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XXX CONFERENZA ITALIANA DI SCIENZE REGIONALI
UN’APPLICAZIONE DEI MODELLI GRAVITAZIONALI ALLA MOBILITÀ INTERNA DEGLI STRANIERI E DEGLI ITALIANI
Oliviero CASACCHIA1, Piero GIORGI2, Cecilia REYNAUD3, Salvatore STROZZA4, Enrico TUCCI5
1 “Sapienza” Università di Roma, Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma2 Università degli Studi di Teramo, Coste Sant'Agostino, 64100 Teramo3 Università degli studi Roma Tre, Via G. Chiabrera, 199, 00145 Roma 4 Università degli studi di Napoli “Federico II”, Via Leopoldo Rodinò n. 22 - 80138 Napoli5 ISTAT, Via Cesare Balbo 16 00184 Roma
SOMMARIO
In Italia, tra il 1995 e il 2005, i trasferimenti di residenza tra comuni italiani sono aumentati di oltre il 19 per cento, passando da circa 1.110 mila a quasi 1.322 mila. Il contributo degli stranieri alle migrazioni interne all’Italia risulta importante: nel 2005 i trasferimenti dovuti a questi ultimi sono diventati oltre 180 mila (erano 41 mila nel 1995), nello stesso periodo il peso percentuale sul totale dei trasferimenti è cresciuto dal 4 al 14 per cento. Fattori strutturali (ad esempio, il peso maggiore degli stranieri nelle classi di età più giovani e quindi più mobili) e maggiore predisposizione alla mobilità rispetto alla popolazione autoctona possono spiegare in parte il contributo importante recato dagli stranieri alla mobilità interna.
In questo lavoro, l’analisi è orientata alla comprensione della mobilità interna con riferimento ai flussi migratori (iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza da e per l’interno, dati ISCAN di fonte Istat) tra italiani e stranieri. Obiettivo del lavoro è quello di individuare le caratteristiche strutturali delle migrazioni interne degli stranieri onde porne in evidenza similitudini e differenze con quelle degli italiani. Allo scopo, accanto alle misure e agli indici tradizionali, viene utilizzato un modello gravitazionale con il quale si quantificano gli effetti sulla mobilità interna della consistenza delle popolazioni di origine e di destinazione dei flussi e della distanza tra le aree territoriali considerate nella manifestazione dei flussi migratori. La stima, condotta con riferimento alla matrice dei flussi migratori del 1995, 2000 e 2005, mette in luce chiaramente il diverso comportamento tra italiani e stranieri e un’evoluzione differente del fenomeno.
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1 INTRODUZIONE
In paesi come l’Italia, dove si è assistito alla contrazione della dinamica naturale della popolazione, la mobilità interna gioca un ruolo molto importante non solo da un punto di vista demografico, poiché contribuisce alla crescita o decrescita della popolazione, ma anche perchè rispecchia e allo stesso tempo influenza le dinamiche sociali ed economiche del paese (Bonifazi, 1999). Gli ultimi anni hanno inoltre mostrato una decisa ripresa dei flussi migratori interni e questo grazie anche al contributo degli stranieri residenti in Italia (Bonifazi, 2009). La mobilità interna ha conosciuto sia fasi di stallo che di grande crescita, direttrici e protagonisti diversi; negli ultimi anni è stata l’immigrazione a cambiarne il volto. L’aumento del numero di cittadini stranieri residenti, la loro maggiore propensione a spostarsi all’interno del Paese e i fattori strutturali possono solo spiegare in parte tali cambiamenti.Chiusosi con gli anni ’70 il periodo delle grandi migrazioni interne, i tassi di mobilità nel nostro Paese si sono attestati su livelli molto modesti (Pugliese, 2006); solo negli anni ’90 si assiste ad una ripresa della mobilità interna in Italia, ed in particolare dal 1995 si nota come i trasferimenti di residenza in Italia subiscano un incremento apprezzabile (fig. 1). Tuttavia, i dati relativi alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche fanno registrare nel 2001 una brusca flessione della mobilità interna; dal 2002 si registra un recupero e, successivamente, un ritorno a livelli elevati negli ultimi due anni presi in considerazione (2004-2005).
