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XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

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Riabilitazione in Età Evolutiva 2

Riabilitazione in Età Evolutiva

Abstract 67 ANDAMENTO DI SENSIBILITÀ TATTILE E PROPRIOCEZIONE D ELL’ARTO INFERIORE NEI SOGGETTI IN ETÀ EVOLUTIVA: STUDIO OSSERVAZIONALE TR ASVERSALE

Mazzucchelli M.*[1], Gariboldi V.[1], Trentin L.[2], Valagussa G.[2], Perin C.[1], Cerri C.[1] [1]

Università degli Studi di Milano Bicocca-Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa ~ Milano ~ Italy, [2]

Autism Research Unit, “Villa Santa Maria” ~ Tavernerio ~ Italy

Introduzione:

Le informazioni somatosensoriali propriocettive e tattili sono di fondamentale importanza durante l’età evolutiva per lo sviluppo senso-motorio. Si conosce però poco riguardo le traiettorie di sviluppo somatosensoriale nei bambini ed adolescenti con sviluppo tipico. Una recente revisione sistematica ha evidenziato che la letteratura a riguardo si è concentrata maggiormente a studiare lo sviluppo di propriocezione e sensibilità tattile dell’arto superiore1. Le informazioni derivanti dalle componenti tattile e propriocettiva a livello dell’arto inferiore sono però altrettanto importanti per un funzionamento efficiente del sistema di controllo posturale. Esse contribuiscono a regolare l’interazione uomo-suolo e la generazione di sinergie posturali adatte all’environment. L’obiettivo di questo lavoro è stato quindi quello di studiare l’andamento dello sviluppo di sensibilità tattile e propriocettiva dell’arto inferiore in una popolazione di soggetti in età evolutiva.

Materiali e Metodi:

Lo studio osservazionale trasversale è stato condotto reclutando 243 soggetti di età tra i 6 e i 18 anni frequentanti istituti statali delle province di Milano e di Monza e Brianza. Per tutti i soggetti la sensibilità tattile è stata valutata alla caviglia utilizzando un estesiometro di pressione di tipo Semmes-Weinstein. La propriocezione è stata analizzata in termini di “senso di posizione” valutando con apposito goniometro la differenza in gradi nella replicazione all'arto in esame di una posizione imposta dall'operatore all'arto controlaterale. Entrambi gli strumenti sono stati validati per lo studio delle funzioni somatosensoriali all'interno del Fall Screen Assessment System2.

Risultati:

Sensibilità tattile ed età risultano correlare in modo significativo (R Pearson=0.28; p=0.00), con un miglioramento dell’acuità tattile all'aumentare dell’età. Per quanto riguarda la propriocezione, la correlazione tra età e media delle differenze degli angoli misurati, indicante l’errore sistematico, non risulta significativa (R Pearson =0.002; p=0.978). Una lieve correlazione è presente tra età e deviazione standard delle differenze tra gli angoli imposti e raggiunti, indice di precisione, tuttavia non statisticamente significativa (R Pearson=-0.07; p=0.270).

Conclusione:

I dati di questo studio documentano, come atteso, una traiettoria di sviluppo della sensibilità tattile all’arto inferiore durante l’età evolutiva nella direzione di un miglioramento sensitivo. I dati ottenuti riguardo la sensibilità propriocettiva indicano solo una tendenza al miglioramento della propriocezione in termini di precisione al crescere dell’età, senza risultare tuttavia statisticamente

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significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due gradi, valore che risulta essere lo scarto significativo segnalato in letteratura3.

Bibliografia:

1. Taylor S. et al. Does somatosensation change with age in children and adolescents? A systematic review. Child Care Health Dev 42, 809–824 (2016). 2. Lord S.R., Menz H.B. & TiedemannA. A physiological profile approach to falls risk assessment and prevention. Phys Ther 83, 237–252 (2003). 3. Holst-Wolf J.M., Yeh I.L., Konczack J. Development of proprioceptive acuity in typically developing chidren: normative data on forearm position sense. Front Hum Neurosci 10, 436 (2016).

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Riabilitazione in Età Evolutiva

Abstract 123 IDROCHINESITERAPIA IN BAMBINI AFFETTI DA DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE: DALLA VALUTAZIONE FUNZIONALE MOTORIA ALLA PERCEZION E CORPOREA.

Grandi C.[1], Salmin F.[2], Moscardi M.[3], Carraro E.[4], Albamonte E.[5], Sansone V.[6], Morettini V.*[7] [1]

C.Grandi ~ milano ~ Italy, [2]

F.Salmin ~ Milano ~ Italy, [3]

M.Moscardi ~ Milano ~ Italy, [4]

E.Carraro ~ Milano ~ Italy, [5]

E.Albamonte ~ Milano ~ Italy, [6]

V.Sansone ~ Milanoi ~ Italy, [7]

V.Morettini ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

La Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD) è la più comune forma di distrofia muscolare, caratterizzata dall’assenza totale di distrofina. La DMD porta i soggetti che ne sono affetti alla perdita della deambulazione a un’età media di dodici anni, con un coinvolgimento della muscolatura cardiaca e respiratoria. Nelle linee guida europee [1] ed internazionali [2] per la riabilitazione della DMD viene consigliato per il bambino con DMD un regolare trattamento riabilitativo, comprensivo di stretching, mobilizzazione passiva, esercizi attivi e regolare attività aerobica submassimale, anche in ambiente acquatico, ma le evidenze scientifiche a supporto sono scarse. Recenti studi hanno dimostrato che un programma di riabilitazione caratterizzato da un esercizio fisico moderato potrebbe ritardare la degenerazione funzionale causata dal disuso nei ragazzi con DMD [3]. In letteratura si trova solo uno studio controllato randomizzato su 12 pazienti che hanno effettuato un trattamento riabilitativo in acqua [4]. L’obiettivo del nostro progetto è valutare l’efficacia di un trattamento strutturato di idrokinesiterapia in bambini affetti da DMD, in termini di mantenimento delle funzioni motorie e della percezione corporea.

Materiali e Metodi:

Lo studio prevedeva il reclutamento di soggetti in età evolutiva affetti da DMD, deambulanti, di età compresa tra i 3 ed i 11 anni. I pazienti sono stati sottoposti a 10 sedute di idrokinesiterapia con frequenza 1vv/sett della durata di 45 minuti. Ogni seduta era costituita da 5 minuti di adattamento all’acqua, 10 min di stretching agli arti inferiori, 20 minuti di esercizi attivi e 10 minuti di defaticamento. Verranno effettuate le seguenti scale pre e post- trattamento: - Motor function measure scale (MFM) [5] - North Star Ambulatory Assessment (NSAA) [6] - Performance of Upper Limb (PUL) [7] -6 Minutes Walking Test (6 MWT) [8] -10 meters Walking Test (10mwt) - Misura goniometrica dell’articolarità passiva (PROM)di anca, ginocchio e tibiotarsica -Test di Goodenaugh [9]

Risultati:

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Sono stati reclutati 7 soggetti di età media 7.7 anni. Le valutazioni motorie effettuate pre e post trattamento hanno evidenziato una sostanziale stabilità delle funzioni motorie pre e post trattamento: NSAA -0.2 punti, PUL +1.1 pt, 6MWT media dello scarto -0.7 mt , 10 metri -0.3 sec.. Attraverso il test di Goodenaugh si evidenzia un discreto incremento della consapevolezza del sé (+3 punti di media).

Conclusione:

I dati preliminari di questo studio pilota evidenziano un sostanziale mantenimento dei range articolari, delle funzioni e attività motorie dopo un trattamento durato 10 settimane. È significativo il miglioramento ottenuto nell’analisi della percezione di sé, poiché l’immagine corporea costituita dalle componenti percettiva, attitudinale, affettiva e comportamentale, va a costituire la persona nella sua globalità. Lo studio è limitato dalla bassa numerosità campionaria ma ci si propone di incrementare il campione e avviare un nuovo progetto che preveda un aumento del numero delle sedute e una valutazione del mantenimento del beneficio a lungo termine.

Bibliografia:

1. http://www.treat-nmd.eu/ 2. Birnkrant DJ et al. Diagnosis and management of Duchenne muscular dystrophy, part 1: diagnosis, and neuromuscular, rehabilitation, endocrine, and gastrointestinal and nutritional management. Lancet Neurol. 2018;17(3):251-267. 3. Jason et al. 2013 4. Hind et al Aquatic therapy for children with Duchenne muscular dystrophy: a pilot feasibility randomised controlled trial and mixed-methods process evaluation. Health Technol Assess. 2017 May;21(27):1-120. 5. Be´rarda C et al. A motor function measure scale for neuromuscular diseases. Construction and validation study. Neuromuscular Disorders 15 (2005) 463–470 6. Mazzone E.S. et al. Reliability of the North Star Ambulatory Assessment in a multicentric setting, Neuromuscolar Disorders July 2009Volume 19, Issue 7, Pages 458–461 7. Mayhew A et al. Performance of the Upper Limb Working Group, Development of the Performance of the Upper Limb module for Duchenne muscular dystrophy, Dev Med Child Neurol. 2013 Nov;55(11):1038-45. 8. ATS Committee on Proficiency Standards for Clinical Pulmonary Function Laboratories. ATS statement: guidelines for the six-minute walk test. Am J Respir Crit Care Med. 2002 Jul 1;166(1):111-7.ATS 9. Goodenough FL, Measurement of intelligence by drawings. Yonkers-on-Hudson, N.Y., Chicago, World Book Company, 1926

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Riabilitazione Neuropsicologica 3

Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 5 TRAINING DI WORKING MEMORY IN SOGGETTI CON MALATTIA DI PARKINSON

Cicchetti C.*[1], Appollonio V.[1], Colucci A.[2], Di Palma A.[2] [1]

Università Cattolica del Sacro Cuore ~ Campobasso ~ Italy, [2]

Fondazione Salvatore Maugeri ~ Cassano delle Murge ~

Italy

Introduzione:

La malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa conosciuta per gli aspetti motori ma già nelle fasi iniziali sono presenti alterazioni cognitive relative ad attenzione, set-shifting, pianificazione, memoria di lavoro, compiti visuo-spaziali e di apprendimento. Il deficit cognitivo più invalidante sembra essere la working memory dato che i pattern neuroanatomici relativi al funzionamento della memoria di lavoro sono gli stessi coinvolti nella riduzione dopaminergica a livello dello striato propria della malattia. Sulla base di pubblicazioni su training di working memory nei bambini con ADHD (Klingberg et al.,2005), negli adulti sani (Borrella et al.,2010) e nei pazienti con MCI (Carretti et al.,2013), il presente studio vuole dimostrare i benefici a breve termine di un training intensivo di working memory visuo-spaziale e verbale in pazienti con deterioramento cognitivo lieve (MCI) e Malattia di Parkinson.

Materiali e Metodi:

12 soggetti (8 uomini – 4 donne) di età compresa tra i 64 e 83 anni con diagnosi di MCI nella Malattia di Parkinson in accordo con le Linee Guida della Movement Disorder Society (MDS) del 2012, sono stati assegnati random ad un gruppo sperimentale (n=6) e ad uno di controllo (n=6); tutti nella fase off farmacologica. I soggetti arruolati sono stati sottoposti ad una valutazione neuropsicologica pre e post training che ha previsto un Test di I livello (Montreal Cognitive Assessment); Test di approfondimento neuropsicologico di II livello ed il Parkinson’s Disease Quality of Life Questionnaire (PDQ-39), questionario per valutare la qualità della vita del soggetto con Parkinson. Il training, durato 2 settimane (10 sedute di circa 45 minuti ciascuna) ha previsto una procedura adattativa per cui il livello di difficoltà è stato adatto al soggetto, prevedendo un compito di categorizzazione in base ad un target specifico. I partecipanti hanno effettuato compiti di working memory verbale e visuo-spaziale, presentati in modo alternato. Il gruppo sperimentale ha eseguito gli esercizi ad un livello adattato allo span del paziente in compiti dual task; quello di controllo, invece, ha svolto gli stessi esercizi ad un livello al di sotto dello span del paziente. Durante il training non è stato fornito alcun feedback circa la correttezza delle risposte date. Non è stato previsto l’addestramento all’uso di precise strategie al fine di favorire il solo coinvolgimento della working memory.

Risultati:

Al termine del training è stato effettuato il retest al fine di valutarne l’efficacia del training eseguito. Nella valutazione di I livello è emerso un miglioramento significativo nel gruppo sperimentale, nonostante i punteggi continuassero a essere inferiori al cut-off. Riguardo l’approfondimento di II livello il confronto dei risultati è stato effettuato con il test t di Student per campioni non appaiati. I risultati dimostrano che il training ha avuto un effetto positivo significativo nel gruppo sperimentale allo span di cifre indietro, al Trail Making Test parte B, e B-A, nell’accuratezza sia dello Stroop Test

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e del WCST. Una valutazione qualitativa fa emergere una riduzione delle violazioni di regole nella Torre di Londra e delle perseverazioni nel WCST. Per il gruppo di controllo, invece, tutti i cambiamenti ottenuti non sono statisticamente significativi. Riguardo il questionario PDQ-39 il benessere psicologico risulta essere l’aspetto più rilevante (40,30%), insieme allo stigma (39,50%) e ai danni cognitivi (38%) i quali inficiano sin dalle prime fasi la qualità di vita più dei deficit motori.

Conclusione:

Il training ha evidenziato effetti statisticamente significativi sulla working memory e sulla velocità di elaborazione con tendenza ad un aumento dell’attenzione alternata, shifting attentivo, capacità d’inibizione e flessibilità cognitiva. I risultati appaiono di interesse per il fatto che il gruppo sperimentale è stato confrontato con un controllo attivo, in letteratura è infatti riportato che spesso l’effetto dei training cognitivi emerge solo se confrontato con una condizione di rest, ossia di non trattamento. I risultati di questo studio pilota, invece, offrono un miglioramento specificamente legato al training. Inoltre gli effetti sono stati tali nonostante l’esiguità del campione e la durata breve del training. E’fondamentale il mantenimento a lungo termine dei risultati ottenuti per cui è necessario un ulteriore approfondimento valutativo (follow – up) a distanza di 8-10 mesi. Tutti questi dati risultano incoraggianti per il continuo dello studio ampliando il campione al fine di aumentare la potenza statistica dell’analisi.

Bibliografia:

Borrella E., Carretti B., Riboldi F., De Beni R. (2010) Working memory training in older adults: evidence of transfer and maintenance effects. Psychology and Aging, 25,767-778 Carretti B., Borrella E., Fostinelli S., Zavagnig M. (2013) Benefits of training working memory in amnestic mild cognitive impairment: specific and transfer effects. International Psychogeriatrics, 25:4,617-626

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 15 LA RIABILITAZIONE DEGLI ESITI DI SINDROME DA ENCEFA LOPATIA POSTERIORE REVERSIBILE (PRES): PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINIC O

Bergonzoni A.*

Azienda Ospedaliero Universitaria ~ Ferrara ~ Italy

Introduzione:

La Sindrome da Encefalopatia Posteriore Reversibile (Posterior Reversible Encephalopathy Syndrome, PRES) è un raro disturbo neurologico generalmente reversibile (entro una settimana), caratterizzato da segni clinici quali cefalea, nausea, confusione mentale, alterazioni visive e motorie, crisi epilettiche. La formulazione della diagnosi avviene tramite metodiche diagnostiche di imaging cerebrale, in particolare la risonanza magnetica (RMN), la quale permette di evidenziare la presenza di un edema vasogenico che si estende bilateralmente nelle aree cortico-sottocorticali, conseguente ad un'alterata funzione della barriera ematoencefalica. Alcuni processi neurofisiopatologici alla base della PRES, che predispongono l'individuo a sviluppare il disturbo, li troviamo nelle seguenti condizioni: trapianto d'organo, malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico, alti dosaggi di farmaci chemioterapici, importanti ed improvvisi episodi ipertensivi.

Materiali e Metodi:

Il caso clinico che presentiamo è quello di una donna di 34 anni affetta dagli esiti di asportazione di emangioblastoma cerebellare, complicato da ischemie cerebrali in un quadro di ipertensione arteriosa mal compensata secondaria a feocromocitoma. La paziente stava inoltre eseguendo gli accertamenti diagnostici per una Malattia di Von Hippel-Lindau (VHL). Alla RMN encefalica erano state rilevate anomalie diffuse del segnale nelle aree cortico-sottocorticali dei lobi occipitale, parietale e temporale, oltre che a livello cerebellare. All'ingresso della paziente in Riabilitazione si è provveduto ad effettuare un'approfondita valutazione clinica associata alla somministrazione di alcuni test neuropsicologici standardizzati per la valutazione delle menomazioni mnesiche e prassiche. Da queste prime valutazioni è emerso un quadro complesso delle menomazioni osservate: sul versante visuo-percettivo si evidenziavano un deficit di convergenza oculare, un deficit esplorativo prevalente al quadrante inferiore destro ed un deficit di stima delle distanze e della profondità, difficoltà riconducili ad aprassia dello sguardo, atassia ottica, aprassia costruttiva e agrafia aprassica, aprassia ideomotoria e di utilizzo, scarsa capacità di working memory (WM) e di apprendimento verbale. Considerato l'importante impatto disabilitante delle menomazioni suddette a partire dallo svolgimento delle attività di vita quotidiana primarie (vestizione, cure igieniche, spostamento negli spazi) sino ad arrivare alle abilità di letto-scrittura, si è concordato con la paziente, la famiglia ed il team riabilitativo di impostare un programma riabilitativo neuropsicologico intensivo (quotidiano). Tale programma era mirato sia al miglioramento della funzione attraverso esercizi specifici, sia al miglioramento della capacità/performance attraverso attività di terapia occupazionale, con il fine ultimo di migliorare il grado di indipendenza della paziente. Per quanto riguarda gli esercizi cognitivi, sono stati proposti: compiti via via più complessi di coordinazione visuo-motoria, di fissazione di una mira e di spostamento dello sguardo (atassia ottica e aprassia oculare), compiti

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di copia di lettere e numeri, fino alla scrittura di brani sotto dettato (agrafia aprassica); congiungimento di punti, ricalco di linee con direzioni differenti ed infine di figure geometriche bi- e tridimensionali (aprassia costruttiva); elaborazioni di liste di parole e numeri (memoria di lavoro) e di brani letti dal logopedista con rinforzo delle strategie cognitive di memorizzazione (apprendimento verbale).

Risultati:

A distanza di circa due mesi e mezzo dall'inizio del trattamento è stata effettuata una valutazione neuropsicologica di controllo compresa una valutazione di approfondimento della capacità di WM. Si è riscontrato un miglioramento complessivo delle prestazioni che hanno coinciso con un miglioramento delle abilità funzionali, così come riferito dalla paziente e dai suoi familiari. Si è concordato pertanto di continuare la presa in carico riabilitativa neuropsicologica, riducendo la frequenza degli accessi, per migliorare ulteriormente le abilità ancora compromesse quali la letto-scrittura, la coordinazione visuo-motoria, il controllo volontario dello sguardo, la capacità di elaborazione di materiale verbale (WM).

Conclusione:

La piena consapevolezza delle proprie disabilità, la motivazione al miglioramento e la compliance al trattamento, mostrate dalla paziente, sono stati elementi fondamentali per il percorso riabilitativo, che risulta tuttora in corso

Bibliografia:

Andersen, R. A., Andersen, K. N., Hwang, E. J., & Hauschild, M. (2014). Optic ataxia: from Balint’s syndrome to the parietal reach region. Neuron, 81(5), 967-983. Baddeley, A. (2003). Working memory: looking back and looking forward. Nature reviews neuroscience, 4(10), 829. Heutink, J., Indorf, D. L., & Cordes, C. (2018). The neuropsychological rehabilitation of visual agnosia and Balint’s syndrome. Neuropsychological rehabilitation, 1-20.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 19 AFASIA OTTICA IN ESITI DI STROKE: PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO

Bergonzoni A.*, Tosini T., Petrella F., Ballarini N., Basaglia N.

Settore di Medicina Riabilitativa, Dipartimento di Neuroscienze-Riabilitazione, Azienda Ospedaliero-Universitaria di

Ferrara ~ Ferrara ~ Italy

Introduzione:

L’afasia ottica è un disturbo facente parte della categoria delle agnosie visive, che consistono nella incapacità di riconoscere uno stimolo presentato in modalità visiva. L’afasia ottica è caratterizzata dall’incapacità di riconoscere un oggetto presentato visivamente, a differenza di quando lo stimolo viene presentato su descrizione verbale o in altre modalità sensoriali. Inoltre, a differenza di quanto accade nel caso di agnosia associativa, il paziente riesce a mimare correttamente la funzione dell’oggetto in questione in quanto l’accesso alla semantica è conservato.

Materiali e Metodi:

Riportiamo il caso di un uomo di 53 anni affetto da esiti di ictus cerebrale ischemico che ha interessato, in particolare, le aree occipito-temporali di sinistra e lo splenio del corpo calloso. All’ingresso il paziente lamentava difficoltà nella lettura e nella esplorazione del campo visivo destro, la scrittura era conservata. Il quadro emerso dalla valutazione neuropsicologica iniziale aveva evidenziato, oltre ai sintomi presentati dal paziente, anche una grave difficoltà nella denominazione di stimoli presentati visivamente e un importante deficit prassico-costruttivo. Il paziente presentava inoltre una serie di comportamenti riconducibili alla afasia ottica (tendenza, in compiti di denominazione di sostantivi, ad attribuire con sicurezza il nome sbagliato allo stimolo presentato visivamente, facendosi da questo guidare nel suo comportamento successivo, a differenza di quando lo stimolo era presentato su descrizione verbale o quando il paziente doveva mimare la funzione dell’oggetto in questione). A partire dalle menomazioni più invalidanti nella vita quotidiana, è stato impostato un trattamento neuropsicologico individuale e quotidiano della durata di due mesi, da una parte mirato al recupero intrinseco della lettura ( es. attraverso compiti di riconoscimento di lettere), dall’altra alla ricerca di strategie di compenso (es. utilizzo di un alfabeto scritto, riconoscimento di lettere a partire da caratteristiche intrinseche specifiche). Il trattamento ha previsto anche esercizi di denominazione di stimoli ed azioni presentati visivamente, ed esercizi per la velocizzazione della capacità di scanning visuo-spaziale.

Risultati:

Al termine del trattamento è stata eseguita una valutazione neuropsicologica di controllo, dalla quale è emerso un miglioramento nei compiti di denominazione di stimoli visivi e della rapidità dello scanning visuo-spaziale. Per quanto riguarda la lettura, il paziente è diventato molto più rapido nella lettura fonologica di parole e frasi, nonostante permanga una alterazione della lettura relativa alla via lessicale, che riduce la funzionalità della abilità rendendola ancora rallentata e faticosa.

Conclusione:

Il trattamento neuropsicologico è tuttora in corso.

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Bibliografia:

Vallar, G. & Papagno C. (2011). Manuale di neuropsicologia. (pp 231-232, 238-241). Denes, G. & Pizzamiglio, L.(1996). Manuale di neuropsicologia. Normalità e patologia dei processi cognitivi. Kwon, M., & Lee, J. H. (2006). Optic aphasia: a case study. Journal of Clinical Neurology, 258-261.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 27 DISCALCULIA NELL'ENCEFALITE LIMBICA: CASE REPORT

Mori L.*[2], Vestito L.[1], Trompetto C.[2], Abbruzzese G.[2] [1]

U.O.S.D. FONIATRIA ~ GENOVA ~ Italy, [2]

DINOGMI - UNIVERSITà DEGLI STUDI DI GENOVA ~ GENOVA ~ Italy

Introduzione:

L'encefalite limbica autoimmune (EL) è un disturbo raro che colpisce prevalentemente il lobo temporale mediale del encefalo. Sono stati Brierley et al. (1960) e Corsellis et al. (1968) i primi a descrivere questa patologia. Diversi studi dimostrano come la patogenesi sia correlata alla presenza di anticorpi paraneoplastici o antineuronali, i quali reagiscono contro antigeni intracellulari. In particolare, l’EL ad anticorpi anti-NMDAR fino al 70% dei casi si manifesta con una sintomatologia aspecifica o simil-influenzale, ma progredisce dopo poco tempo sviluppando psicosi, compromissione della memoria e disturbi del lunguaggio. Specie se non diagnosticata nelle prime fasi, il quadro può evolvere fino a causare disautonomie e crisi epilettiche. L'incidenza e la prevalenza di questa patologia non sono del tutto chiare: l’esiguo numero di casi descritti in letteratura ha indotto alcuni ricercatori a pensare si tratti di una malattia sottostimata.

Materiali e Metodi:

Descriviamo qui il caso di un ragazzo di 17 anni, ricoverato nel nostro reparto di riabilitazione intensiva per disturbo del quadro cognitivo e motorio in esito di EL. Alla dimissione dal reparto di rianimazione e all’’ingresso nel reparto di neurologia (T0) il paziente presentava un importante decadimento sia del quadro motorio che cognitivo. Infatti, presentava sindrome da allettamento, con scarso controllo di capo e tronco, importante ipostenia diffusa ai 4 AA, grave deficit cognitivo con pressoché assente produzione verbale. Veniva quindi sottoposto a 4 cicli di infusione di IG e.v. e veniva poi trasferito presso il nostro reparto di riabilitazione intensiva per iniziare trattamento riabilitativo intensivo. All’ingresso in reparto (T1) il soggetto è stato sottoposto a visita fisiatrica con riscontro di spiccati deficit cognitivi in tutti gli ambiti: concentrazione, attenzione, memoria, linguaggio, compiti in dual task, aumento della latenza nelle risposte, discalculia grave. Dal punto di vista motorio, pur non presentando deficit focali grossolani, si evidenziava una lieve ipostenia diffusa ai 4 arti, in ortostasi disequilibrio e lateropulsione verso sinistra. Il soggetto è stato quindi sottoposto ai seguenti test cognitivi: Trail Making A e B, Matrici Attentive, Memoria di prosa: raccontino di Babcok, Corsi supra-span (immediata e differita), Figura complessa di Rey-Osterrieth (copia e recall), Matrici Progressive colorate di Raven, Frontal Assessment Battery (FAB), Fluenze fonemiche e semantiche. Il deficit linguistico è stato esplorato mediante il test Aachener Aphasie Test (AAT), mentre le abilità di calcolo sono state valutate tramite il Test dei numeri NPC (Number Processing and Calculation). Il paziente ha poi eseguito trattamento cognitivo intensivo, 2 ore al giorno per 5 giorni alla settimana e training motorio, sempre 2 ore al giorno per 5 giorni alla settimana. Dopo un mese di trattamento (T2) il soggetto è stato rivalutato sia clinicamente che mediante la batteria di test cognitivi.

Risultati:

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A T1 il paziente presentava un decadimento di tutti i domini cognitivi, in particolare dell’attenzione, memoria verbale, abilità visuo-spaziali e del linguaggio. A T2 Il paziente ha eseguito nuovo controllo PET e RM encefalo, risultate sostanzialmente invariate rispetto ai controlli precedenti. Il quadro motorio risultava decisamente migliorato, anche nei compiti più impegnativi (il paziente è tornato a praticare l’attività sportiva precedente). Per quanto riguarda il quadro cognitivo, si è invece assistito ad un miglioramento parziale nei compiti di memoria verbale (punteggio borderline al test di Babcok), nei compiti di attenzione sostenuta (normalizzazione del test delle matrici attenzionali) mentre i sub test di denominazione e comprensione orale risultavano nella norma. Per quanto riguarda la discalculia, i risultati a T1 sono scarsamente dirimenti, in quanto il paziente presentava difficoltà marcate con punteggio al test NPC equiparabile a quello d’ingresso, ma riusciva a far di conto nei contesti ludici (giocare a carte). Il paziente verrà poi rivalutato a distanza di un ulteriore mese di trattamento cognitivo intensivo (T3)

Conclusione:

Mentre il trattamento farmacologico si è rivelato utile nel trattamento dei sintomi motori, il quadro cognitivo ha invece beneficiato di trattamento riabilitativo intensivo. Benché non siano riportati casi in letteratura, nel nostro soggetto la discalculia è risultata essere il disturbo prevalente e più difficile da trattare.

Bibliografia:

Management of psychiatric symptoms in anti-NMDAR encephalitis: a case series, literature review and future directions. Kuppuswamy PS, Takala CR, Sola CL. Gen Hosp Psychiatry. 2014 Jul-Aug;36(4):388-91. Anti-NMDAR autoimmune encephalitis. Miya K, Takahashi Y, Mori H. Brain Dev. 2014 Sep;36(8):645-52.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 34 ANTIEPILEPTIC DRUGS INFLUENCE ON FUNCTIONAL RECOVER Y IN NEUROSURGICAL PATIENTS AFTER NEUROREHABILITATION

Spina A.*[1], Alemanno F.[2], Mortini P.[1], Brugliera L.[2], Della Rosa P.A.[2], Houdayer E.[2], Iannaccone S.[2] [1]

Department of Neurosurgery and Gamma Knife Radiosurgery, I.R.C.C.S San Raffaele Scientific Institute, Vita-Salute

University ~ Milano ~ Italy, [2]

Department of Rehabilitation and Functional Recovery, I.R.C.C.S San Raffaele Scientific

Institute, Vita-Salute University ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

Antiepileptic drugs (AEDs) are widely used for the management of epilepsy. The use of AEDs in neurosurgical patients suffering from seizures is mandatory, while their prophylactic use is still a matter of debate. It is well known that AEDs may interfere with patients’ cognitive performance and behaviour by modulating the neuronal pathways, however, their influence in the rehabilitation program for neurosurgical patients is still unknown. Previous studies published on a limited number of patients reported discordant results on the effects of AEDs on functional recovery of neurosurgical patients.

Materiali e Metodi:

We retrospectively reviewed a series of patients undergoing functional and motor rehabilitation in our institution, from 2011 to June 2017. Patients suffering from traumatic brain injury (TBI), brain tumour and brain haemorrhage were included in the analysis. Patients’ outcome was analysed by considering different motor and neurocognitive scores before starting the rehabilitation program and at hospital discharge.

Risultati:

Among 327 patients fulfilling the inclusion criteria, in 242 cases the scores before rehabilitation admission and at hospital discharge were available. Mean age was 65 years (± 16,9 years); 105 were females and 137 males. Among these, 148 had the diagnosis of a brain tumour; 144 suffered from a brain haemorrhage, while 186 had TBI. One hundred eighty-five patients underwent AEDs therapy (76.4%) and 187 patients underwent brain surgery (76.9%) Mean hospital stay was 27.67 days. Our results demonstrated that AEDs negatively influenced functional and cognitive scores. AEDs negatively correlated with the recovery of MMSE, while sex, pathology type, and length of hospitalization did not influence the MMSE recovery. Age showed a trend for the influence on MMSE differential scores; however, it did not reach a statistical significance. AEDs did not affect motor recovery. The underlining pathology showed a trend on influence on differential scores, nonetheless, it did not reach a statistical significance. Surgery did not impact both cognitive and motor outcome.

Conclusione:

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Our data pointed out the negative role of AEDs on cognitive recovery in a cohort of neurosurgical patients; instead, AEDs did not influence the motor outcome. This study represents the first and only report to date analysing the effects of AEDs on a large cohort of neurosurgical patients undergoing rehabilitation. Understanding the role of AEDs also in recovery outcome is crucial in order to ensure the best outcome after rehabilitation and more generally to offer the best quality of life to neurosurgical patients. These data are essential in order to better define the best treatment option for patients after neurosurgery.

Bibliografia:

.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 35 POSITIVE EFFECTS OF COGNITIVE TRAINING ON RATIO PROCESSING AND DECISION MAKING IN PATIENTS WITH MILD COGNITIVE IMPAIRMENT

Burgio F.*[1], Delazer M.[2], Meneghello F.[1], Pertl M.[2], Semenza C.[3], Zamarian L.[2] [1]

San Camillo Hospital IRCCS, Venice, Italy ~ Lido di Venezia ~ Italy, [2]

Department of Neurology, Medical University of

Innsbruck, Austria ~ Innsbruck ~ Austria, [3]

Department of Neurosciences, University of Padova, 35129 Padova, Italy ~

Padova ~ Italy

Introduzione:

Recent investigations have attributed an important role to executive functions and numerical processing in decision making under risk[1]. In healthy people, it has also been shown that ratio processing acts as a mediator between basic cognitive functions (executive functions, basic mental calculation) and decision making under risk, with higher competence in ratio processing predicting more advantageous decisions[2]. Patients with mild cognitive impairment (MCI) show lower decision making and ratio processing abilities as compared to healthy peers[3]. Aim of this study was to assess the relative efficacy, on ratio processing and decision making under risk in a group of patients with MCI, of a cognitive training of number processing in comparison to a training of executive functions.

Materiali e Metodi:

23 patients with MCI (N=23; mean MMSE 26.48, SD 2.43) participated in the study. In a controlled cross-over design, half of the patients underwent a week of numerical training followed by a week of executive-functions training; the other half had first the executive-functions training and then the numerical training. Before training (T1), patients performed experimental tasks of decision making (Game of Dice Task, GDT; Probability-Associated Gambling task, PAG-60 task) and ratio processing as well as a neuropsychological background assessment. Experimental tasks were also administered after the first (T2) and the second (T3) training week.

Risultati:

The numerical training and the training of executive functions were comparably effective. Indeed, significant performance improvements in ratio processing and decision making under risk were evident after both training types. Patients significantly improved in the PAG-60 task and in ratio processing tasks. Results in the GDT showed a similar pattern but were not significant. Improvements in a health-related ratio processing task correlated significantly with verbal fluency, interference inhibition, and selective attention. Importantly, improvements in ratio processing were predicted by interference inhibition.

Conclusione:

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In sum, patients with MCI could profit from cognitive training. Likely, numerical abilities and executive functions improved through training which in turn had a positive effect on performance in untrained tasks of ratio processing and (partly) of decision making. Following a week of training, patients could understand ratio concepts in a health-related context better, could solve problems with ratios more correctly, and could estimate winning probabilities better and make more advantageous choices. This study suggests that patients can be helped to understand better complex numerical information and to make more informed, advantageous decisions. Funding: MUI-Start 2014-05-001.

Bibliografia:

[1] Schiebener J, Brand M. Neuropsychol. Rev. 2015: 25, 171–198. [2] Brand M et al. J. Clin. Exp. Neuropsychol. 2014: 36, 914–929. [3] Pertl M-T et al. J. Alzheimers Dis. 2015: 48, 765–779.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 36 IL CARICO ALLOSTATICO NELLE MALATTIE CRONICO-DEGENE RATIVE: È EUSTRESS, DISTRESS?

Mascolo M.*[1], Prandi A.[2], Comin A.[2], Carlino D.[1], Montillo M.[2] [1]

ospizio marino ~ udine ~ Italy, [2]

università degli studi di udine ~ udine ~ Italy

Introduzione:

Il presente lavoro si prefigge di valutare il carico allostatico mediante un approccio non invasivo in pazienti affetti da malattie cronico-degenerative ricoverati presso un Istituto di riabilitazione per un periodo di due settimane finalizzato alla riabilitazione intensiva. Il campione studiato è contraddistinto da pazienti suddivisi per patologia e monitorati attraverso due prelievi di capello avvenuti al tempo T0 (giorno del ricovero) e al tempo T1 (dopo 45 giorni dal T0).

Materiali e Metodi:

La valutazione del carico allostatico è stata compiuta mediante prelievo di capello al fine di dosare, con metodo RIA biomarkers dello stress come il Cortisolo, il DHEA, il DHEAS ed i loro rapporti Cortisolo/DHEA, Cortisolo/DHEAS, DHEA/DHEAS.

Risultati:

Nei campioni di capello si sono valutate come biomarkers specifici del carico allostatico (Lee et al., 2015; Ullmann et al., 2016), le concentrazioni di cortisolo, DHEA e DHEAS. Le concentrazioni ormonali sono state dosate mediante saggio radioimmunologico. I dati preliminari al tempo T0, evidenziano uno splittaggio del campione determinante due fasce ben distinte, la prima caratterizzata da una concentrazione di cortisolo simile ai dati di riferimento sulla popolazione naturale (Gao et al., 2010), la seconda caratterizzata da netto innalzamento delle concentrazioni del cortisolo collocate a circa il doppio dei dati considerati normali dalla bibliografia di riferimento. La disomogeneità al tempo T0 (10,40 ± 2,48 vs 141,07 ± 39,68 P<0,05) evidenzia come la popolazione di pazienti affetti da malattia cronico-degenerativa sia tarata su una concentrazione di cortisolo espressione del normale spettro di rappresentazione dello stesso nella popolazione in natura. Al tempo T1 il controllo del biomarker cortisolo evidenzia un incremento del carico allostatico che valutato attraverso l’incremento del DHEAS (di quasi due volte) porta a considerare come possibile un netto aumento dei sistemi di resilienza correlati all’applicazione delle procedure riabilitative intensive proposte. La non costante discesa della concentrazione del cortisolo al tempo T1 ha fatto supporre che il trattamento riabilitativo, per le caratteristiche di intensità ed attività, non permettesse la flessione del carico allostatico correlato al cortisolo per l’elevazione del rapporto cortisolo/DHEAS, marker di indicatore di resilienza. I risultati preliminari suggeriscono che il miglioramento della resilienza in relazione alla riabilitazione più che ad una flessione delle concentrazioni di cortisolo, sia da mettere in relazione all’innalzamento del DHEAS come biomarker di eustress.

Conclusione:

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La disomogeneità al T0 evidenzia come la popolazione di pazienti affetti da malattia cronico degenerativa sia tarata su una concentrazione di cortisolo espressione del normale spettro di rappresentazione della popolazione nel real world. Al T1 il controllo del biomarkers evidenzia un incremento del carico allostatico che, valutato attraverso l’incremento del DHAS, porta a considerare come possibile un netto aumento dei sistemi di resilienza correlati alla erogazione delle procedure riabilitative intensive proposte.

Bibliografia:

Gao W, Xie Q, Jin J, Qiao T, Wang H, Chen L, Deng H, Lu Z. 2010. HPLC-FLU detection of cortisol distribution in human hair. Clin Biochem. 43 (7-8):677-82. Lee DY, Kim E, Choi MH. 2015. Technical and clinical aspects of cortisol as a biochemical marker of chronic stress. BMB Rep. 48(4):209-16. Ullmann E, Barthel A, Petrowski K, Stalder T, Kirschbaum C, Bornstein SR. 2016. Pilot study of adrenal steroid hormones in hair as an indicator of chronic mental and physicalstress. Sci Rep. 12; 6:25842.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 45 EFFETTI FUNZIONALI E NEUROANATOMICI DELLA RIABILITA ZIONE DI UN PAZIENTE CON NEGLECT. UNO STUDIO DI UN CASO SINGOLO CON FMRI

Basagni B.*[2], Errante A.[1], Pinardi C.[1], De Gaetano K.[2], Crisi G.[1], De Tanti A.[2], Fogassi L.[1] [1]

Dipartimento di Medicina e chirurgia, Università degli studi di Parma ~ Parma ~ Italy, [2]

Centro Cardinal Ferrari ~

Fontanellato, Parma ~ Italy

Introduzione:

L’eminattenzione è un frequente esito degli eventi neurologici acuti, che influisce negativamente sulla riabilitazione e riduce la qualità di vita dei pazienti. Gli studi di efficacia della riabilitazione, hanno in genere mostrato significativi miglioramenti comportamentali a seguito di training specifici. Pochi lavori hanno tuttavia affrontato i correlati anatomici di tali modificazioni.

Materiali e Metodi:

GV è un uomo di 54 anni, con esiti di ischemia dell’ACM destra. 18 settimane dopo l’evento morboso, il paziente è stato sottoposto ad una approfondita valutazione neuropsicologica che documentava la presenza di un severo deficit eminattentivo. Il paziente è stato inoltre sottoposto ad una indagine radiologica con fMRI, durante un compito con paradigma adattato tipo Posner. Il paziente è stato successivamente inserito in un percorso di riabilitazione cognitiva intensiva con il metodo visuo-esplorativo proposto da Pizzamiglio (1992), integrato con una metodica computerizzata. Dopo 14 settimane e 30 sessioni riabilitative, sono state eseguite una valutazione neuropsicologica di controllo ed una nuova acquisizione in fMRI durante lo stesso tipo di compito della prima rilevazione.

Risultati:

I risultati dell’esame neuropsicologico mostrano, a fronte della persistenza del deficit eminattentivo, un significativo miglioramento delle capacità visuo-esplorative nell’emispazio sinistro, ed un incremento dell’efficienza funzionale in compiti ecologici. La seconda risonanza funzionale ha evidenziato rispetto alla prima rilevazione, una maggiore attivazione nella corteccia premotoria dorsale dell’emisfero destro.

Conclusione:

A fronte del miglioramento comportamentale osservato ai test Neuropsicologici a seguito del trattamento riabilitativo, la risonanza funzionale ha evidenziato una maggiore attivazione nelle zone cerebrali connesse con l’orientamento dell’attenzione visiva,

Bibliografia:

Pizzamiglio, L., Antonucci, G., Judica, A., Montenero, P., Razzano, C., & Zoccolotti, P. (1992). Cognitive rehabilitation of the hemineglect disorder in chronic patients with unilateral right brain damage. Journal of Clinical and Experimental Neuropsychology, 14 (6), 901-923.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 57 L’IMPORTANZA DEGLI INTERVENTI DI SOSTEGNO PSICOLOGI CO SPECIALISTICO ALLA PERSONA CON ESITI DI GCA E AI FAMIGLIARI DURANTE IL PERCORSO RIABILITATIVO.

Rossi G.*, Perini P., Testa A., Giustini A., Spidalieri R.

Istituto Agazzi ~ Arezzo ~ Italy

Introduzione:

Lo psicoterapeuta compie interventi volti a sostenere la riorganizzazione di un sistema personale e famigliare, partecipa all’attuazione del Piano Riabilitativo Individuale e contribuisce fortemente a facilitare la miglior partecipazione sociale e la qualità della vita. La Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) crea sovente molteplici danni e conseguenze sia sulla persona che sulla famiglia. Danni alla salute, alla relazione e al sistema di vita: esiste molta letteratura riguardo all’impatto emotivo che coinvolge l’intero sistema familiare di una persona colpita da GCA (Lezak, 1987; Witol, 1996). E’ necessario pertanto, durante i lungo periodo di riabilitazione, un intervento specialistico da parte di uno psicoterapeuta che tenga in considerazione tutti questi aspetti e che sostenga il caregiver nelle diverse fasi del percorso riabilitativo. È necessario, allo stesso tempo, un intervento psicologico col paziente volto a favorire la consapevolezza e l’accettazione della propria condizione per la ricostruzione della propria identità, sappiamo che in molti casi sono frequenti anche problematiche comportamentali dovute, per esempio, ad impulsività, labilità emotiva, aggressività, disinibizione, alterazione della competenza sociale e della capacità empatia (Arciniegas e Wortzel, 2014; Bivona e Costa, 2017 ). Un intervento che tiene in considerazione i bisogni psicologici dei familiari e del caregiver in particolare influisce in maniera considerevole quando il paziente rientra a domicilio, sul proprio benessere e sul proprio adattamento (Wulf-Andersen e Mogensen, 2017). Verrà presentata brevemente l’organizzazione del reparto di riabilitazione extraospedaliera Arìa, e come avviene la presa in carico della famiglia e del caregiver da parte di tutta l’équipe, con particolare riferimento ai bisogni psicologici del familiare, alla gestione delle problematiche comportamentali e alla definizione del progetto di vita della persona con disabilità anche in quei casi in cui non è possibile un reinserimento sociale a causa della gravità degli esiti. Verrà preso in considerazione il modello della Qualità di Vita di Schalock e colleghi (2000, 2002 e 2007) che individua otto domini fondamentali: benessere emozionale, relazioni interpersonali, benessere materiale, sviluppo personale, benessere fisico, autodeterminazione, inclusione sociale e diritti. Tale modello, in letteratura, viene applicato generalmente alle persone con disabilità intellettiva, ma il riferimento ai bisogni delle persone con disabilità ed il suo riferimento alla Convenzione Onu del 2006 è il miglior paradigma per pensare al progetto di vita anche di persone con disabilità acquisita, soprattutto quando gli esiti comportano la riorganizzazione del proprio stile di vita.

Materiali e Metodi:

verrà descritto il caso di Marco, un giovane uomo di 25 anni che ha avuto un trauma cranico cinque anni prima e che da allora svolge attività fisioterapica in maniera ossessiva manifestando importanti disordini comportamentali che non riescono ad essere gestiti in famiglia, ma proprio lì si amplificano. Verrà descritto un percorso di sostegno alla madre.

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Risultati:

L’esperienza sul campo ho insegnato a tutti i riabilitato che questa focalizzazione sugli aspetti motori come priorità è comune, naturale e prevedibile, ma poi sappiamo quanto tale recupero possa essere insufficiente o addirittura "fatuo" se scollegato o privato di una presa in carico più ampia a quindi anche del lavoro psicologico sulle problematiche emotive e relazionali della persona e della famiglia nella “loro vita". il lavoro di sostegno alla madre è partito anche dall’applicazione del modello di Qualità di Vita e ha portato affetti riconoscibili.

Conclusione:

Da questo caso emerge in modo significativo l’importanza di un intervento psicologico sul caregiver e anche il fatto che si utilizzi un modello teorico condiviso ed evidente.

Bibliografia:

Juenqst S.B., Kumar RG. e Wagner AK. A narrative literature review of depression following traumatic brain injury: prevalence, impact, and management challenges. Psychology Research and Behavior Management 2017; 10: 175-186. Lezak M.D. (1987). Brain Damage is a family affair. Journal of Clinical and Experimental Neuropsychology, 10:111-23. Rigon J., Burro R., Guariglia C., Marin D., Ciurli P., Bivona U., Formisano R. Self-awareness rehabilitation after Traumatic Brain Injury: A pilot study to compare two group therapies. Restorative Neurology and Neuroscience. 2017; 35 (1): 115-127. Shalock R., Verdugo Alonso M.A. Manuale di Qualità di Vita. Modelli e pratiche di intervento. 2006. Vannini Editoria Scientifica. Brescia Zhanq J., Lee D.T. Meaning in stroke family caregiving: A literature review. Geriatric Nursing. 2017; 38 (1): 48-56. Wulf-Andersen C., Mogensen J. Family and home in cognitive rehabilitation after brain injury: the importance of family oriented interventions. NeuroRehabilitation. 2017; 41 (2): 519-525.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 58 PERCORSI INNOVATIVI DI VOCATIONAL REHABILITATION AD AREZZO: ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA DI ALCUNI PARAMETRI LEGA TI AL LAVORO ED ALLA VITA FAMILIARE E SOCIALE.

Perini P.*, Magi A., Bernini A., Casale B., Verrazzani A., Testa A., Giustini A., Spidalieri R.

istituto di Agazzi ~ Arezzo ~ Italy

Introduzione:

La riabilitazione degli aspetti concernenti il ritorno al lavoro viene descritta in letteratura come “vocational rehabilitation”. Questa focalizzazione sul rientro alle attività produttive viene precocemente presa in considerazione nella maggior parte dei modelli riabilitativi americani ed anglosassoni come elemento essenziale per la completezza del ritorno della persona alla possibile autonomia. Forti e molteplici sono le indicazioni ad andare nella direzione di una riabilitazione che reintegri completamente la persona nel suo ambiente di vita, utilizzando un termine mutuato dal sistema di classificazione ICF dell’OMS, una riabilitazione che permetta la Maggior Partecipazione possibile e la minor Limitazione alla Partecipazione in tutti gli ambiti di vita. La partecipazione alla vita familiare e sociale è il miglior dato di outcome possibile di ogni percorso riabilitativo. Nonostante ciò pochi stimi sono i centri in Italia che si occupano in maniera sistematica di Vocational Rehabilitation e spesso sono scollegati dal sistema sanitario. Anche se ancora pochissimi sono i centri in Italia che si occupano di vocational rehabilitation i modelli di alcune esperienze sono ormai consolidate dal 1996. In assenza di indicazioni chiare o evidenze, ciascuna realtà si è organizzata autonomamente sia per quanto riguarda il modello teorico di riferimento sia soprattutto per quanto concerne il canale di finanziamento per lo svolgimento dell’attività.

Materiali e Metodi:

Presentiamo in questo poster una realtà italiana - probabilmente unica - in cui l’ultima parte del percorso riabilitativo sanitario - per le persone giovani ed in attività lavorativa al momento della lesione - viene svolta, in un settore dedicato alla Vocational Rehabilitation all’interno Centro di Riabilitazione extraospedaliero (ex art. 26, finanziamento sanitario equiparato ad un posto in DH) che si occupa specificatamente di attività di riabilitazione lavorativa e delle ADL secondarie. Tale percorso viene attivato con piani di trattamento sanitari che vanno da 6 a 12 mesi, con possibilità di accessi quotidiani ad un laboratorio Le attività sono lavorative sia manuali che al Pc, reali o simulate per la valutazione delle abilità professionali ed i reinserimento o nella propria attività con riconversione professionale o in altre aziende. Attività di ADL secondarie come training all’utilizzo dei mezzi pubblici, del denaro, attività di gestione di spesa e cucina e attività generali di autonomia personale. Verranno presentati i dati dei 64 pazienti seguiti in questo servizio dal 2008 al 2017.

Risultati:

L’Analisi dei dati sarà sia qualitativa che quantitativa, in particolare, oltre agli esiti dei percorsi in termini occupazionali (68 persone con esito di GCA età media 40, 15 assunti, 9 in carico, 10 tirocini e ins soc terap. 11 laboratorio occupazionale, 10 drop out ) sarà svolto un confronto qualitativo tra scale come CIQ in entrata ed uscita, e soprattutto sulla scala HI-FY (head injury

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family interview, checklisti di sintomi che raccoglie la percezione della persona e del caregiver in 3 ambiti diversi: funzionamento motorio, aspetti cognitivi e psicologici. numero delle persone seguite o in carico che non chiede - e non accede più - a prestazioni sanitarie come la fisioterapia

Conclusione:

L'esperienza e i dati raccolti ci dicono che i percorsi di vocational Rehabilitation sono fondamentali per il reinserimento delle persone nel territorio. Grazie a questi percorsi si modifica sensibilmente anche la percezione (consapevolezza di sé) e si riducono drasticamente le richieste di riabilitazione fisioterapica o logopedica.

Bibliografia:

Stefania La Foresta, Marina Zettin, Maria C. Quattropani - 2017 L’intervento neuropsicologico olistico nelle cerebrolesioni acquisite KOLAKOWSKY-HAYNER, S.A. , KREUTZER, J.P, (2001) Return to work after brain injury: A self-directed approach in “ Neuroriabilitation” 16: 41-47 BEN-YISHAY, Y. (2000) Postacute Neuropsychological Rehabilitation, a holistic prospective. In: International Handbook of Neuropsichological Rehabilitation, edited by Crhistensen and Uzzel. Kluwer Academic Plenum Publisher. New York, 2000 pp.131-139 PRIGATANO, G. P. (1999) Principles of neuropsychological rehabilitation . Oxford University Press. New York TYREMAN, A (2009) Vocational Rehabilitation and Executive Disorders in: The Rehabilitation of Executive Disorders, a guide to theory and practice. Edited by Michael Oddy and Andrew Worthington. Oxford University Press Inc. New York YLVISAKER, M., JACOBS, H.E., FEENEY, T. (2003) Positive supports for people who esperienze behavioral and cognitive disability after brain injury. A rewiew. In: “J Head Trauma Rehabil” 18 (1): 7-32 Binder, C, Perini, P, Basaglia, N. (2009) Riabilitazione Vocazionale: un modello per l’integrazione sociale e l’inserimento lavorativo di persone con esiti di grave cerebrolesione acquisita in: A cura di Nino Basaglia. Trattato di medicina riabilitativa. Capitolo 31.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 70 STUDIO SULLA PERCEZIONE PERSONALE DI PAZIENTI CON M ALATTIA DI ALZHEIMER E DEI RISPETTIVI CAREGIVER

Poiese P.[1], Fonte C.*[2], Tesini V.[2], Baroni C.[1], Esposito Z.[1], Varalta V.[2], Bianconi C.[1] [1]

Centro Decadimento Cognitivo, dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR) ~ Verona ~ Italy, [2]

Centro di

Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva (CRRNC) del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e

Movimento, Università di Verona ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

La malattia di Alzheimer (AD) è una patologia degenerativa a carattere progressivo a carico del sistema nervoso centrale, caratterizzata da una graduale e continua compromissione delle funzioni cognitive, delle abilità funzionali e dalla comparsa di disturbi comportamentali. I caregiver, in particolare i familiari, delle persone con AD presentano un alto carico (burden) sia fisico sia psicologico ed esperiscono spesso modificazioni significative nelle relazioni sociali e nello specifico in quella coniugale (Ripamonti et al., 2015). Livelli elevati di burden, inoltre, sono associati alla percezione di una scarsa salute fisica e psicologica, ad ansia e depressione (Valente et al., 2011). In questo contesto diventa importante studiare la percezione che il paziente colpito da AD ha di sè e la percezione da parte del rispettivo caregiver. L’obiettivo primario dello studio è valutare la stima di sé, il tono dell’umore, l’ansia, la consapevolezza della malattia e la soddisfazione percepita nella relazione coniugale da parte dei pazienti con AD e dei rispettivi familiari.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati pazienti con diagnosi di AD con MMSE>23, afferenti al Centro Decadimento Cognitivo, dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR), e i rispettivi caregiver, escludendo dallo studio pazienti con disturbi comportamentali tali da compromettere la compilazione di self-report e con disturbi mentali in anamnesi. Ai pazienti e ai caregiver è stata somministrata una batteria di questionari composta da: Beck Depression Inventory (BDI); State-Trait Anxiety Inventory - Forma Y (STAI Y); Rosenberg Self-Esteem Questionnaire (RSEQ); The Marital Satisfaction Questionnaire For Older Persons (MSQFOP); Self Assessment Questionnaire (SAQ). Ai caregiver è stato somministrato, infine, lo Zarit Burden Interview (ZBI) per valutare il livello di burden percepito.

Risultati:

Ad oggi sono stati reclutati 19 pazienti (M/F=13/6) e 19 caregiver (M/F=7/12). Dai dati raccolti si può dedurre come la depressione, l’ansia di tratto e di stato da parte di pazienti e familiari siano equiparabili (rispettivamente 13 vs. 12, 40 vs. 41, 41 vs. 42). Inoltre, i caregiver percepiscono livelli di stima e soddisfazione di sè leggermente più elevati rispetto ai pazienti (33 vs. 30) e dimostrano una maggiore consapevolezza dei problemi di memoria del loro caro, i quali vengono considerati più gravi rispetto a come vengono percepiti dai pazienti (197 vs. 184). Al contrario, la soddisfazione nella propria relazione coniugale (rapporti intimi, condivisione di interessi e sentimenti) e la visione positiva del coniuge (personalità, filosofia di vita) è più elevata nei pazienti rispetto ai caregiver (103 vs. 89). Nello ZBI si può osservare che

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13 caregiver su 19 hanno punteggi uguali o superiori al cut off di 24, si può quindi concludere che molti familiari percepiscono un elevato peso psicologico e fisico (stress, rabbia, affaticamento) associato ai problemi nelle relazioni sociali (Schreiner et al., 2006). Osservando i punteggi BDI si nota che 10 pazienti e 10 familiari mostrano la presenza di una sintomatologia depressiva (Aalto et al., 2012) di questi 3 caregiver e 4 pazienti riportano addirittura un livello moderato/grave di depressione (>20). Allo STAI Y1, infine, 1 caregiver e 3 pazienti riportano non solo un elevato stato d’ansia, ma riferiscono anche sintomi di rilevanza clinica indicativi di un possibile disturbo (Kvaal et al., 2005). Allo STAI Y2, invece, 9 caregiver e 9 pazienti esprimono un elevato livello di ansia come caratteristica di tratto.

Conclusione:

Dai dati finora raccolti emerge, in generale, una consapevolezza maggiore della patologia nei caregiver rispetto ai pazienti, alla quale è associato spesso uno stato di burden. I pazienti, al contrario, sembrano non essere pienamente consapevoli della gravità dei problemi cognitivi e quindi della ripercussione di questi nella relazione con il caregiver. Nonostante ciò, il tono dell’umore e l’ansia percepita da pazienti e caregiver sono equiparabili.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 72 L’USO DI DEVICE ELETTRONICI PER LA RIABILITAZIONE N EUROPSICOLOGICA IN PAZIENTI CON STROKE

Fonte C.[1], Caprara D.*[1], Varalta V.[1], Abbruzzese L.[2], Damora A.[2], Orsini S.[2], Turati S.[3], Fava P.[3], Montagnoli A.P.[1], Picelli A.[1], Gandolfi M.[1], Mancuso M.[2], Smania N.[1] [1]

Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva, Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e

Movimento, Università di Verona ~ Verona ~ Italy, [2]

Clinica di Riabilitazione Toscana Spa, c/o Presidio Ospedaliero

Santa Maria alla Gruccia ~ Arezzo ~ Italy, [3]

Neurab S.R.L., Cooperativa Sociale Progetto ~ Varese ~ Italy

Introduzione:

Il campo della neuroriabilitazione cognitiva è in continua e rapida evoluzione a causa anche della veloce progressione della tecnologia. In particolar modo, i paradigmi riabilitativi elettronici sono da alcuni anni oggetto di studio proprio per le loro potenzialità, tra cui la riduzione del costo dei trattamenti, mantenendo una traccia ben precisa delle performance dei pazienti. Recentemente sono stati infatti effettuati numerosi studi sui sistemi di riabilitazione “computer-based”, sia su persone affette da malattie neurodegenerative (1), sia su pazienti con danni neurologici (2, 3, 4, 5), mostrando risultati positivi. Lo scopo principale di questo studio è quello di valutare se l’utilizzo in piena autonomia di uno strumento digitale (Neurotablet) da parte di soggetti con esiti di ictus cerebrale possa aumentare l’efficacia di una riabilitazione cognitiva sulle funzioni attentive.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati pazienti che presentavano disturbi attentivi (punteggio patologico al subtest Cuori e/o Funzioni Esecutive dell’OCS) in seguito ad evento ictale, in assenza di deficit di comprensione e di neglect spaziale unilaterale, con un MMSE>24, età <80 anni e una distanza dall’evento ≥2 settimane. Successivamente alla valutazione di screening, i pazienti sono stati randomizzati in 2 gruppi: gruppo sperimentale (GS) e gruppo di controllo (GC), che hanno eseguito trattamenti 5 giorni a settimana per 2 settimane. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a trattamenti mattutini della durata di 45 min con il Neurotablet® (Neurab S.R.L.) in presenza del terapista. Al pomeriggio, invece, i due gruppi eseguivano trattamento in autonomia per la durata di 45 minuti: il GS con il Neurotablet; mentre GC con esercizi carta-matita, entrambi preparati in precedenza dal terapeuta. Tutti i soggetti sono stati valutati prima (T0) e dopo il trattamento (T1) con un protocollo valutativo creato ad hoc che comprende: Trail Making Test (TMT_A, TMT_B, TMT_B-A), Dual Task, Stroop Test, Elithorn's Perceptual Maze Test.

Risultati:

Una prima analisi su 6 pazienti ha mostrato un miglioramento generale delle prestazioni dei soggetti dopo il trattamento sia in GS che in GC. In particolare si sono notati miglioramenti in entrambi i gruppi in tutti i parametri indagati: TMT_A (T0-T1: 2,33 vs 8), TMT_B (T0-T1: 29,67 vs 11,33), TMT_B-A (T0-T1: 30,33 vs 5,66), Dual Task (T0-T1: -3,17 vs -5,33), errori (T0-T1: 1,66 vs 4,33) e tempo (T0-T1: 18,67 vs 34,33) dello Stroop Test, Elithorn’s Perceptual Maze Test (T0-T1: -1,67 vs -1,5). È opportuno sottolineare che nel TMT_B, TMT_B-A e nell’ Elithorn’s Perceptual

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Maze Test vi è stato un miglioramento più evidente nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo.

Conclusione:

Sebbene entrambe le riabilitazioni cognitive abbiano avuto un importante ruolo nel miglioramento delle abilità attentive dei soggetti, tali dati preliminari suggeriscono un miglioramento dell’attenzione alternata e della capacità di pianificazione e programmazione da parte di chi ha utilizzato il Neurotablet in autonomia. Nonostante i dati finora raccolti siano molto esigui per poter trarre delle conclusioni, la nostra ricerca sembra quindi scorgere la presenza di potenzialità nell’uso in autonomia del Neurotablet per la riabilitazione cognitiva.

Bibliografia:

1. Computer-assisted cognitive rehabilitation of attention deficits for multiple sclerosis: a randomized trial with fMRI correlates. – Cerasa et al. - Neurorehabil Neural Repair. 2013 May;27(4):284-95. 2. Computerized working memory training after stroke – A pilot study” - H. Westerberg et al - Brain Injury, January 2007; 21 (1): 21-29. 3. Is computer-assisted training effective in improving rehabilitative outcomes after brain injury? A case-control hospital-based study – Rosaria De Luca et al. – Disability and Health Journal - July 2014 Volume 7, Issue 3, Pages 356–360. 4. Effect of computerized cognitive rehabilitation program on cognitive function and activities of living in stroke patients. – Chanuk Yoo et al. - Journal of Physical Therapy Science – 2015, 7(8):2487-2489. 5. Effects of computer assisted cognitive rehabilitation on brain wave, memory and attention of stroke patients: a randomized control trial. – Hwi-Young Cho et al. - Journal of Physical Therapy Science - 2014, 27(4):1029-1032.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 73 DIGIT SPAN VS SPAN DI NON-PAROLE BISILLABICHE: STUD IO PRELIMINARE SU UN NUOVO STRUMENTO

Vaccaro V.*[1], Priftis K.[2] [1]

Università degli Studi di Padova ~ Padova ~ Italy, [2]

Dipartimento di Psicologia Generale, Università degli Studi di

Padova ~ Padova ~ Italy

Introduzione:

La memoria uditivo-verbale a breve termine (MUVBT) è necessaria per il mantenimento temporaneo di sequenze fonemiche. Nei test neuropsicologici attualmente disponibili, mirati alla misurazione della capacità (span) della MUVBT, ai partecipanti vengono di solito presentate cifre (ad es. Digit span) o parole (ad es. Span di parole). Tuttavia, il mantenimento temporaneo di cifre e parole può essere facilitato dai contenuti della memoria a lungo termine (associazioni/informazioni semantiche, immagini mentali, raggruppamenti numerici, ecc.). Al contrario, il mantenimento temporaneo di sequenze fonemiche senza significato (ad es. non-parole bisillabiche) può costituire una misura più pura e sensibile della MUVBT, perché le non-parole non hanno una rappresentazione nella memoria a lungo termine. Inoltre, nei test attualmente disponibili, per misurare lo span della MUVBT, non è prevista una prova preliminare per escludere la presenza di deficit percettivo-articolatori dei partecipanti. Infine, nei suddetti test, gli item non vengono presentati in maniera computerizzata. Quindi, la prestazione dei partecipanti può essere influenzata dalle caratteristiche e le modalità di presentazione degli item, da ogni esaminatore. Allo scopo di standardizzare un nuovo strumento per la valutazione dello span della MUVBT, abbiamo confrontato la prestazione di partecipanti neurologicamente indenni a due test: il Digit span (possibile influenza della memoria a lungo termine) e lo Span di non-parole bisillabiche (impossibile influenza della memoria a lungo termine). Inoltre, abbiamo usato una presentazione computerizzata degli item e inserito una prova preliminare (ripetere ogni singolo item) per escludere l’eventuale presenza di difficoltà percettivo-articolatorie dei partecipanti.

Materiali e Metodi:

Hanno preso parte allo studio 81 partecipanti neurologicamente indenni. I due test (Digit span e Span di non-parole bisillabiche) sono stati presentati ai partecipanti in ordine controbilanciato. Per entrambi i test, superata la prova preliminare, seguivano 17 sequenze sperimentali, per ciascuna prova (forward: ripetere gli item in avanti e backward: ripetere gli item all’indietro). Ogni sequenza era composta da un tono iniziale, una serie di item (cifre o non-parole, a seconda del test) e un tono finale. Le variabili indipendenti erano Ordine (forward vs. backward) e Item (numeri vs. non-parole), mentre quella dipendente era lo span della MUVBT.

Risultati:

Gli effetti principali di Ordine e Item erano significativi, ma non la loro interazione. La prestazione dei partecipanti al Digit span era circa del 50% superiore a quella dello Span di non-parole bisilabiche; sia forward sia backward. Inoltre, le prestazioni dei partecipanti erano migliori nelle prove forward rispetto alle backward, per entrambi i test.

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Conclusione:

Nella MUVBT, il Digit span risulta essere approssimativamente il doppio dello Span di non-parole bisilabiche. Questa differenza potrebbe dipendere dal selettivo coinvolgimento facilitatorio della memoria a lungo termine, nel caso del Digit span. Infatti, il contributo della memoria a lungo termine permetterebbe l'uso di strategie da parte dei partecipanti (raggruppamenti, associazioni, ecc.), per facilitare la ritenzione a breve termine degli item presentati. Lo Span di non parole bisillabiche, invece, non può essere influenzato dai contenuti della memoria a lungo termine, perché le non-parole non ci sono rappresentate. Proponiamo che lo Span di non-parole bisillabiche potrebbe costituire uno strumento potente per la valutazione dei deficit puri della MUVBT. Infine, raccomandiamo che i futuri test neuropsicologici, in cui è prevista la presentazione di informazioni orali (vari test di span, raccontini, coppie di parole, liste di parole, ecc.) vengano standardizzati tramite procedure computerizzate di presentazione degli item ai partecipanti.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 78 TRADUZIONE E APPLICAZIONE DELLA SCALA LUCERNE ICF B ASED MULTIDISCIPLINARY OBSERVATION SCALE AD UNA POPOLAZIONE ITALIANA DI PA ZIENTI NEUROLOGICI E ORTOPEDICI

Orsini S.*, Abbruzzese L., Damora A., Monnanni L., Cioni C., Aldinucci E., Beni C., Gelato V., Mancuso M.

CRT Clinica di Riabilitazione Toscana ~ Montevarchi (AR) ~ Italy

Introduzione:

Il termine ictus indica un deficit neurologico ad insorgenza acuta, causato da perdita improvvisa di apporto ematico ad una regione dell’encefalo con conseguente danno tissutale permanente. L’aumento della qualità delle cure dedicate a pazienti affetti da ictus ne consente la sopravvivenza, sebbene con esiti di disabilità e conseguenti esigenze riabilitative e di supporto. Si rende dunque necessario intraprendere un percorso riabilitativo tempestivo, mettendo a disposizione del paziente un team multidisciplinare che definisca un progetto riabilitativo individualizzato basato sulla valutazione globale, sulla prognosi funzionale, sulle esigenze del paziente e/o del caregiver e sulle caratteristiche operative della struttura assistenziale. Studi di letteratura hanno dimostrato che l'età avanzata, associata ad un punteggio inferiore al Barthel Index (BI)ed alla presenza di disfunzione esecutiva all'esame cognitivo in ingresso, costituiscono predittori significativi di uno scarso outcome a lungo termine, sottolineando l’importanza di avere un indice funzionale validato del paziente. Nel territorio italiano le scale attualmente utilizzate sono la Functional Indipendence Measure (FIM) ed il Barthel Index (BI), in merito ai quali i dati in letteratura hanno evidenziato criticità in termini di effetto tetto/pavimento. Ottiger et al. nel 2015 hanno evidenziato l’utilità e completezza di una scala di osservazione multidisciplinare basata sulla classificazione ICF (Lucerne Icf Based Multidisciplinary Observation Scale – LIMOS) che consenta di pianificare strategie di intervento e di valutare l’outcome funzionale a lungo termine, in una popolazione svizzera di pazienti con stroke, dimostrandone la maggiore sensibilità rispetto agli strumenti sopra citati. Obiettivo del presente studio è valutare l’applicabilità della scala LIMOS ad un gruppo di pazienti con patologia neurologica o ortopedica e rilevare eventuali differenze di sensibilità rispetto alle scale convenzionali FIM e BI nel valutare la compromissione funzionale.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 34 pazienti di cui 18 con esiti di patologie neurologiche ad eziologia vascolare (12 ischemici e 6 emorragici) con età media 69,1 (dev.st 12.1) e 16 pazienti con problematiche ortopediche, conseguenti a protesi di anca e ginocchio, con età media 66,5 (dev.st 12.3). Entro le 72 ore dopo il ricovero del paziente (T0) sono state somministrate le seguenti scale: - Scala Limos: composta da 45 items aggregati in 7 domini di funzionamento corrispondenti ai rispettivi capitoli dell’ICF. Misura la funzionalità del paziente impiegando una scala a 5 punti che può essere compilata dal team multidisciplinare. E’ di facile somministrazione e necessita di poco tempo; - Barthel Index: utilizzata per misurare le prestazioni del soggetto nelle attività della vita quotidiana. (alimentazione, abbigliamento, toilette personale, fare il bagno, continenza intestinale e urinaria,

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uso dei servizi igienici, trasferimento letto/sedia, camminare in piano, salire/scendere le scale); - Functional Indipendence Measure: scala di misura della disabilità, in cui viene valutata l’autosufficienza in 18 attività: 13 motorie (aree della cura della persona, controllo sfinterico, mobilità e locomozione) e 5 cognitive (aree della comunicazione e relazione interpersonali).

Risultati:

Il punteggio rilevato alla LIMOS all’ingresso mostra una differenza statisticamente significativa tra il gruppo dei neurologici rispetto ai pazienti ortopedici [differenza LIMOS al T0 neurologici-(134.6) – ortopedici (182.2); p=0.001] che non viene rilevata dalla scala FIM e dalla scala BI effettuata contestualmente [differenza FIM al T0 neurologici (75.6) – ortopedici (78.4); p=0.202] [differenza BI al T0 neurologici (47.2) – ortopedici (52.5); p=0.945]. Le analisi effettuate mostrano che alla valutazione in ingresso la LIMOS è più sensibile nel rilevare la compromissione funzionale nella popolazione di pazienti con problematiche ortopediche mentre nei pazienti con problematiche neurologiche anche la FIM e la BI si sono mostrate sufficientemente sensibili per mettere in evidenza la compromissione funzionale.

Conclusione:

L’utilizzo della LIMOS ha mostrato semplicità nell’applicazione della scala con maggiore capacità di rilevare gli aspetti funzionali nei diversi campioni di pazienti presi in esame quando messa a confronto con la FIM o con la BI.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 79 RIABILITAZIONE DELL’EMIANOPSIA OMONIMA LATERALE TRA MITE SOFTWARE NEUROEYE COACH IN PAZIENTI CON ICTUS CEREBRALE

Varalta V.*[1], Tesini V.[1], Montagnoli A.P.[1], Fonte C.[1], Picelli A.[1], Gandolfi M.[1], Butturini L.[1], Sahraie A.[2], Zihl J.[3], Smania N.[4] [1]

Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva (CRRNC) del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina

e Movimento, Università di Verona ~ Verona ~ Italy, [2]

Scuola di psicologia, Università di Aberdeen ~ Aberdeen ~ United

Kingdom, [3]

Diparimento di Psicologia, LMU Università di Monaco ~ Monaco ~ Germany, [4]

Centro di Ricerca in

Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva (CRRNC) del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento,

Università di Verona; UOC di Neuroriabilitazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ~ Verona ~

Italy

Introduzione:

Vari studi mostrano che l’emianopsia omonima laterale è il deficit visivo più frequente dopo eventi neurologici acuti (es. ictus) [1,2]. Tale disturbo ha un importante impatto sul livello funzionale e sulla qualità di vita del paziente dall’insorgere della malattia fino alle fasi croniche [2]. Pazienti con deficit emianoptico presentano una riduzione del campo visivo e mostrano difficoltà nell’eseguire in maniera spontanea i movimenti saccadici necessari per compensare il disturbo. Tra gli approcci sviluppati per trattare l’emianopsia [3], recenti studi suggeriscono che training con un approccio compensatorio mostrano una buona efficacia nel recupero della disabilità associata [4]. Tra questi, il software NeuroEyeCoach (NEC) della Nova Vision è stato sviluppato per aiutare i pazienti a compensare i deficit di campo visivo aumentando l’efficacia dei loro movimenti oculari diretti verso il campo emianoptico attraverso un esercizio sistematico di ricerca visiva [5]. Lo scopo di questo studio è quello di valutare gli effetti di questo training sul disturbo di visivo campimetrico nei pazienti colpiti da ictus.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 29 pazienti (M=21) con emianopsia omonima laterale in seguito ad ictus cerebrale. Di questi, 21 hanno completato il trattamento con NEC. Prima (T0) e dopo il trattamento (T1) è stato somministrato un protocollo valutativo comprendente prove di ricerca visuo-spaziale sia computerizzate (previste dal NEC) che carta e matita (ricerca visiva, copia di figure, disegno spontaneo, bisezione di linee e compiti di lettura). Il programma, composto da 12 livelli (3 sezioni ciascuno) di crescente difficoltà, prevedeva 2 incontri settimanali della durata di circa un’ora ciascuno. In ogni seduta il paziente doveva completare 3 sezioni di training. La lunghezza del trattamento dipendeva dall’abilità del paziente nel superare ogni livello. In particolare il software si adattava alle performance del soggetto, riproponendo, in caso di scarsa prestazione, il livello precedente con alcune agevolazioni (es. tempo di permanenza degli stimoli sullo schermo).

Risultati:

L’analisi statistica effettuata mostra un incremento della performance dopo il trattamento. Nello specifico, si osserva un miglioramento statisticamente significativo nei test carta e matita post-trattamento per quanto riguarda il tempo di esecuzione (copia di figure, disegno, barrage); inoltre, risulta tendente alla significatività l’aumento della velocità di lettura. Inoltre, per quanto riguarda le

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prove computerizzate, sono stati rilevati miglioramenti statisticamente significativi in termini di accuratezza in compiti di ricerca visuospaziale per stimoli presentati nel lato emianoptico. Al contrario, nei medesimi compiti, il tempo di esecuzione è migliorato in modo statisticamente significativo solo per la rilevazione di stimoli nel lato non emianoptico.

Conclusione:

Dai risultati emersi sembrano suggerire che il NEC sia uno strumento efficace per il recupero dei disturbi di esplorazione visuo-spaziale e di rilevazione di stimoli visivi, legati all’emianopsia. Il software sembra infatti favorire lo sviluppo di strategie di compensazione e migliorare così le prestazioni di esplorazione visiva.

Bibliografia:

1.Zhang, X., Kedar, S., Lynn, M. J., Newman, N. J., & Biousse, V. Homonymous hemianopia in stroke. Journal of Neuro-ophthalmology, 2006, 26.3: 180-183. 2.Goodwin D. Homonymous hemianopia: challenges and solutions. Clin Ophthalmol. 2014;22 (8):1919-1927. 3.Grunda T, Marsalek P, Sykorova P. Homonymous hemianopia and related visual defects: restoration of vision after a stroke. Acta Neurobiol Exp. 2013;73(2):237–249. 4.Zihl, J. (2000). Rehabilitation of visual disorders after brain injury. Hove, UK: Psychology Press. 5.Sahraie, A., Smania, N., & Zihl, J. (2016). Use of NeuroEyeCoach™ to Improve Eye Movement Efficacy in Patients with Homonymous Visual Field Loss. Biomed Research International, 2016 1-9.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 85 LA FIBROMIALGIA: UNO STUDIO DESCRITTIVO SUGLI ASPET TI COGNITIVI E COMPORTAMENTALI

Fonte C.[1], Mazzi A.*[1], Schweiger V.[2], Varalta V.[1], Martini A.[3], Parolini M.[3], Gandolfi M.[4], Polati E.[2], Smania N.[4], Picelli A.[4] [1]

Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva, Dipartimento di Neuroscienze Biomedicina e

Movimento, Università degli Studi di Verona ~ Verona ~ Italy, [2]

Centro di Terapia del Dolore, Azienda Ospedaliera

Universitaria Integrata di Verona. Dipartimento di Scienze Chirurgiche Odontostomatologiche e Materno-Infantili,

Università degli Studi di Verona ~ Verona ~ Italy, [3]

Centro di Terapia del Dolore, Azienda Ospedaliera Universitaria

Integrata di Verona ~ Verona ~ Italy, [4]

Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva, Dipartimento di

Neuroscienze Biomedicina e Movimento, Università degli Studi di Verona. UOC Neuroriabilitazione, Azienda

Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

La Fibromialgia (FM) è una sindrome caratterizzata principalmente da dolore cronico diffuso, fatica, deficit cognitivi, disturbi del sonno, ansia, depressione e numerosi altri disturbi somatici. Nonostante siano state formulate diverse ipotesi sull’eziologia e fisiopatologia di tale sindrome, l’FM resta ancora una patologia oscura, difficile da diagnosticare. Questo studio di tipo descrittivo si propone due obiettivi. Il primo è quello di stilare il profilo cognitivo-comportamentale di pazienti con FM, il secondo è quello di indagare l’esistenza di una relazione tra i deficit cognitivi, i tratti psicologici e le performance motorie di tali pazienti.

Materiali e Metodi:

Sono state reclutate 10 pazienti con diagnosi di FM (secondo i criteri ACR del 2010) afferenti al Centro di Terapia del Dolore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. I criteri di inclusione erano: sesso femminile, età tra 20 e 65 anni, MMSE>24, assenza di patologie psichiatriche e malattie reumatologiche. Le pazienti, dopo esser state contattate, sono state valutate, in un’unica sessione, con una specifica batteria cognitiva (Trail Making Test, PASAT, Digit Span, Span Reversal, 15 Parole di Rey, Cubi di Corsi, Listening Span Test), una batteria comportamentale (STAI-Y1 e Y2, BDI, Brief Cope, Young Schema Questionnaire) e il Timed Up and Go.

Risultati:

Dai risultati è emerso che il 60% delle pazienti mostra punteggio patologico in almeno 1 test di attenzione e in almeno 1 di memoria. Il 60% delle pazienti mostra inoltre un’ansia di stato almeno moderata e il 70% un’ansia di tratto almeno moderata. L’80% presenta un livello di depressione importante, ma solo il 20% mostra strategie di coping disfunzionali. Gli schemi comportamentali maladattivi più presenti sono la tendenza all’autosacrificio, porsi standard eccessivi, il sentirsi escluso socialmente ed abbandonato, l’eccessiva vulnerabilità e sottomissione. I risultati mostrano infine una correlazione significativa tra i deficit attentivi e alcuni aspetti psicologici come l’ansia di stato, i tratti di fallimento e sottomissione.

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Conclusione:

Dal seguente studio si evince come questa tipologia di pazienti condivida un profilo cognitivo-comportamentale comune e come esista una correlazione tra alcuni sintomi psicologici indagati e i deficit cognitivi.

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Abstract 131 LE TECNICHE DI STIMOLAZIONE ELETTRICA NON INVASIVA NELLA RIABILITAZIONE DEL SISTEMA VISIVO: UNA REVISIONE DELLA LETTERATURA

Viganò B.*, Perin C., Matteo B.M.

Istituti Clinici Zucchi ~ Carate Brianza ~ Italy

Introduzione:

I disturbi visivi influenzano le abilità della persona nell’esecuzione di molte attività della vita quotidiana (ADL) come leggere, cucinare, vestirsi, camminare. Tali disabilità causano maggiori handicap, quali : ridotta partecipazione nella società; assenza di informazioni spaziali; impossibilità alla guida; diminuzione delle attività di vita quotidiana; indipendenza compromessa; ridotto contatto sociale; severa riduzione della qualità della vita. Per questo motivo la riabilitazione delle funzioni visive risulta fondamentale per questa tipologia di pazienti. Negli ultimi anni numerosi studi hanno dimostrato gli effetti delle tecniche di stimolazone elettrica non invasiva in neuroriabilitazione e alcuni di essi sono stati svolti su patologie del sistema visivo. Scopo di questa revisione è quello di stabilire lo stato dell’arte nel trattamento di deficit visivo attraverso la stimolazione elettrica non invasiva.

Materiali e Metodi:

Una ricerca della letteratura di studi retrospettivi e prospettici è stata effettuata attraverso i database Pubmed, Medline e Cochrane. Sono stati selezionati 34 articoli sperimentali che soddisfavano i criteri di inclusione, impiegando diverse tecniche di stimolazione elettrica nel recupero visivo in diverse patologie.

Risultati:

I risultati evidenziano l’uso di diverse tecniche di stimolazione elettrica nella riabilitazione del deficit visivo: stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), stimolazione transcranica/transcorneale a corrente alternata (tACS), stimolazione a rumore casuale (RNS). Le patologie trattate attraverso la corrente elettrica hanno la loro localizzazione lungo tutto il tratto del sistema visivo: la retina, il nervo ottico e la corteccia visiva. Si è riscontrata inoltre evidenza nel trattamento di diverse patologie del sistema visivo quali: glaucoma, degenerazione maculare senile, danno al nervo ottico, neuropatia ottica, distrofie retiniche, retinopatia diabetica, retinite pigmentosa, occlusione dell’arteria retinica, ambliopia, miopia, deficit di campo visivo. Attraverso differenti protocolli di stimolazione i pazienti hanno mostrato: ampliamento del campo visivo, incremento dell’acuità visiva, sensibilità al contrasto, stereopsi, miglioramento soggettivo. Da quanto emerso dalla ricerca bibliografica, l’uso della stimolazione elettrica nel recupero visivo risulta essere un trattamento sicuro con scarsa probabilità di insorgenza di effetti collaterali di grave entità.

Conclusione:

La riabilitazione dei disturbi visivi attraverso stimolazione elettrica risulta essere fattibile, non-invasiva, economica e sembrerebbe apportare effetti benefici significativi nel recupero del deficit visivo. I protocolli di stimolazione riportati in letteratura ed i corrispettivi end points risultano tuttavia

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essere molto eterogenei tra loro, rendendo difficile un confronto dell’efficacia delle diverse tecniche e nelle diverse patologie. Si rendono necessari dunque ulteriori studi allo scopo di perfezionare le caratteristiche metodologiche della riabilitazione visiva attraverso le tecniche di stimolazione elettrica e ottimizzare i risultati al fine di indirizzare la pratica clinica.

Bibliografia:

A.J. Woods, A. Antal, M. Bikson, P.S. Boggio, A.R. Brunoni, P. Celnik, L.G. Cohen, F. Fregni, C.S. Herrmann, E.S. Kappenman, H. Knotkova, D. Liebetanz, C. Miniussi, P.C. Miranda, W. Paulus, A. Priori, D. Reato, C. Stagg, N. Wenderoth, M.A. Nitsche (2016). A technical guide to tDCS, and related non-invasive brain stimulation Tools. Clinical Neurophysiology, 127; 1031-1048. Pollock A, Hazelton C, Henderson CA, Angilley J, Dhillon B, Langhorne P, Livingstone K, Munro FA, Orr H, Rowe FJ, Shahani U (2011). Interventions for visual field defects in patients with stroke. The Cochrane Database of Systematic Reviews, 10; CD008388.

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Riabilitazione Neuropsicologica

Abstract 163 MONITORING OF THE EMOTIONAL STATE IN CAREGIVERS OF PERSONS AFFECTED BY SEVERE ACQUIRED BRAIN INJURIES (SABI) DURING THE RE HABILITATION STAY

Farini E., Cozzupoli S., Zucchelli B., Angelini A., Castelli A., Aabid H., Casale R., Bartolo M.*

ISTITUTO DI NEURORIABILITAZIONE HABILITA ~ ZINGONIA DI CISERANO ~ Italy

Introduzione:

Background: Due to the progress in emergency treatments, the disorders of unconsciousness (Vegetative State; VS and/or Minimally Conscious State; MCS) are increased in the last decades. These conditions produce intense mental stress for patient’s caregivers, who must cope not only with the physical injury and anticipated disability, but also with the threat to life itself. A number of severe behavioral disturbances in these families were described: particularly anxiety and depression that with emotional distress, caused by loneliness and reduced social activities, became a relevant part of the relatives’ burden. Aim: The aim of the study was to investigate the emotional state in caregivers of sABI patients on the basis of psychological outcomes during the rehabilitation stay.

Materiali e Metodi:

Methods: 32 relatives of adult patient (≥ 18 years) with diagnosis of severe Acquired Brain Injury (sABI) have been evaluated in the first week of hospitalization (T0) and at discharge (6 months) (T1) with psychological test. The following validated psychological tests will be administrated to all caregivers in order to assess and explore different significant areas such as emotionality, burden, strain, fatigue and coping strategies: STAI (State-Trait Anxiety Inventory for Adults) (Spielberger, 1989) to assess anxiety state; Beck Depression Inventory (BDI II) (Beck, 1961) to assess the depression severity; Coping Orientation to the Problems Experienced-New Italian Version (COPE-NIV) (Sica, et al., 2008); Family Strain Questionnaire (FSQ) (Rossi Ferrario & Zotti, 2002) was used to asses perceived caregiving-related problems; Caregiver needs assessment (CNA) (Moroni, et al., 2008) to measure the impact of caregiving in terms of worsening of quality of life and increased burden. Italian adaption of the General Self-efficacy scale (GSE) (Sibilia, Schwarzer, & Jerusalem, 1995) to asses a self-reported measure of self-efficacy. Student t test was used to compare test scores at T0 and T1, significance was set for p<0.05.

Risultati:

Results: At T0 32 caregivers completed the evaluation with the following scores: STAI-S scores 43,28 ± 5,29; BDI scores 11,5 ± 8,15; COPE scores 127,5 ± 20,5; FSQ scores 41,4 ± 2,67; CNA scores 42,92 ± 8,78, GSE scores 41,4 ± 2,67. At T1 14 caregivers completed the assessment with the following scores: STAI-S scores 47,078 ± 6,8; BDI scores 12,4 ± 10,67; COPE scores 122,07 ± 23,33; FSQ scores 23,42 ± 11,2; CNA scores 52,5 ± 16,5, GSE scores 31,5 ± 8,8. No significant changes were observed for tests scores, while only CNA reported statistic significance (p=0,03).

Conclusione:

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Conclusion: At discharge, as evidenced by test evaluation, scores showed a trend in increase of anxiety, depression persists. Moreover caregivers experienced lower levels of perceived self efficacy and continued to use the same dysfunctional coping strategies. Although no statistical significance was found except for CNA, caregivers experienced a significant increased burden and need of knowledge of the disease. The epidemiology of the emotional state of caregivers allows to planning intervention to reduce burden, to improve self-efficacy and emotional distress. This study was a pilot study aimed at identify the need for psyco-educational intervention that could be performed to manage burden in caregivers of sABI patients during rehabilitation stay.

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Riabilitazione del paziente mieloleso 5

Riabilitazione del paziente mieloleso

Abstract 43 LE TRASPOSIZIONI NERVOSE NELL’ARTO SUPERIORE DEL MI ELOLESO: LA NOSTRA ESPERIENZA.

Olivi S.*[1], Sacco C.[2], Paglierani P.[1], Bulzamini M.C.[3], Staffa G.[2], Bonavita J.[1] [1]

Unità Spinale - Montecatone Rehabilitation Institute ~ Imola (BO) ~ Italy, [2]

Chirurgia del Sistema Nervoso Periferico ~

Lugo (RA) ~ Italy, [3]

Scuola di Spec in Medicina Fisica e Riabilitazione ~ Università di Bologna ~ Italy

Introduzione:

La perdita della funzione degli arti superiori è una delle conseguenze più gravi nella SCI con livello di lesione cervicale per il notevole impatto sulle attività della vita quotidiana. Il ripristino delle attività dell’arto superiore (estensione di gomito e polso, apertura e chiusura delle dita) sono gli obiettivi della chirurgia tradizionale che utilizza la trasposizione muscolo tendinea. Negli ultimi anni è possibile raggiungere questi obiettivi anche utilizzando i trasferimenti nervosi precedentemente in uso nelle lesioni nervose periferiche. (1, 2, 3)

Materiali e Metodi:

Dal 2014 presso l’Unità Spinale di Montecatone Imola (BO) in collaborazione con la Neurochirurgia dell’Ospedale di Lugo (RA) sono stati effettuati 14 trasposizioni di nervo su 6 pazienti. In particolare, sono stati effettuati 6 interventi di trasposizione del nervo per il muscolo Supinatore pro nervo Interosseo posteriore; 5 interventi di trasposizione del nervo per il muscolo brachiale pro nervo Interosseo anteriore, 3 interventi di trasposizione del nervo per il muscolo piccolo rotondo pro nervo per il muscolo tricipite. Presupposto fondamentale è che il muscolo ricevente non presenti nessuna attività volontaria (MRC = 0). Il follow up nel post operatorio è necessariamente lungo in quanto il recupero può avvenire con la progressiva reinnervazione da parte del nervo donatore.

Risultati:

Risultati: vengono qui presentati dei dati preliminari a causa del lungo follow up necessario per valutare l’outcome. In un caso di trasposizione di teres minor pro tricipite si è ottenuta una forza MRC 2. In due casi di posterior interosseus nerve (PIN) pro estensione dita si è ottenuta una MRC 3. In 4 casi di trasposizione di Anterior interosseus nerve (AIN) pro flessori delle dita si è ottenuta un buon recupero (un caso MRC 4 e un caso MRC 3).

Conclusione:

Le trasposizioni nervose rappresentano un’ulteriore risorsa che assieme alla chirurgia funzionale classica può essere proposta ai pazienti tetraplegici per migliorare le possibilità di recupero. Possono essere proposte anche per i livelli neurologici più alti che hanno pochi muscoli da utilizzare per interventi di chirurgia funzionale classica. Il compito del Fisiatra che si occupa di tetraplegia è quello di conoscere bene tutte le opzioni chirurgiche per poter indirizzare il paziente

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alla scelta più funzionale con il timing corretto.

Bibliografia:

1 Transfer of the teres minor motor branch for triceps reinnervation in tetraplegia. Bertelli JA., Ghizoni MF., Tacca CP., J Neurosurg. 2011 May;114(5)1457-60 2 Transfer of Supinator Motor Branches to Posterior Interosseous Nerve to reconstruct thumb and finger extension in tetraplegia: Case Report. J. A. Bertelli, C. P. Tacca, M. F. Ghizoni, P. R. Kechele, M. A. Santos, J. Hand Surg 2010;35A:1647-1651 3 Nerve transfer for the restoration of hand function after spinal cord injury. Case report. S.E. Mackinnon, A. Yee, W. Z. Ray. J. Neurosurg 117: 176-185, 2012

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Riabilitazione del paziente mieloleso

Abstract 71 MODELLI PREDITTIVI DELL’OUTCOME FUNZIONALE GLOBALE DOPO LESIONE SPINALE CERVICALE TRAUMATICA: RUOLO DELLA NEUROFISIOLOGIA

Hupp M.*.[1], Pavese C.*[2], Bachmann L.[3], Koller R.[1], Emsci S.G.[1], Schubert M.[1] [1]

Spinal cord injury center, University Hospital Balgrist, University of Zurich ~ Zurich ~ Switzerland, [2]

Spinal cord injury

center, University Hospital Balgrist, University of Zurich, Zurich, Switzerland; Neurorehabilitation Unit, IRCCS ICS

Maugeri Spa- SB, Pavia; PhD in Biomedical Sciences, Department of Clinical-Surgical Sciences, University of Pavia, Pavi, [3]

Medignition Inc – Research Consultants, Zurich, Switzerland ~ Zurich ~ Switzerland

Introduzione:

Per il counselling del paziente mieloleso, per l’orientamento precoce del trattamento riabilitativo e per la stratificazione dei pazienti nell’ambito di studi clinici è fondamentale poter predire in modo affidabile l’outcome funzionale. La valutazione neurofisiologica è comunemente impiegata nella predizione dell’outcome dopo lesione spinale, ma l’effettivo miglioramento prognostico apportato dei parametri neurofisiologici rispetto alla predizione basata esclusivamente su parametri clinici non è noto. Scopo del nostro studio è valutare il ruolo dei parametri neurofisiologici nella predizione dell’outcome funzionale globale dopo lesione spinale cervicale traumatica, confrontando il potere predittivo di modelli basati solo su dati clinici con quello di modelli che includono anche parametri neurofisiologici.

