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di GWSEPPE A. RINALDI MELFI -Sabato 16 mag- gio scorso, al Centro Culturale Nitti di Mel- fi, è andata di scena la presentazione del libro intitolato "La Divina Droga", basato sugli scritti di due grandi lu- cani e meridionalisti, Francesco Saverio Nit- ti e Giustino Fortunato, e incentrato su un fla- gello che colpì e condi- zionò tutta la Penisola italica di fine Ottocen- to-inizi Novecento, ovve- ro la malaria. Ospiti in aula, la dot- toressa Carozzi, curatri- ce della collana Fronte- retro della Fondazione "Ivo de Carneri", una fondazione che si occu- pa in particolare di lot- ta contro la malaria nei Paesi in via di sviluppo nel mondo; il dottor Stefano Rolando, presi- dente della Fondazione "Francesco Saverio Nit- ti", ed il professor Lui- gi Musella, docente di storia contemporanea all'Università di Napo- li. Dopo Milano, questo libro è giunto anche nel- la terra madre di queste due illustri personalità quali furo per l'appun- to Nitti e Fortunato, che non rimasero silenti dinnanzi a suddetto "male", e che rappresen- tavano la classe del- La presenta- zione del libro intitolato "La Divina Droga" sabato scorso a Melfi Presentato a Melfi "La Divina Droga", basato sugli scritti di Nitti e Fortunato Un flagello che colpì luHa l'Italia di fine 'aOO-lnizi '900 l'epoca che faceva la po- litica del fare e non pa- role. Perché 'Divina Droga', dott.ssa Carozzi? "Per- ché questo è il nome con cui un medico inglese definì il chinino, che fu la sostanza con la qua- le tra la fine dell'Otto- cento e l'inizio del Nove- cento veniva combat- tuta la malaria. 'Divina' perché aveva il 'potere' di risolvere i problemi che l'uomo non sarebbe riuscito a risolvere altri- menti. li benessere at- tuale e il benessere in queste zone è anche do- vuto a quello che uomi- ni come Nitti e Fortuna- to appunto, hanno fat- to per rendere i loro con- temporanei informati della gravità della situa- zione e per stimolare il Governo a prendere provvedimenti risolu- tivi". "Oggi non ci interes- sa più il problema tec- nico, cioè il chinino di stato per affrontare il problema, anche se Nit- ti tuona contro i farma- cisti perché non lo vo- gliono regalare e risol- vere così il problema- ci dice il Presidente Rolan- do; oggi ci interessa l'approccio tecnico, di analisi, di capacità di trovare soluzioni che quella classe dirigente aveva rispetto a questo problema. Per questo abbiamo ritenuto inte- ressante questa cosa, non tanto perché parla della malaria che oggi sembra un problema non esserci, ma perché dimostra che avevamo una classe dirigente che aveva passione so- ciale, passione civile, ca- pacità tecnica e capaci- tà di spigare al Paese la soluzione" Quanto si impegnò il Governo dell'epoca, pro- fessar Musella, per ri- solvere un problema talmente serio come fu quello della malaria? "La malaria fu uno dei fattori che ha gravato di più sul Mezzogiorno, sia dal punto di vistanatu- rale che territoriale. Ri- cordo sempre cosa mi di- ceva uno dei Meridiona- listi più noti, Francesco Compagni: 'li problema più grande del Mezzo- giorno era la natura di un territorio con poca acqua, poco ricco sul piano naturale del ter- reno, e gravato da vari acquitrini. li Ministero dell'Agricoltura, a capo del quale ci fu Nicola Mi- raglia, altro grande lu- cano che divenne anche direttore del banco di Napoli, si impegnò mol- to su questo tentativo di analisi, diffondendo su tutto il territorio i Comi- zi Agrari, le Scuole di Agricoltura, i Laborato- ri di analisi, le stazioni". Politica attiva, dun- que, è quel che serve per la risoluzione dei proble- mi come fu la malaria, che può benissimamen- te essere paragonata al grande male del nostro secolo, ovvero il tumo- re, o più di lato, alla cri- si che attanaglia i nostri Paesi europei. In altri termini, 'un in- vito alle Istituzioni per risolvere la "malaria" dei giorni nostri: agire, tralasciando la dialetti- ca.

