Zeno Clash

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e penso a Zeno Clash, penso al cinque. E non al cinque nu- mero, ma al cinque voto. Giuro, non è colpa mia, sembra avercelo scritto in fronte il primogenito di Ace Team: “Io sono un gioco da cin- que…” ammette – o forse sospira, piut- tosto – con la scusa di chi è nuovo di qui. Una scusa, due scuse, tre scuse, le abbiamo già sentite tutte, sempre di scuse si tratta. E allora Babel ha una notizia flash da dargli a questi sviluppa- tori cileni indipendenti: non siete il nuovo alunno al vostro primo giorno di scuola, siete la burba al vostro primo giorno di naja. E per Ace Team è subito nonnismo. Del resto, Zeno Clash puzza come un mod di Half-Life 2. Ce ne sono altri là fuori. E sono gratis. Questo, almeno, è addobbato ad allegra festicciola psiche- delica - dove il PR dava inviti ai soli fe- nomeni da baraccone, pare - ma con un certo pallino fisso in testa in netto con- trasto con suddetta, rilassata natura: venire alle mani. Tante e ancora tante volte. “Botte in botta!” grida il PR di cui sopra. Suona bene, ma nient’altro. Per- ché una tata britannica ci avrà anche in- segnato che con un pizzico di zucchero la pillola va giù, ma Zeno Clash si deve essere scoperto diabetico ad una pillola di troppo. Non si spiegherebbe, altri- menti, come mai per sei ore non si fa altro che menarsi in pieno down, fra es- seri che sembrano soffrire di un altro tipo di down. È cattivo gusto, pensi, poi zittisci i dubbi con una ginocchiata in faccia. Un cinque, allora, perché tutto ha un inizio. Tutto tranne Zeno Clash, a quanto pare. Neanche una fine, se è per questo, bensì un gran casino in testa dal suo non-inizio alla sua non-fine. “Fatti, non pugnette!” grida la saggezza popolare, nulla che sembri interessare allo scrit- tore Edmundo Bordeu. Preferisce, in- vece, inondarci di nomi, luoghi e fatti solo accennati, così distanti dalle que- stioni alla mano che è lecito sospettare di come questi non esistano al di là di qualche post-it intorno ad un monitor. È un classico espediente narrativo. Ti senti un granello di sabbia in un mare di dune. C’è sempre un barlume di spe- ranza, però, perché la verità sta là fuori, oltre la prossima duna. No, quella dopo. Ma è il viaggio a contare e, seppur privo di un GPS narrativo, ci si scopre impela- gati nell’odissea di Ghat con un certo ri- luttante interesse. Turisti per caso, o semplicemente contro voglia, queste dune sono popolate da gente troppo strana per poter semplicemente guar- dare e passare. Sempre cinque, comunque, perché lo stile – quello vero – se ne fotte delle rughe, è il realismo – quello finto – a dover far incetta di botox. Zeno Clash gioca a fare lo stiloso con le sue tinte oniriche, con le sue mezze stagioni e con una balena. Ma è tutta una messa in scena per occultarne il maldestro reali- smo di volti che hanno dimenticato la faccia del proprio padre. Senza girarci ulteriormente attorno, Zeno Clash è nato vecchio. E il suo non sarà un dolce invecchiare. È una preda più facile di altre, ti vien da scusarlo, del resto tre dimensioni son peggio di due quando cerci di ottenere la facile immortalità grafica di un Castle Crashers. Poi il tag- team di Wind Waker e Team Fortress 2 s’imbuca sul ring e getta la spugna per te. World of Warcraft era ancora nel ca- merino, ma sarebbe intervenuto, giura. “Grazie al cazzo!” gridano intanto gli spalti, ma forse non si ricordano quanto costa l’Orange Box di questi tempi. A scontro finito, però, lontano dalle luci di una qualsivoglia rivalsa, ti ritorna in mente il/la tuo/tua Padre-Madre, il Cac- ciatore che sospetti essere allergico agli scoiattoli e quella stronza di una sorella che avrai trasformato in un vegetale non ricordi bene neanche quante volte. Alla fine, gli auguri lo stesso un buon sog- giorno all’ospizio. Neanche Labyrinth è invecchiato poi tanto bene, pensi. Ancora cinque, certo, perché siamo qui per menare le mani, eppure siamo continuamente indotti in tentazione da armi da fuoco dalle munizioni infinite. Le stesse, tra l’altro, che ti sembra aver già visto fra uno sbuffo e l’altro durante la visione di eXistenZ. Non le vuoi usare, per principio, e perché c’è un achieve- ment che specifica chiaramente che il gioco è fattibile anche senza. Ricordi con piacere di aver tirato giù tutti i santi per poter finire Mirror’s Edge senza sparare un colpo, ma quanto lo hai ringraziato quell’achievement dopo esserci riuscito? Con Zeno Clash ho finito i santi e la pa- a cura di Giovanni “Giocattolamer” Donda review Lock-On Hallelujah pc S console pc sviluppatore ace team produttore ace team versione online provenienza cile 018 ZENO CLASH