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italiani stranieri
Fonte: dati ISTAT
Figura 1 Trasferimenti di residenza tra comuni italiani per cittadinanza. Italia 1995-2005. valori assoluti in migliaia
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Con il passare degli anni, come già detto, la componente straniera assume un ruolo sempre più rilevante: i trasferimenti di residenza tra Comuni italiani di cittadini stranieri sono 41 mila nel 1995, circa 88 mila nel 2000, per arrivare a 185 mila nel 2005. Il contributo è tale che, negli ultimi anni, l’incremento della mobilità interna è da attribuire quasi completamente alla componente straniera.Il comportamento degli stranieri appare abbastanza differente da quello degli italiani: certamente maggiore è la loro propensione a spostarsi all’interno del nostro territorio nazionale e in parte differenti sono le direttrici migratorie. Obiettivo di questo contributo è analizzare similitudini e differenze nelle migrazioni interne di italiani e stranieri, puntando l’attenzione sull’intensità dei flussi, sul livello di concentrazione delle iscrizioni per aree di origine e delle cancellazioni per luoghi di destinazione (par. 3), nonché sul ruolo giocato dalle popolazioni e dalle distanze (par. 4).
2 DATI E METODI
Prima di entrare nel vivo dell’analisi appare opportuno discutere preliminarmente vantaggi e limiti delle informazioni statistiche utilizzate, esplicitando alcune scelte tecniche che si è reso necessario adottare. Vengono inoltre presentati gli approcci a cui si farà ricorso e richiamate le metodologie di analisi sviluppate. La fonte maggiormente utilizzata per lo studio della mobilità interna è rappresentata dalla rilevazione delle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza, che consente di conoscere l’origine e la destinazione dei trasferimenti individuali a livello comunale. L’anagrafe è una delle principali fonti per lo studio della mobilità in Italia, in quanto coglie tutti i cambiamenti di residenza intercomunali. Accanto al comune di provenienza e quello di iscrizione, l’anagrafe registra alcune caratteristiche dell’individuo quali la data e il paese di nascita, il sesso, il titolo di studio e la condizione professionale. La fonte è esaustiva, ma non certo esente da errori, dal momento che non necessariamente a uno spostamento reale sul territorio corrisponde la volontà di trasferire la propria residenza anagrafica; inoltre, tali dati sono soggetti ad altri problemi tipici dell’informazione di fonte amministrativa come, ad esempio, la non cancellazione tempestiva e e la scarsa affidabilità di alcune caratteristiche individuali (ad esempio, il titolo di studio e la condizione professionale vengono talvolta omesse nella compilazione del modello di rilevazione e, in ogni caso, sono autodichiarate da chi richiede l’iscrizione anagrafica). Questo da una parte produce ad una sottostima delle migrazioni in quanto non vengono considerati gli spostamenti reali ai quali non segue un’iscrizione anagrafica, e dall’altra, a una sovrastima, perché risultano conteggiati cambiamenti di residenza effettuati solo per un vantaggio di tipo amministrativo, senza un effettivo spostamento sul territorio.
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Nello studio della mobilità interna più che in tutti gli altri fenomeni demografici acquista importanza l’unità territoriale di riferimento: i flussi sono solo quelli tra le aree territoriali considerate (e non interni ad esse), la cui definizione è, quindi, essa stessa una premessa per definire e quantificare il fenomeno ed escluderne una parte. La necessità è quella di giungere ad un compromesso tra la perdita di informazione e la facilità di lettura dei risultati (oltre che dell’applicazione del metodo). La scelta in questo lavoro è stata quella di individuare 22 macroaree del territorio italiano (esclusa la Sardegna che di per sé ha un carattere particolare nello studio della mobilità) che rappresentano una sintesi tra la volontà di considerare le quattro province milionarie e di definire aree significative dal punto di vista geografico e che in molti casi coincidono con le regioni (tab. 1 e fig. 2).
