Zambana - Dalla frana al villaggio verde
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Zambana dalla frana al villaggio verde
Zambana dalla frana al villaggio verde
A distanza di oltre 50 anni si può dire che
la tragedia di Zambana, il paese travolto
nell’aprile del 1956 da una colata di fan-
go proveniente dalla parete est della Pa-
ganella, non abbia trovato ancora il suo
finale felice. Eppure sono state molte le
vicende positive seguite a quell’evento
che, fortunatamente, non ha visto vittime:
la ricostruzione di un nuovo centro per i
suoi abitanti, Zambana Nuova, nonché gli
ingenti lavori di messa in sicurezza del
territorio realizzati dalla Provincia negli
anni ’90. L’originario abitato di Zambana
Vecchia negli anni ’70 era diventato una
“scocciatura” da risolvere, se possibile, in
modo definitivo, anche attraverso la de-
molizione delle case ancora esistenti e
il divieto di edificarvi ulteriormente. An-
che la successiva messa in sicurezza del
territorio non ha contribuito a rimuovere
completamente nell’opinione pubblica e
nei politici provinciali l’idea di Zambana
Vecchia come area a rischio, non adatta
a particolari investimenti umani e finan-
ziari. Così, a distanza di quasi 50 anni dal-
la frana, Zambana Vecchia rimane abitata
A distanza di oltre 50 anni si può dire che la tragedia di Zambana, il paese travolto nell’aprile del 1956 da una co-lata di fango proveniente dalla parete est della Paganella, non abbia trovato ancora il suo finale felice. Eppure sono state molte le vicende positive seguite a quell’evento che, fortunatamente, non ha visto vittime: la ricostruzione di un nuovo centro per i suoi abitanti, Zam-bana Nuova, nonché gli ingenti lavori di messa in sicurezza del territorio re-alizzati dalla Provincia negli anni ’90. L’originario abitato di Zambana Vecchia negli anni ’70 era diventato una “scoc-ciatura” da risolvere, se possibile, in modo definitivo, anche attraverso la de-
Introduzione
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molizione delle case ancora esistenti e il divieto di edificarvi ulteriormente. Anche la successiva messa in sicurezza del territorio non ha contribuito a rimuovere completamente nell’opinione pubblica e nei politici provinciali l’idea di Zambana Vecchia come area a rischio, non adatta a particolari investimenti umani e finan-ziari. Così, a distanza di quasi 50 anni dalla frana, Zambana Vecchia rimane abitata da poche famiglie e presenta solo qualche servizio basilare (luce, ac-qua, ...). Quello che spesso è capitato in altri luoghi colpiti da tragedie simili, ov-vero la rinascita di un centro nuovamen-te popolato e dotato di adeguati servizi in un territorio ormai reso sicuro, non è
ancora avvenuto. La stessa attenzione della Provincia di Trento su Zambana ha avuto momenti alterni: dalla preoc-cupazione e il fastidio degli anni 70’ e ’80, all’impegno degli anni ’90 con i forti investimenti economici per la mes-sa in sicurezza. Eppure nel frattempo molto è cambiato, a partire dalla situa-zione di Zambana Nuova: costruita su un’area di pochi ettari ceduti dal comu-ne di Lavis, dopo aver quasi triplicato i suoi abitanti, da oltre 30 anni è senza terreni edificabili e priva di spazi per servizi pubblici e sociali. Se in passato la giustificazione dello scarso impulso alla ricostruzione poteva essere trova-ta nel relativo isolamento della zona, da
A distanza di oltre 50 anni si può dire che
la tragedia di Zambana, il paese travolto
nell’aprile del 1956 da una colata di fan-
go proveniente dalla parete est della Pa-
ganella, non abbia trovato ancora il suo
finale felice. Eppure sono state molte le
vicende positive seguite a quell’evento
che, fortunatamente, non ha visto vittime:
la ricostruzione di un nuovo centro per i
suoi abitanti, Zambana Nuova, nonché gli
ingenti lavori di messa in sicurezza del
territorio realizzati dalla Provincia negli
anni ’90. L’originario abitato di Zambana
Vecchia negli anni ’70 era diventato una
“scocciatura” da risolvere, se possibile, in
modo definitivo, anche attraverso la de-
molizione delle case ancora esistenti e
il divieto di edificarvi ulteriormente. An-
che la successiva messa in sicurezza del
territorio non ha contribuito a rimuovere
completamente nell’opinione pubblica e
nei politici provinciali l’idea di Zambana
Vecchia come area a rischio, non adatta
a particolari investimenti umani e finan-
ziari. Così, a distanza di quasi 50 anni dal-
la frana, Zambana Vecchia rimane abitata
pochi anni è stata costruita una nuova importante strada, la Trento nord - Roc-chetta che lambisce Zambana Vecchia e la pone in una posizione di comunica-zione privilegiata rispetto a Trento e ai grossi centri della Rotaliana. Negli ultimi anni qualcosa sembra essere cambiato e il momento più importante potrebbe essere stato il 10 giugno 2007, quan-do comune di Zambana e Provincia di Trento hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per la costruzione nell’area del vecchio abitato, di un insediamen-to residenziale costruito secondo le più avanzate tecnologie di sostenibilità ambientale. Con tale atto, in una situa-zione sperimentale ed innovativa, si
prospettava per la comunità di Zamba-na l’occasione di avviare finalmente in modo deciso e concreto la ricostruzione dell’originario abitato. Con questo breve opuscolo abbiamo voluto sintetizzare, soprattutto in modo visivo, quello che è stato “il caso Zambana “ in questi ul-timi 50 anni; l’auspicio è quello di con-tribuire a mantenere nei nostri cittadini il ricordo e la consapevolezza della loro storia e nello stesso tempo tener viva l’attenzione di tutti sull’importanza del progetto “Zambana– Villaggio Verde” come occasione per riprendere final-mente il percorso della ricostruzione; per il Trentino invece questa potrebbe essere l’occasione per sperimentare un
nuovo modo di progettare e costruire i centri abitati, fondato sulla sicurezza del territorio e sulla sostenibilità am-bientale. Pur consapevoli del difficile momento economico in cui viviamo e delle criticità insite nell’affrontare situa-zioni nuove e complesse, come può es-sere quella di avviare la costruzione di un nuovo centro abitato, siamo convinti che né il comune di Zambana né la Pro-vincia Autonoma di Trento, lasceranno perdere questa occasione per portare finalmente a positiva e definitiva con-clusione, dopo 50 anni, la vicenda di Zambana Vecchia.
