro per il mercato). Il 46% delle donne ha infatti dichiarato che desidererebbe disporre di maggior tempo libero da dedicare in primo luogo a se stesse e alla propria persona. Tra i fattori che più impediscono di partecipare ad attività di tempo libe­ro esterno emergono infatti gli impegni derivanti dalla cura dei figli e degli altri familiari (25,6%), la stanchezza (20,5%) ma anche la lonta­nanza e la prigrizia.

L'UTILIZZO DEGLI UFFICI E DEGLI ALTRI SERVIZI Negli ultimi tre mesi precedenti il momento dell'intervista il 64% delle famiglie intervistate ha avuto necessità almeno una volta di recarsi negli uffici comunali (il 54% si è recato più volte). L'ufficio al quale ci si rivol­ge più frequentemente è l'ufficio anagrafe seguito dall'ufficio tecnico. Nel primo caso sono state soprattutto le donne intervistate a recarsi presso agli sportelli, mentre nel secondo caso sono stati soprattutto i mariti a sbrigare le relative pratiche.

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Questa divisione riflette un modo di organizzarsi all'interno della famiglia che si ritrova anche nelle attività svolte all'interno della casa, dove si osserva una maggiore partecipazione degli uomini nelle attività che hanno a che fare con gli aspetti più tecnici e più burocratici. Generalmente comunque l'accesso agli uffici non risulta partico­larmente problematico per le persone intervistate: la metà delle donne che si sono recate agli sportelli comunali non ha incon­trato problemi; le altre hanno approfittatto del giorno libero ed un 15% ha dovuto chiedere un permesso. Va considerato in que­sto caso che l'elevata presenza di occupati nell'industria com­porta una maggiore rigidità negli orari di lavoro e di conseguen­za l'esistenza di maggiori vincoli per l'accesso alle strutture che hanno in genere orari di funzionamento coincidenti con quelli di lavoro. Tuttavia si registra una generalizzata accettazione degli orari attualmen­te praticati dal comune e solo limitate richieste volte ad ottenere l'orario continuato oppure una estensione dell'orario di apertura all'inizio o alla fine della mattinata. L'utilizzo delle strutture e dei servizi socio-sanitari comporta per i resi­denti a Cerreto la necessità di ricorrere a spostamenti fuori comune piut­tosto frequenti. Mentre infatti non è necessario muoversi dalla città per farsi visitare dal proprio medico di base, uscire dal comune diventa l'unica possibilità se ci si deve sottoporre a visite specialistiche, se si deve ricorre ai poliam­bulatori, se si devono effettuare esami di laboratorio. Le uniche opportunità esistenti nel territorio sembrano essere in definitiva, oltre ai servizi del medico di base, la possibilità di sottoporsi ad esami od analisi presso strutture pubbliche. Alla domanda su quali sono i problemi più importanti che gli utenti incontrano quando devono usufruire di strut­ture sanitarie pubbliche, il 34% ha sostenuto di non aver mai incontrato dif­ficoltà. Quello di cui più spesso ci si lamenta é la perdita di tempo (38% degli intervistati) e (in misura minore) la lontananza delle strutture (10%). Un altro aspetto importante da considerare per conoscere le modalità con le quali i residenti in un piccolo centro dell'area montana si organiz­zano nello svolgimento delle varie fasi della loro vita quotidiana é costi­tuito dal rapporto con le strutture della rete commerciale. Un primo dato che emerge con particolare evidenza é la tendenza delle famiglie intervistate a ricorrere con una certa frequenza agli acquisti di generi alimentari. Il 26% ha infatti dichiarato di fare la spesa con caden­za giornaliera ed il 62% con cadenza settimanale. La spesa quotidiana di generi alimentari viene effettuata prevalente­mente nei supermercati (63% dei casi) anche se continua a mantenere una certa importanza il piCCOlo negozio vicino casa (16%). Solamente il 10% de "e famiglie intervistate si reca fuori comune per fare acquisti di generi alimentari, probabilmente approfittando degli spostamenti per motivi di lavoro. Per gli acquisti di maggiore entità (provviste settimanali) si ricorre inve­ce quasi esclusivamente al supermercato e ci si rivolge più spesso fuori comune. Se si analizzano infatti i fattori che spingono gli utenti a scegliere le diverse tipologie di esercizi commerciali si osserva come per la spesa quotidiana é la vicinanza il fattore che giustifica prevalentemente il com-