Tabella 1 – Province e regione per macroaree di appartenenza
Sigla| Macro Area Province/regioni considerateTO Torino Provincia di TorinorNO Resto Nord Ovest Aosta, Verbano, Biella, Vercelli, Novara, Varese
sPIE+ocLIG Piemonte meridionale e Liguria occidentale Imperia, Cuneo, Savona, Asti
orLIG+ocPAD Liguria orientale e Padania Occidentale Genova, La Spezia, Alessandria, Pavia
MI Milano Provincia di MilanonLOM Lombardia Settentrionale Sondrio, Como, Lecco, Bergamo, BresciaTAA Trentino Alto Adige Regione TrentinoVEN Veneto Regione VenetoFVG Friuli Venezia Giulia Regione FriulisPAD Padania meridionale Lodi, Cremona, Mantova, Regione EmiliaRomagnaTOS+Tus Toscana e Tuscia Regione Toscana, provincia di ViterboUMB+sab Umbria e Sabina Regione Umbria e provincia di RietiMAR Marche Regione MarcheRM Roma Provincia di RomaABR+MOL Abruzzo e Molise Regione Abruzzo e Regione Molise
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Figura 2 Macroaree
La prima parte del lavoro si concentra su un’analisi descrittiva della mobilità interna tra le macroaree distinguendo il comportamento degli italiani e degli stranieri, cogliendone similitudini e dissimilarità. L’analisi congiunta, per i tre anni considerati – 1995, 2000, 2005 - dei tassi di immigrazione (rapporto tra il numero complessivo di iscrizioni nella macroarea considerata e la sua popolazione media residente di riferimento) ed emigrazione (rapporto tra il numero complessivo di cancellazioni nella macroarea considerata e la sua popolazione media residente di riferimento) calcolati distintamente per gli italiani e per gli stranieri e rappresentati su un diagramma a dispersione, ha permesso di distinguere le zone che hanno prevalentemente una capacità attrattiva da quelle repulsive e il differente ruolo giocato dalle macroaree per gli italiani e per gli stranieri; questa lettura è stata poi supportata dall’analisi dei tassi migratori (rapporto tra il saldo migratorio in valore assoluto della macroarea considerata e la sua popolazione media residente di riferimento). Infine, sono stati anche calcolati gli indici di concentrazione sia rispetto all’area di provenienza che all’area di destinazione per ciascuna macroarea; tali indici consentono di cogliere informazioni sulla struttura della provenienza e destinazione dei flussi: se queste siano molteplici e disperse sul territorio o se invece risultino privilegiate poche aree di origine/destinazione.
Successivamente si è scelto di applicare il modello gravitazionale ai flussi migratori tra le macroaree sempre considerando differentemente gli italiani e gli stranieri e sempre per i tre anni presi in considerazione per dar conto dell’evoluzione del fenomeno. La forma classica del modello gravitazionale è la seguente:
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(1)
dove Fij rappresenta il flusso migratorio tra la macroarea i e quella j, P i e Pj indicano le masse di popolazione relative alle due macroaree i e j rispettivamente di origine e di destinazione, mentre dij è una misura della loro distanza.
Il modello gravitazionale classico con errori moltiplicativi specificato come segue:
(2)
Considerando il logaritmo naturale di entrambi i membri si ottiene un modello lineare nei parametri:
oppure
(3)che possono essere agevolmente stimati con il metodo dei minimi quadrati ordinari (OLS). È noto che la stima dei parametri del modello linearizzato presenta una serie di inconvenienti ampiamente discussi in letteratura: uno tra i più rilevanti - l’impossibilità della trasformata logaritmica quando i flussi sono nulli – in questo lavoro è stato superato dal momento che non ci sono mai flussi pari a zero grazie all’aggregazione del territorio in macroaree. Il problema che la trasformata logaritmica conduce a una stima dei logaritmi dei flussi migratori i cui antilogaritmi dei valori stimati sono stime distorte dei flussi osservati verrà in parte attenuato rientrando i residui stessi quando, nella fase successiva della ricerca, si presenteranno i risultati relativi agli effetti barriera/attrazione.
3 MOBILITÀ TRA LE MACROAREE CONSIDERATE: ASPETTI DESCRITTIVI
La mobilità tra le macroaree considerate ha riguardato nel ’95 più di 320 mila spostamenti per
gli italiani e circa 15 mila per gli stranieri ed è aumentata in valore assoluto nel 2000
rispettivamente a quasi 378 mila trasferimenti per gli italiani e oltre 31 mila per gli stranieri;
anche la quota relativa a questa tipologia di trasferimento sul totale degli spostamenti interni è
cresciuta lievemente (+1,8 per gli italiani e +0,7 per gli stranieri). Se si confronta il dato del
2005 con quello del 2000, si può rilevare come per gli italiani gli spostamenti tra le macroaree
sono diminuiti sia in termini assoluti che relativi, mentre per gli stranieri il calo si registra
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solo in termini percentuali: la riduzione di questa quota nel periodo considerato è più
consistente per gli stranieri: -7,1 per cento tra il 1995 e il 2005 rispetto al -0,3 per cento degli
italiani (tab. 2). A tal proposito, si deve considerare che una parte della popolazione straniera
è ormai presente in Italia da lungo tempo e probabilmente, man mano che procede il processo
di stabilizzazione sul territorio, sta assumendo, per quanto riguarda la mobilità interna,
comportamenti più simili agli autoctoni, che infatti si spostano più frequentemente su distanze
di breve raggio (Istat, 2009).