Moser Michele Sindaco di Zambana
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L’originario centro di Zambana sorgeva
su un conoide detritico generato dal rio
Valmanara ai piedi della Paganella, in una
zona da sempre abitata, come testimonia-
no i giacimenti mesolitici del riparo di Vatte,
i resti della necropoli retica delle Scalette
o le monete e gli oggetti di epoca romana
ritrovati in zona. Qui passava un’impor-
tante via di comunicazione con il mondo
germanico che, lungo la Valmanara, univa
la Valle dell’Adige con la Bassa Val di Non
e il Banale. Fino all’arginamento dell’Adi-
ge e del Noce in epoca austro-ungarica,
le campagne di Zambana erano una zona
paludosa ed insalubre, sede di costanti
inondazioni almeno fino alla costruzione
della diga di S. Giustina. Soprattutto dopo
le bonifiche di metà ‘800 i terreni agrico-
li di Zambana diventarono noti in regione,
ma anche nei paesi confinanti di lingua
tedesca, per la produzione dell’Asparago
Bianco detto appunto “di Zambana”. Il pa-
ese visse un periodo di relativa notorietà a
partire dal 1925 con la costruzione della
Funivia per Fai della Paganella, condizio-
ne che rinnovò anche in chiave turistica il
L’originario centro di Zambana sorgeva su un conoide detritico generato dal rio Valmanara ai piedi della Paganella, in una zona da sempre abitata, come testi-moniano i giacimenti mesolitici del ripa-ro di Vatte, i resti della necropoli retica delle Scalette o le monete e gli oggetti di epoca romana ritrovati in zona. Qui passava un’importante via di comunica-zione con il mondo germanico che, lungo la Valmanara, univa la Valle dell’Adige
con la Bassa Val di Non e il Banale. Fino all’arginamento dell’Adige e del Noce in epoca austro-ungarica, le campagne di Zambana erano una zona paludosa ed insalubre, sede di costanti inondazioni almeno fino alla costruzione della diga di S. Giustina. Soprattutto dopo le bonifiche di metà ‘800 i terreni agricoli di Zambana diventarono noti in regione, ma anche nei paesi confinanti di lingua tedesca, per la produzione dell’Asparago Bianco detto
Zambana appunto “di Zambana”. Il paese visse un periodo di relativa notorietà a partire dal 1925 con la costruzione della Funivia per Fai della Paganella, condizione che rin-novò anche in chiave turistica il legame con la Paganella, da sempre fonte per i Zambanoti, vista la disponibilità di legna-me e di pascoli, fonte di sostentamento e di ricchezza.
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L’originario centro di Zambana sorgeva
su un conoide detritico generato dal rio
Valmanara ai piedi della Paganella, in una
zona da sempre abitata, come testimonia-
no i giacimenti mesolitici del riparo di Vatte,
i resti della necropoli retica delle Scalette
o le monete e gli oggetti di epoca romana
ritrovati in zona. Qui passava un’impor-
tante via di comunicazione con il mondo
germanico che, lungo la Valmanara, univa
la Valle dell’Adige con la Bassa Val di Non
e il Banale. Fino all’arginamento dell’Adi-
ge e del Noce in epoca austro-ungarica,
le campagne di Zambana erano una zona
paludosa ed insalubre, sede di costanti
inondazioni almeno fino alla costruzione
della diga di S. Giustina. Soprattutto dopo
le bonifiche di metà ‘800 i terreni agrico-
li di Zambana diventarono noti in regione,
ma anche nei paesi confinanti di lingua
tedesca, per la produzione dell’Asparago
Bianco detto appunto “di Zambana”. Il pa-
ese visse un periodo di relativa notorietà a
partire dal 1925 con la costruzione della
Funivia per Fai della Paganella, condizio-
ne che rinnovò anche in chiave turistica il
RITROVAMENTO DELLO SCHELETRO MESOLITICO IN LOCALITÀ VATTE DI ZAMBANA NEL 1968
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Nel novembre 1955 un enorme diedro
di roccia si staccò dalla parete est della
Paganella ed andò a frantumarsi in quota
all’imbocco del rio Valmanara. In seguito a
tale evento fu emanata una prima ordinan-
za di sgombero, il paese venne evacuato
e i suoi abitanti sfollati. Nell’aprile 1956
le abbondanti piogge crearono una massa
di fango e acqua che, come un torrente
in piena, spazzò via gran parte del centro
abitato, demolito poi quasi completamen-
te dal Genio civile. Soltanto l’antica Chiesa
parocchiale e poche abitazioni periferiche,
tra cui la scuola, l’asilo e il dopolavoro, ri-
masero a testimonianza dell’antico borgo.