Materiali e Metodi:

Dai dati di 224 pazienti con lesione spinale traumatica cervicale inclusi nello European Multicenter Study about Spinal Cord Injury, sono stati elaborati modelli di recupero funzionale ad un anno dalla mielolesione. Come potenziali predittori sono stati considerati l’età, il sesso, i punteggi cumulativi dell’International Standards for Neurological Classification of Spinal Cord Injury (ISNCSCI) e variabili neurofisiologiche [potenziali evocati motori (PEM), potenziali evocati somatosensoriali (PESS), velocità di conduzione (VC)]. Un outcome positivo è stato definito da un punteggio totale di Spinal Cord Independance Measure di 100.

Risultati:

Dai parametri clinici è stato derivato un modello predittivo basato sull’età e sul punteggio muscolare totale dell’ISNCSCI: l’area al di sotto della Receiver Operating Curve (AUC) è 0.936 (95% dell’intervallo di confidenza (IC): 0.904-0.968). L’aggiunta dei parametri neurofisiologici al modello ha conferito un miglioramento significativo della capacità predittiva: AUC 0.958 (95% (IC): 0.934-0.982), p=0.019.

Conclusione:

Il nostro studio dimostra che l’inclusione di parametri neurofisiologici migliora la predizione dell’outcome funzionale dopo mielolesione traumatica cervicale e conferma l’utilità di questa metodica per il miglioramento del counselling, del percorso riabilitativo e del disegno di futuri studi clinici.

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Bibliografia:

- Pavese C*, Schneider MP*, Schubert M, Curt A, Scivoletto G, Finazzi-Agrò E, Mehnert U, Maier D, Abel R, Röhrich F, Weidner N, Rupp R, Kessels AG, Bachmann LM, Kessler TM. Prediction of Bladder Outcomes after Traumatic Spinal Cord Injury: A Longitudinal Cohort Study. PLoS Med 2016;13:e1002041. - Petersen JA, Spiess M, Curt A, Weidner N, Rupp R, Abel R; EM-SCI Study Group, Schubert M. Upper Limb Recovery in Spinal Cord Injury: Involvement of Central and Peripheral Motor Pathways. Neurorehabil Neural Repair 2017;31:432-441. - Petersen JA, Spiess M, Curt A, Dietz V, Schubert M; EM-SCI Study Group. Spinal cord injury: one-year evolution of motor-evoked potentials and recovery of leg motor function in 255 patients. Neurorehabil Neural Repair 2012;26:939-48. * autori con uguale contributo

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Riabilitazione del paziente mieloleso

Abstract 74 IL DOLORE NELLA NEURORIABILITAZIONE DELLE LESIONI D EL MIDOLLO SPINALE

Morreale A.*, Componenti Del C.

Montecatone Rehabilitation Institute ~ Imola (BO) ~ Italy

Introduzione:

Negli ultimi decenni, la gestione delle persone con lesioni del midollo spinale (Spinal Cord Injury = SCI) ha fatto notevoli progressi con significativi miglioramenti della qualità delle cure, sia in fase acuta che post-acuta, e conseguente riduzione della mortalità e della comorbidità. In particolare, rispetto ai sintomi “core” della mielolesione, le complicanze respiratorie, cardiovascolari ed autonomiche sono, attualmente, meglio gestite ma il controllo ottimale del dolore, nonostante l’impatto negativo sulla qualità di vita, rimane ancora un obiettivo da raggiungere. Non sono ancora completamente chiariti i meccanismi e non esiste un trattamento universalmente efficace. Anche i dati epidemiologici sono molto discordanti: il dolore nelle SCI è riportato con percentuali che oscillano dal 10% fino al 94%, in relazione all’eterogeneità delle casistiche, dove, spesso, non sono considerate le varie fasi post-lesionali. Riportiamo, in questo studio osservazionale, le rilevazioni effettuate sui pazienti che giungono in neuroriabilitazione, sia nelle prime fasi post-lesionali che, successivamente, per il trattamento delle complicanze.

Materiali e Metodi:

Nel periodo Ottobre 2013-Aprile 2016, per l’espletamento di Audit clinici periodici sulla Gestione del dolore, sono state individuate 6 giornate campione, nelle quali sono state analizzate tutte le cartelle cliniche dei degenti nelle UUOO della struttura. Erano presenti 727 pazienti di cui 545 affetti da SCI (273 Paraplegici e 272 Tetraplegici). In questa analisi, sono stati esclusi 145 pazienti che presentavano una grave cerebrolesione acquisita e 38 pazienti con altre patologie. E’ stata rilevata l’eventuale presenza di dolore e di terapia antalgica all’ingresso, durante la degenza e nella giornata della rilevazione. È stata, quindi, calcolata la prevalenza del dolore nella giornata di rilevazione. Per la rilevazione dell’intensità del dolore è stata utilizzata la NRS. Rispetto alla distanza dall’evento lesionale, i pazienti sono stati suddivisi in “Acuti” (A<12 mesi) e “Cronici” (C >12 mesi).

Risultati:

L’età media dei 545 pazienti SCI (range 12-89) è di 49 anni per gli uomini (417) e di 48.93 per le donne (128); 367 pazienti (67%) hanno una lesione traumatica (Paraplegia =155; Tetraplegia =212). Sulla base dell’età dei pazienti, non sono state rilevate differenze significative rispetto al quadro clinico (P vs T) e all’eziologia (traumatica e non traumatica). Rispetto alla distanza dall’evento lesionale, 347 erano A e 198 C, di cui 132 con un decorso clinico di oltre 10 anni. Avevano una lesione midollare completa (AIS A) 119 P (43.5%) (di cui 61 A) e 87 (31.9%) T (di

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cui 52 A). All’ingresso, 292 pazienti assumevano una terapia antidolorifica; di questi 174 erano pazienti A e 118 C; 91 pazienti A (52.2%) e 62 C (52.5%) avevano una NRS = 0. Tra gli A, 51 (29.3%) e 38 C (32.2%) presentavano dolore con NRS>3, nonostante la terapia antalgica in atto; le donne avevano una NRS più alta rispetto ai maschi. I farmaci più utilizzati nei pazienti A erano FANS e Paracetamolo nei pazienti C erano i Gabapentinoidi. Durante la degenza, 150 paz A (43.2%) e 103 C (52%) avevano avuto almeno un episodio di dolore. Nella giornata di rilevazione, 37 pazienti avevano una NRS>2, con una prevalenza giornaliera di 6.7% ma 313 pazienti (57.4%) assumevano una terapia antalgica. I farmaci più utilizzati erano i Gabapentinoidi, in particolare nei pazienti C. Solo 26 pazienti A (7.4%) presentavano dolore.

Conclusione:

I nostri dati evidenziano che, già nelle prime fasi post-lesionali della SCI, il dolore è presente ed è di tipo prevalentemente nocicettivo, con una prevalenza più bassa di quella solitamente riportata. Inoltre, sia in fase post-lesionale acuta che in fase di cronicità, solo una minima quota di pazienti che assumono la terapia antalgica riporta dolore durante la degenza. Il dolore neuropatico, come prevedibile, è rilevabile solo nei pazienti a più lunga distanza dall’evento lesionale.

Bibliografia:

BIBLIOGRAFIA Siddall PJ, McClelland JM, Rutkowski SB, Cousins MJ. A longitudinal study of the prevalence and characteristics of pain in the first 5 years following spinal cord injury. Pain. 2003; 103(3):249-57. Michailidou C, Marston L, De Souza LH, Sutherland I. A systematic review of the prevalence of musculoskeletal pain, back and low back pain in people with spinal cord injury. Disabil Rehabil. 2014;36(9):705-15 D'Angelo R, Morreale A, Donadio V, Boriani S, Maraldi N, Plazzi G, Liguori R. Neuropathic pain following spinal cord injury: what we know about mechanisms, assessment and management.Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2013 Dec;17(23):3257-61

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Riabilitazione del paziente mieloleso

Abstract 137 VALUTAZIONE E TRATTAMENTO DELLA RIDOTTA DENSITÀ MIN ERALE OSSEA IN PAZIENTI MIELOLESI SOTTOPOSTI A TRAINING DEL CAMMIN O SU AUSILIO ROBOTICO.

Spina V.*[1], D''Avino C.[1], Mazzantini M.[2], Gerini A.[1], Stampacchia G.[1] [1]

UO Mielolesi, AOUP ~ Pisa ~ Italy, [2]

UO Reumatologia, AOUP ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

La riduzione della mineralizzazione ossea rappresenta una comorbidità significativa associata alle mielolesioni e interessa l’81% dei pazienti (1) con un rischio di fratture riportato in percentuali variabili fra l’1 e il 39%, (2) di complicanze quali lesioni da decubito, aumento di dolore e spasticità e conseguentemente aumento della disabilità e riduzione della qualità di vita. L’osteopenia nei pazienti mielolesi dipende da: livello di lesione, gravità della lesione e dalla durata di malattia. La massima perdita di BMD (Bone Mass Density) avviene nei primi due anni dalla lesione midollare (3): è rapida in fase acuta dopo la lesione e rallenta dopo il terzo anno. Le principali sedi di fratture sono: diafisi distale di femore e prossimale e distale di tibia. (4)

Materiali e Metodi:

In diciassette pazienti in carico presso UO Mielolesi della AOUP è stato eseguito lo studio del metabolismo fosfo-calcico, compreso il dosaggio di Paratormone (PTH) e 25-OH Vitamina D3, e valutazione della densità minerale ossea con Dual-Energy X-ray Absorptiometry (DEXA). Dei 17 arruolati cinque pazienti, tre uomini e due donne, hanno effettuato valutazione di controllo dopo 18 mesi di terapia specifica con Risedronato (n=3), Teriparatide (n=1), Denosumab (n=1), oltre a supplementazione di vitamina D, revisione della dieta e training del cammino con ausilio robotico. Tre soggetti avevano lesione motoria completa (AIS A o B), due lesione motoria incompleta (AIS C).

Risultati:

I dati mostrano un miglioramento della densità minerale ossea, in particolare gli esami di densitometria hanno evidenziato un aumento del valore di T-Score misurato a livello del femore (v. tabella).

Conclusione:

I soggetti con lesione del midollo spinale presentano un’aumentata incidenza di carenza di vitamina D e di osteoporosi rispetto alla popolazione generale. (5) Nonostante la perdita di massa ossea sia maggiore nella fase acuta e subacuta della lesione midollare, è dimostrato che vi sia un continuo rimaneggiamento osseo nel corso degli anni, che aumenta il rischio di fratture patologiche. I nostri risultati dimostrano che un trattamento farmacologico associato a riabilitazione personalizzata è in grado di rallentare questo processo.

Bibliografia:

1. Shojaei H, Soroush MR, Modirian E. Spinal cord injury-induced osteoporosis in veterans. J Spinal Disord Tech 2006;19:114-7.

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2. Lazo MG, Shirazi P, Sam M, Giobbie-Hurder A, Blacconiere MJ, Muppidi M. Osteoporosis and risk of fracture in men with spinal cord injury. Spinal Cord 2001;39:208-14. 3. Reiter AL, Volk A, Vollmar J, Fromm P, Gerner HJ. Changes of basic bone turnover parameters in short-term and long-term in patients with spinal cord injury. Eur Spine J 2007; 16:771-776. 4. Dolbow DR, Gorgey AS, Daniels JA, Adler RA, Moore JR, et al. The effects of spinal cord injury and exercise on bone mass: a literature review. NeuroRehabilitation. 2011; 29:261-269. 5. Flueck JL and Perret C. Vitamin D deficiency in individuals with spinal cord injury: a literature review. Spinal Cord 2017;55:428-434.

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Riabilitazione della Sclerosi Multipla 6

Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Abstract 8 LA CONNETTIVITÀ FUNZIONALE È PREDITTIVA DEL RECUPER O MOTORIO IN SEGUITO AD UN TRAINING TASK-SPECIFICO NELLA SCLEROSI MULTIP LA.

Tramonti C.*[1], Imperatori L.S.[2], Fanciullacci C.[1], Di Martino S.[1], Lamola G.[1], Lettieri G.[2], Bernardi G.[2], Cecchetti L.[2], Ricciardi E.[2], Chisari C.[2] [1]

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Azienda Ospedaliero-

Universitaria Pisana, UO Neuoriabilitazione, Pisa, Italy ~ Pisa ~ Italy, [2]

MoMiLab, IMT School for Advanced Studies

Lucca, Lucca, Italy. ~ lUCCA ~ Italy

Introduzione:

L’esercizio fisico è attualmente raccomandato nella Sclerosi Multipla (SM), sebbene non esistano linee guida specifiche per la proposta di interventi riabilitativi “ad personam”. Pertanto, risulta di estrema importanza individuare fattori prognostici, in grado di predire la capacità di recupero funzionale dei pazienti, al fine di customizzare l’approccio riabilitativo [1]. I meccanismi di plasticità cerebrale, promossi dall’esercizio fisico, intervengono nel recupero funzionale in soggetti con SM. A questo proposito, le sofisticate tecniche neurofisiologiche e di neuroimaging rappresentano validi strumenti per far luce sui correlati neuroanatomici e funzionali dei meccanismi di riorganizzazione cerebrale [2]. In questo studio ci proponiamo di valutare la connettività funzionale cerebrale in relazione con il danno strutturale encefalico in pazienti affetti da SM, al fine di evidenziare marker predittivi della capacità di recupero funzionale in seguito ad un training task-specifico (TOCT), [3].

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 16 pazienti, con diagnosi di SM di tipo intermittente-remittente (RR) ed EDSS compreso tra 3,5 e 5,5. I soggetti sono stati valutati tramite scale funzionali affiancate all’esecuzione di un elettroencefalogramma (EEG), prima (T0) ed al termine (T1) di un trattamento riabilitativo task-specifico. Inoltre, i pazienti hanno eseguito una Risonanza Magnetica (RM), prima dell’inizio del training. Le valutazioni clinico-funzionali comprendevano: Timed Up and Go Test (TUG), Six-minute Walk Test (6MWT), 10-meter Walking Test (10mWT), Dynamic Gait Index (DGI) e Physiological Cost Index (PCI). Per ogni scala clinica è stata calcolata la differenza tra la perfomance motoria prima ed al termine del TOCT (∆). La connettività funzionale è stata studiata per mezzo dell’EEG ad alta densità (64 canali) in condizioni di riposo (10’ ad occhi aperti e 10’ ad occhi chiusi), mediante due parametri: il weighted Phase Lag Index (wPLI) in banda alpha ed il weighted symbolic mutual information (wSMI). Sono stati calcolati i valori di connettività globale per ciascun parametro analizzato, e successivamente si sono considerate le variazioni a livello inter-emisferico (IH) ed antero-posteriore (AP). Per la valutazione del danno strutturale cerebrale è stata misurata l’entità del carico lesionale della sostanza bianca (%) in funzione del Volume Prenchimale Totale (TBV), sulla base delle sequenze FLAIR T2 pesate e sulle mappe di mielinizzazione (T1w/T2w). Inoltre, è stata calcolata la superficie del Corpo Calloso (CC), segmentandolo nella porzione anteriore, media e posteriore. I parametri analizzati con le indagini neurofisiologiche e strumentali, ai tempi T0 e T1 e le loro

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variazioni (∆T), sono stati quindi correlati con l’entità del miglioramento evidenziato con le scale cliniche.

Risultati:

I dati hanno evidenziato che la percentuale del carico lesionale (p=0.042) e la superficie della porzione anteriore del Corpo Calloso (p=0.032) sono correlati con l’entità del miglioramento alle scale cliniche dopo il training, (∆TUG, ∆DGI). Quindi, i soggetti con minor carico lesionale e con integrità strutturale della porzione anteriore del CC presentano un miglior recupero funzionale in seguito al TOCT. Inoltre, è stata rivelata una correlazione positiva tra il wPLI in banda alpha prima del trattamento (T0) ed il recupero funzionale (∆TUG, p=0.017), con un maggior peso dato per le variazioni antero-posteriori (p=0.038). Da ciò si evince che i pazienti con miglior connettività funzionale, in particolare per le interazioni antero-posteriori, sono quelli che beneficiano maggiormente dall’esecuzione del TOCT. Infine, si è dimostrata una correlazione positiva tra l’entità del recupero motorio (∆TUG) ed il wSMI al termine del training (p=0.009) ed in particolare con l’entità della sua variazione (∆T, p=0.0053). Questo indice riflette, quindi, i cambiamenti dell’attività neuronale indotti dal TOCT.

Conclusione:

Lo studio ha evidenziato che il wPLI in banda alpha, la percentuale del carico lesionale e la superficie anteriore del CC rappresentano markers predittivi delle capacità di recupero funzionale in seguito al training specifico. Mentre, l’indice globale wSMI è un indicatore in grado di stimare i meccanismi di riorganizzazione funzionale indotti dal trattamento riabilitativo. Quindi, nonostante la complessità delle analisi neurofisiologiche e strumentali utilizzate, questo studio dimostra che questi markers rappresentano fattori predittivi dell’efficacia del training task-specifico e possono quindi essere utilizzati nel management riabilitativo della SM.

Bibliografia:

1.Sà MJ. Exercise therapy and multiple sclerosis: a systematic review. J. Neurol. 2014;261:1651-61. 2.Johansen-Berg H et al. Relevance of structural brain connectivity to learning and recovery from stroke. Front. Syst. Neurosci. 2010;4(146):1-9. 3.Chisari C et al. Benefits of an intensive task-oriented circuit training in Multiple Sclerosis patients with mild disability. NeuroRehab. 2014;35(3):509-18.

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Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Abstract 50 DATI CLINICI DI GRAVITÀ E DATI DELLA GAIT ANALYSI S IN 99 PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA

Granella L.*[1], Granella F.[2] [1]

SC RRF ASL TO5 ~ Moncalieri ~ Italy, [2]

Università Bocconi e Fondazione Eni Enrico Mattei ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

La gravità del paziente affetto da Sclerosi Multipla è abitualmente valutata con la EDSS, che si avvale della quantificazione clinica dei Sistemi Funzionali di Kurtzke La gait analysis permette di rilevare dati strumentali sulla qualità del cammino. In questo studio si è inteso confrontare in una popolazione di pazienti con Sclerosi Multipla i livelli di gravità all'EDSS ed al Sistema Funzionale Piramidale con alcuni dati ottenuti dalla gait analysis.

Materiali e Metodi:

Sono stati considerati 99 pazienti affetti da Sclerosi Multipla, 39 pazienti di sesso maschile e 60 di sesso femminile, età media 48 anni, deambulanti autonomamente o con ausilio (bastone, stampella antibrachiale o deambulatore), seguiti presso la nostra struttura e che sono stati sottoposti ad analisi strumentale del cammino con apparecchiatura STEP 32 di DEMITALIA L’apparecchiatura permette la rilevazione di dati strumentali del cammino per un numero di passi adeguato alla rilevazione di dati medi con deviazioni standard tollerabili. In genere l’esame si svolge su almeno 4 minuti di cammino continuo. I dati rilevabili sono gli intervalli di attivazione dell’EMG dinamico, la cinematica di ginocchio e di tibio-tarsica sul piano sagittale rilevata con elettrogoniometri coassiali, la basografia rilevata con 3 switch per piede. Dei dati clinici raccolti sono stati considerati l’EDSS, Il Sistema Funzionale Piramidale secondo Kurtzke e l’ausilio deambulatorio utilizzato durante la gait analysis. Dei dati strumentali sono stati considerati la cinematica di entrambe le ginocchia e la basografia: • con la basografia sono state rilevate la Cadenza del passo e la percentuale del Doppio Supporto nel ciclo del passo (valori medi), • con la cinematica sono state rilevate l’ escursione articolare del ginocchio del lato meno compromesso dal danno neurologico (migliore) e del ginocchio dal lato più compromesso (peggiore) e la differenza in gradi tra i due Quando più rilevazioni strumentali sono state effettuate sul medesimo paziente è stata considerata solo la prima, eseguita a breve distanza dalla valutazione clinica e senza aver ancora posto in essere interventi terapeutici quali l’inoculo di tossina botulinica.

Risultati:

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Con l’aggravarsi dell’EDSS di un’unità: • in media, la cadenza si riduce di 5 passi\min (p-value<0.001). • in media, il doppio supporto aumenta del 4.8 % del ciclo del passo (p-value<0.001). • in media, l’escursione articolare delle ginocchia si riduce sia nel lato migliore (-2.5 gradi) che nel lato peggiore (-3.5 gradi) (p-value<0.001). • in media, la differenza di flessione tra il ginocchio migliore e quello peggiore aumenta di 1 grado (p-value<0.05). Tuttavia, la tendenza è maggiore a bassi livelli di EDSS. • in media, la percentuale di pazienti che necessitano di un ausilio deambulatorio aumenta del 19% (p-value<0.001). Con l’aggravarsi del SF Funzioni Piramidali di un’unità: • in media, la cadenza media si riduce di circa 7.7 (p-value<0.001) • in media, il doppio supporto aumenta del 7.3 % del ciclo del passo (p-value<0.001). • in media, l’escursione articolare delle ginocchia si riduce sia nel lato migliore (-4 gradi) che nel lato peggiore (-5.8 gradi) (p-value<0.001). • in media, la differenza di flessione tra il ginocchio migliore e quello peggiore aumenta di 1.7 gradi (p-value<0.05). • in media, la percentuale di pazienti che necessitano di un ausilio deambulatorio aumenta del 29% (p-value<0.001). • in media, l’EDSS aumenta di 1.2 unità.

Conclusione:

I dati suggeriscono che la basografia, sia come dati di cadenza che di doppio supporto, sia un buon indicatore di disabilità motoria nel paziente con Sclerosi Multipla. Analogamente anche la cinematica di ginocchio, sia nell’escursione articolare di entrambe le ginocchia sia nel differenziale tra le due. Il mantenimento del differenziale tra le due ginocchia al crescere dell’EDSS ci porta a considerare che anche nei casi più gravi di paraparesi, nei pazienti ancora deambulanti vi è sempre un quadro emiparetico prevalente.

Bibliografia:

1) Uri Givon Gabriel Zeilig Anat Achiron Gait analysis in multiple sclerosis: Characterization of temporal–spatial parameters using GAITRite functional ambulation system Gait and Posture January 2009 Vol 29, Issue 1, 138–142 2) Kelleher KJ1, Spence W, Solomonidis S, Apatsidis D The characterisation of gait patterns of people with multiple sclerosis. Disabil Rehabil. 2010;32(15):1242-50. 3) Camille J. Shanahan, Frederique M. C. Boonstra, L. Eduardo Cofré Lizama, Myrte Strik, Bradford A. Moffat, Fary Khan, Trevor J. Kilpatrick, Anneke van der Walt, Mary P. Galea, Scott C. Kolbe Technologies for Advanced Gait and Balance Assessments in People with Multiple Sclerosis Front Neurol. 2017; 8: 708.

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Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Abstract 83 LA LOCALIZZAZIONE DELLE LESIONI DEMIELINIZZANTI INF LUENZA L’INTENSITÀ DEL BACK PAIN E LA QUALITÀ DI VITA IN PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA RECIDIVANTE-REMITTENTE?

Bertone M.*[1], Iolascon G.[1], Gimigliano F.[2], Liguori S.[1], De Sire A.[1], Gimigliano R.[1] [1]

Dipartimento Multidisciplinare di Specialità Medico Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi della

Campania “Luigi Vanvitelli” ~ napoli ~ Italy, [2]

Dipartimento di Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva,

Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ~ Napoli ~ Italy

Introduzione:

La sclerosi multipla (SM) è una malattia demielinizzante cronica del sistema nervoso centrale che determina una crescente disabilità fisica [1]. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i pazienti affetti da SM sono più di 1,3 milioni in tutto il mondo, di cui 630.000 solo in Europa [2]. Il dolore è uno dei sintomi più importanti e determina un peggioramento della percezione della qualità della vita (HRQoL, health-related quality of life) in pazienti con SM. Diversi studi si sono concentrati su una possibile correlazione tra la localizzazione della lesione demielinizzante e il dolore [3-4]. Tuttavia, la correlazione tra caratteristiche cliniche ed evidenze radiologiche (RM) non è facilmente valutabile per la sintomatologia algica in pazienti affetti da SM [5]. Il dolore nella SM ha differenti meccanismi eziopatogenetici non ancora completamente chiariti [3]; il back pain, ad esempio, frequentemente di natura cronica, arriva ad una prevalenza con valori fino al 72% [6]. Pertanto, obiettivo del nostro studio osservazionale è stato valutare l’influenza della localizzazione delle lesioni demielinizzanti sull’intensità del back pain e sulla HRQoL in una coorte di pazienti con SM recidivante-remittente.

Materiali e Metodi:

Nel nostro studio cross-sectional abbiamo incluso soggetti adulti (età ≥18 anni) con diagnosi neurologica di SM recidivante-remittente, affetti da rachialgia, che afferivano ad un ambulatorio fisiatrico dedicato. Abbiamo suddiviso la nostra coorte in base alla localizzazione della lesione demielinizzante in due gruppi: pazienti con lesioni cerebrali e midollari (gruppo A); pazienti con lesioni cerebrali, midollari e cerebellari (gruppo B). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad un protocollo valutativo sperimentale che includesse: valutazione dell’intensità del back pain, mediante valutazione con algometro di Fisher nel punto di maggior dolore percepito; severità e interferenza del dolore sulle ADL, mediante il Brief Pain Inventory (BPI), e i suoi indici BPI Severity Index (BPI-SI) e BPI Interference Index (BPI-II); la disabilità, valutata con Modified Barthel Index (MBI); la HRQoL, usando l’European Quality of Life - 5 Dimensions - 3 Levels (EuroQol-5D-3L) index (EQ-5D-3L index) e l’EuroQol-Visual Analogue Scale (EQ VAS).

Risultati:

Sono stati inclusi 10 pazienti (4 maschi e 6 femmine), con età media di 43,60±15,94 anni e BMI medio di 26,53±5,64 kg/m2, affetti da SM con forma recidivante-remittente. Suddividendo il campione in base alle sedi di lesione in 2 gruppi, vi erano 6 pazienti (60%) con lesioni cerebrali e midollari (gruppo A) e 4 pazienti (40%) con lesioni cerebrali, midollari e cerebellari (gruppo B). Dall’analisi dei risultati si evince che i pazienti del gruppo B avevano rispetto al gruppo A un dolore,

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valutato con algometro di Fischer, significativamente maggiore (5,93 ± 2,12 kg vs 3,58 ± 1,1; P= 0,0492). In tutti gli altri outcome valutati vi erano differenze tra i due gruppi seppur non statisticamente significative.

Conclusione:

La disseminazione delle lesioni anche a livello cerebellare oltre che a livello cerebrale e midollare sembrerebbe influenzare l’intensità del back pain, ma non la sua interferenza sulle ADL e la HRQoL.

Bibliografia:

1. Cosman F, Nieves J, Komar L, Ferrer G, Herbert J, Formica C, Shen V, Lindsay R. Fracture history and bone loss in patients with MS. Neurology. 1998 Oct;51(4):1161-5. 2. Dua T, Romani P. Atlas of Multiple Sclerosis Resources in the World 2008. Geneva: WHO; 2008 3. Svendsen KB, Sørensen L, Jensen TS, Hansen HJ, Bach FW. MRI of the central nervous system in MS patients with and without pain. European Journal of Pain. 2011. 395–401. 4. D. Seixas, P. Foley, J. Palace, D. Lima, I. Ramos, I. Traceya. Pain in multiple sclerosis: A systematic review of neuroimaging studies. NeuroImage. 2014. 322–331. 5. Foley PL1, Vesterinen HM, Laird BJ, Sena ES, Colvin LA, Chandran S, MacLeod MR, Fallon MT. Prevalence and natural history of pain in adults with multiple sclerosis: systematic review and meta-analysis. Pain. 2013 May;154(5):632-42. 6. Warke K, Al-Smadi J, Baxter D, Walsh DM, Lowe-Strong AS. Efficacy of Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation (TENS) for Chronic Low-back Pain in a Multiple Sclerosis Population: A Randomized, Placebo-controlled Clinical Trial. Clin J Pain. 2006. 22:812–819.

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Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Abstract 88 SUBCLINICAL COGNITIVE IMPAIRMENT CORRELATED TO LEFT HIPPOCAMPUS ATROPHY IN MULTIPLE SCLEROSIS PATIENTS: TIME TO THINK ABOUT AN EARLY COGNITIVE REHABILITATION?

Morelli M.E.*, Baldini S., Bosco A., Dinoto A., Bratina A., Sartori A., Manganotti P.

Multiple Sclerosis Centre, Neurological Clinic, University Hospital of Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Cognitive impairment (CI) occurs in 40%-70% of multiple sclerosis (MS) patients.[1] Neuropsychological rehabilitation in MS may have favorable effects on patients' personal and social functioning.[2] Due to gradual failure of adaptive compensatory mechanisms along the course of disease, benefits of rehabilitation interventions are generally higher in earlier phases of MS.[3] Moreover detecting impairment of specific cognitive functions could be useful to promptly enroll MS patients in targeted rehabilitation programs. MRI studies have demonstrated correlations between CI and brain global and regional atrophy,[1,4-5] however the mainly involved cerebral areas are still debated. In this view, the preliminary objective of our study is to quantify the presence of CI in MS patients in a subclinical phase and to correlate neuropsychological scores with brain global and regional MRI volume measurements.

Materiali e Metodi:

We selected 18 early-diagnosed MS patients, 9 with CI (failure in at least one test of the Brief International Cognitive Assessment for MS, BICAMS)[6] and 9, age and gender-matched, without CI (nCI). Demographic and clinical data, percentage of brain volume change and normalized volumes of total brain, gray matter, white matter, peripheral cortex and subcortical structures (thalamus, hippocampus, amygdala), computed by SIENA, SIENAX and FIRST (FSL-FMRIB Software Library v5.0)[7-8] from 2D T1-weighted MRI sequences, were compared between groups. Logistic regression analyses were applied to correlate MRI measurements with neuropsychological scores.

Risultati:

CI and nCI patients did not differ in terms of disease related-variables as well as global and regional brain volumetric measurements, with the only exception of left (L) hippocampus, barely smaller in CI patients (3921±640 mm3 vs 4544±1123 mm3, p=0,05). Univariate analysis showed a significant correlation between symbol digit modalities test (SDMT) score and L hippocampus, L thalamus, and right (R) amygdala. At multivariate analysis, only L hippocampus remained significant (adjusted R2 =0,472, p=0,019).

Conclusione:

Our pilot study shows a trend toward a L hippocampus involvement in asymptomatic CI MS patients. SDMT score correlated with L hippocampus volume, confirming the already described early involvement of hippocampus in MS.[9-10] Our preliminar findings suggest the need to design

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specific programs of memory rehabilitation. Neuropsychological assessment and rehabilitation should be an important part of a comprehensive rehabilitation regimen in MS.

Bibliografia:

1. Rocca MA, Amato MP, De Stefano N, et al. Clinical and imaging assessment of cognitive dysfunction in multiple sclerosis. Lancet Neurol. 2015;14:302–317 2. Goverover Y, Chiaravalloti ND, O'Brien AR, DeLuca J. Evidenced-Based Cognitive Rehabilitation for Persons With Multiple Sclerosis: An Updated Review of the Literature From 2007 to 2016. Arch Phys Med Rehabil. 20 3. Hildebrandt H, Lanz M, Hahn HK, et al. Cognitive training in MS: effects and relation to brain atrophy. Restor Neurol Neurosci. 2007;25(1):33-43. 4. Rovaris M, Riccitelli G, Judica E, et al. Cognitive impairment and structural brain damage in benign multiple sclerosis. Neurology. 2008 Nov 4;71(19):1521-6. 5. Geurts JJ, Calabrese M, Fisher E, Rudick RA. Measurement and clinical effect of grey matter pathology in multiple sclerosis. Lancet Neurol. 2012 Dec;11:1082–1092 6. Goretti B, Niccolai C, Hakiki B The Brief International Cognitive Assessment for Multiple Sclerosis (BICAMS): normative values with gender, age and education corrections in the Italian population. BMC Neurol. 2014 Sep 10;14:171 7. S.M. Smith, Y. Zhang, M. Jenkinson, et al. Accurate, robust and automated longitudinal and cross-sectional brain change analysis. NeuroImage 2002, 17(1):479-489 8. Patenaude, B., Smith, S.M., Kennedy, et al. A Bayesian Model of Shape and Appearance for Subcortical Brain NeuroImage 2011, 56(3):907-922 9. Rocca MA, Morelli ME, Amato MP, et al. Regional hippocampal involvement and cognitive impairment in pediatric multiple sclerosis. Mult Scler. 2016 Apr;22(5):628-40 10. Planche V, Ruet A, Coupé P. Hippocampal microstructural damage correlates with memory impairment in clinically isolated syndrome suggestive of multiple sclerosis. Mult Scler. 2017 Aug;23(9):1214-1224

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Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Abstract 94 ONDE D’URTO FOCALIZZATE E TOSSINA BOTULINICA PER IL TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ FOCALE: STUDIO PILOTA SU PAZIENTI CON SC LEROSI MULTIPLA

Sigona M.*, Loreti S., Ruggieri A., Vulpiani M.C.

Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Facoltà di Medicina e Psicologia, Università Sapienza -

Azienda Ospedaliera Sant’Andrea – Roma ~ Roma ~ Italy

Introduzione:

La spasticità rappresenta uno dei sintomi più rilevanti in pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM) per la sua frequenza, per l’impatto sulla qualità di vita e per la disabilità che ne consegue. Tra i trattamenti farmacologici focali a disposizione l’iniezione della tossina botulinica di tipo A (BTX-A) rappresenta quello più comunemente utilizzato. Alcuni studi suggeriscono la possibilità di incrementare l’effetto della tossina botulinica con terapie fisiche. Tra queste, le onde d’urto focalizzate (ESWT) trovano un crescente impiego, da sole o in associazione ad altre terapie, per il trattamento della spasticità focale conseguente a varie patologie neurologiche. Ad oggi, però, per quanto ci risulta, nessun lavoro è stato mai condotto per studiare l’associazione di BTX-A con ESWT in pazienti con SM; invece gli effetti benefici del trattamento fisioterapico per i pazienti con SM sono ampiamente conosciuti e confermati da diversi studi. Lo scopo di questo studio pilota è stato quello di testare la sicurezza, la fattibilità e gli effetti preliminari di un trattamento combinato BTX-A, ESWT e fisioterapia in pazienti con SM e spasticità dei muscoli flessori plantari di caviglia.

Materiali e Metodi:

10 pazienti sono stati sottoposti a infiltrazione di BTX-A con dose di 100-300 UI (Allergan Inc., Irvine, CA, USA) sul tricipite della sura e immediatamente dopo a tre sedute di ESWT con cadenza settimanale da 2000 colpi ciascuna (1000 colpi sul ventre muscolare e 1000 colpi sulla giunzione muscolo-tendinea achillea) a 0.030 mJ/mm2 d’intensità usando un generatore elettromagnetico DUOLITH® SD1, Storz Medical AG, Tägerwilen, Switzerland. Al trattamento si associava un protocollo di esercizi (mobilizzazioni passive e attive della caviglia; progressivo stretching dei muscoli trattati) da eseguire a casa per i tre mesi successivi, della durata di 40’ a seduta. Le valutazioni cliniche e funzionali sono state eseguite prima del trattamento e a distanza rispettivamente di 30, 60 e 90 giorni dall’infiltrazione. I pazienti sono stati sottoposti a valutazioni cliniche, Modified Ashworth Scale (MAS) e Range of Motion della caviglia (PADFM: Passive Ankle Dorsiflexion Motion) a ginocchio flesso ed esteso; valutazione ecografica del muscolo spastico basandosi sulla Heckmatt Scale; valutazioni funzionali, 10 Meter Walk Test e Timed up and Go Test; ed infine valutazioni soggettive sulla qualità della vita, la funzione deambulatoria e la fatica , Multiple Sclerosis Impact Scale -29, Twelve Item Multiple Sclerosis Walking Scale, Modified Fatigue Impact Scale.

Risultati:

Si è assistito ad un miglioramento statisticamente significativo della MAS tra la valutazione basale e il follow-up a 90 giorni (P:0.038) e un trend di miglioramento tra la valutazione basale e il follow-up a 30 giorni. La compliance al protocollo di esercizi domiciliare è stata positiva riportando una media di 3 volte a settimana.

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Conclusione:

Il trattamento combinato utilizzato è risultato sicuro, realizzabile e con effetti positivi sul grado di spasticità dei muscoli flessori plantari di caviglia. I risultati preliminari del nostro studio pilota suggeriscono che l’associazione di ESWT con BTX-A rappresenta una strategia non invasiva, ripetibile e utile per il controllo della spasticità nella SM. Tuttavia ulteriori studi con un numero maggiore di soggetti esaminati, un gruppo di controllo e un follow-up più lungo sono necessari per valutare se l’associazione di questi trattamenti sia efficace e capace di ritardare significativamente gli usuali tempi di ripetizione della BTX-A.

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Riabilitazione della Sclerosi Multipla

Abstract 126 POSSIBILE EFFETTO DELLA STIMOLAZIONE CEREBELLARE TR ANSCRANICA A CORRENTI DIRETTE (TC-DCS) SULLE FUNZIONI COGNITIVE IN PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA? RISULTATI PRELIMINARI DI UNO STU DIO PILOTA.

Berra E.*[1], Balsamo F.[2], De Icco R.[2], Tassorelli C.[2], Sandrini G.[2] [1]

Unità Complessa di Neuroriabilitazione, IRCCS Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino” ~ Pavia ~

Italy, [2]

Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Sezione di Neurologia Clinica e Riabilitativa,

Università degli Studi di Pavia ~ Pavia ~ Italy

Introduzione:

Il cervelletto è una tra le sedi più coinvolte nella Sclerosi Multipla (SM). Tra i disturbi cerebellari, l’atassia dell’arto superiore è un sintomo disabilitante nella SM e poco responsivo ai trattamenti farmacologici. Lesioni demielinizzanti in sede cerebellare si associano, inoltre, a deficit cognitivi, in particolare deficit delle funzioni esecutive e di working memory. Alcune evidenze suggeriscono che sia l’atassia che i disturbi cognitivi possano beneficiare del trattamento con neuromodulazione non invasiva, mediante Stimolazione Magnetica e Stimolazione a Corrente Continua. In letteratura, le maggiori evidenze sono correlate al trattamento di neuromodulazione transcranica effettuata a livello della corteccia cerebrale, mentre vi sono pochi dati relativi alla stimolazione transcerebellare, i cui benefici potrebbero essere spiegati mediante un incremento dell’attivazione delle vie cerebello-talamo-corticali. Scopo del presente studio è indagare l’efficacia della Stimolazione a Corrente Continua Trans-cerebellare (tc-DCS) nel trattamento dell’atassia dell’arto superiore e delle funzioni cognitive nella SM.

Materiali e Metodi:

Sono stati arruolati presso l’IRCCS Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino di Pavia, 5 pazienti con diagnosi definita di SM, in accordo ai criteri di Mc Donald, e atassia dell’arto superiore. I pazienti presentavano almeno una lesione cerebellare documentata alla MRI, in assenza di ricadute cliniche o di peggioramenti > 1 alla scala EDSS( < 7.5) nei 3 mesi precedenti. Previo consenso informato, i soggetti venivano sottoposti ad un ciclo di trattamento di tc-DCS anodica (eccitatoria), composto da 5 sedute alla settimana per 2 settimane consecutive. Ciascuna sessione di trattamento durava 20 minuti e la stimolazione veniva effettuata all’ intensità di 2 mA con anodo posizionato a livello della fossa posteriore, a destra a circa 3 cm da inion, e catodo a livello dell’area sopraorbitaria controlaterale. Prima dell’inizio del trattamento (T0), al termine del ciclo di trattamento (T1) e a due settimane dal termine del trattamento (T2), venivano effettuate le seguenti valutazioni cliniche: - Scale cliniche specifiche per atassia: Scale for Assessment and Rating of Ataxia (SARA), International Cooperative Ataxia Rating Scale (ICARS). - Scale cliniche specifiche per le funzioni cognitive: apprendimento e memoria verbale (Rey’s 15 words), velocità nel processing delle informazioni (SDMT), working memory (PASAT 3), funzioni esecutive (Stroop Test).

Risultati:

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Nei pazienti sottoposti a tc-DCS anodica è stato evidenziato un miglioramento statisticamente significativo nei punteggi della Rey’s 15 words tra T0 e T1 e tra T0 e T2, sia negli score specifici per la rievocazione immediata di parole (Rey’s 15 words R.I.: valore medi e deviazioni standard a T0 26,6+/-8,5, a T1 33,1+/-9,5, a T2 34,3 +/-10,7; p=0.01), sia in quelli specifici per la rievocazione differita (Rey’s 15 words R.D: valore medi e deviazioni standard a T0 4,4 +/-3,1, a T1 6,1+/-2,7, a T2 6,1+/-4,2; p=0.01). Non sono state invece evidenziate variazioni significative (p>0.05) nelle restanti scale cliniche specifiche per l’atassia (SARA, ICARS) e per le altre funzioni cognitive (SDMT, PASAT 3, Stroop Test).

Conclusione:

Questi dati preliminari suggeriscono che il trattamento con tc-DCS possa essere efficace nel migliorare il deficit delle funzioni cognitive specificatamente correlate all’apprendimento e memoria verbale nei pazienti con SM. Per confermare tale dato, sarà necessario estendere tale trattamento a un numero maggiore di pazienti affetti da SM e confrontare tali risultati con quelli del trattamento effettuato in modalità sham.

Bibliografia:

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Riabilitazione dello stroke 7

Riabilitazione dello stroke

Abstract 2 EFFETTO DELLA RIABILITAZIONE ROBOTICO-TECNOLOGICA S UL RECUPERO DEL CAMMINO DOPO STROKE IN FASE POST-ACUTA

Gasperi M., Quaglia D.*, Cecchetto S., Coser R., Fabbro E., Nervo A., Zamboni M., Casagrande C., Mazzini N.

APSS ~ Trento ~ Italy

Introduzione:

Il recupero dell’abilità del cammino nei pazienti con esiti di ictus cerebrovascolare, in fase post-acuta, rappresenta uno dei principali obiettivi del trattamento riabilitativo [1]. Dall’analisi preliminare relativa ad un campione di pazienti con stroke in fase post-acuta, ricoverati presso l’unità operativa di riabilitazione dell’Ospedale Villa Rosa, è emerso che all’ingresso della degenza oltre l’80% dei soggetti non deambulava o aveva un cammino non funzionale/assistito [2]. In riabilitazione, i sistemi robotici e gli strumenti tecnologici per il training del cammino sono ormai ampiamente diffusi e la loro efficacia clinica è supportata da numerose evidenze scientifiche [3]. L’obiettivo primario di questo lavoro è valutare l’impatto delle tecnologie riabilitative, impiegate presso l’unità di riabilitazione dell’Ospedale Villa Rosa, sull’outcome del cammino alla dimissione. L’obiettivo secondario è valutare il potenziale effetto della riabilitazione robotico-tecnologica sulla velocità di recupero dell’abilità del cammino nel periodo di degenza.

Materiali e Metodi:

Studio osservazionale retrospettivo con 153 pazienti (età 70,2 ±12,6), in fase riabilitativa post-acuta, dopo stroke, successivamente ricoverati presso l’unità operativa di riabilitazione (tabella 1). Il campione era costituito da pazienti che ad integrazione della riabilitazione convenzionale, potevano o meno aver svolto il training del cammino con sistemi robotici e/o strumenti tecnologici (tabella 2). Le tecnologie disponibili erano il Lokomat Hocoma, (sistema dotato di esoscheletro robotizzato) e il Gait Trainer Biodex, (treadmill dotato di sistema di sospensione del carico). L’indicazione o la controindicazione all’utilizzo delle tecnologie, nonché le relative modalità di utilizzo, erano definite dal fisiatra sulla base della valutazione del quadro clinico-funzionale del paziente. L’outcome riabilitativo era valutato attraverso la scala FAC (Functional Ambulation Classification) [4] somministrata all’ingresso della degenza (T0) e alla dimissione (T1).

Risultati:

Dall’analisi dei dati relativi all’outcome è emerso che alla dimissione, il sottogruppo di pazienti che eseguiva il training del cammino con sistemi robotici e/o tecnologici in aggiunta al trattamento convenzionale, mostrava esiti migliori. In particolare, i pazienti con FAC iniziale pari a 0 e 1 che eseguivano il training robotico-tecnologico, mostravano maggiore significatività nel recupero dell’abilità del cammino rispetto ai pazienti con FAC iniziale maggiore di 1 (tabella 3). L’analisi dei dati relativi alla velocità media di recupero della FAC mostrava che il sottogruppo di pazienti che eseguiva anche il training robotico-tecnologico aveva valori tendenzialmente maggiori rispetto all’altro sottogruppo. Il parametro velocità è stato calcolato su 2 settimane in quanto tale

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durata era equivalente ad un ciclo standard di terapia robotico-tecnologica. In particolare per FAC iniziale pari a 2 la differenza era statisticamente significativa (tabella 4).

Conclusione:

Dall’analisi dei dati raccolti emerge che le tecnologie a supporto del training del cammino mostrano benefici sull’outcome riabilitativo in accordo con le evidenze scientifiche presenti in letteratura [3,5]. I risultati indicano che il training del cammino con sistemi robotici e tecnologici riveste un ruolo strategico soprattutto nei pazienti con deficit deambulatori gravi (FAC<2). Per quanto riguarda l’influenza della terapia robotico-tecnologica sulla velocità media di recupero dell’abilità del cammino appare che l’integrazione abbia effetti positivi. Tale parametro deve essere però interpretato con cautela, essendo calcolato sulla base della durata della degenza che è soggetta a variazioni di natura multifattoriale. Tuttavia, per FAC iniziale pari a 2, emerge una differenza significativa nel rapporto tempo-efficacia a favore dell’integrazione nel processo riabilitativo del training robotico-tecnologico.

Bibliografia:

[1] VII ed. Ictus cerebrale: linee guida italiane, SPREAD, 2017. [2] Mazzini N, et al. SIMFER Congress 2017. [3] Mehrholz J, et al. Stroke 2017 Jun 16. [4] Holden MK, et al. Phys Ther 1984; 64(1):35-40. [5] Mehrholz J, et al. Cochrane Database Syst Rev 2017; Aug 17;8.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 6 LA RIABILITAZIONE LOGOPEDICA DEL PAZIENTE CON ESITI DI STROKE NELL’AAS 5 FRIULI OCCIDENTALE: PROPOSTA DI MODELLO ORGANIZZATI VO OSPEDALE-TERRITORIO

Celia A.*, Meneguzzi F., Bit V., Lenarduzzi F., Sirotti G., Rosalen D., Tome'' S., Fedele L.

SC Riabilitazione AAS5 Friuli Occidentale ~ Pordenone ~ Italy

Introduzione:

L’Ospedale di Pordenone è configurato tra i 3 centri Hub della regione Friuli Venezia Giulia per la presa in carico ed il trattamento dei pazienti con Stroke. Nel 2017 sono stati ricoverati nella provincia di Pordenone circa 800 pazienti con diagnosi di Stroke e sono stati eseguiti 86 trattamenti trombolitici. La riorganizzazione aziendale avvenuta nel 2015 e la fusione tra Azienda Ospedaliera (ex AOSMA) ed Azienda Sanitaria Territoriale (ex ASS6) hanno comportato una revisione dell’offerta e dell’organizzazione delle prestazioni riabilitative. Inoltre l’entrata a regime del PDTA regionale per lo Stroke e la progressiva sensibilizzazione degli operatori sanitari hanno amplificato la domanda di presa in carico logopedica. Nel nostro Ospedale si contano, infatti, circa 1000 prestazioni logopediche nel 2017 rispetto alle circa 500 nel 2014. Nell’ultimo anno, in seguito all’improvvisa carenza di offerta sul territorio abbiamo dovuto ripensare a una riorganizzazione basata su un nuovo modello gestionale, anche alla luce dell’attivazione di una temporanea convenzione con un centro privato-convenzionato che disponeva di risorse logopediche integrabili nella rete di offerta aziendale, per far fronte alle numerose richieste di presa in carico. Nello specifico sono state affidate a tale centro le prestazioni ambulatoriali per esterni in continuità assistenziale, previa specifica segnalazione al distretto di competenza.

Materiali e Metodi:

Per monitorare costi, procedure, appropriatezza e risultati è stato adottato il modello HUB e SPOKE dove la logopedista ospedaliera (HUB) esegue: - Tutte le valutazioni e prese in carico (trattamento riabilitativo, addestramento caregiver, counselling) durante la degenza nei reparti per acuti e in riabilitazione intensiva. - Prosegue ambulatorialmente una piccola porzione di pazienti in continuità assistenziale post dimissione da Riabilitazione intensiva o pazienti selezionati con bisogni riabilitativi multipli (es riabilitazione motoria, logopedica, neuro cognitiva ecc.). - Programma ed esegue i follow up intermedi (a 1 mese-6 mesi-1 anno) di tutti i pazienti inviati in trattamento presso centro convenzionato. - Esegue la formazione sul campo per gli operatori. - Esegue saltuariamente alcune consulenze presso gli Ospedali San Vito al Tagliamento e Spilimbergo. - Determina il numero di sedute sulla base alla gravità clinica dei vari sintomi secondo uno specifico modello, che abbiamo definito e concordato a livello aziendale. Tale modello prende in considerazione il sintomo/patologia (Afasia, Disartria, Disfagia), l’andamento (stabile o in miglioramento), la gravità (stabilita sulla base del test ELLM ed in seguito AAT per l’afasia, sul “profilo di valutazione della disartria” -Robertson, 1982- e sulle scale di

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Outcome FOIS o DOSS per la Disfagia), il numero di sedute definite sulla base dell’evoluzione clinico funzionale in base alla gravità, la tipologia di intervento (individuale o di gruppo), la frequenza degli accessi e degli eventuali counselling o addestramento dei familiari.

Risultati:

Nella nostra realtà, nei primi 4 mesi di entrata a regime del modello (da ottobre 2017 a gennaio 2018) sono stati valutati dal fisiatra n°120 pazienti ricoverati nei reparti di Stroke unit, neurologia, medicina, terapia intensiva, medicina d’urgenza, con diagnosi neurologica di Stroke ischemico 66.3% o emorragico 12.3% o altra patologia 21.3% (epilessia, neoplasia, trauma cranico, malattie neurodegenerative). Nel 58.3% (70 pazienti) è stata attivata una valutazione logopedica in fase acuta (per afasia o disartria e/o disfagia). Tutti i pazienti sono stati valutati e presi in carico riabilitativo e trattati durante la degenza secondo il progetto riabilitativo individuale elaborato. Alla dimissione, di questi 70 pazienti, il 14% sono stati reinseriti al domicilio senza previsione di continuità, il 10% sono stati ricoverati in riabilitazione intensiva ospedaliera, il 41% trasferiti in RSA e successivamente rivalutati secondo i follow-up previsti, il 23% hanno proseguito il trattamento riabilitativo logopedico ambulatoriale, il 9% extra regionali hanno proseguito il trattamento presso altra azienda, il 3% sono deceduti in ospedale.

Conclusione:

La definizione del Setting da parte del team riabilitativo per pazienti ricoverati nei reparti per acuti, viene stabilita in genere entro i primi 7-8 gg dall’evento. La definizione è rilevante per garantire l’appropriatezza di percorso e deve considerare anche la disponibilità delle specifiche risorse professionali coinvolte. Con il ripristino delle risorse logopediche territoriali, tale modello Hub&Spoke, creato inizialmente per ridefinire il percorso di presa in carico in una situazione di temporanea criticità, consentirà in ogni caso un miglioramento di un sistema che garantisca appropriatezza ed efficacia, nell’ambito della continuità Ospedale-Territorio.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 9 GAIT ASSESSMENT INTERVENTION TOOL (G.A.I.T.) E BLOC CO ANESTETICO DEL NERVO SCIATICO POPLITEO INTERNO (SPI): STUDIO PILOTA OSSE RVAZIONALE PER IL PAZIENTE AFFETTO DA EMIPLEGIA SPASTICA POST-ICTUS

Milletti D.[1], Galuppo L.*[2], Colli G.[2], Gelsomini L.[1], Tettamanzi S.[2], Amadori L.[1], Colombo C.[1], Lombardi F.[2] [1]

Ospedale Bellaria Bologna ~ Bologna ~ Italy, [2]

Ospedale San Sebastiano, ASL Correggio (RE) ~ Correggio (RE) ~ Italy

Introduzione:

Obiettivo ricorrente nel progetto riabilitativo di soggetti con esiti di ictus, è una deambulazione autonoma, sicura ed efficace. Il piede equino può inficiare queste caratteristiche, è sostenuto da alterazioni del controllo motorio, spasticità, paresi e contratture muscolari. Tra gli interventi riabilitativi per correzione del piede equino, il trattamento della spasticità con tossina botulinica (BTX) è il più utilizzato. Il blocco diagnostico anestetico di nervo Sciatico Popliteo Interno (SPI)(1), è utile nell’individuare i muscoli che sostengono la deformità. L’obiettivo del presente studio pilota osservazionale è dimostrare la sensibilità della scala di valutazione del cammino Gait Assessment Intervention Tool (G.A.I.T.)(2) alle variazioni prodotte dal blocco anestetico perinervoso di SPI. Questo obiettivo nasce dalla necessità di utilizzare uno strumento rapido, semplice ed affidabile, che possa oggettivare l’effetto del blocco diagnostico perinervoso sul piede equino. Ad oggi non esistono studi che mostrino la sensibilità di una scala di valutazione al blocco diagnostico né studi che quantificano i cambiamenti di cinematica post blocco

Materiali e Metodi:

Abbiamo arruolato 21 pazienti (15 uomini, 6 donne; di età media 60) affetti da esiti di ictus ischemico ed emorragico stabilizzati da 1 anno. I pazienti selezionati accedevano all’ambulatorio spasticità dei centri coinvolti nella sperimentazione, Ospedale S. Sebastiano, Correggio (gruppo C, 11 soggetti), Ospedale Bellaria, Bologna (gruppo B, 10 soggetti). I criteri di selezione erano: pattern correlabile a ipertonia spastica dei plantiflessori; possibile applicazione di blocco diagnostico e spasticità (clonia achillea, punteggio alla MAS >= 2, oppure test di Silvferskyold positivo); pazienti che fornivano consenso informato. I criteri di esclusione: valore alla scala FAC <= 2/5; pazienti affetti da disturbi cognitivi che pregiudicano un consenso informato; pazienti in TAO; pazienti per i quali non sia possibile effettuare il blocco anestetico o BTX. I pazienti sono stati sottoposti ad un normale intervento di pratica clinica all’interno della visita ambulatoriale e lo studio non ha alterato il normale processo diagnostico-terapeutico. Dopo la visita, è stata eseguita una ripresa video in due proiezioni della deambulazione. Successivamente, è stato eseguito il blocco di SPI. Al termine del blocco è stata eseguita una seconda ripresa video della deambulazione. Le riprese sono state associate ad un codice identificativo, e inviati all’altro centro partecipante per la valutazione tramite scala GAIT in cieco. I soggetti trattati con BTX hanno compilato il questionario Rivermaid Mobility Index (RMI) e registrata la velocità del cammino pre trattamento, ad 1 mese e 3 mesi dal trattamento

Risultati:

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I risultati ottenuti mediante statistica non parametrica mostrano che la sensibilità di discriminazione mediana della scala GAIT al blocco è 3 (massimo di 13). Al test di Wilcoxon, alla valutazione video pre blocco di SPI relativa al gruppo B, la somma dei ranghi ha mostrato un valore di 110, post blocco di 90 (p:0,25). Per il gruppo C, la somma dei ranghi passa da 105 a 104 (p: 0,09). Abbiamo calcolato l’affidabilità interoperatore su 3 operatori, la scala presenta una concordanza tra operatori medio alta. La regressione logistica, con variabile dipendente delta GAIT, correlata con i parametri clinici (MAS, Cloni, Silferskyod, RMIbtx) non ha mostrato correlazione significativa. La regressione logistica, con variabile dipendente delta GAIT, correlata a valori di velocità ha mostrato correlazione lineare (r: 0,5) pre e post blocco e a distanza di 1 e 3 mesi dal trattamento con BTX

Conclusione:

Lo studio dimostra la sensibilità della scala di valutazione GAIT alle variazioni della cinematica del cammino successive al blocco diagnostico di SPI, come mostrato dalla variazione del valore assoluto dello score scala GAIT. Non abbiamo rilevato significatività statistica della variazione pre e post blocco probabilmente a causa dello scarso campione analizzato. Le variazioni si sono verificate sugli item relativi al blocco di SPI, ma anche su item relativi all’arto superiore e tronco, a riprova del fatto che modificando il pattern di piede equino, si possono modificare anche compensi o pattern relativi a distretti non apparentemente correlati. La scala GAIT ha inoltre mostrato un’affidabilità interoperatore medio-alta. Il risultato inatteso è la correlazione tra la scala GAIT e la velocità del cammino,è verosimile che alcuni item della scala potrebbero essere specchio di performance del cammino. La scala GAIT potrebbe essere uno strumento affidabile e di rapido utilizzo in clinica per la descrizione del cammino (3)

Bibliografia:

1- Daly, J. J., et al. 2009 2- GUSTIN, MD et al. 2017 3- Gor-García-Fogeda et al. 2016

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 12 STUDIO DEI REPERI ANATOMICI DELLE BRANCHE MOTORIE D EL NERVO TIBIALE IN PAZIENTI CON PIEDE EQUINO-SPASTICO POST-ICTUS E SOGGETTI SANI: VALUTAZIONE ECOGRAFICA

Chemello E.*, Verzini E., Brugnera A., Gandolfi M., Smania N., Picelli A.

AOUI Verona ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

Il piede equino-spastico è una postura patologica disabilitante che si presenta comunemente nei pazienti con ictus. I blocchi diagnostici selettivi delle branche motorie del nervo tibiale rappresentano uno step fondamentale per il corretto management del piede equino-spastico. Scopo dello studio è stato determinare la localizzazione delle branche motorie del nervo tibiale per i muscoli gastrocnemio, soleo e tibiale posteriore mediante valutazione ecografica, in pazienti con piede equino-spastico ed in soggetti sani, in relazione a reperi anatomici di superficie (piega poplitea, linea mediana verticale del polpaccio, testa della fibula).

Materiali e Metodi:

Sono stati esaminati 15 pazienti di età compresa tra i 53 e gli 81 anni con un quadro di spasticità all’arto inferiore e piede equino, come esito di ictus, e 15 soggetti sani di età compresa tra i 46 e i 70 anni. Per tutti i soggetti sono stati raccolti dati demografici, anamnestici e clinici (lunghezza arto inferiore affetto/valutato). I pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione clinica della spasticità mediante scala MAS, scala di Tardieu, angolo di spasticità e misurazione del PROM. Tutti i soggetti reclutati sono stati sottoposti ad una valutazione ecografica B-mode real-time con sonda lineare per ricercare i rami motori del nervo tibiale destinati ai muscoli gemello mediale (GM), gemello laterale (GL), soleo (S) e tibiale posteriore (TP).

Risultati:

Il test di Mann-Whitney ha riscontato una differenza tra i due gruppi in alcune misurazioni anatomiche inerenti la localizzazione delle brache nervose motorie: per la branca diretta al GM vi è una differenza statisticamente significativa nella misura della distanza dal poplite (p=0,043), per la branca del S nella distanza dalla proiezione della testa della fibula sulla linea orizzontale (p=0,024) e nella profondità (p=0,018) e per la branca del TP nella misura della distanza dal poplite (p=0,013). Non vi è alcuna differenza statisticamente significativa tra i due gruppi per quanto riguarda la lunghezza dell’arto esaminato e le altre misurazioni anatomiche inerenti la localizzazione delle branche motorie. Il test di Spearmann ha evidenziato una correlazione statisticamente significativa tra l’età dei pazienti e la distanza della branca del S dal poplite, e la distanza della branca del TP dal poplite e dalla testa del perone. Inoltre è emersa una correlazione statisticamente significativa tra la

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profondità della branca per il GM ed il punteggio alla scala Heckmatt dello stesso muscolo, e tra la lateralità rispetto alla linea mediana della branca per il GL ed i punteggi alla scala Heckmatt di GL e S. E’ stata evidenziata una correlazione statisticamente significativa tra la distanza della branca per il S dalla testa della fibula con il punteggio alla scala di Heckmatt di GM, SL e TP e tra la distanza della branca per il TP dalla testa della fibula con il punteggio alla scala di Tardieu.

Conclusione:

I risultati dimostrano come nei pazienti con piede equino-spastico le branche motorie per il GM e per il TP siano situate in una posizione più prossimale alla piega poplitea e la branca del S sia più superficiale e più laterale alla linea mediana del polpaccio rispetto ai soggetti sani. Inoltre la correlazione tra misure anatomiche e valutazione clinica ha evidenziato come le branche per il GM, GL e per il S siano situate in una posizione più profonda, laterale o distale nei pazienti con gradi più elevati di ecogenicità a carico di questi muscoli. I nostri risultati dimostrano come, in assenza di differenze significative nelle misure antropometriche degli arti, alcune coordinate di riferimento delle branche motorie del nervo tibiale siano differenti tra pazienti e soggetti sani. Nel complesso possiamo affermare che la localizzazione delle branche motorie del nervo tibiale in pazienti con piede equino-spastico differisca almeno in parte da quelli che potrebbero essere i reperi di riferimento acquisiti da soggetti sani e che ciò sia influenzato non tanto dalla spasticità in senso stretto, quanto dalle modifiche del tessuto muscolare e delle strutture anatomiche correlate. L’esatta identificazione delle branche motorie nervose non può prescindere quindi dalla loro ricerca e verifica mediante imaging ecografico.

Bibliografia:

1. Deltombe T. et al. "Assessment and treatment of spastic equinovarus foot after stroke: guidance from the Mont-Godinne interdisciplinary group". J Rehabil Med 2017; 49:00-00 2. Deltombe T. et al. " Predective value of diagnostic tibial motor nerve branches block with anaesthetics before selective tibial neurotomy in hemiplegic patients with spastic equinovarus foot". Ann Pays Med 2015; 58: 54-59 3. Picelli A. et al. "Relationship between ultrasonographic, electromyographic and clinical parameters in adult stroke patients with spastic equinus: an observational study". Arch Phys Med Rehabil, 2014; 95(8):1506-12

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 29 STUDIO OSSERVAZIONALE SUL RUOLO DEL TRATTAMENTO PRE COCE CON TOSSINA BOTULINICA IN PAZIENTI CON SPASTICITÀ COME CONSEGUE NZA DI ICTUS CEREBRALE: RISULTATI PRELIMINARI

Picelli A.*[1], Mazzù I.[2], Chisari C.[3], Cosma M.[4], Del Prete C.[5], Millevolte M.[6], Baricich A.[7], Santamato A.[8], Giovannelli M.[9], Smania N.[1] [1]

Università degli Studi di Verona ~ Verona ~ Italy, [2]

IRCCS Fondazione S.Lucia ~ Roma ~ Italy, [3]

Università degli Studi

di Pisa ~ Pisa ~ Italy, [4]

Ospedale San Giorgio ~ Ferrara ~ Italy, [5]

Ospedale Panico ~ Tricase ~ Italy, [6]

Ospedali Riuniti ~

Ancona ~ Italy, [7]

Università del Piemonte Orientale ~ Novara ~ Italy, [8]

Università degli Studi di Foggia ~ Foggia ~ Italy, [9]

Ospedale Sant'Andrea ~ Roma ~ Italy

Introduzione:

Nei Paesi industrializzati l’ictus cerebrale è tra le principali cause di disabilità nell’età adulta. Lesioni cerebrali (siano esse conseguenza di ictus ischemico o emorragico) che coinvolgano l’origine o il decorso del tratto corticospinale, possono condurre allo sviluppo della sindrome del motoneurone superiore con la comparsa di sintomi positivi e negativi. I sintomi negativi sono conseguenti alla deficitaria capacità di reclutamento motorio volontario presente nei pazienti con sindrome del motoneurone superiore e comprendono l’ipostenia muscolare, la perdita di destrezza motoria e l’incapacità di eseguire correttamente movimenti selettivi degli arti. I sintomi positivi della sindrome del motoneurone superiore sono invece caratterizzati dalla presenza di iperattività muscolare e comprendono la spasticità, la co-contrazione muscolare, l’iperriflessia, gli spasmi muscolari. La spasticità è una tra le più note e disabilitanti conseguenze dell’ictus cerebrale. Essa compare principalmente nei primi mesi dopo l’evento acuto ed è definita come una condizione di incremento del tono muscolare caratterizzato da un’accentuazione della resistenza al movimento passivo velocità-dipendente. La tossina botulinica tipo A (BoNT-A) rappresenta il trattamento di prima linea per la spasticità focale post ictus cerebrale, con una comprovata efficacia terapeutica e consolidata sicurezza farmacologica. Nonostante l’utilizzo della BoNT-A faccia parte della comune pratica clinica per la gestione terapeutica dei pazienti affetti da spasticità come conseguenza di ictus cerebrale, attualmente non esiste accordo su quali siano i tempi di somministrazione (in rapporto alla fase di malattia) più adatti ad ottimizzarne l’efficacia. In particolare, sulla base di due recenti trials clinici, si sta diffondendo la convinzione che la somministrazione di BoNT-A nella fase subacuta di malattia (ovvero tra le 2 e le 12 settimane dopo l’ictus cerebrale) possa portare ai maggiori benefici terapeutici i pazienti con ictus cerebrale affetti da spasticità. Su queste basi, lo scopo di questo studio osservazionale al fine di valutare il ruolo del tempo trascorso tra l’evento acuto e l’epoca di prima somministrazione di BoNT-A sull’efficacia del trattamento farmacologico, in accordo con la normale pratica clinica.

Materiali e Metodi:

Sono stati inclusi pazienti con età superiore ai 18 anni affetti da spasticità come conseguenza di ictus cerebrale (ischemico o emorragico) documentato radiologicamente mediante TAC o RM cerebrale con: presenza di ipertonia spastica ai principali gruppi muscolari dell’emisoma affetto di intensità pari o superiore ad 1+/4 alla scala di Ashworth modificata (MAS); presenza di paresi

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all’emisoma affetto con ipostenia dei principali gruppi muscolari pari on inferiore a 2 alla scala MRC; Tempo trascorso dall’ictus cerebrale inferiore a 12 mesi; Nessun precedente trattamento focale della spasticità con tossina botulinica. Ciascun paziente incluso nello studio è stato sottoposto ad una valutazione di baseline in cui non solo è stata registrata l’anamnesi patologica prossima e remota (principali patologie concomitanti, terapia farmacologica in atto, pregressi interventi di chirurgia maggiore) ma anche sono state somministrate le seguenti scale di valutazione: MAS, Motricity Index (MI), Fugl-Meyer Assesment (FMA) e scala di Rankin’ modificata (MRS). Ciascun paziente è stato successivamente sottoposto a valutazione di follow-up a distanza di 4, 12 e 24 settimane dalla data di inoculazione attraverso l’esecuzione di visita specialistica e la somministrazione delle scale di valutazione sopra citate.

Risultati:

Sono stati inclusi nello studio 38 pazienti (21 maschi) con età media di 64,4 anni affetti per la prima volta (tempo medio trascorso dall’evento acuto 103,8 giorni) da ictus cerebrale (6 pazienti con ictus emorragico). All’analisi statistica eseguita con il test di Pearson si è osservata una correlazione positiva statisticamente significativa tra la precocità di trattamento della spasticità post-ictus con BoNT-A e la riduzione del grado di ipertonia spastica a breve, medio e lungo termine.

Conclusione:

I risultati preliminari di questo studio osservazionale sono in linea con l’ipotesi che il trattamento precoce della spasticità post-ictus con BoNT-A possa ridurre significativamente il grado di ipertonia spastica all’emisoma affetto breve, medio e lungo termine.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 31 UN’INCONSUETA PRESENTAZIONE CLINICA PER UNA LESIONE CEREBRALE SINISTRA: IL FENOMENO DI KERNOHAN

Salerno A.*[3], Zeni F.[3], Alberici E.[2], Nardone A.[1] [1]

U.O. di Risveglio, Neuroriabilitazione e Spinale, ICS Maugeri SPA SB, Istituto di Pavia, IRCCS ~ Pavia ~ Italy, [2]

U.O.

Servizio di Diagnostica per Immagini, ICS Maugeri SPA SB, Istituto di Pavia, IRCCS ~ Pavia ~ Italy, [3]

Scuola di

Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche, Diagnostiche e

Pediatriche, Università degli Studi di Pavia ~ Pavia ~ Italy

Introduzione:

Una paziente destrimane di 43 anni senza precedenti clinici di rilievo veniva trasportata in pronto soccorso per improvvisa insorgenza di cefalea seguita da perdita di coscienza. All’arrivo in ospedale, presentava punteggio alla Glasgow Coma Scale di 6 associato a pupille bilateralmente midriatiche, anisocoriche sinistra > destra e anisociclia sinistra. TC e AngioTC evidenziavano un ematoma subdurale acuto sinistro secondario a rottura aneurismatica carotidea sinistra con conseguente erniazione foraminale delle tonsille cerebellari e transtentoriale dell’uncus sinistro. Veniva quindi sottoposta a craniotomia evacuativa in regime di urgenza con successiva occlusione aneurismatica. Alla valutazione clinica durante la degenza, veniva evidenziato un franco quadro di emisindrome motoria sinistra associato a paralisi parziale del terzo nervo cranico di sinistra con ptosi palpebrale. La paziente veniva quindi ricoverata presso il nostro reparto a fini riabilitativi.

Materiali e Metodi:

Vista l’interessante ed insolita associazione tra lesione cerebrale sinistra ed emiparesi sinistra, sono state ottenute le immagini neuroradiologiche pregresse al fine di ricercare eventuali lesioni controlaterali nella corteccia motoria destra che non fossero state rilevate in precedenza e che potessero meglio spiegare il quadro clinico. Inoltre sono stati eseguiti i seguenti accertamenti: 1. RMN encefalo, 2. Diffusion Tensor Tractography (DTT), 3. Prove dinamometriche agli arti superiori, 4. Nine-Hole-Peg test per valutare la destrezza manuale, 5. Videobaropodometria per misurare le variabili spaziotemporali del cammino.

Risultati:

La RMN encefalo ha evidenziato una minima iperintensità T2-pesata in corrispondenza del peduncolo cerebrale destro. Dopo aver escluso la presenza di lesioni emisferiche destre, la paziente è stata sottoposta a DTT al fine di escludere la rara evenienza di assenza della decussazione delle piramidi e per valutare l’integrità dei tratti corticospinali. La DTT veniva eseguita a 3 mesi dall’evento ed evidenziava significativo assottigliamento del tratto corticospinale destro in corrispondenza del peduncolo cerebrale destro, mentre non mostrava alterazioni a carico del tratto corticospinale sinistro. Le prove dinamometriche dell’arto superiore evidenziavano importante ipostenia sinistra rispetto all’arto controlaterale, mentre il Nine-Hole-Peg test mostrava riduzione della destrezza dei movimenti effettuati con la mano sinistra. La videobaropodometria registrava infine una riduzione bilaterale della fase di singolo appoggio, a sinistra significativamente maggiore rispetto a destra, in favore di un incremento della fase di doppio appoggio.

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Conclusione:

I reperti clinici e neuroradiologici suggeriscono il “fenomeno di Kernohan” [1,2], caratterizzato da compressione e conseguente lesione del peduncolo cerebrale destro a seguito di erniazione dell’uncus sinistro: questo evento determina pertanto deficit motorio ipsilaterale alla lesione primaria. È ragionevole supporre che la causa sottostante il deficit motorio sia un’assonotmesi a carico di una parte degli assoni del tratto corticospinale nel peduncolo cerebrale destro. Tale conclusione può essere dedotta dal fatto che la RMN abbia evidenziato solo una minima iperintensità T2-pesata in corrispondenza del peduncolo cerebrale destro [3,4] e che la paziente abbia prontamente recuperato dall’evento, sebbene parzialmente, durante la terapia riabilitativa. Pertanto, riteniamo che la DTT possa rappresentare un’affidabile tecnica da utilizzare nei casi di lesioni che non si rendono in prima istanza evidenti all’imaging RMN convenzionale [3,4] ma che tuttavia, a causa della loro localizzazione in punti cruciali lungo i circuiti neurali, presentano importanti risvolti sul piano funzionale. La comprensione dei meccanismi che sottendono il danno cerebrale è essenziale al fine di impostare e migliorare le strategie riabilitative e di predire prognosi ed outcome. La conoscenza della localizzazione della sede lesionale è oltretutto di fondamentale importanza per quanto attiene le prospettive neuroriabilitative con le metodiche di neurostimolazione non invasiva dell’encefalo per le quali è sempre opportuno tenere a mente il fenomeno di Kernohan.

Bibliografia:

[1] Codd PJ et al. Kernohan-Woltman Notch Phenomenon in Acute Subdural Hematoma. JAMA Neurol 2013;70:1194–5. doi: 10.1001/2013.jamaneurol.54 [2] Zhang CH et al. Kernohan–Woltman notch phenomenon: a review article. British Journal of Neurosurgery, doi: 10.1080/02688697.2016.1211250 [3] Jang SG et al. Diffusion Tensor Tractography in Two Cases of Kernohan-Woltman Notch Phenomenon. Ann. Rehabil. Med. 2013;37(6):879-885. doi: 10.5535/arm.2013.37.6.879 [4] Jang SH et al. Clinical application of diffusion tensor tractography for elucidation of the causes of motor weakness in patients with traumatic brain injury. NeuroRehabilitation 2009; 24:273–278 273. doi: 10.3233/NRE-2009-0478

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 54 RUOLO DELL'ELETTROSTIMOLAZIONE DEI MUSCOLI ANTAGONI STI NEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO POST-TOSSINA BOTULINICA DI TIPO A DEL PIEDE EQUINO SPASTICO IN ESITI DI ICTUS: STUDIO PILOTA RANDOMIZZATO CONTROLL ATO

Moggio L.*[1], Baricich A.[2], Invernizzi M.[1], Cosenza L.[1], Caravano M.[1], Cisari C.[2] [1]

Dipartimento di Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale ~ Novara ~ Italy, [2]

Medicina Fisica e

Riabilitativa, Azienda Ospedaliero Universitaria "Maggiore della Carità" ~ Novara ~ Italy

Introduzione:

La tossina botulinica di tipo A (BoNT-A) è attualmente il farmaco di prima scelta per il trattamento del piede equino spastico in esiti di ictus cerebri [1]. Al fine di ottimizzarne l’effetto clinico, ruolo rilevante sembra avere l’applicazione di elettrostimolazione (ES) dei muscoli inoculati [2][3]. Attualmente ancora in discussione è invece il ruolo dell’elettrostimolazione dei muscoli antagonisti. Obiettivo dello studio è di valutare un’eventuale superiorità, a livello di velocità ed endurance della deambulazione, della ES dei muscoli antagonisti rispetto alla sola ES degli agonisti in pazienti con piede equino spastico in esiti di stroke trattati con BoNT-A.

Materiali e Metodi:

Sono stati inclusi nello studio pazienti con piede equino spastico in esiti di ictus cronico (almeno 6 mesi dall’evento acuto), trattati con BoNT-A (OnabotulinumtoxinA). Criteri di esclusione: retrazioni o deformità ossee delle caviglie da trattare, alterazioni cognitive, patologie concomitanti del SNC o SNP, pregressi interventi chirurgici a carico dell’arto trattato. I pazienti sono stati suddivisi con procedura di randomizzazione in due gruppi; entrambi i gruppi sono stati sottoposti ad elettrostimolazione dei muscoli infiltrati ed a trattamento riabilitativo secondo necessità; il gruppo di studio è stato inoltre sottoposto ad elettrostimolazione dei muscoli antagonisti. I pazienti sono stati valutati prima dell’inoculo (t0), 10 giorni dopo l’inoculo (t1), 20 giorni dopo l’inoculo (t2) e 90 giorni dopo l’inoculo (t3). Le misure di outcome considerate sono state: spasticità dei plantiflessori misurata con Modified Ashworth Scale (MAS), forza del muscolo tricipite surae valutata con scala MRC ed articolarità segmentaria (PROM T-T). Sono state valutate inoltre variazioni di velocità (10 meters walking test, 10mWT) ed endurance (2-minutes walking test, 2MWT).

Risultati:

Sono stati inclusi nello studio 30 pazienti, divisi in due gruppi (15 soggetti per ciascuno di essi), omogenei per caratteristiche demografiche e cliniche. È stato rilevato un miglioramento di tutti i parametri analizzati in entrambi i gruppi (analisi intra-gruppo: t1 vs t0, t2 vs t0, t3 vs t0 p < 0.05). L’analisi inter-gruppo non ha tuttavia evidenziato differenze statisticamente significative in nessuna delle variabili considerate.

Conclusione:

I dati ottenuti non supportano l’uso routinario dell’elettrostimolazione dei muscoli antagonisti come terapia nel post-inoculo di BoNT-A di pazienti con piede equino spastico in esiti di stroke, in quanto non evidenziano una superiorità a livello di velocità ed endurance della deambulazione di questa

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terapia rispetto alla sola ES degli agonisti. Le limitazioni comprendono l’esiguità del campione analizzato e la possibile durata troppo limitata del protocollo di stimolazione. Ulteriori studi si rendono quindi necessari al fine di definire il trattamento post-inoculo ottimale con lo scopo di massimizzare l’effetto clinico di BoNT-A.

Bibliografia:

[1] Baricich et al, 2015. High doses of onabotulinumtoxinA in post-stroke spasticity: a retrospective analysis. J Neural Transm. [2] Picelli et al, 2011. Immediate versus delayed electrical stimulation boosts botulinum toxin effect: a pilot study. Mov Disord. [3] Intiso et al, 2016. Effect of electrical stimulation as an adjunct to botulinum toxin type A in the treatment of adult spasticity: a systematic review. Disabil Rehabil.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 56 IL DISTURBO DI CONSAPEVOLEZZA ED IL RECUPERO MOTORI O DELL’ARTO SUPERIORE: STUDIO OSSERVAZIONALE NEI PAZIENTI CON I CTUS ACUTO

Varalta V.[1], Giovanninetti A.*[1], Menon C.[1], Romano D.[2], Munari D.[3], Fonte C.[1], Smania N.[1], Picelli A.[1], Gandolfi M.[1], Tosi G.[2], Maravita A.[2] [1]

Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva (CRRNC) Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e

Movimento - Università degli Studi di Verona ~ Verona ~ Italy, [2]

Università di Milano Bicocca ~ Milano ~ Italy, [3]

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

. L’ictus cerebrale è una sindrome clinica caratterizzata da una comparsa improvvisa di un deficit neurologico, che persiste per più di 24 ore, o talvolta può portare a morte, ed è causato da infarto o emorragia in un territorio dell’encefalo (1). Dopo l’ictus, circa il 60-80% dei pazienti presentano deficit motori all'arto superiore che possono persistere nel 30-66% dei casi in fase cronica. I disturbi di consapevolezza del deficit motorio (anosognosia per l’emiplegia-AHP) dell’arto superiore sono spesso anch’essi presenti successivamente ad ictus cerebrale e possono avere delle implicazioni nel recupero del paziente (2). Al momento sono ancora pochi gli studi che valutano gli effetti dei deficit di consapevolezza e cognitivi sul recupero motorio. Inoltre nella pratica clinica il disturbo di consapevolezza viene scarsamente considerato e non valutato in maniera sistematica. L’obiettivo primario è di indagare come evolve nel primo mese l’AHP nei pazienti con ictus cerebrale, utilizzando un nuovo strumento per valutare l’anosognosia: la Mirror Box (MB). Il secondo obiettivo è quello di determinare se i disturbi cognitivi e di consapevolezza possono influenzare nelle prime fasi post-ictus il grado di recupero motorio dell’arto superiore in tali pazienti.

Materiali e Metodi:

È stato condotto uno studio prospettico di coorte su 40 soggetti con esiti di ictus acuto, afferenti al reparto di Neuroriabilitazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. I pazienti sono stati valutati dal punto di vista motorio (Motricity Index-MI, Finger Extension and Shoulder Abduction-SAFE, Modified Ashworth Scale-MAS e Propriocezione), cognitivo (Apple Test, Campanelle, Fluff e Personal Neglect, Test per Prassia) e della consapevolezza (Test Bisiach, Visual-Analogue Test for Anosognosia-Vata, Mirror Box-MB). Le valutazioni sono state eseguite a T0 (<10gg), T1 (15-18gg) e T2 (24-31gg).

Risultati:

Da una prima analisi descrittiva è emerso che la Mirror Box rileva un numero maggiore di soggetti con possibile AHP, rispetto agli altri due test (Test Bisiach e Vata). Dall’analisi statistica effettuata è emersa una correlazione a T1 e a T2 tra MB e SAFE e tra MB e MI. Sono emerse inoltre correlazioni negative a T0 tra SAFE e Personal Neglect, tra MASspalla e Prassia e tra Propriocezione e Personal Neglect. Dall’analisi di regressione lineare è emersa una significatività negativa tra il grado di recupero nel MI (T2-T0) e Apple Test-Componente Egocentrica.

Conclusione:

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Dai risultati è emerso che la MB può essere uno strumento efficace di valutazione della AHP, rilevando in maniera più accurata rispetto ad altri strumenti, la presenza di tale disturbo. Il disturbo di consapevolezza sembra evolvere in maniera positiva durante il primo mese post-ictus. È emerso inoltre che la presenza di deficit cognitivi e di consapevolezza in fase acuta influiscono negativamente sul recupero motorio dell’arto superiore. Ulteriori studi saranno necessari per ottenere una rilevanza di tali dati preliminari sul piano clinico.

Bibliografia:

1. SPREAD – Stroke Prevention and Educational Awareness, “Ictus cerebrale: linee guida italiane di prevenzione e trattamento,” 2016. 2. Vocat R, Staub F, Stroppini T, Vuilleumier P. Anosognosia for hemiplegia a clinical-anatomical prospective study. Brain. 2010 Dec;133(Pt 12):3578-97. doi: 10.1093/brain/awq297

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 61 VALUTAZIONE E INTERVENTO PSICOLOGICO IN SOGGETTO CO N ESITI DI ICTUS ISCHEMICO

Pontiggia G.T.*, Scattaglia M.

ASL-BA ~ Bitetto(Ba) ~ Italy

Introduzione:

Numerosi studi spiegano i motivi per cui alcune persone, dopo un evento particolarmente stressante, perdono la capacità di reagire in modo efficace. Lo stress indica stato di tensione interna per esposizione a situazioni negative acute,prolungate. Selye lo definisce “una risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso” (1976). La sindrome generale di adattamento è costituita da 3 fasi: reazione di allarme, il soggetto si orienta verso uno stimolo stressante; resistenza, agisce risposte diverse per fronteggiare la situazione; se lo stressor si protrae, ad elevate intensità, si innesca la fase di esaurimento in cui le risorse a disposizione si esauriscono. La risposta aspecifica è mediata dalla valutazione cognitiva della persona. Le caratteristiche oggettive della situazione, insieme alla valutazione personale, portano a sviluppare pensieri e sentimenti di controllabilità/incontrollabilità. La percezione di alta incontrollabilità della situazione e di basse risorse personali determinano sentimenti di ansia,disagio e stress che possono perdurare nel tempo. All’opposto, davanti ad eventi stressanti, alcune persone attivano ricerca di soluzioni grazie allo sviluppo, nel corso dell’esistenza, di resilienza (capacità di mettere in campo risorse interne ed esterne per fronteggiare difficoltà, ricostruendo positivamente la propria realtà e mantenendo fiducia in se stessi e negli altri).

Materiali e Metodi:

V.44aa, laureato,libero professionista, coniugato con 2 figli. Diagnosi: emisindrome sensitivo-motoria sn in esiti di ictus ischemico a possibile genesi cardioembolica. Patologie associate: cardiopatia ipertrofica apicale,cardiopatia ischemica giovanile con PTCA. Ha effettuato numerosi ricoveri. Nella fase post-evento presenta stato depressivo trattato farmacologicamente e intervento psicoterapeutico, seguito da drop out.Ha interrotto l’attività lavorativa e segue terapia riabilitativa. Motricità compromessa, rallentata, incoordinata; affaticabilità, umore basso, demotivazione. Riferisce conflittualità coniugale, difficoltà sistemico-relazionali nel nucleo primario, problematiche nella genitorialità. Si è ritenuto opportuno una presa in carico globale preceduta da valutazione neuropsicologica, clinica per rilevare presenza/assenza di deficit cognitivi e approfondire stato psichico, aspetti relazionali. Fasi intervento: osservazione, colloqui clinici; valutazione neuropsicologica e clinica; psicoterapia cognitivo-comportamentale; sostegno psicologico al coniuge; colloqui con altri professionisti; contatti di rete. Dalla valutazione non emergono deficit cognitivi, presenta difficoltà nel collocare temporalmente gli

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eventi; emergono tratti depressivi di grado moderato/alto (BDI II=30cutoff14) caratterizzato da tendenza a procrastinare, senso di impotenza,perdita di piacere e interesse. Si rileva ansia di tratto medio/alta (STAIY=64 cutoff20). Obiettivi intervento cognitivo-comportamentale: -incrementare rinforzatori positivi; -individuare attività per cui è motivato; -aumentare motivazione; -ridurre comunicazione aggressiva; -valorizzare autonomia per ridurre richieste d’aiuto; -intervento di rete tra famiglia,servizi sanitari/sociali.

Risultati:

Dopo la prima fase di trattamento il paziente ha: -acquisito consapevolezza di risorse e potenzialità cognitive; -imparato a riconoscere le proprie emozioni in situazioni specifiche; -acquisito consapevolezza della relazione tra pensieri, emozioni comportamenti; -riconosciuto alcuni pensieri disfunzionali; -acquisito conoscenze sugli stili comunicativi (passivo-assertivo-aggressivo); -riconosciuto la propria modalità comunicativa passiva-aggressiva; -identificato strategie per modulare in modo funzionale la comunicazione; -individuato strategie per prevenire reazioni di rabbia proprie e altrui; -acquisito strategie di problem solving;

Conclusione:

Alle esperienze traumatiche si può rispondere con strategie attive, mobilitando energie per adattarvisi e trasformare l’evento stressante in un apprendimento; oppure, in assenza di interventi specifici, adottare strategie passivo/regressive che portano a estraniarsi, lasciando persona e contesto immutati, bloccati, problematici. La resilienza è il prodotto dell’interazione di molteplici fattori, una qualità che può essere costruita, coltivata a qualsiasi età e condizione. Fondamentale si è rivelata la presa in carico globale; maggiore coordinazione di interventi socio-sanitari ha permesso di cogliere bisogni di paziente e famiglia. La terapia motoria va coadiuvata e supportata da un intervento globale.

Bibliografia:

Selye,H. (1976) Stress in health and disease. Butterworth’s reading, Massachusetts Beck,A., Steer R.A.,e Brown, G.K. (1996) Beck depression inventory- Second Edition Manual, Sant Antonio,TX:The Psycological Corporation Beck,A.,eSteer,R.A. (1990) Manual fot the Beck Anxiety Inventory, Sant Antonio,TX:The Psycological Corporation

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 64 VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA E PROGETTO DI INTERVEN TO IN UN SOGGETTO CON STROKE ISCHEMICO:CASE REPORT

Pontiggia G.T.*, Angiuli M.

ASL-BA ~ Bitetto (BA) ~ Italy

Introduzione:

Lo stroke ha ripercussioni sulla vita del soggetto che,sin dalle prime fasi,necessita di cura e assistenza da parte delle persone con cui vive ed interagisce.Tale condizione comporta riduzione del benessere psicofisico del soggetto e del caregiver.L’intervento è inserito nell’ottica biopsicosociale, sottolineando l’interazione tra aspetti biologici, psicologici e sociali nella realizzazione della persona. Scopo del lavoro è quello di valutare il funzionamento cognitivo del paziente con stroke ischemico,individuando punti di forza e debolezza,e sulla base di questi definire un progetto di intervento riabilitativo globale,finalizzato a potenziamento delle abilità residue e a miglioramento della qualità di vita.

Materiali e Metodi:

Caso:D.,77 anni,livello di istruzione pari a 5 anni di scolarità.E’ in carico al Servizio di Riabilitazione della ASL per esito di stroke ischemico. La valutazione neuropsicologica ha previsto colloqui clinici,osservazione,test(Mini Mental State Examination(MMSE),Matrici progressive di Raven(CPM),Digit Span,Corsi Span,Breve racconto,Test delle 15 parole di Rey,Disegno dell’orologio,AC di Milano,Fluenza Verbale Semantica,Fluenza Verbale Fonemica,Trail Making Test(TMT),Matrici Attentive,Test per l’Aprassia Ideomotoria,STAI-Y1-Y2,Geriatric Depression Scale(GDS) e Test degli occhi.Scale ADL(Activities of Daily Living),IADL(Instrumental Activities of Daily Living)e il Caregiver Burden Inventory(CBI)).

Risultati:

D.,nel corso dei colloqui,appare vigile,orientato nel tempo e nello spazio.Deficit mnestico compare nel rievocare le informazioni relative alla storia anamnestica.Presenta pensiero pessimistico,distorsioni cognitive riferite allo stato di salute e all’accettazione del limite. La prestazione a MMSE e CPM si colloca nella norma indicando adeguato livello di efficienza cognitiva generale.Buona comprensione verbale ed eloquio spontaneo.Dall’esame delle funzioni mnestiche:ai compiti di Span si evidenziano buone capacità di codifica a breve termine di informazioni verbali e non.Al contrario,i punteggi ottenuti al Breve Racconto indicano presenza di difficoltà di memoria a lungo termine,riguardanti meccanismi di integrazione e di pianificazione delle informazioni;nella norma la rievocazione a lungo termine del Test delle 15 Parole di Rey.L’area dell’attenzione e delle funzioni esecutive risulta compromessa:tendenza alla perseverazione e difficoltà della ricerca lessicale fonemica,riscontrata nel test di fluenza verbale fonemica(P.E.=0);deficitaria attenzione divisa e selettiva(test TMT[P.E.=0]e Matrici

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Attentive[P.E.=0]).Prestazioni compromesse nelle abilità prassico-costruttive(test AC di Milano);a fronte di una prestazione superiore al cut-off del test dell’orologio,deficit di pianificazione nella distribuzione spaziale dei numeri.Nella norma attività prassiche di tipo ideomotorio.Mediamente compromessa la sfera delle autonomie(IADL=7/14;ADL=3/6).Le limitazioni hanno avuto lievi ricadute sulla condizione psicologica(GDS 13/30;STAI Y1-Y2=41).Difficoltà nel riconoscimento delle emozioni complesse. Dai colloqui clinici con moglie risulta carico psico-fisico per gravosità di compiti assistenziali. Sulla base di quanto emerso e considerando le potenzialità del paziente è stato avviato un intervento psicologico e sociale esteso al caregiver.L’intervento riabilitativo si fonda sui principi della letteratura scientifica,delle linee guida,facenti parte di programmi olistici: -Migliorare tono dell’umore che limita qualità di vita; -Potenziare autostima,autoefficacia e consolidamento dell’identità personale; -Favorire sostegno emotivo,per prevenire e ridurre condizioni psicopatologiche; -Favorire stimolazione cognitiva centrata sulle aree:attenzione,funzioni esecutive,attività prassico-costruttive,memoria a lungo termine verbale e cognizione sociale,attraverso intervento finalizzato a mantenimento e rinforzo delle capacità funzionali residue; -Promuovere benessere attraverso l’occupazione,partecipando ad attività di vita quotidiana; - Incoraggiare l’empowerment di gruppo,incentivando il senso di appartenenza.