Tabella 2 – Movimenti anagrafici tra le macroaree per cittadinanza. Valori assoluti e percentuali sul totale dei movimenti
annoitaliani stranieri
v.a. % v.a. % 1995 320.761 30,0 14.494 35,02000 377.009 31,8 31.436 35,72005 337.560 29,7 51.743 27,9
Gli stranieri, così come facilmente ipotizzabile, fanno registrare tassi di mobilità con livelli nettamente più elevati rispetto a quelli degli italiani: sono popolazioni più mobili, non solo perché gli italiani, se si esclude l’epoca delle grandi emigrazioni, sono una popolazione caratterizzata da una bassa mobilità, molto legata alla famiglia, alla casa e al territorio, ma anche perché gli stranieri hanno meno vincoli e caratteristiche strutturali che favoriscono la mobilità come la prevalenza delle età giovani in cui ci si sposta più frequentemente. I tassi di emigrazione si attestano per gli italiani su livelli inferiori al 10‰, se non per Milano, in tutti e tre gli anni considerati, per la Calabria, dal 2000, e per Napoli solo nell’ultimo anno considerato; per gli stranieri valori intorno al 10‰ si osservano nel 2005 per alcune aree attrattive del Nord, mentre in generale i livelli, così come già osservato, sono più elevati ed arrivano a valori fino al 60‰. Nel 2000 le zone del Mezzogiorno perdono più popolazione straniera di quanto non avvenisse nel 1995, ma questa tendenza non sembra enfatizzarsi tra il 2000 e il 2005. Analoghe considerazione possono essere fatte sul tasso di immigrazione. Il diagramma a dispersione dei due indicatori, riportato nella figura 3, permette di evidenziare come nei tre anni e per entrambe le popolazioni considerate emerge una chiara dicotomia Centro Nord-Mezzogiorno con le zone del Centro Nord che si presentano come zone attrattive, dove il tasso di immigrazione è più elevato di quanto non sia quello di emigrazione (sopra la diagonale), e le zone del Mezzogiorno che cedono popolazione, in particolare straniera, e non sono invece in grado di attrarla (si ricorda che si parla sempre di migrazione interne). Una particolare attenzione va però dedicata alle province considerate a se’ stanti nell’analisi in quanto province con una popolazione superiore al milione e di particolare importanza in questo contesto. La provincia di Torino, storicamente attrattiva grazie al suo
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sviluppo industriale, non è più da tempo meta dell’immigrazione italiana e risulta non essere una zona molto interessata dalla mobilità interna, presentando, infatti, bassi tassi di immigrazione ed emigrazione per gli italiani e ancor di più per gli stranieri. La provincia di Milano presenta tassi più elevati di quella di Torino e, nonostante per gli italiani non rappresenti un polo attrattivo, per gli stranieri si presenta come una zona ancora capace di offrire possibilità lavorative e sociali dal momento che almeno fino al 2000 si coglie un tasso di immigrazione, intorno al 15‰, superiore a quello di emigrazione con una debole inversione nel 2005. La provincia di Roma, che ha sempre avuto un forte ruolo nel contesto della mobilità interna e dell’immigrazione, registra già nel 1995 una perdita di popolazione, maggiormente per gli stranieri, ma anche per gli italiani, e questo ruolo di zona repulsiva viene confermato solo per gli stranieri anche negli anni successivi. La provincia di Napoli, come nelle attese, si presenta come una delle zone maggiormente repulsive con tassi di emigrazione più elevati anche per gli stranieri soprattutto negli ultimi due anni considerati (2000 e 2005), nel 1995 tale tasso assumeva valori più contenuti (inferiori al 30‰ e al 10‰ , ripettivamente per gli stranieri e per gli italiani) e soprattutto inferiori a quelli del resto della Campania e di molte altre zone del Mezzogiorno (fig. 3). Esaminando l’indice di concentrazione delle entrate, ovvero, per ogni macroarea, il grado di concentrazione della provenienza del flusso, si ottiene una misura che permette di mettere in luce se la capacità attrattiva di quella particolare macroarea è riservata solo ad alcune zone di origine (valore dell’indice alto) o se, al contrario, è diffusa in modo uniforme sul territorio (valore dell’indice basso). Specularmente, l’indice di concentrazione delle uscite, che misura la concentrazione dei flussi in partenza da una macroarea sul resto del territorio, consente di evidenziare se coloro che si spostano dalla macroarea considerata si dirigono prevalentemente verso alcune zone specifiche (valore dell’indice alto) o si distribuiscono in modo uniforme sul resto del territorio (valore basso). Un indice di concentrazione delle entrate con valori modesti è segno di una capacità attrattiva ad ampio spettro poiché in grado