Nel novembre 1955 un enorme diedro di roccia si staccò dalla parete est della Paganella ed andò a frantumarsi in quota all’imbocco del rio Valmanara. In seguito a tale evento fu emanata una prima ordi-nanza di sgombero, il paese venne eva-cuato e i suoi abitanti sfollati. Nell’aprile 1956 le abbondanti piogge crearono una massa di fango e acqua che, come un torrente in piena, spazzò via gran parte del centro abitato, demolito poi quasi
La franacompletamente dal Genio civile. Soltan-to l’antica Chiesa parrocchiale e poche abitazioni periferiche, tra cui la scuola, l’asilo e il dopolavoro, rimasero a testi-monianza dell’antico borgo.
Nel novembre 1955 un enorme diedro
di roccia si staccò dalla parete est della
Paganella ed andò a frantumarsi in quota
all’imbocco del rio Valmanara. In seguito a
tale evento fu emanata una prima ordinan-
za di sgombero, il paese venne evacuato
e i suoi abitanti sfollati. Nell’aprile 1956
le abbondanti piogge crearono una massa
di fango e acqua che, come un torrente
in piena, spazzò via gran parte del centro
abitato, demolito poi quasi completamen-
te dal Genio civile. Soltanto l’antica Chiesa
parocchiale e poche abitazioni periferiche,
tra cui la scuola, l’asilo e il dopolavoro, ri-
masero a testimonianza dell’antico borgo.
All’inizio degli anni ’60, dopo un periodo di
sfollamento, le famiglie di Zambana pote-
rono ricostruire la loro comunità, non più
nella sede originaria, ma a pochi chilome-
tri di distanza, su un appezzamento di cir-
ca 10 ettari in località Aicheri nel comune
di Lavis, collegato al restante suo territo-
rio da uno stretto lembo di terra tra Adi-
ge e Noce. Nel nuovo abitato, progettato
a tavolino, con le case allineate in ordine
geometrico attorno alla piazza dedicata ai
patroni SS. Filippo e Giacomo, oggi abita il
95% della popolazione. Al momento della
frana Zambana aveva circa 600 abitanti,
mentre vent’anni dopo, nel 1981, diven-
tarono 1624, con una crescita demografi-
ca che non ha avuto uguali in Trentino nel
corso del 20° secolo. Negli ultimi 30 anni
il numero degli abitanti si è però pratica-
mente fermato a causa della saturazione
dei terreni edificabili (nel 2011, 1667 ab,
ovvero in 30 anni un incremento di nep-
pure 50 abitanti). Anche la disponibilità di
aree per servizi pubblici è andata comple-
tamente esaurendosi.10
Zambana NuovaAll’inizio degli anni ’60, dopo un periodo di sfollamento, le famiglie di Zambana poterono ricostruire la loro comunità, non più nella sede originaria, ma a pochi chi-lometri di distanza, su un appezzamento di circa 10 ettari in località Aicheri nel co-mune di Lavis, collegato al restante suo territorio da uno stretto lembo di terra tra Adige e Noce. Nel nuovo abitato, proget-tato a tavolino, con le case allineate in ordine geometrico attorno alla piazza de-dicata ai patroni SS. Filippo e Giacomo, oggi abita il 95% della popolazione. Al momento della frana Zambana aveva cir-
ca 600 abitanti, mentre vent’anni dopo, nel 1981, diventarono 1624, con una crescita demografica che non ha avuto uguali in Trentino nel corso del 20° se-colo. Negli ultimi 30 anni il numero degli abitanti si è però praticamente fermato a causa della saturazione dei terreni edi-ficabili (nel 2011, 1667 ab, ovvero in 30 anni un incremento di neppure 50 abi-tanti). Anche la disponibilità di aree per servizi pubblici è andata completamente esaurendosi.
COSTRUZIONE DEL PAESE DI ZAMBANA NUOVA AD INIZIO DEGLI ANNI ‘60
Con l’ordinanza del Presidente della Re-
pubblica del 1957 l’area di Zambana
Vecchia era stata dichiarata inagibile ed
era ufficialmente non abitata. In realtà
alcuni nuclei familiari non abbandona-
rono mai il vecchio paese ed altri se ne
aggiunsero in una condizione di tollerata
clandestinità. Negli anni ottanta, soprat-
tutto in seguito alla tragedia di Stava, la
vicenda di Zambana Vecchia occupò di
nuovo le cronache dei giornali e la politi-
ca trentina: l’unica decisione praticabile
sembrava quella di allontanare i residenti
e radere al suolo l’abitato esistente. Ini-
ziò contro tale orientamento una stre-
nua battaglia degli abitanti del cosiddet-
to “paese fantasma”, che indusse negli
anni successivi una modifica delle scelte
politiche provinciali e portò ad un nuovo
piano di messa in sicurezza del territorio.
Nel 1991 la Giunta Provinciale deliberò
un ingente investimento che portò alla
costruzione di un sistema di difesa pas-
siva, terminato nel 1993, costituito da un
sistema vallo tomo, e di un intervento di
consolidamento in quota della parete del-
la Paganella nel punto pericolante adia-
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Il destino diZambana vecchiaCon l’ordinanza del Presidente della Repubblica del 1957 l’area di Zambana Vecchia era stata dichiarata inagibile ed era ufficialmente non abitata. In realtà alcuni nuclei familiari non abbandona-rono mai il vecchio paese ed altri se ne aggiunsero in una condizione di tollerata clandestinità. Negli anni ottanta, soprat-tutto in seguito alla tragedia di Stava, la vicenda di Zambana Vecchia occupò di nuovo le cronache dei giornali e la politi-ca trentina: l’unica decisione praticabile
sembrava quella di allontanare i residenti e radere al suolo l’abitato esistente. Ini-ziò contro tale orientamento una strenua battaglia degli abitanti del cosiddetto “paese fantasma”, che indusse negli anni successivi una modifica delle scelte politiche provinciali e portò ad un nuovo piano di messa in sicurezza del territo-rio. Nel 1991 la Giunta Provinciale deli-berò un ingente investimento che portò alla costruzione di un sistema di difesa passiva, terminato nel 1993, costituito da
un sistema vallo tomo, e di un intervento di consolidamento in quota della parete della Paganella nel punto pericolante adiacente alla zona della frana, realizza-to tra il 1995 e il 1998. Questi interventi ottennero all’epoca importanti ricono-scimenti anche internazionali nel setto-re della messa in sicurezza dei territori franosi e consentirono di modificare la carta del rischio geologico di Zambana vecchia, identificando un’area sicura. In seguito a tali lavori, nel 1993, l’allora sindaco, Fabio Bonadiman, poté final-mente sostituire l’ordinanza di sgombero del 1957 con una nuova ordinanza che consentiva la residenza nella zona clas-sificata geologicamente sicura. Si apriva per Zambana Vecchia l’opportunità di una rinascita.