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Transcript of Zeno Clash

e penso a Zeno Clash, penso alcinque. E non al cinque nu-mero, ma al cinque voto.Giuro, non è colpa mia, sembra

avercelo scritto in fronte il primogenitodi Ace Team: “Io sono un gioco da cin-que…” ammette – o forse sospira, piut-tosto – con la scusa di chi è nuovo diqui. Una scusa, due scuse, tre scuse,le abbiamo già sentite tutte, sempre discuse si tratta. E allora Babel ha unanotizia flash da dargli a questi sviluppa-tori cileni indipendenti: non siete ilnuovo alunno al vostro primo giorno discuola, siete la burba al vostro primogiorno di naja. E per Ace Team è subitononnismo.

Del resto, Zeno Clash puzza come unmod di Half-Life 2. Ce ne sono altri làfuori. E sono gratis. Questo, almeno, èaddobbato ad allegra festicciola psiche-delica - dove il PR dava inviti ai soli fe-nomeni da baraccone, pare - ma con uncerto pallino fisso in testa in netto con-trasto con suddetta, rilassata natura:venire alle mani. Tante e ancora tantevolte. “Botte in botta!” grida il PR di cuisopra. Suona bene, ma nient’altro. Per-ché una tata britannica ci avrà anche in-segnato che con un pizzico di zuccherola pillola va giù, ma Zeno Clash si deveessere scoperto diabetico ad una pilloladi troppo. Non si spiegherebbe, altri-menti, come mai per sei ore non si faaltro che menarsi in pieno down, fra es-seri che sembrano soffrire di un altrotipo di down. È cattivo gusto, pensi, poizittisci i dubbi con una ginocchiata infaccia.

Un cinque, allora, perché tutto ha uninizio. Tutto tranne Zeno Clash, a quantopare. Neanche una fine, se è per questo,bensì un gran casino in testa dal suonon-inizio alla sua non-fine. “Fatti, nonpugnette!” grida la saggezza popolare,nulla che sembri interessare allo scrit-tore Edmundo Bordeu. Preferisce, in-vece, inondarci di nomi, luoghi e fattisolo accennati, così distanti dalle que-stioni alla mano che è lecito sospettaredi come questi non esistano al di là diqualche post-it intorno ad un monitor. È

un classico espediente narrativo. Ti sentiun granello di sabbia in un mare didune. C’è sempre un barlume di spe-ranza, però, perché la verità sta là fuori,oltre la prossima duna. No, quella dopo.Ma è il viaggio a contare e, seppur privodi un GPS narrativo, ci si scopre impela-gati nell’odissea di Ghat con un certo ri-luttante interesse. Turisti per caso, osemplicemente contro voglia, questedune sono popolate da gente troppostrana per poter semplicemente guar-dare e passare.

Sempre cinque, comunque, perché lostile – quello vero – se ne fotte dellerughe, è il realismo – quello finto – adover far incetta di botox. Zeno Clashgioca a fare lo stiloso con le sue tinteoniriche, con le sue mezze stagioni econ una balena. Ma è tutta una messa inscena per occultarne il maldestro reali-smo di volti che hanno dimenticato lafaccia del proprio padre. Senza girarciulteriormente attorno, Zeno Clash ènato vecchio. E il suo non sarà un dolceinvecchiare. È una preda più facile dialtre, ti vien da scusarlo, del resto tredimensioni son peggio di due quandocerci di ottenere la facile immortalitàgrafica di un Castle Crashers. Poi il tag-team di Wind Waker e Team Fortress 2

s’imbuca sul ring e getta la spugna perte. World of Warcraft era ancora nel ca-merino, ma sarebbe intervenuto, giura.“Grazie al cazzo!” gridano intanto glispalti, ma forse non si ricordano quantocosta l’Orange Box di questi tempi. Ascontro finito, però, lontano dalle luci diuna qualsivoglia rivalsa, ti ritorna inmente il/la tuo/tua Padre-Madre, il Cac-ciatore che sospetti essere allergico agliscoiattoli e quella stronza di una sorellache avrai trasformato in un vegetale nonricordi bene neanche quante volte. Allafine, gli auguri lo stesso un buon sog-giorno all’ospizio. Neanche Labyrinth èinvecchiato poi tanto bene, pensi.