Conclusione:

Le conseguenze dell’ictus possono avere un impatto significativo sulle condizioni di vita del soggetto, costituendo un traumatico cambiamento rispetto ad abitudini precedenti l’evento. La presa in carico globale è fondamentale per prevenire/ridurre complicanze cliniche e garantire continuità degli interventi.In assenza del trattamento cognitivo, con la sola fisioterapia, il paziente potrebbe perdere parte delle funzioni cognitive,con ricadute sulla qualità di vita. È necessario pianificare interventi di psicoeducazione per il caregiver,fornendo informazioni relative al disturbo e al suo evolversi,e supportarlo nella gestione di comportamenti problematici,in modo da fronteggiare la complessità della situazione.

Bibliografia:

Vallar, G. e Papagno, C., Manuale di neuropsicologia, Il Mulino, Bologna, 2007.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 68 TOSSINA BOTULINICA E MIRROR THERAPY: UN NUOVO APPRO CCIO AL TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ POST-STROKE DELL'ARTO SUPERIORE

Scalise A.*, Grassetti L., Troiero K., Rizzi L., Gigli G.L.

ASUIUD ~ Udine ~ Italy

Introduzione:

La paresi e la spasticità dell'arto superiore sono le conseguenze più frequenti e d’impatto dell'ictus, una delle principali cause di morte e disabilità nel mondo. La spasticità post-ictus può svilupparsi già una settimana dopo l'evento e si stima che si verifichi in circa la metà dei sopravvissuti, con oneri sociali, medici ed economici. Lo scopo del trattamento fisioterapico e\o farmacologico nei pazienti con spasticità post-ictus è focalizzato sulla riduzione dell’iperattività muscolare dell'arto. La terapia gold-standard per la spasticità focale post-ictus è la tossina botulinica di tipo A (BoNT-A). Al trattamento con BoNT-A, generalmente segue una terapia riabilitativa. Non esiste, però, una concordanza di pareri sui tempi, sulla durata e sul tipo di programma riabilitativo post-trattamento. Vi sono prove crescenti a sostegno della Mirror therapy (MT), una nuova tecnica di riabilitazione, come strumento utile oltre alla fisioterapia tradizionale (FT) nel trattamento della paresi del braccio in pazienti colpiti da ictus. Nel nostro studio abbiamo confrontato diversi approcci alla spasticità post-ictus combinando diversi trattamenti (BoNT-A, MT e FT). Abbiamo così ottenuto dati comparativi preliminari su quattro possibili approcci terapeutici alla spasticità post-ictus. Il nostro obiettivo era quello di valutare il gold standard tra i trattamenti funzionali della spasticità post-ictus.

Materiali e Metodi:

Abbiamo reclutato consecutivamente 56 pazienti (Tab 1) con spasticità post-ictus dell'arto superiore. I soggetti sono stati assegnati a quattro diversi possibili "set" di trattamenti: Set1 trattamento con BoNT-A, MT e FT, Set2 trattamento con BoNT-A e FT, Set3 trattamento con BoNT-A, Set4 trattamento con MT e FT. Il trattamento con BoNT-A consisteva in inoculazioni di IncobotulinumtoxinA (Xeomin®; Merz Pharma), con dosaggio in accordo con le linee guida attuali e in base alle esigenze del singolo paziente. Il trattamento con MT consisteva in 20 minuti di MT per sessione per 20 sessioni in un mese. Il trattamento con FT consisteva in 20 minuti di trattamento dell'arto superiore per sessione per un totale di 20 sessioni in un mese. Alcuni pazienti hanno ricevuto più di un set di trattamento in tempi diversi, con una frequenza di re-iniezione superiore a quattro mesi. In considerazione dell'effetto transitorio e reversibilità di BoNT-A, ogni trattamento è stato considerato indipendente ai fini statistici e definito "osservazione". Il numero totale delle osservazioni è 112 (41 nel set1, 40 nel set2, 18 nel set3 e 13 nel set4). Prima e alla fine di ogni set, sono state applicate le seguenti scale di valutazione: Modified Ashworth Scale (MAS), Motricity Index (MI), Upper Extremity Fugl-Meyer Assessment (FMA).

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EuroQOL-5D (EQ-5D), Barthel Index (BI) e Pain Visual Analogical Scale (P-VAS).

Risultati:

Con il set1 è stato raggiunto un miglioramento significativo in tutti le scale di valutazione (p <0,001) rispetto al basale, mentre nessun miglioramento significativo è stato raggiunto con il set4. Con il set2 si è ottenuto un miglioramento significativo in tutti le scale di valutazione, tranne nel MI (p = 0,059) e l'EQ-5D (p = 0,06). Con il set3 è stato raggiunto un miglioramento significativo solo in termini di MAS e FMA (p <0,008 e <0,003). Tab 2. Il set1 risulta essere migliore di set2 e set3, il set2 migliore del set3. Il set 4 sembra essere peggiore. Quando l'emisfero interessato è quello non dominante, la probabilità di ottenere un vantaggio dal trattamento è maggiore (scale MI e FMA). L'età avanzata dei pazienti ha un effetto negativo sulla probabilità di recupero (scale EQ-5D e P-VAS). I pazienti che hanno avuto un ictus più di 5 anni prima hanno meno probabilità di trarre beneficio dal trattamento (scale MI e BI). L'ODDS-RATIOS calcolato per i diversi set di trattamento mostra una riduzione delle probabilità di recupero per le scale MI, BI, EQ e FMA quando il set1 non è utilizzato.

Conclusione:

Dopo una attenta revisione della letteratura, questo è il primo studio sulla spasticità post-ictus, in cui l'effetto positivo e potenziato della combinazione di BONT-A, MT, FT viene documentato. Noi ipotizziamo che MT, BoNT-A e FT possano agire sinergicamente sulla funzione motoria nei pazienti colpiti da ictus, modulando la plasticità corticale maladattiva. I nostri dati suggeriscono che la complessità dell’approccio riabilitativo influisce sul recupero funzionale dei pazienti con migliori risultati riabilitativi. Possiamo, quindi, dedurre che trattamenti più complessi, flessibili e soprattutto centrati sul paziente debbano sempre essere considerati nell’approccio alla spasticità post-ictus. In conclusione, questi risultati preliminari suggeriscono che una strategia multimodale di neuroriabilitazione comprendente un approccio poliedrico e un team multidisciplinare sia più efficace di ogni trattamento considerato singolarmente per promuovere il recupero funzionale e ridurre la spasticità dell'arto superiore nei pazienti con ictus cronico.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 82 L’EEG QUANTITATIVO È PREDITTIVO DI OUTCOME RIABILIT ATIVO POSITIVO IN PAZIENTI CON ICTUS SUBACUTO E CRONICO TRATTATI MEDIANTE DISP OSITIVO ROBOTICO PER L’ARTO SUPERIORE

Bertolucci F.*[1], Lamola G.[1], Fanciullacci C.[2], Artoni F.[2], Panarese A.[2], Micera S.[2], Chisari C.[1] [1]

Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy, [2]

Scuola Superiore Sant'Anna ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

La riabilitazione robotica si è dimostrata efficace almeno quanto la terapia convenzionale per il recupero motorio dell'arto superiore nel paziente emiparetico dopo ictus cerebrale; tuttavia non è ancora chiaro attraverso quali meccanismi neurofisiologici agisca la terapia robotica e quali pazienti possano trarre beneficio da questo trattamento. La ricerca di biomarkers (clinici, neurofisiologici) in grado di predire l'outcome riabilitativo relativamente a specifici trattamenti è di fondamentale importanza per la definizione di protocolli customizzati di maggiore efficacia. L’obiettivo è stato quello di studiare e comprendere i meccanismi neurali del recupero della funzione motoria dopo riabilitazione robotica dell’arto superiore in pazienti con ictus in fase subacuta e cronica utilizzando biomarkers neurofisiologici ottenuti mediante registrazione di EEG quantitativo.

Materiali e Metodi:

23 pazienti affetti da ictus ischemico (9 in fase subacuta e 14 in fase cronica) con paresi di un arto superiore da lieve a moderata sono stati sottoposti a 10 sedute di riabilitazione con un dispositivo mobile robotico planare (MOTORE, Humanware) dotato di interfaccia virtuale e di un sistema di feedback visivo, acustico e di forza. I pazienti sono stati valutati prima (t0), alla fine (t1) ed un mese dopo il termine del trattamento con le scale cliniche Fugl-Meyer Assessment Scale (FMAS) e Wolf Motor Function Test (WMFT). Agli stessi tempi è stato registrato un EEG quantitativo (64 canali). E’ stata effettuata una analisi dello spettro di potenza nelle bande di frequenza alpha, beta, gamma e delta degli emisferi affetto e non affetto con EEG a 64 canali. E’ stato inoltre calcolato l’indice indiretto di simmetria BSI (BRAIN Symmetry Index). I parametri EEG rilevati ai diversi timing sono stati correlati con i dati clinici per indagare il correlato neurofisiologico del recupero robot-mediato. Sono state inoltre eseguite analisi di correlazione per identificare eventuali indicatori di buon esito riabilitativo.

Risultati:

In tutti i pazienti è stato osservato un miglioramento significativo della funzione motoria dell'arto superiore alla fine del trattamento sia nella FMAS che nel WMFT, che si è mantenuto al follow-up. Nei pazienti subacuti è stata osservata una riduzione significativa del BSI da t0 a t1 che correla positivamente con la variazione nel WMFT tra t0 e t1, suggerendo che una maggiore riduzione di asimmetria correla con un maggiore miglioramento funzionale. Non sono stati identificati biomarkers di predittività.

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Nei pazienti cronici è stata osservata una correlazione positiva tra l'attività Alpha globale a t0 e la variazione del punteggio al WMFT (t0-t1) e tra l'attività Beta globale a t0 e la variazione del tempo di esecuzione del WMFT (t0-t1) e una correlazione positiva tra l'attività Beta a t0 nell'emisfero non affetto la variazione del punteggio alla FMAS (t0-t1 e t0-t2).

Conclusione:

La riabilitazione robotica con il dispositivo proposto è in grado di migliorare la funzione motoria dell’arto superiore in pazienti con ictus in fase subacuta ed anche in fase cronica. Nei pazienti subacuti l’outcome riabilitativo è legato ad una riduzione della asimmetria elettrica corticale e non all’attività EEG basale. Nei pazienti cronici densità dello spettro di potenza in banda alfa e beta in condizioni basali è predittivo di un miglioramento training-mediato. I nostri risultati suggeriscono che l’utilizzo dell’EEG come valutazione preliminare al trattamento robotico per l’arto superiore potrebbe aiutare ad identificare i pazienti responders ottimizzando così i risultati.

Bibliografia:

1. Mehrholz, J., Haedrich, A., Platz, T., Kugler, J., & Pohl, M. Electromechanical and robot‐assisted arm training for improving generic activities of daily living, arm function, and arm muscle strength after stroke. The Cochrane Library 2012. 2. Boyd LA, Hayward KS, Ward NS, Stinear CM, Rosso C, Fisher RJ, Carter AR, Leff AP, Copland DA, Carey LM, Cohen LG, Basso DM, Maguire JM, Cramer SC. Biomarkers of Stroke Recovery: Consensus-Based Core Recommendations from the Stroke Recovery and Rehabilitation Roundtable.Neurorehabil Neural Repair. 2017 Oct-Nov;31(10-11):864-876.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 86 SVILUPPO DI UN INDICE PROGNOSTICO DI RISCHIO FUNZIONALE PER IL TRIAGE RIABILITATIVO DEI PAZIENTI CON STROKE SUB-ACUTO

Bernardini B.*, Corsini C., Ghirmai S., Cerina G., Colantonio V., Pagani M., Tummina E., Marcheselli S., Straffi L.

Humanitas Research Hospital ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

I percorsi sub-acuti dei pazienti con ictus vengono programmati sulla base degli obiettivi raggiungibili in relazione alla severità della condizione clinica complessiva. Uno strumento prognostico che identifichi rapidamente i pazienti a maggior rischio funzionale può supportare le decisioni e migliorare la qualità e l’appropriatezza delle cure. Obiettivo dello studio è di sviluppare un semplice indice prognostico del rischio di dipendenza funzionale a breve periodo, da utilizzare “al letto del malato”.

Materiali e Metodi:

Per lo sviluppo dell’indice di rischio funzionale (FRIAS) sono stati utilizzati i dati raccolti su 123 pazienti (età media 73.1+12.2 anni, 55.3% uomini) consecutivamente ammessi nella Stroke Unit del nostro Istituto dal gennaio ad aprile 2010. Lo studio prospettico prevedeva il rilievo quotidiano degli indicatori IPER-2.0 (Indicatori di Processo Esito in Riabilitazione) relativi alla complessità clinica dei pazienti per tutto il periodo di degenza in Stroke Unit, fino ad un massimo di 21 giorni. Il modello “a priori” di IPER-2.0 assume che gli esiti di una malattia (in questo caso l’ictus) dipendano dalla severità della patologia principale, dalle condizioni premorbose e dal profilo di complessità medica e funzionale (motoria e comunicativa) rilevati al baseline. In questa analisi abbiamo considerato lo score della National Institute of Health stroke scale (NIHSS) come misura della severità dell’ictus, lo score mRankin per la disabilità pre-stroke, ed il set completo degli indicatori di complessità medica e funzionale di IPER-2.0. Come esito a breve periodo abbiamo scelto la “dipendenza nella mobilità di base” (DBM), definita come la necessità di aiuto fisico per alzarsi da una sedia e camminare per almeno 3 metri. Gli indicatori rilevati in Stroke Unit in 6° giornata dall’ictus sono stati considerati come i valori di baseline. La DBM a 1 e 2 mesi dall’ictus è stata rilevata direttamente per i pazienti trasferiti nella nostra Unità di neuroriabilitazione, oppure telefonicamente per i pazienti trasferiti in altre strutture riabilitative, RSA o dimessi al domicilio. Prima di procedere allo sviluppo del modello abbiamo ridotto il numero di potenziali predittori comprimendo i valori dello score NIHSS, della mRankin, della Scala di Disablità Comunicativa e del numero di marcatori di complessità medica in due classi, sulla base dei dati di letteratura o dei valori di mediana osservati. Il modello è stato derivato con un’analisi multivariata di regressione logistica inserendo tutti i potenziali predittori di DBM e rimuovendo ad ogni passaggio le variabili meno significative. L’indice FRIAS è stato calcolato assegnando un punteggio intero proporzionale al coefficiente di

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regressione ad ogni variabile del modello finale più parsimonioso. Sono riportate le performance cliniche di FRIAS in termini di sensibilità, specificità, valori predittivi, capacità discriminante e calibrazione.

Risultati:

La prevalenza di DBM è risultata del 53.6% ad un mese dall’ictus e del 39.0% a due mesi. Degli 11 possibili predittori il modello di regressione multivariata mantiene come significativi la disabilità premorbosa (mRankin>3=1), la severità dell’ictus (score NHISS <5=1 o >6=2), la disabilità comunicativa (SDC >2), i marcatori di complessità medica ( >2=1) e la dipendenza nel controllo del tronco da seduto (Trunk Control test<50=1). Lo score FRIAS (range possibile=1-6) ha sensibilità e specificità del 70.8% e 88.7%, rispettivamente, con l’82.9 dei pazienti classificati correttamente. Lo score risulta ben calibrato (Hosmer-Lemeshow chi2= 8.39, p=0.08) con un’ottima capacità discriminante (AUROC 0.92 (95%CI=0.85-0.96) ad un mese dall’ictus e 0.88 (95% CI=0.81-0.93) a due mesi. La probabilità di DBM a due mesi varia da un minimo del 6.9% per score FRIAS=1, fino al 94% per score FRIAS=6.

Conclusione:

L’indice FRIAS è una misura semplice, facilmente riproducibile ed applicabile al letto del malato, che quantifica il contributo prognostico degli elementi clinici ictus-specifici e generali, medici e funzionali. E’ prospettabile che gli elementi di complessità medica siano dei potenti mediatori delle traiettorie di recupero funzionale dei pazienti con ictus. L’uso di FRIAS nella fase di triage riabilitativo può facilitare la comunicazione e la trasparenza delle decisioni e rappresentare una misura di benchmark per il monitoraggio della qualità e della efficacia riabilitativa. Lo studio è da considerarsi preliminare ed è necessario incrementare la casistica per ottenere una validazione completamente affidabile.

Bibliografia:

– Bernardini B, Gardella M, Baratto L, et al. Indicatori di Processo-Esito in Riabilitazione, versione 2 (IPER-2.0). ARS Liguria, I Quaderni dell’Agenzia, Quaderno n° 10; 2011. – Steyerberg EW. Clinical Prediction Models. A Practical Approach to Development, Validation, and Updating. (Springer, ed.); 2010.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 92 VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA MIRROR THERAPY SULL A FUNZIONE DELL’ARTO SUPERIORE IN PAZIENTI CON ESITI DI STROKE IN FASE C RONICA: STUDIO PILOTA RANDOMIZZATO CONTROLLATO

Gambarelli C.[1], Clerici P.V.[2], Giaroli M.[3], Zini F.[3], Faenza M.[2], Casarotti S.[2], Baldo C.[2], Cavazza S.*[2] [1]

Università degli studi di Bologna ~ BOLOGNA ~ Italy, [2]

U.O. MEDICINA FISICA E RIABILITATIVA OCSAE MODENA ~

MODENA ~ Italy, [3]

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA. CORSO DI LAUREA IN FISIOTERAPIA ~

MODENA ~ Italy

Introduzione:

La menomazione della funzione dell’arto superiore coinvolge il 55-75% dei pazienti post stroke (1) e di questi circa il 30-66 % non recupera mai completamente la funzionalità dell’arto, mentre solo un 5-20% ottiene un completo recupero funzionale . Senza un trattamento riabilitativo mirato le menomazioni tendono a persistere e talvolta peggiorare nel tempo. Il recupero funzionale avviene attraverso la riorganizzazione post-lesionale e l’attivazione di processi di apprendimento motorio alla base dei quali vi è la neuroplasticità del SNC. La neuroplasticità è condizionata dal tipo di addestramento a cui è sottoposto il SNC, pertanto gli interventi riabilitativi devono essere rivolti a tali processi di plasticità e riorganizzazione post lesionale (2). Gli interventi riabilitativi finalizzati al recupero funzionale dell’arto superiore in pazienti con esiti di stroke utilizzati nella pratica clinica sono molteplici (3). Già dalla fase precoce post ictus le linee guida raccomandano la presa in carico riabilitativa precoce finalizzata al recupero funzionale e basata sui principi di intensità, ripetitività e “scopo-contesto specifica” ovvero “task specific”. Le recenti scoperte neurofisiologiche sui neuroni mirror hanno permesso di sviluppare la Mirror Therapy (MT) il cui approfondimento è raccomandato da recenti meta-analisi. In letteratura gli studi attualmente condotti non hanno ancora chiarito gli effetti della MT sulla funzione motoria, sull’attività dell’arto superiore, sulla destrezza manuale e sulla dipendenza nelle ADL (4). Negli studi effettuati sino ad ora per la valutazione della funzione corporea è stata sempre utilizzata la FMA nella versione classica; esiste però in letteratura la FMA Modificata più aggiornata e recente della precedente che però non ha ancora un sample size per questa tipologia di pazienti.

Materiali e Metodi:

Il presente studio pilota rappresenta la fase preliminare del successivo studio “Mirror Stroke” approvato dal Comitato Etico di Modena. Lo studio consiste in un Trial Randomizzato Controllato di tipo monocentrico condotto presso l’U. O. di Medicina Riabilitativa dell’ OCSAE di Modena. Sono stati reclutati 8 soggetti con emiplegia in esiti di stroke monolaterale, ischemico o emorragico, dopo almeno sei mesi dall’evento acuto, randomizzati in due gruppi costituiti da 4 pazienti ciascuno. Per tutti i soggetti reclutati l’intervento consisteva nel proporre esercizi task specific con l’arto superiore. Nel gruppo sperimentale il trattamento prevedeva l’utilizzo della mirror box (TBMT), mentre nel gruppo di controllo la mirror box non è stata utilizzata (TST). L’ obiettivo primario è la definizione della dimensione campionaria della scala Fugl-Meyer Assessment modificata, mentre gli obiettivi secondari sono la valutazione degli effetti del trattamento Mirror Therapy sulla funzione motoria (misurata con la scala FMA-Modificata), attività

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(misurata con la CAHAI) e destrezza (misurata con il BBT) dell’arto superiore e dipendenza nelle ADL (misurata con il BIM) in pazienti emiplegici post-stroke in fase cronica.

Risultati:

La dimensione campionaria della scala FMA-M è di 20 soggetti. La media delle differenze dei punteggi ottenuti nelle rispettive scale di valutazione dimostra che il trattamento TBMT è stato più efficace del trattamento TST per incrementare la funzione, l’attività dell’arto superiore ed il livello di indipendenza nelle ADL. Il miglioramento nel gruppo sperimentale si è mantenuto nel tempo. La destrezza manuale per l’arto superiore compromesso è migliorata in entrambi i gruppi, mentre per l’arto conservato il miglioramento nel gruppo sperimentale è 11 volte superiore rispetto al gruppo di controllo e si mantiene nel tempo.

Conclusione:

La dimensione campionaria della scala FMA-M è di 20 soggetti. Il trattamento TBMT è stato più efficace del trattamento TST per incrementare la funzione, l’attività dell’arto superiore, la destrezza manuale ed il livello di indipendenza nelle ADL.

Bibliografia:

1-Selles et al., 2014 Neurorehabil Neural Repair. Sep;28(7):652-9 2-Nudo et al.,1996 J Neurophysiol. 996 May;75(5):2144-9.1 3-Pollok et al., 2014 The Cochrane Collaboration. Published by JohnWiley & Sons 4- Arya et al., 2015 J of Stroke and Cerebrovasc Diseases, Vol. 24, No.8 : pp 1738-1748

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 95 “BIOFEEDBACK TRAINING CON SENSORI INERZIALI DI MOVI MENTO IN PAZIENTI CON ICTUS SUB-ACUTO: EFFETTI SU BALANCE SKILLS E PARTEC IPAZIONE ALLA TERAPIA”

Lupo A.*[1], Martino Cinnera A.[2], Pucello A.[2], Iosa M.[2], Gimigliano F.[3], Iolascon G.[1], Paolucci S.[2], Morone G.[2] [1]

Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi della Campania “Luigi

Vanvitelli”, Napoli, Italy. ~ Napoli ~ Italy, [2]

IRCCS fondazione Santa Lucia, Roma, Italy. ~ Roma ~ Italy, [3]

Dipartimento

di Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Napoli, Italy.

~ Napoli ~ Italy

Introduzione:

I pazienti affetti da ictus presentano una riduzione dell’equilibrio che limita le attività della vita quotidiana e la partecipazione alla vita sociale. Il training motorio standard per l’equilibrio è efficace per il miglioramento dell’equilibrio stesso e della deambulazione, tuttavia è poco stimolante, senza un biofeedback oggettivo e con una insufficiente integrazione delle componenti sensori-motorie. Il biofeedback, come è noto, potenzia il riapprendimento di una competenza motoria orientando positivamente la neuroplasticità. Inoltre, un training di questo tipo aumenta la partecipazione al trattamento riabilitativo. Di recente, infatti, è stato dimostrato come la partecipazione al trattamento riabilitativo sia un fattore prognostico positivo per l’efficacia riabilitativa, nei pazienti con ictus. Lo scopo dello studio è quello di valutare, in pazienti con esiti di ictus, l’efficacia del sistema con biofeedback e sensori inerziali di movimento sull’equilibrio e sulla partecipazione alla terapia riabilitativa.

Materiali e Metodi:

Lo studio è di tipo randomizzato e controllato con due gruppi: un primo gruppo che ha effettuato un training di 10 sedute 3 volte a settimana per l’equilibrio mediante dispositivo biofeedback con sensori inerziali di movimento, Riablo ™ (RIABLO) ed un secondo gruppo di controllo sottoposto a training convenzionale della stessa intensità e durata per le funzioni di controllo del tronco ed equilibrio (CTRL). Sono stati arruolati 14 pazienti (3F), con età media di 59,07±13.2, compresa tra i 36 e i 78 anni. Tutti i soggetti sono stati valutati a tempo T0 (inizio trattamento), T1 (fine trattamento) e T2 (ad 1 mese dalla fine del trattamento). Le scale valutative riguardavano: equilibrio (Berg Balance Scale - BBS), mobilità (Rivermead mobility index - RMI), disabilità globale (Barthel Index - BI), partecipazione al trattamento riabilitativo (Pittsburgh Rehabilitation Participation Scale - PRPS). Per la valutazione strumentale dell’equilibrio è stata utilizzata la pedana stabilometrica (test di Romberg occhi aperti ed occhi chiusi). Infine, è stata valutata la gravità dell’ictus e i suoi effetti sul paziente (National Institutes of Health Stroke Scale - NIHSS, Canadian Neurological Scale - CNS).

Risultati:

Alla valutazione pre-trattamento i due gruppi non erano significativamente diversi per caratteristiche demografiche, per tempo dall’ictus e per punteggi medi nelle scale e test somministrati (p>0.05). I dati hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo nel

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gruppo trattato (RIABLO) rispetto al gruppo controllo (CTRL) nelle seguenti scale e timing: nella NIHSS [T1, p=0,01; T2, p=0,03], nel BI [T1, p=0,05; T2, p=0,04], nella RMI [T1, p=0,03; T2, p=0,01], nella BBS [T2, p= 0,05]. I test stabilometrici hanno evidenziato una significativa riduzione dell’oscillopsia ad occhi aperti [T1, p=0,006; T2, p=0,004] e ad occhi chiusi [T1, p=0,004; T2, p=0,002]. Il gruppo RIABLO ha inoltre mostrato una maggiore “compliance” al trattamento riabilitativo, registrato mediante PRPS [T1, p=0,0005]. Nessun effetto significativo inter-gruppo è stato evidenziato nella CNS.

Conclusione:

Probabilmente il sistema con biofeedback potenzia i meccanismi di neuroplasticità dell’equilibrio nel post ictus, promuovendo un re-bilanciamento degli stimoli sensoriali ed al contempo facilitando un esercizio intenso di tipo compito-specifico. Lo studio ha, quindi, mostrato come il trattamento riabilitativo effettuato con biofeedback con dispositivo Riablo™, con sensori inerziali di movimento e pedana con barosensori e feedback mediante serious game, sia efficace nel migliorare le competenze motorie dell’equilibrio, promuovendo al contempo una maggiore motivazione e partecipazione all’esercizio terapeutico, come mostrato dai punteggi delle scale cliniche e dei test strumentali.

Bibliografia:

• Leardini A, et al. Validation of the angular measurements of a new inertial-measurement-unit based rehabilitation system: comparison with state-of-the-art gait analysis. J Neuroeng Rehabil. 2014 Sep 11;11:136. • Iosa M, et al. Wearable inertial sensors for human movement analysis. Expert Rev Med Devices. 2016;13:641-59. • Paolucci S.et al. Impact of participation on rehabilitation results: a multivariate study. Eur J Phys Rehabil Med. 2012 Sep;48(3):455-66.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 113 EFFICACIA A LUNGO TERMINE DI ELEVATE DOSI DI INCOBO TULINUMTOXINA PER IL TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ POST-ICTUS

Santamato A.[1], Amoruso L.[1], Intiso D.[2], Baricich A.[3], Picelli A.[4], Smania N.[4], Cinone N.*[1], Letizia S.[1], Santoro L.[1], Armiento R.[1], Fiore P.[5], Ranieri M.[1] [1]

SC Medicina Fisica e Riabilitazione Universitaria ~ Foggia ~ Italy, [2]

Dipartimento di Neuroriabilitazione "Casa Sollievo

della Sofferenza" ~ San Giovanni Rotondo-Foggia ~ Italy, [3]

Ospedale "Maggiore della Carità" ~ Novara ~ Italy, [4]

Neuromotor and Cognitive Rehabilitation Research Center, University of Verona ~ Verona ~ Italy, [5]

Department of

Basic Medical Sciences, Neurosciences and Sense Organs, University of Bari, ~ Bari ~ Italy

Introduzione:

Le attuali line guida suggeriscono un dosaggio massimo di 600 U di tossina botulinica di tipo A (BoNT-A) (OnabotulinumtoxinA o IncobotulinumtoxinA) per ridurre la spasticità post-ictus in modo sicuro, efficace e scevro da complicanze. Un crescente numero di evidenze tuttavia, ha dimostrato un altrettanto profilo di sicurezza e tollerabilità con dosi elevate di BoNT-A (>800U). Obiettivo del seguente studio open-label, prospettico, non randomizzato è stato verificare la sicurezza di dosi più elevate e ripetute di IncobotulinumtoxinA (Xeomin®) in pazienti con spasticità post-ictus degli arti superiori ed inferiori in 24 mesi di trattamento.

Materiali e Metodi:

Venti pazienti afferenti presso il nostro ambulatorio di “Spasticità e disordini del movimento” degli Ospedali Riuniti di Foggia, sono stati reclutati e successivamente sottoposti ad otto cicli infiltrativi con IncobotulinumtoxinA (sino a 840 U). I soggetti sono stati valutati al baseline (t0), trenta giorni dopo il primo ciclo infiltrativo (t1) e dopo trenta giorni dall’ultimo (t2) con le seguenti misure di outcome: scala di Ashworth (AS) e Disability Assessement Scale (DAS).

Risultati:

Tutti i pazienti hanno riportato un miglioramento del quadro clinico in termini sia di riduzione dell’ipertono spastico a carico dei muscoli flessori di gomito, polso, dita, caviglia, che della disabilità residua 30 giorni dopo l’ultimo ciclo infiltrativo rispetto al baseline (p<0.0001). Nessuna differenza è stata riscontrata confrontando i dati riportati a t1 e t2.

Conclusione:

Le evidenze riportate dimostrano un buon profilo di efficacia e sicurezza dimostrata in una popolazione di pazienti affetti da esiti di stroke sottoposti a trattamento ad alte dosi (≥800) di incobotulinumtoxinA per almeno 24 mesi. L’assenza di tossicità sistemica nella popolazione di studio, suggerisce quindi la possibilità di usare dosaggi più elevati, utili soprattutto nelle forme più severe di spasticità. Ulteriori studi sono comunque necessari al fine di monitorare nel tempo la sicurezza e l’assenza di formazione di anticorpi.

Bibliografia:

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Frevert, Xeomin is free from complexing proteins, Toxicon 54 (2009) 697–701, http://dx.doi.org/10.1016/j.toxicon.2009.03.010. J. Frevert, D. Dressler, Complexing proteins in botulinum toxin type A drugs: a help or a hindrance? Biologics 4 (2010) 325–332, http://dx.doi.org/10.2147/BTT.S14902. A. Santamato, F. Panza, M. Ranieri, V. Frisardi, M.F. Micello, S. Filoni, et al., Efficacy and safety of higher doses of botulinum toxin type A NT 201 free from complexing proteins in the upper and lower limb spasticity after stroke, J. Neural Transm. 120 (2013) 469–476, http://dx.doi.org/10.1007/s00702-012-0892-x. D. Intiso, V. Simone, F. Di Rienzo, A. Iarossi, L. Pazienza, A. Santamato, et al., High doses of a new botulinum toxin type A (NT-201) in adult patients with severe spasticity following brain injury and cerebral palsy, NeuroRehabilitation 34 (2014) 515–522, http://dx.doi.org/10.3233/NRE-141052. D. Dressler, F. Adib Saberi, K. Kollewe, C. Schrader, Safety aspects of incobotulinumtoxinA high-dose therapy, J. Neural Transm. 122 (2015) 327–333, http://dx.doi.org/10.1007/s00702-014-1252-9. M. Barnes, A. Schnitzler, L. Medeiros, M. Aguilar, A. Lehnert-Batar, P. Minnasch, Efficacy and safety of NT 201 for upper limb spasticity of various etiologies—a randomized parallel-group study, Acta Neurol. Scand. 122 (2010) 295–302, http:// dx.doi.org/10.1111/j.1600-0404.2010.01354.x. P. Fiore, A. Santamato, M. Ranieri, R.G. Bellomo, R. Saggini, F. Panza, et al., Treatment of upper limb spasticity after stroke: one-year safety and ef cacy of botulinum toxin type A NT201, Int. J. Immunopathol. Pharmacol. 25 (1 suppl) (2012) 57S–62S. A. Baricich, A. Picelli, F. Molteni, F. Guanziroli, A. Santamato, Post-stroke spasticity as a condition: a new perspective on patient evaluation, Funct. Neurol. 31 (2016) 179–180, http://dx.doi.org/10.2340/16501977-2231.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 114 LINGUISTICS DEFICITS REHABILITATION ON POST-STROKE APHASIA: A NEW APPROACH.

Garzon M.[1], Frugarello P.*[2], Berta G.[1], Agostini M.[2] [1]

Fondazione Ospedale San Camillo ~ Venezia ~ Italy, [2]

Laboratorio Robotica e Cinematica, Fondazione Ospedale San

Camillo ~ Venezia ~ Italy

Introduzione:

With the progressively ageing population, stroke has become one of the third most common cause of death and major cause of disability worldwide. Most of stroke survivors commonly suffer from Aphasia, an acquired communicative disorders involving a disturbance or reduction in comprehension/production of oral/written language. Regarding to deficits of expression Anomia is the most pervasive one, in which almost all patients suffer from word-finding and word-retrieving breakdown, with little performances in recalling words. Moreover anomic treatment can finally last for a long time, making patients subject to several obstacles and difficulties in reaching a treatment center. Telerehabilitation represents the opportunity to remove these barriers, but a little number of studies did demonstrate its feasibility in speech-therapy. The lack of confirmation requires a further investigation in order to achieve more awareness about the reliability of a remote treatment in respect to a face-to-face one. In this regard, word retrieval deficits represent an opportunity to compare the same treatment in different modalities, both for the availability of a rigorous and controlled methodology and standardized outcome measures. The aim of the present study was therefore to determine whether and to what extent a weekly delivered therapy via tablet impacts on treatment, in relation to conventional face-to face speech therapy, by using a software based on phonological and orthographic cues on word retrieval.

Materiali e Metodi:

We consecutively selected 12 poststroke chronic patients at IRCCS San Camillo Hospital in Venice. Entry criteria required: (i) A single left ischemic or hemorrhagic stroke with onset 2 to 48 months prior; (ii) Anomic deficits on oral and/or written modality, as evidenced by the Aachen Aphasia Test (AAT); (iii) Mild-to-moderate deficit in comprehension (AAT score >42); (iv) Absence of additional neuropsychological deficits; (v) Absence of previous psychiatric illness and/or neurodegenerative disorders; Participants underwent a neuropsychological and linguistic baseline evaluation before undertaking treatment. In addition to the usual hour of speech therapy, all participants further performed another one, which consisted in an anomia specific face-to-face or tablet-treatment. The distribution of the additional treatments for anomia among participants was counterbalanced and consecutive, in order that participants were divided into two groups depending on the treatment type.

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Daily speech-language therapy was provided over four weeks; it lasted for sixty minutes, in twenty consecutive sessions. In the treatment delivered with a smart tablet, participants performed a written-naming task in which they had to name pictures of animals, vegetables and objects presented. In the face-to-face treatment, participants sat in the room with a speech-language pathologist whereas undergoing a naming task on paper mode.

Risultati:

The results show no statistical difference between the two groups indicating that face-to-face and tablet-treatment yielded comparable results. Moreover, these results reveal that the treatment delivered with a smart tablet is feasible in chronic stroke patients, extending its use on telerehabilitation and opening new vistas for future studies on teletreatment of language functions rehabilitation.

Conclusione:

All patients successfully completed the treatment with the tablet and none experienced major problems in handling the system and the procedure. Our findings are consistent with the conclusions of various previous studies on digital and teletreatment of motor, cognitive deficits after stroke and in cerebral degenerative diseases, which suggested the clinical equivalence of a remote and a face-to-face rehabilitative treatment. We wish for both a more extensive use of telerehabilitation and the developement of more complex applications for poststroke patients, early discharged at home, in order to have the possibility to continue a rehabilitation program, similar to that received during the hospitalization.

Bibliografia:

Greenwood, Alison , Grassly, Jennie , Hickin, Julie and Best, Wendy(2010) 'Phonological and orthographic cueing therapy: A case of generalised improvement', Aphasiology, 24: 9, 991-1016; Lorenz, A & Nickels, L (2007). Orthographic Cueing in Anomic Aphasia: How does it work? Aphasiology. 21 (6/7/8) 670-686; Best W, Herbert R, Hickin J, Osborne F, Howard D. Phonological and orthographic facilitation of word-retrieval in aphasia: immediate and delayed effects. Aphasiology. 2002;16(1-2):151–168; Theodoros D, Hill A, Russell T, Ward E, Wootton R. Assessing acquired language disorders in adults via the Internet. Telemedicine and e-Health. 2008;14(6):552–559; Freidl W. The impact of anomia as a factor in a demand resource model of health. Social Science and Medicine. 1997;44(9):1357–1365; Agostini M, Garzon M, et al., Telerehabilitation in poststroke anomia, BioMed Research International, Volume 2014, Article ID 706909, 6 pages

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 116 MODIFICHE DEL COEFFICIENTE DI FATICABILITÀ INDOTTE DA UN TRAINING DI MOVIMENTO RAPIDO E RIPETITIVO IN SOGGETTI CON EMIPARESI SPASTICA POST-ICTUS: RISULTATI DI UNO STUDIO OPEN LABEL, PROSPETT ICO-OSSERVAZIONALE

Vecchio M.[1], Gracies J.[2], Vitaliti G.[3], Malaguarnera G.[4], Cinone N.*[5], Avvantaggiato C.[5], Facciorusso S.[5], Iadarola M.[5], Ranieri M.[5], Santamato A.[5] [1]

U.O. of Physical Medicine and Rehabilitation, Policlinico Vittorio Emanuele University Hospital, University of Catania

~ Catania ~ Italy, [2]

EA Service de Rééducation Neurolocomotrice, Université Paris-Est, Albert Chenevier-Henri Mondor

Hospital ~ Parigi ~ Italy, [3]

Institute of Pediatrics, Policlinico Vittorio Emanuele University Hospital, University of Catania

~ Catania ~ Italy, [4]

4 Research Center "The Great Senescence," University of Catania ~ Catania ~ Italy, [5]

SC Medicina

Fisica e Riabilitazione Universitaria ~ Foggia ~ Italy

Introduzione:

Il coefficiente di fatigabilità (Cof) per il movimento di dorsiflessione dell’articolazione tibio-tarsica nei soggetti affetti da esiti di ictus, rappresenta un parametro di motricità attiva che è possibile monitorare in ambito riabilitativo. Esso rappresenta la differenza di escursione angolare esistente dopo un singolo movimento di dorsiflessione attiva (Xa) e dopo una serie continua di movimenti dorsiflessione (almeno 15 secondi: Xa15). Nei soggetti affetti da emiparesi con buona motricità dell’arto inferiore, di solito la dorsiflessione attiva protratta progressivamente si riduce e con essa il ROM articolare, con incremento del coefficiente di fatigabilità: (Xa-Xa15)/Xa. Pertanto è noto che l’incremento del Cof si associa ad un aumento della fatica durante il cammino ed ad una riduzione della velocità. Obiettivo del seguente studio prospettico, osservazionale, open label, è stato valutare la variazione del coefficiente di faticabilità in una popolazione di soggetti post-ictus sottoposti ad un protocollo di tipo home-based-rehabilitation.

Materiali e Metodi:

Lo studio è stato condotto su una popolazione di soggetti con emiparesi spastica post-ictus in grado di avere un movimento attivo di dorsiflessione dell’articolazione tibio-tarsica dell’emisoma affetto. Dieci pazienti sono stati considerati idonei per l’arruolamento: i soggetti sono stati sottoposti ad un programma di riabilitazione funzionale domiciliare della durata di tre mesi (3 volte a settimana, due sedute giornaliere da 12 minuti). Ciascuna seduta prevedeva tre serie della durata di 1 minuto di dorsiflessione attiva eseguita alla massima velocità, successivamente seguita da 3 minuti di stretching del tricipite surale. Il calcolo dei coefficienti di faticabilità e la velocità al test del cammino sui 10 m, sono stati misurati al baseline ed al termine del programma terapeutico.

Risultati:

Dopo tre mesi, è stata riscontrata una riduzione dei coefficienti di faticabilità per la dorsiflessione di caviglia, sia a ginocchio flesso che esteso (rispettivamente da 8% a 2% e da 6% a 2%; P < .01) e un consensuale aumento della velocità del cammino (da .24 a .26 m/s; P < .05).

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Conclusione:

La riduzione dei parametri di faticabilità muscolare, nota come coefficiente di faticabilità, unitamente all’incremento della velocità del cammino del soggetto, può essere considerato un parametro utile in ambito riabilitativo modificabile anche con esercizi in ambito domiciliare ed eseguibili dal paziente stesso.

Bibliografia:

Gracies JM. Pathophysiology of spastic paresis. II: emergence of muscle overactivity. Muscle Nerve 2005;31:552-571 Gracies JM. Pathophysiology of spastic paresis. I: paresis and soft tissue changes. Muscle Nerve 2005;31:535-551 Ghedira M, Gracies JM, Mardale V, et al. Spastic cocontraction of plantar flexors during swing phase of gait in chronic hemiparesis. Ann Phys Rehabil Med 2016;59S:e72-e73. Dawes H, Enzinger C, Johansen-Berg H, et al. Walking performance and its recovery in chronic stroke in relation to extent of lesion overlap with the descending motor tract. Exp Brain Res 2008;186:325-333. Gracies JM, Bayle N, Vinti M, et al. Five-step clinical assessment in spastic paresis. Eur J Phys Rehabil Med 2010;46:411-421. Gracies JM. Coefficients of impairment in deforming spastic paresis. Ann Phys Rehabil Med 2015;58:173-178. Gracies JM. Guided self-rehabilitation contract in spastic paresis. Switzerland: Springer International Publishing, 2016:118 doi:10.1007/978-3-319-29108-6. Jorgensen HS, Nakayama H, Raaschou HO, et al. Recovery of walking function of stroke patients: the Copenhagen Stroke Study. Arch Phys Med Rehabil 1995;76:27-32. An CM, Won JI. Effects of ankle joint mobilization with movement and weight-bearing exercise on knee strength, ankle range of motion, and gait velocity in patients with stroke: a pilot study. J Phys Ther Sci 2016;28:689-694.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 117 LA RIABILITAZIONE PRECOCE DELLA PERSONA CON ICTUS C EREBRALE: COME SI MODIFICANO I PARAMETRI VITALI

Levec C.*[1], Levec T.[1], Barnaba M.[1], Planiscig S.[1], Sartori A.[2], Manganotti P.[2], Pesavento V.[1] [1]

ASUITS SC Medicina Riabilitativa ~ Trieste ~ Italy, [2]

ASUITS SC Clinica Neurologica ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

La riabilitazione precoce post ictus cerebrale rappresenta una raccomandazione largamente condivisa, tuttavia non sono ancora chiari gli effetti prodotti sui parametri vitali dei pazienti in base a precocità, frequenza ed intensità. Una review Cochrane segnala che lo stesso termine “precoce” assume caratteristiche diverse a seconda degli studi analizzati. In particolare, mentre nella riabilitazione dopo infarto del miocardio risultano ben noti i cambiamenti che la riabilitazione precoce induce sui parametri vitali e, quindi, sono ben definiti i limiti entro cui il fisioterapista debba intervenire, ciò non accade in ambito neurologico (1,2,3).La Struttura Complessa di Medicina riabilitativa prende in carico annualmente 180 ricoverati presso la Stroke Unit (SU) della nostra Azienda. Lo studio si prefigge di verificare la presenza di eventuali variazioni dei parametri vitali nelle persone con ictus cerebrale ricoverate presso la SU della nostra Azienda, inserite in un programma di riabilitazione precoce definita come intervento entro 4 giornate dall’evento acuto.

Materiali e Metodi:

Tra maggio e dicembre 2016 sono stati reclutati i pazienti ricoverati presso la SU con diagnosi di ictus cerebrale ischemico o emorragico. Ulteriori criteri di inclusione sono stati quelli previsti dalla Conferenza di Consenso di Modena 2000 (4, 5) ed età ≥ 18 anni . Protocollo utilizzato: rilevazione dei parametri vitali (pressione arteriosa sistolica e diastolica, frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno) in 3 timepoint: pre e post esercizio fisico (5 flesso - estensioni del cingolo scapolo omerale in 5” sul lato sano, 5 flesso - estensioni del cingolo scapolo omerale in 5” sul lato paretico, 5 triplici flessioni dell’arto inferiore in 5” sul lato sano, 5 triplici flessioni dell’arto inferiore in 5” sul lato paretico); pre e post mantenimento per 3 minuti della posizione seduta con sostegno posteriore del tronco; pre e post mantenimento della stazione eretta e mantenimento per 3 minuti. I dati sono stati analizzati applicando i T test di Student per campioni appaiati o il test di Wilcoxon per dati appaiati, come appropriato, per confrontare i dati prima e dopo trattamento nei 3 timepoint considerati. Elaborazione statistica effettuata con SPSS 22.0 per Windows.

Risultati:

Sono stati screenati 95 pazienti, successivamente 27 pazienti sono stati esclusi per trasferimento. 68 pazienti (35 M, 33 F) sono stati arruolati e hanno completato le rilevazioni previste dal primo timepoint. L’età media dei pazienti era 73,5 anni (DS 12,2); l’83% dei pazienti aveva uno stroke ischemico e l’NHISS mediano era 8 (range 0-24). 58 pazienti (75%) sono valutati anche nel secondo timepoint (25% escluso per impossibilità a mantenere la stazione eretta); solo 23 pazienti (33,8%) hanno completato lo studio effettuando la valutazione in tutti e 3 i timepoint. L’intervallo di tempo tra primo e secondo timepoint era in mediana di 0 giorni (range 0-7 giorni) così come tra secondo e terzo timepoint (mediana 0 giorni, range 0-1 giorni). Nel primo timepoint si osservano

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incrementi statisticamente significativi di pressione arteriosa sistolica (mediana, range: 142,5; 106-200 vs 144; 114-199; p=0,027), frequenza cardiaca (mediana, range 70; 41-112 vs 72,5; 49-114 ; p=<0,001) e saturazione (mediana, range 96; 90-100 vs 97; 90-100; p=0,010) dopo esercizio. Nel secondo timepoint si osserva incremento di pressione arteriosa diastolica (mediana, range 7; 49-108 vs 80; 55-117; p=0,040), frequenza cardiaca (mediana, range 70; 42-100 vs 75,5; 47-110; p=0,001) e saturazione (mediana, range 96; 90-100 vs 97; 83-100; p=0,005) dopo mantenimento della posizione seduta. Nel terzo timepoint si osserva una riduzione di saturazione (mediana, range: 98, 92-100 vs 98, 82-100; p=<0,001) dopo mantenimento della stazione eretta.

Conclusione:

Il presente studio dimostra una modificazione statisticamente significativa dei parametri vitali dopo esercizio fisico, posizione seduta e stazione eretta nei pazienti affetti da stroke. Tali modificazioni tuttavia sono di entità lieve e non hanno determinato alcuna ricaduta clinica sui pazienti trattati, nonostante il complesso quadro neurologico complessivo, confermando la sicurezza dei trattamenti riabilitativi precoci attuati in SU.

Bibliografia:

1. Linee guida SPREAD – 2016 – 8° edizione 2.Efficacy and safety of very early mobilisation within 24 h of stroke onset (AVERT): a randomised controlled trial - Lancet 2015; 386: 46–55 2. Very early versus delayed mobilisation after stroke (Review) Bernhardt J, Thuy MNT, Collier JM, Legg LA – Cochrane 2009 3. Conferenza di Consenso di Modena 2000. Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa 2001; 15(1):73-77 4. Regione Friuli Venezia Giulia – Decreto N°611/SPS del 10/08/2015 – Percorso assistenziale per la presa in carico del paziente con Ictus cerebrale

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 119 ROBOT-ASSISTED UPPER-EXTREMITY REHABILITATION AFTER STROKE: A LESION MAPPING STUDY

Pignolo L.*[1], Cerasa A.[2], Gramigna V.[2], Serra S.[1], Olivadese G.[2], Rocca F.[2], Perrotta P.[2], Tonin P.[1], Basta G.[1], Dolce G.[1] [1]

Istituto S. Anna ~ Crotone ~ Italy, [2]

IBFM-CNR ~ Catanzaro ~ Italy

Introduzione:

La riabilitazione supportata dalla tecnologia è una proposta emergente per supportare i terapisti grazie alla possibilità di erogare trattamenti ad alta intensità, ripetitivi e specifici per attività, al fine di migliorare il processo di recupero. Vi è ora una pletora di studi che dimostrano che i dispositivi robotici possono influenzare positivamente il recupero delle funzioni dell’arto superiore nei pazienti post- ictus. Nonostante questa grande quantità di studi che valutano l'efficacia e la robustezza della riabilitazione assistita da robot nel promuovere il recupero motorio, la fisiopatologia di base non è ancora chiara. Scarsa attenzione è stata posta sui correlati neurali dei dispositivi di esoscheletri riabilitazione assistita da robot. Lo scopo di questo lavoro è valutare l'efficacia, attraverso uno studio FMRI, di un nuovo dispositivo robotico (ARAMIS) che valuta come l'impatto del carico di lesioni cerebrali possa predire la risposta al training riabilitativo

Materiali e Metodi:

Studio clinico osservazionale longitudinale retrospettivo. Quattordici pazienti con lesione cerebrale destra al primo evento acuto di ictus ischemico emisferico sub-corticale sono stati reclutati tra 150 emiplegici subacuti presso il Centro di riabilitazione che ha condotto lo studio. E' stata effettuata un'analisi post-hoc dei 14 pazienti emiparetici (età: 66,9 ± 11,3 anni, 10 uomini e 4 donne) (in fase post-acuta) sottoposti a 6 settimane di training bilaterale assistito da robot. Il dispositivo robotico utilizzato, denominato ARAMIS, è un sistema attuato, servoassistito, con doppio esoscheletro, con 5 gradi di libertà che consente di svolgere tutti i movimenti del braccio umano nello spazio. Le valutazioni cliniche e di neuroimaging sono state eseguite prima e dopo i trattamenti di riabilitazione. Le scale Fugl-Meyer e Motricity Index sono state selezionate per misurare gli esiti primari, cioè la funzione motoria e la forza. La FIM e il Barthel Index sono stati selezionati per misurare gli esiti secondari, cioè le attività della vita quotidiana. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti allo stesso protocollo di scansione MRI. I pazienti sono stati esaminati utilizzando uno scanner 3-Tesla GE MR750. La mappatura dei sintomi delle lesioni basate su Voxel (VLSM) è stata utilizzata per determinare il grado di lesioni cerebrali associate al recupero motorio. Sia l'analisi statistica di Liebermeister che il test di Brunner-Munzel sono stati condotti ipotizzando una soglia minima di densità della lesione a priori. Infatti, solo i voxel che sono stati lesionati in almeno il 20% di tutti i pazienti sono stati inclusi nell'analisi. La mappa codificata a colori derivata dal test non parametrico Brunner-Munzel con correzioni FDR (false-discovery rate) a P≤.05 è stata quindi sovrapposta a un modello standard del cervello e utilizzato per determinare le differenze significative tra l'area lesionale e i punteggi comportamentali motori.

Risultati:

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Abbiamo reclutato 14 pazienti con un volume medio della lesione di 44.6 [range: 7-146] cm3. Il periodo di tempo medio tra la valutazione di riferimento e il test successivo era di 44,1 ± 13,9 giorni. I pazienti sottoposti a riabilitazione con il dispositivo ARAMIS hanno mostrato: A) miglioramento del 68,7% nella scala FM (punteggio globale: da 63 ± 21 al basale a 92 ± 27 dopo il trattamento; valore-t = 6,1; p <0,0001); B) 94,7% nella scala dell'indice di Motricity (valore t = 6,6; p <0,0001); C) 65,6% nella FIM (valore t = 6,5; p <0,0001); D) 174% nell'indice di Barthel (valore t = 7,6; p <0,0001) ed E) 150% di miglioramento nella scala TCT (valore t = 4,4; p <0,009). L'analisi della mappatura della lesione è stata eseguita per la prima volta per valutare la presenza di alterazioni della lesione tra i due intervalli di tempo, senza rivelare cambiamenti significativi. Le lesioni sovrapposte del cervello includevano principalmente putamen, capsula interna, regioni superiore / posteriore della corona radiata come le regioni principali significativamente associate con il miglior recupero dell’arto superiore definito dalla scala F-M (livello-p <0,01)

Conclusione:

Lesioni più piccole nella capsula interna, corona radiante e putamen sono associate a un maggiore recupero motorio nei pazienti con ictus. Questo studio fornisce un marker neuroanatomico affidabile per valutare l'efficacia dei programmi di riabilitazione assistita da robot. Questi risultati possono essere utili per il monitoraggio e la pianificazione di strategie di riabilitazione per il recupero motorio in pazienti con ictus.

Bibliografia:

Pignolo L, Lucca LF, Basta G, Serra S, Pugliese ME, Sannita WG, Dolce G. A new treatment in the rehabilitation of the paretic upper limb after stroke: the ARAMIS prototype and treatment protocol. Ann Ist Super Sanita. 2016 Apr-Jun;52(2):301-8. doi: 10.4415/ANN_16_02_25 Dolce G, Lucca LF, Pignolo L. Robot-assisted rehabilitation of the paretic upper limb: rationale of the ARAMIS project. J Rehabil Med. 2009 Nov;41(12):1007-101. doi: 10.2340/16501977-0406

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 125 L'INFLUENZA DEI FARMACI GABAERGICI SUL RECUPERO MOT ORIO NEI PAZIENTI CON ICTUS

Lamola G.*, Fanciullacci C., Chisari C.

U.O. Neuroriabilitazione, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

Attualmente vi è un crescente interesse verso le strategie terapeutiche volte a migliorare l’outcome funzionale nei soggetti con esiti di ictus. Alcune evidenze suggeriscono che la somministrazione di alcune tipologie di farmaci in fase subacuta post-ictus può influire negativamente sul recupero motorio e peggiorare la prognosi funzionale (Cramer et al., 2015). Lo scopo del nostro studio è dunque comprendere a fondo i meccanismi di plasticità cerebrale nel recupero motorio di pazienti con ictus ischemico basandosi sull'assunzione di farmaci, in particolare GABAergici.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 30 soggetti con ictus ischemico in fase subacuta (M/F: 19/11; età media ± DS: 69,51 ± 13,59 anni). 6 pazienti non hanno completato le valutazioni e i restanti sono stati suddivisi in due gruppi sulla base dell’assunzione (Gruppo F, 10 pazienti) o meno (Gruppo NF, 14 pazienti) di terapia farmacologica ad azione sul SNC durante il trattamento riabilitativo (in particolare benzodiazepine, assunte singolarmente o in abbinamento con inibitori selettivi del reuptake della serotonina). Tutti i soggetti sono stati sottoposti alle seguenti valutazioni: potenziali evocati motori (PEM), Periodo Silente (PS) e scale cliniche (Barthel Index, Fugl-Meyer Assessment e Wolf Motor Function Test). Le valutazioni sono state effettuate a in un periodo compreso tra 10 e 45 giorni dopo l'evento acuto (T0) e a 3 mesi dall’evento (T1).

Risultati:

Nessuna differenza statisticamente significativa è stata evidenziata tra i due gruppi nel Barthel Index sia a T0 che a T1. Si è osservata invece una differenza significativa tra il sottogruppo F e NF negli items della funzione motoria della Fugl-Meyer Assessment (P = 0.049): il miglioramento funzionale era più alto nel gruppo NF a T1. Per quanto riguarda la motilità fine degli arti superiori, solo il gruppo NF ha mostrato miglioramenti a T1 nel punteggio al WMFT (Z = -2.937; P = 0.003) e nel tempo di esecuzione al WMFT (Z = -2.934; P = 0.003). Nessuna differenza significativa è stata osservata nei valori della soglia motoria a riposo e nella durata del PS nei due gruppi sia a T0 che a T1. La durata del PS registrato dall’arto sano si è ridotta tra T0 e T1 solo nei pazienti NF, mentre nei soggetti F si è osservato un trend di aumento, sebbene in entrambi i casi in modo non statisticamente significativo. L’analisi della percentuale di incremento di tali valori ha dimostrato tuttavia una differenza stasticamente significativa tra i due gruppi.

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Dall’analisi delle correlazioni tra parametri clinici e neurofisiologici è emerso infine che solo nei pazienti NF la riduzione del PS dell’emisfero sano è strettamente correlata al miglioramento clinico osservato a T1 (in particolare con i risultati al WMFT).

Conclusione:

Dal nostro studio emerge che l'assunzione di farmaci GABAergici può avere un effetto negativo sul recupero motorio nella fase subacuta dell'ictus. Infatti, i pazienti che non hanno assunto farmaci GABAergici hanno mostrato una miglior prestazione clinica, correlata a una riduzione dell'inibizione intracorticale nell'emisfero non affetto, studiata mediante il Periodo Silente, un parametro che si è dimostrato valido nel caratterizzare i pattern di riorgazzione corticale (Lamola et al., 2016). Tali risultati possono fornire dunque informazioni utili sui meccanismi del recupero post-ictus e contribuire alla pianificazione strategica di approcci terapeutici volti a migliorare l’outcome motorio mediante un approccio top-down.

Bibliografia:

- Cramer, S. C. Drugs to enhance motor recovery after stroke. Stroke, (2015), 46(10), 2998-3005. - Lamola, G., Fanciullacci, C., Sgherri, G., Bertolucci, F., Panarese, A., Micera, S., Rossi, B. & Chisari, C. Neurophysiological Characterization of Subacute Stroke Patients: A Longitudinal Study. Frontiers in Human Neuroscience, (2016). 10.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 134 EFFICACIA DEL RECUPERO DELL’ANDATURA NEI PAZIENTI C ON ICTUS POST ACUTO TRAMITE ROBOT G-EO SYSTEM E TRATTAMENTO FISIOTERAP ICO

Hamedani M.*[1], Calamari M.L.[2], Flora G.A.[2], Prada V.[3], Schenone A.[3], Leoni V.[3] [1]

Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili (DINOGMI) / ASL 4

S.C. Medicina Fisica e Riabilitazione di Sestri levante. ~ Genova ~ Italy, [2]

ASL 4 S.C. Medicina Fisica e Riabilitazione di

Sestri levante ~ Sestri Levante ~ Italy, [3]

Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze

Materno-Infantili (DINOGMI) ~ Genova ~ Italy

Introduzione:

L'ictus, sia emorragico che ischemico, è una delle principali cause di disabilità associata ad una perdita di capacità funzionale e crea un impatto negativo sull’autonomia del paziente. A seguito di un ictus, alterazioni del controllo motorio, spasticità, affaticamento e incoordinazione portano il paziente a anomalie dell'andatura. G-eo è un Robot “end-effector” per la riabilitazione al cammino. Lavora sulla capacità residua del paziente, tramite un cammino passivo o attivo assistito a seconda delle condizioni cliniche del paziente. L’ipotesi è che il trattamento robotico associato alla fisioterapia nella fase post acuta sia in grado di fornire un'alternativa efficacia per la riabilitazione post-ictus. Non sono ancora del tutto noti i risultati di un trattamento robotico durante il periodo di ricovero in riabilitazione intensiva.

Materiali e Metodi:

In questo studio sono stati valutati due diversi regimi di trattamento di fisioterapia nei pazienti post-ictus ricoverati in riabilitazione intensiva. Uno studio, osservazionale, randomizzato, sulla capacita motoria dell’arto inferiore (AI) e deambulazione, in cui sono stati reclutati 40 soggetti con esiti di stroke (ischemico o emorragico), ricoverati presso ASL 4 S.C. Medicina Fisica e Riabilitazione di Sestri levante. Criteri di inclusione: nessun disturbo significativo da un ictus precedente, esordio entro primi 3 mesi, nessuna malattia cardio vascolare instabile, pazienti di età superiore ai 40 anni, stato cognitivo non gravemente compromesso. Tutti i pazienti non avevano la capacità di deambulare nella valutazione iniziale. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi: uno di controllo, sottoposto a trattamento riabilitativo tradizionale nel periodo di ricovero e un gruppo sperimentale sottoposto a trattamento tradizionale associato a un trattamento robotico G-eo system basato sul principio di “end-effector”. Il gruppo sperimentale, una volta stabilizzato il quadro clinico, ha iniziato il trattamento robotico a seconda dei criteri di inclusione. I dati dimostrano che il tempo per stabilizzare il quadro clinico dei pazienti prima di poter iniziare il trattamento robotico varia da un minimo 3 gg a un massimo 43 gg a seconda della gravità della lesione. La durata del trattamento stesso in regime di ricovero varia da un minimo 14 gg a un massimo 99 gg. Quindi i pazienti hanno potuto eseguire tra le 9 e le 20 sedute (sulla base del periodo di ricovero) fino alla dimissione. Ogni seduta è durata un massimo di 30 minuti a seconda della tolleranza del paziente. Per valutare la funzione motoria pre e post intervento, sono stati utilizzati test di valutazione clinica: Trunk Control Test (TCT), Bartel index (BI), Motriciti Index (MI), Timed Up and Go (TUG), walking test 6 minuti (6MWT), VAS.

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Risultati:

Nei test iniziali (T1=al momento di ricovero), il TCT non ha dimostrato una differenza significativa tra gruppo sperimentale e gruppo controllo. TUG1 = 0, 6 MWT1 = 0 e tempo di ricovero simili, con una media 60 gg per i due gruppi, mostrano che entrambi gruppi erano funzionalmente omogenei. Nei test finali (T2 = al momento di dimissione), i test TUG, 6 MWT, BI, MI, VAS, hanno mostrato un miglioramento significativo sui entrambi gruppi (P< 0.05). Nel T2, anche se i dati hanno dimostrato una media leggermente maggiore nei TUG2 e MWT2 nei soggetti in studio, rispetto a trattamento tradizionale, la statistica non ha dimostrato un miglioramento significativo di un gruppo rispetto all’altro ( TCT2 P= 0.414, TUG2 P= 0.862, 6 MWT2 P= 0.678, BI2 : P= 0.142, MI2 : AI destra P= 0.478 / AI sinistra P= 0.461 ,VAS P= 0.989).

Conclusione:

I pazienti che hanno ricevuto il trattamento robotico G-EO System hanno un miglioramento significativo della funzionalità in tutti i test rispetto alla baseline, ma non ci sono differenze con i pazienti nel gruppo di controllo. Questi risultati suggeriscono che il trattamento robotico accanto a trattamento tradizionale possa essere più efficace per i pazienti colpiti da ictus nella fase post acuta cosi come riferito dalla bibliografia; ma nei primi tempi di ricovero in riabilitazione intensiva, ci sono tanti altri fattori che influiscono della possibilità di usare e programmare il numero delle sedute del Geo nel piano di trattamento, come: la stabilizzazione dal punto di vista internistico e neurologico (cerebrovascolare), controllo del tronco ed altri fattori. Ciò comporta che il numero delle sedute robotiche sia limitato dal fatto che devono essere iniziate in tempi successivi durante il ricovero.

Bibliografia:

1- La riabilitazione neuromotoria assistita da robot: revisione sistematica della letteratura, MR Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa 2011 February;25(1):34-44 2- Technology-assisted stroke rehabilitation in Mexico, J Neuroeng.2016 sep15 3- Electromechanical-assisted training for walking after stroke. Cochrane Database of Systematic Reviews 2013, Issue 7.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 139 EFFICACY OF ROBOTIC-ASSISTED GAIT TRAINING IN SUB-A CUTE STROKE PATIENTS: AN ITALIAN BI-CENTRE STUDY

Iacovelli C.*[1], Franceschini M.[2], Cruciani A.[1], Simbolotti C.[1], Pecchioli C.[1], Padua L.[3], Goffredo M.[2], Galafate D.[2], Pournajaf S.[2], Aprile I.[1] [1]

Don Carlo Gnocchi Onlus Foundation ~ Milan ~ Italy, [2]

Department of Neurorehabilitation, IRCCS San Raffaele Pisana

~ Rome ~ Italy, [3]

Department of Geriatrics, Neurosciences and Orthopedics, Catholic University of the Sacred Heart ~

Rome ~ Italy

Introduzione:

Stroke, which is the leading cause of disability in the world, has a significant impact on individuals, their families and finances. Post-stroke disability may involve mobility and stability of joints, muscle endurance, control of movement, and gait pattern functions. Although the majority of stroke patients learn to walk independently by 6 months after stroke, gait and balance problems persist through the chronic stage of the condition and have a significant impact on patients’ quality life [1]. Accordingly, the restoration and improvement of walking functions are a primary concern to obtain independence in daily life and the gait recovery is a realist goal in the rehabilitation of almost Stroke patients [2]. Over the last years, the introduction of robotic technologies in gait rehabilitation of stroke patients has had a greatest interest. Some studies have been conducted to assess the effects of robot-assisted training compared to gait conventional rehabilitation in sub-acute stroke patients and the main results were mainly obtained in studies that used robotic exoskeletons [3]. Other studies used treadmill training with partial body weight support [4] and also few works used end-effector device [5]. To date, there are very few studies that have used gait analysis to show how the improvements in gait parameters come about after gait rehabilitation (both robotic and conventional treatment) in sub-acute stroke patients [6]. The aim of this study was to evaluate the effects of Robotic Gait Training (RGT) in Sub-Acute Stroke Patients using clinical scales and gait analysis.

Materiali e Metodi:

We enrolled 27 sub-acute stroke patients (within six months from stroke onset). They were divided into 2 groups: robotic group (RG) and conventional group (CG). Fifteen patients received RGT using an end-effector system machines (G-EO system device), 3 times a week, for 20 sessions combined with conventional physiotherapy for 6,5 weeks. Twelve patients received a program of traditional gait rehabilitation 3 times a week, for 20 sessions combined with conventional physiotherapy for 6,5 weeks. Inclusion criteria were first stroke, independent ambulation before the stroke, and ability to walk also with device after stroke. The clinical evaluation included: Motricity Index, Ashworth Scale, MRC Scale, Timed Up and Go Test (TUG), 6 Minute Walking Test (6MWT), Ten Meter Walking Test (10MWT), Functional Ambulation Categories (FAC), Work Harassment Scale (W.H.S), Tinetti Scale, Fugl-Meyer Assessment (FMA) for lower limb and Trunk Control Test. Gait analysis was performed by the SMART-D500 stereophotogrammetric system (BTS, Milan, Italy) using Davis protocol. All spatio-temporal parameters were calculated. The assessments were performed at the beginning (T0) and at the end of the treatment (T1).

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Statistical analysis: Wilcoxon Signed Rank test was used to evaluate the effects of the two treatments separately for each outcome measure (T0 vs. T1). Mann Whitney U test was used to compare the effects of traditional treatment with those of robotic treatment (RG vs. CG).

Risultati:

The within-group analysis revealed a statistically improvement in most of the clinical scales in both groups. Regarding to the gait analysis only RG showed statistically differences in the following spatio-temporal parameters: Stance time [%stride] unaffected side (p=0.047), Stride time affected side (p=0.01), Cadence (p=0.018), Step Length affected side (p=0.011), Velocity affected and unaffected side (p=0.017 and p=0.04, respectively), Swing Velocity affected side (p=0.041), Stride Length affected and unaffected side (p=0.008 and p=0.011, respectively) and Mean Velocity (p=0.028). With regard to the between-group analysis, the change from baseline were higher (i.e. a greater improvement) in the RG than in the CG in: Hip and Knee Ashworth Scale (p=0.001 and p=0.016, respectively), Total Ashworth Scale (p<0.000), BMRC Hip extension and MRC Ankle flexion (p=0.035 and p=0.045, respectively), 10MWT (p=0.032), TUG (p=0.002) and 6MWT (p<0.000).

Conclusione:

Both rehabilitation treatments produced promising effects on functional and motor outcomes in sub-acute stroke patients but in only RG there was a significant improvement in the walking strategies. Comparing the two groups a greater clinical improvement was observed in RG than CG after therapy and these results are obtained probably because the end-effector device offers a more intensive and controlled gait training in order to obtain a more physiological gait.

Bibliografia:

[1] Eng JJ and Tang PF. Expert Rev Neurother 2007; 7, 1417-36. [2] Langhorne P, et al. Lancet Neurol 2009; 8, 741-54. [3] Swinnen E, et al. Topics in Stroke Rehabilitation 2014; 21, 87-100. [4] Taveggia G, et al. International Journal of Rehabilitation Research 2016; 39, 29-35. [5] Mehrholz J et al. Cochrane Database of Systematic Reviews 2014; CD002840. [6] Mao YR et al. Biomed Res Int 2015; 2015:175719.

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Riabilitazione dello stroke

Abstract 145 FUNCTIONAL NEUROLOGICAL DISORDERS IN A STROKE UNIT: MANAGEMENT IN THE ACUTE PHASE

Caruso P.*, Furlanis G., Ridolfi M., Polverino P., Manganotti P.

ASUITS ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

The prompt recognition of stroke symptoms is mandatory in the emergency department (ED) in line to assure the right therapy and clinical monitoring of patients with an acute neurological deficit. Intravenous thrombolysis is the first line therapy suggested in all the on course stroke guidelines, it may consent vessel recanalization and neurological deficit regression. In ED, unfortunately, many conditions can mimic a focal neurological deficit in the acute stage. Stroke mimics can account for up to 25% of all acute stroke presentations. Mimics are more frequent in younger patients (often under 50 years of age), usually healthy (no particular medical history). The rate of false-positive diagnoses of ischemic stroke, “stroke mimic”, ranges from 1.3% to 25% in patients not treated with thrombolysis. Among all mimics “functional neurological disorder” are increasing over world.

Materiali e Metodi:

We describe the experience of our stroke unit in the recognition and management of acute neurological deficit due to functional neurological disorder. Moreover, we would like to remark the safety of thrombolysis in those patients with acute neurological deficit due to a mimic, in which a correct diagnosis is not always possible in the ED and in a well know short window therapy.

Risultati:

In the ED is quite difficult to discriminate real stroke from psychogenic stroke mimic but physicians have to decide in a short period which treatment start quickly.

Conclusione:

Thrombolysis is safe in stroke mimics. More data are required to draw up a right diagnostic protocol that may guide clinicians in the proper selection of patients that would benefit from thrombolysis.

Bibliografia:

Chen Y, Bogosavljevic V, Leys D, Jovanovic D, Beslac-Bumbasirevic L, Lucas C. Intravenous thrombolytic therapy in patients with stroke mimics: baseline characteristics and safety profile. European Journal of Neurology 2011, 18: 1246–1250. Stone J, Smyth R, Carson A, Lewis S, Prescott R, Warlow C, et al. Systematic review of misdiagnosis of conversion symptoms and ‘‘hysteria’’. Br Med J 2005; 331: 989 Tsivgoulis G, Alexandrov AV, Chang J, Sharma VK, Hoover SL, Lao AY, Liu W, Stamboulis E, Alexandrov AW, Malkoff MD, Frey JL. Safety and Outcomes of Intravenous Thrombolysis in Stroke

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Mimics A 6-Year, Single-Care Center Study and a Pooled Analysis of Reported Series. Stroke. 2011;42:1771-1774.

Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari 8

Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 10 GLI EFFETTI DELLA FES CYCLING NEI PAZIENTI CON SCLE ROSI LATERALE AMIOTROFICA E CON SCLEROSI LATERALE PRIMARIA

Baba A.*[1], Merico A.[1], Rossi S.[1], Kiper P.[1], Zanon M.[2], Colombini C.[2], Piccione F.[1] [1]

Fondazione Ospedale San Camillo - IRCCS ~ Venezia ~ Italy, [2]

Università degli Studi di Padova ~ Padova ~ Italy

Introduzione:

L'impiego della FES Cycling (FES-C) in neuroriabilitazione è sempre in aumento e la sua efficacia è stata dimostrata in molte patologie (i.e. lesioni midollari, sclerosi multipla, ictus, distrofie miotoniche ecc.) [1, 2, 3]. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare gli effetti della FES cycling sulla performance deambulatoria nei pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) o con Sclerosi Laterale Primaria (SLP).

Materiali e Metodi:

Sono stati arruolati 11 pazienti con diagnosi di SLA o di SLP, ricoverati presso il Dipartimento di Neuroriabilitazione dell’IRCCS Fondazione Ospedale San Camillo del Lido di Venezia. Criteri d’inclusione: Sinaki ≤ stadio 4; pazienti in grado di eseguire il Time Up and Go Test (TUG) e il Six Minute Walk Test (6MWT); pazienti collaboranti (Mini-Mental State Examination ≥ 24). Criteri di esclusione: patologie ortopediche o muscoloscheletriche concomitanti e patologie psichiatriche. Tutti i pazienti sono stati valutati pre e post con scale cliniche e tests funzionali, ovvero per gli outcome primari (deambulazione – abilità e resistenza): TUG, Ten Meters Walk Test (10MWT), 6MWT. Invece per gli outcome secondari (forza muscolare e spasticità): MRC for Muscle Strenght e Modified Ashworth Scale. Il protocollo di trattamento prevedeva 15 sedute con FES-C da 30 minuti ciascuna, in coadiuvazione alla terapia neuromotoria convenzionale, per 5 giorni alla settimana, per 3 settimane. Sono stati stimolati bilateralmente, tramite elettrodi adesivi di superficie, i muscoli estensori ed i flessori di ginocchio e di caviglia. L’elettrostimolazione, emanata da uno stimolatore HASOMED RehaMove®2, aveva le seguenti caratteristiche, seguendo altri studi [1]: frequenza 30 Hz, lunghezza d’impulso 200 µsecondi e con intensità regolata in maniera da elicitare una contrazione muscolare funzionale, in accordo con la tollerabilita’ del paziente, oscillando tra 30 e 70 mA. La velocità di pedalata, con cicloergometro motorizzato MOTOmed Viva 2, aveva un range di 50-80 RPM. Per l’analisi dei risultati sono stati usati i seguenti tests statistici: Shapiro-Wilk per la verifica della normalità di distribuzione dei dati ed il Wilcoxon test (WT) o il t test di Student (TS) per la significatività statistica, fissata per p value ≤0,05.

Risultati:

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La popolazione trattata aveva le seguenti caratteristiche clinico-demografiche: 11 soggetti con diagnosi di SLA (6 soggetti) o di SLP (5 soggetti) e con età media di 59,5 anni (7 maschi con età media di 64,1 anni e 4 femmine con età media di 51,5). I risultati ottenuti sono stati seguenti: TUG: pre 49,75 sec. (34,31); post 37,90 sec. (25,69); ∆ 11,85 sec. (8,62): 0,003 (WT); 10MT: pre 34,73 sec. (22,34), post 28,91 sec. (18,91), ∆ 5,82 sec. (3,43), 0,003 (WT); 6minWT: pre 123,27 metri (69,39), post 146,64 metri (75,98), ∆ 23,37 metri (6,59), (TS) 0,000. La MRC for Muscle Strenght e la Modified Ashworth Scale non hanno evidenziato modificazioni statisticamente significative, pur essendosi verificati dei miglioramenti clinici in alcuni items. Non si sono verificati eventi avversi.

Conclusione:

La terapia con FES-C è risultata valida nel migliorare la performance deambulatoria dei pazienti trattati, i quali hanno espresso un buon grado di soddisfazione verso la terapia. Tali risultati preliminari sono incoraggianti e pertanto ci permettono di continuare lo studio, ampliando il campione e pensando di strutturare in futuro trials metodologicamente più robusti.

Bibliografia:

1) - Cudia, P., Weis, L., Baba, A., Kiper, P., Marcante, A., Rossi, S., Angelini, C., Piccione, F. Effects of Functional Electrical Stimulation Lower Extremity Training in Myotonic Dystrophy Type I: A Pilot Controlled Study (2016) Am J Phys Med Rehabil. 95(11), pp. 809-817. 2) - Gorman, P., & Peckham, P. (2014). Functional electrical stimulation in neurorehabilitation. In M. Selzer, S. Clarke, L. Cohen, G. Kwakkel, & R. Miller (Eds.), Textbook of Neural Repair and Rehabilitation (pp. 120-134). Cambridge: Cambridge University Press. 3) - PeckhamP. Hunter. Functional electrical stimulation for neuromuscular applications, Annu. Rev. Biomed. Eng. 2005. 7:327–60

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 39 PERCUTANEOUS ELECTRICAL NERVE STIMULATION (PENS) NE L DOLORE CRONICO REFRATTARIO IN AMBITO RIABILITATIVO: EFFICACIA E SI CUREZZA NEL BREVE TERMINE.

Cosenza L.*[1], De Sire A.[2], Baricich A.[3], Invernizzi M.[1] [1]

Dipatimento di Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”. ~ Novara ~ Italy, [2]

Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”

~ Napoli ~ Italy, [3]

Medicina Fisica e Riabilitativa, Azienda Ospedaliero Universitaria "Maggiore della Carità" ~ Novara ~

Italy

Introduzione:

Il dolore cronico (DC), sia nocicettivo che neuropatico, è un sintomo dannoso, che influenza negativamente la vita di chi ne è affetto in diversi ambiti, colpendo non solo quello della salute psico-fisica, ma anche quello familiare e delle relazioni sociali [1]. I costi associati al DC non sono solo relativi all'assistenza sanitaria, ma anche alla perdita di produttività e alle indennità compensative per la disabilità ad esso correlate. Si stima che il DC colpisca tra il 10% e il 30% della popolazione adulta in Europa [2] e spesso non regredisca con le convenzionali strategie terapeutiche, condizionando enormemente la qualità della vita (QoL) di chi ne è affetto. L’elettroterapia da anni viene impiegata nel trattamento del dolore come TENS, elettroagopuntura e più recentemente come Percutaneous Electrical Nerve Stimulation (PENS) [3]. La PENS si sta rivelando una procedura efficace nel trattamento del dolore neuropatico, attraverso la modulazione recettoriale a livello nervoso periferico, nonché in condizioni di dolore misto refrattario ad altri trattamenti [4]. Tuttavia, esistono pochi lavori in letteratura che abbiano indagato l’efficacia della PENS in termini di riduzione del dolore e miglioramento della QoL, soprattutto in ambito riabilitativo. L’obiettivo di questo studio osservazionale retrospettivo è di evidenziare la sicurezza e l’efficacia della PENS in pazienti affetti da dolore cronico neuropatico e misto, refrattario ai trattamenti standard sia farmacologici che non.

Materiali e Metodi:

75 pazienti adulti (33,33% uomini, 66,67% donne) con età media 70,05 ± 14,16 anni, affetti da dolore cronico (> 3 mesi) di tipo neuropatico e/o misto (cervicalgia, toracodinia, lombalgia, sindrome del piriforme, Failed Back Surgery Syndrome, dolore da frattura vertebrale, dolore neuropatico pericicatriziale, spalla dolorosa) refrattario a terapia farmacologica e non responsivo ad altre terapie fisiche, sono stati sottoposti a trattamento con PENS tra il 2014 e il 2017. La procedura consisteva nell’ infissione sottocutanea di un ago-elettrodo nella zona dolente [5] e posizionamento di un elettrodo cutaneo di ritorno, entrambi collegati ad un generatore (AS SUPER 4 digital by TÜV Rheinland) per 40’ a frequenze alternate di 2 e 100 Hz. Prima e dopo il trattamento la sintomatologia dolorosa del paziente veniva valutata con Numerical Rating Scale (NRS).

Risultati:

In 5 pazienti sono state registrate complicanze legate alla procedura di introduzione dell'ago-elettrodo caratterizzate da dolore autorisolvente di breve intensità e durata. Nessuna complicanza

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ha inficiato il proseguimento della procedura. È emersa una riduzione significativa della sintomatologia dolorosa, intesa come riduzione dell’NRS ≥ al 50% immediatamente dopo il trattamento nel 70% dei pazienti.

Conclusione:

Le evidenze in letteratura sull'efficacia della PENS in termini di riduzione del dolore e miglioramento della QoL sono scarse, anche se le linee guida NICE ne incoraggiano l’impiego nel trattamento del dolore cronico refrattario [6]. I risultati di questo studio hanno evidenziato come la PENS possa essere considerata una procedura sicura ed efficace nel trattamento del dolore cronico refrattario sia neuropatico che misto. L’assenza di effetti collaterali e le caratteristiche interventistiche e di mini-invasività, fanno rientrare la PENS a pieno titolo tra le opzioni terapeutiche a disposizione della Medicina Fisica e Riabilitativa. Ulteriori studi sono necessari per indagarne l’efficacia a lungo termine nel trattamento del dolore cronico refrattario e per definire i criteri di selezione dei pazienti.

Bibliografia:

1. Langley P, et al. The societal impact of pain in the European Union: health-related quality of life and health care re source utilization. J Med Econ. 2010;13(3):571–581. 2. Reid KJ, et al. Epidemiology of chronic non-cancerpain in Europe: narrative review of prevalence, pain treatments and pain impact. Curr Med Res Opin. 2011 Feb;27(2):449-62. 3. Ghoname EA, et al. Percutaneous electrical nerve stimulation for low back pain: a randomized crossover study. JAMA. 1999 Mar 3;281(9):818-23. 4. Raphael JH, et al. Randomized double-blind sham-controlled crossover study of short-term effect of percutaneous electrical nerve stimulation in neuropathic pain.PainMed. 2011 Oct;12(10):1515-22. 5. Mørch CD, et al. Mathematical Model of Nerve Fiber Activation During Low Back Periphera lNerve Field Stimulation: Analysis of Electrode Implant Depth. Neuromodulation 2014; 17: 218–225. 6. Chen Y, et al. Stimulation of peripheral nerves for the treatment of refractory pain (including peripheral nerve field stimulation). In: Systematic Reviews referred by the NICE Interventional Procedures Programme on behalf of the NICE Interventional Procedures Advisory Committee (IPAC). Reccomandation. 2013 NICE.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 62 IMPORTANZA DELL’INTERVENTO DOMICILIARE MULTIDIMENSI ONALE IN PAZIENTE AFFETTO DA SLA:CASE REPORT

Pontiggia G.T.*, Matarangolo V., Zullo V.

ASL-BA ~ Bitetto (Ba) ~ Italy

Introduzione:

Il lavoro descrive un trattamento cognitivo-comportamentale e d’integrazione socio-sanitaria rivolto a paziente(O.),affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica e di sostegno psicologico al caregiver.Dare sollievo alla sofferenza psico-emotiva di pazienti affetti da patologia cronica e dei familiari richiede interventi sanitari,psicologici,sociali.È stato messo in atto trattamento multidimensionale e presa in carico della paziente in un’ottica biopsicosociale.Si è implementata la rete per offrire a paziente e famiglia risposte terapeutiche efficaci integrate e possibilità d’essere accompagnati nel tempo(lifelong care)favorendo gestione attiva della disabilità. La paziente,di a.62 anni,presenta segni sistemici di interessamento di I°motoneurone,segni focali monomelici d’interessamento di II°motoneurone.Da RMN Encefalo,si riscontrano“alterazioni di segnale per sofferenza del fascio corticospinale e sofferenza ipossico vascolare cronica in fase gliotica della sostanza bianca frontale sottocorticale bilaterale”.Presa in carico dal Servizio di Riabilitazione ASL su segnalazione ADI del DSS con richiesta di supporto psicologico.L’intervento è stato svolto presso il domicilio.O.presenta disartria,disfagia mista sporadica,ipotrofia,ipostenia diffusa e minimi comportamenti motori localizzati nella zona di occhi (apertura e chiusura),capo (movimenti lievi e deboli di inclinazione laterale)bocca e controllo sfinterico.I colloqui di sostegno psicologico al caregiver, si sono svolti presso il Servizio di Riabilitazione.

Materiali e Metodi:

Assessment effettuato con test neuropsicologici, clinici e colloqui con paziente e caregiver. O. è vigile,cosciente,orientata nel tempo e spazio. Collaborante alla valutazione con adeguato livello attentivo.Non si rilevano alterazioni nel contenuto e forma del pensiero,mentre si rileva apatia al limite della norma.Adeguato livello d’efficienza cognitiva generale,tenuto conto di scolarità e substrato culturale,mentre prestazione deficitaria nella ToM(Teoria della Mente),capacità di interpretare correttamente contesti di natura sociale, attribuendo differenti stati mentali ad agenti coinvolti. Dal colloquio col caregiver non risultano cambiamenti a livello comportamentale,né sintomi patologici degni di nota.Dalla somministrazione scale ADL e IADL si registra grave compromissione delle autonomie personali e gestione della vita quotidiana,condizione che ha avuto importante impatto sul carico assistenziale.Da valutazione clinica e colloqui col coniuge,si rileva umore deflesso,livelli elevati di rabbia,relativi all’accettazione della malattia. Alla luce dei dati emersi,considerata gravità e complessità del caso,si è operato in parallelo con paziente,caregiver primario,servizi sociali e terzo settore. Trattamento suddiviso in due fasi con specifici obiettivi. Obiettivi prima fase:colloqui psicologici di sostegno,orientati a migliorare benessere psicologico e tono dell’umore;favorire maggiore conoscenza della malattia e comunicare più efficacemente col marito tramite puntatore oculare.Sul piano riabilitativo,si è proceduto con stimolazione cognitiva

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per mantenere e potenziare le funzioni. Obiettivi seconda fase:realizzare un progetto d’integrazione socio-sanitaria,avente come scopo attivazione di una rete,volta a ridurre isolamento,apatia e utilizzo delle competenze cognitive preservate.A tal fine è stato richiesto all’ASL comunicatore a puntatore binoculare che le ha permesso d’accedere in autonomia a programmi ed attività desiderate,diventando più indipendente dal caregiver.Ciò le ha permesso d’interagire,tramite collegamento internet e webcam,col mondo esterno;assistere e partecipare,a distanza,ad attività del Terzo Settore;accedere ad audiolibri,considerata la sua passione per la lettura,resa difficoltosa dalla condizione. Si è proceduto,parallelamente,con colloqui di sostegno psicologico rivolti al caregiver finalizzati a fornire informazioni di carattere generale sulla malattia;ridurre livelli di stress e rabbia percepiti e favorire accettazione della malattia;promuovere comunicazione efficace fra coniugi tramite uso di puntatore oculare.Sono state facilitate strategie di coping e momenti di respite care.

Risultati:

I risultati raggiunti sono così sintetizzati: - Attivazione rete di sostegno ed inserimento della paziente nel contesto sociale con riduzione di apatia; - Mantenimento e potenziamento delle funzioni cognitive; - Espressione e comunicazione efficace di bisogni ed emozioni; I risultati raggiunti col caregiver sono stati: - Riduzione dei livelli di stress e rabbia; - Maggiore accettazione della malattia; - Acquisizione strategie di coping; - Comunicazione efficace; - Aumento di contatti sociali extra familiari.

Conclusione:

Il lavoro sinergico tra Asl,servizi sociali e terzo settore,ha permesso la realizzazione del progetto e favorito modificazione di quadri clinici di base.

Bibliografia:

Grossi, D. e Trojano, L., Lineamenti di neuropsicologia clinica, Carocci, Roma, 2001.

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Abstract 65 CASE REPORT: IL RUOLO DELL’ICF NELLA PRESA IN CARIC O RIABILITATIVA DI UN PAZIENTE CON NEUROPATIA PERIFERICA DA SINDROME DI C HURG STRAUSS.

Paparella G.*[1], Dal Molin V.[1], Giuriati R.[1], Costa I.[2], Martinuzzi A.[1], Vavla M.[2] [1]

IRCCS E. Medea Scientific Institute ~ Pieve di Soligo ~ Italy, [2]

IRCCS E. Medea Scientific Institute ~ Conegliano ~ Italy

Introduzione:

La sindrome di Churg Strauss o granulomatosi eosinofila con poliangioite è una rara vasculite necrotizzante dei piccoli e medi vasi a localizzazione sistemica, associata a eosinofilia periferica e anticorpi anticitoplasma dei neutrofili (ANCA). Le caratteristiche cliniche spesso associate sono: porpora, rinite, asma e artralgia. La neuropatia periferica appare in circa l'80% dei pazienti. Il paziente lamenta dolore, parestesie, disestesia e deficit di forza muscolare nel territorio del nervo danneggiato. Il trattamento prevede la somministrazione di corticosteroidi; nelle forme più aggressive si utilizzano gli immunosopressori. La letteratura non fornisce alcuna indicazione di trattamento riabilitativo specifico per questa patologia, né dati precisi sul suo decorso spontaneo (Sampaio L. et al.). Vengono fornite indicazioni per una presa in carico precoce, focalizzata sul mantenimento del ROM articolare e sulla prevenzione dell'atrofia muscolare.

Materiali e Metodi:

Il presente lavoro si pone di dimostrare l’efficacia dell’approccio biopsicosociale, secondo il modello ICF, come strumento di classificazione multidimensionale in grado di guidare l’equipe nella presa in carico riabilitativa del paziente con sindrome rara. Caso clinico: donna di 55 anni. Nel maggio 2014 presentava: artralgia diffusa con tumefazione di polsi e caviglia. Presenza di neuropatia assonale che coinvolge nervo mediano e ulnare di sinistra. Dal punto di vista neurologico vi era assenza di reclutamento dei muscoli del pollice (eccetto estensori), dei flessori del II dito e dell'opponente del mignolo. Era possibile reclutare in assenza di gravità: pronatori del gomito, flessori del carpo, flessori del III, IV e V dito e muscoli intrinseci della mano. Pertanto non era possibile alcun tipo di presa. Facilmente esauribile. Dal punto di vista sensitivo si rilevava: ipoestesia nel territorio del mediano, in particolare a II e III dito; dispercezione arto superiore sx. Presenza di parestesia associate a dolore neuropatico a tutta la mano sx e dx. La paziente manifestava notevoli difficoltà nella gestione delle ADL primarie e secondarie. Valutazione: è stato utilizzato un approccio valutativo sulla base del modello ICF, in tutte le sue componenti. L’equipe riabilitativa ha individuato indicatori di outcome specifici per ciascun dominio descritto dall’ICF ricorrendo, dove necessario, alla creazione di nuovi strumenti di valutazione o alla modifica di strumenti esistenti. Alla valutazione riabilitativa è stata associata la valutazione mediante elettroneurografia ed elettromiografia. Il trattamento riabilitativo: la paziente è stata sottoposta a trattamento riabilitativo da ottobre 2014 a settembre 2015. Ha svolto sedute di fisioterapia e terapia occupazionale tre volte a settimana. L'intervento ha previsto un accostamento di più approcci e tecniche terapeutiche, sia contemporaneamente che in successione, al fine di affrontare aspetti diversi della condizione clinica e di seguirne l’evoluzione.

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Risultati:

Vi è stato un notevole miglioramento del quadro clinico con aumento del reclutamento motorio, miglioramento della sensibilità tattile superficiale e propriocettiva, possibilità di ogni tipo di presa, netto miglioramento in tutte le ADL primarie e secondarie. Al test di forza della presa digito-palmare con dinamometro si è passati da una condizione nulla a un grado di forza pari al 31,7° percentile. All’ ARAT si è passati da 28 a 50/57. L’evoluzione positiva del quadro clinico è stata registrata dagli strumenti di valutazione applicati, ma non ha avuto riscontro immediato con i dati dell’elettromiografia e dell’elettroneurografia.

Conclusione:

In riferimento ad una patologia rara, per cui mancano evidenze scientifiche di supporto, questo lavoro ha dimostrato l'importanza dell’ICF, come modello di riferimento nella presa in carico riabilitativa. Tale modello è stato in grado di sviluppare un percorso riabilitativo modellato sulla persona; dinamico, creativo e in continua evoluzione; frutto dell'accostamento di approcci terapeutici molteplici; con presa in carico multidisciplinare e supportato non solo dalle evidenze strumentali, ma soprattutto da quelle cliniche.

Bibliografia:

Sampaio L, Silva LG, Terroso G et al (2011). Vasculitic Neuropathy. Acta Reumatol Port; 36: 102-109.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 87 HOW ELECTROPHYSIOLOGY PREDICT SHORT-TERM PROGNOSIS AND RECOVERY IN GUILLAIN-BARRE’ SYNDROME

Stragapede L.*, Sartori A., Bratina A., Manganotti P.