Per le caratteristiche fisiche del territo-
rio, gli eventi che l’hanno colpita, i suc-
cessivi interventi di messa in sicurezza,
Zambana è diventato un caso esemplare
nel campo dello studio e della correzio-
ne e prevenzione del rischio idrogeologi-
co. Il sistema vallo-tomo è stato pensato
come barriera fisica sicura tra l’abitato
esistente e la Paganella, con la creazione
di un’area vuota in grado di accogliere
l’eventuale discesa di materiale detritico.
Successivamente la messa in sicurezza
è stata completata con il consolidamen-
to e fissaggio del diedro “gemello” me-
diante l’installazione di micropali, tiranti,
iniezioni e dreni. Un’altra problematica è
quella della possibile invasione delle ac-
que, per risalita della falda o per inon-
dazione. Rispetto a questo problema nel
2010 il Comune ha completato uno stu-
dio di compatibilità idraulica sugli effetti
dell’alluvionamento, su un periodo di 200
anni. Per garantire assoluta sicurezza, lo
studio indica la necessità di innalzare la
quota di urbanizzazione dell’area fino al
livello di quota 204 metri slm.16
La messa in sicurezzae gli studi geologici dellazona di Zambana vecchiaPer le caratteristiche fisiche del territo-rio, gli eventi che l’hanno colpita, i suc-cessivi interventi di messa in sicurezza, Zambana è diventato un caso esemplare nel campo dello studio e della correzione e prevenzione del rischio idrogeologico. Il sistema vallo-tomo è stato pensato come barriera fisica sicura tra l’abitato esistente e la Paganella, con la creazione
di un’area vuota in grado di accogliere l’eventuale discesa di materiale detritico. Successivamente la messa in sicurezza è stata completata con il consolidamento e fissaggio del diedro “gemello” median-te l’installazione di micropali, tiranti, inie-zioni e dreni.Un’altra problematica è quella della pos-sibile invasione delle acque, per risalita
della falda o per inondazione. Rispetto a questo problema nel 2010 il Comune ha completato uno studio di compatibi-lità idraulica sugli effetti dell’alluviona-mento, su un periodo di 200 anni. Per garantire assoluta sicurezza, lo studio indica la necessità di innalzare la quota di urbanizzazione dell’area fino al livello di quota 204 metri slm.
CARTA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO NELL’AREA DI ZAMBANA VECCHIA
LAVORI DI FISSAGGIO DEL DIEDRO SULLA PARETE DELLA PAGANELLA
La messa in sicurezza dell’area ha per-
messo di iniziare a ripensare ad una ri-
costruzione del paese che, oltre a recu-
perare la memoria del vecchio centro,
consenta di rispondere ai sempre più im-
pellenti bisogni di Zambana Nuova. Nel
2001 il Consiglio comunale di Zambana
approvò una variante del PRG che preve-
deva un Piano di Recupero per il nucleo
abitato esistente ed inseriva una nuova
area di espansione; nel decennio 2000
- 2011 sono stati realizzati i lavori per le
fognature, il sistema delle acque bianche,
l’illuminazione pubblica. Nel 2006 un do-
cumento d’indirizzo urbanistico dell’am-
ministrazione comunale indicava per la
rinascita del nuovo centro l’opzione di
uno sviluppo sostenibile. Nel 2007 veni-
va approvato il Piano di Recupero che, ol-
tre ad un recupero degli edifici esistenti,
prevedeva per le nuove costruzioni una
serie di obblighi rispetto al contenimento
del consumo energetico; per tali aspetti
innovativi il Piano vinse il premio Energia
del premio Ambiente Trentino – Alto Adi-
ge nel 2007. Nel 2010 è stata approva-
ta una nuova variante del PRG che, oltre
20
La rinascita diZambana vecchiaLa messa in sicurezza dell’area ha per-messo di iniziare a ripensare ad una ri-costruzione del paese che, oltre a recu-perare la memoria del vecchio centro, consenta di rispondere ai sempre più impellenti bisogni di Zambana Nuova. Nel 2001 il Consiglio comunale di Zambana approvò una variante del PRG che preve-deva un Piano di Recupero per il nucleo abitato esistente ed inseriva una nuova
area di espansione; nel decennio 2000 - 2011 sono stati realizzati i lavori per le fognature, il sistema delle acque bianche, l’illuminazione pubblica. Nel 2006 un do-cumento d’indirizzo urbanistico dell’am-ministrazione comunale indicava per la rinascita del nuovo centro l’opzione di uno sviluppo sostenibile. Nel 2007 veniva approvato il Piano di Recupero che, ol-tre ad un recupero degli edifici esistenti,
prevedeva per le nuove costruzioni una serie di obblighi rispetto al contenimento del consumo energetico; per tali aspetti innovativi il Piano vinse il premio Energia del premio Ambiente Trentino – Alto Adi-ge nel 2007. Nel 2010 è stata approvata una nuova variante del PRG che, oltre a trasformare un’ampia zona artigianale in residenziale, inserisce un comparto di circa 3,5 ettari da destinare ad un pro-