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portamento degli acquirenti (58% dei casi); è invece la convenienza il fat­tore in base al quale il 72% delle famiglie intervistate sceglie il negozio per le provviste settimanali. Per gli orari dei negozi di generi alimentari le modifiche avanzate dal 24% delle famiglie riguardano un ampliamento degli orari di apertura (anticipare la mattina presto e chiudere più tardi sia la mattina che il pomeriggio).

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~ UN COMUNE DELL'AREA COLLINARE: FILOTIRANO

A Filottrano, così come a Sassoferrato, l'indagine sulle modalità d'uso del tempo e del territorio é stata realizzata mediante contatto diretto con le famiglie. L'intervista è stata cioé realizzata presso l'abitazione alla pre­senza di uno o più componenti la famiglia22 .

Ai soggetti intervistati sono state sottoposte delle schede per raccoglie­re informazioni sulle caratteristiche socio-anagrafiche di tutti i compo­nenti il nucleo familiare (sesso, età, luogo di nascita, dimora abituale, condizione professionale, settore di attività, eventuale lavoro svolto). É stata poi ricostruito il "bilancio tempo" di una giornata feriale e di una giornata festiva di tutti i componenti il nucleo familiare. Il bilancio tempo permette di conoscere l'organizzazione della vita quoti­diana delle persone, di capire che legame esiste tra "tempo di lavoro" e "tempo libero" e quanto tempo viene dedicato all'abitazione. Questi dati permettono di scoprire come si organizzano i ruoli all'interno della fami­glia ed il modo in cui viene utilizzato il territorio. Se si analizzano le informazioni relative al totale delle persone intervi­state si nota come oltre la metà degli appartenenti al campione siano presenti sul mercato del lavoro (56%) e come i pensionati rappresentino il 34% del totale. I settori di attività prevalenti sono rappresentati con percentuali presso­ché analoghe dall'industria, dai servizi e dalla pUbblica amministrazione. Prevale infatti un'occupazione di tipo impiegatizio seguita da una quota considerevole di operai e di lavoratori autonomi. La presenza a Filottrano di un tessuto industriale diffuso che rappresen­ta una realtà produttiva importante all'interno del territorio provinCiale contribuisce ad interpretare il dato in base al quale oltre 1'88% delle per­sone appartenenti al campione che risultano occupate lavora all'interno del comune. Gli altri si spostano in zone piuttosto vicine: nelle aree appena fuori Filot­trano, o in altri comuni della provinCia di Ancona. Il rientro a casa la sera é quindi un dato comunemente diffuso, così come generalizzata é anche l'abitudine di tornare a casa per il pranzo (solamente il 5% delle persone appartenenti al campione non torna a casa mai o solamente qualche volta). Su questa organizzazione delle modalità di lavoro e di rapporto con l'a­bitazione influisce anche la brevità dei tempi per gli spostamenti (prati­camente nulli o limitati a pochi minuti per quasi 1'80% degli intervistati). La particolare concentrazione delle occupate nel settore privato (ed in particolare nell'industria) contribuisce invece a spiegare l'elevato nume­ro di ore dedicate al lavoro da quasi il 60% degli intervistati (il 42% lavo­ra otto ore al giorno ed il 17% oltre otto ore). Per l'acquisto di beni di vario tipo i residenti a Filottrano oltre che servir­si dei negozi presenti all'interno del comune si spostano anche nelle zone limitrofe (11,9%), in altri comuni della provincia di Ancona (14,5%), ma anche in provinCia di Macerata (5,7%) e solo raramente in altre zone delle Marche.