Department of Medicine, Surgery and Health Sciences, University of Trieste, Neurology Unit - University Hospital,

Trieste, Italy ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Introduction Guillain-Barrè Syndrome (GBS) is an acute polyradiculoneuropathy with a highly variable clinical presentation, course and outcome. Factors determining the clinical phenotype and severity of GBS are poorly understood [1]. Male sex, older age, antecedent infections and electrophysiological findings of axonal loss were reported to be poor prognostic factors; however, results of large prospective studies are controversial [2]. Our aim was to assess the possible correlations between prognostic and clinic-electrophysiological factors, in order to identify determinants and predictors of disease course and outcome.

Materiali e Metodi:

Materials and Methods This retrospective study was conducted on patients admitted on our Neurological Department (ASUITS – Cattinara, Trieste, Italy) between January 2015 and January 2018. Data about demography, preceding infections, clinical features, paraclinical tests, treatments were collected. Disability assessment (Hughes Motor Scale - HMS) was performed at admission and 30 days later. Furthermore, we retrospectively analyzed electrophysiological data collected at baseline (T0) and 7 days after hospital admission (T1). Spearman test was used for non-parametric correlations between outcome and epidemiological, clinical, and electrophysiological findings.

Risultati:

Results 22 patients (15 M, 7 F) fulfilling the diagnostic criteria for GBS were included. Mean age was 58,1 (SD 12,68). 11 patients (50%) reported a preceding infection, the most frequent being respiratory tract infection (27%). Median Hughes score was 3,5 (range 1-5) and 4 (range 0-6) at admission and at 30 days, respectively. All patients showed abnormal neurophysiological findings. Conduction blocks were recorded in 8 patients (36,4%) both at T0 and T1. We observed the following statistically significant correlations: at T0 between HMS and median (p=0,050, rho=-0,308) and ulnar nerve (p=0,013, rho=0,449) cMAP amplitude; HMS at 30 days and median (p=0,001, rho=-0,622), ulnar (p=0,000, rho=-0,776), peroneal (p=0,007, rho=-0,500) and tibial nerve (p=0,001, rho=-0,635) cMAP amplitude at T1; delta HMS and age (p=0,002, rho=-0,446), interval from symptoms onset to admission (p=0,003, rho=-0,432), preceding gastrointestinal infection (p=0,031, rho=-0,326) and necessity of mechanical ventilation (p=0,001, rho=-0,469). Moreover, interesting correlations between disability (HMS) at 30 days (p=0,042, rho=-0,341),

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increase in disability (p=0,015, rho=-0,401), mechanical ventilation p=0,03, rho=-0,482), preceding infection (p=0,09, rho=-0,556) and absence of tibial F wave at T0 were observed. Finally, also the absence of median and ulnar F waves at T1 correlated with disability (HMS) at 30 days (ulnar: p=0,018, rho=-0,512; median p=0,008, rho=-0,521) and increase in disability (ulnar: p=0,011, rho=-0,540; median p=0,001, rho=-0,628).

Conclusione:

Discussion and conclusion Our results confirm the diagnostic and prognostic value of electrodiagnostic studies in GBS. Particularly, we found a strong correlation between cMAP amplitude recorded 7 days after hospitalization and Hughes score at 30 days and a probable prognostic value of absence of tibial F wave at baseline. These findings underline the necessity of an immediate neurophysiological assessment to identify patients in need of a stricter monitoring and the opportunity of a subsequent follow-up for further prognostic elements.

Bibliografia:

References 1) Jacobs BC et al. International Guillain-Barrè Syndrome Outcome Study: protocol of a prospective observational cohort study on clinical and biological predictors of disease course and outcome in Guillain-Barrè Syndrome. Journal of the Peripheral Nervous System (2017);22:68-76. 2) Soysal A et al. Clinico-electrophysiological findings and prognosis of Guillain-Barrè syndrome – 10 years’ experience. ACTA Neurologica Scandinavica (2010);123:181-186.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 96 VALUTAZIONE DELL’IMPAIRMENT COGNITIVO E MUSCOLO-SCH ELETRICO IN FRATELLI AFFETTI DA LATE ONSET POMPE DISEASE

De Sire A.*[1], Gimigliano F.[2], Sodano L.[1], Liguori S.[1], Iolascon G.[1] [1]

Dipartimento Multidisciplinare di Specialità Medico Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi della

Campania “Luigi Vanvitelli” ~ Napoli ~ Italy, [2]

Dipartimento di Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva,

Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ~ Napoli ~ Italy

Introduzione:

La malattia di Pompe (LOPD, Late Onset Pompe Disease) è una rara patologia genetica autosomico-recessiva, dovuta a mutazione del gene che codifica l’α-glucosidasi acida (GAA), il cui deficit determina l’accumulo di glicogeno all’interno dei lisosomi con conseguente danno cellulare e tissutale [1-3]. La malattia ha una presentazione clinica complessa ed eterogenea. La variabilità e l’ampio spettro dei fenotipi clinici sono in parte dovuti alle diverse mutazioni nel gene GAA. Nella popolazione caucasica l’incidenza di questa patologia è pari a 1/40000 – 1/50000 [4]. La LOPD si manifesta con un danno a livello del sistema muscolo-scheletrico, con riduzione della densità minerale ossea (BMD, bone mineral density) e riduzione della funzione muscolare (maggiore a livello dei muscoli prossimali che distali e degli arti inferiori rispetto ai superiori) [5]. È stato recentemente dimostrato come pazienti affetti da LOPD avessero un impairment delle funzioni cognitive esecutive [6]. Scopo del nostro studio è stato valutare l’impairment cognitivo e muscoloscheletrico in fratelli affetti da LOPD.

Materiali e Metodi:

Sono stati inclusi fratelli affetti da LOPD con lo stesso genotipo (p.R40X/p.N882fs), escludendo coloro che presentavano altri fattori di rischio di danno cognitivo (uso di droghe e/o abuso di alcool negli ultimi 12 mesi, trattamento con sostanze psicotrope, malattie cerebro-vascolari, demenza) o disturbi psichiatrici. A tutti i pazienti è stata somministrata una batteria di test neuropsicologici, comprensiva di Trial Making Test A (TMT-A) e B (TMT-B) e lo Stroop Color Test, per valutare: fluenza verbale, memoria e apprendimento verbale, velocità psicomotoria, attenzione, funzioni esecutive. Il danno cognitivo è ritenuto presente se due o più prove sono compresse. Sono stati inoltre valutati la BMD, utilizzando la Dual-energy X-ray Absorptiometry (DXA); forza muscolare, mediante Hand Grip Strength Test (HGS); livello di indipendenza, utilizzando la Functional Independence Measure (FIM).

Risultati:

In una stessa famiglia, sono stati valutati 7 fratelli (3 maschi and 4 femmine, con età media di 53,71 ± 6,05 anni) affetti da LOPD, che avevano lo stesso genotipo (p.R40X/p.N882fs). Alla valutazione neuropsicologica, in tutti i pazienti esaminati è stato riscontrato un lieve deficit attentivo-esecutivo in un quadro cognitivo nei limiti della norma. Dei 7 pazienti, 4 (57,14%) avevano bassi valori di BMD (2 osteoporotici e 2 osteopenici) e ipovitaminosi D (<30 ng/ml); 2 presentavano precedenti fratture vertebrali da fragilità. Il valore di HGS era 21,17 ± 0,76 kg per i

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maschi e 14,50 ± 4,58 kg per le donne. I pazienti avevano una una discreta autonomia nelle ADL inerenti il self-care, come dimostrato dal valore medio della FIM di 119,33 ± 2.31 nei maschi e di 121,00 ± 2,45 nelle donne.

Conclusione:

Nei fratelli affetti da LOPD valutati, abbiamo riscontrato un lieve deficit attentivo-esecutivo, una riduzione della BMD in oltre la metà dei pazienti e una lieve riduzione della forza muscolare. Questi risultati testimoniano la necessità di una valutazione multidimensionale per indagare adeguatamente tutte le caratteristiche di questi pazienti.

Bibliografia:

1. van der Ploeg AT. Where do we stand in enzyme replacement therapy in Pompe's disease? Neuromuscul Disord. 2010 Dec;20(12):773-4. 2. Bekircan-Kurt CE, Güneş HN, Yildiz FG, Saka E, Tan E, Erdem-Özdamar. New mutations and genotype-phenotype correlation in late-onset Pompe patients. Acta Neurol Belg. 2017 Mar;117(1):269-275. 3. Filosto M, Todeschini A, Cotelli MS, Vielmi V, Rinaldi F, Rota S, Scarpelli M, Padovani A. Non-muscle involvement in late-onset glycogenosis II.Acta Myol. 2013 Oct;32(2):91-4. 4. Morales JA, Bhimji SS. Glycogen Storage Disease, Type II (Pompe Disease). StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2017 Jun-.2017 Nov 25. 5. Mellies U, Lofaso F.Pompe disease: a neuromuscular disease with respiratory muscle involvement. Respir Med. 2009 Apr;103(4):477-84. 6. Borroni B, Cotelli MS, Premi E, Gazzina S, Cosseddu M, Formenti A, Gasparotti R, Filosto M, Padovani A. The brain in late-onset glycogenosis II: a structural and functional MRI study. J Inherit Metab Dis. 2013 Nov;36(6):989-95.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 104 IL CONSUMO ENERGETICO NEI PAZIENTI CON SCLEROSI LAT ERALE AMIOTROFICA DURANTE DIVERSE TIPOLOGIE

Alboni G.*[1], Baldo C.[1], Fini A.[1], Tagliazucchi L.[1], Longhi M.[1], Gambarelli C.[2], Mandrioli J.[1], Clerici P.V.[1], Cavazza S.[1] [1]

U.O.M.R. NUOVO OSPEDALE CIVILE SANT'AGOSTINO ESTENSE AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI MODENA ~

BAGGIOVARA (MO) ~ Italy, [2]

UNIVERSITà DEGLI STUDI DI BOLOGNA ~ BOLOGNA ~ Italy

Introduzione:

Per i pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) in letteratura non esiste un programma riabilitativo che identifichi univocamente frequenza e tipologia di attività. Tempi e carichi delle attuali proposte dipendono dalla risposta sintomatologica (BORG) [1]. Il dimagrimento che si accompagna alla patologia influisce negativamente sulla sua evoluzione [2]. Le turbe del metabolismo energetico influiscono su performance, affaticamento, esaurimento e conseguentemente disabilità [3]. L’obiettivo dello studio è misurare quanta energia viene spesa dai pazienti con SLA durante differenti tipologie di esercizio.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 10 pazienti con diagnosi inferiore a 18 mesi, età tra 18 e 86 anni, capacità vitale forzata (FVC) >50%, Sinaki I-III. Il campione ha un età media di 67±9,2 e BMI 24,0 ±3,8. Il gruppo di controllo è costituito da 10 soggetti sani omogenei per età e BMI. In entrambi i gruppi in prima giornata è stata valutata la FVC, misurato tramite l'holter metabolico SenseWear Armband© [4] il consumo energetico a riposo (Resting Energy Expenditure, REE) e durante un Six Minute Walking Distance Test (Six Minute Energy Expenditure, 6MEE) e sono state somministrate le seguenti scale: ALSFRS-m (item motori), Sinaki, FAC, BORG, FSS, WHS, MRC. Per il solo gruppo dei pazienti in seconda giornata è stato valutato il consumo energetico durante l'esecuzione di: 25' di esercizio aerobico alla cyclette, 17' di esercizi di rinforzo muscolare resistito, 15' di stretching.

Risultati:

REE non mostra ipermetabolismo nel campione. Il suo valore, normalizzato per il peso corporeo, correla con lo score FSS (rho=-0,782). Età e dimagrimento non sono correlati a REE, che aumenta all’aumentare del numero di mesi dalla diagnosi (rho=0,610). Durante il 6MWDT, i pazienti hanno consumato 6MEE 19,3±7,8 kcal per percorrere 220,4±151,9 mt, i soggetti sani hanno consumato 30,8±8,1 kcal per percorrere 527,8±82,5 mt. Normalizzando 6MEE per Peso e Metri percorsi (Costo al Metro), si ottengono 2,43±2,7 cal·kg−1·min−1.mt−1 per i casi e 0,78±0,29 cal·kg−1·min−1.mt−1 per i sani. L’indice calcolato 6MEE/REE è 3,329±1,238 per i casi e 5,208±0,001 per i sani. Lo stesso indice correla fortemente nei patologici con la FVC (rho=-0800). Durante le attività proposte i pazienti hanno consumato: Esercizio Aerobico 89,8±37,5 kcal (52,3±20,7 cal·kg−1·min−1), Esercizio Resistito 35,6±15,5 kcal (31,9±18,1 cal·kg−1·min−1), Mobilizzazione 19,0±8,6 kcal (19,8±6,3 cal·kg−1·min−1).

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La Spesa Energetica dell’intero programma Normalizzata per Peso correla con la distanza percorsa al 6MWDT (rho=0,915), ALSFRS-m (rho=0,844), WHS (rho=0,754), Sinaki (rho=-0,854), FSS (rho=-0,693), Costo al Metro (rho=-0,709). Il punteggio BORG non correla con il dispendio energetico sostenuto durante il cammino o l’esercizio.

Conclusione:

L'ipermetabolismo a riposo non è sempre presente agli esordi della SLA, ma emerge durante l’attività fisica: i pazienti spendono ad ogni metro circa tre volte le calorie dei normali, valore non giustificabile dal solo aumento del costo del cammino dovuto alla bassa velocità [5]. Alla minor energia espressa a riposo si lega la maggior percezione di affaticamento nella vita di tutti i giorni (FSS). I pazienti in grado di percorrere una maggior distanza al 6MWDT spendono meno ogni metro (rho=-0,733) e hanno una minore disabilità ALSFRS-m (rho=0,807). L’aumento dell’indice 6MEE/REE si correla fortemente con la perdita di FVC (rho=-0,800). Il trattamento proposto deve essere personalizzato per il paziente, anche in considerazione di quanta energia viene spesa durante le differenti attività. La sua misurazione può permettere un’adeguata supplementazione calorica.

Bibliografia:

1) F. J. Dal Bello-Haas V, «Therapeutic exercise for people with amyotrophic lateral sclerosis or motor neuron disease,» Cochrane Database Syst Rev, vol. 31, n. 5, 2013 May. 2) M. S. e. a. Jawaid A, «A decrease in body mass index is associated with faster progression of motor symptoms and shorter survival in ALS,» Amyotroph Lateral Scler, vol. 11, n. 6, pp. 542-8, 2010 Dec. 3) D. J. e. a. Bouteloup C, «Hypermetabolism in ALS patients: an early and persistent phenomenon,» J Neurol, vol. 256, n. 8, pp. 1236-42, 2009 Aug. 4) M. M. e. a. Jakicin JM, «Evaluation of the Sense wear pro armband to assess energy expenditure during exercise,» Med Sci Sports Exerc, n. 36, pp. 897-904, 2004. 5) D. C. e. a. Stoquart G, «The reasons why stroke patients expend so much energy to walk slowly,» Gait Posture, vol. 36, n. 3, pp. 409-13, 2012 Jul.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 115 INFLUENZA DEL DOLORE SU EQUILIBRIO E ANDATURA, FATI GUE E GRADO DI INDIPENDENZA IN PAZIENTI AFFETTI DA DISTROFIA MIOTO NICA DI TIPO 1

Liguori S.*, Di Donato I., De Falco F., De Sire A., Gimigliano R.

Dipartimento Multidisciplinare di Specialità Medico Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi della

Campania “Luigi Vanvitelli” ~ Napoli ~ Italy

Introduzione:

La distrofia miotonica di tipo 1 (DM1) o malattia di Steinert, è una patologia multisistemica a trasmissione autosomica dominante, caratterizzata da un’espansione di triplette CTG nella terza regione non tradotta del gene di una protein kinasi (DMPK) presente sul cromosoma 19. La presentazione clinica è variabile potendo manifestarsi come forma congenita di tipo severo, lieve ad esordio tardivo fino a varianti asintomatiche [1]. Tra le principali manifestazioni cliniche oltre all’impairment muscolo-scheletrico vi è il dolore cronico, problematica significativa per molti pazienti con malattie neuromuscolari, che colpisce circa il 70% dei soggetti affetti da DM1, con impatto negativo sulla qualità di vita [2]. Scopo del nostro studio è stato valutare l’influenza del dolore su equilibrio e andatura, fatigue e grado di indipendenza in pazienti affetti da DM1.

Materiali e Metodi:

Abbiamo incluso pazienti con diagnosi genetica di DM1, sottoposti ad un protocollo valutativo specifico presso il nostro ambulatorio dedicato alle patologie neuromuscolari. Abbiamo valutato il dolore, mediante la Brief Pain Inventory (BPI) con i suoi due indici: Severity Index (BPI-SI), per la severità del dolore, e Interference Index (BPI-II), per l’interferenza del dolore sulle attività di vita quotidiana (ADL, activities of daily living). Abbiamo suddiviso la nostra coorte in due gruppi (dolore moderato-severo vs dolore lieve) sia in termini di severità (BPI-SI ≥4 vs BPI-SI<4) , che in termini di interferenza del dolore sulle ADL (BPI-II ≥4 vs BPI-II<4). Outcome dello studio sono stati: Test di Tinetti (TT), per la valutazione di equilibrio e andatura, Fatigue Severity Scale (FSS), per la fatigue, e Functional Independence Measure (FIM), per il grado di indipendenza.

Risultati:

I 45 pazienti con DM1, 23 maschi e 22 femmine, con età media di 47,33±17,15 anni, avevano un BPI-SI medio di 4,11±2,11 e un BPI-II medio di 4,24±2,64. Andando a suddividere la nostra coorte in base al BPI-SI, abbiamo riscontrato una fatigue significativamente maggiore nei pazienti con dolore moderato-severo rispetto a quelli con dolore lieve (FSS: 44,76±15,79 vs 27,85±19,10; p=0,003), a testimonianza di come l’intensità del dolore possa influenzare la fatigue. Suddividendo invece i partecipanti in base al BPI-II, abbiamo riscontrato una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi in tutti gli outcome: equilibrio ed andatura (TT: 17,71 ± 6,85 vs 22,38 ± 6,51; p=0,012), fatigue (FSS: 42,71 ± 17,57 vs 31,00 ± 19,30; p=0,030) e grado di indipendenza (FIM: 112,54 ± 12,81 vs 119,57 ± 9,19; p=0,032), sottolineando come l’interferenza del dolore sulle

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ADL abbia una maggiore influenza negativa su equilibrio, fatica e grado di autonomia.

Conclusione:

Il dolore è spesso un sintomo trascurato in pazienti con DM1, in quanto si pone maggiore attenzione ai problemi cardiaci, alla debolezza muscolare e alla ridotta performance fisica. Dai risultati del nostro studio si evince che il dolore muscolo scheletrico è di frequente riscontro in questa popolazione e la sua interferenza sulle ADL ha un impatto negativo significativo su equilibrio e andatura, fatigue e grado di indipendenza. Pertanto, è necessaria una sua adeguata valutazione al fine di integrare il trattamento di questa tipologia di pazienti con un’eventuale terapia farmacologica e/o riabilitativa così da migliorare la loro qualità di vita.

Bibliografia:

1. Smith CA, Gutmann L. Myotonic Dystrophy Type 1 Management and Therapeutics. Curr Treat Options Neurol. 2016 Dec;18(12):52. 2. Miró J, Gertz KJ, Carter GT, Jensen MP. Pain location and intensity impacts function in persons with myotonic dystrophy type 1 and facioscapulohumeral dystrophy with chronic pain. Muscle Nerve. 2014 Jun;49(6):900-5 3. Peric M, Peric S, Rapajic N, Dobricic V, Savic-Pavicevic D, Nesic I, Radojicic S, Novakovic I, Lavrnic D, Rakocevic-Stojanovic V. Multidimensional aspects of pain in myotonic dystrophies. Acta Myol. 2015 Dec;34(2-3):126-32.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 140 EFFETTI DEL TRAINING RIABILITATIVO SUL CONSUMO ENER GETICO IN PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA

Alboni G.*[1], Cavallari E.[1], Fini A.[1], Baldo C.[1], Orlandi C.[1], Longhi M.[1], Gambarelli C.[2], Clerici P.V.[1], Cavazza S.[1] [1]

U.O.R.M. Medicina Riabilitativa-Osp.Civile Sant'Agostino Estense-Az.Ospedaliero-universistaria Modena ~

Baggiovara (MO) ~ Italy, [2]

UNIVERSITà DEGLI STUDI DI BOLOGNA-SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA FISICA E

RIABILITAZIONE ~ BOLOGNA ~ Italy

Introduzione:

nella Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) si osservano alterazioni del metabolismo energetico, ipermetabolismo e perdita di peso. Le cause non sono del tutto comprese e gli effetti dell’esercizio riabilitativo [1, 2] sui soggetti con ipermetabolismo sono incerti e ancora oggetto di dibattito. L’obiettivo dello studio è valutare l’effetto del training, sia aerobico che resistivo, sul consumo energetico.

Materiali e Metodi:

Su una popolazione di 33 pazienti con SLA afferenti all’U.O. di Medicina Riabilitativa dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena, all’interno del progetto di ricerca ERMoSLA, furono reclutati 14 soggetti con diagnosi inferiore a 18 mesi, età tra 18 e 86 anni, capacità vitale forzata (FVC) maggiore di 50%, Sinaki I-III. Tutti erano in grado di svolgere il training riabilitativo proposto. Otto soggetti (età media 61,3±8,8 anni - BMI 72,6±4,1 - 5 ad esordio spinale e 3 ad esordio bulbare) furono inclusi nel programma riabilitativo (Gruppo T) svolto 3 volte la settimana per 4 settimane e composto da tre tipologie di esercizio: a) aerobico, 20’; b) rinforzo muscolare resistivo, 20’; c) mobilizzazione passiva/stretching, 20’. Il gruppo di controllo (Gruppo C) era costituito da 6 soggetti (4 ad esordio spinale e 2 ad esordio bulbare, omogenei per età media e BMI) che, su base volontaria, rifiutarono il training per difficoltà logistiche. Entrambi i gruppi erano omogenei per gli item motori dell’ALSFRS (22 vs 21) scala di fatica FSS (26 vs 27) e autonomia ed indipendenza nel cammino (FAC >3, WHS 5). Ad entrambi i gruppi fu misurato il consumo energetico a riposo e durante l’esecuzione di un test Six Minute Walking Distance Test (6MWDT) mediante l’holter metabolico da braccio SenseWear Armband© [3]. Il giorno successivo fu misurato il consumo energetico durante l’esecuzione di tre differenti tipologie di esercizio. Dopo 4 settimane vennero effettuate nuovamente le medesime misurazioni ad entrambi i gruppi.

Risultati:

Il metabolismo a riposo (T0-REE) nel gruppo T è sostanzialmente sovrapponibile a quello del gruppo C e non mostra differenze significative. Al tempo T1 nel gruppo C si osserva un incremento del REE statisticamente significativo del 22%, mentre nel gruppo T non si segnalano incrementi significativi. Due casi nel gruppo T e uno nel gruppo C risultano ipermetabolici a riposo al tempo T0; a T1 solo nel gruppo C i soggetti ipermetabolici a riposo sono aumentati (da 1 a 3). Al test dei 6MWDT, al tempo T0 il gruppo T consuma (6MEE) 25,49± 7,33 kcal per percorrere

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348,75±130,9 metri, mentre il gruppo C consuma 24,74±8,25 kcal per percorrere una distanza inferiore di 265,83±144,9 metri. Nel gruppo T, a T1 si rileva un aumento del consumo energetico per minuto di cammino del 5% rispetto al T0 (n.s.). Al contrario per il gruppo C si evidenzia un incremento del 171,7% (p<0.01). Il Costo al Metro rimane invariato nei casi sottoposti al training ed aumenta del 4% nei controlli. Il rapporto 6MEE/REE scende nel gruppo T da 3,99 ± 1,12 a 3,78 ± 0,09 (-5,2%), mentre sale significativamente nel gruppo C da 3,9 ± 0,64 a 4,61 ± 0,47 (+18,2%). Il costo energetico complessivo dell’Esercizio Aerobico aumenta per entrambi i gruppi dal tempo T0 al tempo T1. Tuttavia il gruppo T mostra un incremento di 3,9±19,27 kcal tra tempo T0 e T1 (104,45±28,1 kcal vs 108,35±1,7 kcal), mentre il gruppo C incrementa significativamente di 12,32±38,25 kcal (da 73,13±42,8 kcal a 85,5±38,2 kcal).

Conclusione:

Il gruppo T ha mostrato risultati più prestanti nei diversi tipi di esercizio. Nel gruppo allenato nelle 4 settimane di osservazione nessun soggetto è divenuto ipermetabolico, mentre nel gruppo C 2 ulteriori soggetti sono divenuti ipermetabolici. Questo può aver influenzato le performance ottenute. Nella condizione ipermetabolica l’esercizio aerobico si è dimostrato il più dispendioso in termini di consumi calorici, tuttavia il training misto non ha aumentato il rischio di ipermetabolismo. I pazienti sottoposti a training mostrano un minor incremento del costo energetico durante il cammino. Il lavoro conferma che il training anche aerobico è utile per mantenere attivi e non sembra influire sul rischio di trasformare soggetti in ipermetabolici. E’ verosimilmente utile che soggetti ipermetabolici a riposo siano orientati a un training nel quale la componente aerobica sia meno rilevante visto il suo elevato costo calorico.

Bibliografia:

1) Vanina Dal Bello-Haas, Kloos A.D., Mitsumoto H. (1998) Physical Therapy for a Patient Through Six Stages of Amyotrophic Lateral Sclerosis. Phys Ther; n. 78, pp. 1312-1324. 2) Chen A., Montes J., Mitsumoto H., (2008) The role of Exercise in Amyotrophic Lateral Sclerosis. Phys Med Rehabil Clin N Am, vol. 19, n. 3, pp. 545-57. 3)M. M. e. a. Jakicin JM, (2004) «Evaluation of the Sense wear pro armband to assess energy expenditure during exercise,» Med Sci Sports Exerc, n. 36, pp. 897-904.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 141 CRITERI PER L’ASSEGNAZIONE APPROPRIATA A TRAINING R IABILITATIVI IN PAZIENTI CON SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA

Fogliani L.[1], Alboni G.*[1], Tagliazucchi L.[1], Baldo C.[1], Fini A.[1], Longhi M.[1], Righi S.[2], Clerici P.V.[1], Cavazza S.[1] [1]

U.O.R.M. Medicina Riabilitativa-Osp.Civile Sant'Agostino Estense-Az.Ospedaliero-universistaria Modena ~

Baggiovara (MO) ~ Italy, [2]

UNIVERSITà DEGLI STUDI DI BOLOGNA-SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA FISICA E

RIABILITAZIONE ~ BOLOGNA ~ Italy

Introduzione:

Per i pazienti con SLA non esiste in letteratura un programma di esercizi specifico. Il progetto Ermosla promosso dal NOCSAE di Baggiovara, è uno dei pochi studi ad aver definito una sistematizzazione degli esercizi che compongono i programmi riabilitativi ed aver individuato dei criteri di allocazione dei pazienti nei programmi allo scopo di creare uno standard riabilitativo sicuro ed efficace per il paziente con SLA nelle diverse fasi di malattia. OBIETTIVI: individuare, dati tre distinti programmi di allenamento a richiesta funzionale e consumo energetico crescente, quali fossero i criteri per l’allocazione del paziente nel programma riabilitativo più adeguato sulla base delle abilità motorie residue e della gravità delle condizioni di salute; valutare l'impatto sul decorso della malattia di setting riabilitativi differenti per una modalità di trattamento intensiva ed una estensiva.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati pazienti con diagnosi di SLA < a 18 mesi, età >18 anni, VFC > del 50%, Sinaki I-III. I pazienti sono stati randomizzati in due percorsi riabilitativi di 10 settimane: estensivo (2 sedute/settimana da 60'), intensivo (5 sedute/settimana da 60'). Al momento del reclutamento (T0), a 5 (T1) e 10 settimane (T2) e al follow up a 3 mesi (T3) sono state somministrate: ALSFRS (solo item motori, ALSFRS-m), Sinaki, FAC, BORG, 6MWDT, MAS e MRC (solo per elevazione della spalla ed estensione del gomito agli AASS e per flessione dell’anca ed estensione del ginocchio agli AAII - MRC-m). Sono stati elaborati 3 programmi di trattamento ad intensità decrescente contenenti: 1) esercizi aerobici, di rinforzo e mobilizzazione/stretching; 2) esercizi di rinforzo e mobilizzazione/stretching; 3) esclusivamente mobilizzazione e stretching. I pazienti sono stati suddivisi in base a MRC-m e riallocati sulla base dell’insorgenza di ipertono o affaticamento misurati con ASHWORTH e BORG. E’ stata valutata la concordanza (c) tra i programmi assegnati ai pazienti attraverso i criteri di allocazione di Ermosla ed i programmi che costoro erano effettivamente in grado di svolgere ai diversi T, ottenendo un basso indice. E’ stato quindi elaborato un algoritmo che permettesse di allocare i pazienti con una miglior concordanza, analizzando l’indice di correlazione (r) tra programmi svolti e le scale ALSFRS-m, Sinaki e MRC-m. Il trend di ALSFRS-m, MRC-m, Sinaki, BORG e FAC da T0 a T3 è stato valutato per confrontare i due diversi setting: intensivo ed estensivo.

Risultati:

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La scala Sinaki, oltre ad essere difficilmente riproducibile, correla scarsamente con l’assegnazione dei pazienti a programmi riabilitativi adeguati. La scala ALSFRS-m (r=-0,59) e MRC-m (r=0,45) sono i parametri più attendibili per una corretta allocazione. Si definisce Livello Funzionale Motorio (LFM) il punteggio raggiunto da un algoritmo che attribuisce in base a MRC-m: 3 punti se >=27; 2 punti se 24<=x<=26; 1 punto se <=23. In base a ALSFRS-m: +1 se >=12; -1 se <=11. Con valori di LFM>=3 avviene l’assegnazione al programma 1, con LFM=2 al programma 2 e con LFM=1 al programma 3. Il Livello Funzionale Motorio correla (r=-0,86) con il programma riabilitativo che il paziente ha effettivamente svolto. Il decorso della patologia ha seguito un trend peggiorativo per ALSFRS-m ed MRC-m da T0 a T3 sia per la modalità intensiva che estensiva.

Conclusione:

E' possibile associare un programma riabilitativo privo di controindicazioni ad un paziente con SLA utilizzando una valutazione della forza MRC-m associata ad una scala di funzionalità ALSFRS-m. Si rileva elevata compliance ai percorsi riabilitativi senza manifestazione di reazioni avverse al trattamento. Sviluppi futuri potrebbero includere tra i criteri di allocazione e riallocazione considerazioni circa il consumo energetico, tenuto conto della tendenza di questi pazienti a evolvere verso la condizione ipermetabolica.

Bibliografia:

1) E. Georgoulopoulou et al. Changing Incidence and Subtypes of ALS in Modena, Italy: A 10-Years Prospective Study. Amyotrophic Lateral Sclerosis 2011; 12:451-457. 2) M. Sinaki et al. Rehabilitation Techniques for Patients with Amyotrophic Lateral Sclerosis; Mayo clin. Proc. 1978; 53:173-178 3) V. Dal Bello-Haas et al. Therapeutic Exercise for People with ALS or MND. Cochrane Database Syst. Rev.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 155 L’ANALISI DEL BISOGNO E LA VALUTAZIONE DEGLI INTERE SSI: COME FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE NELLE GRAVI DISABILITÀ NEURODEGENERA TIVE

Bravi S.*, Iacovelli L., Stavolo D., D''Annibale P., Vernice R.

Centro per l'Autonomia ~ Roma ~ Italy

Introduzione:

La riabilitazione può essere inteso come un processo di educazione e di risoluzione di problemi nel corso del quale si porta una persona con disabilità a raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, sociale ed emozionale. Tale obiettivo può essere raggiunto mettendo a disposizione della persona tutte le risorse disponibili, materiali e psicologiche, per una minor restrizione possibile delle scelte operative che consentono il controllo sulla propria vita. Tale processo, per avere la massima efficacia nei suoi obiettivi riabilitativi, deve coinvolgere attivamente la persona, la famiglia e in senso più generale l’ambiente di vita.

Materiali e Metodi:

Per questa ragione il trattamento riabilitativo nei percorsi di autonomia si fonda sul lavoro dell’Equipe Riabilitativa Multi professionale, espressione di diverse professionalità, ognuna delle quali assume un ruolo importante nella gestione del percorso individualizzato e favorire così la connessione tra programmi di intervento sanitario, sociale e territoriale. L’equipe multi professionale, come quella presente all’interno del Centro per l’Autonomia di Roma, deve realizzazione un Progetto Riabilitativo Individuale la cui coerenza rispetto ai bisogni della persona dipenderà da quanto emerso proprio nell’ambito dalla valutazione iniziale per l’analisi del bisogno. Ciò significa che la persona dovrà essere coinvolta e resa protagonista nelle scelte e negli obiettivi che lo riguardano direttamente. La costruzione del progetto individuale, che possa essere di aiuto, deve scaturire conferendo un ruolo centrale alla persona che potrà così indirizzare le scelte, gli obiettivi del percorso di vita che lo riguarda. In una condizione di grave disabilità neuro degenerativa, soprattutto nelle fasi molto avanzate della patologia, potrebbe risultare difficile esternare chiaramente i propri bisogni, comprese le attività di interesse. Un grave deficit motorio incide negativamente sulla capacità dell’individuo di perseguire un determinato obiettivo occupazionale. Per poter alleviare tale disagio l’equipe multiprofessionale, attraverso un progetto terapeutico centrato sulla persona, può aiutare gli utenti nel regolare e sfruttare al meglio le abilità residue, in funzione dell’esecuzione delle attività quotidiane di maggior interesse. In Terapia Occupazionale risultano comunemente utilizzati strumenti per la valutazione degli Interessi, utili per individuare il livello di partecipazione in una vasta gamma di attività, per lo più centrate sul vivere quotidiano.

Risultati:

L’equipe del Centro per l’Autonomia, all’interno del quale lavorano diverse figure professionali ( assistente sociale, terapista occupazionale, consulente alla pari e psicologo ) grazie alla sua esperienza ha messo in evidenza come ad esempio nei percorsi riabilitativi finalizzati

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all’individuazione di ausili ad alto contenuto tecnologico, attivati per migliorare la comunicazione, l’accessibilità all’uso del PC e il controllo ambientale, l’utilizzo dei più comuni strumenti di valutazione ha messo in evidenza i loro limiti per un adeguato approfondimento dei bisogni, sia a causa della forma che dei contenuti. Per questa ragione l'equipe ha voluto integrare a questi ultimi, una scheda che andasse ad analizzare le attività possibilmente perseguibili tramite l’utilizzo di un dispositivo per la comunicazione tecnologico. L’obiettivo è stato quello di individuare una misura di valutazione che allo stesso tempo potesse dare supporto pratico all’equipe per migliorare le strategie riabilitative, incentrandole maggiormente sui bisogni della persona.

Conclusione:

Il tentativo di integrazione agli strumenti di valutazione che l’equipe ha voluto realizzare e sperimentare, consente di analizzare le possibili attività che possono essere svolte con un dispositivo ad alto contenuto tecnologico, restituendo alla persona in fase di valutazione, un elenco strutturato e ordinato delle possibili attività che possono essere svolte con un computer, come ad esempio la comunicazione a distanza , l’uso del pc e la possibilità di controllo ambientale .

Bibliografia:

- Model Of Human Occupational Therapy, Av Kirsty Forsyth Og Gary Kielhofner, Ergoterapeuten 11.03. - Beukelman, Mirenda “Manuale di Comunicazione Aumentativa e Alternativa” Erickson, 2014 - Il processo di Terapia Occupazionale. In Giornale Italiano di Terapia Occupazionale, (GITO) n°6 Giugno, p. 7-10. - Essere nel fare. Introduzione alla terapia occupazionale, Franco Angeli, Milano, 2006, - Matsutsuyu J. (1967), The interest Checklist. American Journal of Occupacional Therapy, 11, 179-181. - Terapia occupazionale, William & Spackman, edizione n°10, 2008. - Model of Human Occupation: Theory and Application, Gary Kielhofner, edizione 4. - Lista di controllo degli interessi dell'Istituto di Neuropsichiatria (NPI) - Spiegazione del metodo di valutazione teorico e valutazione, Takashi Yamada, 15 Giugno 1982.

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Polineuropatie e Malattie Neuromuscolari

Abstract 160 ARTETERAPIA E SLA: COME RIABILITARE LA MALATTIA

Vandini A., Lombardi J., Gruppi M.P., Antenucci R.*

Medicina Riabilitativa Intensiva - Castelsangiovanni (PC) ~ Italy

Introduzione:

La Terapia Occupazionale promuove da sempre la salute e il benessere dell’individuo attraverso le occupazioni che sono l’insieme delle attività significative per il proprio contesto culturale, adeguate all’età, scelte, organizzate e svolte da ogni individuo per provvedere a se stesso, provare gioia nel vivere e contribuire alla vita economica e sociale della comunità. L’attività di disegno artistico nella riabilitazione neurologica ha la finalità di stimolare e/o potenziare le abilità cognitive, sensoriali, emotive, prassiche e motorie, occupando i pazienti in un'attività inserita all'interno di un progetto personalizzato multidisciplinare. L'obiettivo è quello di migliorare le funzioni motorie, cognitivo-relazionali e di autonomia personale nelle attività della vita quotidiana attraverso un'attività significativa per il paziente: una sorta di replicazione del proprio lavoro, a costo limitato e con risorse e materiali di facile reperibilità, con un incremento della realizzazione personale del paziente e un maggior comfort nella degenza.

Materiali e Metodi:

Il progetto è stato realizzato specificatamente per il paziente individuato, un poliedrico artista professionista che nella sua vita ha esposto le proprie opere in importanti musei internazionali, ricoverato nel reparto di Medicina Riabilitativa Intensiva di Castel San Giovanni (PC) affetto da SLA e con deficit prevalenti di equilibrio, cammino, disartria e disfagia. Le valutazioni effettuate riguardavano gli aspetti motori (DASH) e occupazionali (COPM), cognitivi (test neuropsicologici) e di autonomia personale (FIM). Sono stati utilizzati materiali e attrezzi consoni per l’attività di disegno e pittura, come fogli da disegno in cartoncino, tavolette di legno, guanti in vinile, tempere colorate, pennelli oltre a supporti di vario tipo. È stato individuato nel locale della palestra di Terapia Occupazionale un ambiente adeguato e che permettesse il più possibile tranquillità, ispirazione e privacy, limitando le distrazioni. L’attività si è articolata nella proposta fatta al paziente, la ricerca dell’ambiente adatto, la pianificazione delle modalità di svolgimento e l’individuazione e il procacciamento dei materiali e attrezzi. L’attività è stata svolta in via esclusiva, tenendo conto delle risorse, gli interessi e le modalità scelte dal paziente coinvolto.

Risultati:

Il paziente ha migliorato il suo livello di performance su più aspetti, sia all'interno del progetto che nelle attività contestuali della vita quotidiana. I miglioramenti si sono registrati sia negli aspetti motori, sia cognitivi, sia di autonomia personale, sia emotivo-relazionale. Il paziente ha mostrato un crescente interesse nello svolgimento dell’attività, esplorando nuove

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metodologie di realizzazione delle proprie opere, affinando e sperimentando tecniche artistiche a lui non convenzionali. Si sono notate anche ad una maggior compliance e situazione di comfort all’interno del reparto, riferite con stupore anche dai famigliari del paziente.

Conclusione:

Il progetto di “disegno artistico” realizzato è risultato positivo sia nelle valutazioni oggettive sia nel gradimento del paziente e nell'integrazione delle proposte riabilitative. Si tratta di un’ulteriore prova a favore dell’efficacia della Terapia Occupazionale eseguita secondo il criterio per cui è nata: proporre attività individualizzate e significative per il paziente, condotte e guidate dal paziente in prima persona, che coinvolgano, rispettino ed esaltino le diversità e le abilità bio-psico-sociali di ogni individuo portandolo ad un miglioramento del proprio benessere e della propria salute attraverso l’occupazione.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento 9

Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 1 EFFETTO SHORT-THERM DI UN MODELLO DI TRATTAMENTO RI ABILITATIVO PERSONALIZZATO NELL'USO DI UN TUTORE DINAMICO GAMBA -PIEDE CON ARTICOLAZIONE RECIPROCANTE "NEUROSWING" IN UNA COOR TE DI PAZIENTI AFFETTI DA STEREOTIPIE NEUROLOGICHE DEL PASSO.

Falso M.V.*

Istituto Clinico Città di Brescia ~ Leno ~ Italy

Introduzione:

Nella costante ricerca di nuove metodiche per un migliore trattamento riabilitativo in soggetti affetti da stereotipie neurologiche del passo, è stata sviluppata, nel campo delle ortesi gamba-piede, una nuova tipologia di DAFO su misura (Dynamic Ankle Foot Orthosis) che , grazie alle sue rilevanti caratteristiche si propone di migliorare l'outcome riabilitativo. Obiettivo del seguente studio è stato quello di delineare l'efficacia di un trattamento riabilitativo personalizzato sul controllo propriocettivo statico/dinamico del passo in una coorte selezionata di pazienti affetti da stereotipie neurologiche dinamiche del cammino e gestita con modelli differenziati di ortesi gamba-piede.

Materiali e Metodi:

Lo studio esperienziale-interventistico è stato condotto su un campione selezionato di 5 pazienti affetti da stereotipie neurologiche a carico della dinamica del cammino (3 maschi; 2 femmine; età media 32,6 anni, DS ± 17,7), per il quale non sono stati imposti limitazioni di età e sesso all'atto del reclutamento. Ciascun paziente: risultava affetto da danni neurologici con secondario schema patologico del passo; già stato sottoposto alla progettazione e confezionamento di una ortesi gamba piede custom made; doveva evidenziare un profilo neurocognitivo di base compatibile con un grado di compliance tale da poterlo sottoporre al nostro piano di trattamento riabilitativo standardizzato. Il piano di trattamento riabilitativo proposto constava di 4 sedute, una alla settimana, della durata singola di 80 minuti, per un periodo complessivo di un mese di trattamento per paziente. Ciascun paziente è stato sottoposto ad una valutazione integrata clinico-funzionale da un lato e strumentale dei parametri spazio-temporali del cammino dall’altro mediante BTS-G Walk nelle 3 condizioni di tutorizzazione gamba piede previste nello studio (molla di Codivilla, Toe-Off e DAFO con Neuroswing) ed in free walk. La stessa valutazione viene riproposta dallo stesso operatore alla fine del trattamento riabilitativo eseguito (1 mese dall'inizio dello stesso).

Risultati:

Un'analisi comparativa dei dati clinici, oggettivi e spazio temporali ottenuti (tramite BTS G-Walk) nelle 4 condizioni di studio del nostro lavoro, ha evidenziato: - Andamento invariato e privo di modificazioni statisticamente significative per le scale MRC e MAS nel tempo T4, mentre tale andamento si mantiene +/- invariato al tempo T4 pur mostrando al

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Wilcoxon Signed Rank Test una tendenza alla significatività; - Differenza statisticamente significativa tra la durata della prova in secondi con l’utilizzo del Toe-Off vs DAFONS e con l’utilizzo della molla di Codivilla vs Toe-Off cosi come una tendenza alla significatività statistica solamente per l’andamento incrementale del lunghezza del passo a sx (% ciclo) nell’uso del DAFONS rispetto all’uso del Toe-Off nei pazienti P1, P3 e P5 e decrementale del parametro nell’uso del DAFONS rispetto all’uso della Codivilla e del Toe-Off nel paziente P2; - Correlazione, statisticamente significativa, vigente tra l’andamento della BBS con la durata della prova (BTS) mediante l’uso della Codivilla al tempo T3, T4; - Correlazione statisticamente significativa esistente tra andamento della BBS con la durata della fase di doppio appoggio a dx e n° di cicli del passo a sx durante l’uso del DAFONS al tempo T3, T4; - Nel confronto dei dati oggettivi (VGA) post trattamento con l'utilizzo di ortesi, ogni soggetto ha mostrato delle modificazioni al proprio assetto statico dinamico, a seconda del tipo di presidio in uso.

Conclusione:

Alla luce dei risultati ottenuti possiamo dire come, nel lavoro futuro, l’equipè neuroriabilitativa dovrà mostrare sempre più l'attitudine a coadiuvare in maniera critica e task-specifica il proprio lavoro riabilitativo con l’uso di sistemi ortesici dinamici articolati (DAFONS) che, alla luce dei risultati da noi osservati, possano permettere di raggiungere facilitare processi di neuromodulazione periferica ed un condizionamento riabilitativo di riapprendimento del gait- cycle, con conseguente miglioramento della qualità di vita e contestualizzazione delle abilità motorie migliori possibili.

Bibliografia:

‐ Bleyenheuft C., T. Deltombe, C. Detrembleur: Influence of ankle-foot orthoses on kinematic segmental covariation among stroke patients. Ann Phys Rehabil Med. 2013 Feb;56(1):3-13. ‐ Bouchalová V., Els Houben, Dorine Tancsik, Lotte Schaekers, Leni Meuws, Peter Feys: The influence of an ankle-foot orthosis on the spatiotemporal gait parameters and functional balance in chronic stroke patients; J. Phys. Ther. Sci. 28: 1621–1628, 2016.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 16 TRATTAMENTO RIABILITATIVO INTEGRATO PER PERSONE CON MALATTIA DI PARKINSON: RISULTATI PRELIMINARI

Mazzoleni S.[1], Battini E.[1], Ancona E.*[2], Simonini M.[2], Quarenghi A.[2], Salvi G.P.[2] [1]

Istituto di BioRobotica, Scuola Superiore Sant'Anna ~ Pisa ~ Italy, [2]

Clinica Quarenghi ~ San Pellegrino Terme (BG) ~

Italy

Introduzione:

La malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa con un'evoluzione lenta e progressiva, che coinvolge, principalmente alcune funzioni come il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. Solitamente i trattamenti riabilitativi per i soggetti affetti dalla malattia di Parkinson sono basati su esercizi focalizzati per il mantenimento della postura, dell’equilibrio e per il recupero della funzionalità delle articolazioni [1]. L’obiettivo del presente studio è la valutazione degli effetti di un trattamento riabilitativo integrato per persone affette dalla malattia di Parkinson. In particolare sono valutati possibili miglioramenti in termini di riduzione dell’ipertono, miglioramenti nei passaggi posturali e della stazione eretta, miglioramenti della deambulazione e dell’equilibrio.

Materiali e Metodi:

Il presente studio è stato svolto presso il reparto di Riabilitazione Neuromotoria dell’Istituto Clinico Quarenghi (San Pellegrino Terme, BG). Sono stati reclutati 31 pazienti affetti da morbo di Parkinson (età media: 67 anni circa), seguendo i seguenti criteri di esclusione: gravi limitazioni osteoarticolari; gravi lesioni da decubito; gravi comorbidità cardiocircolatorie; diagnosi entro i 12 mesi. Il training riabilitativo ha avuto una durata di un mese, e ciascun paziente ha svolto sessioni riabilitative 5 giorni/settimana. Il trattamento riabilitativo neuromotorio ha avuto una durata di 30 minuti e comprende esercizi per la facilitazione e la modulazione del carico dinamico, per il miglioramento della fase oscillante ed il training del passo con il superamento degli ostacoli e l’esecuzione delle scale. E’ stata inoltre utilizzata una pedana propriocettiva in ciascuna sessione per la durata di 15 minuti per l’analisi della stabilità e dell’oscillazione. Infine è stato impiegato un treadmill per 15 minuti/sessione per valutare la velocità del cammino, il ciclo del passo e la relativa lunghezza oltre che la distribuzione del carico. I pazienti sono stati valutati con le seguenti scale cliniche: Functional Independence Measure (FIM) e Unified Parkinson's Disease Rating Scale (UPDRS). Inoltre per ogni paziente sono stati calcolati l'Indice di Stabilità (IS) e l'Indice di Oscillazione (IO). Questi ultimi sono stati valutati sia ad occhi aperti, sia ad occhi chiusi su superfici stabili e morbide. I risultati ottenuti sono stati analizzati con il test statistico di Wilcoxon (p<0.05).

Risultati:

Il training proposto è stato ben tollerato dai soggetti inclusi in quanto non sono stati registrati eventi avversi. Dai risultati preliminari mostrati in Tabella 1 si notano cambiamenti significativi per quanto riguarda i punteggi FIM e UPDRS, e per i valori relativi alla lunghezza del passo ed alla velocità di

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cammino. Non sono stati osservati miglioramenti significatici nell'IS e IO in nessuna delle situazioni (occhi aperti/chiusi e superficie stabile/morbida), anche se il trend di entrambi gli indici mostra una diminuzione in tutte le condizioni, ad eccezione dell’IS con occhi aperti e occhi chiusi su superficie morbida. La diminuzione di tali indici indica un miglioramento di stabilità.

Conclusione:

I risultati preliminari di questo studio mostrano che il trattamento riabilitativo integrato per persone affette da malattia di Parkinson è in grado di indurre miglioramenti statisticamente significativi in termini di scale funzionali e parametri cinematici del cammino.

Bibliografia:

[1] Beitz JM. Parkinson's disease: a review. Front Biosci 2014;6:65-74.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 25 ANALISI DEL CENTRO DI PRESSIONE DURANTE IL CAMMINO NELLA MALATTIA DI PARKINSON.

Fonsato M.*

Ospedale Classificato Moriggia Pelascini ~ Gravedona ed Uniti (CO) ~ Italy

Introduzione:

La Malattia di Parkinson (MP) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da disturbi motori ad esordio e progressione asimmetrica oltre a sintomi non-motori. L’alterazione del cammino risulta essere tra le più disabilitanti. Essendo infatti scarsamente responsiva alla terapia farmacologica e correlata ad elevato rischio di caduta, essa ha un rilevante impatto negativo sulla qualità della vita dei pazienti. Il Centro di Pressione(COP) è stato a lungo usato come misura del controllo neuromuscolare e posturale nella stazione eretta e nel cammino. Diversi studi hanno indagato il comportamento del COP nell’esecuzione del primo passo nei pazienti parkinsoniani, ma non vi sono descrizioni delle sue alterazioni durante l’intero ciclo del passo. A fini riabilitativi diviene pertanto utile la Gait-Analysis su pedane di pressione e forza. Scopo del presente studio è descrivere le alterazioni del COP nella MP tramite analisi del Ciclogramma (Butterfly Diagram) al fine di identificare pattern specifici che possano essere utilizzati in ambiente riabilitativo.

Materiali e Metodi:

I dati quantitativi rappresentanti la progressione del COP sono stati raccolti attraverso un sistema di Gait Analysis su treadmill (ZebrisRehawalk®). 39 soggetti con diagnosi di MP idiopatica in stadio iniziale ed intermedio di malattia definito secondo la scala di Hoen&Yahr (H&Y). Sono stati esclusi soggetti con storia pregressa di interventi ortopedici, problematiche cardiologiche, e con diagnosi di altre patologie neurologiche diverse dalla MP. 60 soggetti sani sono stati valutati come controlli. Per ogni soggetto è stata individuata la velocità di confidenza attraverso il 10 Meter Walk Test. Successivamente ad una fase di training iniziale, i soggetti sono stati fatti camminare sul treadmill, con una velocità modulata dallo sperimentatore fino al raggiungimento della soglia di confidenza indicata dal soggetto. Ai fini dell’analisi sono stati utilizzati i valori di Simmetria del COP rispetto al piano frontale e sagittale (Ant/Post Symmetry; Lateral Symmetry) e il valore della sua progressione durante l’appoggio singolo (Single Stance Line, SSL).

Risultati:

I pazienti affetti da MP ed i controlli sono confrontabili per età, altezza e lunghezza del piede. Differiscono per il peso, con una differenza significativa a vantaggio dei pazienti (p 0.004). Relativamente alle variabili ottenute in Gait Analisys, la SSL è significativamente ridotta sia a destra che a sinistra (p 0,024; p 0.012, rispettivamente). Il CoP risulta anteposto nei pazienti rispetto ai controlli (p 0.010). Suddividendo i pazienti sulla base del lato di malattia e confrontandoli con i controlli si evince che i soggetti con lato di malattia sinistro (LPD) hanno SSL significativamente ridotte sia a destra che a sinistra (p 0.004, p 0.022, rispettivamente), mentre quelli con lato di malattia destra (RPD) mostrano una significativa riduzione della SSL destra (p

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0.036), maggiore anteposizione del CoP (p 0.005) ed infine una Simmetria Laterale corrispondente al lato di malattia (p 0.029).

Conclusione:

I dati analizzati in questo studio evidenziano alterazioni specifiche della progressione del CoP durante il cammino valutato con Gait Analysis su treadmill. In generale nei pazienti con MP, il CoP è anteposto e riduce la sua progressione durante la fase di singolo appoggio, suggerendo un'alterazione dei meccanismi alla base della progressione del CoP in questa fase del passo. Rispetto al lato di esordio dei sintomi motori, i RPD dimostrano maggiori alterazioni sulle deviazioni frontali e sagittali del CoP, aumentando però la progressione del CoP in singolo appoggio. I LPD presentano invece una SSL più ridotta sul lato omolaterale di malattia, ma non si evidenziano altre alterazioni specifiche. L’asimmetria della gestione del CoP tra i due emilati rilevata in questa analisi, si dimostra coerente con l’evoluzione e la progressione asimmetrica della malattia. Inoltre, la diversità dei pattern riscontrati tra RLP e LLP sembra suggerire alterazioni del cammino peculiari rispetto al lato di malattia. Questo riscontro supporta studi antecedenti rilevanti alterazioni strutturali e fenomenologiche diverse tra RPD e LPD. Infine, queste osservazioni suggeriscono che l’asimmetrica degenerazione del sistema nigro-striatale impatti non esclusivamente sui meccanismi alla base del cammino, ma anche selettivamente sui meccanismi di controllo posturali sin dagli stadi iniziali ed intermedi di malattia.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 28 IL CONTROLLO FARMACOLOGICO DEL DOLORE PUÒ MIGLIORAR E LA DEVIAZIONE ASSIALE NELLA MALATTIA DI PARKINSON? ANALISI DI UN CASO CLINICO

Mori L.*, Marinelli L., Trompetto C., Abbruzzese G.

DINOGMI - UNIVERSITà DEGLI STUDI DI GENOVA ~ GENOVA ~ Italy

Introduzione:

Nella sindrome di Pisa, le cause alla base della deviazione non sono state ancora completamente chiarite. Sulla base dell’analisi elettromiografica, è stata ipotizzata un’attivazione distonica della muscolatura anteriore tronco addominale e un’iperattivazione della muscolatura posteriore quale meccanismo di compenso. Alcuni studi suggeriscono una genesi periferica, quali cambiamenti nei tessuti periferici o alterazioni miopatiche della muscolatura paravertebrale. Ruolo importante è stato attribuito anche alla ridotta articolarità: rigidità e bradicinesia portano ad un ridotto ROM articolare e un’alterazione delle informazioni provenienti dalla periferia. Ruolo chiave nella patogenesi della PS hanno poi la disfunzione dei gangli della base e l’alterazione nell’integrazione sensorimotoria e nel biofeedback propriocettivo in posizione statica e in ortostasi.

Materiali e Metodi:

In questo case report abbiamo studiato una paziente di 73 anni affetta da malattia di Parkinson da 5 anni che un anno fa ha presentato improvvisa deviazione assiale sul piano frontale. Alle radiografie eseguite si evidenziava spondiloartrosi con riduzione degli spazi L4-L5 e L5-S1. Alla prima visita si evidenziava deviazione assiale sinistra sul piano frontale con gibbo dorsale e limitazioni del rachide in tutti i movimenti. Venivano consigliati antidolorifico e adozione di bustino dorso-lombare che però la paziente non ha mai utilizzato. La paziente al baseline (T0) è stata sottoposta a valutazione strumentale mediante sistema photoanalyzer per quantificare il grado di deviazione assiale nei diversi piani. Esclusa la presenza di deficit cognitivi, è stata sottoposta a scale di valutazione soggettive del dolore (numeric rating scale – NRS; King’s parkinson’s disease pain scale – KPDPS), della qualità della vita (Parkinson’s disease questionnaire - PDQ-8) e della paura di cadere (modified falls efficacy scale – M FES), a scale di valutazione del quadro motorio e dell’equilibrio. La paziente è stata poi indagata mediante EMG della muscolatura tronco-addominale in ortostasi, e sottoposta ad inoculo di 50U di incobotulinum al muscolo ileopsoas sinistro, risultato iperattivo. E’ stato inoltre fornito un libretto con gli esercizi da eseguire quotidianamente per circa 20 minuti 3 volte al giorno per 90 giorni (stretching della muscolatura tronco-addominale da eseguire da sdraiati ed in piedi di fronte ad uno specchio ed esercizi propriocettivi per la stabilizzazione di tronco e bacino e per gli arti inferiori). La paziente ha ripetuto tutte le valutazioni un mese dopo (T1). 3 mesi dopo (T2), per il peggioramento del quadro motorio e del tono timico è stata quindi inviata presso il centro di terapia del dolore della nostra struttura in cui è stata consigliata assunzione di Tapentadolo 100 mg X2 (a T3) che la paziente questa volta ha assunto. Un mese dopo (T4) sono state ripetute tutte le valutazioni che verranno nuovamente effettuate dopo ulteriori 3 mesi (T5). Il tapentadolo è un farmaco analgesico centrale che possiede un’azione oppiacea, mediata dall’agonismo sui mu-opioid receptor ed un’azione di potenziamento della trasmissione noradrenergica, dovuta all’inibizione della ricaptazione della noradrenalina.

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Risultati:

A T1, in seguito all’infiltrazione di tossina botulinica, la paziente ha presentato un peggioramento nelle scale soggettive per il dolore (NRS=5 a T0, 7 a T1; KPDPS =16 sia a T0 che a T1), mentre i punteggi ai test motori e alle scale soggettive della qualità della vita (PDQ8 28%) e della paura di cadere sono rimasti invariati. Anche dopo 3 mesi dall’inoculo (T2), quando ormai l’effetto della tossina era verosimilmente terminato, i punteggi alle diverse valutazioni si sono mantenuti invariati rispetto a T1. Solo a T4, dopo un mese di assunzione di tapentadolo, la paziente ha presentato un miglioramento nelle scale del dolore (NRS=3; KPDPS=4) e della qualità della vita (PDQ8 =13%) senza differenze ai test motori. Per quanto riguarda la valutazione strumentale, a T1 si è osservato un lieve miglioramento della deviazione assiale nella sola proiezione laterale (-34° a T0, -20° a T1) che non era più evidenziabile a T2; a T4 si è invece assistito ad un netto miglioramento della deviazione sia sul piano frontale (-10°) che sul piano laterale (-9°).

Conclusione:

Il tapentadolo si è rivelato utile nel controllo del dolore e della deflessione del tono timico associati alle deviazioni assiali nella malattia di Parkinson e la riduzione del dolore potrebbe portare ad un miglioramento della deviazione assiale.

Bibliografia:

Frazzitta G. Pisa Syndrome in Parkinson’s Disease: Electromyographic Aspects and Implications for Rehabilitation. Parkinsons Dis. 2015;2015:437190. Meneghini V. The noradrenergic component in tapentadol action counteracts µ-opioid receptor-mediated adverse effects on adult neurogenesis. Mol Pharmacol. 2014 May;85(5):658-70 Tinazzi M. Pisa syndrome in Parkinson’s disease: an electrophysiological and imaging study. Journal of Neurology, vol. 260, no. 8, pp. 2138–2148, 2013.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 37 “EFFETTI SULLA MOTRICITÀ E ATTIVITÀ DI VITA QUOTIDI ANA DI UN TRATTAMENTO DI ELETTROAGOPUNTURA (EAP) ASSOCIATA A FISIOCHINESITER APIA IN PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIA DI PARKINSON: STUDIO PILOTA”

Corradi J.*[2], Ferraro F.[1], Calafiore D.[1], Storti I.[1], Gandolfi M.[3], Picelli A.[3], Smania N.[3] [1]

UOC di neuroriabilitazione, dipartimento di neuroscienze, ASST di Mantova "Carlo Poma" ~ Mantova ~ Italy, [2]

Scuola

di specializzazione in medicina fisica e riabilitativa, dipartimento di scienze neurologiche e del movimento, Università

degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy, [3]

Centro di ricerca in riabilitazione neuromotoria e cognitiva (CRRNC),

dipartimento di neuroscienze, biomedicina e movimento. Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

I sintomi motori che caratterizzano la Malattia di Parkinson (MP) sono rappresentati da bradicinesia, rigidità, tremore a riposo e instabilità posturale. E’ noto come la riabilitazione possa migliorare i segni e sintomi non responsivi alle classiche terapie farmacologiche. Negli ultimi anni, inoltre, è emerso come trattamenti alternativi come l’agopuntura possano essere ben tollerati ed efficaci nella gestione sia dei sintomi motori che non-motori con positive ripercussioni sulla qualità di vita. Scopo di questo studio è stato quello di confrontare gli effetti di un trattamento con elettroagopuntura (EAP) associata ad FKT con gli effetti del solo trattamento fisiochinesiterapico sulle performance motorie, l'equilibrio e l'autonomia nelle ADL in pazienti affetti da MP.

Materiali e Metodi:

Sono stati arruolati soggetti con MP di età inferiore a 80 anni. Un gruppo (EAP+FKT) ha eseguito elettroagopuntura associato a FKT con il seguente protocollo: 5 sedute di fisiochinesiterapia a settimana (50 minuti/seduta, 5 sedute/settimana, 4 settimane) e 8 sedute di EAP (30 minuti/seduta, 2 sedute/settiamana, 4 settiamane). I punti utilizzati sono stati 6PC (Neiguan), 6 EXT (Sishencong) 1EXT (Yintang), 20GV (Baihui), 34GB (Yanglingquan), 3LR (Taichong) stimolati a 4Hz o 100Hz con un’intensità appena inferiore di quella che determinasse una contrazione muscolare nella sede di infissione dell’ago. Un gruppo (FKT) ha eseguito soltanto fisiochinesiterapia con la medesima frequenza e durata dell’altro gruppo. Le misure di outcome motorie sono state il Six Minute Walking Test (6MWT) e il Time Up and Go (TUG); le prestazioni di balance sono state valutate attraverso il punteggio ottenuto alla Berg Balance Scale (BBS); la valutazione delle ADL è stata ottenuta tramite l'utilizzo della Unified Parkinson’s Disease Rating Scale parte II (UDPRS II). La valutazione è stata eseguita all’inizio e alla fine dei rispettivi trattamenti.

Risultati:

Ad oggi sono stati reclutati 9 pazienti (7 M/2 F, età media 67,77±9,95) di cui 4 sono stati assegnati al gruppo EAP+FKT e 5 al gruppo FKT. Alla fine del trattamento nel gruppo EAP+FKT vi è stato un miglioramento statisticamente significativo in termini di distanza media percorsa al 6MWT (413,23±199,5 vs 423,75±149,64; p-value=0,02), al TUG ( 9,62 ± 5,99 vs 7,75±5,07; p-value= 0,03) e nelle ADL all’UDPRS II ( 13,25±6,29 vs 10,5 ± 5,91; p-value=0,04). Una tendenza al miglioramento, ma non statisticamente significativo, è stato evidenziata alla BBS (45,81 ± 4,26 vs 49,81 ± 3,11; p-value=0,06). Il gruppo FKT ha evidenziato miglioramenti non significativi al 6MWT

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(352,62±52,71 vs 406,21±28,05; p value=0,23), al TUG (9,00 ±0,82 vs 7,86±1,47; p-value=0,62) e nelle ADL (12,23±3,56 vs 11,40±3,11; p-value=0,99). D’altro canto, miglioramenti statisticamente significativi sono stati riscontrati alla BBS (45,81±4,26 vs 49,81±3,11; p-value= 0,03).

Conclusione:

I dati preliminari del nostro studio pilota mostrano come l’EAP possa avere un effetto adiuvante al tradizionale trattamento fisiochinesiterapico, in particolare per quanto riguarda l’endurance, la performance motoria e l’impatto nelle ADL. Ciò è in accordo con la letteratura che presenta l’agopuntura come una valida opzione terapeutica complementare nel migliorare le performance motorie nei soggetti con MP. Come dimostrato da un recente studio su modello animale, la ragione potrebbe essere ricercata nell’effetto neuroprotettivo sui neuroni dopaminergici determinato dall’EAP e dal conseguente incremento di dopamina nelle vie nigro-striatali. Un campione più ampio e una valutazione a distanza saranno dirimenti per dimostrare ulteriormente gli effetti motori e sulle ADL dell’EAP su pazienti con MP.

Bibliografia:

Berardelli, A. et al. 2013. “EFNS/MDS-ES Recommendations for the Diagnosis of Parkinson’s Disease.” European Journal of Neurology 20(1):16–34. Bloem, Bastiaan R., Nienke M. de Vries, and Georg Ebersbach. 2015. “Nonpharmacological Treatments for Patients with Parkinson’s Disease.” Movement Disorders 30(11):1504–20. Lee, Sook-Hyun and Sabina Lim. 2017. “Clinical Effectiveness of Acupuncture on Parkinson Disease: A PRISMA-Compliant Systematic Review and Meta-Analysis.” Medicine 96(3):e5836. Lin, Jaung-Geng, Chao-Jung C, Han-Bin Y, Yi-Hung C, and Shih-Ya H. 2017. “Electroacupuncture Promotes Recovery of Motor Function and Reduces Dopaminergic Neuron Degeneration in Rodent Models of Parkinson’s Disease.” International Journal of Molecular Sciences 18(9):1846. Posadzki, Paul, Leala K. Watson, Amani Alotaibi, and Edzard Ernst. 2013. “Prevalence of Use of Complementary and Alternative Medicine (Cam) by Patients/consumers in the Uk: Systematic Review of Surveys.” Clinical Medicine, Journal of the Royal College of Physicians of London 13(2):126–31.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 59 PHYSICAL THERAPY FOR CHRONIC HEADACHES

Deodato M.*, Granato A., Monticco A.

Department of Medical, Surgical and Health Sciences, University of Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Non-pharmacological treatments are generally included in clinical guidelines for the prevention of primary headaches. The European Federation of Neurological Societies guideline, the Italian guideline for primary headaches and the Italian Consensus Conference on Pain in Neurorehabilitation reported that non-pharmacologic therapies are a valid complementary treatment for migraine and tension type headache.

Materiali e Metodi:

Databases searched were Pubmed, CINAHL, PEDro, Cochrane Database of Systematic Reviews. The key words were: “headache”, “migraine”, “primary headache”, “chronic headache” AND “Non-pharmacological treatments”, “physical therapy”, “manual therapy”, “spinal manipulation”, “manipulative therapy”, “spinal mobilization”, “chiropractic”, “osteopathy”, “massage”, “physiotherapy”.

Risultati:

There is a number of non-drug approaches and these include cognitive behavioural therapy, relaxation training, biofeedback, transcranial magnetic stimulation, transcutaneous electrical nerve stimulation, acupuncture, nutritional supplementation, physical activity and physical therapies. Physical therapy is the most frequently used as complementary treatment for headache, and it includes manual therapy, active exercises and patient education. Manual therapy was used to refer to different kind of techniques performed by physiotherapists, osteopaths and chiropractors. Manual therapy includes spinal manipulation and spinal mobilization, therapeutic massage, soft tissue therapies and dry needling. The use of manual therapy in the primary headache is based on the high prevalence of musculoskeletal dysfunctions such as neck pain and low back pain, active trigger point and pericranial muscle tenderness, pressure pain threshold, reduction in cervical mobility and cervical lordosis angles, forward head posture, temporomandibular joint dysfunction. These musculoskeletal dysfunctions may generate nociceptive impulses of the trigeminal-caudal nucleus level that promote pain and increase headache’s frequency and intensity . Peripheral painful mechanisms and pericranial muscle tenderness play a pivotal role in sporadic, episodic and frequent forms of primary headache, while mechanisms of central pain and alteration of the pressure pain sensitivity might play a more important role in chronic primary headache. Therefore, manual therapy in chronic pain should be used only in addition to active exercises, because the active exercise may be having a positive effect in central sensitization. Different studies demonstrated that exercise can alter the levels of inflammatory cytokines, neurotrophins, neurotransmitters, endogenous opioids in the nervous system. Cognition-targeted exercise therapy can change the memories of painful movements in

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the brain, and improve tolerance for work, home, and recreational activities . Finally, patient education may enhance self-e‐cacy, motivation and adherence to non-pharmacological therapy may be improved clinical outcomes. The educational approaches increase quality of life, reduce disability and decrease headache frequency. The patient’s knowledge about mechanism of chronic pain is important to use positive pain coping such as healthy life styles, identification of poor postural habits and the potential factors that influence sensitization mechanisms.

Conclusione:

In the management of headache is important a comprehensive physical therapy program to long-term efficacy, it should be included manual therapy, active exercises and patient education.

Bibliografia:

1. Bendtsen L, Evers S, Linde M, et al. EFNS guideline on the treatment of tension-type headache—report of an EFNS task force. Eur J Neurol 2010; 17:1318–25. 2. Sarchielli P, Granella F, Prudenzano M, et al. Italian guidelines for primary headaches: 2012 revised version. J Headache Pain 2012; 13(2): S31–S70. 3.Tamburin S, Paolucci S, Magrinelli F, Musicco M, Sandrini G. The Italian Consensus Conference on Pain in Neurorehabilitation: rationale and methodology. J Pain Res. 2016; 9: 311–18. doi: 10.2147/JPR.S84646. 4. Olesen J. Clinical and pathophysiological observations in migraine and tension-type headache explained by integration of vascular, supraspinal and myofascial inputs. Pain.1991;46(2):125-32. 5. Luedtke K, Starke W, May A. Musculoskeletal dysfunctionin migraine patients. Cephalalgia. 2017; 1:333102417716934. doi: 10.1177/0333102417716934. 6. Nijs J, Lluch Girbés E, Lundberg M, Malfliet A, Sterling M. Exercise therapy for chronic musculoskeletal pain: Innovation by altering pain memories. Man Ther. 2015;20(1):216-20. 7. Gaul C, Liesering-Latta E, Schäfer B, Fritsche G, Holle D. Integrated multidisciplinary care of headache disorders: A narrative review. Cephalalgia 2016; 36(12): 1181–91

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 60 NEURAL DYNAMICS OF DEVELOPMENTAL STUTTERING: ARE WE READY FOR NEUROMODULATION INTERVENTIONS?

Busan P.*[1], Del Ben G.[2], Formaggio E.[1], Arcara G.[1], Manganotti P.[3], Battaglini P.P.[2] [1]

IRCCS Fondazione Ospedale San Camillo ~ Venezia ~ Italy, [2]

BRAIN Center for Neuroscience, Department of Life

Sciences, University of Trieste ~ Trieste ~ Italy, [3]

Department of Medical, Surgical and Health Sciences, University of

Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Developmental Stuttering (DS) is a disturbance of the normal rhythm of speech, where affected people are not always able to execute speech in a fluent manner. It is characterized by the presence of symptoms such as blocks, repetitions, and tic-like movements in association with dysfluencies, especially of the oro-facial muscular districts. DS typically appears in childhood, and it may also persist in adulthood; it is a multi-factorial disorder characterized by genetic components, as well as by the presence of abnormalities in a series of neural networks that are useful for motor planning, preparation and execution, especially in the left hemisphere. Thus, neural abnormalities are evident at different levels, ranging from deficits in white matter connections to differences in cortical activation (and structure), also in not strictly related speech (motor) task. In this context, one of the more involved neural network in stuttering is the cortico-basal-thalamo-cortical system that relies on the abnormal functioning of structures such as the basal ganglia and the supplementary motor cortex. Also hyperdopaminergic activity, especially in subcortical structures, plays a role in this disturbance. In the last years, neurophysiological tools such as Transcranial Magnetic Stimulation (TMS), electroencephalography (EEG), magnetoencephalography (MEG) and TMS/EEG co-registration gave various insights about the dysfunctional neural dynamics in DS, especially in persistent adulthood stuttering.

Materiali e Metodi:

We here investigated the effect of transcranial magnetic stimulation (TMS) on the SMA “complex” (i.e. SMA and pre-SMA) and neural dynamics in DS, while registering electroencephalogram (EEG; thirty-one electrodes equally distributed on the scalp), starting from a “Default Mode Network” condition (i.e. participants were asked to stay at rest, with closed eyes; thus, the SMA “complex” was preferably activated by the magnetic stimulation). Thirteen DS participants were compared to fifteen normal, fluent speakers (right-handed males, age range 22-48 years). We were able to evaluate TMS-evoked potentials (TEPs), as well as source localization of TEPs. Resting state EEG, recorded before stimulation, was also evaluated.

Risultati:

Findings suggest the presence of different neural dynamics between groups: in fact, normal speakers showed a stronger activation of motor/speech regions, especially in the left hemisphere (such as sensorimotor regions -comprising also the SMA “complex”-, inferior frontal regions, and temporal/premotor regions), in a time window comprised between 60-200 ms after TMS delivery. Stuttering seems to “react” to this lack of activation by recruiting fronto-temporal (possibly homologue) regions of the right hemisphere, starting from 150 ms after TMS delivery. Compatibly,

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resting state EEG suggested, in persistent stuttering, the presence of a lower beta relative power in sensorimotor regions, as well as a higher general coherence among electrodes in almost every analysed frequency band (i.e. delta, theta, alpha, beta, gamma). Source analysis of brain rhythms resulted in a lower activity, in DS, especially in the left premotor/frontal regions, when beta frequency band was considered. Also regions involved in the Default Mode Network (i.e. prefrontal regions, posterior cingulate cortex and bilateral regions of the inferior parietal lobules) resulted abnormally connected in DS, with respect to fluent speakers, when considering indexes of functional and effective connectivity.

Conclusione:

Findings suggest that networks useful for motor planning/preparation (i.e. stimulated by the activation of SMA) are abnormally activated in persistent stuttering, perhaps causing a general “delay” in network activation (please note that the SMA “complex” plays a role in demanding voluntary movements, such as speech execution). Compatibly, resting EEG data results in abnormalities, especially when considering beta band synchronization/desynchronization and the corresponding activity in sensorimotor structures. In conclusion, findings may suggest new and more focused ways of intervention and rehabilitation for persistent stuttering in adulthood by means of recent tools such as, for example, non-invasive neuromodulation and/or neurofeedback, in order to potentiate more classical (i.e. behavioural) approaches.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 80 LONG TERM MOTOR-COGNITIVE MONITORING IN MS

Tacchino A.*[1], Marzolini B.[2], Tauro V.[2], Spirito M.M.[1], Ponzio M.[1], Battaglia M.A.[3], D''Amico E.[2], Bulgheroni M.[2], Brichetto G.[4] [1]

Fondazione Italiana Sclerosi Multipla ~ Genova ~ Italy, [2]

Ab.Acus, R&D Department ~ Milano ~ Italy, [3]

Università di

Siena, Dipartimento di Scienze della Vita ~ Siena ~ Italy, [4]

Servizio di Riabilitazione AISM Liguria (Associazione Italiana

Sclerosi Multipla) ~ Genova ~ Italy

Introduzione:

The overall approach of treating neurodegenerative chronic diseases such as MS is changing, promoting a new management of the care pathways in which unobtrusive monitoring programme through an m-health intervention could supplement traditional therapeutic programmes. In particular, there is a growing interest in using smartphone sensing to infer human dynamics and behavioural health (Iosa et al. 2012). Several studies pointed out correlation between self-reported activity and phone usage and self-reported mood. A further step is to use phone sensors data to depict a user’s profile and check meaningful variations.

Materiali e Metodi:

To pursue this goal, a devoted Android app collecting social and motion features extracted from personal smartphone registers (Call Logs, Apps Usage -social e communication apps-, Screen Brightness, GPS and accelerometer) has been installed on the personal smartphone of 15 users for 1 month acquiring data 24hours/7days. Data are acquired in background without interfering with the normal phone usage and without requiring user intervention. Data are transmitted wireless to a remote server, processed every 24h to extract selected features saved anonymously in a database. Anomaly detection algorithms have been implemented to identify changes in the daily trend or unexpected events in data sets. Unlike standard classification tasks, anomaly detection is often applied to unlabelled data such as those at our disposal, considering only the internal structure of the data set.

Risultati:

Results showed a good predisposition to the system and reliability in detecting smartphone use and the distribution of activity along the day. Moreover, as expected, generally people spent most of the time in few places: usually two (home and work).

Conclusione:

In conclusion, the first step of the study (the user test phase) seems to show the minimal requirement for a more extensive feasibility study of the device.

Bibliografia:

Iosa M. et al. Seven capital devices for the future of stroke rehabilitation. Stroke Res Treat. 2012;2012:187965.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 89 CASE REPORT: EFFECTIVE PHYSIOTHERAPY TREATMENT FOR FUNCTIONAL MYOCLONUS

Tesolin L.*[2], Lichti M.[1], Manganotti P.[2], Aybek S.[3] [1]

Psychosomatik Rehabilitation, InselSpital, Bern ~ Switzerland, [2]

Cl. Neurologica, Ospedale di Cattinara, Trieste ~ Italy, [3]

Neuropsychosomatik Unit, InselSpital, Bern ~ Switzerland

Introduzione:

FND account for 15% of all new patients seen in general neurology referral. Despite the burden in terms of prevalence and disability, evidence regarding effective treatments are still limited. We aim to demonstrate that even physiotherapists not specifically trained in FND, can be effective by taking inspiration from recently published recommandation.

Materiali e Metodi:

ML, man, aged 58 years, was evaluated for sudden, clonic movements of neck and shoulder muscles, appeared 2 month earlier. They started abruptly, few months after a major depression episode, since then the patient was in treatment with fluoxetine, he denied use of benzodiazepine. He is an immigrant from France, with Arabic origins, divorced; he has not been working since he came to Switzerland, he is supported by social aid. First the symptom was episodic during the week, then it slowly spread out and became constant; it was described as out of control and not suppressive, associated with a feeling of irritability. It displayed when the patient is not attention-involved in any task: while relaxing, sitting or standing/walking; it stopped during voluntary-directed movements and it did not present during sleep. Although antidepressant treatment the patient was still feeling lack of motivation and irritability. Brain MRI and EEG performed in a out clinic, resulted negative. The GP made a treatment attention with Sirdalud, totally unsuccessful. At the neurological evaluation the myoclonus appeared not stimulus-dependent (opposite to some types of organic myoclonus) and variable in expression: when sitting, in trunk extension, when lying down, in flexion. It was on while the patient was laid down on the bed, and while talking with doctors; it stopped while signing a document. He has no other pathological signs in neurological evaluation (normal reflexes and muscle tone, no bradykinesia or autonomic signs, no abnormalities in gaze or milkmaid's grip). The myoclonus showed distractibility during finger tapping, and tongue movement side-to-side, not sure entrainment. Further additional electrophysiological diagnostics (neurography, needle myography, SSEP, myoclonus-triggered backaveraging) resulted negative. A polysomnography confirmed myoclonus was not manifesting during sleep. Blood tests for kidney, liver, thyroid function were in normal range. This diagnostic protocol allowed to exclude epilepsy, tumoral/ischemic lesions, degenerative disease, corea, metabolic disease, and muscular disorders. Based on positive signs of variability, distractibility and emotional correlation, it was considered a functional myoclonus and treated by the dedicated physiotherapist team.

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Risultati:

The team has multiyear experience in approaching somatoform disorders: they are used to retraining movements with diverted attention. This can be obtained with cognitive tasks such as conversation, music, mental tasks or physical exercise such as trying fast, rhythmical, unfamiliar or unpredictable movement. They used distraction tasks as playing ping-pong and football through a traffic-cone path, since rhythmic and automatic motor patterns can retrain the deficit. They tried also defence strategies as blocking the ball thrown by the therapist while the patient is sit on the bed. They combined it with a communication technique tailored to the patient: pushing him to the target and avoiding to play the symptom down. During all these tasks the myoclonus was disappearing, so the physiotherapists were reinforcing trust and foster self-management. They encouraged the patient to practise exercise when the symptom is showing, and challenged unhelpful thoughts and behaviours. The patient expressed concern about social isolation due to the grotesque outlook of the symptom and effort in acceptance and management, so he was referred to a Psychiatric evaluation. Fluoxetine was changed with Venlafaxine and he started a psychotherapy treatment focalized on cooping strategies and stress-management techniques. The patient was also attending private physiotherapy session based on Giger-tool (cyclette with additional handles for the arms): it is based on coordinated rhythmic movements, that guarantee storage and retrieval of networks, and aims to an integrative re-learning of motor frames.

Conclusione:

There is growing evidence that physiotherapy is an effective treatment, but the existing literature has limited explanations of what physiotherapy should consist of. As UK recommendations states ,treatment should address illness beliefs, self-directed attention and abnormal habitual movement patterns through a process of education, movement retraining and self-management strategies within a positive and non-judgemental context.(1) With this case report we wish to prove any physiotherapist can be effective keeping in mind the core message: focus on automatic movements rather then impairment.

Bibliografia:

Physiotherapy for functional motor disorders: a consensus recommendation; Nielsen G, et al. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2015;86:1113–1119.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 97 PROGRESSIVE MODULAR REBALANCING (RMP) SYSTEM REHABI LITATION (KABAT CONCEPT) COMBINED WITH VISUAL CUES FOR GAIT REHABIL ITATION OF PATIENTS WITH PD: A RANDOMIZED, BI-CENTRIC, OBSERVED-BLIND, CONTROLLED TRIAL WITH CROSSOVER

Serrao M.*[1], Monari G.[5], Sinibaldi E.[5], Chini G.[3], Castiglia F.[2], Ranavolo A.[4], Bartolo M.[6], Pierelli F.[5] [1]

Sapienza, Università di Roma - Movement Analysis LAB, Policlinico Italia ~ Roma ~ Italy, [2]

Sapienza, Università di

Roma ~ Roma ~ Italy, [3]

Movement Analysis LAB, Policlinico Italia ~ Roma ~ Italy, [4]

DiMEILA ~ Monteporzio Catone

Roma ~ Italy, [5]

Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche, Sapienza - Università di Roma ~ Roma ~

Italy, [6]

abilita Istituto di Neuroriabilitazione ad Alta Complessità, Zingonia ~ Bergamo ~ Italy

Introduzione:

Patients with Parkinson’s disease show a gait disturbance which is considered as one of the most disabling aspect of this disease. The mechanism underlying gait impairment is multi-factorial and reflects the global motor impairment. For this reason, and considering the impact of social and economic costs, one of the main foci of intervention in patients with PD should be treating gait abnormalities. In this study we propose a rehabilitation program for Parkinson's disease based on progressive modular rebalancing (PMR) system (Kabat concept) (Monari et al., 2013) combined with visual sensory cues (SC). The treatment is based on a strong theoretically biomechanical background and approaches the rehabilitation in a global multifunctional way. Objectives. The primary aim was to establish whether a 8-week exercise program focused at improving gait function in people with PD was more effective than a same-duration program of standard physiotherapy. The secondary aim was to evaluate the effect on the disease’s severity. At these aims we used a quantitative 3D motion analysis system to evaluate gait parameters and UPDRS-II and UPDR-III and H-Y scales to evaluate the severity of the disease. In particular, through the 3D motion analysis system we focused to evaluate three important aspects of the gait function: gait performance (e.g. speed, step length, hip joint range of motion), dynamic balance (i.e. gait variability) and upper body control (trunk kinematics).

Materiali e Metodi:

Design. Bi-centric, randomized, controlled, observer-blind study with crossover. Participants. Forty individuals with idiopathic PD (N 10, age 55–76y) in Hoehn and Yahr stages 1 to 4. Intervention: Forty minutes of PMR and 20 minutes of SC (treatment A group), 60 minutes with conventional physiotherapy (treatment B group) administered according to the European Physiotherapy Guidelines for Parkinson’s Disease. Primary Outcomes: spatio-temporal gait parameters, joint kinematics, trunk kinematics. Secondary Outcomes: UPDRS-II and III scores.

Risultati:

The rehabilitative program was well tolerated by individuals with PD and most participants showed improvements in the gait variables and UPDRS scores for both treatments. However, patients who received RMP with visual cueing showed better results of gait function in terms of gait

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performance (step length, gait speed, joint kinematics), dynamic stability (gait variability) and trunk control (trunk kinematics) compared to conventional physiotherapy. After crossover only patients who received RMP with visual cueing showed a further improvement in some gait parameters.

Conclusione:

RMP plus sensory cues program could be used to improve gait function in individuals with PD.

Bibliografia:

Monari G. Riequilibrio modulare progressivo. Elaborazione del concetto Kabat. Edi Ermes. 2013. European physiotherapy guidleines for Parkinson's disease. http://www.appde.eu/european-physiotherapy-guidelines.asp

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 100 AGGIUSTAMENTI POSTURALI MEDIANTE SPOSTAMENTI DEL PE SO CORPOREO NEI SOGGETTI CON MALATTIA DI PARKINSON: STUDIO PILOTA U TILIZZANDO UNA PEDANA ROBOTIZZATA

Carpinella I.[1], Nardone A.*[2], Bonora G.[1], Bowman T.[1], Cattaneo D.[1], Rabuffetti M.[1], Ferrarin M.[1] [1]

Fondazione Don Carlo Gnocchi (IRCCS) ~ Milano ~ Italy, [2]

Istituti Clinici Scientifici Maugeri Spa SB, Istituto di Pavia

(IRCCS) ~ Pavia ~ Italy

Introduzione:

L’instabilità posturale è uno degli aspetti caratteristici della malattia di Parkinson (PD) in fase avanzata. Sono state descritte anomalie del controllo posturale durante perturbazioni dell’equilibrio sia quando indotte in direzione anteroposteriore sia mediolaterale [1]. Inoltre i soggetti con PD manifestano difficoltà a generare volontariamente una sufficiente destabilizzazione del proprio centro di massa per spostare il peso corporeo da un arto all’altro per iniziare o effettuare semplici compiti della vita di tutti i giorni quali camminare [2]. Queste alterazioni contribuiscono a porre i soggetti con PD ad alto rischio di caduta. Negli ultimi anni sono stati sviluppati strumenti di riabilitazione dell’equilibrio che si basano sull’utilizzo di pedane mobili [3]. Il principale vantaggio di questi sistemi è che essi possono fornire perturbazioni ripetibili e ben definite e contemporaneamente misurare le reazioni del soggetto. In questo modo questi sistemi possono combinare valutazione e addestramento dell’equilibrio. Nella maggior parte degli studi sono state imposte traiettorie predeterminate del movimento della pedana senza la possibilità per il soggetto di modificarne il movimento. Nel presente studio invece viene usata una pedana robotizzata che induce perturbazioni posturali attraverso improvvise inclinazioni della base d’appoggio nel piano frontale o sagittale ma, a differenza di altri sistemi, in questo caso il soggetto può contrastare il movimento della pedana con opportuni trasferimenti di carico. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare la modalità con la quale i soggetti con PD reagiscono a perturbazioni posturali nelle quali è richiesto di mantenere l’equilibrio agendo attraverso lo spostamento del peso corporeo in direzione anteroposteriore o mediolaterale.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 10 soggetti con PD e 12 soggetti sani. I partecipanti erano invitati a stare in piedi su una pedana robotizzata (RotoBit3D) [4] che poteva ruotare con tre gradi di libertà. Venivano somministrate quattro perturbazioni in modo randomizzato sul piano sagittale (inclinazione posteriore e anteriore intorno all’asse mediolaterale) e frontale (inclinazione a destra e a sinistra attorno all’asse anteroposteriore). Ciascuna perturbazione veniva indotta per tre volte variando l’angolo di equilibrio da 0 a 6 gradi. I partecipanti erano istruiti a reagire al più presto possibile alla perturbazione in modo da iniziare a invertire la direzione di movimento della pedana (tempo di controreazione) riportandola di nuovo verso la posizione orizzontale (tempo di stabilizzazione); dovevano poi mantenerla stabile nella posizione raggiunta fino alla fine del compito (20 s dall’inizio della perturbazione).

Risultati:

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Rispetto ai sani i soggetti con PD mostravano a) un ritardo significativo (p<0.01) del tempo di controreazione e dell’angolo raggiunto dalla pedana al quale iniziava la controreazione, b) un prolungamento significativo (p<0.02) del tempo di stabilizzazione, c) una significativamente (p<0.05) maggiore deviazione della posizione finale della pedana rispetto al piano orizzontale. Queste alterazioni venivano trovate in tutte le direzioni di perturbazione ma erano più accentuate nelle inclinazioni della pedana in direzione posteriore che laterale e anteriore. Il tempo necessario a stabilizzare la pedana correlava con la gravità clinica del PD. I soggetti con PD presentavano inoltre un aumento significativo (p<0.05) delle oscillazioni posturali durante la fase in cui dovevano mantenere il più orizzontale possibile la pedana dopo le perturbazioni in direzione laterale.

Conclusione:

I risultati sono compatibili con la ben nota ipo-/bradicinesia [2] e con le menomazioni propriocettive e cinestesiche nel PD [5]. Queste ultime possono causare un aumento della soglia di percezione del movimento, una riduzione dell’accuratezza nel rilevare la direzione del movimento stesso e una maggiore deviazione della posizione finale della pedana rispetto al piano orizzontale. Parte delle difficoltà nella stabilizzazione della pedana sul piano orizzontale possono essere legate alla difficoltà nei soggetti con PD ad effettuare gli spostamenti di carico in direzione anteroposteriore o mediolaterale, compiti che prevedono il coordinamento tra caviglia e anca [1]. I risultati mostrano che la valutazione proposta è idonea a studiare le reazioni posturali nei soggetti con PD. Essa potrebbe essere quindi inclusa nella valutazione e nell’addestramento della capacità di controllare l’equilibrio agendo sullo spostamento del carico a livello degli arti inferiori.

Bibliografia:

[1] Horak FB et al. Exp Neurol 2005;193:504-21 [2] Rinalduzzi S et al. Biomed Res Int 2015;2015:434683 [3] Nardone A, Schieppati M. Mov Disord 2006;21:1515-20 [4] Cappa P et al. IEEE TBE 2010;57:1198-208 [5] Abbruzzese G, Berardelli A. Mov Disord 2003;18:231-40

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 101 INCOBOTULINUMTOXINA NELLE DISTONIE FOCALI: LA NOSTR A ESPERIENZA

Tomaselli M., Mazzon G.*, Manganotti P.

Clinica Neurologica-Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Le distonie focali sono un disordine del movimento, con gravi disturbi funzionali e importanti ripercussioni sulla vita sociale dell’individuo colpito. Tra i diversi trattamenti proposti il gold standard rimane l’infiltrazione di tossina botulinica, trattamento che dev’essere ripetuto nel tempo e spesso a intervalli ravvicinati (8-12 settimane). In alcuni pazienti in trattamento cronico è stato descritto lo sviluppo di una resistenza immunologica dovuta alla produzione di anticorpi che neutralizzerebbero l’effetto terapeutico della tossina riducendolo o addirittura annullandolo. Tale immunogenicità potrebbe derivare dalla presenza, nel farmaco iniettato, di proteine complesse che stimolerebbero il sistema immunitario del paziente e sarebbero proprio le iniezioni ripetute a stimolare tale reazione immunologica. Al fine di evitare questa possibile riduzione di efficacia terapeutica sono state formulate due principali raccomandazioni che prevedono di non sovradosare il farmaco e di non eseguire iniezioni molto ravvicinate (non meno di 10-12 settimane di intervallo). Attualmente tra le tossine disponibili, incobotulinumtoxinA risulta libera da agglomerati di proteine complesse e dovrebbe quindi avere una bassa antigenicità. Tale studio si propone di osservare i risultati clinici nel passaggio a incobotulinumtoxinA in pazienti con varie forme di distonia focale in trattamento cronico con tossina botulinica.