La messa in sicurezza dell’area ha per-
messo di iniziare a ripensare ad una ri-
costruzione del paese che, oltre a recu-
perare la memoria del vecchio centro,
consenta di rispondere ai sempre più im-
pellenti bisogni di Zambana Nuova. Nel
2001 il Consiglio comunale di Zambana
approvò una variante del PRG che preve-
deva un Piano di Recupero per il nucleo
abitato esistente ed inseriva una nuova
area di espansione; nel decennio 2000
- 2011 sono stati realizzati i lavori per le
fognature, il sistema delle acque bianche,
l’illuminazione pubblica. Nel 2006 un do-
cumento d’indirizzo urbanistico dell’am-
ministrazione comunale indicava per la
rinascita del nuovo centro l’opzione di
uno sviluppo sostenibile. Nel 2007 veni-
va approvato il Piano di Recupero che, ol-
tre ad un recupero degli edifici esistenti,
prevedeva per le nuove costruzioni una
serie di obblighi rispetto al contenimento
del consumo energetico; per tali aspetti
innovativi il Piano vinse il premio Energia
del premio Ambiente Trentino – Alto Adi-
ge nel 2007. Nel 2010 è stata approva-
ta una nuova variante del PRG che, oltre
getto di edilizia sostenibile concordato con la provincia di Trento: il cosiddetto “Green Village”. Con le previsioni edifi-catorie previste nelle varianti del PRG del 2002 e del 2010, l’area di Zambana vec-chia esprime una potenzialità abitativa di quasi 1000 abitanti. Questa situazione impone all’amministrazione pubblica una precisa responsabilità per un adeguato programma di servizi pubblici.
VARIANTE DEL PRGDI ZAMBANA2001-2002
PIANO DI RECUPERODI ZAMBANA VECCHIA - 2006
(Arch. Sergio Dell’Anna)
PREMIO ENERGIAPREMIO AMBIENTE TRENTINO ALTO ADIGE2007
Come anticipato, Zambana Vecchia è da
almeno 50 anni un tema ricorrente sulla
scena politica trentina. Il primo ordine di
sgombero è del presidente della Provin-
cia Remo Albertini, a cui seguì il 10 luglio
1957 un decreto del Presidente della Re-
pubblica, che ordinò in modo definitivo il
divieto di risiedere nella zona. Dopo un
periodo di relativo silenzio e di tolleranza,
nel 1977 si ritornò a parlare della neces-
sità di risolvere il problema di Zambana
vecchia dando attuazione al decreto Pre-
sidenziale. Nel 1981 la Giunta provinciale
presieduta da Flavio Mengoni preparò un
disegno di legge per la sua demolizione.
Tra gli oppositori a tale disegno ricordiamo
Enrico Pruner del PPTT e Sandro Boato di
Nuova Sinistra. Nel 1985 dopo la trage-
dia di Stava il tema Zambana vecchia ri-
tornò attuale ed urgente e sempre Flavio
Mengoni assieme al suo assessore Mario
Malossini ripropose un disegno di Legge
per lo sgombero e la demolizione definiti-
va di Zambana vecchia. A questo orienta-
mento seguirono le proteste dei residenti
e la presa di posizione di maggioranza
ed opposizione, con coinvolgimento delle
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Zambana vecchiae la politica trentinaCome anticipato, Zambana Vecchia è da almeno 50 anni un tema ricorrente sulla scena politica trentina. Il primo or-dine di sgombero è del presidente della Provincia Remo Albertini, a cui seguì il 10 luglio 1957 un decreto del Presiden-te della Repubblica, che ordinò in modo definitivo il divieto di risiedere nella zona. Dopo un periodo di relativo silen-zio e di tolleranza, nel 1977 si ritornò
a parlare della necessità di risolvere il problema di Zambana vecchia dando attuazione al decreto Presidenziale. Nel 1981 la Giunta provinciale presieduta da Flavio Mengoni preparò un disegno di legge per la sua demolizione. Tra gli oppositori a tale disegno ricordiamo Enrico Pruner del PPTT e Sandro Bo-ato di Nuova Sinistra. Nel 1985 dopo la tragedia di Stava il tema Zambana vec-
chia ritornò attuale ed urgente e sem-pre Flavio Mengoni assieme al suo assessore Mario Malossini ripropose un disegno di Legge per lo sgombero e la demolizione definitiva di Zambana vecchia.A questo orientamento seguirono le proteste dei residenti e la presa di po-sizione di maggioranza ed opposizione, con coinvolgimento delle diverse Giun-
te provinciali presiedute da Mengoni, Angeli, Malossini ; tra i politici trentini coinvolti nella vicenda Zambana Vec-chia ricordiamo anche Walter Miche-li. Nel 1991 infine la delibera emanata dalla Giunta Provinciale porta alla re-alizzazione dei lavori di difesa passiva e di difesa attiva. Nel 1997 una prima ipotesi di finanziamento per la rinasci-ta di Zambana vecchia, proposta dalla
Giunta diretta da Carlo Andreotti, ven-ne successivamente lasciata cadere. L’ultimo capitolo della relazione della politica provinciale con Zambana vec-chia è il Protocollo d’Intesa per la costruzione di un “Villaggio Verde” sottoscritto con il comune di Zambana nel 2007 e rinnovato nell’ottobre 2010 dalla Giunta presieduta da Lorenzo Dellai.