Nei giorni feriali circa un terzo delle persone intervistate dispone di una o due ore al giorno libere da impegni e da poter dedicare ad attività di svago. Tale disponibilità aumenta fino a più di 5 ore per un'analoga quota

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72 In ciascuno dei due comuni sono state intervistate 100 famiglie estratte con criteri casuali dagli elenchi anagrafici.

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di persone appartenenti al campione. Tra le attività che vengono svolte in questi momenti liberi dagli impegni di studio, di lavoro o di cura della casa, guardare la televisione sembra essere l'occupazione che in modo generalizzato accomuna tutti gli appartenenti al campione. Una certa importanza (anche se su livelli decisamente inferiori) é rico­perta dalle attività finalizzate all'autoconsumo: il 34% si dedica all'orto o al giardino, il 17% alleva animali da cortile, il 5,2% fa lavori agricoli. In aggiunta il 57% delle donne si dedica allo svolgimento di lavori femmi­nili (ricamo, cucito, lavori a maglia), attività che pur rivestendo a volte il caratteri di hobby rappresentano spesso una naturale continuazione del lavoro domestico. Piuttosto frequenti sono anche le attività che permettono di mantenere le relazioni con gli amici (17%) ma soprattutto con i parenti o con i familia­ri (81 %). Minore é invece la diffusione con la quale si praticano attività sportive, si frequentano locali ricreativi, si pratica il volontariato. Complessivamente il tempo libero nei giorni feriali viene speso in gran parte all'interno del comune di residenza. Solamente il 10% si sposta nelle zone poco fuori Filottrano per svolgere qualche attività e ancora più limitati sono gli spostamenti per le altre zone della provincia o per le località ancora più lontane. Nei giorni festivi quasi il 70% di persone intervistate dispone di oltre 5 ore libere che vengono dedicate anche in questo caso alla televisione (anche se con una frequenza minore rispetto a quanto avviene nei gior­ni feriali). Non diminuisce di molto nemmeno il tempo trascorso nello svolgimento di lavori femminili, nella cura dell'orto o degli animali da cor­tile. Diminuisce invece l'impegno nei confronti delle attività di carattere agricolo. Generalizzato é poi nei giorni festivi l'uso del tempo libero per riposarsi e per stare con i parenti o con altri familiari. Sensibile é anche la frequenza con cui le persone appartenenti al cam­pione si spostano nei giorni di festa fuori comune per le attività di svago. Il 28,5% si reca nelle zone confinanti con il comune, il 31 % nelle altre zone della provincia e il 19% si muove verso la provincia di Macerata.

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~ UN COMUNE DELL'AREA MONTANA: SASSOFERRATO