Materiali e Metodi:

Su un totale di 124 pazienti in trattamento con tossina botulinica presso il nostro ambulatorio dedicato alle distonie, ne sono stati selezionati in maniera prospettica da Settembre 2016 a Novembre 2017, 45 casi (36.2%) che da una precedente tossina hanno proseguito il trattamento con incobotulinumtoxinA. Il campione era costituito da 19 uomini e 26 donne con un rapporto di 0.7; con età media di 71 anni (range 36-98 anni). Di questi, 23 (51.1%) erano affetti da distonia cervicale; 12 (26.6%) da emispasmo del nervo facciale e 10 (22.2%) da blefarospasmo. La durata della sintomatologia andava da un minimo di 6 ad un massimo di 15 anni (media 10 anni). Tutti i pazienti erano già in trattamento con altre tossine botuliniche: onabotulinumtoxinA (6 casi) e abobotulinumtoxinA (39 casi). Durante questo studio è stata impiegata incobotulinumtoxinA a un dosaggio massimo di 50 U (per occhio) per il blefarospasmo ed emispasmo, di 250 U a trattamento per la distonia cervicale. Ognuno dei pazienti è stato sottoposto ad almeno 4 sedute distanziate di circa 3 mesi una dall’altra. Di questi, 13 (28.8%) hanno effettuato 5 trattamenti. La risposta clinica al trattamento con tossina botulinica è stata valutata utilizzando la Toronto Western Spasmodic Torticollis Rating Scale (TWSTRS) per la distonia cervicale e la Jankovic Rating Scale (JRS) per blefarospasmo ed emispasmo.

Risultati:

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Nella maggior parte dei pazienti (57.7%) sono stati ottenuti risultati clinici sovrapponibili a quelli del precedente trattamento. Di questi 15 erano affetti da distonia cervicale, 5 da emispasmo facciale e 6 da blefarospasmo. Quattordici pazienti (31.1%), invece, hanno risposto con un significativo miglioramento clinico. Di questi 12 erano precedentemente in trattamento con abobotulinumtoxinA, rispettivamente per distonia cervicale (5 casi), per emispasmo facciale (4 casi) e per blefarospasmo (3 casi); gli altri due con onabotulinumtoxinA per emispasmo facciale. In 5 pazienti (11.1%) invece, è stato registrato un lieve peggioramento clinico: 3 erano precedentemente in trattamento con abobotulinumtoxinA per distonia cervicale; 2 con onabotulinumtoxinA rispettivamente per emispasmo facciale e blefarospasmo. Non si è riscontrata alcuna complicazione.

Conclusione:

L’utilizzo di incobotulinumtoxinA in pazienti con distonia focale in trattamento cronico con tossina botulinica ha mostrato globalmente risultati non inferiori rispetto a quelli delle tossine precedentemente utilizzate e in un terzo dei casi ha portato ad un miglioramento della sintomatologia clinica.

Bibliografia:

Albanese A, Bathia K, Bressman SB, Delong MR, Fahn S. et al. Phenomenology and classification of dystonia: a consensus update. Movement disorders. 2013; 28(7): 863-73. Jankovic J, Tsui J, bergeron C. Prevalence of cervical dystonia and spasmodic torticollis in the United States general population. Parkinsonism & Related Disorders. 2007; 13(7): 411-6. Costa J, Espirito-Santo C, Borges A, Ferreira JJ, Coelho M, Moore P, Sampaio C. Botulinum toxin type A therapy for blepharospasm. 2004; The Cochrane Database of Systematic reviews Issue 2. DOI: 101002/14651858CD004900pub2 Naumann M, Carruthers A, Carruthers J, et al. Meta-analysis of neutralizing antibody conversion with onabotulinumtoxinA (BOTOX) across multiple indications. Mov Disord. 2010; 25:2211-18. Jost WH, Blumel J, Grafe S. Botulinum neurotoxin type A free of complexing proteins (Xeomin) in focal dystonia. Drugs. 2007; 67: 669-83.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 103 ANALISI DELLE ALTERAZIONI FUNZIONALI DELL’ARTO SUPE RIORE E DELL’ATTIVITÀ MUSCOLARE MEDIANTE EMGS IN PAZIENTI CON SCLEROSI MU LTIPLA: UNO STUDIO “CROSS-SECTIONAL”

Filippetti M.*[1], Gandolfi M.[2], Valè N.[2], Dimitrova E.[2], Mazzoleni S.[3], Depaoli C.[1], Corradi J.[1], Battini E.[3], Castelli M.[4], Camin M.[4], Benedetti M.D.[5], Gajofatto A.[2], Ferraro F.[6], Saltuari L.[7], Waldner A.[8], Picelli A.[2], Smania N.[2]

[1]Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy,

[2]Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy,

[3]Istituto

di BioRobotica, Scuola Superiore Sant’Anna ~ Pontedera ~ Italy, [4]

ATSM Centro Franca Martini ~ Trento ~ Italy, [5]

USF

Malattie Demielinizzanti, Neurologia di Borgo Roma, AOUI Verona ~ Verona ~ Italy, [6]

ASST Carlo Poma ~ Mantova ~

Italy, [7]

Research Department for Neurorehabilitation South Tyrol ~ Bolzano ~ Italy, [8]

Private Clinic Villa Melitta,

Neurological Rehabilitation ~ Bolzano ~ Italy

Introduzione:

Le disfunzioni sensorimotorie dell’arto superiore (AS) rappresentano uno dei disturbi maggiormente disabilitanti in pazienti con SM (PwMS). Si stima che il 66% di questi pazienti ne sia affetto [1] e che molti di questi abbiano un interessamento bilaterale. Tale deficit influenza negativamente l’autonomia funzionale e quindi la capacità di svolgere attività quotidiane in ottica International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) [2]. Ad oggi poco si conosce riguardo ai deficit dell’AS nei diversi stadi di gravità neurologica, la cui comprensione potrebbe permettere la definizione di specifici interventi riabilitativi. L’obiettivo primario dello studio è stato quello di valutare i deficit dell’AS in una coorte di PwMS stratificati per gravità neurologica secondo la scala EDSS. L’obiettivo secondario è stato quello di indagare l’attivazione muscolare mediante polielettromiografia dinamica di superficie (poli-EMGds) durante un task motorio standardizzato.

Materiali e Metodi:

È stato condotto uno studio osservazionale di tipo cross-sectional in 42 PwMS (età media 51±11 anni; EDSS=2-8) con deficit funzionali dell’AS. I pazienti sono stati stratificati in base all’impairment funzionale (IF) in tre gruppi: “lieve” (EDSS 2-4; n=10); “moderato” (EDSS 4.5-6; n=15); “severo” (EDSS 6.5-8; n=17). Tutti i pazienti sono stati valutati prima dell’arruolamento al fine di soddisfare i criteri di inclusione ed esclusione. Outcome primario: Action Research Arm test (ARAT). Outcome secondari: Nine-Hole Peg Test (NHPT); Motricity Index (MI); Fugl-Meyer Assessment (FMA); Motor Activity Log (MAL); Visual Analogue Scale for fatigue (VAS-F); Assessment of Life Habits (LIFE-H); Multiple Sclerosis Quality of Life-54 (MSQOL-54), e la valutazione dell’attività muscolare con poli-EMGds. L’acquisizione poli-EMGds è stata eseguita in 6 gruppi muscolari dell’AS con maggior IF (deltoide anteriore/posteriore, bicipite/tricipite brachiale, estensore/flessore radiale del carpo) durante un task standardizzato (Grasp section of ARAT) ripetuto per 3 volte. Analisi dei dati: i dati clinici sono stati analizzati con test non-parametrici (SPSS ver.23). Per i confronti multipli è stata applicata la correzione di Bonferroni (significatività statistica, p≤0,016). Il segnale poli-EMGds è stato processato mediante routine sviluppate in ambiente Matlab (Mathworks Inc USA). Il segnale poliEMGds è stato normalizzato rispetto al segnale EMG rilevato

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in condizione di riposo e in condizione di massima contrazione isometrica volontaria effettuata per ogni muscolo.

Risultati:

I tre gruppi differivano tra di loro in riferimento all’età (p=0,028), destrezza manuale (p=0,042), punteggio della scala FMA (p=0,025), quantità dell’uso dell’arto (p=0,012), qualità del movimento (p=0,004) e percezione nell’eseguire task motori della vita quotidiana sia in termini di difficoltà (p<0,001) sia di soddisfazione (p=0,007). Il confronto post-hoc tra i tre gruppi ha mostrato che il gruppo “lieve” e “moderato” non differivano in modo statisticamente significativo nelle diverse misure di outcome. Il gruppo “lieve” differiva dal gruppo “severo” in termini di età (p=0,016), funzione dell’AS valutata mediante FMA (p=0,016) e l’uso dell’AS sia in quantità d’uso (p=0,009) che in qualità del movimento (p=0,003). Inoltre il gruppo “lieve” e il gruppo “severo” non differivano per destrezza manuale valutata al NHPT (p=0,022). Il gruppo “moderato” e “severo” non mostravano differenze significative sia per quanto riguarda la quantità (p=0,024) sia la qualità (p=0,025) dell’uso dell’AS. L’analisi preliminare dei dati poliEMGds ha evidenziato una progressiva minore modularità dell’attività muscolare nei pazienti dei gruppi “moderato” e “severo”.

Conclusione:

I disturbi della funzione e dell’attività dell’AS rappresentano uno degli ambiti di ricerca emergenti in PwMS. Sebbene la letteratura sottolinei l’importanza della riabilitazione nel ridurre tali disfunzioni e migliorare la qualità della vita, ad oggi sono necessarie ulteriori ricerche per identificare diverse strategie di riabilitazione in base al livello di invalidità dell'AS. Questo studio mostra come uno dei primi disturbi a comparire sia il disuso dell’arto fornendo interessanti spunti di riflessione sulla fisiopatologia delle disfunzioni dell’AS in persone con Sclerosi Multipla.

Bibliografia:

[1] Pellegrino L, Stranieri G, Tiragallo E, Tacchino A, Brichetto G, Coscia M, Casadio M. Analysis of upper limb movement in Multiple Sclerosis subjects during common daily actions. Conf Proc IEEE Eng Med Biol Soc. 2015;2015:6967-70. [2] Lamers I, Cattaneo D, Chen CC, Bertoni R, Van Wijmeersch B, Feys P. Associations of upper limb disability measures on different levels of the International Classification of Functioning, Disability and Health in people with multiple sclerosis. Phys Ther. 2015 Jan;95(1):65-75.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 108 MODIFICA DELLA SPASTICITÀ DEL TRICIPITE SURALE AD U N MESE DALL'INTERVENTO DI ALLUNGAMENTO CHIRURGICO IN PAZIENTI EMIPLEGICI C ON PIEDE EQUINO SECONDARIO A STROKE. STUDIO OSSERVAZIONALE.

Giannotti E.*, Merlo A., Galletti M., Zerbinati P., Prati P., Mascioli F., Mazzoli D.

Gait & Motion Analysis Laboratory - O.P.A. Sol et Salus ~ Torre Pedrera di Rimini ~ Italy

Introduzione:

Dopo lesione del primo motoneurone la retrazione muscolare del tricipite surale (TS) e la conseguente deformità in equino del piede è dovuta sia alle modifiche reologiche del muscolo, quali atrofia e riduzione del numero di sarcomeri conseguenti al disuso, sia all'iperattività muscolare (ipertono spastico). Queste contribuiscono a mantenere il muscolo in posizione accorciata, riducendone la tensione longitudinale e favorendone l'ulteriore rimodellamento (1). Inoltre, nel muscolo spastico, l'accorciamento delle fibre muscolari e la sostituzione del tessuto muscolare con tessuto connettivo sono responsabili delle modifiche delle proprietà viscoelastiche del muscolo, con una conseguente riduzione della sua estensibilità (2,3). Le alterazioni muscolari e il concomitante instaurarsi di retrazione muscolo-tendinea nel paziente cronico con esiti di stroke contribuiscono alla perdita dell'autonomia deambulatoria. In presenza di deformità strutturata del piede in equino la chirurgia funzionale si è dimostrata efficace a breve e lungo termine nel ripristinare un corretto appoggio del piede e nel migliorare la performance deambulatoria nel paziente adulto con esiti di stroke (4,5). L'intervento chirurgico, oltre correggere la retrazione muscolare, potrebbe influire sulla componente dinamica della risposta muscolare alla mobilizzazione passiva. È infatti ipotizzabile che l'allungamento muscolare del TS dopo chirurgia funzionale permetta di ridurre l'eccitabilità del riflesso tonico da stiramento e quindi l'ipertono spastico. In letteratura è stato dimostrato, nei pazienti con PCI, che l'allungamento chirurgico del TS determini, ad 1 anno dall'intervento, la riduzione dell'ipertono spastico dei muscoli trattati sia nella condizione a ginocchio esteso che a ginocchio flesso a 90° (6,7). Obiettivo di questo studio, di tipo osservazionale, è quantificare la variazione della spasticità del TS nel paziente emiplegico adulto ad 1 mese dall'intervento chirurgico di correzione della deformità in equino del piede.

Materiali e Metodi:

Si è analizzato un campione di 48 pazienti con esiti di stroke, con età media(DS) di 53(14) anni, 19/29 Dx/Sn, a 6(5) anni dall'evento, con FAC mediana pari a 4, velocità del cammino pari 0.51(0.28) m/s, sottoposti ad allungamento chirurgico del TS. La spasticità del TS è stata valutata con la scala di Tardieu Modificata (MTS) prima ed un mese dopo l'intervento. La valutazione è stata effettuata a ginocchio esteso (MTS_GE) e flesso (MTS_GF). I valori di MTS pre e post chirurgia sono stati confrontati utilizzando il test di Wilcoxon. Si sono inoltre calcolati il numero e la percentuale di pazienti con MTS peggiorata, stabile, e migliorata.

Risultati:

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Entrambi i punteggi di MTS_GE e MTS_GF si sono ridotti significativamente ad un mese dalla chirurgia (p=0.002 e p<0.001, rispettivamente). Il punteggio di MTS_GE è peggiorato in 4 soggetti (8%), è rimasto invariato in 23 soggetti (48%) ed è migliorato in 21 soggetti (44%). Il punteggio di MTS_GF è peggiorato in 2 soggetti (3%), è rimasto stabile in 18 soggetti (38%) ed è migliorato in 28 soggetti (58%). Per otto soggetti la spasticità ad un mese si era completamente risolta, con punteggio MTS passato, ad esempio, da 3 a 0.

Conclusione:

Oltre a ripristinare l'articolarità di caviglia, l'allungamento chirurgico del TS può determinare una riduzione della spasticità a breve termine di questo gruppo muscolare nel paziente adulto con esiti cronici di stroke. Questo risultato è nuovo in letteratura, per questa tipologia di pazienti, ed è in accordo con i risultati di studi su pazienti pediatrici affetti da PCI e sottoposti chirurgia funzionale (6,7). Si può quindi ipotizzare che la correzione chirurgica della deformità del piede equino, agendo sulla correzione della retrazione muscolo-tendinea, influisca positivamente sui circuiti nervosi che sottendono al controllo del tono muscolare. È attualmente in corso la raccolta di dati per valutare gli effetti a lungo termine dell'allungamento chirurgico sull'ipertono spastico del TS.

Bibliografia:

1. Huet de la Tour E, Tardieu C, Tabary JC, Tabary C. J Neurol Sci 1979;40:123-31. 2. Williams PE, Goldspink G. J Anat 1978;127:459-68. 3. Dietz V, Sinkjaer T. Hand Clin Neurol 2012;109:197-211. 4. Renzenbrink GJ, Buurke JH, Nene AV, Geurts AC, Kwakkel G, Rietman JS. J Rehabil Med 2012; 44(8):614-23. 5. Giannotti E, Merlo A, Zerbinati P, Longhi M, Prati P, Masiero S, Mazzoli D. Eur J Phys Rehabil Med. 2016;52(3):296-303 6. Vlachou M, Pierce R, Davis RM, Sussman M. Acta Orthop.Belg. 2009; 75(6):808-814 7. Dreher T, Brunner R, Vegvari D, Heitzmann D, Gantz S, Maier MW, Braatz F, Wolf SI. Gait Posture. 2013 Jun;38(2):215-20

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 109 EFFETTI DELLA CHIRURGIA NEURO-ORTOPEDICA SULLA SPAS TICITÀ DEL QUADRICIPITE FEMORALE IN PAZIENTI EMIPLEGICI CON ST IFF KNEE GAIT

Galletti M., Merlo A., Giannotti E.*, Zerbinati P., Prati P., Mascioli F., Mazzoli D.

Gait & Motion Analysis Laboratory - O.P.A. Sol et Salus ~ Torre Pedrera di Rimini ~ Italy

Introduzione:

L'ipertono spastico si presenta frequentemente nei soggetti affetti da lesione del primo motoneurone in seguito ad ictus cerebri o trauma cranio-encefalico (TCE) (1,2). La spasticità può determinare lo svilupparsi di deformità agli arti inferiori e pattern del cammino patologici, come ad esempio lo stiff knee gait (SKG), tra le cui cause vi sono la retrazione e l'attività patologica dei muscoli retto femorale e vasti (3). La correzione chirurgica della deformità determina una variazione della componente di retrazione muscolare, ma è possibile ipotizzare che essa influisca anche sulla componente dinamica della risposta muscolare allo stiramento passivo. Alla base della spasticità vi è infatti un'ipereccitabilità del riflesso tonico da stiramento, che è direttamente proporzionale alla velocità da stiramento ed inversamente proporzionale alla lunghezza muscolare (4). È pertanto ipotizzabile che l'allungamento muscolo-tendineo ottenuto attraverso l'intervento chirurgico riduca la componente dinamica dell'ipertono spastico favorendo la riduzione della tensione esercitata sui fusi muscolari e, di conseguenza, l'eccitabilità del riflesso tonico da stiramento (5). Alcune evidenze in tal senso sono disponibili in letteratura per campioni di bambini affetti da PCI (5,6). Obiettivo di questo studio è verificare se l'intervento chirurgico di aponeurectomia del QF determini una riduzione della reazione allo stiramento veloce di tale gruppo muscolare in pazienti adulti con lesione del primo motoneurone in esiti di stroke e TCE.

Materiali e Metodi:

In questo studio, di tipo retrospettivo, si sono analizzati i dati di un campione di 25 pazienti emiplegici affetti da SKG con lesione del primo motoneurone (UMNL) conseguente a stroke o TCE, con età media (DS) di 53(13) anni, 16/19 Sn/Dx, a 6(5) anni dalla lesione, che sono stati sottoposti ad intervento di aponeurectomia del QF. Un unico chirurgo ha effettuato tutti gli interventi. La spasticità del QF è stata valutata con la scala di Tardieu Modificata (MTS) prima e ad un mese dall'intervento. La MTS è stata utilizzata in questo studio in quanto non risente dell'alterazione delle componenti passive del muscolo in esame. La variazione del punteggio di MTS a seguito della chirurgia è stata indagata con il test di Wilcoxon per dati appaiati. Si sono inoltre calcolati il numero e la percentuale di pazienti con MTS peggiorata, stabile, e migliorata.

Risultati:

Ad un mese dalla chirurgia, il punteggio della MTS si è ridotto significativamente nel campione (p<0.001) con valore mediano diminuito da 3 a 2 (range pre intervento 2-4; post intervento 0-3). Il punteggio MTS è rimasto invariato in 9 soggetti (36%), è migliorato in 16 soggetti (64%) e non è mai peggiorato. In 12 soggetti (48%) si è riscontrata la completa risoluzione della spasticità del QF ad un mese, con MTS che si è ridotta da 2 a 0 o da 3 a 0.

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Conclusione:

I risultati del nostro studio dimostrano che, ad un mese dall'intervento chirurgico di aponeurectomia del QF, nei pazienti in esiti di stroke e TCE si è verificata una riduzione non solo della componente passiva di retrazione muscolo-tendinea ma anche della componente dinamica della risposta muscolare allo stiramento passivo, valutata clinicamente attraverso la MTS. Questo risultato è nuovo in letteratura, per pazienti adulti con UMNL. È ragionevole supporre che il meccanismo alla base di tale risultato sia la riduzione della tensione esercitata sulle fibre muscolari e, di conseguenza, sui recettori muscolari che regolano la risposta del muscolo allo stiramento passivo veloce. I risultati di questo studio preliminare a breve termine dovranno essere confermati su un campione più ampio e con valutazioni a maggiore distanza dall'intervento. È attualmente in corso la raccolta di dati per valutare gli effetti a lungo termine della procedura chirurgica sull'ipertono spastico del QF.

Bibliografia:

1. Sommerfeld DK, Gripenstedt U, Welmer AK. Am J Phys Med Rehabil. 2012; 91(9):814-20. 2. Williams G, Banky M, Olver J. J Head Trauma Rehabil. 2015; 30(5):E49-57 3. Goldberg SR, Anderson FC, Pandy MG, Delp SL. J Biomech. 2004; 37(8):1189-96. 4. Lance JW. What is spasticity? Lancet 1990; 335:606 5. Dreher T, Brunner R, Vegvari D, Heitzmann D, Gantz S, Maier MW, Braatz F, Wolf. Gait Posture. 2013; 38: 215-220 6. Vlachou M, Pierce R, Davis RM, Sussman M. Acta Orthop.Belg. 2009; 75(6):808-814

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 110 EFFETTO DI UN ROBOTIC GAIT TRAINING SUL CAMMINO E S ULLA PLASTICITÀ CEREBRALE IN SOGGETTI CON MALATTIA DI PARKINSON E F REEZING DELLA MARCIA FARMACO-RESISTENTE.

Andrenelli E.*[1], Capecci M.[1], Di Biagio L.[1], Pepa L.[1], Lucarelli L.[1], Spagnuolo C.[2], Guidoni P.[2], Serafini P.[2], Morgante F.[3], Ceravolo M.G.[1] [1]

Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Clinica di Neuroriabilitazione. Università Politecnica delle Marche. ~

Ancona ~ Italy, [2]

Istituto di Riabilitazione Santo Stefano ~ Porto Potenza Picena ~ Italy, [3]

Department of Clinical and

Experimental Medicine, University of Messina, Italy; Institute of Molecular and Clinical Sciences, St George's University

of London ~ London ~ United Kingdom

Introduzione:

Il Freezing del cammino Resistente ai farmaci (Freezing Of Gait - FOG-R) è un sintomo severamente invalidante della Malattia di Parkinson (MP) in fase avanzata poiché largamente non trattabile. La riabilitazione motoria mediante l’addestramento all’uso di strategie di cueing è uno dei pochi presidi terapeutici utili, ma il suo effetto sintomatico non permette una gestione ottimale del sintomo ed un miglioramento della disabilità correlata nel lungo termine. Inoltre il disturbo dell’apprendimento motorio rappresenta un ulteriore ostacolo alla permanenza dell’efficacia dei più diffusi protocolli riabilitativi. Lo scopo dello studio era di misurare l'effetto di un training del cammino basato sull’uso di un robot (G-EO system) sulla frequenza e durata del FOG-R e possibili cambiamenti neurofisiologici training-mediati della plasticità cerebrale.

Materiali e Metodi:

9 pazienti con MP in fase avanzata e storia di FOG-R sono stati sottoposti a training del cammino mediante G-EO system (12 sessioni, 3 volte / settimana, 4 settimane). I criteri di esclusione erano: demenza; modifica del protocollo farmacologico nell'ultimo mese; discinesie; altri disturbi neurologici; gravi patologie ortopediche e cardiovascolari; trattamenti di riabilitazione entro 3 mesi dall'arruolamento. Misure di outcome: numero e durata degli episodi di FOG rilevati sia in ambulatorio durante Timed Up and Go (TUG) test che a casa, tramite app per smartphone (Pepa et al 2014; Capecci et al 2016); GAit and Falls Questionnaire (GFQ); New- Freezing Of GAit Questionnaire (NFOG-Q); Questionario per la qualità di vita - PDQ-39; Diario domiciliare delle cadute, Mini-BESTest per la valutazione del equilibrio, UPDRS III, 6-minuti Walking Test. Tutti i pazienti sono stati valutati mediante stimolazione magnetica transcranica (TMS), la plasticità sensorimotoria (SMP) è stata indotta mediante la stimolazione associativa rapida accoppiata (rPAS). I potenziali evocati motori (MEP) sono stati registrati al basale e per 15 minuti dopo rPAS. Tutti i test clinico/funzionali e neurofisiologici sono stati condotti prima (T0) ed al termine (T1) del trattamento riabilitativo sia in stato OFF che ON farmacologico.

Risultati:

Dopo il trattamento robotico, il cammino è migliorato in termini di velocità, resistenza, ritmo e equilibrio. A casa, la frequenza e la durata del FOG sono diminuiti di circa il 50%. Prima della riabilitazione, la SMP era carente in tutti i soggetti sia nello stato OFF che ON. Il trattamento robotizzato ha ripristinato il potenziamento delle ampiezze associato all’ rPAS sia nello stato OFF

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che ON. Una correlazione inversa è stata trovata tra la durata della MP e il miglioramento dell'ampiezza dei MEPs indotta dall’rPAS, dopo la riabilitazione.

Conclusione:

Il training del cammino basato sull’uso del robot (G-EO System) è un approccio riabilitativo in grado di migliorare il cammino e ridurre il FOG-R nei pazienti con MP rimodellando la SMP

Bibliografia:

- Quartarone A, et al. Rapid-rate paired associative stimulation of the median nerve and motor cortex can produce long-lasting changes in motor cortical excitability in humans. J Physiol. 2006 Sep 1;575(Pt 2):657-70. - Snijders AH, et al. Physiology of freezing of gait. Ann Neurol. 2016 Nov;80(5):644-659. - Sale P, et al.. Robot-assisted walking training for individuals with Parkinson's disease: a pilot randomized controlled trial. BMC Neurol. 2013 May 24;13:50. doi: 10.1186/1471-2377-13-50. - Picelli A, et al. Robot-assisted gait training versus equal intensity treadmill training in patients with mild to moderate Parkinson's disease: a randomized controlled trial. Parkinsonism Relat Disord. 2013 Jun;19(6):605-10

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 112 DUAL TASK INTERFERENCE AND GAIT VARIABILITY IN PEOP LE WITH PARKINSON’S DISEASE AND PISA SYNDROME.

Geroin C.*[1], Smania N.[1], Dimitrova E.[1], Caramori A.[1], Saltuari L.[2], Gandolfi M.[1], Tinazzi M.[1] [1]

Università di Verona ~ Verona ~ Italy, [2]

Research Department for Neurorehabilitation South Tyrol, 39100 Bozen, Italy.

Department of Neurology, Hochzirl Hospital, Zirl, Austria ~ Zirl ~ Austria

Introduzione:

Pisa syndrome (PS) is a deformity of posture affecting people with Parkinson’s disease (PD). It is associated with postural instability but till now, no studies investigated the possible contribution of PS to occurrence of dual task interference and increasing of gait variability in PD. Here we compared gait in patients with PS, PD without PS and healthy controls and hypothesized that both dual task interference and gait variability would be larger in PS.

Materiali e Metodi:

This observational cross-sectional study involved patients with PS and PS (n=10, Hoehn&Yahr score<4), patients with PD but without PS (n=10), and age-matched controls (n=10). Gait kinematic properties were recorded under three conditions: walking at preferred speed, walking when performing a motor task (opposition hand task) and walking when performing a cognitive task (counting back of three). Dual task effect (DTE) and gait variability was calculated.

Risultati:

Significant main effect between the groups in the stride length, step length, cadence, step time, swing time and single support time under single and dual-tasking conditions. Post-hoc comparisons showed a significant decrease of stride and step length in PS patients under cognitive task when compared with PD without PS (p<.04) and with HS (p<.01). This reduction was also reported under motor task when compared PS versus HS (p<04). When compared with HS, PS patients showed increased of cadence and reduced step time, swing time, single support time under single and motor condition. Decrements in DTE stride (PS=11.63% Vs. HS=2.27%) and step (PS=11.51% Vs. HS=2.22%) length under cognitive task were found. Gait variability in double support time and dual-task stride length was higher in PS than PD and HS.

Conclusione:

The cognitive task leads to more significant interference in gait than does a motor task. Increased gait variability in PS was observed in the double support time and dual task stride length.

Bibliografia:

Tinazzi M, Geroin C, Gandolfi M, Smania N, Tamburin S, Morgante F, Fasano A. Pisa syndrome in Parkinson's disease: An integrated approach from pathophysiology to management. Mov Disord. 2016 Dec;31(12):1785-1795. Kelly VE, Eusterbrock AJ, Shumway-Cook A. A review of dual-task walking deficits in people with

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Parkinson's disease: motor and cognitive contributions, mechanisms, and clinical implications. Parkinsons Dis. 2012;2012:918719.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 118 GAIT ANALYSIS VS STABILOMETRIA: RUOLO NELLA DIAGNOS I PRECOCE E NEL TRATTAMENTO DEI DISTURBI POSTURALI NEI PAZIENTI CON MALATTIA DI PARKINSON.

Di Martino S.*[1], Tramonti C.[1], Bertolucci F.[1], Unti E.[2], Bonuccelli U.[2], Ceravolo R.[2], Chisari C.[1] [1]

U.O. Neuroriabilitazione, Dipartimento di Specialità Mediche, Azienda-Ospedaliero Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy, [2]

U.O. Neurologia, Dipartimento di Specialità Mediche, Azienda-Ospedaliero Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

La Sindrome di Pisa (SP) e la Camptocormia (CC) sono disturbi posturali che spesso complicano il decorso della Malattia di Parkinson (MP). Esse determinano un’instabilità posturale che si associa ad un aumentato rischio di cadute e incrementa le difficoltà nella marcia con un impatto negativo sulla qualità di vita di questi pazienti. Attualmente non esistono criteri diagnostici standardizzati in grado di identificare e quantificare precocemente tali disturbi al fine di elaborare progetti riabilitativi specifici e mirati al miglioramento dell’equilibrio statico e dinamico e alla prevenzione delle complicanze.

Materiali e Metodi:

Abbiamo selezionato 20 pazienti affetti da MP complicata da SP o CC, omogenei per età (72.11 ± 5.16 anni), UPDRS III (25.5±9.07) e impairment cognitivo (MMSE 29.1±1.12) e un gruppo di controllo di 20 soggetti di pari età (72.55 ± 5.11 anni) in assenza di patologie neurologie e ortopediche che potessero compromettere l’equilibrio statico e dinamico. La terapia antiparkinsoniana assunta dai pazienti non aveva subito variazione dei dosaggi da almeno 6 mesi. Le valutazioni sono state eseguite tutte in “fase on”. Ciascun soggetto è stato sottoposto a 3D Gait Analysis con registrazione dei parametri spazio-temporali del cammino e successivamente a esame stabilometrico con protocollo standard 30sec a occhi aperti (OA) e 30sec a occhi chiusi (OC). Sono state inoltre somministrate, a tutti i pazienti, scale funzionali per la valutazione dell’equilibrio statico e dinamico (Berg Balance Scale e Timed Up and Go) e per la valutazione delle cadute (Scala di Conley).

Risultati:

L’esame stabilometrico non ha evidenziato differenze statisticamente significative in nessun parametro tra i due gruppi in esame sia nelle prove OC che OA. I risultati della Gait Analysis evidenziano invece differenze statisticamente significative nei seguenti parametri spazio-temporali: durata del tempo di swing dx (p=0.003) e sx (p=0.009); durata del tempo di stride dx (p=0.039) e sx (p=0.039); cadenza del passo (p=0.026); lunghezza dello step dx (p=0.009) e sx (p=0); velocità dx (p=0.05) e sx (p=0.049); lunghezza dello stride dx (p=0.003) e sx (p=0.001) e velocità media (p=0.045). Le sale funzionali hanno identificato 5 soggetti a rischio di caduta (scala di Conley) ovvero possibili fallers. La Berg Balance Scale (BBS) ha mostrato, in ciascuno dei pazienti, score > 41 corrispondenti ad un basso rischio di cadute. I pazienti hanno impiegato in media 9.8 ± 2.13 sec

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per completare il test Timed Up and GO (TUG) mostrando valori lievemente sopra la media dei dati normativi presenti in letteratura matchati per età (7.7±2.3 sec). Le correlazioni effettuate hanno evidenziato una significatività (p<0.05 e p<0.01) tra le scale cliniche TUG e BBS con i valori ottenuti alla Gait Analysis in particolare con la lunghezza dello step e la velocità media del passo. All’aumentare di questi valori, che risultano generalmente più bassi nei pazienti con MP in correlazione al grado di malattia, si ha una riduzione del TUG e un aumento della BBS. Tra le due metodiche strumentali invece si evidenzia che i parametri stabilometrici quali l’indice di eccentricità e la superficie dell’ellisse, indici di alterazione dell’equilibrio statico, correlano con alcuni parametri cinetici della Gait Analysis come la velocità del cammino, la lunghezza dello step e delle stride. Non sono state rilevate invece correlazioni statisticamente significative tra le scale cliniche e i parametri stabilometrici.

Conclusione:

Alla luce dei risultati ottenuti è possibile sostenere che la Gait Analysis si è rivelata una metodica di valutazione più sensibile rispetto alla stabilometria nell’evidenziare le alterazioni funzionali dei pazienti parkinsoniani con disturbo posturale, ribadendo che le metodiche di valutazione dinamica siano da preferire a quelle statiche al fine di rilevare precocemente le alterazioni dell’equilibrio in pazienti con MP e in tal modo intervenire già nelle fasi subcliniche. Vogliamo inoltre sottolineare che gli indici spazio-temporali quali la lunghezza del passo e la velocità media risultano elementi importanti da considerare sia per l’identificazione precoce del rischio di caduta sia per l’impostazione di un programma riabilitativo specifico di questi pazienti.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 124 EFFETTI DELLA CHIRURGIA NEURO-ORTOPEDICA SULLA SPAS TICITÀ DEL QUADRICIPITE FEMORALE IN PAZIENTI EMIPLEGICI CON ST IFF KNEE GAIT

Galletti M., Merlo A., Giannotti E.*, Zerbinati P., Prati P., Mascioli F., Mazzoli D.

Gait & Motion Analysis Laboratory - O.P.A. Sol et Salus ~ Torre Pedrera di Rimini ~ Italy

Introduzione:

L'ipertono spastico si presenta frequentemente nei soggetti affetti da lesione del primo motoneurone in seguito ad ictus cerebri o trauma cranio-encefalico (TCE) (1,2). La spasticità può determinare lo svilupparsi di deformità agli arti inferiori e pattern del cammino patologici, come ad esempio lo stiff knee gait (SKG), tra le cui cause vi sono la retrazione e l'attività patologica dei muscoli retto femorale e vasti (3). La correzione chirurgica della deformità determina una variazione della componente di retrazione muscolare, ma è possibile ipotizzare che essa influisca anche sulla componente dinamica della risposta muscolare allo stiramento passivo. Alla base della spasticità vi è infatti un'ipereccitabilità del riflesso tonico da stiramento, che è direttamente proporzionale alla velocità da stiramento ed inversamente proporzionale alla lunghezza muscolare (4). È pertanto ipotizzabile che l'allungamento muscolo-tendineo ottenuto attraverso l'intervento chirurgico riduca la componente dinamica dell'ipertono spastico favorendo la riduzione della tensione esercitata sui fusi muscolari e, di conseguenza, l'eccitabilità del riflesso tonico da stiramento (5). Alcune evidenze in tal senso sono disponibili in letteratura per campioni di bambini affetti da PCI (5,6). Obiettivo di questo studio è verificare se l'intervento chirurgico di aponeurectomia del QF determini una riduzione della reazione allo stiramento veloce di tale gruppo muscolare in pazienti adulti con lesione del primo motoneurone in esiti di stroke e TCE.

Materiali e Metodi:

In questo studio, di tipo retrospettivo, si sono analizzati i dati di un campione di 25 pazienti emiplegici affetti da SKG con lesione del primo motoneurone (UMNL) conseguente a stroke o TCE, con età media (DS) di 53(13) anni, 16/19 Sn/Dx, a 6(5) anni dalla lesione, che sono stati sottoposti ad intervento di aponeurectomia del QF. Un unico chirurgo ha effettuato tutti gli interventi. La spasticità del QF è stata valutata con la scala di Tardieu Modificata (MTS) prima e ad un mese dall'intervento. La MTS è stata utilizzata in questo studio in quanto non risente dell'alterazione delle componenti passive del muscolo in esame. La variazione del punteggio di MTS a seguito della chirurgia è stata indagata con il test di Wilcoxon per dati appaiati. Si sono inoltre calcolati il numero e la percentuale di pazienti con MTS peggiorata, stabile, e migliorata.

Risultati:

Ad un mese dalla chirurgia, il punteggio della MTS si è ridotto significativamente nel campione (p<0.001) con valore mediano diminuito da 3 a 2 (range pre intervento 2-4; post intervento 0-3). Il punteggio MTS è rimasto invariato in 9 soggetti (36%), è migliorato in 16 soggetti (64%) e non è mai peggiorato. In 12 soggetti (48%) si è riscontrata la completa risoluzione della spasticità del QF ad un mese, con MTS che si è ridotta da 2 a 0 o da 3 a 0.

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Conclusione:

I risultati del nostro studio dimostrano che, ad un mese dall'intervento chirurgico di aponeurectomia del QF, nei pazienti in esiti di stroke e TCE si è verificata una riduzione non solo della componente passiva di retrazione muscolo-tendinea ma anche della componente dinamica della risposta muscolare allo stiramento passivo, valutata clinicamente attraverso la MTS. Questo risultato è nuovo in letteratura, per pazienti adulti con UMNL. È ragionevole supporre che il meccanismo alla base di tale risultato sia la riduzione della tensione esercitata sulle fibre muscolari e, di conseguenza, sui recettori muscolari che regolano la risposta del muscolo allo stiramento passivo veloce. I risultati di questo studio preliminare a breve termine dovranno essere confermati su un campione più ampio e con valutazioni a maggiore distanza dall'intervento. È attualmente in corso la raccolta di dati per valutare gli effetti a lungo termine della procedura chirurgica sull'ipertono spastico del QF.

Bibliografia:

1. Sommerfeld DK, Gripenstedt U, Welmer AK. Am J Phys Med Rehabil. 2012; 91(9):814-20. 2. Williams G, Banky M, Olver J. J Head Trauma Rehabil. 2015; 30(5):E49-57 3. Goldberg SR, Anderson FC, Pandy MG, Delp SL. J Biomech. 2004; 37(8):1189-96. 4. Lance JW. What is spasticity? Lancet 1990; 335:606 5. Dreher T, Brunner R, Vegvari D, Heitzmann D, Gantz S, Maier MW, Braatz F, Wolf. Gait Posture. 2013; 38: 215-220 6. Vlachou M, Pierce R, Davis RM, Sussman M. Acta Orthop.Belg. 2009; 75(6):808-814

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 127 CONFRONTO DELL’EFFICACIA DEL TRAINING DELLA DEAMBUL AZIONE SU TREADMILL ASSOCIATO O MENO A CUES UDITIVI A 90 BPM IN PAZIENT I CON MALATTIA DI PARKINSON

Caruso M.G.*[1], Indino A.[1], De Scorpio G.[1], Bianchito R.[1], Marotta N.[1], Fratto L.[2], Meliadò R.C.[2], Amendola G.[2], Ammendolia A.[1], Iocco M.[1] [1]

Università UMG, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche - Cattedra di Medicina Fisica e Riabilitativa ~

Catanzaro ~ Italy, [2]

A.O.U. Materdomini Catanzaro ~ Catanzaro ~ Italy

Introduzione:

Nonostante gli ultimi progressi in campo chirurgico e farmacologico nella terapia della malattia di Parkinson (MdP), alcuni sintomi quali il freezing, l’andatura a piccoli passi e l’incertezza nella marcia rimangono non ancora ben controllati [1,2]. Tali aspetti della malattia limitano fortemente i pazienti nello svolgimento delle attività della vita quotidiana e predispongono a maggior rischio di cadute e di eventi traumatici in genere [3]. I cues uditivi, ed in particolare la musica a 90 bpm, associati al training della deambulazione rappresentano un utile ausilio nel miglioramento della qualità del cammino, tanto da essere presi in considerazione nella stesura delle ultime linee guida [1,2,3].

Materiali e Metodi:

sono stati arruolati 14 pazienti affetti da MdP (stadio Hoen & Yahr compreso tra 2,5 e 4) senza altre comorbidità, in terapia farmacologica (per la patologia), età media 69 anni, 5 maschi e 9 femmine. I pazienti sono stati divisi in due gruppi di 7 persone (A e B) in maniera random; sono stati poi sottoposti a valutazioni cliniche e strumentali a inizio (T0), a fine trattamento, dopo 90 giorni (T1) e al follow-up, dopo 120 giorni (T2). I pazienti di entrambi i gruppi hanno seguito un trattamento individuale a cadenza trisettimanale della durata di 90 giorni. Nel gruppo A è stato utilizzato il treadmill con cues visivi e uditivi (brani musicali) a 90 bpm e percorsi in palestra (sempre con utilizzo di cues visivi ed uditivi). Il gruppo B ha ricevuto il medesimo trattamento ma senza l’utilizzo di cues uditivi. Sono stati valutati in ogni paziente: ICF, FIM, VAS, UPDRS, analisi del cammino con sensore inerziale e s-EMG, 6MWT, test su treadmill system, Timed Up & Go.

Risultati:

in entrambi i gruppi a T1 si è avuto un significativo incremento della qualità del cammino misurato con sensore inerziale, con diminuzione della percentuale della fase di appoggio e aumento della fase di volo. La cadenza è diminuita ed è aumentata la lunghezza del passo. La distanza percorsa calcolata con il 6MWT è significativamente aumentata. Nel gruppo A tali miglioramenti sono stati significativamente maggiori. Per quanto riguarda l’autonomia nelle attività della vita quotidiana si è avuto in entrambi i gruppi un incremento dei parametri esaminati con ICF e FIM. A T2 in entrambi i gruppi si è avuto un peggioramento globale.

Conclusione:

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nel nostro studio abbiamo evidenziato che un trattamento con l’ausilio di cues uditivi a 90 bpm è più efficace rispetto ad un trattamento senza stimoli. La musica aiuta ad armonizzare i movimenti durante la deambulazione perché i pazienti cercano di sincronizzare il cammino con il ritmo della musica [4]. L’aumento registrato nella distanza percorsa nel gruppo A è attribuibile alla liberazione di endorfine musico-indotta che diminuiscono la sensazione di affaticamento migliorando i parametri del passo [5]. Questo è uno studio pilota, i cui risultati incoraggianti sono in linea con quelli presenti in letteratura [1].

Bibliografia:

1. MJ de Dreu, AD van der Wilk, et al. Rehabilitation, exercise therapy and music in patients with Parkinson’s disease: a meta-analysis of the effects of music-based movement therapy on walking ability, balance and quality of life. Parkinsonism Relat Disord. 2012 Jan;18 Suppl 1:S114-9. doi: 10.1016/S1353-8020(11)70036-0. 2. A Ashoori, DM Eagleman, J Jankovic. Effects of Auditory Rhythm and Music on Gait Disturbances in Parkinson's Disease. Front Neurol. 2015 Nov 11;6:234. doi: 10.3389/fneur.2015.00234. eCollection 2015. 3. Keus S., Munneke M., Graziano M., et al. European Physiotherapy guideline for Parkinson’s Disease. 2014; KNGF/ParkinsonNet, the Netherlands. 4. AJ Blood, RJ Zatorre. Intensely pleasurable responses to music correlate with activity in brain regions implicated in reward and emotion. Proc Natl Acad Sci U S A. 2001 Sep 25;98(20):11818-23. 5. HA Lim, K Miller, C Fabian. The effects of therapeutic instrumental music performance on endurance level, self-perceived fatigue level, and self-perceived exertion of inpatients in physical rehabilitation. J Music Ther. 2011 Summer;48(2):124-48.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 128 TRATTAMENTO RIABILITATIVO DELLA SPALLA CONGELATA DE L PAZIENTE CON MALATTIA DI PARKINSON: NOSTRA ESPERIENZA.

Meliadò R.C.*[1], De Scorpio G.[2], Bianchito R.[2], Indino A.[2], Caruso M.G.[2], Gattuso M.[2], Ammendolia A.[2], Iocco M.[2] [1]

A.O.U. Materdomini Catanzaro ~ Catanzaro ~ Italy, [2]

Università UMG, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche

- Cattedra di Medicina Fisica e Riabilitativa ~ Catanzaro ~ Italy

Introduzione:

La spalla congelata o capsulite adesiva è una delle condizioni patologiche muscoloscheletriche più comuni nella Malattia di Parkinson (MdP) ed ha un’incidenza del 12% circa1. Essa è caratterizzata dalla comparsa progressiva di dolore insidioso alla spalla, associato a limitazione globale sia dei movimenti attivi che passivi, in modo particolare della rotazione esterna, della flessione e dell’abduzione2,3.

Materiali e Metodi:

Sono stati arruolati 16 pazienti affetti da MdP (stadio Hoen & Yahr compreso tra 2,5 e 4) e spalla congelata, senza altre comorbidità osteoarticolari di rilievo, in terapia farmacologica per la MdP, di cui 6 maschi e 10 femmine con età tra 60 e 74 anni. Sono stati poi sottoposti a valutazioni clinico-strumentali a T0, a 30 giorni (T1), a 3 mesi (T2) e al followup a 6 mesi (T3). Tali valutazioni comprendono: ICF, UPDRS, FIM, ROM, VAS, Constant scale, analisi cinematica della spalla con sistema optoelettronico. Il trattamento riabilitativo è durato 3 mesi comprensivo di chinesiterapia passiva ed attiva assistita, stretching, pompage articolare, Facilitazioni Neuromuscolari Propriocettive (PNF).

Risultati:

Abbiamo riscontrato significativi miglioramenti nei parametri delle scale valutative utilizzate e dell’escursione articolare globale della spalla misurata con l’analisi cinematica. Nello specifico tale aumento in percentuale tra T0 e T2 (al termine del trattamento) è stato del 17,7% per la flessione, 11,5% per l’extrarotazione e del 14,1% per l’abduzione. Tali miglioramenti si sono mantenuti al follow-up a 6 mesi (T3).

Conclusione:

Nella nostra esperienza abbiamo evidenziato che la spalla dolorosa ha un forte impatto sulla qualità di vita e dell’autonomia dei pazienti affetti da MdP. Il trattamento riabilitativo ha prodotto notevoli risultati per quanto riguarda la riduzione del dolore, l’aumento dell’escursione articolare e il miglioramento dei parametri relativi alla qualità di vita e all’autonomia nelle attività della vita quotidiana. L’analisi cinematica ha permesso inoltre di scomporre il movimento globale del complesso articolare della spalla evidenziando un miglioramento significativo dell’escursione articolare sia dell’articolazione scapolo-toracica che della scapolo-omerale. Tali risultati ci incoraggiano a porre attenzione alla diagnosi e al trattamento precoce2,3 della spalla congelata nei pazienti con MdP.

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Bibliografia:

1 Kim YE, Jeon BS. Musculoskeletal problems in Parkinson's disease. J Neural Transm 2013 Apr;120(4):537-42. 2 Chang YT et al. Clinical Features Associated with Frozen Shoulder Syndrome in Parkinson's Disease. Parkinsons Dis. 2015;2015:232958. 3 Kim YE et al. Musculoskeletal problems in Parkinson's disease: neglected issues. Parkinsonism Relat Disord. 2013 Jul;19(7):666-9.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 133 RIABILITAZIONE TECNOLOGICO-CONVENZIONALE DI PAZIENT I AFFETTI DA NEUROPATIA DIABETICA: EFFETTI SULL’EQUILIBRIO E SUL LA DEAMBULAZIONE

Di Sipio E.*[1], Germanotta M.[1], Pecchioli C.[1], Galli M.[2], Pitocco D.[2], Padua L.[3], Aprile I.[1] [1]

Fondazione Don Carlo Gnocchi ~ Milano ~ Italy, [2]

Istituto di Clinica Ortopedica, Università Cattolica del Sacro Cuore ~

Roma ~ Italy, [3]

Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia, Università Cattolica del Sacro Cuore ~ Roma ~

Italy

Introduzione:

La neuropatia sensitivo-motoria è una delle complicanze più comuni del diabete ed interessa almeno un terzo della popolazione diabetica; essa è proporzionale alla durata del diabete, si stima che dopo 25 anni di diabete il 50% dei pazienti sia affetto da neuropatia diabetica. Oltre alla riabilitazione convenzionale [1], recentemente diverse ricerche hanno proposto una riabilitazione di tipo tecnologico, utilizzando ad esempio pedane propriocettive [2], al fine di migliorare il controllo posturale e di conseguenza diminuire il rischio di cadute, migliorando la qualità di vita di questi pazienti.

Materiali e Metodi:

Sono stati inclusi nello studio 16 pazienti affetti da neuropatia diabetica. I pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione clinica e ad una valutazione tecnologica, comprendente un esame stabilometrico ed una valutazione biomeccanica prima (T0) e dopo (T1) trattamento riabilitativo (effettuato integrando un trattamento convenzionale con uno su pedana stabilometrica). La valutazione stabilometerica ed il trattamento sono stati fatti utilizzando una pedana propriocettiva (Prokin, Tecnobody, Italia), mentre la valutazione biomeccanica è stata effettuata utilizzando il sistema optoelettronico SMART D500 (BTS, Italia) ed il protocollo Lamb [3]. Le differenze prima e dopo trattamento riabilitativo sono state valutate con metodi statistici parametrici e non parametrici a seconda della distribuzione dei dati.

Risultati:

La valutazione clinica ha evidenziato differenze statisticamente significative tra T0 e T1 in: Six Minute Walking Test (p<0,001), Timed Up and Go (p<0,01), Berg Balance Scale (p<0,01), Visual Analog Scale (p<0,01), ID Pain (p<0,05), test di Semmes Weinstein (p<0,05) ed infine Short Form 36 - Physical Component Summary (p<0,05). Nella valutazione stabilometrica è stato valutato l’equilibrio sia in condizioni statiche che in condizioni dinamiche. L’analisi statistica ha evidenziato differenze significative solo per l’Indice di Stabilità antero-posteriore (p<0.01) nel test in condizioni dinamiche. In relazione alla valutazione biomeccanica, sono stati esaminati i parametri spazio-temporali, cinematici e cinetici; tra tutti, l’unico a presentare una differenza statisticamente significativa tra T0 e T1 è stato il ROM di caviglia (p<0.05).

Conclusione:

I risultati ottenuti mediante la valutazione multiprospettica (valutazione clinica, valutazione stabilometrica e valutazione biomeccanica), relativi all’integrazione di un trattamento tradizionale e

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uno propriocettivo-tecnologico, ha evidenziato benefici effetti del trattamento sull’equilibrio, sulla qualità di vita e sul dolore. Dai risultati ottenuti è stato inoltre possibile osservare come nel campione analizzato la componente biomeccanica non abbia risentito in particolar modo del trattamento con pedana stabilometrica. Infatti, sebbene in generale ci siano trend positivi di miglioramento, l’unico parametro analizzato che ha evidenziato un beneficio significativo per il paziente è stato l’ampiezza articolare in flessione della caviglia. Questo dimostra come una valida strategia di caviglia possa essere implementata associando una fisioterapia tecnologica a quella convenzionale.

Bibliografia:

[1] Allet L, et al. Diabetologia 2010; 53, 458–466. [2] Eftekhar-Sadat B et al. Ther Adv Endocrinol Metab 2015; 6(5), 233-240. [3] Rabuffetti M and Crenna P. Gait Posture 2004; 20, S77-S78.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 135 INNOVATIVE PHYSIOTHERAPEUTIC EXERCISE APPROACH FOR TREATING ABNORMAL POSTURES IN PEOPLE WITH PARKINSON’S DISEASE: PRELIM INARY COMPARISONS IN A MULTICENTER, RANDOMIZED, SINGLE BLIND, CONTROLLED C LINICAL TRIAL.

Geroin C.*[1], Gandolfi M.[1], Capecci M.[3], Andrenelli E.[3], Hibel M.[3], Ceravolo M.G.[3], Dimitrova E.[1], Buselli G.[4], Depaoli C.[4], Smania N.[1], Tinazzi M.[2] [1]

Neuromotor and Cognitive Rehabilitation Research Center (CRRNC), Department of Neurosciences, Biomedicine and

Movement Sciences, University of Verona. ~ VERONA ~ Italy, [2]

Neurology Unit, Movement Disorders Division,

Department of Neurosciences, Biomedicine and Movement Sciences, University of Verona ~ Verona ~ Italy, [3]

Department of Experimental and Clinical Medicine, Clinical Neurosciences Section, University "Politecnica delle

Marche", Ancona – Italy. Neurorehabilitation Clinic. ~ Ancona ~ Italy, [4]

School of Specialization in Physical Medicine

and Rehabilitation, Department of Neurological and Movement Sciences, University of Verona, Italy. ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

Pisa syndrome (PS) and camptocormia (CP) are postural deformities of the trunk leading an important disability in patients with Parkinson’s disease. These deformities are poorly responsive to antiparkinsonian drugs and several non-pharmacological approaches have been put forward for their management. The therapeutic exercise was introduced through the use of stretching, postural re-education, strengthening exercises and proprioceptive/tactile stimulations on thoracolumbar paraspinal muscle. Improvements toward a more physiological postural alignment have been described even if none of these studies reported a complete resolution of PS and CP. This might be due to the fact that PS and/or CP, once appeared, cannot be completely improved or because the modality of exercise was not appropriately addressed in a way of stimulating automatic feed-forward schemes which have demonstrated play a central role in the control of trunk musculature. The first aim of this study was to evaluate the effects of an innovative physiotherapeutic exercise (IPE) to reduce spine misalignments in people with PD. The second aim was to compare the IPE approach with existing rehabilitative protocols. We hypothesized that, the IPE approach might produce a better realignment of axial posture in PD patients with PS and CP than conventional exercises (CE) because it might stimulate the automatic control of trunk movement.

Materiali e Metodi:

This is a multisite, single blind randomized controlled trial (RCT) involving 2 clinical sites (University of Verona and University of Ancona). Patients (n=16) with PD (modified Hoehn & Yahr stages 1-4) with PS and/or CP were randomly allocated (allocation ratio 1:1) to the IPE or CE group. In the IPE, patients were engaged to search for the best possible alignment achievable in the three spatial planes. Active self-correction exercises in different positions such as lying, on all four, sitting and standing were performed. During the learning stage, the patient helped him/herself by using a mirror, EMG Biofeedback, and a middle taped line. Patients were encouraged to verify in each moment the postural alignment while performing several functional exercises. The CE consisted of passive and active lower limb joint mobilization, muscle stretching, and strengthening exercises, and gait training. Both groups received individualized treatment 60 minutes/day, 5 days/week, for 4 consecutive

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weeks. Two training sessions were performed at the hospital with the supervision of physiotherapist. The other three sessions were performed as “self-practice” at the patients’ home, and monitored by phone-calls daily by the treating physiotherapist. The primary outcome was the degrees of PS and CP. The secondary outcomes were UPDRS part III, MINIBESTest and low-back pain scored with VAS scale. The same-blinded examiner evaluated the outcomes before, after treatment, and at one-month follow-up (T2).

Risultati:

Between groups comparisons showed significant differences in the degrees of camptocormia. After treatment, patients in the IPE group showed a higher reduction of camptocormia than CE group (-16.6° Vs. -2.2°; p= .01). Within-group comparisons showed significant improvements in the UPDRS III, post-treatment in the IPE group (p=.02), and at the follow-up in the CE group (p=.02). MiniBEST Test improved after treatment in both groups (IPE, p=.03; CE, p=.01), but lasted at the FU only for the IPE (p=.01). IPE group showed a reduction of degrees of camptocormia after treatment (p=.01) and at the follow-up (p=.03). Low-back pain reduced its intensity only in the CE group, after treatment (p=.03) and at the follow-up evaluation (p=.03).

Conclusione:

IPE is superior to CE to reduce camptocormia in PD patients. IPE might stimulate better the automatic control of trunk movement and muscle recruitment. A large sample of patients is needed to confirm these preliminary data.

Bibliografia:

Tinazzi M, Geroin C, Gandolfi M, Smania N, Tamburin S, Morgante F, Fasano A. Pisa syndrome in Parkinson's disease: An integrated approach from pathophysiology to management. Mov Disord. 2016 Dec;31(12):1785-1795. Romano M, Negrini A, Parzini S, Tavernaro M, Zaina F, Donzelli S, Negrini S. SEAS (Scientific Exercises Approach to Scoliosis): a modern and effective evidence based approach to physiotherapic specific scoliosis exercises. Scoliosis. 2015 Feb 5;10:3. Capecci M, Serpicelli C, Fiorentini L, Censi G, Ferretti M, Orni C, Renzi R, Provinciali L, Ceravolo MG. Postural rehabilitation and Kinesio taping for axial postural disorders in Parkinson's disease. Arch Phys Med Rehabil. 2014 Jun;95(6):1067-75.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 142 RUOLO DELLA TERAPIA INTRADERMODISTRETTUALE NEL MAN AGEMENT DEL DOLORE IN PAZIENTI AFFETTI DA DISTONIA CERVICALE IDIOPATIC A

Briscese L.*[1], Bonfiglio L.[2], Bongioanni P.[3], Andre P.[4], Carboncini M.C.[5] [1]

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia ~ PISA ~ Italy, [2]

S.O.D.

Riabilitazione Neurocognitiva dell'Età Evolutiva, Dipartimento Materno Infantile, AOUP, Pisa ~ PISA ~ Italy, [3]

S.D. Gravi

Cerebrolesioni Acquisite, AOUP, Pisa ~ PISA ~ Italy, [4]

DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE, CHIRURGICHE E

NEUROSCIENZE ~ SIENA ~ Italy, [5]

~ PISA ~ Italy

Introduzione:

Approssimativamente, il 70-75% dei pazienti con distonia focale cervicale presenta dolore che è tanto più severo quanto maggiore è lo spasmo e la torsione che, nel tempo, contribuiscono ad un crescente grado di disabilità (1). Il dolore distonia-relato è legato alle contrazioni muscolari involontarie e a fenomeni secondari (tanto più frequenti quanto più lunga è la storia di malattia), quali processi infiammatorio-degenerativi osteo-articolari cervicali o la compressione delle radici nervose (2). Modificazioni in senso artrosico infatti, sono state osservate prematuramente nel 24% dei casi ipsilateralalmente alla direzione di rotazione o di inclinazione del capo (3). In oltre l’85% di soggetti affetti, il dolore locale associato si presenta oltre che al collo, alla spalla e alla colonna lombo-sacrale (4). La tossina botulinica in molti pazienti determina sollievo dal dolore (5), ma non nella totalità di essi. I comuni analgesici assunti per os raramente forniscono un soddisfacente sollievo e possono essere gravati da effetti indesiderati.

Materiali e Metodi:

Abbiamo reclutato 7 pazienti (età media: 57 anni), affetti da distonia cervicale clinicamente identificata come idiopatica, la cui durata di malattia era approssimativamente di 12.6 anni, che non riportavano soddisfacente controllo della componente algica in seguito a somministrazione di tossina botulinica. In tutti i soggetti il dolore era localizzato prevalentemente nei muscoli cervicali superiori, paracervicali e trapezi che sono stati infiltrati in corrispondenza dei triggers points con ketorolac (1 ml), tiocolchicoside (2 ml), e lidocaina cloridrato (1 ml) diluiti in soluzione fisiolgica. Sono stati usati aghi singoli di Lebel, sterili e monouso (27 Gauge, Ø = 0.40x4mm, Mesorelle®). Tutti i partecipanti hanno effettuato 5 sedute di mesoterapia: 3 sedute a cadenza settimanale, le altre due a distanza di 2 settimane l’una dall’altra. Il protocollo ha previsto la somministrazione delle seguenti scale cliniche: VAS (Visual Analogic Scale), TWTRS (Toronto Western Spasmodic Torticollis Rating Scale), HADS (Hospital Anxiety Depression Scale) ed un controllo a 1 mese e a 2 mesi dall’ultima seduta di infiltrazione.

Risultati:

Il punteggio alla scala VAS prima del trattamento era compreso tra 8 e 9 (media dolore = 8), dopo il trattamento variava da 2 a 4 (media punteggio VAS = 3). Migliorati anche i punteggi alla scala TWTRS nel subitem relativo al dolore oltre che alla scala HADS. L’effetto analgesico si è mantenuto stabile per 3 pazienti ad 1 e 2 mesi dall’ultima seduta, e per gli altri 2 pazienti a 4 mesi distanza. Il miglioramento della sintomatologia algica non si è accompagnato ad un miglioramento dei sintomi motori.

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Conclusione:

La somministrazione per via mesoterapica di analgesici e miorilassanti è efficace nel trattamento del dolore nei pazienti affetti da distonia cervicale. I risultati ottenuti possono essere di interesse allo scopo di ridurre gli effetti avversi che spesso si presentano dopo trattamento a lungo termine con farmaci antinfiammatori e analgesici convenzionali di uso comune in questa categoria di pazienti.

Bibliografia:

1. Chan J, Brin MF, Fahn S. Idiopathic cervical dystonia: clinical characteristics. Mov Disord 1991; 6:119-26. 2. Jancovic J, Leder S, Warner D, Schartz K. Cervical dystonia: clinical findings and associated movement disorders. Neurology 1991; 41:1088-91.). 3. Chawda SJ, Munchau A, Johnson D et al. Pattern of premature degenerative changes of the cervical spine in patients with spasmodic torticollis and the impact on the outcome of selective peripheral denervation. J neurol Neurosurg Psychiatry 2000; 68:465-71). 4. Kutvonem O, Dastidar P, Nurmikko T. Pain in spasmodic torticollis. Pain 1997, 69, 279-286). 5. Relja M, Keplac N. Different doses of botulinumtoxin A and pain responsiveness in cervical dystonia. Neurology 2002, 58, A474).

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 143 VALUTAZIONE CLINICO-STRUMENTALE DEGLI EFFETTI ANALG ESICI DELL’AGOPUNTURA NELLA MALATTIA DI PARKINSON: DESCRI ZIONE DI UN CASO CLINICO

Briscese L.[1], Bonfiglio L.[2], Bongioanni P.[3], Andre P.[4], Armienti E.*[1], Carboncini M.C.[3] [1]

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia ~ PISA ~ Italy, [2]

S.O.D.

Riabilitazione Neurocognitiva dell'Età Evolutiva, Dipartimento Materno Infantile, AOUP, Pisa ~ PISA ~ Italy, [3]

S.D.

GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE AOUP , PISA ~ PISA ~ Italy, [4]

DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE, CHIRURGICHE E

NEUROSCIENZE ~ SIENA ~ Italy

Introduzione:

I soggetti affetti da Malattia di Parkinson (MP) frequentemente riferiscono dolore, spesso anni prima dell’esordio dei disturbi motori. Il dolore, che può evolvere indipendentemente dal quadro motorio ed è tipicamente irresponsivo alla levo-dopa, riconosce non solo cause periferiche, muscolo-scheletriche o neuropatiche, ma dipende da un abnorme processamento dell’input nocicettivo a livello centrale(1,2), come conseguenza di una disfunzione dei sistemi dopaminergico e monoaminergico. L’agopuntura espleta il suo effetto antinocicettivo come manifestazione di processi integrativi a differenti livelli del SNC, ancora oggetto di studio, dovuti al contributo di diversi segnali molecolari coinvolti nella trasmissione e modulazione del dolore(3), tra i quali la liberazione di endorfine e dinorfine(4). Nonostante tale meccanismo non sia stato direttamente correlato alla patogenesi del dolore nei pazienti con MP, numerose sono le evidenze circa l’efficacia dell’agopuntura nel trattamento del dolore in questi soggetti(5).

Materiali e Metodi:

In un soggetto affetto da MP, 77 anni, abbiamo registrato i Potenziali Evocati Laser (LEPs) a T1, prima dell’inizio e T2 dopo la fine dell’ultimo trattamento di un ciclo di 10 sedute di agopuntura. I LEP sono stati ottenuti con uno stimolatore a stato solido Nd-YAG (lunghezza d’onda: 1.04 µm; durata degli impulsi: 2-20 ms; energia massima: 7 J) dopo erogazione di stimoli di breve durata (5 ms) e di piccolo diametro (5 mm) a livello del dorso della mano e del dorso del piede di sinistra. Il trattamento con agopuntura è stato effettuato settimanalmente per un totale di 10 sedute della durata di 30’ con l’utilizzo dei seguenti punti: 58BL, 40ST, 39GB, 4CV, 36ST, 6SP, 3LV, 4LI, 14VG, 3KI, 63BL, 5TE, 11LI. E’ stata valutata, inoltre, la risposta soggettiva al trattamento a T1 e T2 mediante la somministrazione di scale cliniche (Visual Analogue Scale, VAS; Questionario sullo stato di salute, SF-36; Unified Parkinson Disease Rating Scale, UPDRS; Scala del dolore neuropatico, SDN; Hospital Anxiety Depression Scale, HADS; Epworth Sleep Scale, ESS).

Risultati:

L’analisi dei risultati, in funzione delle valutazioni pre e post ciclo agopunturale, ha fatto registrare un miglioramento significativo in tutti i domini delle scale cliniche somministrate. L’effetto analgesico è stato confermato anche dai parametri elettrofisiologici: in termini di aumentata latenza e ridotta ampiezza dei LEPs, tanto per gli arti superiori (N1: 128.0 vs 153.1 ms e 9.84 vs 8.05 µV; N2/P2: 150.0 ms vs 195.3 e 5.24 vs 4.43 µV), quanto per quelli inferiori (N1: 234.4 vs 242.8ms e 12.9 vs 11.3 µV; N2/P2: 231.0 vs 261.1 ms e 6.2 vs 5.31 µV).

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Conclusione:

L’agopuntura è efficace nella modulazione della risposta nocicettiva nei pazienti affetti da MP. Di particolare rilievo è il fatto che essa influisca sia sui parametri di risposta psicofisiologica, sia sulle variabili elettrofisiologiche. Considerato il suo effetto significativo sulle due principali componenti dei LEPs, si può ipotizzare che l’agopuntura agisca tanto sulla componete sensitivo-discriminativa quanto su quella più squisitamente affettivo-emozionale e cognitiva dell’esperienza nocicettiva. Il risultato ottenuto conferma come l’impiego dell’agopuntura possa rappresentare uno strumento valido per la riduzione del dolore nei pazienti con MP. E’ chiaro come, nella pratica clinica quotidiana, ridurre il grado di disabilità connesso al dolore sia necessario al fine di aumentare le prestazioni funzionali, e migliorare la qualità di vita del paziente.

Bibliografia:

(1)Tinazzi M, Recchia S, Simonetto S, Tamburin S, Defazio G, Fiaschi A, Moretto G, Valeriani M. Muscular pain in Parkinson's disease and nociceptive processing assessed with CO2 laser-evoked potentials. (Mov Disord. 2010 Jan 30;25(2):213-20) (2)Tinazzi M, Del Vesco C, Defazio G, Fincati E, Smania N, Moretto G, Fiaschi A, Le Pera D, Valeriani M. Abnormal processing of the nociceptive input in Parkinson's disease: a study with CO2 laser evoked potentials. (Pain. 2008 May;136(1-2):117-24) (3)Zhao ZQ Neural mechanism underlying acupuncture analgesia. (Prog Neurobiol. 2008 Aug;85(4):355-75. doi: 10.1016/j.pneurobio.2008.05.004. Epub 2008 Jun 5.) (4)Chen XH, Han JS. Analgesia induced by electroacupuncture of different frequencies is mediated by different types of opioid receptors: another cross-tolerance study. (Behav Brain Res. 1992 Apr 10;47(2):143-9.) (5)Yeo S, Choe IH, van den Noort M, Bosch P, Jahng GH, Rosen B, Kim SH, Lim S. Acupuncture on GB34 activates the precentral gyrus and prefrontal cortex in Parkinson's disease. (BMC Complement Altern Med. 2014 Sep 15;14:336)

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 147 AFFIDABILITÀ DI UN MONITORAGGIO DOMICILIARE DEL FRE EZING DEL CAMMINO MEDIANTE SMARTPHONES IN SOGGETTI CON MALATTIA DI PA RKINSON.

Pepa L.[1], Andrenelli E.[1], Di Biagio L.[1], Ciabattoni L.[2], Spalazzi L.[2], Ceravolo M.G.[1], Capecci M.*[1] [1]

Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Clinica di Neuroriabilitazione. Università Politecnica delle Marche. ~

Ancona ~ Italy, [2]

Dipartimenti di Ingegneria dell'Informazione, Università Politecnica delle Marche ~ Ancona ~ Italy

Introduzione:

Il Freezing della marcia (Freezing of Gait - FOG) è un disturbo del cammino frequentemente correlato alla progressione della Malattia di Parkinson (MP) e a grave disabilità. Rilevare e quantificare il FOG, in ambito clinico, è difficile in considerazione della sua natura episodica; pertanto, sarebbe più significativo ed affidabile monitorare il cammino ed il FOG nella vita quotidiana. Diversi sistemi che utilizzano sensori indossabili sono stati studiati per il monitoraggio del FOG, ma la maggior parte della tecnologia disponibile manca di una validazione in un ambiente "ecologico" e su paziente. Lo studio è finalizzato a valutare l'usabilità, a domicilio, di un sistema per il rilevamento FOG basato sull’uso di uno smartphone e di un algoritmo validato in ambito ambulatoriale (Capecci et al, 2016), ed alla correlazione tra i dati raccolti nella vita quotidiana e quelli registrati in laboratorio.

Materiali e Metodi:

Sono stati studiati 24 pazienti affetti da Malattia di Parkinson e FOG severo. Alla valutazione basale, sono state acquisite le seguenti misure: UPDRS, New-FOG-Q, 6MWT, PDQ-39, GFQ (Gait and Falls Questionnarie) e TUG-test video con e senza doppio compito (monitorandolo con il sistema smartphone-based), in condizioni di OFF e ON farmacologico. I pazienti sono stati istruiti su come utilizzare il sistema di monitoraggio FOG a casa e sono stati invitati a indossarlo per tre giorni consecutivi. Il sistema è stato personalizzato per registrare il numero di eventi FOG/minuto e durata dell’episodio di FOG.

Risultati:

23 su 24 pazienti (95,83%) hanno rispettato le raccomandazioni sull'uso del sistema e hanno utilizzato il sistema 263 [185; 461] minuti / giorno. I valori medi [IQR] registrati durante i 3 giorni sono stati: 3 [1.05; 5.15] FOG / min e 5.1 [1.52; 9.47] sec / min della durata di FOG. Entrambi i parametri erano significativamente correlati con il numero e la durata degli eventi di FOG registrati durante la TUG semplice eseguita in condizioni di OFF o ON farmacologico (p = 0,001) e con doppio compito in condizione ON (p = 0,003). I parametri registrati a domicilio sono correlavano ance con il punteggio misurato alla scala GFQ (p = .006) e New-FOGQ (p = .03).

Conclusione:

Il sistema smartphone-based creato per il monitoraggio del FOG è risultato accettabile dal paziente ed affidabile nelle situazioni di vita quotidiana come in ambulatorio. Potrebbe essere di aiuto nel valutare l'efficacia degli approcci terapeutici ed in particolare riabilitativi al fine di alleviare la disabilità correlata ai disturbi della marcia della fase avanzata della Malattia di Parkinson.

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Bibliografia:

- Capecci M, Pepa L, Verdini F, Ceravolo MG. A smartphone-based architecture to detect and quantify freezing of gait in Parkinson's disease. Gait Posture. 2016, 50:28-33. - Snijders AH, Takakusaki K, Debu B, Lozano AM, Krishna V, Fasano A, Aziz TZ, Papa SM, Factor SA, Hallett M. Physiology of freezing of gait. Ann Neurol. 2016 Nov;80(5):644-659. - Silva de Lima AL, Evers LJW, Hahn T, Bataille L, Hamilton JL, Little MA, Okuma Y, Bloem BR, Faber MJ. Freezing of gait and fall detection in Parkinson's disease using wearable sensors: a systematic review. J Neurol. 2017 Aug;264(8):1642-1654

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 148 TDCS CATODICA SULLA CORTECCIA PARIETALE E MIRROR TH ERAPY MIGLIORANO LA DESTREZZA IN UN CASO DI DISTONIA FOCALE DELL’ARTO S UPERIORE.

Pigliapoco M.*[1], Andrenelli E.[1], Baldoni E.[1], Cima R.[1], Fabri M.[2], Polonara G.[3], Capecci M.[1], Ceravolo M.G.[1] [1]

Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Clinica di Neuroriabilitazione. Università Politecnica delle Marche. ~

Ancona ~ Italy, [2]

Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica. Istituto di fisiologia. Università Politecnica delle

Marche. ~ Ancona ~ Italy, [3]

CLINICA DI NEURORADIOLOGIA - DIPARTIMENTO SCIENZE CLINICHE SPECIALISTICHE ED

ODONTOSTOMATOLOGICHE. UNIVERSITA' POLITECNICA DELLE MARCHE ~ Ancona ~ Italy

Introduzione:

Il ruolo della stimolazione cerebrale non invasiva (NIBS) come trattamento aggiuntivo per l'allenamento motorio nei bambini affetti da distonia focale è stato descritto in letteratura con risultati contrastanti. Lo studio ha lo scopo di descrivere l'esito clinico e funzionale osservato in una ragazza di 13 anni affetta da distonia dell’arto superiore e sottoposta a NIBS associata a terapia riabilitativa mediante tecnica “mirror”.

Materiali e Metodi:

Riportiamo il caso di una ragazza di 13 anni affetta da distonia dell’arto superiore sinistro comparsa dopo lesione dell'emisfero destro nell'area dei gangli della base, a causa di un incidente cerebrovascolare avvenuto durante l'infanzia. Alla valutazione basale non mostrava deficit di forza o sensibilità all’arto superiore, ma una completa compromissione della destrezza della mano sinistra legata a distonia. Aveva già subito diversi protocolli di allenamento riabilitativo, tra cui l'uso di sistemi di contenimento e ripetute iniezioni di tossina botulinica. Questi ultimi inducevano una parziale e transitoria risoluzione dell’ipertono, senza miglioramento nella destrezza della mano. Abbiamo proposto il seguente protocollo di trattamento: 5 sessioni giornaliere (20 minuti ciascuna) di tDCS catodica sulla corteccia sensomotoria destra (P4), 1 mA, seguita, nella stessa mattinata, da una terapia speculare di 20 minuti, per cinque giorni consecutivi di mirro-therapy. Lo stato funzionale è stato valutato utilizzando il punteggio dell'arto superiore di Fugl-Meyer al basale (T0), dopo la fine del trattamento (T1) e un mese dopo (T2). Inoltre, è stata eseguita una fMRI a T0 e T1.

Risultati:

Il NIBS è stato ben tollerato. Non sono stati riferiti eventi avversi. Il punteggio di Fugl-Meyer è aumentato da 21/66 (T0) a 29/66 (T1) e fino a 30/66 (T2). L'fMRI ha mostrato una significativa riduzione dell'attivazione cerebrale durante il movimento dell'arto sinistro dopo il trattamento.

Conclusione:

L'inibizione della corteccia parietale tramite tDCS catodica all'emisfero lesionato unitamente ad un ciclo di mirror therapy è risultata efficace nel ridurre la distonia, migliorando il movimento volontario e inducendo una funzionale riorganizzazione corticale.

Bibliografia:

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Cho HJ, Hallett M. Non-Invasive Brain Stimulation for Treatment of Focal Hand Dystonia: Update and Future Direction. J Mov Disord. 2016 May;9(2):55-62. Liuzzi D, Gigante AF, Leo A, Defazio G. The anatomical basis of upper limb dystonia: lesson from secondary cases. Neurol Sci. 2016 Sep;37(9):1393-8

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 149 REHABILITATION PROGRAMS FOR PARKINSONIAN PATIENTS: THE MULTIDISCIPLINARY MODEL OF ASUITS

Polverino P.*[1], Catalan M.[1], Antonutti L.[1], Bertolotti C.[1], Menichelli A.[2], Scrivo G.[2], Pesavento V.[2], Manganotti P.[1] [1]

Department of Medicine, Surgical, and Health Sciences, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste,

Neurology Unit-Cattinara Hospital, Trieste, Italy ~ Trieste ~ Italy, [2]

S.C. Medicina Riabilitativa, Ospedali Riuniti di

Trieste, Italy ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Parkinson disease (PD) is the second most common neurodegenerative disorder. A multidisciplinary approach in the management of parkinsonian patients is mandatory to improve patients quality of life and better functional outcomes. Actually there are relevant evidences about efficacy of rehabilitation strategies in PD, both in early and advanced disease stages. In particular the role of patient-tailored rehabilitation programs is becoming increasingly important in PD in order to handle the different disease stage-related care needs and complications. Moreover, rehabilitation approaches are decisive in presence of symptoms poorly responsive to dopaminergic treatments, such as FOG (freezing of gait) and postural abnormalities.

Materiali e Metodi:

Taking into account all these different care need profiles, the aim of our Centre (ASUITs) is to provide a suitable rehabilitation program and management protocol for each PD patient category. In particular, out-patients referring to our Movement Disorder Centre, could be addressed towards three different rehabilitation programs, considering the different disease stages and related complications. Early stage PD patients are evaluated by a physiatrist of the Department of Rehabilitation for the management of both motor and non-motor symptoms, offering the possibility to perform physiotherapy cycles, pelvic floor and logopedic assessment and neuropsychological evaluation to assess the cognitive profile and to identify some behavioural symptoms such as depression and apathy. Patients presenting particular dopamine-resistant symptoms such as FOG, are generally treated at the Physiotherapist’s degree of the University of Trieste with experimental protocols including motor imagery, action/observation strategies, gait training associated with auditory and visual cues. Otherwise, patients presenting postural abnormalities (camptocormia, Pisa syndrome, hands and feet striatal deformities) are studied with polygraphic and photographic evaluations, in order to establish an appropriate treatment (e.g. with botulinum toxin infiltrations) and/or rehabilitation programs. Advanced stage PD patients, require a complex and synergic care network, performed by local health districts, in order to provide the necessary care service, house assistance and nursing. A multidisciplinary team care, including physical, logopedic, nutritional therapies and nursing is necessary to manage the complexity of advanced disease stage.

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Risultati:

-

Conclusione:

-

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 151 LA STIMOLAZIONE RITMICA UDITIVA NELLA MALATTIA DI P ARKINSON HA EFFETTI SUL CAMMINO E SUI PASSAGGI POSTURALI?

Giardini M.*[1], Turcato A.[1], Arcolin I.[1], Nardone A.[2] [1]

Istituti Clinici Scientifici Maugeri, IRCCS ~ Veruno ~ Italy, [2]

Istituti Clinici Scientifici Maugeri. IRCCS ~ Pavia ~ Italy

Introduzione:

Il trattamento riabilitativo migliora il livello di qualità e attività di vita del paziente affetto dalla malattia di Parkinson (PD). Negli ultimi anni, diversi studi clinici hanno dimostrato che l’utilizzo di strategie attenzionali basate su stimoli sensoriali esterni è in grado di modificare sensibilmente le capacità motorie dei soggetti con PD [1,2,3,4]. Alcuni lavori indicano che la Rhythmic Auditory Stimulation (RAS) può avere un effetto immediato sul cammino, aumentando la lunghezza del passo, la cadenza e la velocità [5]. I risultati non sono però così chiari da suggerire un utilizzo clinico abituale; questa variabilità potrebbe dipendere dalla scelta della frequenza di stimolazione. Inoltre non si sa se la RAS può essere d’ausilio in compiti motori non ritmici, quali i passaggi posturali, attraverso un eventuale effetto aspecifico della stimolazione sull’attività motoria del soggetto. Obiettivo del presente studio è verificare l’efficacia della RAS sulla deambulazione e sui passaggi posturali e di indagare quali frequenze di stimolazione risultino più adatte a migliorare le capacità motorie dei soggetti con PD.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati trenta soggetti affetti da PD (età 69.3 anni ± 9.5 DS; durata della malattia 9.2 anni ± 4.9 DS; Hoehn-Yahr tra 1.5 e 3, mediana 2) e valutati durante quattro compiti motori: il Timed Up & Go (TUG) test, il 10 Meter Walking Test (10MWT) e i due trasferimenti “supino su lettino-in piedi” e “supino a terra-in piedi”. Tutte le valutazioni sono state eseguite senza (no RAS) e con RAS. In quest’ultimo caso la RAS è stata somministrata con l’utilizzo di un metronomo che generava “click” a tre diverse frequenze (1 Hz, 2 Hz, 3 Hz). Tutte le valutazioni sono state eseguite in modo randomizzato, sia per l’ordine di esecuzione dei compiti motori sia per la condizione di stimolazione.

Risultati:

Nell’esecuzione dei passaggi posturali e nel 10MWT non c’era differenza di durata quando si usava la RAS rispetto a quando non la si usava. L’unica valutazione che invece mostrava un cambiamento tra RAS e no RAS era il TUG test. In particolare il tempo di esecuzione era in media 10.8 s (no RAS), 10.7 s (a 1 Hz), 10.6 s (2 Hz) e 10.1 s (a 3 Hz). La riduzione era significativa (ANOVA a misure ripetute, p<0.05) e la significatività si manifestava solamente tra la condizione 3 Hz e no RAS (Tukey post-hoc test, p<0.05). Non c’era correlazione tra stadio o durata di malattia del soggetto e miglioramento indotto dalla RAS.

Conclusione:

La stimolazione con RAS a 3 Hz può ridurre in modo statisticamente significativo i tempi di esecuzione del TUG test. Tuttavia la riduzione non raggiunge la soglia di 3.5 s, stabilita come

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“minimal detectable change” nella malattia di Parkinson [6], rendendo quindi difficile l’utilizzo clinico della RAS. Non si è rilevato nessun effetto significativo sui passaggi posturali: questo potrebbe essere spiegato dal poco tempo richiesto nell’esecuzione di questi compiti motori e dalla loro non-ritmicità [7]. Infine anche il tempo di esecuzione del 10MWT rimaneva costante con e senza RAS. Dato che, a differenza del TUG test, il 10MWT non richiede la fase di sit-to-stand e dei cambi direzionali [9] è probabile che l’effetto della RAS faciliti l’esecuzione del TUG solamente durante queste fasi piuttosto che durante la fase di cammino lineare. Questo potrebbe spiegare la piccola riduzione di tempo ottenuta nel TUG con la RAS. In conclusione la RAS non presenta effetti immediati e clinicamente rilevanti né sul cammino né sui passaggi posturali nella malattia di Parkinson.

Bibliografia:

[1] Lim e coll., Clinical Rehabilitation, 2005;19(7):695-713. [2] Nombela e coll., Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 2013;37(10):2564-2570. [3] Spaulding e coll., Archives of Physical Medicine Rehabilitation, 2013;94(3):562-570. [4] De Icco e coll., Parkinson’s Disease, 2015. [5] Rocha e coll., Clinical Neurology Neurosurgery, 2014;124:127-134. [6] Huang e coll., Physical Therapy, 2011;91(1):114-121. [7] Bella e coll., Scientific Reports, 2017;7:42005. [8] Thaut e coll., IEEE Engineering in Medicine and Biology Magazine, 1999;18(2):101-8. [9] Spildooren e coll., Movement Disorders, 2010; 25(15):2563-2570.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 152 CHANGES IN MOTOR-CORTEX EXCITABILITY AFTER DIFFEREN T REHABILITATION PROGRAMS IN PD PATIENTS WITH FREEZING OF GAIT: NEUR OCOGNITIVE REHABILITATION WITH MOTOR IMAGERY VS TREADMILL TRAI NING

Bertolotti C.*[1], Catalan M.[1], Busan P.[2], Polverino P.[1], Sgubin G.[3], Pellegrini L.[3], Cucca A.[1], Antonutti L.[1], Monti F.[1], Manganotti P.[1], Mezzarobba S.[3] [1]

Department of Medicine, Surgical, and Health Sciences, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste,

Neurology Unit-Cattinara Hospital, Trieste, Italy ~ Trieste ~ Italy, [2]

Department of Life Sciences, University of Trieste,

Trieste, Italy ~ Trieste ~ Italy, [3]

Department of Life Sciences, University of Trieste, Italy; Department of Medicine,

Surgery and Health Sciences, University of Trieste, Italy ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Freezing of gait (FoG) is a highly disabling symptom of Parkinson's disease (PD) characterized by brief, episodic absence or marked reduction of forward gait progression. FoG pathogenesis is not completely understood and pharmacological treatments generally have a poor outcome. For this reason many rehabilitation treatments have been proposed with contrasting results. The aim of this study was to test the efficacy of Motor Imagery (NR-MI) versus Treadmill Training (TT) in reducing FoG and to study the impact of these treatments on cortical excitability.

Materiali e Metodi:

20 PD patients with FoG were enrolled and randomly assigned to treatment groups. Group 1 performed 20 sessions of a Neurocognitive Rehabilitation program based on NR-MI, while Group 2 underwent 20 sessions of TT. Patients were evaluated at baseline and at the end of the rehabilitation program (T1) by assessing: disease stage (H&Y and UPDRS III), FoG (FOGQ), cognitive abilities (e.g. attention, executive functions) and cortical excitability indexes recorded from lower limbs, by means of single and paired-pulse Transcranial Magnetic Stimulation (TMS).

Risultati:

No significant differences in any considered variable were found at baseline evaluation. After treatment, Group 1 experienced a significant reduction of FoG (p<0.001) while Group 2 did not show any improvement. TMS mainly suggested a tendency toward an increase in motor cortex excitability after both treatments compared to baseline indexes of motor thresholds and motor evoked potentials recruitment curves, as well as in intra-cortical inhibition. On the other hand, a tendency toward a prolongation of silent period duration could be observed in both groups, as well as a tendency toward a reduction of intra-cortical facilitation in the TT group.

Conclusione:

Although both rehabilitation programs mainly induced comparable effects on TMS, only NR-MI showed a significant improvement of FoG, suggesting different mechanisms of action underlying the two treatments. NR-MI appears to be an interesting rehabilitation strategy in FoG treatment.

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Analisi del Movimento e Riabilitazione Disturbi del Movimento

Abstract 162 EFFETTI DELLA STIMOLAZIONE TRANSCRANICA A CORRENTE ALTERNATA CON PROTOCOLLO INDIVIDUALIZZATO ASSOCIATA ALL’ESERCIZIO FISICO SULLE FUNZIONI MOTORIE E COGNITIVE IN PAZIENTI CON MALATTIA DI PAR KINSON

Castiglia L.*[2], Formaggio E.[1], Tenconi E.[3], Gallo L.[2], Tonellato M.[2], Masiero S.[2], Del Felice A.[2]

[1]Dipartimento di Neurofisiologia, Fondazione Ospedale San Camillo IRCCS ~ Venezia ~ Italy,

[2]Dipartimento di

Neuroscienze, Sezione di Riabilitazione, Azienda Ospedaliera -Università ~ Padova ~ Italy, [3]

Dipartimento di

Neuroscienze, Sezione di Psichiatria, Azienda Ospedaliera -Università ~ Padova ~ Italy

Introduzione:

L’ipersincronizzazione dell’attività oscillatoria cerebrale nei gangli della base e nei circuiti associati, prevalentemente nella banda beta, è una caratteristica neurofisiologica della malattia di Parkinson (Brown, 2006). L’utilizzo della stimolazione cerebrale profonda è stato introdotto per interferire con tale attività oscillatoria anomala a livello dei gangli della base (Okun, 2012). Tuttavia, l’invasività, gli effetti collaterali e l’inefficacia a lungo termine di questa tecnica di neuromodulazione hanno indirizzato la ricerca verso lo studio di nuove metodiche per una modulazione non invasiva e personalizzata. La stimolazione transcranica a corrente alternata (tACS) è in grado di sincronizzare l’attività corticale alla frequenza di stimolazione (Helfrich et al., 2014b) e potrebbe, dunque, rappresentare una modalità per riportare in range l’oscillazione disfunzionale del circuito dei gangli della base-talamo-corteccia in soggetti affetti da Parkinson (Brittain et al., 2013). Pochi studi hanno valutato gli effetti della tACS in pazienti con malattia di Parkinson con risultati discordanti (Shill et al., 2011; Brittain et al., 2013). Lo scopo dello studio è stato quello di fornire un trattamento di neurostimolazione personalizzato associato all’esercizio fisico per migliorare le funzioni motorie e cognitive di soggetti con malattia di Parkinson. I parametri di stimolazione individualizzati sono stati ottenuti dall’analisi dell’attività corticale del singolo partecipante per stabilire sede e frequenza di stimolo.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 17 soggetti affetti da malattia di Parkinson. 14 soggetti hanno concluso il protocollo (2 soggetti con modifica di diagnosi, 1 drop out). Un elettroencefalogramma (EEG) a riposo ad occhi aperti è stato acquisito prima dell’inizio dello studio. L’analisi del segnale mediante Trasformata di Fourier ha permesso di mappare le densità spettrali sullo scalpo. Un confronto tra un gruppo di controllo e ciascun soggetto è stato effettuato utilizzando uno z-test. Mappe statistiche hanno fornito sito e frequenza di stimolazione. Il sito di stimolazione è stato identificato come l’area dello scalpo in cui la banda prevalente era più rappresentata. Il protocollo prevedeva 2 cicli di stimolazione (un ciclo con tACS (real) e l’altro ciclo con stimolazione random noise (RNS, sham), somministrati in ordine randomizzato), ciascuno dei quali di 5 giorni a settimana per 2 settimane consecutive. La stimolazione real e la random noise sono state separate da un periodo di un mese per evitare la sovrapposizione di effetti. Ciascuna seduta constava di 30 minuti di stimolazione seguiti da un’ora di fisioterapia. Registrazioni EEG, valutazioni cliniche con l’Unified Parkinson Disease Rating Scale (UPDRS III) e una batteria di test neuropsicologici sono stati

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eseguiti prima della stimolazione (T0), immediatamente dopo la stimolazione (T1) e dopo 4 settimane dal termine del ciclo di stimolazione (T2).

Risultati:

10 soggetti hanno mostrato un ritmo prevalente in banda beta e 4 un ritmo prevalente in banda theta. La frequenza di stimolazione è stata settata a 30 Hz nel gruppo di soggetti con oscillazione prevalente in theta e a 4 Hz nel gruppo con oscillazione prevalente in beta. Una riduzione del ritmo beta è emerso al T1 sull’area sensorimotoria bilaterale e frontale destra e al T2 sull’area frontale sinistra nel gruppo real con attività prevalente beta. Nessuna modulazione significativa dell’attività elettroencefalografica è stata evidenziata nel gruppo con ritmo prevalente in banda theta. L’UPDRS III è migliorato al T1 e al T2 nel gruppo real e l’item bradicinesia al T1 nel gruppo real. Una riduzione di punteggio è emersa al T1 in entrambi i gruppi per la Beck Depression Inventory Scale e al T2 nel gruppo real per la Geriatric Depression Scale.

Conclusione:

La stimolazione transcranica a corrente alternata con protocollo individualizzato sembra essere un valido trattamento aggiuntivo per le disfunzioni motorie e i sintomi depressivi in soggetti affetti da malattia di Parkinson.

Bibliografia:

Brown P. (2006). Bad oscillations in Parkinson’s disease. J Neural Transm Suppl 70:27–30. Okun MS. (2012). Deep-brain stimulation for Parkinson’s disease. N. Engl. J. Med. 367, 1529–1538. Helfrich RF, Schneider TR, Rach S, Trautmann-Lengsfeld SA, Engel AK, Herrmann CS (2014b). Entrainment of brain oscillations by transcranial alternating current stimulation. Curr. Biol. 24, 333–339. Brittain JS, Probert-Smith P, Aziz TZ, Brown P (2013). Tremor suppression by rhythmic transcranial current stimulation. Curr Biol 23:436–440. Shill HA, Obradov S, Katsnelson Y, Pizinger R (2011). A randomized, double-blind trial of transcranial electrostimulation in early Parkinson’s disease. Mov. Disord. 26, 1477–1480.