Come anticipato, Zambana Vecchia è da
almeno 50 anni un tema ricorrente sulla
scena politica trentina. Il primo ordine di
sgombero è del presidente della Provin-
cia Remo Albertini, a cui seguì il 10 luglio
1957 un decreto del Presidente della Re-
pubblica, che ordinò in modo definitivo il
divieto di risiedere nella zona. Dopo un
periodo di relativo silenzio e di tolleranza,
nel 1977 si ritornò a parlare della neces-
sità di risolvere il problema di Zambana
vecchia dando attuazione al decreto Pre-
sidenziale. Nel 1981 la Giunta provinciale
presieduta da Flavio Mengoni preparò un
disegno di legge per la sua demolizione.
Tra gli oppositori a tale disegno ricordiamo
Enrico Pruner del PPTT e Sandro Boato di
Nuova Sinistra. Nel 1985 dopo la trage-
dia di Stava il tema Zambana vecchia ri-
tornò attuale ed urgente e sempre Flavio
Mengoni assieme al suo assessore Mario
Malossini ripropose un disegno di Legge
per lo sgombero e la demolizione definiti-
va di Zambana vecchia. A questo orienta-
mento seguirono le proteste dei residenti
e la presa di posizione di maggioranza
ed opposizione, con coinvolgimento delle
Da alcuni anni la Provincia di Trento ha
investito nel settore dell’edilizia soste-
nibile, promuovendo in Trentino ed in
Italia l’adozione del protocollo interna-
zionale LEED (Leadership in Energy &
Environmental Design). La Provincia ha
ritenuto di trovare nel programma del
Comune di Zambana di ricostruire Zam-
bana Vecchia in un’ottica di sostenibili-
tà, l’opportunità di sperimentare questo
protocollo a livello di centro abitato. La
costruzione di quartieri, in cui applicare
in modo esemplare una sintesi di scelte
ispirate alla sostenibilità è da oltre un de-
cennio una realtà molto frequente in tut-
ta Europa, come dimostrano ad esempio
le esperienze dei cosiddetti eco-quartieri
delle città di Friburgo (Vanbaum), Hanno-
ver (Kronsberg) Strasburgo, Helsinki (Vik-
ki). Sulla base di tali precedenti, la P.A.T. e
il Comune di Zambana hanno sottoscritto
nel 2007 un Protocollo per la costruzione
nell’area di Zambana vecchia di un “Gre-
en Village” progettato e costruito secon-
do LEED. L’idea è anche quella di creare
una realtà-vetrina delle imprese trentine
attive nel settore delle tecnologie soste-
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Il protocollo d’Intesatra Comune di Zambanae la provincia di Trento per lacostruzione di un villaggio verdeDa alcuni anni la Provincia di Trento ha investito nel settore dell’edilizia soste-nibile, promuovendo in Trentino ed in Italia l’adozione del protocollo interna-zionale LEED (Leadership in Energy & Environmental Design). La Provincia ha ritenuto di trovare nel programma del Comune di Zambana di ricostruire Zam-bana Vecchia in un’ottica di sostenibili-tà, l’opportunità di sperimentare questo protocollo a livello di centro abitato. La
costruzione di quartieri, in cui applicare in modo esemplare una sintesi di scelte ispirate alla sostenibilità è da oltre un de-cennio una realtà molto frequente in tut-ta Europa, come dimostrano ad esempio le esperienze dei cosiddetti eco-quartieri delle città di Friburgo (Vanbaum), Han-nover (Kronsberg) Strasburgo, Helsinki (Vikki). Sulla base di tali precedenti, la P.A.T. e il Comune di Zambana hanno sottoscritto nel 2007 un Protocollo per la costruzione nell’area di Zambana vec-chia di un “Green Village” progettato e costruito secondo LEED. L’idea è anche quella di creare una realtà-vetrina delle imprese trentine attive nel settore delle
tecnologie sostenibili e afferenti al Di-stretto Tecnologico Trentino (Habitec). Lo schema di sviluppo del progetto inseri-to nel Protocollo prevede l’acquisizione pubblica di un’area di circa 3,5 ettari, la sua progettazione ed urbanizzazione ed infine la vendita dei singoli lotti con il vincolo di costruire secondo le norme previste dal LEED. Il protocollo con la Provincia è stato rinnovato nell’ottobre 2010. Zambana Vecchia è stata oggetto anche di un lavoro sperimentale del MIT Mobile Experience Lab (Cambridge MA, U.S.A.) in collaborazione con Trentino Sviluppo (“Redesigning Green Villages Zambana, Italy”).