di agire su più zone, mentre un indice elevato sta ad indicare zone con una capacità attrattiva limitata essenzialmente solo ad alcune aree di origine dei flussi. Inoltre macroaree con tali indici elevati sia delle entrate che delle uscite sono tipiche di zone che interagiscono poco con il resto del territorio, mentre indici contenuti sono il segno di un interscambio notevole con tutto il paese.L’ipotesi è che tra Nord e Mezzogiorno si possa cogliere con la costruzione di questi semplici indici un diverso comportamento per cui i flussi che hanno origine dalle macrozone del Mezzogiorno si disperdono sul territorio italiano (indici di concentrazione delle uscite più contenuti) e quelli provenienti da dalle aree del Nord facciano registrare valori degli indici più elevati a causa di una destinazione circoscritta, peraltro verso aree collocate nella medesima area geografica.
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Figura 3 Tassi di immigrazione ed emigrazione per macrozona. Popolazione italiana e straniera. Anni 1995, 2000, 2005
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L’analisi di tali indici, riportati in figura 4, consente di evidenziare una situazione in cui per gli italiani la concentrazione delle entrate è maggiormente correlata con quella delle uscite, in tutti e tre gli anni presi in considerazione; le macroaree che esercitano una capacità attrattiva verso più aree, come la Puglia, il Veneto insieme alla Toscana e Tuscia, sono anche quelle che cedono popolazione a più aree e che quindi hanno un interscambio maggiore con il resto del territorio, mentre zone come il Piemonte meridionale e la Liguria occidentale insieme all’Umbria e Sabina e alla Lombardia settentrionale, hanno una maggiore concentrazione sia delle zone di provenienza che di quelle di destinazione. Questo non accade per quanto riguarda la mobilità degli stranieri: si può in questo caso osservare in generale una maggiore concentrazione delle uscite rispetto alle entrate e una nuova differenziazione tra le zone del Nord che esprimono una concentrazione elevata delle uscite, che conferma l’ipotesi che gli spostamenti che hanno come origine le aree del Nord si dirigono essenzialmente verso un numero ridotto di destinazioni (forse prevalentemente nello stesso Nord) e zone del Mezzogiorno che presentano una maggiore concentrazione delle entrate e quindi una provenienza da un numero ristretto di zone. Questa differenziazione dalle due popolazioni (italiana e straniera) può forse in parte trovare spiegazione nell’assenza delle migrazioni di ritorno, poiché mentre per gli italiani continua ad esserci un flusso di gente che dal Nord si trasferisce nel Mezzogiorno, e che in gran parte sembra ascrivibile ad un movimento di rientro di originari del Mezzogiorno, questo non può avvenire per gli stranieri, per i quali la capacità attrattiva del Mezzogiorno rimane molto contenuta a causa del carente sviluppo del mercato del lavoro soprattutto per la popolazione straniera regolare di cui ci stiamo occupando. Pertanto le ipotesi sembrano essere confermate per gli stranieri, ma non per gli italiani. Inoltre non emerge una evoluzione di questi indicatori per gli italiani tra il 1995 e il 2005, mentre per gli stranieri sembra esserci un’omogeneizzazione delle zone tra il 1995 e il 2000 e una successiva diversificazione nel periodo successivo (fig. 4), che porta anche ad una maggiore differenziazione tra gli italiani e gli stranieri. La lettura del tasso migratorio netto non sembra aggiungere molto a ciò che è stato descritto, ma conferma per gli stranieri il maggiore effetto redistributivo sulla popolazione dei movimenti interni per tutto il territorio nel periodo considerato. Non sembra potersi evidenziare una relazione chiara tra il tasso migratorio netto e gli indici di concentrazione, che risultano avere un indice di correlazione molto bassa; mentre si poteva ipotizzare che laddove il tasso fosse positivo ed elevato le aree di provenienza fossero molteplici oppure che dove il tasso assumeva valori negativi elevati fossero molteplici le destinazioni e quindi molto contenuto il valore dell’indice di concentrazione delle uscite. Emerge solo per gli stranieri una correlazione significativa (0,6) tra l’indice di concentrazione delle uscite e il tasso migratorio netto nel 2000 e nel 2005 (fig. 5).Si può da ultimo osservare come nella lettura congiunta di questi indicatori sembra esserci un processo di convergenza delle macrozone tra il 1995 e il 2000, che però non viene confermato
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tra il 2000 e il 2005; tuttavia tre anni non appaiono sufficienti per cogliere a pieno l’evoluzione del fenomeno.