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Disfagia Neurogena 10

Disfagia Neurogena

Abstract 47 DISFAGIA PER I LIQUIDI IN PAZIENTI CON ESITI DI STR OKE: FOLLOW UP A 12 MESI

Boselli M., Scola I.*, Alfano G., Maestri R., Felicetti G.

Istituti Clinici Scientifici Maugeri ~ Montescano (PV) ~ Italy

Introduzione:

È noto che la disfagia orofaringea post-stroke rappresenta un rischio di malnutrizione e di polmonite ab-ingestis. Un’efficace gestione della disfagia per i liquidi, finalizzata a ridurre il rischio di aspirazione, include l’addensamento dei boli a vari gradi di consistenza (1). Tuttavia l’assunzione di boli liquidi di consistenza modificata sembra influenzare negativamente la qualità di vita dei pazienti, per cui da alcuni anni si auspica la realizzazione di specifiche linee guida gestionali (2,3). Intento del presente studio è stato analizzare in un gruppo di pazienti affetti da disfagia post-stroke l’evoluzione della disfagia per i liquidi, verificando l’eventuale evidenza di fattori clinici predittivi del recupero della possibilità di assumere boli non addensati e l’efficacia degli interventi riabilitativi applicati.

Materiali e Metodi:

Lo studio è stato condotto analizzando retrospettivamente i casi clinici di 42 pazienti (21 maschi e 21 femmine) con disfagia per i liquidi in esiti di stroke, ricoverati presso il nostro reparto negli ultimi tre anni per la prima presa in carico riabilitativa e poi seguiti per follow up per almeno dodici mesi. L’età media era 73.2 ± 11.5 anni. Il tempo trascorso dall’evento indice all’ingresso era di 29±20 giorni, 14 pazienti avevano avuto un iniziale periodo di coma con GCS<8, 8 pazienti erano portatori di cannula tracheale all’ingresso. Relativamente alla sede ed all’eziologia dell’evento ictale: 35 pazienti avevano un danno nel territorio cerebrale vascolare anteriore (28 ischemici e 7 emorragici) e 7 un danno nel territorio cerebrale vascolare posteriore (3 ischemici e 4 emorragici). È stato applicato un percorso valutativo /riabilitativo multiprofessionale, per la gestione della disfagia e della nutrizione, nell’ottica di recuperare quanto prima un’alimentazione orale efficace e sicura. Sono stati analizzati i dati clinici relativi ai tempi di recupero dell’idratazione orale con e senza compensi fino a dodici mesi dal primo ricovero. L’associazione tra la probabilità di recupero della capacità di assumere liquidi liberi e variabili cliniche considerate potenziali predittori è stata investigata mediante regressione logistica.

Risultati:

All’ingresso 15 pazienti (35.7%) erano alimentati e idratati per via enterale mentre i restanti 27 assumevano acqua a consistenza modificata: budino 13 (30.9 %), crema 5 (11.9 %), sciroppo 9 (21.5 %). Meno della metà dei pazienti (19= 45.2 %) aveva recuperato l’idratazione orale con acqua libera durante il periodo di osservazione,18 su 19 entro sei mesi dalla presa in carico. Dopo dodici mesi il 4.8 % dei pazienti era ancora in nutrizione enterale totale mentre il rimanente 50% assumeva acqua addensata comunque di consistenza minore rispetto all’ingresso: a budino/crema il 9.5 % e

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a sciroppo il 40.5 %. Tra i potenziali predittori del raggiungimento della capacità di assumere liquidi liberi (sesso, età, sede, ezilogia, GCS, afasia, tempo trascorso dall’evento indice all’ingresso, tracheostomia, ORL alterata e tipo di fluidi assumibili al ricovero), l’unica variabile significativamente associata è risultata la stessa capacità di assumere fluidi al ricovero (p=0.04, odds ratio: 3.5, 95%CI: 1.1-11.5).

Conclusione:

I risultati di questo studio confermano, come già segnalato in letteratura (4), che i miglioramenti della disfagia per i liquidi sono più importanti nei primi sei mesi dall’insorgenza dell’ictus cerebrale, e correlati con la capacità iniziale. La maggioranza dei pazienti non recupera la possibilità di idratarsi per os con acqua libera e deve proseguire l’assunzione di liquidi addensati. Si conferma quindi l’utilità di ricerche ulteriori relative a prodotti addensanti efficaci e con buona palatabilità che favoriscano la compliance dei pazienti all’assunzione dei compensi dietetici e migliorino la percezione della qualità di vita dei pazienti e dei care-giver.

Bibliografia:

1)McCurtin A, Healy C, Kelly L, Murphy F, Ryan J, Walsh J. Plugging the patient evidence gap: what patients with swallowing disorders post-stroke say about thickened liquids. Int J Lang Commun Disord. 2018 Jan;53(1):30-39. Epub 2017 Jun 16. 2)Jones E, Speyer R, Kertscher B, Denman D, Swan K, Cordier R. Health-Related Quality of Life and Oropharyngeal Dysphagia: A Systematic Review. Dysphagia. 2017 Sep 2. 3)Newman R2, Vilardell N, Clavé P, Speyer R. Effect of Bolus Viscosity on the Safety and Efficacy of Swallowing and the Kinematics of the Swallow Response in Patients with Oropharyngeal Dysphagia: White Paper by the European Society for Swallowing Disorders (ESSD). . Dysphagia. 2016 Apr;31(2):232-49. Epub 2016 Mar 25. 4)Terrè R, Mearin F. Resolution of tracheal aspiration after the acute phase of stroke-related oropharyngeal dysphagia. Am J Gastroenterol 2009¸104: 923-932

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Disfagia Neurogena

Abstract 63 LA VALIDAZIONE DEL QUESTIONARIO DYMUS PER LO SCREEN ING DELLA DISFAGIA NELLA MALATTIA DI PARKINSON E PARKINSONISMI

Balsamo F.*[1], De Icco R.[1], Gandolfi M.[2], Solaro C.[3], Restivo D.[4], Bartolo M.[5], Meneghello F.[6], Sandrini G.[1], Tassorelli C.[1], Tassorelli C.[1] [1]

1 Unità Complessa di Neuroriabilitazione, IRCCS Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”, Pavia 2

Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Sezione di Neurologia Clinica e Riabilitativa,

Università degli Studi di Pavia, [2]

Centro di Ricerca di Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva (CRRNC), Dipartimento di

Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università degli Studi di Verona, Verona ~ Verona ~ Italy, [3]

Dipartimento di

Riabilitazione, C.R.R.F. "Mons. L. Novarese", Moncrivello ~ Moncrivello (VC) ~ Italy, [4]

Dipartimento di Neurologia,

Azienda Ospedaliera Garibaldi, Catania ~ Catania ~ Italy, [5]

UOC Neuroriabilitazione, Dipartimento di Riabilitazione e

Tecnologie Avanzate, Ospedale Habilita, Zingonia di Ciserano ~ Zingonia (BG) ~ Italy, [6]

IRCCS Ospedale San Camillo,

Venezia ~ Venezia ~ Italy

Introduzione:

La disfagia è un sintomo comune e disabilitante nelle persone affette da disturbi extrapiramidali. La prevalenza è variabile, con valori anche superiori al 77% e incidenza anche del 100% negli stadi avanzati di malattia. Spesso la disfagia ha diagnosi tardiva, solo un terzo dei parkinsoniani riferisce disfagia. Precedenti studi hanno dimostrato come le valutazioni strumentali evidenzino la presenza di disturbi orofaringei in più del 50% dei pazienti con malattia extrapiramidale che non manifestano disfagia soggettiva. Il questionario DYMUS, validato per la diagnosi precoce di disfagia nei pazienti con Sclerosi Multipla (Bergamaschi et al. 2008, 2009), può rappresentare un valido strumento per screening precoce della disfagia nei parkinsoniani e per la selezione preliminare dei pazienti che necessitano di più specifiche analisi strumentali. E’ un questionario semplice, articolato in 10 items si/no (3 relativi alla disfagia per i liquidi, 7 relativi alla disfagia per i solidi). Il presente studio ha l’obiettivo di valutare la capacità del questionario DYMUS di identificare precocemente la presenza di disfagia nei pazienti affetti da Malattia di Parkinson e parkinsonismi.

Materiali e Metodi:

Nell’ambito di un disegno di studio osservazionale trasversale multicentrico sono stati reclutati 135 pazienti afferenti ai centri di Pavia, Verona, Catania, Zingonia, Venezia, Moncrivello e Genova, sesso 66 F (48,9%), 69 M (51,1%), età media 70,04±9,08 anni, durata media di malattia di 7,71±5.46 anni, punteggio medio al MMSE di 25,80±3,66, punteggio medio UPDRS 38,63±18,345. 102 pazienti avevano diagnosi di Malattia di Parkinson (età media 70,12± 8,72 anni, durata media di malattia 8,75±5,78 anni), 17 pazienti diagnosi di Atrofia Multi-sistemica (età media 68,76±8,66 anni, durata media di malattia 5,18±3,03 anni), 6 pazienti diagnosi di Paralisi Sopranucleare Progressiva (età media 57,83±8,99 anni, durata media di malattia 3,5±1.87 anni), 15 pazienti diagnosi di Parkinsonismo (età media 75,80±7,27 anni, durata media di malattia 5,33±3,90 anni). I soggetti hanno compilato in parallelo la scala DYMUS e la scala per la valutazione della disfagia EAT-10. Le stesse scale sono state compilate anche dal corrispondente caregiver. In un sottogruppo di pazienti la disfagia è stata indagata mediante fibroendoscopia e quantificata mediante scale di O’Neill e ASHA.

Risultati:

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La valutazione logopedica, effettuata in 128 pazienti, ha dimostrato disfagia lieve in 43 pazienti (33,6%), e disfagia moderata in 15 pazienti (11,7%). La scala O’Neill è stata valutata in 99 pazienti, di cui 63 (63,6%) avevano dieta libera per os, 36 (36,4%) avevano dieta adattata con limitazioni. La scala EAT-10 risultava <15 (non suggestiva per aspirazione) in 122 pazienti (90,4%) e >16 in 13 pazienti (9,6%). Il questionario DYMUS ha mostrato buona coerenza interna con un alfa di Cronbach di 0,767. Lo score del DYMUS è risultato significativamente maggiore nei pazienti con diagnosi di disfagia lieve (3,93±2,25) o moderata (5,27±2,82) rispetto ai pazienti senza disfagia (1,53±1,76) alla valutazione logopedica, con un valore di p=0,001 per entrambi i confronti. Il punteggio medio del DYMUS nei pazienti in cui alla scala O’Neill era consigliata una dieta per os senza limitazioni era di 2,24±2,28, mentre era di 4,21±2,47 nei pazienti con indicazione alla dieta adattata (p=0,001). In pazienti con una EAT-10 inferiore a 15 il punteggio del DYMUS era di 2,19±2,07, significativamente differente rispetto ai pazienti con EAT-10 >16 in cui risultava pari a 6,67±1,09 (p=0,001). Sono state costruite curve ROC per valutare la potenza diagnostica del questionario sulla base di: valutazione logopedica (area 0,829, miglior cut-off >2, Sensibilità=89%, Specificità=69%), scala O’Neill (area 0,695, miglior cut-off >3, Sensibilità=82%, Specificità=57%) e scala EAT-10 (area 0,584, miglior cut-off >2, Sensibilità=87%, Specificità=41%). E’ infine emersa una buona concordanza tra i risultati ottenuti dalla compilazione del paziente e quella del caregiver.

Conclusione:

La scala DYMUS nel suo complesso è risultata affidabile come mezzo di screening precoce per disfagia nei pazienti con malattia extra-piramidale. Nessun paziente con un punteggio del DYMUS inferiore a 2 presentava disfagia moderata, mentre solo l’11% presentava disfagia lieve. La scala è risultata affidabile sia quando compilata dal paziente sia quando compilata dal caregiver. La semplicità e la velocità di somministrazione la rende un buono strumento per lo screening ambulatoriale della disfagia. I nostri dati suggeriscono l’opportunità di indirizzare il paziente a ulteriori valutazioni qualora alla scala DYMUS emerga un punteggio > 2.

Bibliografia:

*Gruppo SIRN DYPAK 1 Pavia: C.Bolis, S.Cristina, E.Alfonsi, E.Monti 3 Verona: M.Tinazzi, G.Busselli, C.De Paoli 4 Moncrivello: K.Inglese e S.De Santi 6 Zingonia di Ciserano: N.Taiocchi, B.Zucchelli G.Ronzoni 7 Venezia: S. Nordio, P. Tonin

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Disfagia Neurogena

Abstract 153 IL PERCORSO DI CURA DELLA DISFAGIA NEI CENTRI DI RI ABILITAZIONE ITALIANI: DATI PRELIMINARI DI CONFRONTO TRA IL CENSIMENTO SVOLTO N EL 2012 E QUELLO DEL 2017

Antenucci R.*

Medicina Riabilitativa Intensiva - Castelsangiovanni (PC) ~ Italy

Introduzione:

La disfagia è un'alterazione della normale progressione del cibo dal cavo orale allo stomaco, causata da disfunzione anatomo-funzionale che può comportare penetrazione e/o inalazione di cibo con rischio di malnutrizione, disidratazione, polmoniti ab ingestis, restrizione vita sociale, aumento mortalità, tasso di degenza e risorse economiche Alta incidenza, 30- 80%, nello stroke nelle prime settimane; 13-14% in patologie acute; 40-50% in LD; dopo chirurgia maggiore faringo-laringea 93-100%; 50-90% nel Parkinson; 40-50% nella SM, 80-100% nella SLA; 40-70% post-TCE; 40% negli esiti di PCI Presente nel 45% sopra i 75 aa. e nel 50-60% dei pz. istituzionalizzati

Materiali e Metodi:

Un gruppo di 9 Società Scientifiche, FLI, GISD, SIFEL, AIFI, SIRN, ANDID, SINPE e SIO coordinato dalla Sezione Disfagia SIMFER ha rimodulato il questionario del 2012 su presa in carico della disfagia nei Centri di Riabilitazione Italiani con questi obiettivi: - confrontare le diverse modalità operative dei centri - uniformare i comportamenti ed arrivare ad una CC - creare rete collaborativa tra i professionisti - creare un Registro dei Centri di riferimento per presa in carico precoce - usare terminologia comune rispetto all’ICF

Risultati:

Hanno risposto 205 centri di 19 regioni (nel 2012: 78 in 20 regioni). La maggior parte di chi ha risposto ha conosciuto il questionario tramite SIMFER e FLI, in minor misura da altre Società. La maggioranza degli operatori lavora in ospedale confermando il precedente dato. La maggior parte dei pz. proviene da degenza ordinaria. Lo screening è effettuato nell’80% dei Centri (domanda prima non presente); tutti hanno risposto che i pz. valutati sono poi tutti sottoposti a trattamento specifico con n° variabile di sedute. Il 24% dei centri segue bambini (16 centri anche neonati) rispetto al 16% del 2012 L’85% si occupa di tracheo, il 15% no (precedente 4%, ma con numero minore di centri) Il 25% dei centri in regime di degenza e l’11% ambulatoriale effettuano più di 25 valutazioni mensili L’84% dei centri (172) lavora in team; l’11% (20) dichiara team con oltre 10 specialisti; nel 16% (33) il team è assente

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Figura più rappresentata è il logopedista (97%), poi fisiatra, infermiere, fisioterapista, dietista; altri medici presenti: neurologo ORL/foniatra; rispetto al 2012 maggiore é il n. dei professionisti Valutazione clinica affidata al fisiatra nel 40% dei centri e al logopedista nel 36% (2012: 34 e 21%) Esami strumentali: FEES presente nel 75% dei centri (27% precedente), videofluoro nel 49%; nel 15% dei centri non è possibile effettuare alcun esame (13% in precedenza). FEES eseguita nel 65% da ORL, nel 34% da foniatra, nel 6% da radiologo, nel 16% da altre figure, tra cui i fisiatri. Grado di collaborazione nel team: Buono nel 46,8% dei centri, Ottimo nel 32,5%, Discreto nel 15,4% e Sufficiente o Insufficiente nel 2,7% ciascuno (domanda non presente nel 2012). Un percorso valutativo standardizzato o elaborato esiste in 132 centri (64,4%, precedente 50%). Di questi 98 (74,2%) specificano il protocollo usato: 60,2% un PDTA aziendale, 8,2 si riferisce a LG (FLI, CC sulle GCA, Spread), 1% a PDTA regionale, 30,6% usa scale di valutazione presenti in letteratura (BSE, GUSS; DOSS, MASA, ecc.): si evidenzia aumento del 33,4% per adozione di protocolli aziendali e una riduzione del 10,8% di utilizzo di LG. Si rileva aumento del 3,6% nell’uso di scale di valutazione. Esiste un protocollo terapeutico standardizzato o elaborato dal Centro nel 53,7%, nessuno nel 46,3% (non presente prima tale domanda). Dei 110 Centri che lo adottano 70 hanno specificato il tipo, enfatizzando rinforzo e coordinazione della mm. deglutitoria, stimolazione sensoriale, trattamenti indiretti di compenso con modifica consistenze alimentari e adozione di posture compensative, monitoraggio del pasto, follow up clinico e/o strumentale e counselling formativo/informativo ai caregivers. Poco utilizzate NMES (15%) e BFB (11%), maggiore l’uso del Tape (24%). Il trattamento è effettuato dal logopedista nel 93% dei centri, da altre figure nel 6,7% (precedente 54% e 15%, inoltre da più figure nel 31%). Programmi di addestramento sono presenti nel 92% dei Centri (68% nel 2012): counselling diretto (96%) e opuscoli standardizzati (24%) o personalizzati (22%).

Conclusione:

Da una lettura preliminare questi dati, rispetto al precedente questionario, forniscono una fotografia significativa delle realtà riabilitative italiane che si occupano di disfagia; seguirà approfondita analisi con proposte operative rispetto agli obiettivi esposti

Bibliografia:

S.Valarini, R.Antenucci, R.Raggi, C.Cardinali, B.Olizzi, A.Bergonzoni, M.Callegaro, L.Rusca, M.Coccia, A.Schindler, S.Masiero: “Il percorso di cura della disfagia nei centri di Riabilitazione Italiani: risultati del censimento svolto nel 2011-2012” - 42° Congresso Nazionale SIMFER: “Innovazione, Efficacia, Sostenibilità” – Torino 28/9-1/10/2014; Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa Abstract Book, Aprile 2014, Vol.28, Suppl. 2 al N. 1-2014, pagg. 140-1

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Disfagia Neurogena

Abstract 165 Recupero delle funzioni deglutitorie in paziente co n sindrome di Wallenberg dopo stimolazione elettrica ripetitiva e trattamento log opedico. Un case report.

Giattini A.*

Centro Ospedaliero S.Stefano ~ Ascoli Piceno (AP) Italy

Introduzione:

La Sindrome di Wallenberg dipende da un’occlusione o dell’arteria cerebellare posteroinferiore (PICA) o del tratto terminale di un’arteria vertebrale da dove questo ramo origina. La lesione ischemica interessa il segmento dorso-laterale del bulbo. Rientra nel contesto delle sindromi alterne bulbari. Provoca emiparesi e sindrome cerebellare omolaterale, associate a lesione del nucleo del V n. cranico controlaterale. Tra i sintomi prevalenti e più ostici c'è la disfagia orofaringea. Sebbene per la maggior parte dei pazienti ci sia una buona ripresa funzionale, il rischio di inalazione e di conseguente polmonite ab ingestis è alto. Molti pazienti mantengono una disfagia orofaringea con residuo faringeo ed elevato rischio di aspirazione. In questi casi, può essere il centro bulbare per la deglutizione [1]. Mostreremo 1 caso per cui proporremo una nuova strategia terapeutica basata sulla stimolazione elettrica ripetitiva e un trattamento logopedico tradizionale.

Materiali e Metodi:

P. B. 74 anni affetta da sindrome di Wallenberg diagnosticata presso la U.O. di Neurologia dell'Ospedale di S. Benedetto del Tronto (AP), sui ricovera presso la nostra struttura di riabilitazione. La paziente presentava emiparesi, disturbo del cammino e disartria. Poteva nutrirsi solo mediante sondino naso gastrico a causa di gravi aspirazioni. La paziente venne valutata per la disfagia dal logopedista, prima clinicamente e applicando le scale DOSS e MISA, venne poi eseguita una valutazione strumentale mediante FEES al fine di mostrare la effettiva presenza di aspirazioni in sicurezza. Il trattamento venne iniziato circa una settimana tre giorni dall'ingresso al termine di tutte le valutazioi. Venne sottoposta a stimolazione leterrica dei muscoli deglutitori con regime quotidiano (Vitalstim, Chattanooga, CA) cinque volte a settimana e a trattamento logopedico manuale tre volte a settimana.

Risultati:

Le prestazioni motorie e locomotorie sono migliorate con il procedure della fisioterapia. Tutte le valutazioni furono ripetute dopo quattro settimane. Le valutazioni erano indicative per rimozione del sondino naso gastrico ed indicazione alla nutrizione orale di consistenza purè. La paziente continuo il trattamento riabilitativo motorio presso il reparto di Riabilitazione per un altro mese second le indicazioni preciste per il ricovero. Dopo la dimissione la paziente continuo il trattamento riabilitativo sia motorio che per la disfagia in regime ambulatoriale presso il nostro centro. Il trattamento riabilitativo per la disfagia era caratterizzato da elettrostimolazione (Vitalstim) e trattamento logopedico manuale. Dopo altri 30 giorni di trattamento la paziente recuperò le abilità deglutito rie e la nutrizione orale con tutte le consistenze.

Conclusione:

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La sindrome di Wallenberg molto raramente va a risoluzione complete negli aspetti deglutitori. Il coinvolgimento, nella lesion ischemica, dei nuclei dei nervi cranici V, VIII, IX e X. La letteratura in material di recupero delle funzioni della deglutizione è abbastanza povera per la S. di Wallenberg. Non si può affermare che il trattamento proposto sia efficace per il trattamento della syndrome di Wallenberg, ma vista la letteratura di supporto per il Vitalstim, questo risultato può dare un ulteriore contributo alla dimostrazione della utilità di questo tipo dintrattamento nei disturbi della deglutizione.

Bibliografia:

1. Lui F, Bhimji SS Wallenberg Syndrome StatPearls Publishing; 2017- 2017 Dec 8. 2. Kato S1, Takikawa M1, Ishihara S1, Yokoyama A1, Kato M2. Pathologic reappraisal of wallenberg syndrome: a pathologic distribution study and analysis of literature. Yonago Acta Med. 2014 Mar;57(1):1-14 3. Day GS, Swartz RH, Chenkin J, Shamji AI, Frost DW Lateral medullary syndrome: a diagnostic approach illustrated through case presentation and literature review. CJEM. 2014 Mar;16(2):164-70. Review.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite 11

Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 4 LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON DOPPIA LESIONE (CEREBR ALE E SPINALE): L'ESPERIENZA DEL MONTECATONE REHABILITATION INSTITU TE

Colombo V.*, Salucci P., Castellani G.B., Cava F.C., Belloni G.P.

MONTECATONE REHABILITATION INSTITUTE ~ IMOLA (BOLOGNA) ~ Italy

Introduzione:

La doppia lesione, cerebrale e spinale, nei pazienti con grave traumatismo (meno comune, ma pur sempre possibile, anche l’origine atraumatica) è una condizione che si verifica con sempre maggiore frequenza. La mielolesione è una patologia rara: 15 pazienti su 1.000.000 ne vengono colpiti; ma la sua cura rappresenta una grande sfida: atteso che tutti e 15 i pazienti continueranno la loro vita su una carrozzina il loro recupero rappresenta un problema sociale; una riabilitazione adeguata garantirà autonomia e buona qualità di vita al paziente e sarà stato un successo per il sistema sanitario di quel paese. La lesione cerebrale è più frequente (150 pazienti su 1.000.000) ma meno grave dato che solo una minima parte dei cerebrolesi che necessitano di riabilitazione rimane con esiti gravemente invalidanti. Diversa è la condizione nella quale alla lesione midollare si associa una lesione cerebrale; oltre che più impegnativo, il percorso riabilitativo risulta meno efficace a causa della comparsa di un maggior numero di complicanze; ciò è ancora più vero se la concomitante lesione cerebrale viene misconosciuta fin dal momento dell’ammissione in ospedale.

Materiali e Metodi:

Montecatone Rehabilitation Institute può contare su 120 posti letto nell'unità spinale (US, cod. 28) e 25 posti letto nell'unità per gravi cerebrolesioni acquisite (UGCA, cod. 75). I pazienti, dopo un primo passaggio in area critica (sub-intensiva e terapia intensiva) vengono trasferiti in un’unità operativa o nell’altra in base al profilo cognitivo e comportamentale, misurato attraverso l’LCF (Level of Cognitive Functioning): pazienti con punteggi LCF tra 1 e 5 sono assegnati all'UOGCA, mentre i pazienti con LCF superiore a 5 sono assegnati all'US.

Risultati:

Dal 2009 al 2017 i pazienti con doppia lesione e con LCF < 6 sono stati 40. In essi il ricorso a tecniche diagnostiche di neurofisiologia come i Potenziali Evocati Somatosensoriali e Motori e l’Elettroneuromiografia, effettuati all’inizio del ricovero, ha permesso la diagnosi di doppia lesione negli stati a bassa responsività, in cui l'A.S.I.A. non è adottabile. L’età media è stata di 43.2 anni, 4 donne e 36 uomini, prevalentemente lesioni midollari ASIA A, con miglioramento delle funzioni cognitive ma scarso recupero funzionale con passaggio da LCF media di 3.3 all’ingresso a 5.5 alla dimissione; il 42,5 % dei pazienti è rientrato al proprio domicilio, il 47.5% è stato trasferito in struttura, il 10% è attualmente ricoverato presso il nostro istituto. Il 15% dei pazienti è morto a meno di un anno dalla dimissione. Per quanto riguarda i pazienti con LCF > 6 i dati sono ancora parziali ed incompleti: si stima però un numero compreso tra 45 e 60 pazienti annui con lesione midollare e cerebrale di moderata e lieve entità.

Conclusione:

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La nostra esperienza ci fa affermare che l’incidenza della doppia lesione, mielica e cerebrale, è in aumento, in particolar modo in caso di lesioni cerebrali di lieve e media entità; lo è anche quella ad eziologia atraumatica. Il mancato riconoscimento di una coesistente lesione cerebrale, in fase acuta, è imputabile alla urgenza ed al pericolo di vita che impongono interventi immediati tali da impedire una corretta raccolta della anamnesi e che permettano di trovare una finestra per una valutazione completa; o ancora, la presenza di fattori confondenti come il necessario utilizzo di farmaci (sedativi in specie) non consente l’evidenziazione di segni o sintomi (amnesia post-traumatica, e.g.) di lesioni cerebrali. Per quanto non numerosi tali pazienti si identificano in una tipologia ad elevata complessità meritevole di un percorso strutturato e appropriato che unisca le caratteristiche di quello per il mieloleso e di quello per il cerebroleso. L’identificazione di percorsi differenziati che vedano integrarsi la cura del paziente e dei familiari con il background specialistico è una possibile risposta riabilitativa in caso di doppia lesione ove il danno non è la semplice somma algebrica di due lesioni indipendenti ma un nuovo complesso patologico che accresce in maniera esponenziale le problematiche sia in fase acuta che di reinserimento e negli esiti. Ulteriori valutazioni e considerazioni su questo modello di presa in carico del paziente con doppia lesione possono ampliare lo scenario riabilitativo e aiutare a mettere in atto percorsi ragionevolmente utili al miglioramento della qualità della vita del paziente stesso e della sua famiglia.

Bibliografia:

- J Head Trauma Rehabil. 2016 Jul-Aug;31(4):E33-42. " Traumatic Brain Injury in Spinal Cord Injury: Frequency and Risk Factors " Budisin B, Bradbury CC, Sharma B, Hitzig SL, Mikulis D, Craven C, McGilivray C, Corbie J, Green RE. - Top Spinal Cord Inj Rehabil. 2014 Summer;20(3):225-35. "Effects of concomitant spinal cord injury and brain injury on medical and functional outcomes and community participation " Nott MT, Baguley IJ, Heriseanu R, Weber G, Middleton JW, Meares S, Batchelor J, Jones A, Boyle CL, Chilko S.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 17 RECUPERO FUNZIONALE IN PAZIENTI CON GRAVE CEREBRO-L ESIONE ACQUISITA E “CRITICAL ILLNESS POLYNEUROPATHY”

Intiso D.*[1], Tolfa M.[1], Maruzzi G.[1], Bartolo M.[2], Iarossi A.[1], Copetti M.[3], Fontana A.[3], Di Rienzo F.[1] [1]

UOC di Medicina Fisica e Riabilitativa, Unità di Neuro-Riabilitazione, IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” ~ San

Giovanni Rotondo (Foggia) ~ Italy, [2]

Unità di Neuro-Riabilitazione, Habilita Care & Research ~ Zingonia (Bergamo) ~

Italy, [3]

Unità di Biostatistica, IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” ~ San Giovanni Rotondo (Foggia) ~ Italy

Introduzione:

La “critical illness polyneuropathy” (CIP) è complicanza frequente nei pazienti ricoverati in Rianimazione e si manifesta con una incidenza compresa tra 45 e l’80% (1), fino a tassi del 100% in quelli affetti da insufficienza multi-organo e sindrome da infiammazione sistemica (2). Spesso tale patologia coinvolge anche il sistema muscolare, per cui il disturbo viene anche definito “critical illness polyneuropathy and myopathy” (CIPNM). Il quadro clinico si manifesta con deficit di forza sia agli arti superiori che inferiori e perdita dei riflessi oste-tendinei, come tipicamente si osserva nelle polineuropatie. Diversi studi hanno indagato il recupero funzionale nei pazienti con CIP/CPNM (3-4). Anche i soggetti con grave cerebro-lesione acquisita (GCLa) possono presentare tale complicanza, ma il recupero funzionale in tali pazienti non è noto. il presente studio intende investigare il recupero funzionale in soggetti affetti da GCLa e complicati con CIP. Inoltre, lo studio si propone di valutare se tali soggetti mostrano un differente recupero.

Materiali e Metodi:

Sono stati valutati ed inseriti nello studio tutti i soggetti con GCLa provenienti dalla Rianimazione che presentavano una Glasgow Coma scale (GCS) < 8 e ricoverati in Neuro-Riabilitazione. Tutti i pazienti con polineuropatie infiammatorie e dismetaboliche, disturbi della placca muscolare e patologie neurologiche pre-esistenti sono stati esclusi. I soggetti inseriti nello studio sono stati suddivisi in 2 gruppi: pazienti con GCLa + CIP e pazienti con solo GCLa. Tutti i soggetto sono stati sottoposti ad EMG per accertare la presenza di CIP. La valutazione funzionale è stata effettuata, all’ingresso e alla dimissione con le seguenti scale: Los Amigos Levels of Cognitive Functioning (LCF), Disability Rating Scale (DRS), Glasgow Outcome scale (GOS) e con la scala modificata di Rankin (mRS). Inoltre è stato valutato il tempo di degenza e la mortalità.

Risultati:

Sono stati ammessi nel periodo in esame 131 pazienti (59F, 72 M; età media 54.7±15.8) e 111 (47 F, 64 M; età media 53.6±18.4) arruolati. Del campione in esame, 36 (31.8%) avevano GCLa + CIP e 75 solo GCLa. Dopo il trattamento riabilitativo, tutti hanno mostrato un significativo miglioramento funzionale. I punteggi medi (confidenza al 95%), rispettivamente all’ingresso e alla dimissione sono risultati, per l’LCF 2.85 (2.53-3.2) e 5.2 (4.8-5.7); per la DRS 23.9 (22.3-25.6) e 16.04 (14.7-17.4); per la GOS 2.8 (2.7-3.04) e 3.4 (3.2-3.6); per la mRS 4.9 (4.6-5.1) e 3.7 (3.5-4). Anche se i pazienti con GCLa + CIP migliorarono dopo il trattamento riabilitativo, essi mostrarono un recupero funzionale inferiore rispetto ai soggetti con solo GCLa. Inoltre, tali pazienti ebbero una degenza significativamente maggiore rispetto a quelli con solo GCLa (tempo medio di 107 vs 65 gg (p<0.0001). Nessuna differenza nella mortalità fu riscontrata fra i 2 gruppi di pazienti.

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Conclusione:

I pazienti con GCLa e concomitante CIP migliorano dopo il trattamento riabilitativo, ma il recupero funzionale è inferiore rispetto a quelli che presentano solo GCLa. Inoltre, essi hanno un tempo di degenza significativamente più lungo rispetto ai pazienti con solo GCLa.

Bibliografia:

1. de Jonghe B, Lacherade JC, Sharshar T, Outin H. Intensive care unit-acquired weakness: risk factors and prevention. Crit Care Med 2009;37:S309-S315. 2. Tennila A, Salmi T, Pettila V, Roine RO, Varpula T, Takkunen O. Early signs of critical illness polyneuropathy in ICU patients with systemic inflammatory response syndrome or sepsis. Intensive Care Med 2000;26:1360-63. 3. Guarneri Guarneri B, Bertolini G, Latronico N. Long-term outcome in patients with critical illness myopathy or neuropathy: the Italian multicentre CRIMYNE study. J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2008 Jul;79(7):838-41. 4. Intiso D, Amoruso L, Zarrelli M, Pazienza L, Basciani M, Grimaldi G, Iarossi A, Di Rienzo F. Long-term functional outcome and health status of patients with critical illness polyneuromyopathy. Acta Neurol Scand. 2011;123(3):211-9.

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Abstract 24 NEUROPHYSIOLOGICAL EFFECTS AND BEHAVIORAL OUTCOMES AFTER TDCS AND TPCS IN PATIENTS WITH DISORDERS OF CONSCIOUSNESS

Thibaut A.[2], Binda Fossati M.L.(.*[3], Barra A.[2], Carrière M.[2], Giacino J.[1], Fregni F.[1], Laureys S.[2] [1]

Spaulding Rehabilitation Hospital, Harvard Medical Scool ~ Boston ~ United States of America, [2]

Sart Tilman

University Hospital, GIGA-Consciousness, Coma Science Group ~ Liège ~ Belgium, [3]

University of Pavia, Sart Tilman

University Hospital, GIGA-Consciousness, Coma Science Group ~ Liège ~ Belgium

Introduzione:

Recent discoveries demonstrating the inherent plasticity of the brain suggest a wide range of therapeutic possibilities for severely brain-damaged patients with disorders of consciousness (DOC) through the non-invasive brain stimulation (NIBS). Transcranial direct current stimulation (tDCS) represents a safe, inexpensive and straightforward technique that could be easily integrated in rehabilitative programs. Transcranial pulsed current stimulation (tPCS) is another type of NIBS that has shown to be useful in modulating subcortical neural circuits and contributing as a tool for enhancing motor skills and cognitive functions. TDCS increases the neuronal excitability by facilitating the action potential release and the modification of the excitability of the N-Methyl-D-Aspartate (NMDA) receptors; it also may strengthen task-related dynamical synaptic connections (ref. Nitsche and Stagg, 2011). On the other hand, tPCS can modify the electrical activity of cortical and subcortical structures and improve frontal and interhemispheric neuronal connectivity (ref. Datta et al., 2013). Some of the physiologic mechanisms postulated for these clinical effects are associated with the release of increased amounts of neurotransmitters, specifically serotonin, beta endorphin and norepinephrine. In literature the effects of tDCS have shown to improve cognitive functions in patients with DOC as measured by the Coma Recovery Scale-Revised (CRS-R). However, its cortical effects remain superficial. On the other hand, tPCS has shown promising results on the quantitative electroencephalogram (qEEG) of healthy volunteers and can, theoretically, reach deeper brain structures (ref. Thibaut et al., 2017). The aim of this study is to assess and compare the effects of tPCS and tDCS on neurophysiological outcomes in patients with DOC following a hypoxic brain injury, evaluating these effects with the qEEG. Furthermore, we have the purpose to evaluate and compare the effects of tPCS and tDCS on behavioral outcomes, measured with the CRS-R. Our hypothesis is that tPCS will modulate cortical activity to a significantly greater extent as compared to tDCS and promote recovery of specific signs of consciousness as measured by the CRS-R, more than tDCS.

Materiali e Metodi:

This study is led by the Coma Science Group of Liège and it's a double-blind sham-controlled trial in which 20 subjects with DOC (10 in minimally conscious state and 10 in unresponsive wakefulness syndrome) following a hypoxic brain injury will be included. Before the treatment, the subjects will be assessed with the CRS-R and the qEEG. The qEEG will be obtained with a 256 channels geodesic sensor net (EGI). The trial will be run with a three-period crossover design with all subjects receiving all possible treatments in a random consecutive way with a minimum interval of 5 days between initiation of

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each treatment condition. The study encompasses three interventions: (i) active tPCS with sham tDCS, (ii) sham tPCS with active tDCS, and (iii) sham tPCS with sham tDCS. The stimulation with tDCS will be on the left dorsolateral prefrontal cortex with an intensity of 2mA for 20 minutes, while the treatment with tPCS will be applied on the bimastoid line with an intensity of 1mA peak to peak and a random frequency of 6-10Hz for 20 minutes.

Risultati:

The results of this clinical trial may give a contribution to assess the clinical recovery and inform the rehabilitative treatment.

Conclusione:

As tPCS can excite deeper brain structures it could be more effective than tDCS and therefore have a higher clinical impact. This behavioral and neurophysiological study encompassing both tPCS and conventional tDCS will give clinical data to improve rehabilitative treatments of patients with DOC.

Bibliografia:

Thibaut A, Russo C, Morales-Quezada L, Hurtado-Puerto A, Deitos A, Freedman S, Carvalho S, Fregni F. Neural signature of tDCS, tPCS and their combination: comparing the effects on neural plasticity. Neuroscience Letters. 2017; 637: 207-214. Stagg CJ, Nitsche MA. Physiological basis of transcranial direct current stimulation. Neuroscientist. 2011 Feb; 17(1): 37-53. Datta A, Dmochowski JP, Guleyupoglu B, Bikson M, Fregni F. Cranial electrotherapy stimulation and transcranial pulsed current stimulation: a computer based high-resolution modeling study. Neuroimage. 2013 Jan 15; 65: 280-287.

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Abstract 32 MUSICOTERAPIA IN PAZIENTI CON GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE

Bieker C.M.*, Micheloni G., Platania P., Pellizzari M., Saccavini M.

S.U.A.P. Gorizia AAS2 “Bassa Friulana-Isontina” ~ Gorizia ~ Italy

Introduzione:

Il seguente abstract illustra i risultati ottenuti nel 2017 inerenti la somministrazione di sequenze sonore, modulate sul singolo, prodotte dai musicoterapeuti in base alle caratteristiche di risposta motoria e comportamentale dell’utente. Il processo di somministrazione rientra nel capitolo della “musicoterapia attiva”, la produzione sonora viene effettuata direttamente dagli operatori e accordata in relazione ai fenomeni complessivi di risposta dell’utente. Obiettivo del progetto era quello di definire in termini digitali le variazioni comportamentali di utenti affetti da GCA dell’età adulta LCF 2-3 in seguito a trattamento musicoterapico.

Materiali e Metodi:

10 utenti degenti presso la S.U.A.P. dell’ospedale di Gorizia hanno svolto inizialmente per 8 mesi 2 volte alla settimana, per 35’ di seduta attiva/utente un’azione di verifica della risposta motoria e comportamentale indotta dallo stimolo sonoro. Nel corso del periodo maggio-dicembre 2017, su ogni utente è stato organizzato un piano di lavoro individualizzato che ha consentito di pianificare il trattamento. Nel dicembre 2017, 9 dei 10 utenti inizialmente coinvolti mantenevano un livello di adesione all’iniziativa. Sono state elaborate 3 griglie di valutazione (motoria, relazionale, cognitiva), ciascuna suddivisa in 8 item con valore 0-3. Ogni item riportava la descrizione analitica di uno specifico comportamento. Due musicoterapeuti hanno svolto l’attività dividendo il processo operativo in una fase osservazionale di 4 sedute/utente e successiva elaborazione di un piano individualizzato.

Risultati:

Sono state elaborate due tabelle riassuntive al tempo T0 e T1 con i seguenti risultati complessivi: T0 TOTALE AREA MOTORIA: 87 TOTALE AREA RELAZIONALE: 60 TOTALE AREA COGNITIVA: 38 T1 TOTALE AREA MOTORIA: 136 TOTALE AREA RELAZIONALE: 107 TOTALE AREA COGNITIVA: 71 Si è registrato complessivamente un significativo miglioramento delle funzioni motorie (p=0,0009) e relazionali (p=0,0000).

Conclusione:

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Nell’analisi dei dati spicca il miglioramento dell’area relazionale (primo generale obiettivo del progetto), in cui si registra in particolare un aumento estremamente significativo dell’utilizzo della mimica e della gestualità a fini comunicativi e un aumento statisticamente rilevante nel valore di tutti gli indicatori tranne uno (utilizzo della fonazione). Si conforta quindi l’efficacia del linguaggio sonoro-musicale come approccio alternativo o complementare nella comunicazione con questa tipologia di utenti e come sostegno alle loro capacità relazionali residue. Il miglioramento nell’area motoria è ascrivibile primariamente all’effetto del trattamento sul rilassamento globale della persona, che ha condotto a modifiche molto significative negli item a esso correlati, mentre non ha prodotto risultati significativi dal punto di vista grosso motorio né sul movimento finalizzato. La variazione dei parametri nell’ambito cognitivo suggerisce un aumento delle capacità attentive e di concentrazione. Non si ha invece miglioramento significativo degli indicatori che prevedevano una produzione sonora pur minimamente autonoma e indipendente. I dati emersi sembrano confortare la validità dell’approccio musicoterapico con utenti affetti da GCA. Si auspica quindi che la ricerca in questo campo abbracci una popolazione sempre più ampia e indaghi il mantenimento nel tempo dei risultati raggiunti all’interno dell’interazione utente-musicoterapeuta.

Bibliografia:

Magee WL, Tillmann B, Perrin F, Schnakers C (2017) Music and disorders of consciousness: emerging research, practice and theory. Frontiers Media Magee WL, Clark I, Tamplin J, Bradt J. (2017) Music interventions for acquired brain injury. Cochrane Database of Systematic Reviews, 1:CD006787 Raglio A, Oasi O, Gianotti M et al. (2015) Improvement of spontaneous language in stroke patients with chronic aphasia treated with music therapy: a randomized controlled trial. Int J Neurosci, 126:235-242 Raglio A, Zaliani A, Baiardi P et al. (2017) Active music therapy approach for stroke patients in the post-acute rehabilitation. Neurol Sci, 38:893-897 Särkämö T, Tervaniemi M, Laitinen S et al. (2008) Music listening enhances cognitive recovery and mood after middle cerebral artery stroke. Brain, 131:866-876 Sihvonen AJ, Särkämö T, Leo V, et al. (2017) Music-based interventions in neurological rehabilitation. Lancet Neurology, 16,8:648-660 Thaut MH (2015) The discovery of human auditory-motor entrainment and its role in the development of neurologic music therapy. Prog Brain Res, 217:253-266

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Abstract 38 L’UTILIZZO DELLA FES IN ASSOCIAZIONE ALLA VERTICALI ZZAZIONE TRAMITE ERIGO IN TERAPIA INTENSIVA PUÒ RIDURRE L’INCIDENZA DI NEUROP ATIA DA MALATTIA CRITICA NEI PAZIENTI AFFETTI DA GRAVE CEREBROLESIONE ACQUIS ITA: UNO STUDIO PILOTA RETROSPETTIVO

Maffia S.*[1], Zivi I.[1], Valsecchi R.[1], Saltuari L.[2], Frazzitta G.[1] [1]

OSPEDALE DI ZONA MORIGGIA PELASCINI ~ GRAVEDONA ED UNITI ~ Italy, [2]

Ospedale di Hochzirl ~ Innsbruck ~

Austria

Introduzione:

La neuropatia da malattia critica (Critical Illness Polyneuropathy, CIP), responsabile di disturbi quali debolezza e ipotrofia muscolare, è nota quale complicanza neurologica non infrequente dei prolungati ricoveri in Terapia Intensiva (TI). La mobilizzazione precoce del paziente, iniziata già nei reparti di acuzie, è stata dimostrata essere un’opzione preventiva efficace, grazie alla riduzione dei tempi di allettamento ed alla sua azione sullo stress ossidativo. Obiettivo: valutare se l’applicazione precoce dell’elettrostimolazione muscolare (Functional Electrical Stimulation, FES) agli arti inferiori associata alla verticalizzazione robotica con Erigo sia in grado di ridurre l’insorgenza di neuropatia periferica nei pazienti affetti da Grave Cerebrolesione Acquisita (GCLA).

Materiali e Metodi:

Sono stati analizzati retrospettivamente tutti i pazienti affetti da GCLA ricoverati nel nostro reparto di Neuroriabilitazione e provenienti dalla nostra TI. Pazienti affetti da diabete e patologie dismetaboliche, epatiti alcoliche e virali, disturbi autoimmuni e neuropatie periferiche preesistenti sono stati esclusi dallo studio. I rimanenti sono stati suddivisi in 3 gruppi in relazione all’approccio riabilitativo ricevuto in TI: il gruppo 1 era stato sottoposto a 30 minuti/giorno di fisioterapia convenzionale e 30 min/giorno di verticalizazzione con Erigo; il gruppo 2 aveva ricevuto 30 minuti/giorno di fisioterapia convenzionale 30 min/giorno di verticalizzazione con Erigo + FES agli arti inferiori; il gruppo 3 era stato sottoposto a 60 minuti/giorno di fisioterapia convenzionale. Abbiamo quindi definito come outcome primario l’incidenza di CIP all’ingresso nel reparto di Neuroriabilitazione; outcome secondario era il punteggio conseguito al Motricity Index alla dimissione dal reparto di Neuroriabilitazione.

Risultati:

Di 92 pazienti identificati, 39 sono stati inclusi nello studio: 8 nel gruppo 1, 8 nel gruppo 2 e 23 nel gruppo 3. La CIP era presente in 3 pazienti del gruppo 1 (37.5%), 0 del gruppo 2 (0%) e 10 del gruppo 3 (43.48%), p=0.078. All’esame comparativo tra pazienti verticalizzati vs pazienti non verticalizzati (gruppo 1+2 vs gruppo 3), la CIP era presente rispettivamente nel 18.75% del campione vs 43.48% (p=0.1), mentre confrontando i pazienti a in base all’applicazione o meno di FES (gruppo 2 vs gruppo 1+3), la CIP risultava presente rispettivamente nello 0% e 41.9% del campione, p=0.035. I punteggi ottenuti al Motricity Index non differivano significativamente tra i pazienti sottoposti a

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verticalizzazione con Erigo e quelli sottoposti a fisioterapia convenzionale (p=0.4), mentre sono risultati significativamente maggiori nel gruppo di pazienti trattati con Erigo + FES rispetto a quelli trattati senza FES (306±111.9 vs 169±171.3 rispettivamente, p=0.04).

Conclusione:

In relazione a questi dati preliminari, possiamo concludere che nel trattamento precoce dei pazienti affetti da GCLA in TI l’utilizzo di sedute di verticalizzazione tramite Erigo associate a FES a carico degli arti inferiori è utile nella prevenzione dell’insorgenza di CIP.

Bibliografia:

Routsi C, Gerovasili V, Vasileiadis I, Karatzanos E, Pitsolis T, Tripodaki E, et al. Electrical muscle stimulation prevents critical illness polyneuromyopathy: a randomized parallel intervention trial. Critical Care (London, England)2010;14(2):R74. Burtin C, Clerckx B, Robbeets C, Ferdinande P, Langer D, Troosters T, et al. Early exercise in critically ill patients enhances short-term functional recovery. Critical Care Medicine 2009;37(9):2499-505. Gerovasili V, Tripodaki E, Karatzanos E, Pitsolis T, Markaki V, Zervakis D, et al. Short-term systemic effect of electrical muscle stimulation in critically ill patients. Chest 2009;136(5):1249-56.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 41 GALVANIC SKIN RESPONSE E APPRENDIMENTO DELLO STIMOL O NOCICETTIVO IN PAZIENTI CON SINDROME DA VEGLIA ARESPONSIVA: QUALI IMPLICAZIONI?

Riganello F.*, Cortese M.D., Arcuri F., Lucca L.F., Tonin P.

Istituto S.Anna ~ Crotone ~ Italy

Introduzione:

Nell’ambito del Disordine di Coscienza la percentuale di misdiagnosis è ancora circa il 30%. Ad oggi rimane una sfida la ricerca di strumenti di valutazione, che insieme alle scale comportamentali, riescano, in maniera efficace, a valutare il livello di coscienza e le sue evoluzioni, nei pazienti diagnosticati con Sindrome da Veglia Aresponsiva (UWS). L’associazione della Galvanic Skin Response (GSR) all’osservazione comportamentle, potrebbe rappresentare un ulteriore supporto alle procedure valutative attualmente in uso. L’obiettivo dello studio è valutare, attraverso uno schema di apprendimento classico, la possibilità dell’apprendimento dello stimolo nocicettivo ed il suo significato, mediante l’uso della GSR.

Materiali e Metodi:

Sono stati osservati 13 soggetti sani (Health Control-HC) e 20 soggetti UWS (ricoverati da non più di 15 giorni e in condizioni di stabilità clinica) tramite la GSR e durante la somministrazione di un protocollo di apprendimento classico finalizzato all’apprendimento dello stimolo nocicettivo (PAN). I pazienti sono stati sistematicamente valutati 1 volta a settimana, per un periodo di tempo di 5 settimane, mediante le scale comportamentali Come Recovery Scale-R (CRS-R) e Nociception Coma Scale (NCS): al tempo T0, CRS-R e NCS una settimana prima dell’applicazione del protocollo; al tempo T1, CRS e PAN; al tempo T2, T3 e T4: CRS e NCS. Lo schema per l’osservazione dell’apprendimento dello stimolo nocicettivo è stato: A-B-A-A-B-A-B-C. Nei patienti l’estinzione dell’apprendimento è stato osservato tramite lo schema di stimolazione C-A-C-C-A-C-A. Le singole fasi avevano durata di 25 secondi: 1) A (stimolo austico 1 associato a stimolo musicale); 2) B (stimolo acustico 2 associato a stimolo nocicettivo); 3) C (stimolo acustico 2 associato all’assenza di stimoli). I pazienti sono stati suddivisi in positivi (PTp) e negativi (PTn) al PAN. Per le analisi sono state considerate le onde della GSR delle ultime tre fasi del protocollo di apprendimento (A, B, C) e sono state confrontate per ampiezza, prominenza e correlazione dell’onda in C con quella in A e B, tramite test di Wilcoxon. La risposta GSR dei gruppi PTp PTn e HC è stata comparata tramite test di Mann-Whitney. I gruppi PTp e PTn sono stati confrontati tramite CRS-R ed NCS nei tempi da T0 a T4 tramite test di Mann-Whitney.

Risultati:

Tutti i soggetti sani hanno mostrato nella fase C del protocollo una un segnale GSR compatibile con l’apprendimento dello stimolo nocicettivo. Sei pazienti tra quelli diagnosticati UWS hanno mostrato una reattività alla sequenza sovrapponibile a quella mostrata dai soggetti sani. Nessuna differenza significativa è stata trovata in PTn confrontando A, B e C tra di loro. Il gruppo PTn

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differiva per prominenza nelle fasi B e C con PTp e HC (p≤0,001) . Una differenza significativa nella correlatione tra C e B e tra C ed A e stata trovata per PTp (p=0.016) e HC (p=0.000) ma non per PTn. Confrontando i gruppi PTp e PTn tramite CRS-R e NCS una significativa differenza è stata trovata in ambo le scale nel tempo di osservazione T3 (p≤0,003).

Conclusione:

Dei 20 pazienti diagnosticati con UWS tramite CRS-R entro 15 giorni dal ricovero, 6 hanno mostrato correlati GSR al protocollo PAN compatibili con l’apprendimento dello stimolo nocicettivo. Confrontando PTp con PTn, i primi mostrano nelle settimane successive un evoluzione del livello di coscienza, con una significativa differenza nelle scale comportamentali somministrate nella terza settimana. I risultati, mettono in evidenza come l’uso di un protocollo di apprendimento nocicettivo, potrebbe contribuire alla riduzione del rischio di errata diagnosi o evidenziare risposte potenzialmente non associabili a una condizione di UWS, con conseguente miglioramento e adeguamento delle strategie di trattamento e approccio ai pazienti.

Bibliografia:

Bekinschtein, T. A., Shalom, D. E., Forcato, C., Herrera, M., Coleman, M. R., Manes, F. F., et al. (2009). Classical conditioning in the vegetative and minimally conscious state. Nat. Neurosci. 12, 1343–1349. doi:10.1038/nn.2391. Cortese, M., Riganello, F., Arcuri, F., Pugliese, M., Lucca, L., Dolce, G., et al. (2015). Coma recovery scale-r: variability in the disorder of consciousness. BMC Neurol. 15. doi:10.1186/s12883-015-0455-5. Critchley, H. D., Elliott, R., Mathias, C. J., and Dolan, R. J. (2000). Neural Activity Relating to Generation and Representation of Galvanic Skin Conductance Responses: A Functional Magnetic Resonance Imaging Study. J. Neurosci. 20, 3033–3040. Riganello, F. (2016). “Responsiveness and the Autonomic Control–CNS Two-Way Interaction in Disorders of Consciousness,” in Brain Function and Responsiveness in Disorders of Consciousness, eds. M. M. Monti and W. G. Sannita (Cham: Springer International Publishing), 145–155. Available at: http://link.springer.com/10.1007/978-3-319-21425-2_11 [Accessed December 4, 2015].

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 44 AWAKE NEUROSURGERY: THE EMERGING ROLE OF THE NEUROP SYCHOLOGIST IN A MULTIDISCIPLINARY SURGICAL TEAM

Alemanno F.*[2], Mortini P.[1], Della Rosa P.A.[2], Houdayer E.[2], Acerno S.[1], Mandelli C.[1], Iannaccone S.[2] [1]

Department of Neurosurgery and Gamma Knife Radiosurgery, San Raffaele Scientific Institute, Vita-Salute University

~ Milano ~ Italy, [2]

Department of Rehabilitation and Functional Recovery, IRCCS San Raffaele Hospital and Vita-Salute

San Raffaele University ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

Awake craniotomy with brain mapping has been increasingly used for infiltrative glioma resection. It allows maximal removal of lesions close to functional areas with low neurological complication rates and improved health-related quality of life. Awake surgery also requires weak anesthesia and leads to earlier discharges and reduced hospitalization costs. This surgery does not need any intensive care unit after resection, thus patients are directly carried to their room after intervention. The neuropsychological assessments of patients’ cognitive functions have to take a central place before, during and after the neurosurgery. Our aim was thus to design specific neuropsychological evaluations according to lesions’ localizations in order to: (1) precisely assess patients’ cognitive functions and identify possible deficits before surgery; (2) to provide the best cognitive functions monitoring during awake surgery to avoid post-surgical complications and at this scope psychologically support patients be self-confident in their capacity to adequately answer cognitive tests and surgical requests; (3) to post-surgical maintain, or improve whenever it is possible, pre-surgery cognitive performances. Depending on patients’ deficits, we also aimed to provide patients with the best neuropsychological care after surgery.

Materiali e Metodi:

Fourteen patients, affected by gliomas in eloquent areas for cognition, language and sensorimotor functions underwent awake neurosurgery at San Raffaele Hospital during the last 1.5 year, were included. Patients underwent a specifically-related-to-cerebral-lesions neuropsychological assessment preoperatively, during awake surgery, and postoperatively in order to identify, quantify and monitor eventual cognitive deficits. We tested also patients’ quality of life (SF36 - Short Form Health Survey), depression (Beck Depression Inventory), anxiety (HADS) pre and post-surgery. The neuropsychological evaluation aimed also at defining patients’ compliance and cooperation, and their capacity to maintain intraoperative posture. During the awake phase of surgery, the neuropsychologist constantly monitored patients’ cognitive functions related to eloquent areas by repeating some of the tests previously used to prevent possible cognitive deficits related to the surgical resection. The role of the neuropsychologist was then helping to reduce anxiety and surgical intervention-related fear, improve patient’s compliance to the commands of the neurosurgeon and to test the online state of cortical cognitive and sensorimotor functions (i.e. cognitive and language testing, movements execution and somatosensory discrimination). The interaction between the neuropsychologist and the patient was thus essential to manage the awake patient in the operatory setting. Then, postoperative cognitive assessments were made at various time points: possibly, an early evaluation was done immediately after the intervention in the operation room as an early testing of cognitive responsiveness of the patient; after 4 to 5 days from

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the intervention, patients were re-evaluated before discharge. If necessary, a rehabilitative training was provided for several weeks in our Neurorehabilitative department. Patients were re-evaluated for neuropsychological follow-up at 3, 6 and 12 months.

Risultati:

Patients (5 female, mean age 52.7 ± 9 y, 12 right-handed) presented with tumoral lesions essentially located over the left fronto-temporo-parietal areas, excepting 2 patients (left-handed, right-sided lesions). Patients’ clinical status ranged from asymptomatic to language deficits (moderate to severe). No post-surgical complications were observed in any of these patients and there was no need for recovery in intensive care unit after surgery. The detailed neuropsychological evaluations post-surgery showed no adjunctive cognitive deficits, i.e. patients who did not have cognitive deficits beforehand (n=7) were still asymptomatic post-surgery; 3 patients with language deficits had slight improvements after resection followed by spontaneous remission of symptoms; 4 patients underwent cognitive training from 6 to 12 weeks after surgery and showed drastic improvements after training (within normal values). All patients were immediately alerted and went back to their room after surgery. Importantly, all patients benefited from an early hospital discharge.

Conclusione:

Our data showed that detailed and appropriate neuropsychological assessment and monitoring is essential to optimize all the outcomes of awake craniotomy: from a precise assessment of cognitive functions and identification of deficits, to the patients’ selection, preparation for neurosurgery, management of awake patient during resection and monitoring of cognitive functions during resection. Indeed, during surgery, the constant monitoring of the neuropsychologist was essential to minimize the risks of postoperative deficits.

Bibliografia:

Duffau, 2018, Neurosurg Rev Klein et al, 2012, J Neurooncol De Witt et al, 2012, J Clin Oncol

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 76 RELEVANCE OF BOTULINUM TOXIN INJECTIONS IN SPASTICI TY MANAGEMENT IN PATIENTS WITH DISORDERS OF CONSCIOUSNESS

Mazzon G.*[1], Sfreddo P.[2], Petronio L.[2], Manganotti P.[1] [1]

Neurologic Clinic - Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Trieste ~ Trieste ~ Italy, [2]

Pineta del Carso”-

Rehabilitation Clinic ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Spasticity is a frequent complication in patients with disorders of consciousness (DoC) due to severe acquired brain injury, but its management in poorly studied. The presence and detection of spasticity is essential because it is an important and often underestimated source of pain, a critical symptom which is very difficult to recognize and treat in non-communicative patients. Nowadays there are no guidelines available to manage spasticity in this patients because there is lack of clinical trials; most of evidences came from case reports and regard intrathecal baclofen (ITB) therapy, mostly with good results. Here we present our experience of spasticity management in patients with DoC with botulinum toxin injections.

Materiali e Metodi:

We recruited 8 patients (mean age: 68 years, range 54-87) with severe disability following severe acquired brain injury, admitted to the intensive and rehabilitation care unit of “Pineta del Carso”- Rehabilitation Clinic: 2 with vegetative state/unresponsive wakefulness syndrome (VS/UWS), 3 with minimally conscious state (MCS) and 3 with severe cognitive impairment. The underlying brain damage was caused by postanoxic encephalopathy (2 cases), traumatic brain injury (3 cases) and extensive ischemic stroke (3 cases). Patients showed stable clinical presentation for at least 10 months, with normal vital functions, they breathed spontaneously (5 through a tracheotomy tube) and were fed through a percutaneous endoscopic gastrostomy. Pain appeared well controlled with paracetamol chronic therapy in 5 of them. Three patients were treated with opioid analgesic drugs, but despite them pain, assessed using behavioural scales Nociception Coma Scale-Revised (NCS-R) and Pain Assessment in Advanced Dementia (PAINAD), was not well controlled.

Risultati:

All these patients showed heterogeneous and complex spasticity flexor patterns, variably involving the four limbs.They were treated with botulinum toxin injections in the trigger muscles of the upper and/or lower limbs (incobotulinumtoxinA from 100U up to 600U was used). After the injections the usual physiokinesitherapy (2-3 sessions per week) was continued in all patients. For all of them spasticity improved (decrease of 1 point on the Modified Ashworth scale) to the treated muscles, moreover a consequent diffuse relaxation of the non-injected hypertonic muscles was also observed. Overall pain was remarkably reduced for all patient, at rest and during passive mobilization, hygiene and nursing care, that allowed a substantial reduction or even suspension of the analgesic therapy. Moreover a disappearance of the neurovegetative symptoms (such as fever, hypertensive crisis, vomit), previously present in 4 patients, was observed. In most of cases the

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effect was long lasting over time (up to 6 months), improving also bed posture and consequently facilitating bedsores healing.

Conclusione:

We presented the positive effect of treatment with botulinum toxin in a series of patients with spasticity and DoC following different severe acquired brain injury. Despite the spasticity patterns were heterogeneous, complex and mostly diffuse, we obtained good results in all patients with limited injection sites. Together with hypertone decrease, it must also be highlighted the consistent effect in pain reduction and lowering of need for analgesic therapy, that lead to an overall quality of life improvement. These data suggest that botulinum toxin treatment is a valid option in patients with DoC and it should be always tried after an appropriate evaluation for the choice of injection points.

Bibliografia:

Martens G, Laureys S and Thibaut A. Spasticity Management in Disorders of Consciousness. Brain Sci. 2017; 7(12): 162. Schnakers C, Chatelle C, Demertzi A et al. What about Pain in Disorders of Consciousness? AAPS J. 2012; 14: 437. Pistoia F, Sacco S, Stewart J, Sarà M, Carolei A. Disorders of Consciousness: Painless or Painful Conditions?-Evidence from Neuroimaging Studies. Brain Sci. 2016; 6(4):47.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 90 RIABILITAZIONE IN REALTÀ VIRTUALE (RV) PER MIGLIORA RE LE PERFORMANCE ALLA GUIDA SICURA DOPO GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA

Cantoni M.*, Saviola D., Bosetti S., Cantelli S., De Tanti A.

Centro Cardinal Ferrari - Santo Stefano Riabilitazione ~ Fontanellato ~ Italy

Introduzione:

All’interno del progetto di ritorno alla Guida Sicura, dopo Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA), si è cercato di individuare una breve batteria di esercizi, da proporre in fase di follow-up a 6 mesi (1° rinnovo), per verificare se i pazienti potessero rinforzare l’attenzione sostenuta e la coordinazione occhio-mano in un setting di Realtà Virtuale (RV), incrementando le competenze strumentali che favoriscono la guida in sicurezza.

Materiali e Metodi:

Il campione è composto da 9 pazienti maschi con età compresa tra i 28 e i 70 anni e con una media di 55 anni, portatori di esiti di diagnosi di Grave Cerebrolesione Acquisita (Trauma Cranico e Ictus). Il gruppo ha eseguito 5 trattamenti con cadenza bisettimanale della durata di 45 minuti. La valutazione è stata elaborata dal computer e dal software di realtà virtuale, Khymeia E-health Innovation VRRS, utilizzati per lo studio. Il valore analizzato è la performance (da 0% a 100%) relativa ai vari esercizi, generata attraverso il rapporto tra il numero degli errori commessi e il tempo impiegato. Gli strumenti utilizzati sono una postazione con volante provvista di sensore e un dispositivo con giroscopio munito di “Grasp”. Il training, al quale i pazienti sono stati sottoposti, è formato da 4 esercizi che verranno denominati: Percorso, Evitamento Ostacoli, Tracciato e Orientamento. Ogni esercizio prevede 10 ripetizioni con difficoltà variabile (casuale o crescente). Il Percorso è formato da un labirinto nel quale il paziente deve portare una pallina, da un punto iniziale ad uno finale, scegliendo la strada corretta e impiegando il minor tempo possibile. L’esercizio viene eseguito attraverso l’utilizzo della postazione con volante. Il secondo, il terzo e il quarto esercizio vengono svolti dal paziente tramite il sensore con giroscopio e “Grasp”. Il secondo esercizio, l’Evitamento Ostacoli, impone al paziente di portare in successione due target, da un punto di partenza ad uno di arrivo, senza toccare le pareti ed evitando gli ostacoli, impiegando il minor tempo possibile. L’attività diventa più complessa (tre gradi di difficoltà crescente) durante l’esecuzione. Il terzo esercizio è costituito da un Tracciato nel quale l’utente deve trascinare un target da un punto di partenza ad uno di arrivo senza uscire dal percorso; la difficoltà aumenta in modo crescente. L’ultimo esercizio, l’Orientamento, prevede che il paziente disponga, seguendo una legenda che ogni volta cambia, una serie di palline colorate, in modo da rispettare un ordine ben preciso, attorno ad un oggetto centrale che ogni volta varia orientamento nello spazio.

Risultati:

Osservando i dati relativi agli esercizi somministrati, si evidenzia come la maggior parte dei soggetti della popolazione dimostri un miglioramento generale delle performance in quasi tutti gli esercizi. Nel primo e nel secondo (Percorso ed Evitamento Ostacoli) si osserva una maggior variazione di performance. In queste due attività la quasi totalità dei pazienti (94,44%) ha

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dimostrato un miglioramento rispetto ai valori iniziali (l’unico valore negativo riscontrato è relativo al secondo esercizio), mentre solamente il 5,56% ha mostrato un peggioramento rispetto allo score di partenza. La variazione media evidenziata in questa attività è del +14,42% con una parallela riduzione dei tempi di esecuzione (-122 s). Il secondo esercizio evidenzia valori interessanti di variazione media della performance (+10,63%), considerando la presenza di un valore negativo (-7%). Le restanti due serie di attività hanno mostrato anch’esse un incremento di performance (+7,13% Tracciato; +3,14% Orientamento) ma meno rilevanti.

Conclusione:

Analizzando i dati preliminari, in un esiguo campione di soggetti reclutati portatori di esiti di GCA, è possibile ipotizzare che gli esercizi somministrati contribuiscano a rinforzare l’attenzione sostenuta e la coordinazione oculo-manuale per un ritorno alla guida più sicuro. Il lavoro verrà sviluppato aumentando la dimensione del campione, mentre è in corso la raccolta dei dati normativi su una popolazione di soggetti sani con le stesse caratteristiche demografiche.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 99 BLOOD DISORDERS, BRAIN ABSCESS, SEPSIS CAUSED BY DO UBLE GRAM-POSITIVE AND NEGATIVE INFECTION IN ANAPLASTIC ASTROCYTOMA

Russo V.*[1], Gobbi M.[2] [1]

U.O.- Subacuti di Calcinate (BG) ~ Calcinate (BG) ~ Italy, [2]

Department of Haematology, University- Hospital San

Martino, Genova, Italy ~ Genova ~ Italy

Introduzione:

Abscess formation within a brain tumor is uncommon. Astrocytoma with abscess is extremely rare. Intrasellar or parasellar tumors are among the most common neoplasms that develop such a complication as the result of direct extension of microbial flora from contiguous infected sinuses. Infectious complications and haematological disorders have been known to be a major cause of morbidity and mortality in anaplastic astrocytomas patients who are prone to infections because of both the humoral immunodepression inherent to the oncologic disease. We present a case of multifocal cerebral anaplastic astrocytomas (MCAA), abscess formation with a total of lesions located in the left frontal lobe and invading the lateral ventricle, in a patient with dysphasia, phantosmia, dyspnea, thrombocytopenia and sepsis.

Materiali e Metodi:

A 52 year-old Caucasian male complained of olfactory hallucination for 1 month. On physical examination, to Internal Medicine Department of Calcinate Hospital, the patient was observed to have a temperature of 39°C, tachycardia of 105 bpm, a blood pressure of 70/50 mmHg, a respiratory rate of 30 breaths per minute and oxygen arterial saturation of 91%. Her bilateral pupils were round, equal in size, and constricted visibly to light. Her muscle strength was 3/5 to 4/5 in the right extremities. No apparent changes in superficial and deep tendon reflexes were observed. Babinski sign and Oppenheim sign at the right side were positive. Bilateral Hoffmann signs were positive. Given the patient, as a smoker, had a history of chronic bronchitis, we initially suspected a diagnosis of lung cancer with brain metastasis. Blood tests revealed a platelet count 23 x 109/L and a C reactive proein of 24 mg/L, hematocrit 30%. An urgent chest X-ray revealed a right and left lower lobe consolidation, opacity with pleural effusion Noncontrast computed tomography demonstrates left temporal hypodense lesion with perilesional edema. Contrastenhanced computed tomography demonstrates mild hyperdense soft tissue components with mild enhancement in the left temporal lobe.

Risultati:

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Then, we performed a craniotomy and tumor biopsy. The patient received surgery under the impression of a brain tumor with necrotic cystic change. Craniotomy and removal of the temporal mass were performed. During the operation, yellow-grayish material flowed out from the center of the tumor. Pathology of the tumor revealed World Health Organization Grade III-IV astrocytoma and culture revealed Klebsiella Pneumoniae and oxacillin-sensitive Staphylococcus aureus. Due to the accidental finding of brain abscess, antibiotic therapy with oxacillin and cefepime were given.

Conclusione:

After an initial impression of brain metastasis from lung cancer because of the magnetic resonance imaging (MRI) resemblance and history of chronic bronchitis, we were able to use computer tomography (CT scan) and excisional biopsy to get the final diagnosis. Brain abscess is the most common infectious lesion and can be caused by many different types of pathogens, usually bacteria. Brain abscesses frequently arise secondary to hematogenous dissemination of an extracranial site, by direct extension from a contiguous suppurative focus, infectious complications as sepsis caused by a double Gram-positive and negative infection (Kleb. Pneumoniae, Staph. Aureus). In our opinion, a multidisciplinary collaboration between oncologist, radiologist and cytologist is essential in order to obtain the diagnosis, rapidly to start treatment and neurorehabilitation.

Bibliografia:

1. Kyritsis AP, Rao JS, Puduvalli VK. Prognostic factors in multifocal gliomas: in regard to Showalter et al. (Int J Radiat Oncol Biol Phys 2007;69:820–824). Int J Radiat Oncol Biol Phys 2007; 69:1335. 2. Giannopoulos S, Kyritsis AP. Diagnosis and management of multifocal gliomas. Oncology 2010; 79:306–312. 3. Ampil F, Burton GV, Gonzalez-Toledo E, et al. Do we need whole brain irradiation in multifocal or multicentric high-grade cerebral gliomas? Review of cases and the literature. J Neurooncol 2007; 85:353–355.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 102 ANOSSIA CEREBRALE IN ESITO AD ARRESTO CARDIOCIRCOLA TORIO: OUTCOMES FUNZIONALI ED IMPORTANZA DI UN PROGETTO RIABILITATI VO CON APPROCCIO INTERDISCIPLINARE

Cosentino E.*, Meneghello F., Burgio F., Toffano R., De Mitri R., D''Imperio D., Iaia V.

IRCCS San Camillo Venezia ~ Venezia ~ Italy

Introduzione:

Negli ultimi anni a seguito della diffusione, sul Territorio Nazionale, del trattamento precoce degli arresti cardiaci mediante tecniche di sostegno delle attività vitali di base e l’utilizzo di defibrillatori ed al miglioramento dell’organizzazione dell’assistenza territoriale, la sopravvivenza di pazienti con grave danno cerebrale da arresto cardio circolatorio è notevolmente migliorata. Di conseguenza, si sta assistendo ad un sempre maggior numero di ricoveri, in ambiente Neuroriabilitativo, di pazienti con grave cerebrolesione acquisita da esiti di anossia cerebrale secondario a tale evento. Si rende quindi sempre più necessaria l’adozione di procedure di valutazione quanto più possibile accurate della probabilità, non solo della sopravvivenza, ma soprattutto del recupero funzionale e dell’entità della disabilità residua dei singoli pazienti. Lo scopo del nostro Studio e stato quello di evidenziare degli indici in fase acuta che potessero essere considerati dei fattori prognostici per il recupero funzionale di questa tipologia di pazienti.

Materiali e Metodi:

E’ stato effettuato uno studio retrospettico su 36 pazienti affetti da anossia cerebrale da esiti di arresto cardiocircolatorio ricoverati nel Reparto gravi cerebrolesioni acquisite dell’IRCCS San Camillo di Venezia dal 2004 al 2017. Sono stati scelti come probabili fattori prognostici funzionali, i seguenti dati, suddivisi in sottogruppi: Età del paziente, durata dell’arresto cardiaco, fascia temporale fra l’evento acuto ed il ricovero in Neuroriabilitazione, Reparto di provenienza del paziente, ipotermia in fase acuta, GCS delle prime 24 ore, durata del periodo di coma, durata del periodo di ventilazione meccanica. Tali valori sono stati rapportati a degli output prescelti che sono stati i seguenti: durata complessiva del ricovero in Neuroriabilitazione, valori della scala Barthel in ingresso e dimissione e valori della scala FIM in ingresso e dimissione.

Risultati:

dall’analisi dei risultati si è visto come l’età del paziente e la durata dell’arresto cardiocircolatorio non sembrano incidere sul recupero funzionale dei pazienti esaminati. Probabilmente, nel recupero del paziente con anossia cerebrale, è più importante una tempestiva e corretta pratica rianimatoria effettuata in emergenza e quindi una buona catena di sopravvivenza. Fondamentale per il recupero funzionale del paziente sembra essere, invece, un precoce ricovero in ambiente Riabilitativo, come confermato dalla Letteratura. Si è, inoltre, dimostrato come il miglior recupero funzionale dei pazienti avvenga se vi è un trasferimento diretto da una Rianimazione o UCIC. Sia il trattamento con ipotermia che il valore della GCS in fase acuta sembrano essere correlati ad una miglior prognosi funzionale quoad vitam rispetto a quoad valitudinem. Infine il dato anamnestico,

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nei nostri pazienti con anossia cerebrale, di un coma e di una ventilazione meccanica protratti per più di 14 giorni risulta correlato un minor recupero funzionale.

Conclusione:

Il nostro lavoro ha evidenziato come sia fondamentale e di indicazione prognostica favorevole, dal punto di vista del recupero funzionale, un precoce ricovero in ambiente Riabilitativo con trasferimento diretto dalle Rianimazioni/UCIC o Cardiologie senza un intermedio passaggio in altri reparti. Una ridotta durata del coma ed una minor lunghezza del periodo di ventilazione assistita (<14 giorni) sono da considerarsi come fattori prognostici funzionali favorevoli. Ci sentiamo, quindi, di consigliare ai Colleghi che gestiscono questi pazienti in fase acuta un precoce invio del paziente in una Neuroriabilitazione di terzo livello ove sia presente un’Equipe interdisciplinare in grado di effettuare un precoce e finalizzato Progetto Riabilitativo individuale per tale tipologia di paziente.

Bibliografia:

1. Formisano, R., Azicnuda, E., Sefid, M. K., Zampolini, M., Scarponi, F., & Avesani, R. (2017). Early rehabilitation: benefits in patients with severe acquired brain injury. Neurological Sciences, 38(1), 181-184. 2. Geri, G., Dumas, F., Bonnetain, F., Bougouin, W., Champigneulle, B., Arnaout, M., ... & Empana, J. P. (2017). Predictors of long-term functional outcome and health-related quality of life after out-of-hospital cardiac arrest. Resuscitation, 113, 77-82. 3. 3. 11. Tazopoulou, E., Miljkovitch, R., Truelle, J. L., Schnitzler, A., Onillon, M., Zucco, T., ... & Montreuil, M. (2016). Rehabilitation following cerebral anoxia: An assessment of 27 patients. Brain Injury, 30(1), 95-103.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 105 MULTI-CENTRIC LONGITUDINAL STUDY ON BEHAVIOURAL AND ELECTROPHYSIOLOGICAL DIAGNOSTIC AND PROGNOSTIC MARK ERS IN PROLONGED DISORDERS OF CONSCIOUSNESS.

Fiorenza S.*[1], Masotta O.[1], Grippo A.[2], Romoli A.[2], Formisano R.[3], Mattia D.[3], Angelakis E.[4], Cassol H.[5], Thibaut A.[5], Gosseries O.[5], Blandiaux S.[5], Noé E.S.[6], Lamberti G.[7], Bagnato S.[8], Edlow B.L.[9], Chatelle C.[5], Lejeune N.[10], Bartolo M.[11], Veeramuthu V.[12], Schnakers C.[13], Estraneo A.[1]

[1]Neurorehabilitation Unit and Research Laboratory for Disorder of Consciousness, ICS Maugeri ~ Telese Terme ~ Italy,

[2]IRCCS Don Gnocchi Institute ~ Firenze ~ Italy,

[3]IRCCS Fondazione Santa Lucia ~ Roma ~ Italy,

[4]Neurosurgery Dept,

University of Athens Medical School ~ Athens ~ Greece, [5]

Coma Science Group, GIGA Consciousness, University and

University Hospital of Liege ~ Liege ~ Belgium, [6]

Servicio de Neurorrehabilitación y DañoCerebral, Hospitales NISA ~

Valencia ~ Spain, [7]

Neurorehabilitation and Vegetative State Unit "E. Viglietta" ~ Cuneo ~ Italy, [8]

Fondazione Istituto

G. Giglio ~ Cefalù ~ Italy, [9]

NeuroImaging of Coma and Consciousness Lab; Div. of Neurocritical Care and Emergency

Neurology, Dept of Neurology ~ Boston ~ United States of America, [10]

CHN William Lennox ~ Liege ~ Belgium, [11]

HABILITA High Complexity Clinic Institute of rehabilitation ~ Bergamo ~ Italy, [12]

Center of Excellence and Research in

Neuroscience, Gleneagles Medini Hospital ~ Medini ~ Malaysia, [13]

Dept of Psychiatry, University of California Los

Angeles ~ Los Angeles ~ United States of America

Introduzione:

Diagnostic accuracy and reliable assessment of clinical recovery are challenging in the management of patients with Disorders of Consciousness (DoC).1,2,3The IBIA DOC-SIG longitudinal multi-centric study aims to identify: 1.clinical findings and neurophysiological patterns (feasible to record in daily practice) with high diagnostic value for distinguishing patients in vegetative state/unresponsive wakefulness syndrome (VS/UWS) from patients in minimally conscious state (MCS); 2. clinical and neurophysiological predictors of short-term clinical outcome.

Materiali e Metodi:

Population:patients in VS/UWS and MCS consecutively admitted to 12 participating centres within 3 months after severe traumatic, vascular or anoxic brain injuries. Variables: 1) medical history; 2) patients’ clinical condition at enrolment: level of consciousness (based on the Coma Recovery Scale – Revised, CRS-R),4 behavioural response to pain (Nociceptive Coma Scale Revised, NCS-R) and level of disability (Disability Rating Scale, DRS); 3) neurophysiological measures: EEG background activity and reactivity,5 N20 component on somatosensory evoked potential (SEP) and P300 component on event related potential (ERP).6 Analysis.For longitudinal data at 6 months post-onset, we classified the outcome as “good” for patients who emerged from VS/UWS or from MCS, and as “poor” for patients whose diagnosis did not change and for those who died.

Risultati:

122 patients with DoC (59 VS/UWS: mean age=52.4 ± 19.3yo; mean CRS-R total score =4.6± 1.5; 63 in MCS: mean age=47.9yo± 21.0; mean CRS-R total score=12.3± 3.8) due to traumatic (n=47), vascular (n=43) or anoxic (n=32) brain injury, admitted to acute (n=26), post-acute (n=94) or chronic (n=2) settings. At the behavioural level, patients in MCS showed significantly higher total

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scores for CRS-R, NCS-R and lower scores for DRS (all p<.001) than patients in VS/UWS. Out of the 104 EEGs performed, background activity and eye-opening reactivity significantly differed between VS/UWS and MCS patients (p<.001), whereas the presence of cortical component N20 on SEP (available in 70/122 patients) and P300 on ERP (available in 47/122 patients) did not differ between the two groups. Regarding outcome measures,out of the 95 patients with data collected at 6-month follow-up, 47.4% of them hada good outcome (12 VS/UWS patients progressed to MCS, and 5 VS/UWS and 28 MCS patients fully recovered consciousness), whereas remaining 52.6% had a poor outcome (10 patients died, 26 remained in VS/UWS,13 remained in MCS and 1 MCS patient regressed to VS/UWS). Good outcome was significantly more frequent in men than in women (56.5% vs 30.3%; Chi square=5.91; df= 1; p=.015), and in patients in MCS than in patients in VS/UWS at study entry (62.2 vs 34%; Chi square=7.6; df= 1; p=.006). The proportion of patients with good outcome was higher in traumatic (62.5%) than in vascular (46.2%) or in anoxic aetiology(29.2%; Chi square =6.15; df=2; p=.046). DoC patients with good or bad outcome significantly differed forage (46.9yo ±19.7 vs 59.4yo ±18.1; t=3.23; p=.002), CRS-R total score at study entry (10.3±5.3 vs 6.8±3.8; t=-3.78; p<.001), DRS total score at study entry (23.2±3.2 vs 24.7±1.9; t=2.65; p=.009) and time post-injury (52.7days ±32.0 vs 71.8±41.2; t= 2.5; p=.014). Considering neurophysiological findings, good outcome was significantly more frequent in patients with moderately abnormal to normal EEG background activity (70.7%) than in patients with poor EEG background organization (28.6%; Chi-square =17.9, df =4, p=.001), in patients showing EEG eye opening reactivity (77.8% vs 25%; Chi-square =18.1, df =1, p<.001) and in patients showing P300 (70% vs 31.6%; Chi-square = 5.8, df =1, p=.016). In contrast, the presence of N20 component on SEP did not differ significantly between the two prognostic groups.

Conclusione:

Multimodal clinical and neurophysiological assessment could help clinicians in distinguishing patients in VS/UWS from patients in MCS. This approach might also provide useful prognostic information for optimizing care pathways for patients with DoC and guide decision making about end-of-life decisions, treatment and care. This multi-centric project represents an international effort to create guidelines for standardization of diagnostic and prognostic procedures in patients with DoC.

Bibliografia:

1. Schnakers C et al. (2018). In Coma and disorders of consciousness. Second edition. Schnakers C. and Laureys S. Springer-Cham: 1-16. 2. Estraneo A, (2017). In Coma and disorders of consciousness. Second edition. Schnakers C. and Laureys S. Springer-Cham: 17-36. 3. Estraneo A, et al. (2013). Neurology 80:464-70. 4. Giacino JT et al. (2002). Neurology 58:349-53. 5. Estraneo A, et al. (2016). Clin Neurophysiol 127:2379-2385. 6. Duncan C. C. et al. (2009). Clin Neurophysiol 120: 1883–1908.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 107 DIETA MEDITERRANEA ALPINA MICROBIOTA E GCA

Feller S.*[1], Bonaiuti D.[2], Maggio C.[3], Corsini C.[4] [1]

Neurologo .GCA ~ Milano ~ Italy, [2]

Fisiatra Ospedale San Gerardo Monza ~ Milano ~ Italy, [3]

Coperativa

Progettazione Milano ~ Milano ~ Italy, [4]

Humanitas Research ~ milano ~ Italy

Introduzione:

Nell ‘ultimo decennio si è delineato un ruolo del nostro “secondo cervello “integrativo alle funzioni digestive e di assimiliazione del cibo non solo complementare al “primo cervello “ma addirittura dominante per la gestione della nostra salute e del nostro benessere . I rapporti lungo l’asse intestino cervello sono intensi e complessi oltre che biunivoci .Si puo ricordare che lo stress induce alterazioni della fisiologica motilità intestinale con ripercussioni sulla produzione di mucina e sulle funzioni dell epitelio e degli enterociti e sul rilascio di alcuni neurotrasmettitori . In senso opposto ll sistema enterico attiva importanti vie neurali con produzione di metaboliti attivi a vari livelli sul SNC e sulla risposta immunitaria.Poiche lo svolgimento di queste azioni dipende in parte dal nostro microbiota il mantenimento di una corretta composizione con adeguate componenti polimicrobiche assicura una corretta produzione di metaboliti importanti per funzioni svolte dal nostro cervello.La composizione del microbiota varia nel corso della vita in funzione dell ‘età , stile di vita ( vita sedentaria associata a quantita di sonno ridotto ) , malattie , farmaci assunti in particolare antibiotici ma soprattutto della dieta alimentare .La composizione del microbiota è influenzato positivamente da una dieta sana, ricca di fibra e polifenoli che determinano un arricchimento batterico , negativamente da cattiva alimentazione con alto contenuto di zuccheri, grassi saturi e trans-saturi, carboidrati raffinati,carne rossa, scarsa diversità e assunzione di farmaci .Questi dati aprono una “finestra “ sulla possibilità di usare la dieta in modo terapeutico per generare salute attraverso la manipolazione della dieta e del microbiota.Infatti la disbiosi determina endotossemia metabolica a sua volta responsabile di “infiammazione “ sottostante a vari quadri patologici tra cui la sindrome metabolica ( obesita diabete ipertensione ) malattie a genesi autoimmunitaria ( intestino irritabile, morbo di Crohn ,celiachia allergie , cancro )nonchè importanti quadri neurologici tra cui epilessia ansieta depressione ADD e ADHD . Tra le malattie neurodegenerative dell anziano l’”infiammaging “giocherebbe un ruolo chiave nel favorire lo sviluppo di demenza e parkinson.Nel dettaglio alcuni esempi di come tutto questo avvenga :Il microbiota intestinale è essenziale per mantenere la funzionalità della microglia coinvolta nella regolazione di processi come la neuroinfiammazione la neuroimmunità e la neuroplasticita attraverso lo sprouting e la neurogenesi mentre sempre dalla microglia dipende l integrità della barriera emato encefalica .Da ultimo l output del microbiota influenza i disturbi comportamentali quali sociopatia , affettivi ( depressione ) riposte esagerate allo stress ; sperimentalmente gli studi con topi Germ Free GF hanno evidenziato maggior incidenza di quadri con comportamento sociale atipico, risposte esagerate allo stress, cambiamenti in molteplici neurotrasmettitori in diverse regioni cerebrali , neurogenesi difettosa, cambiamenti strutturali e funzionali dell’amigdala, ipermielinizzazione della corteccia prefrontale

Materiali e Metodi:

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GCA Alla luce di questi dati ci siamo posti il quesito se le Gca possano tranne benefico da programmi assistenziali che includano anche diete mirate sul mantenimento di un microbiota in grado di agire terpeuticamente sul SNC.Le gca rappresentano un gruppo eterogeneo di quadri clinici ad eziologia diversa ma aventi come comun denominatore uno stato di coma. In ogni caso il percorso si presenta simile ;reparti intensivi riabilitazione intensiva e talora estensiva territorio. A parte le problematiche relative alla disabilita neurogica motoria e cognitiva specie nei pz piu gravi (DOCs ) coesistono disordini immunitari malnutrizione e infezioni croniche recidivanti e/o colonizzazione da superbugs .Inoltre la coesistenza di disfagia totale con necessita di alimentazione via PEG o parziale con dieta di consistenza modificata peggiorano la nutrizioine.

Risultati:

Questo giustifica come le GCA dopo la rianimazione arrivano in riabilitazione malnutriti e veromilmente con microbiota modificato.A riprova di malnutrizioine la ricerca sistematica di Criticall Illness Neuromyopath clinica o strumentale ( emg ) si rivela positiva in alta percentuale di casi.In animali GF il trattamento con probiotici si è dimostrato efficace nel diminuire ansietà e sindromi depressive mentre prodotti del metabolismo fermentativo delle fibre (prebiotici), migliorano la funzionalità della microglia .Nel presente lavoro si intende quindi mettere in discusssione l ipotesi di favorire il recupero cognitivo comportamentale e la plasticità attraverso la cura del microbiota

Conclusione:

Non esistono attualmente protocolli con indicatori diagnostici e programmi alimentari

Bibliografia:

María Carmen Cenit, Yolanda Sanz, Pilar Codoñer-Franch: Influence of gut microbiota on neuropsychiatric disorders. World J Gastroenterol 2017 August 14; 23(30): 5451-5644

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 120 INTERNATIONAL VALIDATION STUDY OF THE PHONE OUTCOME QUESTIONNAIRE: PRELIMINARY RESULTS

Masotta O.*[1], Gosseries O.[2], Lo Sapio M.D.[1], Wolff A.[2], Noè E.[3], Estraneo A.[1] [1]

DOC Research Laboratory and Neurorehabilitation Unit for DOC patients ~ Telese Terme (BN) ~ Italy, [2]

Coma Science

Group, GIGA consciousness, University of Liege ~ Liege ~ Belgium, [3]

Servicio de Neurorrehabilitación y Daño Cerebral

de los Hospitales NISA ~ Valencia ~ Spain

Introduzione:

Clinical evolution of severely brain-injured patients with disorders of consciousness (DoC) is not well-established yet, since most often patients quickly leave the medical care system to be transferred at home or in chronic facilities under the responsibility of non-professional caregivers. Repeated and accurate clinical assessment using the Coma Recovery Scale–Revised (1,2) might distinguish patients recovering minimal but reproducible clinical signs of consciousness (i.e. patients in minimally conscious state, MCS, 3) from patients in vegetative state/unresponsive wakefulness syndrome, VS/UWS (i.e. patient showing eyes opening but no behavioral evidence of consciousness, 4). More recently, Bruno et al. (5) proposed a sub-categorization of MCS (i.e. MCS plus and MCS minus) based on the complexity of intentional behaviours. The present international multi-centric study aimed at validating a new phone outcome questionnaire based on the CRS-R that is completed by non-professional caregivers for monitoring clinical evolution of patients with DoC.

Materiali e Metodi:

Subjects. Severely brain-injured patients in VS/UWS, MCS or emerged from MCS (EMCS) admitted to rehabilitation setting, chronic facilities or at home, and their family caregivers involved in their care at least once a week. Measures. 1) The Italian, Spanish and French versions of the CRS-R (6,7,8) including six subscales to assess auditory, visual, motor, oromotor/verbal, communication and arousal functions. 2) The Italian, Spanish and French versions of a new phone outcome questionnaire organized in two distinct sections: the first section included 11 questions on caregivers’ data (age, gender, frequency of visits, education level, occupation, familiarity with CRS-R) and patients’ data (age, gender, aetiology, time since injury) and one open question on evolution since last hospital discharge; the second section included 11 questions investigating the presence of intentional behavioral responses: response to command, recognition of objects, visual pursuit, fixation, use of objects, automatic responses, localisation to pain and perception of pain, verbalization, communication, cries/smiles. The frequency and the kind of intentional responses were also recorded. Procedure. Two blinded examiners (A and B) with experience in CRS-R from each participating centre were involved in this study. Examiner A performed 5 direct clinical evaluations by CRS-R within one week in order to make a reliable clinical diagnosis (2). Examiner B administered the phone interview to non-professional caregivers during the same week of clinical evaluation. Percentage of agreement between clinical diagnosis based on direct CRS-R assessments and

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phone outcome measure was evaluated.