Il panorama sulle modalità d'uso del tempo e dei servizi in alcuni conte­sti territoriali della provincia di Ancona si conclude con i dati raccolti nel­l'ambito dell'indagine effettuata nel comune di Sassoferrato. L'indagine è stata realizzata con le stesse modalità utilizzate nel comune di Filottrano (somministrazione diretta di un questionario articolato in più schede ad uno o più componenti la famiglia) e permette quindi di realizzare qualche confronto tra due realtà caratterizzate sia dal punto di vista della localiz­zazione geografica (un comune montano ed uno dell'area collinare) sia da quello delle caratteristiche socio-anagrafiche (maggiore presenza di anziani nell'area montana e maggiore ricchezza del tessuto produttivo nel contesto collinare). • La presenza di occupati, all'interno del campione di intervistati a Sasso­ferrato, é inferiore di quanto registrato a Filottrano (35%). L'industria é il settore che caratterizza la componente attiva sul mercato del lavoro. Ad essa seguono la pubblica amministrazione e l'artigianato. L'occupazione più diffusa é quella di tipo operaio anche se é presente una quota non trascurabile di lavoratori autonomi (imprenditori, libero professionisti, artigiani). All'interno del campione la presenza femminile sul mercato del lavoro é pari al 24%. Il 33% delle donne svolge mansioni impiegatizie, una mini­ma parte é costituita da titolari di esercizi commerciali e da coadiuvanti che lavorano nella attività artigianale di famiglia. I settori di occupazione prevalenti sono la pubblica amministrazione e l'industria. Questa diffe­rente presenza in settori caratterizzati da modalità organizzative dellavo­ro sensibilmente differenti incide sulla capacità o meno di conciliare il lavoro in casa e fuori casa, determinando la tendenza a mettere in atto strategie di vario tipo. Un aiuto viene fornito in questo senso dalla pre­senza di una rete di-sostegno parentale spesso fornit011alle generazioni più anziane che si occupano dei bambini piccoli o che offrono un aiuto per la cura della casa. Il tasso di pendolarismo per motivi di lavoro é risultato più elevato a Sas­soferrato rispetto a quanto verificato a Filottrano. Molte delle persone che vivono nel comune gravitano infatti per motivi di lavoro nel fabrianese. Il 20% degli occupati si sposta infatti per lavorare nei comuni limitrofi, mentre la vicinanza alla provincia di Pesaro può spiegare la presenza di una percentuale pari a circa il 6% che lavora in un'altra provincia delle Marche. Anche per le attività di studio si determina uno spostamento fuori comu­ne che riguarda il 52% degli studenti e che si dirige soprattutto nei comuni vicini. La mancanza a Sassoferrato di istituti di istruzione secon­daria comporta infatti lo spostamento degli studenti più grandi sia verso i comuni vicini, sia verso le altre province (ad Urbino o Perugia) per chi frequenta l'università. Se il rientro serale é piuttosto generalizzato, meno frequente é invece il ritorno a casa per il pranzo. Il 38% delle persone che svolge la propria attività fuori comune non rientra a casa per il pasto di mezzogiorno. I tempi di spostamento risultano infatti essere piuttosto lunghi, il 53% impiega infatti più di mezz'ora. Oltre che per motivi di lavoro la frequenza degli spostamenti nei comuni limitrofi si ritrova in maniera piuttosto evidente anche per quanto riguar-

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da gli acquisti (il 32% circa delle persone si sposta nei comuni vicini). E' evidente che si tratta di spostamenti differenziati sulla base delle diffe­renti generazioni (gli anziani fanno acquisti prevalentemente all'interno del comune e più spesso nelle vicinanze della propria abitazione) ma anche sulla base della parte di territorio comunale in cui si vive (ci si spo­sta cioé verso il fabrianese o verso la provincia di Pesaro privilegiando la vicinanza all'una o all'altra zona). Nei giorni feriali l'accavallarsi di una molteplicità di impegni (lavoro, studio, attività domestiche, attività di cura) limita il tempo a disposizione da dedi­care alle attività di svago e limita anche la possibilità di spostamento. A Sassoferrato si registrano percentuali più basse di persone che hanno dichiarato di dedicare parte del proprio tempo libero alla televisione o all'ascolto della radio così come è minore la percentuale di donne che ha dichiarato di svolgere lavori femminili. Una certa importanza rivestono invece anche in questo contesto le attività finalizzate all'autoconsumo (cura dell'orto, degli animali da cortile, lavoro nei campi). Nei giorni feriali la minore disponibilità di tempo limita gli spostamenti ad una quota del 20% delle persone che si dirigono prevalentemente verso il fabrianese. Più vasta è invece l'area di riferimento nei giorni festivi durante i quali ci si sposta sia verso la costa (Ancona, Senigallia, riviera del Conero) sia verso i centri maggiori dell'area collinare (Jesi, Osimo). Restano comunque mete importanti per le attività di svago i comuni con­finanti di Fabriano, Arcevia e Genga.

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