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di GWSEPPE A. RINALDI

MELFI -Sabato 16 mag-gio scorso, al CentroCulturale Nitti di Mel-fi, è andata di scena lapresentazione del librointitolato "La DivinaDroga", basato sugliscritti di due grandi lu-cani e meridionalisti,Francesco Saverio Nit-ti e Giustino Fortunato,e incentrato su un fla-gello che colpì e condi-zionò tutta la Penisolaitalica di fine Ottocen-to-inizi Novecento, ovve-ro la malaria.

Ospiti in aula, la dot-toressa Carozzi, curatri-ce della collana Fronte-retro della Fondazione"Ivo de Carneri", unafondazione che si occu-pa in particolare di lot-ta contro la malaria neiPaesi in via di svilupponel mondo; il dottorStefano Rolando, presi-dente della Fondazione"Francesco Saverio Nit-ti", ed il professor Lui-gi Musella, docente distoria contemporaneaall'Università di Napo-li.

Dopo Milano, questolibro è giunto anche nel-la terra madre di questedue illustri personalitàquali furo per l'appun-to Nitti e Fortunato, chenon rimasero silentidinnanzi a suddetto"male", e che rappresen-tavano la classe del-

La presenta-zione dellibrointitolato"La DivinaDroga"sabatoscorso aMelfi

Presentato a Melfi "La Divina Droga", basato sugli scritti di Nitti e Fortunato

Un flagello che colpì luHal'Italia di fine 'aOO-lnizi '900l'epoca che faceva la po-litica del fare e non pa-role.

Perché 'Divina Droga',dott.ssa Carozzi? "Per-ché questo è il nome concui un medico inglesedefinì il chinino, che fula sostanza con la qua-le tra la fine dell'Otto-cento e l'inizio del Nove-cento veniva combat-tuta la malaria. 'Divina'perché aveva il 'potere'di risolvere i problemiche l'uomo non sarebberiuscito a risolvere altri-menti. li benessere at-tuale e il benessere inqueste zone è anche do-

vuto a quello che uomi-ni come Nitti e Fortuna-to appunto, hanno fat-to per rendere i loro con-temporanei informatidella gravità della situa-zione e per stimolare ilGoverno a prendere

provvedimenti risolu-tivi".

"Oggi non ci interes-sa più il problema tec-nico, cioè il chinino distato per affrontare ilproblema, anche se Nit-ti tuona contro i farma-

cisti perché non lo vo-gliono regalare e risol-vere così il problema- cidice il Presidente Rolan-do; oggi ci interessal'approccio tecnico, dianalisi, di capacità ditrovare soluzioni chequella classe dirigenteaveva rispetto a questoproblema. Per questoabbiamo ritenuto inte-ressante questa cosa,non tanto perché parladella malaria che oggisembra un problemanon esserci, ma perchédimostra che avevamouna classe dirigenteche aveva passione so-ciale, passione civile, ca-

pacità tecnica e capaci-tà di spigare al Paese lasoluzione"

Quanto si impegnò ilGoverno dell'epoca, pro-fessar Musella, per ri-solvere un problematalmente serio come fuquello della malaria?

"La malaria fu uno deifattori che ha gravato dipiù sul Mezzogiorno, siadal punto di vistanatu-rale che territoriale. Ri-cordo sempre cosa mi di-ceva uno dei Meridiona-listi più noti, FrancescoCompagni: 'liproblemapiù grande del Mezzo-giorno era la natura diun territorio con pocaacqua, poco ricco sulpiano naturale del ter-reno, e gravato da variacquitrini. li Ministerodell'Agricoltura, a capodel quale ci fu Nicola Mi-raglia, altro grande lu-cano che divenne anchedirettore del banco diNapoli, si impegnò mol-to su questo tentativo dianalisi, diffondendo sututto il territorio i Comi-zi Agrari, le Scuole diAgricoltura, i Laborato-ri di analisi, le stazioni".

Politica attiva, dun-que, è quel che serve perla risoluzione dei proble-mi come fu la malaria,che può benissimamen-te essere paragonata algrande male del nostrosecolo, ovvero il tumo-re, o più di lato, alla cri-si che attanaglia i nostriPaesi europei.

In altri termini, 'un in-vito alle Istituzioni perrisolvere la "malaria"dei giorni nostri: agire,tralasciando la dialetti-ca.