Risultati:

Thirty-five patients with DoC (17 in VS/UWS, 15 in MCS and 3 in EMCS; 14 F; 50±19 years old; time post-injury=53 weeks) were enrolled by skilled professional from 3 research institutes (14 in ULIEGE, 14 in ICS Maugeri, 7 in NISA). The patients were admitted to rehabilitation centres (n=25), nursing home (n=4), home (n=5), other (n=1), after a severe traumatic (n=10), anoxic (n=9), vascular (n=15), and mixed (n=1) aetiology. The phone interview was administered to thirty-five caregivers (24 F, 51±12 years old, 17 partners, 9 parents, 7 children, 1 sibling, 1 other) who dedicated a relevant time to relatives’ care (everyday=21, every other day=6, twice/w=6, once/w =2). We found 27/35 matches (77%) between the CRS-R and the phone outcome diagnosis. In case of mismatch (23%), it was always in the sense that caregivers considered their relatives as MCS whereas the CRS-Rs gave a diagnosis of UWS/VS. Taking into account the distinction between MCS- and MCS+, we observed 20/35 matches (57%) between CRS-R diagnosis and caregivers’ evaluation, with the caregivers who tended again to overstate the level of consciousness of their relatives.

Conclusione:

The present multi-centric validation study showed a quite good agreement between a structured outcome questionnaire administered by phone to family caregivers and the clinical diagnosis of VS/UWS and MCS based on repeated direct CRS-R evaluations. This positive diagnostic value decreased if sub-categorization of MCS was considered. Additional data in a larger cohort of patients/caregivers need to confirm these preliminary data on the diagnostic value of this phone interview that could be used in long-term longitudinal studies on patients with DoC.

Bibliografia:

1. Giacino JT et al. Arch Phys Med Rehabil 2004;85:2020-9 2. Wannez et al, 2017. Ann Neurol. 2017 Jun;81(6):883-9 3. Giacino J.T., et al.. Neurology 58 (2002) 349-53 4. MSTF. N. Engl. J. Med. 330 (1994) 1499-508 5. Bruno MA et al. J Neurol. (2011);258:1373-84 6. Estraneo A., et al. Eur. J. Phys. Rehabil. Med. 51(2015) 627-34 7. Tamashiro M. et al. Brain Inj. (2014);28:1744-7 8. Schnakers C. et al. Brain Inj. (2008); 22:786-92

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 122 FUNCTIONAL CONSEQUENCES OF BRAIN ANOXIA FROM CARDIA C ARREST. RETROSPECTIVE STUDY IN A NEUROREHABILITATION UNIT.

Meneghello F.*, Cosentino E., Iaia V., Burgio F., Toffano R., De Mitri R., D''Imperio D.

IRCCS Fondazione Ospedale San Camillo ~ Venezia ~ Italy

Introduzione:

Most studies on out-of-hospital cardiac arrest survivors have not considered the role of neurorehabilitation in clinical outcomes, showing very few results after intensive motor and cognitive treatments (Fertl et al., 2000; Formisano et al., 2017). However the idea that anoxic patients could not benefit from specific rehabilitation protocols is still very diffused. These patients frequently present disexecutive, amnesic and behavioural disorders, associated with different motor levels of impairment. The aim of this study was to retrospectively analyze the clinical pattern at admission and the functional outcome at discharge in a group of patients admitted from 2004 to 2017 in a neurorehabilitation unit.

Materiali e Metodi:

The medical charts of 46 consecutive patients were reviewed retrospectively. Out of 46 patients with cardiac arrest, 36 patients were included (mean age=54.4, M=27; F=9), as 10 patients were affected from a brain anoxia of non-cardiogenic origin. All 36 patients suffered from out-of-hospital cardiac arrest except 2 of them. We reported the available data of the medical chart’s patients concerning the general neurologic conditions, cardiac arrest related data, neuroimaging data and general status evolution. Specifically we focused on the abilities of daily living and global functionality, collected by means of the Barthel Index (BI) and Functional Independent Measure (FIM), at admission and discharge. Whenever possible, these patients underwent an assessment of cognition, speech, language and dysphagia. Data were analyzed to check patients’ patterns of improvement by means of two sets of analysis: one comparing scores of FIM and BI at admission and discharge with Wilcoxon tests for repeated measures and the second one correlating values of improvement of cognitive and motor FIM subscales with Pearson’s correlations.

Risultati:

36 patients were split into two groups by BI and FIM scores at admission. A sub-group of 11 minimally responsive patients (30%) with higher levels of impairment at admission (scores=0 at both tests) could not benefit from neurorehabilitation. 25 responsive patients (70%) with less severe impairment (scores>0 at BI and FIM) significantly benefited from intensive neurorehabilitation, with a mean weekly increase of 3.3 score points from admission to discharge on the BI. Results on the BI as well as FIM total motor score, total cognitive score, and all their sub-scores significantly improved at discharge. The total Motor FIM score weekly improvement was 2.7 , while the total Cognitive FIM Score improvement was 0.8. Moreover the Motor FIM positively correlated with the Cognitive FIM (in particular as general Motor aspects improve, cognitive subtests of social relationships and problem solving domains improve).

Conclusione:

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Most patients suffering from cerebral anoxia from cardiac-arrest benefited from neurorehabilitation, with a global functional amelioration at discharge Barthel Index scores, significantly better in comparison with data previously reported in the literature with an analogue sample of patients (Fertl et al., 2000). On FIM, we found both significant improvements on the motor and cognitive sub-scores, that seem to be related to each other suggesting a role of cognitive and relational domains for a better functional outcome of these patients. In the less severe patients with the consequences of cardiac arrest we can expect significant motor and cognitive improvements. Although dysexecutive, communicative and amnestic deficits still persist at discharge, the cognitive and relational aspects seem to be relevant for clinical improvements. Therefore, more emphasis on neuropsychological, logopedic, and occupational rehabilitation for these types of patients is needed. An improvement of our knowledge of functional outcomes' predictors in patients with brain anoxia admitted for neurorehabilitation is necessary, especially for the most severe clinical patterns.

Bibliografia:

Fertl, E., Vass, K., Sterz, F., Gabriel, H,. Auff, E. (2000). Neurological rehabilitationof severely disabled cardiac arrest survivors. Part I. Course of post-acute inpatient treatment. Resuscitation, 47, 231 – 239 Formisano, R., Azicnuda, E., Sefid, M. K., Zampolini, M., Scarponi, F., & Avesani, R. (2017). Early rehabilitation: benefits in patients with severe acquired brain injury. Neurological Sciences, 38(1), 181-184.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 132 FAMILY CAREGIVERS’ OPINION ABOUT PAIN PERCEPTION IN DISORDERS OF CONSCIOUSNESS

Moretta P.*[1], Masotta O.[1], Cardinale V.[1], Loreto V.[1], Trojano L.[2], Estraneo A.[1] [1]

Istituti Clinici Scientifici Maugeri, IRCCS ~ Telese Terme ~ Italy, [2]

Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli

~ Caserta ~ Italy

Introduzione:

The management and treatment of pain is really challenging in severely brain-injured patients with disorders of consciousness (DOC), creating an enormous ethical dilemma and emotional burden among clinicians and family caregivers [1]. Neuroimaging studies support the existence of distinct cerebral responses to noxious stimulation in vegetative state (VS), and minimally conscious state (MCS) [2]. In this context, the assessment of pain is of paramount importance and it is mainly based on clinical scales and on behavioral observations [3]. Unfortunately clinical assessment of pain is often limited and unsatisfying in non-communicative because of fluctuations of levels of responsiveness. In this respect family caregivers may play an important role helping clinicians in identifying the early signs of consciousness because they have longer observational time windows than clinicians. However, caregivers’ opinion about their relatives’ conditions may be in disagreement with the professional examiners [4]. On these bases, we directly assessed family caregivers’ opinion about experience of pain of their relatives affected by disorders of consciousness (DOC), and we compared it with physicians’ diagnosis with Nociception Coma scale-Revised (NCS-R).

Materiali e Metodi:

sixty-three caregivers (female = 41; mean age=49.7 years, range= 23-78) of 55 DOC inpatients admitted in a neurorehabilitation unit (26 females; mean age= 53.1 years; range 23-82; 32 in VS and 23 in MCS due to anoxic, traumatic and vascular brain injury) answered an ad-hoc questionnaire with yes/no closed responses assessing caregiver’s opinion about: a) presence of behavioral responses to noxious stimuli (i.e. 1. The non-stimulated limb must locate and make contact with the stimulated body part at the point of stimulation; 2. The limb must move away from the point of stimulation; 3. Slow, stereotyped flexion or extension of the upper and/or lower extremities occurs immediately after the stimulus is applied; 4. There is no discernible movement following application of noxious stimulation, secondary to hypertonic or flaccid muscle tone); b) subjective perception of pain; c) level of awareness of their relatives and signs on which was based this opinion. Furthermore caregiver’s opinion were compared with Nociception Coma Scale-Revised (NCS-R) score and Coma Recovery Scale-Revised diagnosis.

Risultati:

Fourty-five caregivers on 63 (71.4%) identified motor response to pain in their relatives in agreement with NCS-R (percentage of agreement between caregiver’s opinion and NCS-R motor score is 65.7% in VS and 85.7% in MCS). Ten caregivers on 35 (28.6%) of patients in VS detected flexion withdrawal responses in contrast with NCS-R motor subscale while only 2 caregivers on 28 (7.1%) of patients in MCS were in contrast with NCS-R. With respect to the caregivers’ opinion

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about perception of pain in their relatives with DOC, we found that 60 caregivers on 63 (32 relatives of VS patients and 28 of MCS patients) reported perception of pain in their relatives with DOC and 44 of them considered this perception as a constant experience. Moreover, the opinion above the presence of pain perception is based upon several kinds of responses. In detail, 77.1 % of caregivers associated pain perception with the presence of grimaces, 58.3% of withdrawal of stimulated arm, 31.2 % of crying reaction, 6.2 % of vocalization and verbalization. Finally, 45 (MCS= 22; VS= 23) caregivers evaluated their relatives as conscious and 12 (MCS= 6; VS= 6) of them (26.6%) based this opinion on the presence of perception of pain.

Conclusione:

The present observational study showed that a high percentage of patients’ caregivers agreed with professional examiners in detecting behavioral response to painful stimulation. Moreover, in a not negligible percentage of family caregivers the presence of pain responses was considered as a sign of consciousness. In these perspective, care professionals have to deal with caregivers’ beliefs and observation of their relatives with DOC in order to improve the assessment accuracy, to chose more adequate treatments and to build a therapeutic alliance, allowing an active involvement in the rehabilitative program [5].

Bibliografia:

1. Moretta P,et al. Clin Rehabil 2014;28:717-725. 2. Schnakers C. et al. AAPS J. 2012 Sep;14(3):437-44. 3. Majerus S, et al. Prog Brain Res 2005;150:397-413. 4. Moretta P., et al. Rehabil Psychol 2017 May;62(2):208-213. 5. Fins JJ. Arch Phys Med Rehabil. 2013;94:1934-1939.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 138 DEFICIT DI TIAMINA: RARA CAUSA DI IPOTERMIA IN PAZI ENTE CON GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA. DESCRIZIONE DI UN CASO CL INICO.

Schiavon L.*[1], Monaci C.[1], Briscese L.[1], Bongioanni P.[2], Carboncini M.C.[2] [1]

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Pisa. ~

Pisa ~ Italy, [2]

SOD Gravi Cerebrolesioni Acquisite, AOUP ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

Il trauma cranio-encefalico (TCE) rappresenta la principale causa di grave cerebrolesione acquisita in età giovanile ed è associato ad elevata mortalità e morbidità. Nei pazienti con TCE, le alterazioni persistenti della temperatura corporea portano all’insorgenza di complicanze sistemiche che peggiorano la prognosi. (1) La tiamina (vitamina B1) è una vitamina idrosolubile che agisce come cofattore nel ciclo di Krebs per la produzione di ATP, un essenziale substrato energetico per numerosi processi cellulari, inclusa la regolazione della temperatura corporea. La deficienza di tiamina è responsabile del quadro clinico della sindrome di Wernicke-Korsakoff, che si manifesta con nistagmo, oftalmoplegia ed atassia. Pochi studi osservazionali in pazienti critici hanno identificato la sepsi come un fattore di rischio per il deficit di tiamina. Nello studio del 2010 di Donnino et al (2) l’associazione tra sepsi e deficienza di tiamina porta a una maggiore mortalità rispetto alla sola presenza di uno stato settico.

Materiali e Metodi:

Descriviamo il caso di una paziente di 35 anni ricoverata presso la S.D. GCLA dell’AOU Pisana a seguito di TCE severo da incidente automobilistico. All’ingresso in reparto la paziente si presentava con Glasgow Coma Scale (GCS) pari a 5/15, Level of Cognitive Functioning (LCF) 2/8, Disability Rating Scale (DRS) 27/30. La paziente era sottoposta a nutrizione artificiale per via enterale con adeguato apporto delle vitamine essenziali. Il fabbisogno di Vitamina B1 per il sesso e l’età della paziente era pari a 0.9 mg/die. La supplementazione per via enterale della Vitamina B1 era pari a 2.65 mg/die. Il decorso clinico è stato complicato da infezioni ricorrenti con isolamento di germi multi-resistenti a livello di urine, broncoaspirato, tampone rettale ed in ultimo da emocolture. Su indicazioni specialistiche infettivologiche la paziente è stata sottoposta a terapia antibiotica; inoltre dall’ingresso la paziente ha presentato un quadro di ipotermia. In accordo con le raccomandazioni della 3° Conferenza Nazionale di Consenso sulla riabilitazione delle persone con GCLA è stata eseguita la valutazione dell’assetto ormonale, che non ha evidenziato alterazioni significative nei livelli degli ormoni dell’asse ipotalamo-ipofisario. Sono stati inoltre valutati con prelievi seriati alcuni indicatori dello stato nutrizionale, risultati ai limiti della norma. Per l’aggravarsi della condizione di ipotermia la paziente è stata trattata con soluzioni cristalloidi, trattamento corticosteroideo e mezzi fisici di riscaldamento senza beneficio. È stata introdotta infine supplementazione intramuscolo di Tiamina (Vitamina B1) con criterio ex-adiuvantibus. Considerando il quadro clinico, non era possibile identificare eventuali segni riconducibili ad encefalopatia di Wernicke-Korsakoff.

Risultati:

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Il monitoraggio intensivo dei parametri vitali ha messo in evidenza una buona risposta al trattamento con Tiamina, in particolare la temperatura corporea è tornata stabilmente a valori nel range di normalità. Le indagini neuroradiologiche (TC e RMN) non hanno evidenziato i segni radiologici tipici della carenza di Tiamina, in quanto le aree generalmente interessate, talamo, corpi mammillari, ippocampo, lobi frontali, erano già compromesse a seguito del danno traumatico.

Conclusione:

La sepsi è una risposta sistemica ad un’infezione che conduce ad una disfunzione d'organo. In modelli murini di sepsi sottoposti a somministrazione di tiamina marcata è stato osservata una ridotta espressione del recettore intestinale per l’assorbimento di tiamina. (3) Una potenziale conseguenza è la disfunzione dei processi omeostatici che richiedono l’intervento della tiamina come cofattore, tra cui la termoregolazione. Poiché la distermia è associata a una peggiore prognosi, il riconoscimento precoce della causa scatenante è di fondamentale importanza al fine di prevenire le complicanze secondarie e la mortalità. Un monitoraggio precoce e ripetuto può consentire l’identificazione di carenze vitaminiche e la loro supplementazione al fine di migliorare l’outcome clinico e la disabilità residua in questa categoria di pazienti.

Bibliografia:

1. Rincon et al., The epidemiology of spontaneous fever and hypothermia on admission of brain injury patients to intensive care units: a multicenter cohort. J Neurosurg 121:950–960, 2014. 2. Donnino et al., Thiamine deficiency in critically ill patients with sepsis. Journal of Critical Care (2010) 25, 576–581 3. Sassoon et al., Inhibition of Intestinal Thiamin Transport in Rat Model of Sepsis. Critical Care Medicine 2016, Volume 20, Number 30

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 146 OCCURRENCE AND PREDICTIVE FACTORS OF HETEROTOPIC OSSIFICATION IN SEVERELY BRAIN-INJURED PATIENTS WITH DISORDERS OF C ONSCIOUSNESS: PRELIMINARY RESULTS FROM A MULTI-CENTRIC OBSERVATIO NAL STUDY.

Loreto V.*[1], Pascarella A.[1], Masotta O.[1], Formisano R.[2], Bartolo M.[3], Aadis H.[3], Perin C.[4], Pistoia F.[5], Sarà M.[6], Nardone A.[7], Berlusconi M.[8], Marino S.[9], Lucac L.[10], Gentile S.[11], Piperno R.[12], Casanova E.[12], Romoli A.[13], Scarponi F.[14], Patriarca E.[14], Carboncini M.C.[15], Avesani R.[16], Sant''Angelo N.[17], Intiso D.[18], Diana A.R.[19], Pilia F.[19], Salvi G.P.[20], Gambarin M.[21], Premoselli S.[22], De Tanti A.[23], Bertoni M.[24], Biacchi D.[24], Antenucci R.[25], Estraneo A.[1] [1]

UO Riabilitazione Intensiva e Laboratorio di Valutazione multimodale dei Disordini della Coscienza, ICS Maugeri,

Telese Terme (BN) ~ Telese Terme (BN) ~ Italy, [2]

2Fondazione Santa Lucia, Roma ~ Roma ~ Italy, [3]

Dipartimento

Riabilitazione, UGCA, HABILITA, Zingonia (BG) ~ Zingonia (BG) ~ Italy, [4]

Istituti Clinici Zucchi, Carate Brianza (MB) ~

Carate Brianza (MB) ~ Italy, [5]

Neurological Institute, Departement of Biotechnological and Applied Clinical Sciences,

University of L’Aquila, L’Aquila, Italy ~ L’Aquila ~ Italy, [6]

Unità San Raffaele, Cassino (LT) ~ Cassino (LT) ~ Italy, [7]

Unità

Operativa di Riabilitazione Specialistica Neurologica/Unità Spinale, ICS Maugeri SPA SB, Istituto di Pavia, IRCCS, Pavia ~

Pavia ~ Italy, [8]

Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche,

Diagnostiche e Pediatriche, Università degli Studi di Pavia ~ Pavia ~ Italy, [9]

IRCCS Centro Neurolesi "Bonino-Pulejo",

Messina ~ Messina ~ Italy, [10]

Istituto S. Anna, Crotone ~ Crotone ~ Italy, [11]

Dipartimento Riabilitazione F.T. Camplani,

Clinica Ancelle Carità, Cremona ~ Cremona ~ Italy, [12]

Ospedale Maggiore-Casa dei Risvegli Luca De Nigris, Bologna ~

Bologna ~ Italy, [13]

Don Gnocchi, Firenze ~ Firenze ~ Italy, [14]

Dipartimento Neurologia, UGCA Ospedale S. Giovanni

Battista, Foligno (PG) ~ Foligno (PG) ~ Italy, [15]

Dipartimento delle Specialità Mediche SD Gravi Cerebrolesioni Acquisite,

Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Pisa ~ Pisa ~ Italy, [16]

Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Verona ~ Verona ~

Italy, [17]

UO Riabilitazione, Fondazione San Raffaele Giglio, Cefalù (PA) ~ Cefalù (PA) ~ Italy, [18]

IRCCS "Casa Sollievo

della Sofferenza", San Giovanni Rotondo (FG) ~ San Giovanni Rotondo (FG) ~ Italy, [19]

Riabilitazione Ospedale AO

Brotzu, Cagliari ~ Cagliari ~ Italy, [20]

U.F. Riabilitazione Neuromotoria, Istituto Clinico Quarenghi, S. Pellegrino Terme

(BG) ~ S. Pellegrino Terme (BG) ~ Italy, [21]

Ospedale riabilitativo di Marzana, Verona ~ Verona ~ Italy, [22]

SC

Riabilitazione Neuromotoria Specialistica, PO Seregno, Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Vimercate (MB) ~

Vimercate (MB) ~ Italy, [23]

Centro Cardinal Ferrari, Fontanellato (PR) ~ Fontanellato (PR) ~ Italy, [24]

Presidio di

riabilitazione neuromotoria, Azienda socio sanitaria territoriale dei sette laghi, Cuasso al Monte (VA) ~ Cuasso al

Monte (VA): ~ Italy, [25]

Medicina Riabilitativa Intensiva, Ospedale Castel San Giovanni, Castel San Giovanni (PC) ~ Castel

San Giovanni (PC) ~ Italy

Introduzione:

Heterotopic ossification (HO) is a benign aberrant formation of lamellar bone in extraskeletal soft tissues, usually around joints [1]. HO is one of the most common and disabling complications of severely brain-injured patients [2] of traumatic [1-3] , vascular and anoxic etiology [2,4]. HO usually develops within 2–4 months after injury and become clinically evident as joint stiffness, severe pain, warmth, swelling and skin erythema [1,5]. Male gender, young age, paroxysmal sympathetic hyperactivity, spasticity, coma duration, ventilatory support, presence of fractures, pressure sores or urinary infections, and longer interval between brain injury and admission to rehabilitation centre have been reported as possible risk factors for developing HO [1,2,6]. Although several addressed HO occurrence in severely brain-injured patients, no information about its occurrence in patients with disorders of consciousness (DoC) are available. In this context, the present multi-centric observational study aimed at identifying: 1) occurrence of

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HO in severely brain-injured patients with DoC admitted to intensive neurorehabilitation centres; 2) possible risk factors for HO.

Materiali e Metodi:

Subjects: severely brain-injured patients with traumatic, vascular, anoxic or mixed etiology with prolonged DoC (≥1 months since injury) consecutively admitted to 23 intensive neurorehabilitation Unit within ≤3 months after injury. Variable collection: 1. At admission: patients’ demographic information (sex and age), medical history (time since injury and etiology), clinical features at admission (clinical diagnosis, level of consciousness assessed by Coma Recovery Scale-Revised, CRS-R, level of disability assessed by Disability Rating Scale, DRS, Early Rehabilitation Barthel Index, ERBI, presence of ventilatory support and pressure sores). 2. Within 3 months after admission: clinical evidence of HO (i.e. limited range of motion and/or joint pain and/or local inflammatory signs) confirmed by standard radiological and/or sonographic evaluation and occurrence of paroxysmal sympathetic hyperactivity (PSH).

Risultati:

Two hundred fifty-three brain-injured patients (173 M, mean age: 56.7±17.8; time post-injury: 137.4±20.9 days) with DoC (VS=135, MCS=118) due to traumatic (n= 77), anoxic (n=50), vascular (n=109) and mixed (n=17) etiology were enrolled in the study. Thirty-one patients (12.2%) developed HO within 3 months after admission. Proportion of patients with HO did not differ from those without HO as a function of sex (M=11.6%, F=13.8%), clinical diagnosis at study (VS=15.6%, MCS=8.5%), presence of pressure sores (10.4% vs 13.8%), presence of PSH (17.9% vs 10.2%), presence of ventilatory support (4.5% vs 13.0%), whereas it significantly differed as a function of aetiology (p=0.001), being more frequent in patients with mixed aetiology (29.4%) than in patients with traumatic (19.5%), anoxic (14.0%), or vascular etiology (3.7%). Moreover, patients with or without HO did not differ for age (54.4 ±16.2 vs 57.1±18.2), time post-injury (138.2 vs 137.3 days), ERBI (-215.1±49.3 vs -198.0±54.5), CRS-R total score (7.1±4.3 vs 8.3±4.7), but patients with HO had higher DRS category than patients without HO (8.3±0.7 vs 7.9±1.1, p=0.03).

Conclusione:

For the first time, the present study provided findings about the occurrence of HO in DoC patients due to severe acquired brain injury. HO developed in 12.2% of patients. This result was in line with previous observations investigating HO in patients suffering from traumatic and non-traumatic brain injury [1-3,6]. HO was more frequent in patients with mixed etiology (e.g. both traumatic and anoxic brain injury), whereas it rarely occurred in DoC patients with vascular brain injury. HO occurred more frequently in patients with higher DRS category. Moreover HO tends to be present in VS patients with lower (but not significantly) mean CRS-R total score. Our findings suggest a possible relation between development of HO and clinical disability status and level of consciousness. In our cohort of patients with DoC, we did not observe any possible association with risk factors for occurrence of HO in severely brain-injured patients [2-4,6]likely because of higher clinical complexity in such severely disabling condition.

Bibliografia:

1. Reznik JE, et al. Brain Inj. 2017;31:526-532. 2. Bargellesi S, et al. Clin Rehabil. 2018;32:255-262.

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3. Dizdar D, et al. Brain Inj. 2013;27:807-11. 4. Genêt F, et al. PLoS One. 2011 31;6:e16632. 5. Gil JA, et al.R I Med J. 2015;98:32-4. 6. van Kampen PJ et al. J Head Trauma Rehabil. 2011;26:384-91.

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Disturbi di coscienza e gravi cerebrolesioni acquisite

Abstract 158 CONFRONTO TRA INDICE DI COMPLESSITÀ DEI POTENZIALI CORTICO-CORTICALI DA STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA ED EEG QUALITA TIVO: INTEGRAZIONE DI METODICHE NEUROFISIOLOGICHE APPLICATE AL DISTURBO D I COSCIENZA

Comanducci A.*[1], Casarotto S.[1], Rosanova M.C.E.[1], Sarasso S.[1], Fecchio M.[1], Pigorini A.[1], Casali Girardi A.[2], Derchi C.[1], Mazza A.[1], Trimarchi P.D.[3], Massimini M.[1], Devalle G.[3] [1]

Università degli Studi di Milano ~ Milano ~ Italy, [2]

Institute of Science and Technology, Federal University of Sao

Paulo ~ Sao Josè dos Campos ~ Brazil, [3]

Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Fondazione Don Gnocchi

Onlus ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

I pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite che non interagiscono volontariamente con l'esterno ma mostrano solo risposte riflesse vengono clinicamente diagnosticati in stato vegetativo (VS). La diagnosi di VS si basa sulla capacità del paziente di interagire con l’ambiente e sul riconoscimento di comportamenti riflessi rispetto ad azioni intenzionali che sono, invece, peculiari, dei pazienti in stato di coscienza minima (MCS). Recentemente, è stata proposta una stratificazione di questi pazienti che si basa sulla complessità (quantificata con l’indice di complessità perturbazionale, PCI) del pattern spazio-temporale di attivazione cerebrale (misurato con l'elettroencefalogramma, EEG) determinato in modo causale dalla stimolazione non-invasiva di una porzione di corteccia cerebrale (tramite stimolazione magnetica transcranica, TMS). Dopo aver validato e calibrato PCI in un'ampia popolazione di controllo costituita da soggetti coscienti svegli e soggetti non coscienti in anestesia e sonno (Casarotto et al., 2016), PCI è stato applicato ad una popolazione di pazienti MCS, mostrando un’elevatissima sensibilità (94,7%) per la corretta identificazione di questa condizione. Come step successivo a tale validazione, PCI è stato quindi applicato a pazienti VS che non presentavano alcuna evidenza comportamentale di coscienza. Ciò ha consentito di stratificare la popolazione di pazienti VS in: i) pazienti in cui non si rileva alcuna risposta cerebrale significativa (risposta assente); ii) pazienti con risposte corticali simili a quelle ottenute in sonno e anestesia (bassa complessità); iii) pazienti con risposte corticali complesse simili a quelle ottenute in soggetti svegli e coscienti (alta complessità). Anche se dal punto di vista comportamentale la popolazione di pazienti VS appare omogeneamente non responsiva, l'eterogeneità delle risposte EEG alla TMS suggerisce che le potenzialità per la coscienza da un lato e i meccanismi che sottendono la mancanza di responsività dall'altro siano ulteriormente caratterizzabili dal punto di vista neurofisiologico, ad esempio attraverso la valutazione quali-quantitativa dell’attività EEG spontanea. L’obiettivo di questo lavoro è stato pertanto comparare i descrittori EEG che caratterizzano una valutazione EEG standard di tipo clinico con la stratificazione dei pazienti VS e MCS ottenuta con la tecnica TMS/EEG.

Materiali e Metodi:

81 pazienti con grave disturbo di coscienza di eziologia postanossica, vascolare e traumatica sono stati reclutati e diagnosticati secondo i criteri comportamentali della scala CRS-R in MCS (n=38) e in VS (n=41). Prima dell’esecuzione della TMS/EEG, in ogni paziente, è stata acquisita anche una

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sessione di EEG spontaneo. I pazienti erano svegli o mantenuti tali attraverso l’applicazione del protocollo di arousal della CRS-R. La registrazione EEG è stata eseguita con amplificatore a 60 canali e campionamento a 1450Hz. I pattern EEG di tipo qualitativo ed i relativi descrittori sono stati individuati per ogni paziente secondo la classificazione recentemente proposta da Forgasc et al. (Annals of Neurology 2014) e la nomenclatura proposta da Hirsch (2013). I risultati ottenuti con EEG qualitativo sono stati quindi associati alla rispettiva diagnosi clinica (VS e MCS) e, successivamente, al corrispondente valore di PCI.

Risultati:

Il confronto tra EEG qualitativo e PCI ha mostrato che, nonostante PCI rappresenti un miglior indicatore dello stato di coscienza, anche una metodica standard come l’EEG mostra una buona sensibilità nell’individuare pazienti MCS, nonostante la sovrapposizione di alcuni pattern in pazienti VS. Nell’ambito della popolazione VS, anche l’EEG qualitativo conferma la stratificazione dei pazienti in 3 gruppi rispettivamente caratterizzati da marcato ipovoltaggio diffuso (pazienti con PCI zero e assenza di risposta), anomalie EEG severe (pazienti con bassa complessità PCI<0.31) e infine anomalie EEG moderate-lievi (pazienti VS ad alta complessità che verosimilmente presentano una capacità di coscienza non espressa nel comportamento). L’integrazione di una metodica sperimentale (TMS-EEG e PCI) con una convenzionale (valutazione qualitativa dell’EEG standard) ha pertanto permesso I) di identificare un’ottima concordanza globale delle due metodiche tra di loro e rispetto alla diagnosi clinica, II) di confermare la verosimile “non coscienza” in pazienti VS con assenza di risposta alla TMS, III) di mettere in discussione la tradizionale dicotomia clinica VS-MCS, rafforzando l’ipotesi che i pazienti ad alta complessità (ma clinicamente vegetativi) possano essere considerati come falsi negativi della valutazione clinica.

Conclusione:

L’EEG qualitativo rappresenta quindi una metodica affidabile, di facile esecuzione e a basso costo che si candida a indagine neurofisiologica di primo livello utile per individuare pazienti da indirizzare a metodiche di ricerca più avanzate come la TMS/EEG o la risonanza magnetica funzionale.

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Miscellanea 12

Miscellanea

Abstract 3 EFFETTI DELLA TDCS (TRANSCRANIAL DIRECT CURRENT STI MULATION) SULL’ATTIVITA’ DEL SINGOLO NEURONE E SUI SUI POTENZIALI LOCALI DI CAMPO (LFP) NEL MODELLO ANIMALE

Milighetti S.*[1], Sterzi S.[1], Fregni F.[3], Hanlon C.A.[4], Hayley P.[5], Murphy M.D.[6], Nudo R.J.[2], Guggenmos D.J.[5] [1]

Università Campus Bio-Medico di Roma ~ Roma ~ Italy, [2]

Landon Center on Aging, University of Kansas Medical

Center, Kansas City, USA. ~ Kansas City ~ United States of America, [3]

Neuromodulation Center, Spaulding

Rehabilitation Hospital, Harvard Medical School ~ Boston ~ United States of America, [4]

Brain Stimulation Division,

Department of Psychiatry, Medical University of South Carolina ~ Charleston, SC ~ United States of America, [5]

Department of Rehabilitation Medicine, University of Kansas Medical Center ~ Kansas City ~ United States of

America, [6]

University of Kansas Bioengineering Program ~ Kansas City ~ United States of America

Introduzione:

L’utilizzo di tecniche non invasive per modulare l’attività neuronale attraverso correnti elettriche ha avuto un incremento di impiego negli ultimi anni, sia in ambito clinico che di ricerca. Tra queste, quella più comunemente utilizzata è la tDCS (transcranial direct current stimulation), la quale utilizza livelli di intensità di corrente molto bassi (1-2 mA), somministrati attraverso due elettrodi posizionati sullo scalpo. Questa corrente continua viene applicata per un periodo che può variare da 10 a 60 minuti a seconda del protocollo di utilizzo, e i suoi effetti durano fino ad un’ora terminata la stimolazione. Per l’assenza di effetti collaterali e la sua semplicità di applicazione, si è cercato di sfruttare gli effetti neuromodulanti della tDCS in molti quadri clinici, come morbo di Parkinson, Alzheimer, epilessia, malattie psichiatriche, dolore, esiti di ictus cerebri. Nonostante il grande numero di studi clinici presenti in letteratura sull’utilizzo della tDCS, i risultati sulla sua reale efficacia sono ad oggi ancora controversi. Lo scopo di questo lavoro è comprendere il reale effetto di questo tipo di corrente sulla attività neuronale, per applicarla in ambito clinico nel modo più appropriato. E’ ormai noto che la tDCS anodica aumenta l’eccitabilità neuronale, mentre la catodica la diminuisce. I suoi effetti neurofisiologici sono stati studiati nel modello animale attraverso misurazioni indirette, per esempio mediante elettroencefalogramma (EEG) (1), risonanza magnetica funzionale (fMRI) od osservando i cambiamenti del flusso sanguigno cerebrale (2), ma non ci sono studi che abbiano utilizzato misurazioni dirette dell’attività neuronale. L’obiettivo di questo studio è quello di chiarire l’effetto della tDCS sull’attività del singolo neurone e sui potenziali locali di campo (LFP) utilizzando la specie di ratto Long-Evans come modello animale.

Materiali e Metodi:

Una sonda a 16 microelettrodi per la registrazione dell’attività neuronale è stata impiantata chirurgicamente nell’area premotoria (PM) e in una porzione della corteccia motoria primaria (M1) in 9 ratti. Per somministrare la tDCS sono state inoltre impiantate 2 viti di acciaio inossidabile (misura 00-90) nel cranio sulla proiezione di M1, bilateralmente. Un’altra vite è stata impiantata nell’osso occipitale. La stimolazione anodica è stata somministrata attraverso la vite ipsilaterale alla sonda di registrazione, la catodica attraverso la vite controlaterale, sempre in corrispondenza di M1. In entrambi i casi la vite sull’osso occipitale è stata utilizzata come elettrdo di riferimento.

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Sia la stimolazione anodica che quella catodica sono state somministrate a 3 livelli di intensità di corrente differenti (0, 0.2 e 0.4 mA) con ordine randomizzato, e con almeno 48 ore tra una sessione e l’altra. I livelli di intensità di corrente sono stati scelti in accordo con i limiti di sicurezza dettati da Liebetanz (3). L’attività neuronale è stata registrata consecutivamente per 15 minuti prima della stimolazione, 20 minuti durante la stimolazione e 60 minuti dopo la stimolazione. Ogni animale ha effettuato 12 sessioni di registrazione. Un altro sperimentatore, senza conoscere i parametri di stimolazione, ha effettuato la detezione degli spike utilizzando uno script Matlab, con lo scopo di individuare la frequenza degli spike, gli iterspike interval (ISI) e i LFP.

Risultati:

I risultati preliminari non mostrano differenze significative tra i differenti gruppi di trattamento nella frequenza degli spike. Analizzando anche la potenza delle frequenze degli LFP nel tempo, non emergono differenze statisticamente significative nelle 3 differenti condizioni di stimolazione nello stesso soggetto.

Conclusione:

In questo esperimento la somministrazione di tDCS non produce cambiamenti significativi sull’attività del singolo neurone e sui potenziali locali di campo. In futuro sono necessari ulteriori analisi sui cambiamenti neurofisiologici a seguito di somministrazione di tDCS.

Bibliografia:

1. Zobeiri M, van Luijtelaar G. Noninvasive transcranial direct current stimulation in a genetic absence model. Epilepsy Behav 2013; 26:42–50. 2. Wachter D, Wrede A, Schulz-Schaeffer W, Taghizadeh-Waghefi A, Nitsche MA, Kutschenko A, et al. Transcranial direct current stimulation induces polarity specific changes of cortical blood perfusion in the rat. Exp Neurol 2011; 227:322–7. 3. Liebetanz D, Koch R, Mayenfels S, Konig F, Paulus W, Nitsche MA. Safety limits of cathodal transcranial direct current stimulation in rats. Clin Neurophysiol 2009; 120:1161–7

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Miscellanea

Abstract 22 L'EFFETTO DELLE DIVERSE ISTRUZIONI CON FOCUS ATTENT IVO DURANTE L'ESECUZIONE DI MOVIMENTI DELLE DITA IN SOGGETTI SA NI: UNO STUDIO ESPLORATIVO.

Rossettini G.*[1], Testa M.[1], Vicentini M.[3], Manganotti P.[2] [1]

Department of Neuroscience, Rehabilitation, Ophthalmology, Genetics, Maternal and Child Health, University of

Genova, Campus of Savona, Via Magliotto 2, 17100 Savona, Italy ~ Genova ~ Italy, [2]

Clinical Neurology Unit,

Department of Medical Science, Surgery and Health, University of Trieste, Via Farneto 3, 34142 Trieste, Italy ~ Trieste ~

Italy, [3]

Psychiatric Hospital “Villa Santa Chiara”, Verona, Italy ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

Il focus attentivo esterno (EFA - orientato all'obiettivo del compito) ed il focus attentivo interno (IFA - orientato al movimento del corpo) rappresentano strategie attentive comunemente utilizzate per istruire i soggetti durante l'esercizio terapeutico. Diversi studi hanno evidenziato che l'EFA è una strategia più efficace rispetto all'IFA nel migliorare prestazioni motorie a breve termine ed apprendimenti a lungo termine. Ad oggi il ruolo di queste strategie nella prestazione motoria durante il movimento delle dita è stato scarsamente studiato. L'obiettivo dello studio è stato di investigare la prestazione motoria, le preferenze del soggetto indotte da strategie IFA ed EFA, e la fonte attentiva utilizzata nella condizione di controllo.

Materiali e Metodi:

10 soggetti sani destrimani hanno partecipato allo studio ed hanno svolto un compito caratterizzato dal movimento delle dita nella condizione di controllo e in maniera controbilanciata nelle condizioni EFA ed IFA. Durante lo studio sono stati registrati: gli errori di prestazione, le preferenze dei soggetti e la tipologia di fonte attentiva spontaneamente adottata durante la condizione di controllo.

Risultati:

La fonte EFA ha determinato un minor numero di errori (‐ < 0.01) rispetto alla condizione di controllo e alla fonte IFA. I partecipanti hanno preferito la strategia attentiva EFA rispetto all'IFA e alla condizione di controllo. Nel gruppo di controllo il 10% dei soggetti ha adottato esclusivamente la fonte EFA, il 70% dei soggetti ha utilizzato esclusivamente la fonte IFA, e il 20% dei soggetti ha scelto una combinazione delle due fonti attentive.

Conclusione:

I nostri risultati confermano che la fonte EFA è più efficace della fonte IFA e del controllo nella prestazione motoria caratterizzate dal movimento delle dita. Vista la potenziale rilevanza clinica di questo risultato, l'interazione tra attenzione e movimento delle dita dovrebbe essere ulteriormente investigata in soggetti con disfunzioni muscoloscheletriche e neurologiche.

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Bibliografia:

Rossettini G, Testa M, Vicentini M, Manganotti P. The Effect of Different Attentional Focus Instructions during Finger Movement Tasks in Healthy Subjects: An Exploratory Study. Biomed Res Int. 2017;2017:2946465. doi: 10.1155/2017/2946465.

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Miscellanea

Abstract 26 IL RUOLO DEI FATTORI DI CONTESTO COME TRIGGERS DI E FFETTI PLACEBO E NOCEBO IN AMBITO NEUROLOGICO: UNA REVISIONE NARRATIVA.

Rossettini G.*[1], Camerone E.[1], Viceconti A.[1], Carlino E.[2], Palese A.[3], Testa M.[1] [1]

Department of Neuroscience, Rehabilitation, Ophthalmology, Genetics, Maternal and Child Health, University of

Genova, Campus of Savona. Via Magliotto, 2, 17100, Savona, Italy. ~ Genova ~ Italy, [2]

Department of Neuroscience,

University of Turin Medical School, Turin, Italy. ~ Torino ~ Italy, [3]

Department in Medical and Biological Sciences, Udine

University, Udine, Italy ~ Udine ~ Italy

Introduzione:

Evidence emergenti attribuiscono ai fattori di contesto (CFs) un importante ruolo influenzante l'outcome terapeutico [1,2]. I CFs influenzano il cervello del paziente attraverso specifici meccanismi neurochimici e connessioni neurali capaci di scatenare effetti placebo e nocebo. Inoltre, il condizionamento classico, l'aspettativa, la riduzione dell'ansia, la ricompensa e i modelli psicologici rappresentano i meccanismi chiave identificati per spiegare l'effetto clinico dei CFs. Nonostante queste conoscenze, l'effetto dei CFs nei quadri neurologici risulta un'area di sviluppo potenziale per la ricerca [3]. L'obiettivo della presente revisione narrativa è stato di esplorare l'impatto clinico dei CFs, dell'effetto placebo e nocebo nella gestione dei diversi quadri neurologici.

Materiali e Metodi:

Una revisione narrativa è stata svolta sulla base di un'ampia ricerca in letteratura eseguita su Pubmed nel Gennaio 2017 senza limiti di tempo e di lingua. Le parole utilizzate sono state: "placebo"; "nocebo"; "fattori di contesto"; "parkinson"; "dolore neuropatico"; "demenza".

Risultati:

I CFs sono identificati in 5 domini: le caratteristiche del paziente (aspettativa, storia, caratteristiche di baseline); le caratteristiche del clinico (comportamenti, credenze, suggestioni verbali, tocco terapeutico); le caratteristiche della relazione paziente-clinico (interazione terapeutica positiva, approccio centrato sul paziente, apprendimento sociale); caratteristiche del trattamento (terapia scoperta, posologia dell'intervento, modalità di somministrazione del trattamento); caratteristiche del setting clinico (ambiente, architettura ed interior design). Diverse condizioni neurologiche (es. Parkinson, dolore neuropatico) sono influenzate dagli effetti placebo e nocebo scatenati dai CFs, mentre altre condizioni cliniche (es. demenza) non lo risultano. La bradicinesia, la rigidità ed il dolore rappresentano gli outcomes terapeutici più sensibili ai CFs.

Conclusione:

A causa del positivo effetto dei CFs sull'outcome terapeutico, i clinici dovrebbero essere consapevoli dei CFs e considerare come utilizzarli per potenziare la loro terapia. Nello specifico, i CFs dovrebbero essere integrati nella gestione dei quadri neurologici. Un utilizzo etico e coscienzioso dei CFs nella pratica clinica rappresenta una chance per incrementare il successo di

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pratiche terapeutiche evidence-based. Inoltre, la ricerca traslazionale sui CFs rappresenta un'opportunità utile per migliorare l'abilità del clinico di gestire i quadri neurologici.

Bibliografia:

[1] Testa M, Rossettini G. Enhance placebo, avoid nocebo: How contextual factors affect physiotherapy outcomes. Man Ther. 2016 Aug;24:65-74. doi: 10.1016/j.math.2016.04.006 [2] Rossettini G, Carlino E, Testa M. Clinical relevance of contextual factors as triggers of placebo and nocebo effects in musculoskeletal pain. BMC Musculoskelet Disord. 2018 Jan 22;19(1):27. doi: 10.1186/s12891-018-1943-8. [3] Benedetti F, Carlino E, Piedimonte A. Increasing uncertainty in CNS clinical trials: the role of placebo, nocebo, and Hawthorne effects. Lancet Neurol. 2016 Jun;15(7):736-747. doi: 10.1016/S1474-4422(16)00066-1.

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Miscellanea

Abstract 49 ACCURATEZZA DELLA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI RIABI LITATIVI NEL PROGETTO RIABILITATIVO INDIVIDUALE DEL PAZIENTE NEUROLESO.

Reiterer V.*[1], Baldessarelli S.[1], Canu P.[1], Storm P.R.[1], Vittadello F.[2], Meinecke C.[1] [1]

UO Riabilitazione Specialistica Merano, Azienda Sanitaria Provincia Bolzano ~ Merano ~ Italy, [2]

Scuola Superiore

Provinciale di Sanità Claudiana, Bolzano. ~ Bolzano ~ Italy

Introduzione:

La predizione di obiettivi riabilitativi nella fase acuta e subacuta della patologia neurologica viene comunemente utilizzata nella pratica clinica attraverso l’erogazione di un progetto riabilitativo individuale (PRI). Il PRI, elaborato dall’equipe riabilitativa e coordinato dal medico responsabile, è costituito dall’insieme degli outcome riabilitativi che si intendono raggiungere in una unità di tempo stabilita. L'obiettivo dello studio è verificare l’accuratezza della definizione degli obiettivi riabilitativi stabiliti al momento dell’ingresso nella fase post-acuta in pazienti affetti da patologia neurologica e della durata di degenza prevista; identificare le cause del mancato raggiungimento degli obiettivi nei tempi stabiliti. Sono stati analizzati i PRI di pazienti neurolesi ricoverati consecutivamente nel reparto di riabilitazione specialistica (cod. 56) da giugno 2016 a dicembre 2017.

Materiali e Metodi:

Sono state prese in considerazione le seguenti variabili: numero totale di obiettivi definiti per paziente all’ingresso, numero totale di obiettivi raggiunti alla dimissione, numero totale di obiettivi non raggiunti alla dimissione, tipo di obiettivo più frequentemente raggiunto, tipo di obiettivo meno frequentemente raggiunto. È stata inoltre valutata la correlazione tra la percentuale di successo nel raggiungimento degli obiettivi con la durata del ricovero e con l’età del paziente. Infine è stata valutata la correlazione tra la percentuale di successo e il sesso dei pazienti presi in esame. L’analisi statistica (frequenze e indicatori statistici) è stata svolta utilizzando il software PASW Statistics 18.0.

Risultati:

Sono stati analizzati i PRI di 113 pazienti neurolesi (49 femmine e 64 maschi), di età compresa tra 23 e 93 anni. Di questi 113 pazienti 87 vivevano in famiglia, 18 vivevano da soli e 8 presso strutture protette. La durata media del ricovero calcolata in 112 (in un paziente non era segnalata la durata di ricovero stimata) pazienti era di 4,58 settimane (mediana 4 settimane, DS 2,65 settimane). Complessivamente sono stati definiti un totale di 962 obiettivi riabilitativi all’ingresso con una media di 8,5 obiettivi/paziente. Sono stati raggiunti al momento della dimissione 835 obiettivi (86,8%) con una media di 7,4 obiettivi per paziente. Il numero complessivo degli obiettivi non raggiunti è di 77 (8%); tuttavia di 50 obiettivi definiti (5,2%) non è documentato l’esito. I 3 obiettivi con le maggiori percentuali di successo sono stati: il controllo del dolore seguito dal recupero della funzionalità dell’arto superiore e dal lavarsi. I 3 obiettivi con le maggiori percentuali di insuccesso sono: continenza urinaria, recupero dell’alimentazione per os nei pazienti con disfagia, continenza fecale. I motivi del fallito raggiungimento dei suddetti obiettivi sono da attribuirsi a complicanze cliniche manifestatesi nel corso della degenza e alla non accurata definizione dell’obiettivo stesso, verificatesi per l’incontinenza urinaria in entrambi i casi nel 37,5%,

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per il recupero dell’alimentazione per os rispettivamente nel 33% e 44,4%, per il recupero della continenza fecale nel 40%. In merito al calcolo della durata di degenza, sono stati analizzati i dati di 97 casi. Di questi, nel 91,8% il tempo stabilito all’ingresso per il raggiungimento degli obiettivi è stato rispettato. Nell’8,2 % dei casi il tempo necessario per il raggiungimento degli obiettivi è stato superiore alla durata prevista del ricovero. Non risulta una correlazione significativa tra la percentuale di successo nel raggiungimento degli obiettivi riabilitativi né con la durata del ricovero (r= 0,053, p= 0,582) né con l’età del paziente (r= 0,078, p= 0,418).

Conclusione:

Nel nostro studio l’elaborazione del PRI nel paziente neuroleso ha dimostrato buone proprietà discriminative e prognostiche nella definizione degli obiettivi finali e dei tempi di degenza. I tempi stimati per l’intervento riabilitativo vengono rispettati per quanto riguarda il recupero delle funzionalità motorie e sottostimati nell’ambito delle disfunzioni del tratto genito-urinario o problematiche disfagiche. Tra i motivi alla base dell’insuccesso riabilitativo, quelli inerenti l’ambito clinico si verificano a prescindere dal percorso riabilitativo stabilito, mentre quelli inerenti l’ambito metodologico potrebbero essere migliorati aumentando l’accuratezza orientando la stesura del PRI ai domini dell’ICF. Attualmente esistono pochi studi in letteratura che analizzano l’accuratezza dei progetti riabilitativi individuali. Futuri studi con metodica ICF, recentemente introdotta nella nostra UO, analizzeranno i possibili margini di miglioramento.

Bibliografia:

The reliability of the functional independence measure: a quantitative review KJ Ottenbacher, Archives of physical, 1996 Interrater reliability of the 7-level functional independence measure (FIM) BB Hamilton, JA Laughlin, RC Fiedler, Scandinavian journal, 1994

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Miscellanea

Abstract 51 VALIDAZIONE CON RASCH ANALYSIS DEL PROTIDIC MALNUTR ITION SCORE, UNA NUOVA MISURA DI MALNUTRIZIONE PROTEICA IN NEURORIAB ILITAZIONE (1 DI 3)

Sommella N.*[2], Cameli O.[1], Coschignano F.[2], Piperno R.[1], La Porta F.[1] [1]

UOC di Medicina Riabilitativa e Neuroriabilitazione, AUSL Bologna ~ Bologna ~ Italy, [2]

Scuola di Specializzazione in

Medicina Fisica e Riabilitazione, Università degli Studi di Bologna ~ Bologna ~ Italy

Introduzione:

Vi sono ampie evidenze in letteratura che suggeriscono che la malnutrizione proteica influenzi negativamente il recupero neurologico in patologie di interesse neuroriabilitativo quali lo stroke e il trauma cranico1 2. Caratteristicamente, lo stato nutrizionale proteico viene misurato mediante indici di laboratorio quali la conta linfocitaria (Lymph), il rapporto creatinina/altezza (CreatAlt), l’albuminemia (Alb), la prealbuminemia (PreAlb), la Trasferrinemia (Transf) e il Retinol Binding Protein (RBP)3. Questi indicatori forniscono informazioni differenziali sullo stato nutrizionale proteico che, prese singolarmente, possono non essere immediatamente interpretabili ai fini della diagnosi e del trattamento della malnutrizione proteica, con possibili conseguenze avverse sull’outcome globale dei pazienti. Sarebbe invece importante poter monitorare accuratamente lo stato nutrizionale proteico durante il ricovero in neuroriabilitazione mediante una misura globale di “malnutrizione proteica”, che consenta sia di identificare i pazienti a rischio o già malnutrititi sia di verificare l’efficacia degli interventi nutrizionali impostati sul singolo paziente. L’obiettivo di questo studio è pertanto quello di costruire una misura globale di “stato nutrizionale proteico” per pazienti ricoverati in Neuroriabilitazione e validarla mediante Rasch analysis.

Materiali e Metodi:

Dopo review della letteratura, sono stati scelti i seguenti 5 item come possibili indicatori di malnutrizione proteica: Lymph, Alb, PreAlb, Transf e RBP3. Al set di indicatori sono stati aggiunti la protidemia totale (TotProt) e la creatininemia (Creat), quest’ultima scorporata dal rapporto CreatAlt. Sulla base dei criteri di riferimento disponibili in letteratura3, per ciascuno di questi indicatori è stata creata una scala ordinale compresa tra 0 e 3 (ove 0 si riferisce al range di normalità dell’indicatore e 3 identifica il massimo grado di malnutrizione proteica). Per gli item “TotProt” e “Crea” sono state create delle rating scale ad hoc, applicando il medesimo schema di punteggio ai possibili valori dopo un’analisi della loro distribuzione. L’indicatore così ottenuto (Protidic Malnutrition Score – PMS v1.1) è stato assemblato in un form di raccolta dati cartaceo che consente anche di rappresentare graficamente le modificazioni del punteggio totale nel tempo (allegato 1). Il form raccolta dati è stato quindi utilizzato per raccogliere e trasformare gli indici nutrizionali di

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laboratorio, valutati con cadenza settimanale a tutti i pazienti presso l’UO di Medicina Riabilitativa e Neuroriabilitazione dell’AUSL Bologna, negli item del PMS. I dati raccolti sono stati quindi analizzati mediante Rasch analysis per valutare se il set di dati soddisfi i requisiti per la costruzione di una misura fondamentale previsti dal Rasch Model (unidimensionalità, indipendenza locale, monotonicità e invarianza).

Risultati:

L’analisi è stata condotta su 337 valutazioni raccolte su 60 soggetti (media valutazioni per soggetto: 4.7, range [1, 18]) ricoverati consecutivamente in Neuroriabilitazione (età media: 60.9 anni; 64.2% di sesso maschile; etiologia: 28.3% grave cerebrolesione, 37.7% ictus ischemico, 18.9% ictus emorragico, 15.1% altre etiologie). La Rasch analysis iniziale ha dimostrato la mancanza di conformità della scala nel suo complesso e degli item “Lymph” e “Creat” (fit residual 3.805 e 3.273) e una struttura di punteggio non valida per l’item “RBP”. Dopo aver eliminato i due item non conformi e modificato la struttura di punteggio dell’item RBP, il Protidic Malnutrition Score (v1.2) ha dimostrato il soddisfacimento dei requisiti di monotonicità, invarianza (χ2=32.9, df=20, p=0.03), unidimensionalità e indipendenza locale. La nuova scala, il cui total score è compreso tra 0 e 15, mostra una chiaro effetto pavimento (13.5%) a causa della presenza di 45 valutazioni con punteggio pari a 0 (indicativo di assenza di malnutrizione). Il valore di separation reliability, corretto per la distribuzione asimmetrica del campione, è pari a 0.941, cui corrispondono 4 livelli di misura statisticamente distinti del grado di malnutrizione proteica.

Conclusione:

Una limitazione fondamentale di questo studio è rappresentata dalla presenza di misure ripetute. Al netto di questa limitazione, la presente analisi suggerisce la possibilità di costruire una valida misura di malnutrizione proteica in Neuroriabilitazione basata sull’itemizzazione e aggregazione di noti indici nutrizionali. Si rende necessario ripetere le analisi con un idoneo campione privo di misure ripetute, eventualmente nel contesto di uno studio multicentrico volto sia alla validazione dello strumento che allo studio degli effetti della malnutrizione proteica su variabili di processo e di outcome neuroriabilitativo. Studi successivi dovranno, inoltre, valutare la possibilità di estendere il range di misurazione dello strumento (attraverso una modifica dello scoring dei singoli item), allo scopo di ridurre l’occorrenza di effetto pavimento.

Bibliografia:

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Miscellanea

Abstract 52 "SE VUOI MIGLIORARLO, DEVI MISURARLO": POSSIBILI US I CLINICI ED EPIDEMIOLOGICI IN NEURORIABILITAZIONE DEL PROTIDIC MALNUTRITION SC ORE, UN NUOVO STRUMENTO DI MISURA DELLO STATO NUTRIZIONALE PROTEI CO VALIDATO CON RASCH ANALYSIS (2 DI 3)

La Porta F.*[1], Cameli O.[1], Sommella N.[2], Coschignano F.[2], Piperno R.[1]

[1]UOC di Medicina Riabilitativa e Neuroriabilitazione, AUSL Bologna ~ Bologna ~ Italy,

[2]Scuola di Specializzazione in

Medicina Fisica e Riabilitazione, Università degli Studi di Bologna ~ Bologna ~ Italy

Introduzione:

In considerazione delle evidenze in letteratura che suggeriscono che la malnutrizione proteica influenzi negativamente il recupero neurologico in patologie di interesse neuroriabilitativo quali lo stroke e il trauma cranico1 2, è stata sviluppata una misura globale di “stato nutrizionale proteico” per pazienti ricoverati in Neuroriabilitazione (Protidic Malnutrition Score v 1.2) che, nel contesto di una validazione preliminare, è risultata una misura valida secondo i paradigmi della Rasch Measurement Theory3. L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere le modificazioni nello stato nutrizionale proteico dei pazienti ricoverati in una unità operativa di Neuroriabilitazione si a livello individuale che di gruppo.

Materiali e Metodi:

Inizialmente, è stata un’analisi visiva delle curve di evoluzione dello stato nutrizionale nei singoli soggetti. Successivamente, a livello di gruppo, è stato valutato il livello di malnutrizione proteica all’ingresso e in dimissione, facendo uso dei livelli di misura statisticamente distinti forniti dal PMS3. Quindi è stata valutata la percentuale di soggetti che sono andati incontro ad un cambiamento significativo e altamente significativo del livello nutrizionale proteico (rappresentato, rispettivamente, dal cambiamento di uno o due livelli nutrizionali rispetto all’ingresso). Successivamente, i valori di PMS, sia all’ingresso che alla dimissione, sono stati correlati con variabili di processo (età, durata di degenza in fase acuta e riabilitativa). Infine, si è valutato se per fattori chiave di raggruppamento (sesso, reparto di provenienza, setting (codice 56 vs. 75), diagnosi di ingresso e destinazione alla dimissione) vi siano differenze significative nel livello di malnutrizione proteica.

Risultati:

Le analisi sono state condotte su 55 pazienti per i quali erano disponibili dati di ingresso e dimissione. Considerando le singole curve di soggetti, si è osservato un significativo peggioramento del livello di nutrizione proteica in 6 soggetti al passaggio dalla nutrizione enterale alla nutrizione per os. Considerando il livello di malnutrizione proteica, sia in ingresso che in dimissione, la percentuale di pazienti senza segni di malnutrizione è risultata essere appena del 9.1% (tabella 1). Come mostrato in tabella 2, il 35.2% dei soggetti ha migliorato significativamente il proprio stato nutrizionale durante il ricovero, il 44% è rimasto stabile, mentre il 20.4% dei pazienti è andato incontro ad un peggioramento. L’80% dei soggetti con malnutrizione moderata è andata

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incontro ad un significativo miglioramento, mentre solo il 5% dei soggetti è andato incontro ad un significativo peggioramento. I valori di PMS hanno mostrato un’associazione positiva con l’età, lieve all’ ingresso (r=.272, p=.044) e moderata alla dimissione (r=.316, p=.019). L’età, a sua volta, è risultata negativamente associata alla durata di degenza in neuro riabilitazione (r=-.378, p=.005). Dopo aver controllato l’effetto dell’entità della malnutrizione espressa dal PMS alla dimissione, i valori di correlazione tra età e durata di degenza si sono ridotti (r=-.320, p=.021), suggerendo che l’associazione tra età e durata di degenza sia in parte mediata dai livelli di malnutrizione proteica alla dimissione. I valori di PMS alla dimissione sono risultati significativamente minori nei soggetti dimessi a domicilio rispetto ai non dimissibili a domicilio (medie: -2.444 e -1.408 logits; t48=2.344; p=0.023). Non si sono registrate significative differenze nei valori di PMS in funzione del sesso dei pazienti, del reparto di provenienza, del setting (codice 56 vs. 75) e della diagnosi di ingresso.

Conclusione:

I risultati di questo studio suggeriscono che nel corso del ricovero in Neuroriabilitazione, un quinto dei soggetti vada incontro ad un peggioramento del livello di nutrizione proteica. Particolarmente a rischio di peggioramento sono i soggetti che all’ingresso sono ben nutriti o solo lievemente malnutriti, come i soggetti che effettuano nutrizione enterale. Questo potrebbe essere spiegato considerando il brusco decremento calorico-proteico determinato dal passaggio dalla nutrizione enterale all’alimentazione per os, qualora non si faccia uso di adeguata integrazione calorico-proteica per altre vie. Invece, lo stato nutrizionale proteico migliora nella maggior parte dei pazienti con malnutrizione moderata all’ingresso. Questi dati, considerando il valore predittivo del PMS sulla destinazione alla dimissione, sono meritevoli di approfondimento, eventualmente nel contesto di uno studio multicentrico, al fine di indagare ulteriormente la relazione tra stato nutrizionale proteico, misurato dal PMS, e variabili di processo e di outcome in neuroriabilitazione. Andrebbe valutata l’opportunità di estendere il range misurativo dello strumento nella zona di confine tra assenza di malnutrizione e malnutrizione lieve allo scopo di migliorare la sensibilità dello strumento nell’identificare i soggetti a maggior rischio di malnutrizione iniziale.

Bibliografia:

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Miscellanea

Abstract 53 ESTENSIONE DEL RANGE DI MISURAZIONE DEL PROTIDIC MA LNUTRITION SCORE MEDIANTE RASCH ANALYSIS: VANTAGGI PSICOMETRICI E CL INICI (3 DI 3)

Coschignano F.*[1], Cameli O.[2], Sommella N.[1], Piperno R.[2], La Porta F.[2] [1]

Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione, Università degli Studi di Bologna ~ Bologna ~ Italy, [2]

UOC di Medicina Riabilitativa e Neuroriabilitazione, AUSL Bologna ~ Bologna ~ Italy

Introduzione:

Il Protidic Malnutrition Score (PMS, v1.2) è stato recentemente presentato come misura globale di “stato nutrizionale proteico” per pazienti ricoverati in Neuroriabilitazione. Il PMS, nel contesto di una validazione preliminare, è risultata essere una misura valida secondo i paradigmi della Rasch Measurement Theory1. Inoltre, il PMS ha mostrato di essere un valido descrittore del fenomeno “malnutrizione proteica in Neuroriabilitazione” sia a livello di singolo soggetto che di gruppo2. Una criticità riscontrata dal punto di vista psicometrico è rappresentata dall’occorrenza di effetto pavimento (13.4%)1 che potrebbe ridurre la sensibilità diagnostica del PMS v1.2 nell’identificare soggetti non ancora malnutriti ma a rischio di imminente deterioramento dello stato nutrizionale. L’obiettivo di questo studio è pertanto quello di estendere il range misurativo dello strumento nella zona di confine tra assenza di malnutrizione e malnutrizione lieve, validando il nuovo sistema di punteggio mediante Rasch Analysis.

Materiali e Metodi:

Per ciascuno dei 5 item che costituiscono il PMS (Alb, PreAlb, ProtTot, Transf, e RBP)1, il range di valori di laboratorio di normalità (corrispondenti al punteggio 0 in ciascun item del PMS) è stato sdoppiato in due livelli, in cui il livello 1, corrisponde al range compreso tra il limite inferiore di norma e circa il punto medio del range di normalità, mentre il valore 0 corrisponde ai valori superiori. In questo modo, ciascuna rating scale assume un punteggio compreso tra 0 e 4, ove i livelli 2, 3 e 4 corrispondono a valori di malnutrizione lieve, moderata e grave, il livello 0 ad assenza di malnutrizione e il livello 1 ad un “rischio iniziale” di malnutrizione. La nuova struttura di punteggio è stata analizzata con Rasch analysis per valutarne l’adeguatezza al criterio di monotonicità prescritto dal Rasch model. In caso di mancanza di conformità di un item, verrebbe effettuata una modifica del range misurativo del parametro di laboratorio corrispondente sulla base dei risultati forniti dall’analisi.

Risultati:

L’analisi è stata condotta su 337 valutazioni raccolte su 60 soggetti (media valutazioni per soggetto: 4.7, range [1, 18]) ricoverati consecutivamente in Neuroriabilitazione (età media: 60.9 anni; 64.2% di sesso maschile; etiologia: 28.3% grave cerebrolesione, 37.7% ictus ischemico, 18.9% ictus emorragico, 15.1% altre etiologie). La Rasch analysis iniziale ha dimostrato la mancanza di conformità della nuova rating scale solo

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per due item (Alb e RBP). Dopo tre successivi tentativi di modifica dei tre item, il Protidic Malnutrition Score (v1.3) ha dimostrato il soddisfacimento dei requisiti di monotonicità, invarianza (χ2=27.3, df=20, p=0.126), unidimensionalità e indipendenza locale. La nuova scala, il cui total score è compreso tra 0 e 20, mostra un effetto pavimento praticamente nullo (0.6%). Il valore di separation reliability, corretto per la distribuzione asimmetrica del campione, è pari a 0.962, cui corrispondono 5 livelli di misura statisticamente distinti del grado di malnutrizione proteica. Tali livelli sono stati così denominati: assenza di malnutrizione (total score 0-2); malnutrizione iniziale (3-6); malnutrizione lieve (7-11); malnutrizione moderata (12-16) e malnutrizione grave (17-20).

Conclusione:

Come per il PMS v.1.21, una limitazione fondamentale di questo studio è rappresentata dalla presenza di misure ripetute. Al netto di questa limitazione, la presente analisi suggerisce la possibilità di estendere il range misurativo del PMS estendendo lo score della zona di normalità e creando un livello misurativo aggiuntivo di malnutrizione “iniziale”. Attraverso l’analisi del trend del PMS derivante dalla misurazione longitudinale dei parametri di laboratorio del livello nutrizionale, risulta così possibile identificare pazienti in fase di iniziale deterioramento dello stato nutrizionale proteico. Ciò potrebbe fornire al neuroriabilitatore utili indicazioni per instaurare precocemente qgli interventi nutrizionali idonei a prevenire un deterioramento critico dello stato nutrizionale proteico nel paziente ricoverato in neuroriabilitazione.

Bibliografia:

1. Sommella N, Cameli O, Coschignano F, et al. Validazione con Rasch Analysis del Protidic Malnutrition Score, una nuova misura di malnutrizione proteica in Neuroriabilitazione (1 di 3). Atti del XVIII Congresso SIRN 2018. 2. La Porta F, Cameli O, Sommella N, et al. "Se vuoi migliorarlo, devi misurarlo": possibili usi clinici ed epidemiologici in Neuroriabilitazione del Protidic Malnutrition Score, un nuovo strumento di misura dello stato nutrizionale proteico validato con Rasch analysis (2 di 3). Atti del XVIII Congresso SIRN 2018.

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Miscellanea

Abstract 55 ANALISI PRELIMINARE DELL’APPROPRIATEZZA METODOLOGIC A DI UN PROTOCOLLO CONDIVISO PER LA GESTIONE DEL TRATTAMENTO AMBULATOR IALE DELLA SPASTICITÀ

Quaglia D.*, Bortolotti P., Gasperi M., Midiri A., Nervo A., Casagrande C., Rattin S., Andreatta S., Mazzini N.

APSS Trento ~ Trento ~ Italy

Introduzione:

La spasticità è tra le principali cause di disabilità nel paziente neurologico. La gestione clinica di tale problematica richiede un approccio integrato multidisciplinare attraverso l’impiego di terapia medica e riabilitativa [1]. Nella pratica è diffusa l’adozione di protocolli valutativi che possono differire tra i vari centri, con conseguente difficoltà nella comparazione dei risultati. È quindi necessario creare una specifica organizzazione dell’attività ambulatoriale che implichi l’adozione di un protocollo standard e condiviso per la valutazione ed il trattamento della spasticità [2,3]. Nel 2015, dopo alcuni incontri che hanno coinvolto più strutture sanitarie del triveneto, è stato elaborato e condiviso un protocollo di minima per la gestione del trattamento della spasticità [4]. L’obiettivo del lavoro è stato quello di analizzare i dati raccolti nella prima fase di validazione del protocollo presso l’Ospedale Riabilitativo Villa Rosa al fine di valutarne il livello di appropriatezza metodologica rispetto all’applicabilità delle scale e dei test clinico-funzionali.

Materiali e Metodi:

Lo studio osservazionale retrospettivo preliminare ha coinvolto 28 pazienti neurologici (età 51±19) afferenti all’ambulatorio per il trattamento della spasticità dell’Ospedale Riabilitativo Villa Rosa. Il protocollo ha previsto la somministrazione di scale cliniche, test funzionali e la videoregistrazione di task motori sia per la valutazione dell’arto superiore che per la valutazione dell’arto inferiore. Dal momento che l’applicazione del protocollo ha interessato maggiormente la valutazione e il trattamento dell’arto inferiore, l’analisi è stata focalizzata essenzialmente sulle scale e sui test relativi alla valutazione del cammino. In particolare è stata analizzata l’applicazione della FAC (Functional Ambulation Category), del TUG (Timed Up and Go), del 10MWT (10 Meter Walk Test) e del 2MWT (2 Minute Walking Test). I test e le scale cliniche sono stati analizzati utilizzando come variabile di riferimento la velocità del cammino. Sulla base della velocità del cammino è stata valutata l’eseguibilità del test da parte del paziente e il contributo informativo rispetto al potenziale miglioramento dell’outcome.

Risultati:

Dall’analisi dei dati, sintetizzati in tabella 1, emerge che se il paziente deambula anche a basse velocità il 10MWT è potenzialmente sempre applicabile. La FAC invece, a causa dell’effetto soffitto, mostra un limitato contributo informativo per velocità > 0,9 m/s. Il TUG presenta limitata applicabilità per velocità < 0,2 m/s, mentre diventa poco informativo per velocità > 0,6 m/s. Infine il 2MWT, che valuta la resistenza del paziente nel cammino prolungato, è sempre eseguibile, ma risulta essere poco informativo per velocità > 0,2 m/s.

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Il campione di pazienti ai quali è stato applicato il protocollo è stato caratterizzato da velocità media 0,7 m/s con il 95% di IC tra 0,6 e 0,8 m/s, pertanto si è collocato nella fascia intermedia di velocità dove il protocollo ha mostrato maggiore appropriatezza metodologica.

Conclusione:

Il protocollo testato mostra un alto livello di appropriatezza per velocità del cammino intermedie, interessando il 71% dei pazienti del campione, mentre presenta delle limitazioni alle alte e basse velocità. In particolare l’apporto informativo del protocollo potrebbe essere migliorato ulteriormente sostituendo il 2MWT con il 6MWT, al fine di aumentare la sensibilità del parametro all’affaticamento durante il cammino, massimizzando in tal modo il livello di appropriatezza alle velocità intermedie. In un ottica di tempo-costo-efficacia, il protocollo potrebbe costituire la base decisionale di un algoritmo che consente di ottimizzare il processo di valutazione del paziente, minimizzando il tempo di esecuzione e contestualmente contenere i costi [3].

Bibliografia:

[1] Nair KP, et al. BMJ 2014, Aug 5: 349-59. [2] Picelli A, et al. SIRN Congress 2014. [3] Ward et al. Eur J of Neurology 2002, 9(1): 48-52. [4] Smania N, et al. MR 2013, 27(3): 219-23.

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Miscellanea

Abstract 66 EFFETTI BIOLOGICI DI STRATEGIE RIABILITATIVE A DIFF ERENTI INTENSITÀ IN MODELLI SPERIMENTALI

Dalise S.*[1], Cavalli L.[1], Ghuman H.[2], Wahlberg B.[4], Gerwig M.[3], Chisari C.[1], Ambrosio F.[2], Modo M.[2] [1]

U.O. Neuroriabilitazione - Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy, [2]

University of Pittsburgh,

McGowan Institute for Regenerative Medicine ~ Pittsburgh ~ United States of America, [3]

Department of Neuroscience

~ Pittsburgh ~ United States of America, [4]

Department of Radiology ~ Pittsburgh ~ United States of America

Introduzione:

L’ottimizzazione dei paradigmi riabilitativi è un obiettivo clinico essenziale per garantire somministrazioni di dosi di trattamento adeguate a garantire l'efficacia terapeutica senza causare plasticità maladattiva o lesioni muscolari [1,2]. Stabilire caratteristiche specifiche di trattamento ed individuare biomarcatori dell'impatto che gli interventi terapeutici esercitano su cellule, tessuti e sistemi di organi, può aiutare a convalidare gli interventi riabilitativi attualmente esistenti, nonché ad ottimizzare il loro uso per promuovere il recupero funzionale in ambito clinico. L'esercizio aerobico (AE) e la stimolazione elettrica neuromuscolare (NMES) sono interventi comuni utilizzati in riabilitazione per il recupero funzionale in diverse patologie, e possono essere somministrati in modo affidabile sia nei roditori che nei soggetti umani, permettendo di comparare gli effetti di uno stimolo aerobico rispetto ad uno stimolo periferico localizzato.

Materiali e Metodi:

Per stabilire una comprensione di base degli effetti biologici e funzionali di AE e NMES, abbiamo studiato questi due paradigmi di trattamento in ratti normali per un periodo di 4 settimane, utilizzando il test della capacità massima di esercizio su tapis roulant (MCT) come misura di esito comportamentale primaria, e valutando la correlazione tra il dosaggio ematico e i livelli di espressione genica in specifiche regioni del cervello, come l'ippocampo, di biomarker specifici come: brain-derived neurotrophic factor (BDNF), vascular endothelial growth factor-A (VEGF-A), insulin-like growth factor-1 (IGF-1) e proteina Klotho. Per ciascuno di questi interventi, tre diversi livelli di intensità (bassa, media, alta) e una condizione di controllo senza trattamento hanno fornito un disegno fattoriale in grado di definire un dosaggio ottimale della terapia.

Risultati:

Una dose media di AE è stata in grado di indurre la migliore performance nella MCT con cambiamenti dose-dipendenti della proteina Klotho nel sangue. Un aumento dose-dipendente di BDNF è stato evidenziato a seguito di NMES, anche se non correlato ad un miglioramento nelle prestazioni di MCT. L'espressione genica di questi fattori nell'ippocampo è risultata aumentata sia dopo AE che NMES, in particolare per IGF-1 che si è comportata come molecola di segnalazione correlata con le prestazioni di MCT nelle condizioni di AE, ma anche altamente correlata con VEGF-A e Klotho.

Conclusione:

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Abbiamo quindi dimostrato che un effetto dose-dipendente può essere stabilito per fattori biochimici nel sangue, così come nel cervello. Klotho è emersa come possibile biomarker nel sangue dopo AE, in quanto correlata con i cambiamenti di prestazione funzionale dose-dipendenti. Tuttavia, la molecola chiave che collega il segnale nel sangue e nel cervello è IGF-1, con correlazioni tra i livelli di entrambi i sistemi d'organo. IGF-1 si è mostrata anche come molecola di segnalazione centrale nell'ippocampo, essendo correlata con VEGF-A e Klotho. Questo approccio fornisce un paradigma utile per studiare le modalità e i meccanismi di azione degli interventi impiegati in riabilitazione, in modo da migliorare la nostra comprensione anche su come questi fattori cambino in condizioni patologiche. In definitiva, questo approccio può aiutare nella progettazione di strategie di trattamento più efficienti, compresa l'identificazione di frequenze e intensità ottimali dei protocolli di riabilitazione.

Bibliografia:

1. Wasfy MM, Baggish AL. Exercise Dose in Clinical Practice. Circulation. 2016;133:2297–2313. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.116.018093. 2. Krakauer JW, Carmichael ST, Corbett D, Wittenberg GF. Getting neurorehabilitation right: what can be learned from animal models? Neurorehabil Neural Repair. 2012;26:923–931. doi: 10.1177/1545968312440745.

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Miscellanea

Abstract 75 DYSTONIC MOVEMENTS OF THE PARAVERTEBRAL MUSCLES AFT ER MULTIPLE REPETITIVE SURGERY TREATED WITH BOTULINUM TOXIN

Mazzon G.*, Manganotti P.

Neurologic Clinic - Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Peripherally induced movement disorders (PIMDs) are defined as involuntary, repetitive and patterned movement or abnormal postures triggered by trauma to the peripheral nerves or soft tissue. Pathogenesis of PIMDs is poorly understood, but it has been suggested that a direct mechanical effect upon the peripheral nervous system do not itself cause these abnormal movements but there must another trigger conditions. Little is known about their natural course, but complete spontaneous recovery is rare. Different treatments have been tried: oral pharmacotherapy (anticholinergics, baclofen, benzodiazepine, levodopa) are usually ineffective, botulinum toxin type A (BoNT-A) injection was found to be successful in a minority of cases, surgical intervention (local peripheral denervation, central ablative or stimulating procedures) most of time didn’t gave encouraging results.

Materiali e Metodi:

A 68 year-old man was referred to our Ambulatory Care for Spasticity and Movement Disorders with a 2-years history of dystonic movements of the paravertebral muscles. He suffered a pathological vertebral fracture caused by tumor (Non-Hodgkin lymphoma) replacement of D8 and D9 eleven years before, for which underwent dorsal decompressive laminectomy with removal of the pathological mass. During the following years he underwent several surgical spinal stabilizations with positioning and removal of different osteosynthesis devices, in order to improve motility and back pain, but with mild and transient benefit. Almost an year after the last surgery the patient subtly developed painful involuntary movements of the paraspinal muscles bilaterally, that progressively worsened over time; different medication, including antispasmodics and analgesics had been tried without effect. At the time of presentation at our department these movements appeared subcontinuous, asymmetric and erratic, irregular in amplitude and frequency, associated with pain. They were exacerbated by postural changes and by touch, and partially attenuated by heat. The dynamic video surface electromyographic (sEMG) polygraphy showed irregular polymorphic with the maximum amplitude and frequency in correspondence of dorsal trapezius. Spinal X-ray and CT scan showed the vertebral spacer between D8 and D10; the width of the spinal canal appeared preserved, there weren’t significant protrusion neither herniated disks, moreover focal lesions and pathological masses in the paraspinal muscles were excluded.

Risultati:

The patient was treated with BoNT-A injections (onabotulinumtoxinA) based on the abnormal sEMG activation pattern and the painful points with botulinum toxin type A (total amount of 300

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units) and in a couple of weeks, there was a good effect: the movements decreased in frequency and amplitude with a significant pain reduction. Three months later the effect was lowered but still present, a second injections session in the same points with a greater dosage of BoNT-A (400 units) was administered. In the subsequent months we observed a further remarkable reduction of both the paraspinal involuntary movements (confirmed also by sEMG) and the associated pain. An year later the symptoms were almost disappeared, the pathologic movements were very sporadic, without any further BoNT-A injections.

Conclusione:

We presented the first case of peripherally induced movement disorder after multiple repetitive surgery in the same anatomical location speculating that multiple repetitive trauma could act as predisposing factor for the development in of this movement disorders. Despite BoNT-A administration for PIMDs is most of cases disappointing, we obtained an excellent and lasting result, suggesting that this treatment should be always tried after an appropriate clinical and instrumental evaluation for the choice of injection points.

Bibliografia:

Defazio G and Jankovic J. Does peripheral injury induce dystonia? Moving Along.Milwaukee, WI: Movement Disorders Society. 2010;14:1–9. Jankovic J. Can Peripheral Trauma Induce Dystonia and Other Movement Disorders? Yes! Movement Disorders: Official Journal of the Movement Disorder Society. 2001;16 (1): 7–12. van Rooijen DE, Geraedts EJ, Marinus J, Jankovic J, and Hilten JJ. Peripheral Trauma and Movement Disorders: A Systematic Review of Reported Cases. Journal of Neurology, Neurosurgery, and Psychiatry. 2011; 82 (8): 892–98.

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Miscellanea

Abstract 77 BOTULINUM TOXIN A FOR HYPERTONIA AND ASSOCIATED PAI N: OUR EXPERIENCE.

Mazzon G.*, Stragapede L., Manganotti P.

Neurologic Clinic - Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Muscular hypertonia is a frequent complication of different neurological diseases, with spastic characteristics or related to movement disorders. Its presence and especially the associated pain and consequent disability are often underestimated and undertreated. Botulinum toxin type A (BoNT-A) is now the pharmacological treatment of choice in focal spasticity and dystonia. We aimed to evaluate the efficacy of BoNT-A injections in muscle tone and pain reduction in our clinical practice.

Materiali e Metodi:

We performed a retrospective analysis on outpatient referred to Ambulatory care for spasticity and hypertonia in movement disorders of our Neurologic Clinic-Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste (ASUITs). We collected for all patients: demographics, underlying disease, body part affected by hypertonia, if they received BoNT-A injections, baseline and one month after treatment hypertonia degree assessed by Modified Ashwoth Scale(MAS)for spasticity and by Barry-Albright Dystonia Scale (BADS) for dystonia and associated pain measured with Visual Analogue Scale (VAS). Outcome measures were: hypertonia improvement and pain reduction after BoNT-A injection treatment

Risultati:

132 outpatients (mean age 65 years ±SD13) were referred to our to Ambulatory care for spasticity and hypertonia from January 2016 to December 2017; among them 116 received botulinum toxin injections (incobotulinum toxinA or onabotulinum toxinA), in the remaining 16 this treatment was not indicated. The underlying diseases of treated patients were distributed as follows: 49 post-stroke spasticity (PS 42.2%), 9 post-spinal cord injury spasticity (PSC 7.7%), 10 cerebral palsy (CP 8.6%), 15 Multiple sclerosis (MS 12.9%), 22 Parkinson’s disease (PD 18.9%), 11 cervical dystonia (CD 9.4%). Thirteen of the treated patients did not show up at the follow up examination, therefore they were excluded from further analysis. Post-stroke patients had mainly moderate spasticity (mean MAS 3±SD0,6) and 65,1% of them complained mild pain; 97.6% showed improvement of spasticity (1 point decrease on MAS) and 97.6% a significant pain reduction. Post-spinal cord injury patients presented with mild to moderate spasticity (mean MAS 2.6±SD1) and 75% of them complained mild pain; 62.5% showed improvement of spasticity (1 point decrease on MAS) and 83.3% a pain reduction. Patients with Cerebral Palsy had mainly moderate spasticity (mean MAS 2.9±SD0,8) and 70% of them complained mild pain; 90% showed improvement of spasticity (1 point decrease on MAS) and 57.1% a pain reduction. MS patients presented with mild to moderate spasticity (mean MAS 2.6±SD0,5) and 63.6% of them complained mild pain; 90.9% showed improvement of spasticity (1 point decrease on MAS) and 85.7% a pain reduction. PD patients presented with severe trunk dystonia( XX% of patients with mean BADS 3.8±SD0,3) or moderate

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limb dystonia (mean BADS 2.2±SD0,7); 75% of them complained mild pain; 95% showed improvement of rigidity (1 point decrease on BADS) and 86.6% a pain reduction. Patient with cervical dystonia had mild to moderate rigidity (mean BADS 2.1±SD0,6) and 75% of them complained mild pain; 62.5% showed improvement of rigidity (1 point decrease on BADS) and 83.3% a pain reduction. All treated patients received intramuscular BoNT-A injections without complications; one patient report mild transient weakness of the upper arm.

Conclusione:

Our data confirm that BoNT-A treatment for hypertonia is safe and effectively decreases muscle tone and pain. Our patient had mainly moderate hypertonia, and although it is preferable to treat early when the disorder is still mild, satisfactory results can be obtained even in a more advanced phase. Moreover it must be highlighted that effect in pain reduction appear more consistent than in muscular tone decrease, and this is an important issue to take into account to improve quality of life. Overall we obtained good results in patients for all the different underlying diseases, therefore we suggest that this treatment should be considered in all focal muscular hypertonia cases.

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Miscellanea

Abstract 84 IMPAIRMENT MUSCOLO-SCHELETRICO IN UN PAZIENTE AFFET TO DA NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 1 E SINDROME DI KLINEFELTE R: CASE REPORT

Liguori S.*, Iolascon G., Moretti A., Gimigliano R.

Dipartimento Multidisciplinare di Specialità Medico Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi della

Campania “Luigi Vanvitelli” ~ Napoli ~ Italy

Introduzione:

La neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) è una sindrome autosomico dominante, causata da una mutazione del gene della neurofibromina sul cromosoma 17q11.2. La perdita di funzione di questa proteina porta ad una riduzione dell’espressione dei marker di sintesi osteoblastica e diminuzione della densità minerale ossea (BMD, bone mineral density) con un conseguente impairment dell’apparato muscolo-scheletrico. La sindrome di Klinefelter (KS, Klinefelter syndrome) è caratterizzata, invece, dalla presenza di un cromosoma X sovrannumerario in un fenotipo maschile con un cariotipo risultante di 47 cromosomi, XXY. La principale manifestazione nella KS è l’ipogonadismo primario legato alla disgenesia dei tubuli seminiferi e alla carenza di androgeni. La conseguenza della progressiva ipoattività testicolare, durante lo sviluppo puberale, rappresenta il più importante fattore predisponente alla riduzione della BMD con un conseguente maggior rischio di fratture da fragilità. Obiettivo di questo case report è stato valutare l’impairment muscolo-scheletrico in un paziente affetto da entrambe le suddette condizioni (NF1 e KS) al fine di prescrivere un adeguato trattamento riabilitativo.

Materiali e Metodi:

Il paziente afferisce al nostro ambulatorio dedicato alle malattie muscolari primitive del Centro di Ricerche su Osteoporosi e Malattie dell’Osso (C.R.O.M.O.), dove viene sottoposto ad un protocollo valutativo specifico per patologie neuromuscolari, comprendente una sezione riguardante i dati anagrafici, antropometrici ed anamnestici ed un’altra sezione con la misurazione del bilancio articolare (passive range of motion, pROM) e muscolare (Manual Muscle Testing, MMT) e le seguenti scale: Functional Ambulation Categories (FAC), Test di Tinetti, Functional Independence Measure (FIM), Fatigue Severity Scale (FSS). Inoltre abbiamo valutato il dolore mediante algometro di Fisher, nella zona maggiormente algica, e la scala Numeric Rating Scale (NRS). Abbiamo valutato il metabolismo osseo mediante esami di laboratorio, valutazione della BMD con esame densitometrico (DXA), con un approfondimento ulteriore per la microarchitettura ossea, mediante il Trabecular Bone Score (TBS).

Risultati:

Il paziente di 17 anni, con un BMI di 18,7 kg/m2, presentava un neurofibroma del V nervo cranico stabile, displasia dello sfenoide con buftalmo e dislocazione del bulbo oculare con calo del visus, diversi neurofibromi cutanei e macchie caffè-latte, rotoscoliosi distrofica, sterno carenato e cifosi, neurofibromi paravertebrali cervicali bilaterali, carie multiple e destruenti, deficit attentivo e iperattività, sindrome di MoyaMoya bilaterale sottoposta a rivascolarizzazione ed ipogonadismo

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ipergonadotropo con ginecomastia. Alla valutazione del pROM, si è riscontrata una limitazione nei gradi medi per la rotazione e l’inclinazione del rachide cervicale ed una distanza dita-suolo in flessione del rachide dorso-lombare di 31 cm; inoltre presentava un’eterometria degli arti inferiori con un minus di circa 2,2 cm a destra alla misurazione clinica. Alla valutazione della forza presentava una lieve ipostenia in flessione ed abduzione di spalla a sinistra (MMT = 4/5). I risultati ottenuti dalle singole scale hanno rilevato una deambulazione dipendente da superficie (FAC = 4/5), una discreta autonomia nelle ADL inerenti il self-care (FIM = 119/126), un moderato rischio di caduta (Test di Tinetti = 22/28) e grado di fatica percepito (FSS = 40/63). Valutando il dolore mediante algometro, il paziente presentava un valore di 3 kg/m2 in regione cervico-occipitale con un punteggio di NRS=8 ad indicare un severo dolore percepito. Il paziente aveva una carenza di 25(OH)vitD3 (9 ng/ml). All’esame densitometrico il paziente presentava una BMD inferiore ai valori normali per sesso e per età (Total Body: BMD = 1,107 g/cm2, Zs = -0,2 DS; L1-L4: BMD = 0,862 g/cm2, Zs = -2,5 DS) in presenza di un cuneo moderato di D7 all’esame morfometrico. Inoltre aveva una microarchitettura ossea alterata, come dimostrato dal TBS = 1,225.

Conclusione:

Data la complessità del quadro clinico, è indispensabile una gestione multidisciplinare del paziente. Abbiamo prescritto un corsetto statico equilibrato morbido con telaio ad elasticità variabile per contenere la deformità del rachide, un plantare con rialzo di circa 2 mm a destra per la correzione del minus e un ciclo di rieducazione neuromotoria a cadenza trisettimanale con sedute dedicate agli esercizi di allungamento e rinforzo del rachide allo scopo di preservare la mobilità residua e prevenire l’insorgere di complicanze. Abbiamo prescritto una supplementazione con colecalciferolo 50000 UI (1 fl/sett per 8 settimane) e una rivalutazione del dosaggio dei livelli di 25(OH)vitD.3, PTH e calcemia, in previsione di una eventuale terapia con farmaci anti-osteoporotici.

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Miscellanea

Abstract 111 VALIDITÀ DELLA SCALA BRIEF-BESTEST IN SOGGETTI CON DISTURBI DELL’EQUILIBRIO

Arcolin I.*, Giardini M., Godi M., Corna S.

Istituti Clinici Scientifici Maugeri, IRCCS ~ Veruno ~ Italy

Introduzione:

La scala Brief-Balance Evaluation System Test (Brief-BESTest) è stata recentemente proposta come valutazione clinica per misurare le problematiche di equilibrio [1]. Nonostante l’ottima consistenza interna mostrata [1], alcuni autori hanno sollevato dubbi sulla sua validità [2,3]. Franchignoni & Giordano (2012) hanno dimostrato che alcuni item mostrano dipendenza locale, mentre Bravini e coll. (2016) suggeriscono di rimuovere l’item 1. Abbiamo ipotizzato che il modello a 7-item proposto da Bravini e coll. (2016) potesse essere il migliore per validità strutturale e che potesse mostrare la stessa abilità degli altri due modelli nel predire il rischio caduta. Inoltre, abbiamo ipotizzato che il Brief-BESTest potesse discriminare meglio i soggetti a rischio cadute rispetto agli altri semplici test dell’equilibrio, come One Leg Stance (OLS), Timed Up and Go test (TUG) e Functional Reach.

Materiali e Metodi:

Abbiamo quindi valutato su un campione di 246 soggetti con disturbi dell’equilibrio le seguenti caratteristiche psicometriche tra i tre diversi modelli: a) validità strutturale con l’analisi fattoriale confirmatoria (CFA); b) validità convergente, che quantifica la relazione tra Brief-BESTest e Activities-specific Balance Confidence Scale - 5 levels (ABC-5L); e c) validità discriminante, che stima l’abilità di Brief-BESTest, OLS, TUG e Functional Reach nell’identificare i soggetti a rischio caduta.

Risultati:

Per valutare la validità strutturale, abbiamo costruito tre modelli di Brief-BESTest. Il Modello 1 basato sul lavoro di Padgett e coll., (2012) mostrava un RMSEA di 0.118 (95% C.I. = 0.099–0.137), che suggerisce una bassa validità strutturale; nel Modello 2 basato sul lavoro di Franchignoni & Giordano (2012) non tutti gli indici raggiungevano valori accettabili. Il Modello 3 proposto da Bravini e coll., (2016) ha evidenziato come tutti gli indici di validità considerati fossero buoni (χ2 = 26.2, df = 12, CFI = 0.97, TLI = 0.95, RMSEA = 0.05). Nessuna differenza è stata trovata nei valori di correlazione di Spearman tra i 3 modelli e l’ABC-5L (rho=0.62, 0.61 e 0.61 rispettivamente per il Modello 1, 2 e 3, p=0.85). Le curve ROC sono state plottate per stimare la validità discriminante. L’area sotto la curva (AUC) era di 0.72 (CI95% =0.66–0.78) per tutti i modelli. Nel caso dei singoli test dell’equilibrio, nessuno di essi raggiungeva un buon livello di accuratezza.

Conclusione:

I nostri risultati confermano un buon livello di validità di costrutto del Brief-BESTest, nei pazienti neurologici affetti da differenti problematiche dell’equilibrio, dopo avere applicato alcune modifiche come: rimozione dell’item 1 e cambio della modalità per il calcolo del punteggio totale, come

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proposto dal Modello 3. La scala si è rivelata essere unidimensionale e avere una buona validità convergente con le misure di equilibrio. Inoltre, il Brief-BESTest si conferma capace di identificare i soggetti a rischio caduta meglio degli altri semplici test dell’equilibrio.

Bibliografia:

[1] Padgett PK, Jacobs JV and Kasser SL. Is the BESTest at its best? A suggested brief version based on interrater reliability, validity, internal consistency, and theoretical construct. Phys Ther 2012; 92: 1197-1207. [2] Franchignoni F and Giordano A. On “Is the BESTest at its best?....” Padgett PK, Jacobs JV, Kasser SL. Phys Ther 2012; 92: 1197-1207. [3] Bravini E, Nardone A, Godi M, et al. Does the Brief-BESTest Meet Classical Test Theory and Rasch Analysis Requirements for Balance Assessment in People With Neurological Disorders? Phys Ther 2016; 96: 1610-1619.