Da alcuni anni la Provincia di Trento ha
investito nel settore dell’edilizia soste-
nibile, promuovendo in Trentino ed in
Italia l’adozione del protocollo interna-
zionale LEED (Leadership in Energy &
Environmental Design). La Provincia ha
ritenuto di trovare nel programma del
Comune di Zambana di ricostruire Zam-
bana Vecchia in un’ottica di sostenibili-
tà, l’opportunità di sperimentare questo
protocollo a livello di centro abitato. La
costruzione di quartieri, in cui applicare
in modo esemplare una sintesi di scelte
ispirate alla sostenibilità è da oltre un de-
cennio una realtà molto frequente in tut-
ta Europa, come dimostrano ad esempio
le esperienze dei cosiddetti eco-quartieri
delle città di Friburgo (Vanbaum), Hanno-
ver (Kronsberg) Strasburgo, Helsinki (Vik-
ki). Sulla base di tali precedenti, la P.A.T. e
il Comune di Zambana hanno sottoscritto
nel 2007 un Protocollo per la costruzione
nell’area di Zambana vecchia di un “Gre-
en Village” progettato e costruito secon-
do LEED. L’idea è anche quella di creare
una realtà-vetrina delle imprese trentine
attive nel settore delle tecnologie soste-
VARIANTE PRG ZAMBANA 2010IN GIALLO IL PIANO A FINI GENERALIOGGETTO DEL PROTOCOLLO D’INTESA
GIUGNO 2007. FIRMA DEL PROTOCOLLO D’INTESAPER LA COSTRUZIONE DI UN VILLAGGIO VERDEA ZAMBANA VECCHIA DA PARTE DI MOSER MICHELESINDACO DI ZAMBANA E LORENZO DELLAIPRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Un quartiere verde tenta di raccogliere
in un’unica realtà urbana più elementi
di sostenibilità che possono interessare
l’edilizia, le reti e i servizi pubblici, ma
anche riguardare una precisa promozio-
ne in ottica di sostenibilità della cultura
e dei comportamenti sociali dei residen-
ti. La riduzione delle emissioni di CO2
ed inquinanti, il risparmio e l’utilizzo di
risorse energetiche rinnovabili, il riutiliz-
zo dei materiali, sono obiettivi costanti di
questi insediamenti. Le case, grazie all’i-
solamento, alla disposizione spaziale e
all’utilizzo di energie rinnovabili possono
arrivare a produrre più energia di quanta
ne consumino. Le fonti energetiche sono
normalmente di origine non fossile e rin-
novabili come l’energia solare (pannelli
fotovoltaici e solari), l’energia derivata
dalla combustione di biomassa (spesso
connessa con sistemi di teleriscalda-
mento), l’energia eolica o geotermica. Le
acque piovane e di scarico sono raccolte
e riutilizzate per servizi igienici e giardi-
ni. Si prediligono per la mobilità interna
percorsi ciclopedonali oppure l’utilizzo di
mezzi pubblici o elettrici. Come materiali
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Cos’è unquartiere verde?Un quartiere verde tenta di raccogliere in un’unica realtà urbana più elementi di sostenibilità che possono interessare l’edilizia, le reti e i servizi pubblici, ma anche riguardare una precisa promozio-ne in ottica di sostenibilità della cultura e dei comportamenti sociali dei residenti. La riduzione delle emissioni di CO2 ed inquinanti, il risparmio e l’utilizzo di ri-sorse energetiche rinnovabili, il riutilizzo dei materiali, sono obiettivi costanti di
questi insediamenti. Le case, grazie all’i-solamento, alla disposizione spaziale e all’utilizzo di energie rinnovabili possono arrivare a produrre più energia di quanta ne consumino. Le fonti energetiche sono normalmente di origine non fossile e rin-novabili come l’energia solare (pannelli fotovoltaici e solari), l’energia derivata dalla combustione di biomassa (spesso connessa con sistemi di teleriscalda-mento), l’energia eolica o geotermica. Le acque piovane e di scarico sono raccolte e riutilizzate per servizi igienici e giardi-
ni. Si prediligono per la mobilità interna percorsi ciclopedonali oppure l’utilizzo di mezzi pubblici o elettrici. Come materiali da costruzione la scelta è per materiali ri-utilizzabili, preferibilmente di provenien-za locale. Il sistema di raccolta e riutilizzo dei rifiuti è estremamente avanzato. La nascita e la riuscita di queste situazione modello è quasi sempre legata al for-te sostegno pubblico (Piani di comuni, regioni, stati od Unione europea) e alla convinta partecipazione dei residenti al progetto complessivo ecologico e sociale.
Un quartiere verde tenta di raccogliere
in un’unica realtà urbana più elementi
di sostenibilità che possono interessare
l’edilizia, le reti e i servizi pubblici, ma
anche riguardare una precisa promozio-
ne in ottica di sostenibilità della cultura
e dei comportamenti sociali dei residen-
ti. La riduzione delle emissioni di CO2
ed inquinanti, il risparmio e l’utilizzo di
risorse energetiche rinnovabili, il riutiliz-
zo dei materiali, sono obiettivi costanti di
questi insediamenti. Le case, grazie all’i-
solamento, alla disposizione spaziale e
all’utilizzo di energie rinnovabili possono
arrivare a produrre più energia di quanta
ne consumino. Le fonti energetiche sono
normalmente di origine non fossile e rin-
novabili come l’energia solare (pannelli
fotovoltaici e solari), l’energia derivata
dalla combustione di biomassa (spesso
connessa con sistemi di teleriscalda-
mento), l’energia eolica o geotermica. Le
acque piovane e di scarico sono raccolte
e riutilizzate per servizi igienici e giardi-
ni. Si prediligono per la mobilità interna
percorsi ciclopedonali oppure l’utilizzo di
mezzi pubblici o elettrici. Come materiali
Per la crisi economica e dell’edilizia in
particolare, e per le difficoltà pubbliche
di finanziare e sostenere un progetto così
nuovo e complesso, il protocollo “Zam-
bana Vecchia-Villaggio Verde” non si è
ancora avviato. Questa difficoltà potreb-
be condurre ad una ridefinizione dell’in-
tervento pubblico, pur permanendo la
volontà di perseguire obiettivi innovativi
ed esemplari nel settore della sostenibili-
tà. Riteniamo quello di Zambana Vecchia
un tema basilare per la nostra comuni-
tà e come tale esso non ci consente di
sottrarci alla responsabilità di fare tutto il
possibile affinché si avvii verso un esito
positivo. È importante che anche la Pro-
vincia condivida questa priorità e sosten-
ga le intenzioni ripetutamente espres-
se con specifiche scelte politiche. In un
momento in cui i finanziamenti tendono
a ridursi, la pubblica opinione potrebbe
chiedersi per quali ragioni la comunità
trentina dovrebbe condividere l’impor-
tanza e l’urgenza di questo progetto e
sostenerlo. I motivi per noi sono di diver-
sa natura.