Ancora cinque, certo, perché siamoqui per menare le mani, eppure siamocontinuamente indotti in tentazione daarmi da fuoco dalle munizioni infinite. Lestesse, tra l’altro, che ti sembra aver giàvisto fra uno sbuffo e l’altro durante lavisione di eXistenZ. Non le vuoi usare,per principio, e perché c’è un achieve-ment che specifica chiaramente che ilgioco è fattibile anche senza. Ricordi conpiacere di aver tirato giù tutti i santi perpoter finire Mirror’s Edge senza sparareun colpo, ma quanto lo hai ringraziatoquell’achievement dopo esserci riuscito?Con Zeno Clash ho finito i santi e la pa-

a cura di Giovanni “Giocattolamer” Donda

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console pc sviluppatore ace team produttore ace team versione online provenienza cile

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ZENO CLASH

zienza, poi ho imbracciato il bazooka digiaguaro essiccato e sono giunto allaconclusione che, tanto, portare gliachievement su PC è stata una granstronzata.

Solo cinque, dicevamo, perché unacosa fa Zeno Clash e una cosa ti aspettifaccia bene. Eppure far volare cazzottinon ti è mai sembrato così difficile, no-nostante l'interfaccia made in Valve ri-chiami l'amichevole semplicità di unHalf-Life. Un richiamo che evidente-mente è uscito dall'altro orecchio iltempo di aver introdotto il lock-on fra lemeccaniche di gioco. Non è nemmenol'unico dito in culo, tra l'altro, la gittatadei colpi è spropositata e sospettosa-mente aleatoria, le fasi di invulnerabi-lità nemica, poi, sono roba del secoloscorso. Ma prima o poi quell'uppercutfinisce a segno, quella schivata indo-vina il tempismo giusto e il contrattaccospedisce il nemico cinque metri in lun-ghezza e altrettanti in altezza. “An-cora!” gridi, ne vuoi ancora. Ti vienequasi da sgranchire il collo quando ilnemico ti punta di nuovo, pronto per larivincita. Di colpo le tue orecchie sonocolme di ossa rotte e mascelle spez-zate. Di colpo tutto funziona, pure illock-on, ed è come sentire gli angeli

gridare in splendida agonia.È da quando ho iniziato Zeno Clash

che gli avrei voluto dare un cinque. Nonper cattiveria, s'intenda, ma perché ar-mato di verga educatrice. Per ogni mo-mento di bambinesco stupore chefaceva alzare il voto di uno, c'eranopaonazze seccature a farlo scendere didue. Un po' come nel ritornello di quellacanzone country, un passo avanti e dueindietro. Solo, il ritornello qui tende aprendersi alla lettera un po' troppospesso. E allora perché dargli un sei, lasufficienza? C'è forse un intrinseconesso con le ore di gioco? C'è forse unacompassione di fondo per questi svilup-patori alle prime armi che domani sisveglieranno nel sacco, con il dentifricioin fronte? No, nulla di tutto questo. Vo-glio solo rimanermene su questa miastaccionata, c'è una bella vista da qui.E voi non avete bisogno né di un settené di un cinque per credere o meno aZeno Clash. Avete solo bisogno d'ispira-zione, e se quella non ha ancora suo-nato alla vostra porta, si vede chel’ufficiale di picchetto dovrà farli mar-ciare un po' di più queste burbe cilene,la prossima volta. Non è mica un po-stino, lui.6

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Chi è l'im-becille cheha avuto labrillanteidea di as-segnare lostessotasto allock-on e alpick-up?No, dav-vero, ungenio comepochi

Ho l'orrenda,infondata eancora nonconfermatasensazioneche la voce diGhat, il prota-gonista diZeno Clash,sia la stessadi LucasKane, il pro-tagonista inFahrenheit.Brrrr