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Figura 4 Indici di concentrazione delle entrate (iscrizioni) e delle uscite (destinazione) per macrozona. Popolazione italiana e straniera. Anni 1995, 2000, 2005
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Figura 5 Tasso migratorio netto e indici di concentrazione delle uscite (cancellazioni). Popolazione italiana e straniera. Anni 1995, 2000, 2005
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italiani 2005
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-40 -30 -20 -10 0 10 20tasso migratorio netto
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4 L’APPLICAZIONE DEL MODELLO GRAVITAZIONALE: I RISULTATI
Il “modello gravitazionale”, ampiamente utilizzato nelle analisi empiriche sui flussi di beni e servizi soprattutto nell’ambito del commercio internazionale, ha fornito risultati soddisfacenti anche in alcuni studi riguardanti i flussi migratori. Tale modello è ispirato al principio newtoniano della gravitazione universale: considera i flussi migratori tra due zone in modo analogo alla teoria fisica della gravità, supponendoli direttamente proporzionali al prodotto delle masse (attrattive o repulsive) e inversamente proporzionali alla loro distanza (o ad una funzione di essa) tra le due zone. L’obiettivo in questo lavoro è, quindi, quello di analizzare la mobilità tra le macroaree, precedentemente definite, distintamente per gli italiani e per gli stranieri attraverso l’applicazione di tale modello verificando così se valgono le seguenti ipotesi alla base del modello: i flussi migratori tra due macrozone siano direttamente proporzionali alle “masse” di popolazione delle zone di origine e di destinazione e inversamente proporzionali alla distanza tra le due aree considerate. Si ipotizza quindi che la migrazione sia tanto più massiccia tanto più la distanza tra le due aree è minore e tanto più le due popolazioni sono consistenti. Il modello gravitazionale è stato stimato avendo operato la trasformazione logaritmica (vedi formula 3) per ogni anno considerato e separatamente per italiani e stranieri, utilizzando per ognuno la popolazione residente specifica. La distanza tra le macroaree è stata calcolata tra i rispettivi baricentri, adottando due differenti definizioni di centro di ciascuna area (centro geografico e centro medio ponderato con la popolazione) e due diverse definizioni di distanza (triangolare e sferica).I risultati dell’applicazione dei modelli, riportati nella tabella 3, mostrano come le ipotesi ben si adattano alla mobilità tra macroarea sia per gli stranieri sia per gli italiani, in particolare per il 2005: l’indice di determinazione arriva a toccare quasi il 70%. Il valore di 0, che rappresenta una stima del numero medio di spostamenti pro-capite, è molto più elevato per gli stranieri confermando la maggiore propensione alla mobilità dei primi evidenziata anche nell’analisi descrittiva. La capacità attrattiva e repulsiva delle due popolazione (quella della zona di partenza e quella della zona di origine) sono sostanzialmente simili e positive, confermando l’ipotesi che maggiore è la consistenza della popolazione (numero assoluto di individui residenti) più elevato è il flusso che si genera tra le due macroaree, mentre l’effetto della distanza è poco più contenuto e di segno opposto - maggiore è la distanza, minore è lo spostamento - poiché una distanza elevata presuppone un trasferimento più difficile. L’effetto della distanza rimane sostanzialmente invariato, a parità anche degli effetti degli altri parametri, introducendo nel modello le due diverse definizioni di distanza considerate, coerentemente con quanto risulta dalla letteratura (Poulain, 1981). Confrontando i risultati dei diversi modelli si può osservare che l’effetto delle due popolazioni sembra essere più importante per gli italiani piuttosto che per gli stranieri, mentre quello contenitivo della
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distanza sembra essere più rilevante per gli stranieri, anche se questa differenza si assottiglia nell’anno più recente; al contrario in quest’anno aumenta la differenza dovuta all’effetto della consistenza della popolazione della zona di origine.