ConclusionePer la crisi economica e dell’edilizia in particolare, e per le difficoltà pubbliche di finanziare e sostenere un progetto così nuovo e complesso, il protocollo “Zambana Vecchia-Villaggio Verde” non si è ancora avviato. Questa difficoltà potrebbe condurre ad una ridefinizione dell’intervento pubblico, pur permanen-do la volontà di perseguire obiettivi inno-vativi ed esemplari nel settore della so-stenibilità. Riteniamo quello di Zambana Vecchia un tema basilare per la comuni-tà di Zambana e come tale esso non ci consente di sottrarci alla responsabilità di fare tutto il possibile affinché si av-vii verso un esito positivo. È importante che anche la Provincia condivida questa priorità e sostenga le intenzioni ripetu-tamente espresse con specifiche scelte
politiche e finanziarie. In un momento in cui i finanziamenti tendono a ridursi, la pubblica opinione potrebbe chiedersi per quali ragioni la comunità trentina do-vrebbe condividere l’importanza e l’ur-genza di questo progetto e sostenerlo. I motivi per noi sono di diversa natura.
Una responsabilità storica.Chiudere il cerchio.Se si osserva la mappa del comune di Zambana si vede che il paese nuovo, in cui risiede quasi tutta la popolazione, è una frazione minima del territorio, al quale rimane attaccato da un sottile filo di terra. Ricostruire Zambana significa recuperare la memoria delle proprie ra-dici e ritornare al proprio territorio inteso come realtà non solo fisica, ma anche culturale e sociale. Ricostruire Zambana significa chiudere un cerchio: dopo lo sfollamento del paese causato dalla fra-na, le battaglie per la sua sopravvivenza,
i costosi lavori di messa in sicurezza, è possibile, per Zambana Vecchia, rinasce-re oggi in un contesto nuovo di relazioni. Abbiamo già ricordato che questo tema attraversa la vita politica trentina degli ultimi 50 anni e ci pare, che l’ambizione di chiudere finalmente questo percorso possa essere condivisa da tutta la comu-nità trentina.
Una responsabilità sociale.Ridare un futuro ad una comunità.Zambana Nuova da oltre trent‘anni, a causa dell’assenza di terreni disponibili, non presenta aumento di popolazione e non possiede spazi da destinare a ser-vizi pubblici. Dopo la messa in sicurezza l’unica possibilità di sviluppo è Zambana Vecchia. Le varianti del PRG del 2001 e 2010 consentono qui l’insediamento di quasi 1000 abitanti con necessità di re-lativi servizi. Infine gli abitanti di Zamba-na Nuova potranno avere in quest’area 30
Per la crisi economica e dell’edilizia in
particolare, e per le difficoltà pubbliche
di finanziare e sostenere un progetto così
nuovo e complesso, il protocollo “Zam-
bana Vecchia-Villaggio Verde” non si è
ancora avviato. Questa difficoltà potreb-
be condurre ad una ridefinizione dell’in-
tervento pubblico, pur permanendo la
volontà di perseguire obiettivi innovativi
ed esemplari nel settore della sostenibili-
tà. Riteniamo quello di Zambana Vecchia
un tema basilare per la nostra comuni-
tà e come tale esso non ci consente di
sottrarci alla responsabilità di fare tutto il
possibile affinché si avvii verso un esito
positivo. È importante che anche la Pro-
vincia condivida questa priorità e sosten-
ga le intenzioni ripetutamente espres-
se con specifiche scelte politiche. In un
momento in cui i finanziamenti tendono
a ridursi, la pubblica opinione potrebbe
chiedersi per quali ragioni la comunità
trentina dovrebbe condividere l’impor-
tanza e l’urgenza di questo progetto e
sostenerlo. I motivi per noi sono di diver-
sa natura.
spazi e servizi nuovi, una condizione che diverrebbe già da subito una grossa op-portunità di avvicinamento e d’integra-zione fra le due parti di Zambana. Secon-do noi, le necessità urgenti di un intero paese, la potenzialità abitativa attuale dell’area e il ritardo decennale nei servi-zi, giustificano anche un programma mi-rato d’investimenti pubblici concentrato nel tempo. Non certo privilegi, ma il giu-sto riconoscimento del percorso speciale che ha caratterizzato una comunità.
Creare oggi in Trentino a Zambana Vecchia un quartiere verde, opportu-nità di sviluppo o visione utopistica?Zambana ha iniziato con la Provincia un percorso, che ha generato molte aspetta-tive nella sua popolazione. L’idea di rilan-ciare la costruzione del paese pensando che la sostenibilità ambientale possa diventare l’elemento caratterizzante è sembrata suggestiva e anche oggi pare
estremamente attuale. Si tratta di in-tegrare bisogni antichi come l’abitare, con nuove esigenze e stili di vita, che la razionalizzazione delle risorse energe-tiche e la necessità di ridurre il danno ambientale rendono quanto mai obbli-gati ed attuali. Non si vuole dar vita ad una proposta elitaria, ma ad un progetto destinato ad una comunità con esigenze abitative di base, un progetto capace di mantenere le radici di una comunità con l’utilizzo di tecnologie volte a rispettare l’ambiente. Dopo 4 anni di Protocollo è tempo di decidere se questo progetto è solo una visione utopistica suggestiva, o se rimane una scelta di sviluppo valida.Se un quartiere ecologico abbia un valo-re sperimentale e di promozione tale da giustificare specifici investimenti pubbli-ci, è una riflessione fatta con esito positi-vo in altri paesi. Dal nostro punto di vista l’aspetto più importante è che il percorso iniziato dalla nostra comunità nel 1956
possa finalmente vedere un’evoluzione positiva, e questo può accadere solo se si riconosce alla storia di Zambana la sua unicità e se si prosegue quella col-laborazione tra comunità di Zambana e comunità trentina che negli anni ’90 ha trasformato in realtà la possibilità di ren-dere sicuro un territorio apparentemente perso.
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COMUNE DI ZAMBANA
Nuove Arti Grafiche - Trento
Con il contributo di