Tabella 3 – Indice di determinazione R2 e stima dei coefficienti delle variabili esplicative del modello gravitazionale log-normale per cittadinanza (italiana e straniera). Anni 1995, 2000, 2005
ANNO POP. R2 ln 0 1 2 3
1995 ITALIANA 0,62 -21,5 1,09 1,02 -0,45
1995 STRANIERA 0,61 -7,8 0,57 0,91 -0,71
2000 ITALIANA 0,61 -22,4 1,10 1,07 -0,41
2000 STRANIERA 0,58 -9,1 0,54 0,96 -0,57
2005 ITALIANA 0,66 -24,0 1,12 1,12 -0,46
2005 STRANIERA 0,68 - 9,1 0,49 0,96 -0,59
5 CONCLUSIONI E RIFLESSIONI
Dall’analisi descrittiva e dall’applicazione del modello emerge chiaramente come la mobilità degli italiani e quella degli stranieri presentino differenze rilevanti di cui sembra importante esaminare caratteristiche e peculiarità. Il modello gravitazionale nella forma più elementare se da un lato ha consentito di evidenziare come anche in questo le tre variabili macro rappresentino una importante componente, da non trascurare, nello studio del fenomeno migratorio, dall’altro ha messo in luce l’importanza di aggiungere ulteriori elementi che consentano una migliore interpretazione del fenomeno stesso. In particolare l’evoluzione del fenomeno che risulta difficile da cogliere e comprendere con un’analisi basata su tre anni, sebbene questi siano risultati particolarmente interessanti nella fase descrittiva; fa emergere, quindi, l’importanza di estendere l’analisi ad un numero più consistente di anni. Inoltre, approfondimenti successivi sono previsti sia nella direzione di considerare variabili dimensionali diverse dalle sole popolazioni di riferimento (quella italiana per i flussi di italiani, quella straniera per i flussi di stranieri) sia nella conduzione dell’analisi dei residui del modello, analisi che appare di particolare interesse in quanto consente di far emergere l’esistenza di effetti di barriera o di attrazione tra le macrozone che compongono lo specifico dettaglio territoriale adottato nella ricerca.
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6 Bibliografia
Bonifazi C. (a cura di) (1999), Mezzogiorno e migrazioni interne. Istituto di ricerche sulla popolazione (IRP) - CNR, Monografie 10/1999, Roma.
Bonifazi C. (2009), “Le migrazioni interne meridionali: vecchi e nuovi ritardi” in neodemos.itIstat (2009), Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2008, RomaPoulain M. (1981), “Entre la gravitation et l’entropie: un modèle spatiale de la migration
interne et son estimation,” comunicazione alla tavola rotonda sulla Demografia Matematica, Unione internazionale per lo studio della popolazione (IUSSP), Manila.
Pugliese E. (2006), L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Il Mulino, Bologna.
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ABSTRACT
In Italy, between 1995 and 2005, changes of residency between Italian municipalities has increased by over 19 percent, from around 1.1 to nearly 1.3 million. The contribution of foreigners to internal migration in Italy Italy is an important factor: in 2005, changes of residency due to the latter increased to more than 180 thousand (41 thousand were in 1995), during the same period the percentage of the total changes in residency increased by 4 to 14 percent. Structural factors (eg, the consistence of foreign nationals in the age groups younger and more mobile) and an increased tendency for mobility in relation to the native population may explain, in part the contribution of foreigners to internal mobility.In this assignment, the analysis is oriented to the understanding of internal mobility using individual data of population register collected by ISTAT. The aim of the work is to identify the structural characteristics of internal migration of foreigners in order to show similarities and differences with those of Italians. After a descriptive analysis with some measures and indices it has been implemented a gravitational model with which to quantify the effects on the internal mobility of the population of origin and destination of flows and the distance between the land areas considered. The estimate, conducted with reference to the matrix of migration flows in 1995, 2000 and 2005, clearly highlights the difference in behaviour between Italians and foreigners, and a different evolution of the phenomenon.
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