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Miscellanea

Abstract 136 ULTRASOUNDS FOR EASIER INTRATHECAL BACLOFEN PUMP RE FILLING

Caruso P., Mazzon G.*, Sarra V.M., Manganotti P.

Neurologic Clinic - Azienda Sanitaria Universitaria Integrata Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Muscular spasticity due to neurological disorders is a heavy cause of severe pain and disability for many patients compromising the independence and quality life. Baclofen administration is a precious arm against spasticity; anyway, in the chronic patients the oral treatment became often unsatisfactory. Continuous regular administration of the drug has been seen to be more efficacious for many refractory patients. Intrathecal baclofen therapy (ITB), after subfascial implantation of intrathecal pumps, has been vastly used with satisfactory results in muscular spasticity control. After pump implantation the drug reservoir must be refilled periodically in order to maintain the reduction of spasticity and avoid the symptoms and signs of withdrawal. ITB refilling, which involves the insertion of a needle through the skin until the access port of the pump, in some cases is hard, mainly due to the layer of abdominal fat, spasticity, suboptimal pump positioning, pump rotation or inversion, and scar formation over the implantation site. To avoid the difficulties of ITB refilling, radiography or other invasive supportive examinations are often needed.

Materiali e Metodi:

In our department ultrasound-guided technique is often used to improve pump refilling. We report a case of a 50-year-old female with spastic quadriparesis as a consequence of a subarachnoid hemorrhage due to middle cerebral artery aneurism rupture. Baclofen pump was implanted in 2010. After all, the patient gained several kilos and during years refilling the ITB become more and more difficult. In some circumstances the patient was treated during execution of abdominal radiography.

Risultati:

The use of ultrasound examination allowed to identify the access port of her pump so as to avoid multiple needle punctures and infections. Using ultrasounds ITB was easily detectable and was quite simple to identify the exact point of needle injection. This way was repeatable during times and avoided the use of radiations.

Conclusione:

In the last years different new applications for ultrasounds are emerging. In our opinion the use of ultrasounds in the study of muscles and nerves represent an emerging tool for the physicians. Ultrasound-guided technique may facilitate ITB refilling in technically challenging cases. More experiencing data are needed to improve the technique.

Bibliografia:

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Mathur SN, Chu SK, McCormick Z, et al: Long-term intrathecal baclofen: outcomes after more than 10 years of treatment. PM&R 2014;6:506. Greher M, Eichenberger U, Gustorff B: Sonographic localization of an implanted infusion pump injection port: another useful application of ultrasound in pain medicine. Anesthesiology 2005;102:243. Yang TF, Wang JC, Chiu JW, et al: Ultrasound-guided refilling of an intrathecal baclofen pumpVa case report. Childs Nerv Syst 2013; 29:347Y9. Maneyapanda MB, Chang Chien GC, Mattie RDO, Amorapanth P, Christopher Reger C, McCormick ZL: Ultrasound Guidance for Technically Challenging Intrathecal Baclofen Pump Refill Three Cases and Procedure Description. American Journal of Physical Medicine & Rehabilitation. 2016; 95(9):692-7.

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Miscellanea

Abstract 150 TRATTAMENTO INTEGRATO DELLA NEVRALGIA TRIGEMINALE C ON AGOPUNTURA E TERAPIA INTRADERMODISTRETTUALE: DESCRIZIONE DI UN C ASO CLINICO

Briscese L.*[1], Bonfiglio L.[2], Bongioanni P.[3], Andre P.[4], Carboncini M.C.[3] [1]

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia ~ PISA ~ Italy, [2]

S.O.D.

Riabilitazione Neurocognitiva dell'Età Evolutiva, Dipartimento Materno Infantile, AOUP, Pisa ~ PISA ~ Italy, [3]

S.D.

GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE AOUP , PISA ~ PISA ~ Italy, [4]

DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE, CHIRURGICHE E

NEUROSCIENZE ~ SIENA ~ Italy

Introduzione:

La Nevralgia Trigeminale (NT) è la più comune fra le nevralgie dell’età adulta, con una leggera prevalenza nel sesso femminile. I farmaci anticonvulsivanti rappresentano il trattamento di scelta, mentre la decompressione microvascolare è la migliore opzione in caso di documentato conflitto neurovascolare. Sebbene questi trattamenti hanno dimostrato un buon tasso di efficacia, possono essere controindicati in alcuni soggetti con talune comorbidità. Inoltre, più del 50% dei pazienti che si sottopongono ai trattamenti su descritti lamentano dolore ricorrente cronico che, nel tempo, impatta notevolmente sulla loro qualità di vita con ripercussioni nella sfera emotiva.

Materiali e Metodi:

Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’efficacia e la sicurezza di un trattamento trattamento multimodale con agopuntura somatica (AS) e terapia intradistrettuale (ITD) in una paziente di 69 anni, da oltre 4 anni affetta da NT che si manifestava con crisi algiche quotidiane, soprattutto notturne, a tipo “scosse elettriche” nel territorio di innervazione della seconda branca del trigemino. All’ingresso la paziente assumeva da 12 mesi pregabalin per via orale (100 mg/die) con scarso controllo della sintomatologia (crisi algiche quotidiane, anche notturne di intensità in media intorno a 9 della scala NRS nella settimana che precedeva il trattamento combinato). L’insorgenza di effetti collaterali (aumento dell’appetito e distensione addominale) rendevano inattuabile un aggiustamento della posologia. All’ingresso l’ esame obiettivo neurologico, il riflesso trigemino-faciale e l’elettroneurografia motoria del nervo faciale e la RMN dell’articolazione temporo-mandibolare bilateralmente, in statica e in dinamica, effettuati nella settimana che precedeva il trattamento risultavano nella norma Il protocollo di trattamento ha previsto 6 sedute di AS (aghi WHATO, 18x10mm) seguite da 9 sedute di ITD (ago di Lebel, procaina cloridrato 40 mg, f. 2ml al 2%). Successivamente, la paziente ha effettuato 1 volta a settimana, alternativamente, 1 seduta di AS ed 1 seduta di ITD per un totale di 15 sedute. La valutazione dell’efficacia del trattamento prevedeva la somministrazione di una scala numerica unidimensionale quantitativa di valutazione del dolore, la Numeric Rating Scale (NRS), prima dell’inizio del trattamento e di ogni seduta, la compilazione quotidiana di un diario del dolore, la registrazione della frequenza di assunzione di analgesici al bisogno (extra pregabalin). Infine, all’inizio e alla fine del ciclo di trattamento e’ stata somministrata la scala SF-36 per la valutazione della qualità di vita.

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Risultati:

Durante il trattamento combinato agopuntura somatica (AS) e terapia intradistrettuale (ITD) si è osservato un progressivo miglioramento della sintomatologia. La NRS passava da un valore di 9 ad inizio trattamento ad un valore in media di 2 alla 15esima seduta. Dalla terza seduta di ITD si è cominciato a scalare l’anticonvulsivante in uso (pregabalin) da100 mg/die a 75mg/die, per poi giungere al dosaggio di 50mg/die alla 6 seduta di ITD e a 25mg/die alla 9 seduta di ITD, in considerazione del sempre migliorato punteggio alla scala NRS. La paziente non ha mai assunto farmaci analgesici al bisogno durante il periodo di trattamento. La sua qualità di vita è migliorata, come si evince dai punteggi ottenuti nella scala SF-36 (40 pre trattamento vs 90 alla 15esima seduta). Attualmente, la paziente assume 25mg/die di pregabalin (100mg/die vs 25mg/die) ed effettua sedute di mantenimento a cadenza mensile con trattamento combinato di AS e ITD nella stessa seduta.

Conclusione:

In conclusione, in questa paziente il trattamento combinato ha ridotto la frequenza ed intensità delle crisi algiche ed ha permesso di ridurre il dosaggio del farmaco ad azione antalgica ed anticonvulsivante con conseguente minor rischio di insorgenza di effetti collaterali. Si prospetta un uso di tale trattamento in pazienti non responsivi al trattamento classico o non suscettibili di incremento di dosaggio degli anticonvulsivanti per problematiche di intolleranza farmacologica.

Bibliografia:

1. Cruccu G, Gronseth G, Alknse J, et al. AAN – EFNS guidelines on trigeminal neuralgia management. Eur J Neurol. 2008; 15:1013-1018. 2. Ran WS. Acupuncture plus point injection for treating trigeminal neuralgia. Clinical J of Acupuncture 2005; 21:22.

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Miscellanea

Abstract 154 APHASIA OUTCOME IN SUBACUTE STROKE PATIENTS WITH AN D WITHOUT THROMBOLYSIS.

Menichelli A.*[1], Sartori A.[2], Furlanis G.[2], Biancotto M.[1], Pesavento V.[1], Manganotti P.[2] [1]

s.c. medicina riabialitativa, ASUITS ~ trieste ~ Italy, [2]

s.c. clinica neurologica, ASUITS ~ trieste ~ Italy

Introduzione:

Aphasia is a common consequence of stroke and it is associated with increased mortality, decreased rates of functional recovery, and reduced quality of life. Aphasia is also related to higher health care costs due to longer speech therapy interventions and hospitalizations (Ellis et al., 2012). Recombinant tissue plasminogen activator (rTPA) has become a standard of care in acute stroke patients, since it may affect ischemic stroke-related size, pattern, nature of infarcts, and therefore the recovery of aphasia. At the present, little is known about the specific outcome of vascular aphasia after thrombolysis. Moreover, to quantify the efficacy of thrombolysis on aphasia, detailed information about the presence, type and severity of aphasia is first necessary. This information is often missing because most studies uses only National Institutes of Health Stroke Scale examination to assess aphasia recovery post thrombolysis (El Hachioui et al., 2017).

Materiali e Metodi:

To characterize the course of language recovery through a well-validated language assessment battery in aphasic patients who underwent thrombolysis and who did not after first-event stroke in aphasic patients. Retrospective cohort study included aphasic patients admitted to the Stroke Unit of University Medical Hospital of Trieste between January 2014 and February 2018 for a first-time ischemic stroke and consecutively referred to a clinical neuropsychologist for language assessment. Patients were included in the study if they met the following criteria: all type and severity of aphasia; adult Italian native speaker; at least five years of formal education. Conversely, criteria for exclusion were: uncompensated vision or hearing loss; pre-stroke dementia; preexisting psychiatric or neurologic disorder; history of alcoholism; disorders of vigilance or attention. Aphasic syndrome and their severity were evaluated by Esame Neuropsicologico Per l’Afasia (Capasso & Miceli, 2001) by the same clinical neuropsychologist within a median time of 8 days (range 2-29) after onset of stroke. In some cases (<30%), the tests had to be postponed due to unconsciousness, stroke progression and confusion. The Trial of Org 1072 in Acute Stroke Treatment classification (TOAST) was adopted to classify stroke etiology, lesion size and type. In addition, demographic and clinical data were collected, including age, gender, education, NIHSS score at baseline. Statistical methods: Kolmogorov-Smirnov Test was applied in order to analyze distribution of continuous variables. Thrombolysis and non-thrombolysis demographic and clinical variables were compared with Mann-Whitney Test, Chi-Square Test, or Fisher's Exact Test, as appropriate.

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Finally, a binary logistic regression analysis in order to verify our observation in a multivariate model was applied.

Risultati:

Among 137 aphasic patients, 116 patients were included (68 M, 48 F, median age 70.5 range 53-91): 41 received thrombolysis and 75 did not. Univariate analysis revealed no significant differences in gender, age and education between aphasic patients with and without thrombolysis. A significant difference between the two groups emerged for the baseline NIHSS, which resulted lower in patients who underwent thrombolysis [10.9 (2-24) vs 8.2 (1-21), p=0.043]. At the time of neuropsychological assessment a significantly higher percentage of treated patients had a resolved aphasia compared to non-treated patients (p=0,003), while no other differences in aphasia subtypes distribution was observed between groups. Moreover, we studied as potential predictors of resolved aphasia, age, baseline NIHSS score, education and thrombolysis; in the multivariate analysis only lower baseline NIHSS (p=0.013, OR 0.868) and thrombolysis (p=0.023, OR 3.336) seemed to influence the resolution of aphasia.

Conclusione:

Our study provides a detailed description of both the distribution and recovery for different aphasia subtypes in stroke patients treated or not with thrombolysis, by means of a well-validated test for aphasia. As expected, thrombolysis is an independent predictor of aphasia recovery. No other differences in aphasia subtypes distribution was observed between groups. It could be that a more in-depth analysis of the quantitative and qualitative results of ENPA within language tasks (e.g., comprehension, naming or spontaneous speech) will reveals more specific difference between trombolysed e not trombolysed patients that the classification by aphasia subtypes.

Bibliografia:

Ellis E, Simpson AN, Bonilha H, Mauldin PD, Simpson KN. The one-year attributable cost of post-stroke aphasia. Stroke. 2012;43:1429–1431. El Hachioui H, Lingsma HF, van de Sandt-Koenderman ME, Dippel DWJ, Koudstaal PJ, Visch-Brink EG. Recovery of aphasia after stroke: a 1-year follow-up study. Journal of Neurology. 2013;260:166–171 Capasso R, Miceli G. Esame Neuropsicologico Per l'Afasia (E.N.P.A.). Springer-Verlag Milan; 2001.

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Miscellanea

Abstract 156 CONFEZIONAMENTO DI ORTESI AFO PER L’ATTIVITÀ DEAMBU LATORIA IN ACQUA: TRE CASI CLINICI.

Cosma M.*[1], Vallies G.[1], Ferraresi G.[1], Morelli M.[1], Minari I.[2], Minari E.[2], Manca M.[1] [1]

Laboratorio di Analisi del Movimento - Dip. Neuroscienze e Riabilitazione - Azienda Ospedaliero Universitaria di

Ferrara ~ Ferrara ~ Italy, [2]

Centro Presidi Ortopedici ~ Parma ~ Italy

Introduzione:

L’ortesi caviglia-piede (AFO) è un modello di ortesi utilizzato frequentemente in presenza di piede equino in pazienti con esito di sofferenza a carico del primo o del secondo motoneurone. Questa tipologia di ortesi aiuta il paziente nel cammino limitando il foot drop e la tendenza ad inciampare, richiede talvolta calzature adeguate e l’utilizzo di un plantare per migliorare il contatto del piede alla superficie del tutore. I pazienti con piede equino che necessitano di un AFO durante il cammino hanno particolare difficoltà a deambulare in acqua, in piscina o al mare e a fare la doccia mantenendo la stazione eretta. Questo aspetto limita di conseguenza l’esercizio terapeutico in acqua e l’attività deambulatoria in spiaggia con conseguenze anche sulla qualità di vita del paziente.

Materiali e Metodi:

Al fine di consentire a pazienti con piede equino, il cammino in ambiente acquatico ed in spiaggia, un team di fisiatri, fisioterapisti e tecnici ortopedici ha valutato tre pazienti che avevano manifestato l’esigenza di svolgere attività deambulatoria in acqua. I tre pazienti presentavano un cammino con piede equino di differenti eziologie: Paziente 1: femmina di 62 anni con polineuropatia assonale sensitivo motoria, deambula con un foot drop a sn e la tendenza alla deviazione in inversione in fase di stance che la espone al rischio di inciampare e cadere. Deambula con l’ausilio di un tutore AFO in polipropilene, a presa posteriore; Paziente 2: uomo di 37 anni affetto da emiplegia sn esito di grave trauma cranio encefalico subito all’età di 17 anni. Deambula con l’ausilio di un tutore AFO articolato con blocco all’estensione per controllare il foot drop in fase di swing e l’iperestensione del ginocchio in fase di stance. Paziente 3: uomo di 41 anni affetto da emiplegia dx esito di stroke ischemico. Deambula con un AFO leggero a presa posteriore per contenere un equinismo dinamico responsabile di un contatto iniziale di avampiede e di un foot drop in swing. Per i tre pazienti è stata progettata la costruzione di un tutore confezionato su misura, impermeabile, indossabile senza calzature e confortevole per il cammino in ambiente acquatico. Si è proceduto con il rilevamento di un calco in gesso del distretto gamba-piede al fine di confezionare un’ortesi personalizzata su misura per ognuno di loro. Utilizzando il calco è stata poi costruita un’ortesi gamba-piede in polipropilene con la pianta modellata su calco e con applicata una suola in gomma antiscivolo. Al fine di fare ben aderire il tutore alla gamba ed al piede sono state applicate quattro stringhe: una a livello dell’avampiede, una alla caviglia e due al polpaccio. Al momento della consegna in laboratorio è stato verificata l’indossabilità del tutore ed il comfort durante il cammino senza calzatura. Tre mesi dopo l’utilizzo del tutore al mare o in piscina ai

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pazienti è stato sottoposto un questionario QUEST 2.0 [1], costituito da 8 items con punteggio da 1 a 5, per valutare il grado di soddisfazione e di efficacia del tutore.

Risultati:

Al controllo a tre mesi il confezionamento delle ortesi su calco ha consentito una buona indossabilità e nei tre pazienti non sono stati riscontrati segni di pressione a livello cutaneo. Tutti i pazienti hanno riferito di aver utilizzato con successo il tutore durante i mesi estivi al mare, in piscina, in casa per fare la doccia e per la riabilitazione in acqua. Il questionario relativo alla valutazione dell’ausilio ha fatto registrare un punteggio per i tre pazienti di 35/40, 37/40 e 38/40 compatibili con una buona soddisfazione dei pazienti per il tutore.

Conclusione:

In letteratura non sono descritte ortesi confezionate con l’obiettivo dei pazienti esaminati. Considerato il risultato del questionario, l’utilizzo e l’efficacia dimostrata, il nuovo modello di ortesi può essere considerata un ausilio utile per migliorare l’autonomia deambulatoria durante l’idrokinesiterapia ed il livello di partecipazione di pazienti con piede equino. In rapporto all’avvolgenza ed alla rigidità può essere inoltre utilizzata per contenere l’eventuale inversione del piede e l’iperestensione del ginocchio.

Bibliografia:

[1] Demers L, Weiss-Lambrou R, Ska B Item analysis of the Quebec User Evaluation of Satisfaction with Assistive Technology (QUEST). Assist Technol. 2000;12(2):96-105.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione 13

Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 7 EFFETTI A BREVE E LUNGO TERMINE DI UN APPROCCIO ROB OTICO INTEGRATO NELLA RIABILITAZIONE DELL’ARTO SUPERIORE NEL PAZIENTE CON ICTUS

Sgherri G.*[1], Lamola G.[1], Barsotti M.[2], Leonardis D.[2], Frisoli A.[2], Chisari C.[1] [1]

U.O. Neuroriabilitazione ~ Pisa ~ Italy, [2]

PERCRO Scuola Superiore Sant'Anna ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

L’ictus cerebrale rappresenta la terza causa di disabilità a lungo termine al mondo e si stima che a 6 mesi dall’evento, il 30%-66% dei pazienti presenta un residuo deficit funzionale a livello dell’arto superiore con importanti limitazioni nelle ADL.1 Negli ultimi anni la tecnologia robotica ha avuto un rapido sviluppo nell’ambito della riabilitazione dell’arto superiore post-ictus. Una recente metanalisi ha riportato effetti positivi della riabilitazione robotica sul recupero motorio dell’arto superiore (con incremento significativo di 2 punti nella scala Upper Limb-Fugl-Meyer) ed effetti più evidenti su forza e controllo motorio.2 Tuttavia, tali effetti sono stati riscontrati solo nei distretti trattati, difatti la maggior parte dei device robotici in uso sono specifici per il distretto spalla-gomito o polso-mano. In questo protocollo è stato proposto un nuovo approccio di “trattamento integrato” nella riabilitazione robotica dell’arto superiore, grazie all’uso di un dispositivo in grado di fornire supporto antigravitario sulle componenti prossimali dell’arto superiore e la mobilizzazione robot-assistita della mano nell’esecuzione di task funzionali. Tale approccio è stato confrontato con un “trattamento selettivo” per i diversi distretti combinando terapia robotica e convezionale. Lo scopo di questo studio è quello di dimostrare l’efficacia superiore di un approccio riabilitativo combinato in pazienti con ictus in fase cronica, sia in termini di funzionalità globale e recupero motorio dell’arto superiore sia i potenziali effetti a livello di plasticità cerebrale.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 16 pazienti con emiparesi destra in esiti di ictus, insorto da almeno 6 mesi. I soggetti sono stati randomizzati in due gruppi di trattamento, entrambi della durata di 15 giorni consecutivi con sessioni quotidiane di 50 minuti. Il sistema utilizzato è composto da: a) dispositivo robotico (TrackHold) in grado di fornire l’allevio anti-gravitario del peso dell’arto, b) esoscheletro attivo della mano (HandExos) di supporto nel grasping-releasing, c) software composto da setting riabilitativi e valutativi in realtà virtuale (VR), d) due sensori di handgrip. Il gruppo di “trattamento integrato” (10) ha effettuato esercizi di reaching e grasping robot-assistiti ed esercizi di controllo dell’handgrip bimanuali in VR; il gruppo di “trattamento selettivo”(6) ha effettuato esercizi di reaching in VR senza l’assistenza dell’esoscheletro per 30 minuti ed esercizi mono e bimanuali al tavolo per 20 minuti. All’inizio, alla fine e a 2 mesi dal trattamento sono state somministrate valutazioni specifiche per l’arto superiore (UL-FMA; Wolf Motor Function Test), esercizi valutativi per l’acquisizione di dati di cinematica e di coordinazione nel grasping bimanuale. È stata inoltre valutata l’eccitabilità corticale e la funzionalità del tratto cortico-spinale attraverso la determinazione della soglia motoria a riposo rMT e dell’ampiezza dei Potenziali Evocati Motori.

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Risultati:

I risultati ottenuti hanno mostrato in entrambi i gruppi un incremento medio di 8 punti nello score UL-FM (8,7 vs 8,25) e un incremento nello score della WMFT (3,5 vs 6) associato ad una riduzione dei tempi di esecuzione (61,01 sec vs 84,4 sec). Le valutazioni cinematiche hanno mostrato un miglioramento nei parametri di fluidità nell’esecuzione di traiettorie in entrambi i gruppi, ma solo nel gruppo di “trattamento integrato” tali effetti si sono mantenuti al follow up. Lo stesso effetto è stato riscontrato nella valutazione di coordinazione del grasping bimanuale. Dalle valutazioni neurofisiologiche è emerso un trend di riduzione dei valori di rMT nell’emisfero leso dei soggetti del gruppo sprimentale, non osservabile nel gruppo di controllo. Tale andamento è associato ad un aumento dei valori di ampiezza del PEM.

Conclusione:

Entrambi i trattamenti sono risultati efficaci in termini di recupero motorio e funzionalità globale dell’arto superiore in soggetti con esiti di ictus in fase cronica. Tali effetti sembrano essere maggiori di quelli riportati in letteratura, suggerendo un potenziale effetto sinergico del trattamento combinato. I dati di cinematica mostrano una generalizzazione dell’effetto del trattamento come indice di recupero motorio. A tal proposito il trattamento integrato con feedback funzionale sembra aver avuto effetti sul recupero motorio a lungo termine, sia a livello prossimale che distale. Tale tipologia di trattamento sembra inoltre essere stato in grado di agire a livello centrale, evidenziando un trend di aumento dell’eccitabilità corticale nell’emisfero leso post trattamento non osservabile nell’altro gruppo.

Bibliografia:

1 Murray C, et al. Disability-adjusted life years (DALYs) for 291 diseases and injuries in 21 regions, 1990-2010: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2010. Lancet. 2012 2 Veerbeek, et al. Effects of robot-assisted therapy for the upper limb after stroke: a systematic review and meta-analysis. Neurorehabilitation and neural repair 2017

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 11 INDICE INNOVATIVO DI EFFICIENZA PER LA VALUTAZIONE DEL TRAINING RIABILITATIVO BASATO SULLA STIMOLAZIONE ELETTRICA FUNZIONALE IN P AZIENTI CON LESIONE MIDOLLARE COMPLETA

Mazzoleni S.*[1], Battini E.[1], Tombini T.[2], Stampacchia G.[2] [1]

Istituto di BioRobotica, Scuola Superiore Sant'Anna ~ Pisa ~ Italy, [2]

Unità Mielolesi, Azienda Ospedaliero-

Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

Fino ad oggi I metodi proposti per la valutazione quantitativa di un trattamento riabilitativo basato sull’utilizzo di sistemi di Stimolazione Elettrica Funzionale associato alla pedalata (FES-cycling) in pazienti con lesioni midollari (LM) sono stati basati sull’efficienza metabolica o sull’analisi della risposta cardiovascolare [1]. Non è ancora stato proposto infatti un indice basato su parametrici biomeccanici, nonostante la potenza generata nella pedalata sia fortemente correlata con gli effetti del trattamento [2, 3]. L’obiettivo del presente studio è quello di proporre un nuovo Indice di Efficienza (IE) basato sulla potenza meccanica per valutare l’effetto di un training riabilitativo basato su un dispositivo FES-cycling in soggetti con LM.

Materiali e Metodi:

Il presente studio è stato effettuato presso il Centro Mielolesioni, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Sono stati reclutati 16 pazienti con LM completa (età media: 42.43 ±11.99; 13 uomini) che hanno svolto 20 sessioni con il sistema FES-cycling (Pegaso, BioTechSrl, Italia). I soggetti con LM sono stati suddivisi in 3 gruppi: G1 ha svolto tutte le sessioni con una frequenza di stimolazione f2=50 Hz; G2 ha svolto le prime 10 sessioni con f2=50 Hz e le altre con f1=20 Hz; G3 ha svolto le prime 10 sessioni con f1=20 Hz e le ultime 10 con f2=50 Hz. Ciascuna sessione ha avuto una durata t=30 minuti. Sono stati inoltre reclutati 8 soggetti sani (età media: 25.75 ± 3.15, 4 uomini) per ottenere dei valori biomeccanici di riferimento. Tali soggetti hanno svolto una sola sessione (t=30 minuti). I soggetti sono stati stimolati in corrispondenza del quadricipite e del bicipite femorale di entrambe le gambe con un onda quadrata bifasica, di durata pari a 500 µs e con un duty-cycle di 50%. L’intensità di corrente utilizzata varia in quanto dipende dall’abilità del soggetto di raggiungere la velocità target impostata a 35 rpm. I pazienti sono stati valutati con le seguenti misure cliniche: American Spinal Injury Association (ASIA), Spinal Cord Independence Measure (SCIM), Modified Ashworth Scale (MAS), Penn Frequency Spasm Scale (PFSS). Inoltre i pazienti hanno riportato le loro valutazioni soggettive di dolore e spasticità attraverso la scala Numerical Rating Scale (NRS) con intervallo di punteggi 0-10. Sono state inifine valutate le circonferenze delle cosce a 5, 10, 15, 20 cm dal ginocchio. L’IE proposto si basa sulla potenza meccanica registrata durante la pedalata ed è definito come segue: IE(%) = ( P_max-P_(final ))/P_max *100, dove Pmax è la potenza massima registrata e Pfinale è l’ultimo valore di potenza registrato nella fase attiva dell’esercizio.

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Il segnale di potenza è stato interpolato utilizzando 3 funzioni: polinomiale (3 ≤ n ≤7), (ii) somma di seni (3 ≤ n ≤5) e (iii) esponenziale, come funzione somma di due termini. Per stabilire la migliore funzione interpolante è stato infine calcolato l’errore quadratico medio (RMSE). Attraverso l’integrale del segnale potenza interpolato è stato calcolato il lavoro effettuato dal paziente. Le valutazioni sono state effettuate prima del trattamento (T0), a metà (T1) e fine trattamento (T2). E’ stato eseguito il test statistico di Wilcoxon (p<0.05).

Risultati:

I cambiamenti significativi si riscontano nella misura della circonferenza di G1 a 5 cm dal ginocchio. L’ IE ed il lavoro aumentano significativamente nel solo G1 (Tabella 1), gruppo che ha effettuato tutte le sessioni con la frequenza di stimolazione più alta. La migliore funzione interpolante risulta essere quella corrispondente alla somma di seni con n=3.

Conclusione:

Dai risultati preliminari ottenuti, è possibile stabilire che il nuovo IE proposto rappresenta uno strumento in grado di valutare quantitativamente l’efficacia di un training riabilitativo basato su FES-cycling di soggetti con LM. Tale indice può essere quindi utilizzato per ottimizzare anche I parametri di settaggio. Attraverso questo indice è infatti possibile concludere che la frequenza di stimolazione ottimale per ottenere un’efficacia maggiore del trattamento in termini di efficienza e di lavoro è quella pari a f2=50 Hz.

Bibliografia:

1. Fornusek C, Davis GM, Baek I. Stimulation of shank muscles during functional electrical stimulation cycling increases ankle excursion in individuals with spinal cord injury. Archives of Physical Medicine and Rehabilitation. 2012; 93(11): 1930–1936. 2. Glaser RM. Functional neuromuscular stimulation: exercise conditioning of spinal cord injured patients. Int J Sports Med. 1994; 15:142–148. ‐ 3. Duffell LD, Donaldson NN, Newham DJ. Power output during functional electrically stimulated cycling in trained spinal cord injured people. Neuromodulation. 2010; 13:50–57.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 13 EFFETTI DEL TRATTAMENTO ROBOT-ASSISTITO PER IL POLS O IN PAZIENTI POST-ICTUS IN FASE SUBACUTA

Mazzoleni S.*[1], Tran V.D.[1], Crecchi R.[2], Posteraro F.[3] [1]

Istituto di BioRobotica, Scuola Superiore Sant'Anna ~ Pisa ~ Italy, [2]

Centro di Riabilitazione Auxilium Vitae ~ Volterra

(Pisa) ~ Italy, [3]

Ospedale Versilia, ASL Toscana Nord-Ovest ~ Camaiore (Lucca) ~ Italy

Introduzione:

Le persone colpite da ictus hanno bisogno di trattamenti riabilitativi dedicati per il recupero delle funzioni motorie e cognitive danneggiate e, quando possibile, imparare di nuovo a svolgere le attività di vita quotidiana al fine di migliorare la loro qualità di vita [1, 2]. Negli ultimi due decenni diversi dispositivi robotici sono stati sviluppati e il loro utilizzo in trattamenti riabilitativi è stato validato sia per il recupero delle funzioni motorie dei segmenti prossimali (i.e, spalla, gomito), sia di quelli distali (i.e, polso, mano) [3]. L’obiettivo del presente studio è la valutazione degli effetti di un training riabilitativo robot-assistito per il polso in pazienti post-ictus in fase subacuta attraverso l’utilizzo integrato di scale cliniche e parametri cinematici.

Materiali e Metodi:

Il presente studio è stato svolto presso il Centro di Riabilitazione Auxilium Vitae, Volterra (Pisa). Sono stati reclutati 20 pazienti in fase subacuta (età media: 66.40 ± 16.20; 11 uomini; 12 con emiparesi destra; 17 ischemici; valore iniziale di Chedoke-McMaster: 4.95 ± 1.05). I pazienti hanno svolto 30 sessioni con il sistema robotico InMotion WRIST (Bionik Laboratories Corp., Watertown, MA, USA), 5 volte a settimana. In ciascuna sessione i pazienti hanno utilizzato uno scenario composto da un target centrale e 8 target periferici, effettuando 16 differenti movimenti di reaching per ogni singola serie. Ciascuna sessione (t=30 minuti) è stata suddivisa nelle seguenti fasi: Training test (i.e., 16 movimenti assisiti); Record (i.e., 16 movimenti non assisiti); Adattiva (i.e., 320 ripetizioni assistite). I movimenti sono stati svolti nelle direzioni Nt, Nb, St, Sb, Et, Eb, Wt, Wb, svolgendo quindi movimenti di abduzione-adduzione (AA), flesso-estensione (FE) e prono-supinazione (PS). Sono state utilizzante le seguenti scale cliniche: Fugl-Meyer (FM), Modified Ashworth Scale (MAS), Indice di Motricità (IM), e test Box and Block (B&B). In particolare per FM sono state considerate le sezioni per l’arto superiore (FM/ue), per spalla-gomito (FM/se) e per il poslo (FM/w), mentre per la MAS è stata considerata solo quella relativa al polso (MAS/w). Infine sono stati calcolati e analizzati i seguenti parametri cinematici: velocità media e jerk normalizzato che indica la fluidità del movimento. L’analisi è stata effettuata considerando le direzioni Nt, St, Et, e Wt, e quindi rispettivamente i movimenti di abduzione, adduzione, estensione e flessione. Il confronto tra prima (T0) e dopo (T1) il trattamento (Tabella 1) è stato analizzato utilizzando Mann-Whitney rank sum text (p<0.05).

Risultati:

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Il trattamento proposto è stato ben tollerato dai soggetti inclusi in quanto non sono stati registrati eventi avversi. Tutte le misure cliniche, ad eccezione della MAS/w, hanno mostrato cambiamenti significativi (Tabella 1). Inoltre in 11 soggetti il cambiamento nella FMA/ue registrato risulta essere più alto della minima differenza clinicamente importante (MCID) (55%). 3 soggetti non sono stati in grado di completare l’esercizio senza l’assistenza del robot nella fase Record. Per questo motivo i parametri cinematici ad essi associati sono stati esclusi dell’analisi. Miglioramenti statisticamente significativi si ottengono nella velocità media per i movimenti di abduzione, adduzione, estensione e flessione. Si ottengono miglioramenti significativi in termini di fluidità del movimento in tutti e tre le componenti del movimento nelle direzioni Nt e St.

Conclusione:

I risultati basati sull'analisi delle scale cliniche e dei parametri cinematici mostrano che i pazienti post-ictus in fase subacuta hanno ottenuto miglioramenti significativi delle performance motorie a seguito di una terapia robot-assistita per il polso. L'integrazione appropriata di trattamenti robot-assistiti per i segmenti distali e quelli prossimali può contribuire al recupero delle funzioni motorie dell'arto superiore in questa popolazione di pazienti e favorire la somministrazione di trattamenti specifici per il recupero dello svolgimento delle attività di vita quotidiana e, di conseguenza, migliorare la qualità di vita di queste persone.

Bibliografia:

1. H. I. Krebs, B. T. Volpe, D. Williams, J. Celestino, S. K. Charles, D. Lynch, and N. Hogan, “Robot-aided neurorehabilitation: A robot for wrist rehabilitation,” IEEE Trans. Neural Syst. Rehabil. Eng., vol. 15, no. 1, pp. 327–335, 2007. 2. X. L. Hu, K. Y. Tong, R. Song, X. J. Zheng, and K. H. Lui, “Robot-assisted wrist training for chronic stroke: A comparison between electromyography (EMG) driven robot and passive motion,” Proc. 2nd Bienn. IEEE/RAS-EMBS Int. Conf. Biomed. Robot. Biomechatronics, BioRob 2008, pp. 637–641, 2008. 3. S. Hesse, C. Werner, M. Pohl, S. Rueckriem, J. Mehrholz, and M. L. Lingnau, “Computerized arm training improves the motor control of the severely affected arm after stroke: A single-blinded randomized trial in two centers,” Stroke, vol. 36, no. 9, pp. 1960–1966, 2005.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 14 RISULTATI DI UNO STUDIO CLINICO CONTROLLATO RANDOMI ZZATO SULL'UTILIZZO INTEGRATO DI TDCS E TRATTAMENTO ASSISTITO DAL ROBOT PER IL POLSO IN PAZIENTI POST-ICTUS IN FASE SUBACUTA

Mazzoleni S.*[1], Tran V.D.[1], Falchi E.[2], Posteraro F.[3] [1]

Istituto di BioRobotica, Scuola Superiore Sant'Anna ~ Pisa ~ Italy, [2]

Centro di Riabilitazione Auxilium Vitae ~ Volterra

(Pisa) ~ Italy, [3]

Ospedale Versilia, ASL Toscana Nord-Ovest ~ Camaiore (Lucca) ~ Italy

Introduzione:

L’ictus rappresenta la terza causa di morte nei paesi industrializzati e la prima causa di disabilità con un impatto sociale, economico e sanitario rilevante [1]. La riabilitazione di pazienti post-ictus si basa sul riapprendimento motorio, associato a modifiche funzionali e strutturali in differenti aree corticali [2]. Tra i metodi diffusi per facilitare le performance motorie e l’apprendimento in tali pazienti, vi è la stimolazione transcranica con corrente continua (tDCS). L’obiettivo del presente studio è la valutazione dell’utilizzo di tDCS associata a trattamento robotico riabilitativo per il polso in pazienti post-ictus in fase subacuta.

Materiali e Metodi:

Il presente studio è stato svolto presso il Centro di Riabilitazione Auxilium Vitae, Volterra (Pisa). Sono stati reclutati 39 pazienti in fase subacuta, suddivisi in due gruppi: il gruppo di controllo (GC) (n=19; età media: 68.74 ± 15.83; 12 uomini; 11 con emiparesi destra; 16 ischemici; valore iniziale di Chedoke-McMaster: 5.05 ± 1.08) ed il gruppo sperimentale (GS) (n=20; età media: 67.50 ± 16.30; 12 uomini; 11 con emiparesi destra; 20 ischemici; valore iniziale di Chedoke-McMaster: 4.30 ± 1.38). I pazienti hanno svolto un numero di sessioni variabile (range: 20-30) con il dispositivo robotico InMotion WRIST (Bionik Laboratories Corp., Watertown, MA, USA). In ciascuna sessione i pazienti hanno mosso l’effettore finale del robot cercando di completare lo schema a “clock”. Ciascuna sessione (t=30 minuti) è stata suddivisa nelle seguenti fasi: Training test (i.e., 16 movimenti assisiti); Record (i.e., 16 movimenti non assisiti); Adattiva (i.e., 320 ripetizioni assistite). I movimenti sono stati svolti nelle direzioni Nt, Nb, St, Sb, Et, Eb, Wt, Wb, svolgendo quindi movimenti di abduzione-adduzione (AA), flesso-estensione (FE) e prono-supinazione (PS). Il GS ha ricevuto una stimolazione con anodo su emisfero danneggiato per t=20 minuti per ciascuna sessione (intensità di corrente pari a 2mA) mentre il GC ha ricevuto una stimolazione “sham” attraverso un’attivazione iniziale (t=5 secondi), dopodiché non è stata somministrata alcuna corrente. Sono state utilizzante le seguenti scale cliniche: Fugl-Meyer (FM), Modified Ashworth Scale (MAS), Indice di Motricità (IM), e test Box and Block (B&B). In particolare per FM sono state considerate le sezioni per l’arto superiore (FM/ue), per spalla-gomito (FM/se) e per il poslo (FM/w), mentre per la MAS è stata considerata solo quella relativa al polso (MAS/w). Infine sono stati calcolati e analizzati i seguenti parametri cinematici: velocità media (Vmedia), il numero relativo ai reaching speed (NRS) definto NRS= (v_max-v ̅)/v_max , dove Vmax è la velocità massima ed il jerk normalizzato (JN) definito come JN=√(1/2 ∫▒〖J^2

dt〗*(〖durata〗^5/〖lunghezza〗^2 ) ) dove J è il jerk.

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Per valutare la precisione del movimento è stato inoltre proposto l’indice “Errore di Movimento” (EM) il quale è stato calcolato rispetto alle direzione Nt, St (EM=1/N ∑_(k=1)^N▒√(〖FE〗_k^2+〖PS〗_k^2 ) ) e per le direzioni Et e Wt ( EM=1/N

∑_(k=1)^N▒√(〖AA〗_k^2+〖PS〗_k^2 )). Il confronto tra prima (T0) e dopo (T1) (Tabella 1) è stato analizzato utilizzando il test statistico di Mann-Whitney o il Test di Fisher a seconda della continuità dei dati (p<0.05).

Risultati:

Il training proposto è stato ben tollerato dai soggetti inclusi in quanto non sono stati registrati eventi avversi. Tutte le misure cliniche, ad eccezione della MAS/w, mostrano cambiamenti significativi in entrambi i gruppi (Tabella 1). Sia nel GC che nel GS vi sono stati rispettivamente 3 e 2 soggetti non in grado di completare l’esercizio senza l’assistenza del robot nella fase Record. Per questo motivo i parametri cinematici ad essi associati sono stati esclusi dell’analisi. Per quanto riguarda i risultati cinematici è possibile notare cambiamenti significativi nella velocità media, nel jerk normalizzato e nel EM in entrambi i gruppi.

Conclusione:

Le prestazioni motorie dell’arto superiore risultano migliorate in entrambi i gruppi; per questo motivo è possibile concludere che il trattamento riabilitativo basato sulla contemporanea somministrazione di tDCS e terapia per il polso assistita dal robot non fornisce alcun vantaggio aggiuntivo. Questo può essere dovuto a diversi possibili fattori come l’intensità elevata del training proposto, il numero di ripetizioni associate alla terapia robotica e la contemporanea somministrazione di tDCS e terapia robotica. In futuro potrebbero essere considerati differenti tempi di somministrazione (ad es. prima tDCS, poi trattamento robotico).

Bibliografia:

[1] Feigin VL, Lawes CM, Bennett DA, et al. Stroke epidemiology: a review of population-based studies of incidence, prevalence, and case-fatality in the late 20th century. Lancet Neurol. 2003; 2: 43-53. [2] Pettersen R, Dahl T, Wyller TB. Prediction of long-term functional outcome after stroke rehabilitation. Clin Rehabil. 2002 Mar;16(2):149-59.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 20 CONFRONTO FRA GLI EFFETTI DI DUE MODALITÀ DI NEUROS TIMOLAZIONE NON INVASIVA A CORRENTE ELETTRICA CONTINUA DIRETTA A LI VELLO CEREBELLARE, ASSOCIATE A TRAINING ROBOTICO DELLA DEAMBULAZIONE I N PAZIENTI AFFETTI DA ESITI DI ICTUS CEREBRALE

Brugnera A.*[1], Filippetti M.[1], Castellazzi P.[1], Chemello E.[1], Gandolfi M.[2], Smania N.[2], Picelli A.[2]

[1]Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e

Movimento Università degli Studi di Verona. ~ Verona ~ Italy, [2]

UOC Neuroriabilitazione, AOUI Ospedale Universitario

di Verona, UOC Neuroriabilitazione, AOUI Ospedale Universitario di Verona ~ Verona ~ Italy

Introduzione:

Da recenti studi è emerso come nei pazienti colpiti da ictus cerebrale, la riabilitazione robotica associata alle tecniche di stimolazione spinale e transcranica diretta a corrente continua (tsDCS e tDCS) possano condurre, attraverso la modulazione dell’eccitabilità corticale, ad un maggior recupero nella deambulazione rispetto al training convenzionale. Ad oggi, non sono presenti sudi in Letteratura che indaghino l’utilizzo della TDCS cerebellare in pazienti affetti da ictus. Obiettivo dello studio randomizzato-controllato in singolo cieco è confrontare l’efficacia sul miglioramento delle deambulazione, di due modalità di neuro stimolazione non invasiva a livello cerebellare (tcDCS) di tipo catodica livello ipsi e contro lesionale, associata a tsDCS, in pazienti con esiti cronicizzati di ictus cerebri, sottoposti a trattamento robotico del cammino con G-EO System.

Materiali e Metodi:

Sono stati inclusi 20 pazienti affetti da ictus in fase cronica, i quali sono stati sottoposti, dopo procedura di randomizzazione, a 10 sessioni della durata di 20 minuti ciascuna, per cinque giorni alla settimana, per due settimane consecutive, a due protocolli riabilitativi diversi: protocollo con tcDCS cerebellare catodica ipsilesionale associata a tsDCSe protocollo con tcDCS cerebellare catodica controlesionale associata a tsDCS, entrambi applicati mentre il paziente eseguiva training robotico del cammino con G-EO System. Tutti i pazienti sono stati valutati prima (T0) e dopo il trattamento riabilitativo (T1), oltreché a distanza di due (T2) e quattro settimane (T3) dalla fine del trattamento. Le misure di outcome utilizzate sono state: 6-minute walking test (6MWT), Modifed Ashworth Scale (MAS), Motricity Index, Functional Ambulation Scale (FAC) e cadenza del passo misurata con sistema GAITRite.

Risultati:

Dal confronto tra i due gruppi di trattamento è emerso come il gruppo sottoposto tcDCS cerebellare catodica ipsilesionale associata a tsDCS abbia ottenuto un miglioramento significativamente maggiore nelle prestazioni al 6MWT sia nel breve termine che a distanza, oltre che un incremento nella cadenza del passo alla fine del trattamento, rispetto al gruppo di pazienti sottoposti a tcDCS cerebellare catodica cotrolesionale e spinale.

Conclusione:

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A fronte di questi risultati preliminari è possibile concludere che la stimolazione a corrente diretta continua cerebellare catodica ipsilesionale associata alla stimolazione a corrente diretta continua spinale potrebbe essere un valido e sicuro strumento riabilitativo nel favorire il recupero del cammino nei pazienti affetti da ictus cerebrale cronico.

Bibliografia:

Sharma N, Cohen LG. Recovery of motor function after stroke. Developmental Physchobiology, 2010; 10: 1002. Picelli A. Et al. Combined effects of transcranal direct current stimulation (tDCS) and transcutaneous spinal direct current stimulation (tsDCS) on robot-assisted gait training in patients with chronic stroke: A pilot, double-blind, randomized controlled trial. RestorNeurolNeurosci. 2015; 33: 357-68. Di Pino G. et al. Modulation of brain plasticity in stroke: a novel model of neurorehabilitation. Nat Rev Neurol, 2014; 10: 597-608.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 21 CHRONIC LOW BACK PAIN: VIRTUAL REALITY REHABILITATI ON AND REMOTE CONTROL OF FUNCTIONAL RECOVERY

Emedoli D.*[1], Alemanno F.[1], Locatelli M.[1], Houdayer E.[1], Tettamanti A.[1], Mortini P.[2], Mandelli C.[2], Iannaccone S.[1] [1]

Department of Rehabilitation and Functional Recovery, San Raffaele Scientific Institute, Milan, Italy ~ Milano ~ Italy, [2]

Department of Neurosurgery and Gamma Knife Radiosurgery, San Raffaele Scientific Institute, Vita-Salute University,

Milan, Italy ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

Chronic non-specific low back pain (CLBP) is usually defined as an unpleasant sensory and emotional experience lasting for at least 12 weeks [1]. Non-specific LBP has been reported as the most common type of low back pain and is defined as pain not attributed to a recognizable or specific pathology [2]. Previous studies have demonstrated that patients with CLBP may have impairments in the control of the deep trunk muscles [3; 4], maladaptive changes in sensory information processing and loss of cortical representation of the lumbar spine. CLBP patients experience a somatic misperception that can lead to an unconscious enhancement of the painful experience. The “distortion of self” can lead to incorrect pain rating, and increase pain perception itself or influence therapeutic outcome [5]. Based on these principles we hypothesize that virtual reality exercises will help patients to improve their motor control and a correct “cortical body image”. Primary Objective To assess the effect of VR motor control rehabilitation on pain in subjects with chronic low-back pain. The primary endpoint that relates to this objective is change from evaluation PRE (week 0) to evaluation POST (week 6) of the Numeric Rating Scale (NRS). Secondary Objectives To evaluate patients’ functionality, proprioception, participation and pain. The primary endpoint that relates to this objective is change from evaluation PRE (week 0) to evaluation POST (week 6) of kinematic data, level of activity, Roland and Morris Disability Questionnaire (RMDQ), and McGill Pain Questionnaire (MPQ).

Materiali e Metodi:

Thirteen patients aged between 18 and 75 (mean age 46.5 ± 12.6 years), with history of chronic pain more than 12 weeks have been recruited. To be eligible to participate in this study, candidates had to sign an informed consent, suffer from chronic non-specific low back pain from more than 12 weeks, did not to have disorder with contraindication to exercise, recent spinal surgery (<12 months), spinal pathology or pregnancy. Treatments consisted of 12 sessions of one hour, twice a week, for 6 consecutive weeks of virtual reality motor control rehabilitation provided using the Virtual Reality Rehabilitation System (VRRS) of Khymeia group. Subjects saw on a virtual reality screen an avatar or a feedback, moving in accordance with the

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body of the subjects, thanks to two sensors positioned on subject’s sternum and pelvis. The aim of these exercises was to regain a correct body motor control by isolating the trunk’s movements, moving only one sensor and leaving the other still in a specific position. During the evaluation PRE (week 0) and POST (week 6), in addition to the NRS, RMDQ and MPQ scores, were recorded the kinematics of the trunk. Specifically, were recorded maximal and average range of motion during 10 rotation, and an index of proprioception called repetition index. For all subjects were also collected data about their general functionality, level of activity and quality of sleep during two weeks before starting the first rehabilitation treatment (from Week -2 to Week 0) and during two weeks after the last rehabilitation session (from Week 6 to Week 8) by the smartwatch Garmin Forerunner/Sleep tracking 235.

Risultati:

All chronic low back pain patients improved in participation (RMDQ p=0.001), trunk functionality (Maximal range of motion – Rotation p=0.015; Average range of motion – Rotation p=0.008), proprioception (Repetition Index – Rotation p=0.008) and had a reduction in pain perception (NRS p=0.001; MPQ p=0.003). For all of the outcome measures significant differences between baseline and post 12 virtual reality motor control rehabilitation sessions were found using the Wilcoxon Signed-Rank Test, significance was determined at p<0.05. Both the scales NRS and RMDQ reached a clinical relevance of change, improving more than their minimal clinically important difference (MCID). The improvements for the NRS were on average 3.3 points (MCID 2.5 points) [6] and for the RMDQ the improvements were on average 4 points (MCID 3.5) [7]. Preliminary data on analysis of general functionality, level of activity and sleep were collected by the Garmin Forerunner/Sleep tracking 235.

Conclusione:

Virtual reality motor control rehabilitation, providing online feedbacks, seems to be a useful tool in order to improve coordination, control and proprioception of the trunk movements, that resulted in a significant reduction in pain perception, an enhanced body proprioception and a better functionality in chronic low back pain patients.

Bibliografia:

[1] Merskey & Bogduk, Classification of Chronic Pain, IASP Press 2011 [2] Airaksinen et al., Eur Spine J 2006 [3] Goubert et al., Pain Physician 2016; [4] Fortin & Macedo, Phys Ther 2013; [5] Spina et al., World Neurosurg. 2017; [6] Ostelo & de Vet, Best Pract Res Clin Rheumatol 2005; [7] Farrar et al., Pain 2001.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 23 RELIABILITY, VALIDITY AND SENSITIVITY OF A SET OF R OBOTIC MEASURES TO ASSESS THE UPPER LIMB IMPAIRMENT IN PATIENTS WITH STROKE

Germanotta M.*[1], Cruciani A.[1], Pecchioli C.[1], Loreti S.[1], Gower V.[2], Grosso C.[2], Negri L.[2], Mosca R.[3], Speranza G.[3], Cecchi F.[4], Giannarelli G.[4], Falsini C.[5], Vannetti F.[5], Galeri S.[6], Medici L.[6], Padua L.[1], Aprile I.[1] [1]

Fondazione Don Carlo Gnocchi ~ Roma ~ Italy, [2]

Fondazione Don Carlo Gnocchi ~ Milano ~ Italy, [3]

Fondazione Don

Carlo Gnocchi ~ Sant'Angelo dei Lombardi ~ Italy, [4]

Fondazione Don Carlo Gnocchi ~ Fivizzano ~ Italy, [5]

Fondazione

Don Carlo Gnocchi ~ Firenze ~ Italy, [6]

Fondazione Don Carlo Gnocchi ~ Rovato ~ Italy

Introduzione:

In the last few years, there has been an increasing interest in the use of robotic devices to treat the upper limb [1]. For their built-in technology in terms of sensors and actuators, these robotic devices are able to acquire data about kinematics and kinetics of patients' upper limb and therefore they can provide quantitative indices related to the upper-extremity movement quality. Even though these robot-derived measures can be used as outcome measures after the rehabilitation treatment, they need to be validated before being used in clinical practice [2]. Most of these devices act, and therefore, allow the rehabilitation of the proximal joints of the upper limb, while more attention should be paid also to the distal part. This results in the need for a set of robots and electromechanical systems, each of which acts on a different joint and/or on a different plane, in upper limb rehabilitation and evaluation of stroke patients. In 9 centers of the Fondazione Don Carlo Gnocchi, a set of 4 devices has been installed, after a rigorous evaluation of the robotic devices commercially available, to globally treat the upper limb. By using two of them (Motore, Humanware, and Amadeo, Tyromotion), a comprehensive evaluation of the upper limb impairment (both proximal and distal part) can be performed. To the best of our knowledge, the psychometric properties of the outcome measures provided by these devices have not yet been evaluated. Therefore, within a multicenter study aimed to compare a traditional and a robotic rehabilitation approach, we aimed to evaluate the psychometric properties of the metrics provided by Motore and Amadeo.

Materiali e Metodi:

Forty-eight patients with sub-acute stroke (mean age 64±11 years, mean time from lesion 88±42 days), and 40 age-matched healthy subjects were involved in this study. Robotic evaluation of the proximal upper limb performance (proximal evaluation) consisted of 6 measures of motor ability quantifying the dexterity in performing planar reaching movements. Specifically, the following measures were investigated: (1) Duration (time required to complete the task); (2) velocity_norm (average velocity, normalized to the mean velocity of healthy subjects; (3) Length_tot (global length of the path travelled by the subject); (4) Score (mean of the ratios between the actual distance covered by the patients and the required distance to be travelled); (5) Work_tot (line integral of the force along the path described by the patient); (6) Work_tan (the amount of total work directed towards the target). With respect to the distal part of the upper limb (distal evaluation), i.e. fingers, the evaluation tool of the robotic device provided the following measures: (1) flexion and (2) extension forces, (3) tonus and (4) spasticity (evaluated at three different velocities - V1, V2 and

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V3). The psychometric properties of the aforementioned metrics were evaluated in terms of reliability, validity and sensitivity. Specifically, to evaluate reliability, patients were evaluated twice, one day apart, and the obtained results were compared by using the Intraclass Correlation Coefficient (ICC2,k). To evaluate validity, we analyzed the correlation (Spearman's rank correlation coefficient) between the robotic measures and the following clinical scales: the Fugl-Meyer Assessment for the upper limb (FMA-UL), the Action Research Arm Test (ARAT), and the Barthel Index (BI) (proximal evaluation); and the British Medical Research Council (BMRC) at the hand, the Frenchay Arm Test (FAT) and the Modified Ashworth Scale at the elbow (MAS) (distal evaluation). Finally, to evaluate sensitivity, we compared data of the two groups (patients and control group) by means of Mann-Whitney tests.

Risultati:

The obtained results are reported in table 1. With respect the proximal evaluation, reliability was found to be excellent for all the 6 measures. Most of the proximal robotic indices were strongly correlated with the clinical scales, while only one was not correlated with the Barthel Index and weakly correlated with the remain two. Finally, all but one of the provided metrics were able to discriminate between the two groups. With respect the distal evaluation, force-related metrics provided by Amadeo showed an excellent reliability, validity and sensitivity. Tonus metric was found reliable and correlated with the MAS, but showed a poor sensitivity. Finally, spasticity metrics showed a poor to fair reliability, and a low sensitivity.

Conclusione:

Our results identified a set of quantitative measures (5 for the proximal part of the upper limb, 3 for the distal part) obtained with two robotic devices. These outcome measures are reliable, sensitive and valid and allow a global assessment (distal and proximal) of the upper limb impairment in stroke patients.

Bibliografia:

1. Mehrholz J, et al, 2015 2. Otaka E, et al, 2015

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Abstract 30 MONITORAGGIO DELLA TERAPIA ROBOTICA DELL’ARTO SUPER IORE IN PAZIENTI CON ICTUS IN FASE SUBACUTA: ANALISI DI PARAMETRI CINEMA TICI

Goffredo M.*[1], Mazzoleni S.[2], Criscuolo S.[1], Galafate D.[1], Posteraro F.[3], Franceschini M.[1] [1]

Dipartimento di Neuroriabilitazione, IRCCS San Raffaele Pisana ~ Roma ~ Italy, [2]

Istituto di BioRobotica, Scuola

Superiore Sant’Anna ~ Pisa ~ Italy, [3]

Dipartimento di Neuroriabilitazione, Azienda Usl Toscana nord ovest ~ Viareggio ~

Italy

Introduzione:

La Terapia Robotica (TR) dell’arto superiore è un trattamento intensivo, ripetitivo, ed interattivo che promuove l'apprendimento motorio in pazienti con ictus. Diversi studi hanno mostrato l'efficacia della RT nel migliorare la funzione motoria, rispetto ai trattamenti convenzionali [1]. In questo contesto, tuttavia, il monitoraggio delle prestazioni del paziente durante la TR è poco studiato, nonostante i robot possano registrare dati cinematici [2]. Una recente review sui Parametri Cinematici (PC) in TR dell’arto superiore [3] li ha classificati nei domini ICF e ha trovato una correlazione significativa con gli outcome clinici. In alcuni studi l'utilizzo di parametri cinematici è già stato eseguito insieme alle scale cliniche come metodo di valutazione della TR [3]. Obiettivo dello studio: studio dei dati cinematici acquisiti da un robot planare end-effector per la terapia dell'arto superiore in pazienti con ictus in fase subacuta per analizzare le prestazioni durante ogni seduta di TR.

Materiali e Metodi:

Sono stati reclutati 30 pazienti (65.9±11.9 anni) con ictus in fase subacuta con impairment motorio dell’arto superiore. Criteri di inclusione: età tra 18 e 80 anni; primo evento acuto; fase subacuta (entro 30±7 giorni dall’evento acuto); TR per almeno 20 sedute. Criteri di esclusione: impairment bilaterale; fase cronica (dopo 30±7 giorni dall’evento acuto); TR per meno di 20 sedute; grave deficit cognitivo o comportamentale; impossibilità di mantenere la posizione seduta; assenza di consenso informato. Valutazioni cliniche sono state effettuale all'inizio (T1) e alla fine (T2) della TR e i risultati sono mostrati come valori mediani: Motricity Index arto superiore paretico (MIul); e Barthel Index (BI) modificata. I soggetti hanno eseguito 20 sessioni giornaliere di TR dell’arto superiore con il sistema InMotion2 (Interactive Motion Technologies, USA) eseguendo esercizi di reaching in modalità assistita con movimenti di spalla e gomito, spostando l'end-effector da un target centrale a 8 target periferici equidistanti su una circonferenza di raggio 0.14 m. Ogni seduta è durata 45 minuti. I pazienti hanno anche ricevuto terapia convenzionale secondo il proprio progetto riabilitativo. Il robot ha registrato i dati cinematici dell’end-effector a 200 Hz. L’Accuratezza del Movimento (AcMov) ed il Tempo di Esecuzione del Task (TET) sono stati calcolati come PC rappresentativi di due domini ICF diversi [3]. L’AcMov è il valore assoluto medio della distanza di ciascun punto della traiettoria eseguita rispetto a quella ideale (linea retta tra il target centrale ed il periferico). Il TET è il tempo necessario per eseguire ogni singola traiettoria. Le quattro direzioni principali del movimento sono state analizzate separatamente. Il test di Wilcoxon è stato utilizzato per gli

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outcome clinici tra T1 e T2. L’ANOVA ad una via è stata applicata ai PC tra le diverse coppie di sessioni.

Risultati:

Tutti i pazienti hanno condotto la TR dell’arto superiore e nessuno è stato escluso dallo studio. I risultati delle scale cliniche tra T1 e T2 mostrano miglioramenti statisticamente significativi su BI (T1: 30; T2: 84; p<0.001) e MIul (T1: 43; T2: 77; p<0.001). L’analisi dei PC evidenzia che tutte le traiettorie eseguite nelle prime sedute di TR sono caratterizzate da una qualità di movimento inferiore rispetto a quelle delle ultime sedute. L’AcMov diminuisce durante il corso della TR in tutte le direzioni di movimento: le traiettorie eseguite con movimenti di estensione del gomito sono caratterizzate da valori medi e di deviazione standard di AcMov (2.5±1.9 cm) più elevati rispetto alle altre direzioni (1.9±1.2 cm). Lo studio della significatività calcolata tra AcMov di differenti sedute di TR mostra che la qualità di movimento ottenuta dopo la 5°seduta di trattamento (1.8±1.1 cm) è significativamente (p≤0.05) superiore a quella delle prime sedute (AcMov=2.7±1.6 cm) e tale andamento si mantiene costante anche nelle giornate successive. Analogamente, il TET diminuisce nel tempo (TETmax=10 s; TETmin=0.7 s) per poi stabilizzarsi (p≤0.05) dopo la 5°sessione di trattamento circa.

Conclusione:

Sono stati analizzati i PC acquisiti da un robot per TR dell’arto superiore in 30 pazienti con ictus in fase subacuta. I risultati clinici sono in accordo con la letteratura. L’analisi dei PC conferma che la TR migliora il recupero motorio in pazienti con ictus, i quali eseguono traiettorie più rettilinee e veloci alla fine della TR. L'accuratezza e la velocità dei movimento dopo la 5° seduta di TR sono significativamente più alte di quelle ottenute nelle prime sessioni. Studi futuri definiranno un modello di recupero motorio per personalizzare il trattamento riabilitativo.

Bibliografia:

1. Mehrholz J et al., Cochrane Database Syst Rev, 2012. 2. Bosecker C et al., Neurorehabilitation and neural repair, 2010. 3. Do Tran V et al., Medical Engineering and Physics, 2018.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 33 MENTAL MOTOR IMAGERY CLASSIFICATION FOR DEVELOPMENT OF NEUROFEEDBACK PROCEDURES FOR NEUROLOGICAL REHABILITATION

Miladinovic A.*, Accardo A.

Università degli studi di Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Despite the fact that Motor Imagery (MI), the ability to generate the mental correlate of motor and perceptive events in the absence of external stimuli, has been identified and studied for decades, the reliable technique for its Electroencephalographic (EEG) signature detection and classification is still in its infancy [1]. Accordingly, MI corresponds to an active process in which the representation of a particular action is mentally reproduced without any external output [2]. Neurofeedback (NF), a biofeedback EEG technique used for alleviating the symptoms of various neurological and psychiatric disorders [2], requires a series of analysis procedures for identifying and classifying the MI particular cerebral signals and features. Apart from expected reliability, the process needs to be performed in real-time, since results of the analysis are instantly sent back to the subject. As a matter of fact, physiotherapists have used MI without NF for gait freezing and general rehabilitation in Parkinson’s patients for a longer time. However, the effectiveness of the therapy is unpredictable because of the uncontrollable conditions (it is unknown if subject performs the task of Motor Imagery) [4]. To overcome this problem, various procedures of NF have been proposed [5].

Materiali e Metodi:

Literature shows that sensorimotor rhythms (SMR) are associated with the cortical areas directly linked to motor channels [2]. Hence, a movement and/or its preparation is detectable by event-related desynchronization (ERD) and event-related synchronization (ERS) [5] both happening at the primary sensorimotor area (S1-M1), the supplementary motor area (SMA) and the posterior parietal (PP) one [4]. The peculiarity of SMR relies on the fact that they are naturally connected to the cerebral areas devoted to movements, they are reinforced by training, and they are generated not only in the presence of the action but even with its imagination [2]. Moreover, the mental simulation and the physical execution of an action rely on the same cerebral structures and anatomical-functional systems [2]. Consequently, as these rhythms represent MI, its detection and classification are fundamental for NF procedures. The hypothesis is that due to shared anatomical-functional systems, the use of SMR through NF can be useful to reinforce also executive functions (e.g. movement planning) that mainly rely on the activity of the prefrontal lobes, activated before the movement itself [2].

Risultati:

Accordingly, we expect that (1) NF stimulation of the sensorimotor areas will reflect also in an increased activity of the prefrontal areas (i.e. motor planning area) and (2) a that there is a

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possibility to induce both an increase in the production of sensorimotor rhythms and a general relax [5]. Ultimately, both should allow better movement control and muscle recruitment.

Conclusione:

Therefore, the scientific objective of the work concerns the realization of new approaches for processing, real-time detection and classification of sensorimotor rhythms generated during Motor Imagery (MI), and finally, development of novel Neurofeedback (NF) procedures for various rehabilitation protocols with the aim to improve patients' quality of life. Acknowledgment: Project funded by European Social Fund (ESF) and region of Friuli Venezia Giulia within the scope of Smart Specialization Strategy Areas

Bibliografia:

[1] L. Gao, W. Cheng, J. Zhang, and J. Wang, “EEG classification for motor imagery and resting state in BCI applications using multi-class Adaboost extreme learning machine,” Rev. Sci. Instrum., vol. 87, no. 8, 2016. [2] J. Decety, “The neurophysiological basis of motor imagery,” Behavioural Brain Research, vol. 77, no. 1–2. pp. 45–52, 1996. [3] C. A. Lohnes and G. M. Earhart, “The impact of attentional, auditory, and combined cues on walking during single and cognitive dual tasks in Parkinson disease,” Gait Posture, vol. 33, no. 3, pp. 478–483, Mar. 2011. [4] G. Pfurtscheller, C. Brunner, A. Schlögl, and F. H. Lopes da Silva, “Mu rhythm (de)synchronization and EEG single-trial classification of different motor imagery tasks,” Neuroimage, vol. 31, no. 1, pp. 153–159, May 2006. [5] M. Thompson and L. Thompson, “Biofeedback for Movement Disorders (Dystonia with Parkinson’s Disease): Theory and Preliminary Results,” J. Neurother., vol. 6, no. 4, pp. 51–70, Sep. 2002.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 40 DIFFERENZA FRA ATTIVITÀ LUDICA E RIABILITAZIONE UTI LIZZANDO LA WII STUDIO MULTICENTRICO DI TIPO QUALITATIVO

Guerini Rocco D.*, Rota V.

SIRN ~ Trescorer Balneario ~ Italy

Introduzione:

Proponendo il gioco come attività riabilitativa si ottiene il rischio di degradare la riabilitazione a un contenitore che può contenere tutto. In letteratura ci sono evidenze dell’efficacia dell’uso della WII in riabilitazione, ma molti articoli riferiscono una associazione (abilità-tipo di gioco), senza però specificare in modo preciso, per ciascuna funzione, quali esercizi o videogames sono indicati e riportando solo degli esempi. La mancanza di descrizione dettagliata degli esercizi terapeutici limita la traslazione della ricerca alla clinica pratica. Lo scopo di questo studio è di definire, in modo condiviso fra gli operatori riabilitativi, le modalità per rendere il gioco con la Wii utilizzabile come proposta riabilitativa. Con questo obbiettivo, vanno definiti i punti chiave, che devono essere presenti, per permettere di trasformare il gioco in riabilitazione: Valutazione funzionale del paziente, Obbiettivi funzionali espliciti da ricercare con l'uso della Wii, Modalità per raggiungere gli obbiettivi, per cui definire quali giochi utilizzare, Livelli progressivi di difficoltà di esecuzione con definizione di quale successione di giochi utilizzare, Tempi di utilizzo

Materiali e Metodi:

Lo studio è di tipo qualitativo e multicentrico. Lo studio ha coinvolto 4 strutture della zona Bergamasca (Trescore Balneario e Cernusco sul Naviglio (reparti ospedalieri di Riabilitazione specialistica), Pandino (RSA), Gazzaniga (Centro Alzheimer di Riabilitazione specialistica).che utilizzavano lo strumento Wii come trattamento riabilitativo. Sono stati utilizzati 2 questionari. Nel primo questionario, veniva chiesto ai terapisti, per ciascuno gioco della Wii per quale capacità funzionali da stimolare veniva utilizzato e nel secondo questionario, i giochi dal più facile al più difficile da utilizzare in base al livello di compromissione della capacità funzionale. I dati sono stati analizzati, come nel metodo Delfi, confrontando la concordanza fra i terapisti nelle risposte per ciascun quesito.

Risultati:

I terapisti che hanno risposto al questionario sono stati 20. I giochi più utilizzati nei trattamenti riabilitativi sono Slalom, Biglie pazze (utilizzati dall'80% dei terapisti), Bolle di sapone e colpi di testa (70%), Ciclismo sull’isola, Palle di neve, Inclinopoli, Bolle di sapone plus, Il fiunambolo (5%). Nella ricerca dell’obbiettivo della stabilità posturale il gioco più facile appare essere nei pazienti più compromessi quello della Mezzaluna. Per un livello di difficoltà media si può utilizzare il gioco Bolle

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sapone plus. Per i pazienti con migliore abilità Il gioco Equilibrio su una gamba. Un secondo esempio riguarda la coordinazione degli arti superiori e inferiori dove il gioco più facile risulta essere Piegamenti con vogata, difficoltà media presentano Kubfu a ritmo e Il guerriero, difficile è il Supergiocoliere.

Conclusione:

Nello studio sono emersi i giochi più utilizzati in riabilitazione con la Wii, che possono essere considerati come schema di trattamento concordato, in base agli obbiettivi funzionali e ai livello di compromissione.

Bibliografia:

1- N Barrett, I Swain, C Gatzidis, C Mekeraoui, The use and effect of video game design theory in the creation of game-based systems for upper limb stroke rehabilitation, Journal of Rehabilitation and Assistive Technologies Engineering January.December 2016 vol 3 2- Lohse k, Shirzad N, Vester A Video games and rehabilitation: Using design principles to enhance engagement in physical therapy J Neurol Phys Ther 2013; 37:166-175 3- G Riva, Virtual environments in neuroscience. Information Technology in Biomedicine 1998; 2 (4) : 275-281 4- K Laver, S George, J Virtual reality for stroke rehabilitation. Eur J Phys Rehab Med 2015; 51: 497-506 5- P L Weiss, D Rand, N Katz, R Kizony, Capture virtual reality as a flexible and effective rehabilitation tool, J Neuroeng Rehabil. 2004; 1: 12. Published online 2004 Dec 20. 6- Bonnechère B1, Jansen B, Omelina L, Van Sint Jan S.Int The use of commercial video games in rehabilitation: a systematic review J Rehabil Res. 2016 Dec;39(4):277-290.. 7- Zhen Li, Xiu-Guo Han, Jing Sheng. Virtual reality for improving balance in patients after stroke: A systematic review and meta-analysis. Clinical Rehabilitation, First Published July 3, 2015 ................................................. 8- W M Heong A Systematic Review of Virtual Reality Stroke Therapy. Haelath , June 22, 2016 9- Reinthal A, Szirony K, Clark C, et al. ENGAGE: Guided activity-based gaming in neurorehabilitation after stroke: A pilot study. Stroke Res Treat 2012; 2012: 784232. 10-Adamovich SV, Fluet GG, Tunik E, et al. Sensorimotor training in virtual reality: A review. Neurorehabilitation 2009; 25: 29. 11- Lang CE, MacDonald JR and Gnip C. Counting repetitions: an observational study of outpatient therapy for people with hemiparesis post-stroke. J Neurol Phys Ther 2007; 31: 3–10.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 42 EFFETTI DI UN TRATTAMENTO INTENSIVO ROBOT-ASSISTITO SUL RECUPERO FUNZIONALE DELL’ARTO SUPERIORE IN PAZIENTI AFFETTI DA SPASTICITÀ: STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO IN SINGOLO CIECO IN PAZIEN TI CON ICTUS CRONICO

Dimitrova E.*[1], Valè N.[1], Battistuzzi E.[2], Mazzoleni S.[4], Battini E.[4], Gravina M.[5], Zatezalo V.[2], Geroin C.[1], Santamato A.[6], Picelli A.[1], Saltuari L.[3], Smania N.[1], Gandolfi M.[1] [1]

1. Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva (CRRNC), Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e

del Movimento, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy, [2]

Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e

Riabilitazione, Dipartimento di Scienze Neurologiche e del Movimento, Università degli studi di Verona, Italia. ~ Verona

~ Italy, [3]

Research Department for Neurorehabilitation South Tyrol, 39100 Bozen, Italy ~ Bolzano ~ Italy, [4]

4. Istituto di

biorobotica, Scuola Superiore Sant’Anna, Pontedera, Italia ~ Psa ~ Italy, [5]

Struttura Complessa di Medicina Fisica e

Riabilitazione Universitaria, Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli studi di Foggia

~ Foggia ~ Italy, [6]

Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale ~ Foggia ~ Italy

Introduzione:

Lo stroke rappresenta una delle maggiori cause di disabilità al mondo, causando importanti limitazioni delle attività e restrizioni della partecipazione sociale. la spasticità è uno dei principali sintomi che aumentano la disabilità del paziente con lesione del SNC. Le tecnologie robotiche per la riabilitazione post-ictus sono in rapido sviluppo e, secondo la letteratura, forniscono valido contributo al trattamento convenzionale. Il trattamento della spasticità prevede diversi approcci: riabilitazione e trattamento farmacologico. Studi recenti hanno dimostrato risultati incoraggianti riguardo il recupero dell’arto superiore dopo aver combinato l'iniezione di tossina botulinica seguito da trattamenti riabilitativi. L’obiettivo primario di questo studio è valutare gli effetti di un trattamento robot-assistito, utilizzando il dispositivo robotico “end-effector” Armotion, associato a trattamento focale della spasticità sul recupero funzionale dell’arto superiore nel paziente con esiti di ictus in fase cronica. L’obiettivo secondario è valutare gli effetti del trattamento sulla forza muscolare, i range di movimento, il tono muscolare e sui pattern di attivazione elettromiografica dei muscoli dell’arto superiore (sEMG).

Materiali e Metodi:

Nello studio hanno partecipato 25 pazienti afferiti alla UOC di Neuroriabilitazione dell’AOUI di Verona. Dopo una randomizzazione semplice i pazienti sono stati allocati a: gruppo sperimentale (GS=14), sottoposto a trattamento robot-assistito, o gruppo sperimentale (GS=11) , che ha ricevuto trattamento convenzionale. Ogni seduta è durata 45 minuti, con cadenza bisettimanale per cinque settimane. Entrambi i gruppi sono stati sottoposti precedentemente a trattamento farmacologico con tossina botulinica. I pazienti sono stati valutati prima e dopo la fine del ciclo riabilitativo. Misura di outcome primaria: Fugl-Meyer Assessment Scale (sezione per l'arto superiore). Secondarie: MAS, MRC, NRS, Active ROM e valutazione strumentale dei pattern di attivazione mediante Elettromiografia di superficie (sEMG). Al fine di ottenere un normativo, sono stati registrati segnali elettromiografici di 10 soggetti sani durante il task motorio “mano-bocca”. I segnali grezzi sono stati esportati ed analizzati in ambiente Matlab.

Risultati:

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Al termine del trattamento non sono state osservate differenze statisticamente significative tra i gruppi per la misura di outcome primaria. Il gruppo sperimentale ha mostrato differenze statisticamente significative per le seguenti misure di outcome secondarie: forza muscolare nei movimenti di abduzione di spalla (p=0,024), extrarotazione di spalla (p=0,020) e flessione di gomito (p=0,011), range di movimento nella supinazione di avambraccio (p=0,027); ha mostrato inoltre differenze tendenti alla significatività (p=0,059) per la forza muscolare nel movimento di supinazione di avambraccio. L’analisi intra-gruppo ha evidenziato modificazioni statisticamente significative in entrambi i gruppi riguardo la spasticità (GS: p=0,004, GC p=0,005). Nel GS sono state riscontrate modificazioni statisticamente significativi riguardo la MRC abduzione di spalla (p=0,024), extrarotazione di spalla (p=0,020), flessione di gomito (p=0,011)

Conclusione:

Il training robot-assistito mediante dispositivo “End-effector” Armotion associato a trattamento focale della spasticità può migliorare la funzione dell’arto superiore grazie all’incremento della forza muscolare ed al miglioramento dell’alterazione del tono muscolare in pazienti affetti da paresi spastica dell’arto superiore in esiti di ictus cerebrale. L’integrazione di dispositivi robotici nella riabilitazione di pazienti affetti da spasticità dell’arto superiore in esiti cronici di ictus cerebrale può essere un valido approccio per ottimizzare gli effetti del solo trattamento focale della spasticità.

Bibliografia:

Blank AA, French JA, Pehlivan AU, O'Malley MK. Current Trends in Robot-Assisted Upper-Limb Stroke Rehabilitation: Promoting Patient Engagement in Therapy. Curr Phys Med Rehabil Rep. 2014 Sep; Burgar CG, Lum PS, Scremin AM, Garber SL, Van der Loos HF, Kenney D, Shor P. Robot-assisted upper-limb therapy in acute rehabilitation setting following stroke: Department of Veterans Affairs multisite clinical trial. J Rehabil Res Dev. 2011; Chang WH, Kim YH. Robot-assisted Therapy in Stroke Rehabilitation. J Stroke. 2013 Sep; Duret C, Courtial O, Grosmaire AG, Hutin E. Use of a robotic device for the rehabilitation of severe upper limb paresis in subacute stroke: exploration of patient/robot interactions and the motor recovery process. Biomed Res Int. 2015; Pennati GV, Da Re C, Messineo I, Bonaiuti D. How could robotic training and botolinum toxin be combined in chronic post stroke upper limb spasticity? A pilot study. Eur J Phys Rehabil Med. 2015 Aug; Hesse S, Werner C, Pohl M, Rueckriem S, Mehrholz J, Lingnau ML. Computerized arm training improves the motor control of the severely affected arm after stroke: a single-blinded randomized trial in two centers. Stroke. 2005 Sep

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 46 TRAINING LOCOMOTORIO ROBOTIZZATO CON ESOSCHELETRO E KSO-GT™ IN SOGGETTI CON MIELOLESIONE INCOMPLETA MOTORIA: OUTCO ME FUNZIONALE DEL CAMMINO.

Bonatti E.[1], Baroncini I.[1], Volini S.[1], China S.*[1], Nalon C.[1], Giovannini G.[2], Giovannini T.[1], Bonavita J.[1] [1]

Unità Spinale - Montecatone Rehabilitation Institute ~ Imola (Bo) ~ Italy, [2]

Dipartimento di Scienze Statistiche ~

Università di Bologna ~ Italy

Introduzione:

L’esoscheletro antropomorfo EKSO-GT™ (Ekso Bionics, USA) è stato introdotto nella pratica riabilitativa all’interno dell’Istituto Montecatone come strumento terapeutico nel contesto del trattamento neuromotorio di training locomotorio in aggiunta alla riabilitazione convenzionale. (1) Dal 2015 al 2017 è stato condotto uno studio osservazionale volto a descrivere le risposte a tale training in soggetti mielolesi incompleti motori (AIS C o D) ai fini del raggiungimento del cammino funzionale in un setting di riabilitazione intensiva ospedaliera valutando nel contempo il grado di sicurezza e tollerabilità. (2)

Materiali e Metodi:

Dal campione totale reclutato (43 soggetti) è stata presa in analisi una sottopopolazione di 17 soggetti che al momento dell’inizio del trattamento non erano in grado di deambulare e che hanno successivamente raggiunto tale abilità; l’obiettivo primario di tale analisi è la descrizione delle risposte funzionali al training mediante la somministrazione di test specifici oggettivanti le caratteristiche cinetiche e di endurance della locomozione (10m e 6mWT) a tempi stabiliti (T1 dopo 12 sessioni e T2 dopo 18 sessioni) senza e con esoscheletro indossato. I pazienti arruolati hanno età compresa tra i 20 e 1 70 anni; il sesso maschile è il più rappresentato. L’eziologia traumatica della lesione è la più frequente. L’analisi statistica dei dati è stata condotta mediante l’utilizzo del software R utilizzando i test di Wilcoxon per dati appaiati.

Risultati:

Il 6mWT senza esoscheletro indossato si è dimostrato significativamente migliorato tra T1 e T2 in termini di maggior numero di metri percorsi (p-value 0.009152). Al contrario non si è registrata una variazione significativa tra T1 e T2 del 10m test. I dati dei due test sono stati quindi raffrontati nella loro acquisizione con e senza esoscheletro indossato sia a T1 che a T2. Il solo 6mWT a T2 ha evidenziato una differenza significativa (p-value 0.03763) per maggior numero di metri percorso senza esoscheletro indossato rispetto al test con esoscheletro.

Conclusione:

Dai risultati ottenuti possiamo confermare come il training robotizzato con esoscheletro EKSO-GT™ risulti sicuro e ben tollerato. Preliminarmente inoltre possiamo concludere che tale

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trattamento, proposto precocemente ed integrato all’interno di un percorso riabilitativo convenzionale, possa facilitare il recupero locomotorio di soggetti mielolesi incompleti, in particolare in termini di endurance. I nostri dati, di ridotta numerosità del campione, sembrano indicare che l’endurance con esoscheletro indossato possa risentire della maggior complessità di controllo e adattamento al device. Si può quindi ipotizzare che l’utilizzo di Ekso, precocemente in pazienti non deambulanti permetta un rapido raggiungimento del cammino funzionale autonomo, ma che questo, una volta raggiunto, possa essere esercitato anche con tutte le diverse metodiche in uso.

Bibliografia:

1 Gait training after spinal cord injury: safety, feasibility and gait function following 8 weeks of training with the exoskeletons from Ekso Bionics. Carsten Bach Baunsgaard, Ulla Vig Nissen, Anne Katrin Brust, Angela Frotzler, Cornelia Ribeill, Yorck-Bernhard Kalke, Natacha León, Belén Gómez, Kersti Samuelsson, Wolfram Antepohl, Ulrika Holmström, Niklas Marklund, Thomas Glott, Arve Opheim, Jesus Benito, Narda Murillo, Janneke Nachtegaal, Willemijn Faber,Fin Biering-Sørensen. Spinal Cord https://doi.org/10.1038/s41393-017-0013-7 2 Robot-Assisted Training for People With Spinal Cord Injury: A Meta-Analysis. Eddy Y.Y. Cheung, MPhil, Thomas K.W. Ng, MPhil, Kevin K.K. Yu, PhD, Rachel L.C. Kwan, MPhil, Gladys L.Y. Cheing, PhD. Archives of Physical Medicine and Rehabilitation 2017;98:2320-31

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 48 EFFETTI DI UN TRAINING ROBOTICO ASSOCIATO A REALTA’ VIRTUALE SUL CAMMINO E SULLE FUNZIONI COGNITIVE IN PAZIENTI AFFETTI DA SCL EROSI MULTIPLA: STUDIO PILOTA RANDOMIZZATO CONTROLLATO

Munari D.*[1], Fonte C.[2], Picelli A.[2], Cassini S.[2], Moser E.[2], Battistuzzi E.[2], Gandolfo M.[2], Gandolfi M.[2], Varalta V.[2], Smania N.[2] [1]

UOC Neuroriabilitazione - AOUI Verona, Italia ~ Verona ~ Italy, [2]

Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e

Cognitiva (CRRNC) Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento - Università degli Studi di Verona ~ Verona

~ Italy

Introduzione:

La coesistenza di problematiche motorie e cognitive nella Sclerosi Multipla (SM) rende sempre più evidente la necessità di una riabilitazione multidisciplinare. Dagli anni ‘90 i progressi della tecnologia hanno consentito lo sviluppo di sistemi robotizzati per la riabilitazione neurologica. Il limite più grande che tali macchinari hanno dimostrato di avere è quello di agire prevalentemente sulla componente motoria, tralasciando le componenti cognitive coinvolte nel movimento. Per questo, studi recenti hanno proposto la combinazione di essi con dispositivi di Realtà Virtuale (RV). Lo scopo primario di questo studio è di indagare gli effetti di un trattamento robotico assistito per il cammino (RAGT) associato a RV sulla velocità del cammino, sulla resistenza e sull’attenzione in pazienti affetti da SM. L’obiettivo secondario è di indagarne l’efficacia sull’equilibrio, sui parametri spazio-temporali del cammino, sulla memoria, sulle funzioni esecutive e sulla qualità di vita.

Materiali e Metodi:

Sono stati inclusi nello studio 17 soggetti, SM afferenti al Reparto di Neuroriabilitazione dell’Ospedale G.B. Rossi di Verona, nel periodo compreso tra novembre 2016 e ottobre 2017. I criteri di inclusione per lo studio erano: età > 18; Expanded Disability Status Scale (EDSS) tra 3 e 6; Mini Mental State Examination (MMSE) > 24; capacità di seduta senza supporto per il tronco; capacità di mantenimento della stazione eretta per almeno 10 sec. con supporto; no iniezione di tossina botulinica nei muscoli affetti o trattamento riabilitativo (sia motorio che cognitivo) nei 6 mesi precedenti il reclutamento. I criteri di esclusione erano: peggioramento significativo nelle 8 settimane precedenti il reclutamento; cambiamenti della terapia farmacologica per il trattamento della fatica nei 3 mesi precedenti il reclutamento; assunzione di farmaci che alterano l’attività del SNC (antiepilettici, neurolettici, benzodiazepine, antidepressivi) o con presunti effetti sulla plasticità del SNC (dopamina, fluoxetina, D-anfetamina); presenza di altre condizioni ortopediche o neurologiche che colpiscono gli arti inferiori (malattie muscoloscheletriche, osteoartite, neuropatie periferiche, sostituzioni di articolazioni); comorbilità cardiovascolari (recente infarto miocardico, insufficienza cardiaca, ipertensione non controllata, ipotensione ortottica). I pazienti sono stati randomizzati in un Gruppo Sperimentale (GS, n=8) e in un Gruppo di Controllo (GC, n=9) ed entrambi sottoposti ad un trattamento con il dispostivo robotico G-EO System®. Il GS ha eseguito il RAGT in associazione ad una RV, mentre il GC ha eseguito il RAGT in assenza di RV. Le valutazioni, eseguite prima del trattamento (T0), al termine (T1) e ad un mese di distanza dalla fine del trattamento (T2), sono state: 10 Meter Walking test (10MWT), 2 Minute Walking Test (2MWT),

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Berg Balance Scale (BBS), analisi del cammino con GAITRite, analisi dell’equilibrio con test stabilometrico, Paced Auditory Serial Addition Test (PASAT 2600), Associazione Simboli-Numeri (SIMB-NUM), Fluenza Verbale Fonemica (PFT), Apprendimento Visuo-Spaziale (V-S_IMM, V- S_DIFF), Listening Span Test (LST_CORR, LST_INTR), Trail Making Test (TMT), Sustained Attention to Response Test (SART), qualità di vita (MSQOL-54).

Risultati:

I risultati ottenuti attraverso il test di mann-whitney hanno dimostrato una differenza significativa tra il GS fil GC per quanto riguarda il 2MWT tra il T0 e il T1. Analizzando l’andamento all’interno dei due gruppi attraverso il test di Wilcoxon è emerso che i pazienti del GS hanno mostrato a T1 un miglioramento significativo per quanto riguarda il 2MWT (p=0,012), il 10MWT (p=0.012) e la BBS (p=0,012), PASAT (p=0,012), PFT (p=0,012), V-S_IMM (p=0,012) e MS-QOL physical (p=0,017). I pazienti del GC hanno mostrato un miglioramento significativo a T1 nel 10MWT (p=0.018) e la BBS (p=0,016) e nella MS-QOL mental (p=0,018).

Conclusione:

Dai risultati ottenuti emerge che un RAGT associato a RV è un trattamento sicuro e fattibile in pazienti affetti da SM. Tale trattamento ha portato miglioramenti significativi nella resistenza del cammino e in alcune componenti delle funzioni esecutive.

Bibliografia:

Schwartz, I. et al. Robot-assisted gait training in multiple sclerosis patients: a randomized trial. Mult. Scler. 18, 881–90 (2012); Gandolfi, M. et al. Robot-assisted vs. sensory integration training in treating gait and balance dysfunctions in patients with multiple sclerosis: a randomized controlled trial. Front. Hum. Neurosci. 8, 318 (2014); Straudi, S. et al. Does robot-assisted gait training ameliorate gait abnormalities in multiple sclerosis? A pilot randomized-control trial. NeuroRehabilitation 33, 555–563 (2013); Peruzzi A, Zarbo IR, Cereatti A, Della Croce U, Mirelman A. An innovative training program based on virtual reality and treadmill: effects on gait of persons with multiple sclerosis. Disabil Rehabil. 2017 Jul;39(15):1557-1563.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 81 TRATTAMENTO ROBOTICO DELLA MANO MODULATO IN BASE AL GRADO DI IMPAIRMENT IN PAZIENTI AFFETTI ESITI DI STROKE IN F ASE CRONICA: STUDIO MONOCENTRICO LONGITUDINALE

Miccinilli S.*, Bravi M., Santacaterina F., Simonetti D., Scotto Di Luzio F., Zollo L., Morrone M., Milighetti S., Bressi F., Sterzi S.

Università Campus Bio-Medico di Roma ~ Roma ~ Italy

Introduzione:

Il 35% dei soggetti colpiti da stroke presenta una severa disabilità dell’arto superiore e pochi studi finora hanno valutato l’efficacia di un trattamento riabilitativo robotico nel recupero motorio della mano. Obiettivo di questo studio è stato valutare l’efficacia di un trattamento riabilitativo mediante robot Gloreha ® nel recupero motorio di soggetti affetti da esiti di stroke in fase cronica con diversi livelli di disabilità.

Materiali e Metodi:

Nel presente studio monocentrico longitudinale soggetti affetti da esiti di stroke in fase cronica sono stati assegnati a due diversi gruppi di trattamento secondo la loro capacità di estendere il polso: per estensione di polso ≥ 20° il soggetto veniva sottoposto a trattamento con robot Gloreha ® di tipo attivo-assistito (gruppo A), per estensione di polso < 20° il soggetto veniva sottoposto a trattamento con robot Gloreha ® di tipo passivo (gruppo B). Tutti i soggetti in studio sono stati valutati prima e dopo il trattamento riabilitativo con Modified Ashworth scale, Upper Extremity Fugl-Meyer Assessment (FM), Motricity Index (MI), Motor Power Scale (MP), misurazione goniometrica dei movimenti del polso, misurazione dinamometrica della forza, Nine Hole Peg Test, Grip Test, Quick Dash Scale. Inoltre, alfine di ottenere una valutazione quantitativa soggettiva delle prestazioni, i soggetti sono stati valutati mediante il guanto sensorizzato, fornito in dotazione da Gloreha ®, al fine di confrontare il grado di apertura/chiusura delle singole dita prima e dopo il trattamento riabilitativo. I soggetti sono stati sottoposti a 20 sedute consecutive di trattamento della durata di 40 minuti ciascuna

Risultati:

Sono stati arruolati 13 soggetti, 6 dei quali assegnati al gruppo A e 7 al gruppo B. Il gruppo A ha mostrato miglioramenti statisticamente significativi relativamente a: score della MI (score “presa a pinza” p=0,023); score FM (score “spalla-gomito” p=0,026 e score totale p=0,027); score MP (item “chiusura della mano” p=0,020, score “estensione dorsale” p=0,014 e score totale p=0,026); score Ashworth (score totale p=0,039); score forza misurata al dinamometro (p=0,003). Il gruppo B ha mostrato miglioramenti statisticamente significativi relativamente a: score FM (score “spalla-gomito” p=0,026, score del polso p=0,016 e score totale p=0,017); MP (score “apertura della mano” p=0.011, score “chiusura della mano” p=0,011), FM (score totale p=0,016); Ashworth (score delle dita p=0,011, score supinazione p=0,008 e score totale p=0,017). La valutazione cinematica mediante il guanto sensorizzato ha confermato i risultati ottenuti con le valutazioni cliniche evidenziando un miglioramento significativo per entrambi i gruppi, in relazione al range di movimento delle singole dita.

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Conclusione:

Il trattamento con il robot Gloreha ® è stato ben tollerato dai pazienti e si è dimostrato efficace in soggetti con diversi livelli di impairment motorio della mano. Soggetti con deficit severo della mano possono trarre beneficio dal trattamento soprattutto in termini di spasticità, mentre soggetti con impairment minore possono presentare miglioramenti in termini di forza e funzionalità. La combinazione di un trattamento ripetitivo, intensivo, task-oriented con feedback sensori-motori risulta particolarmente appropriata in questi soggetti ed in accordo con i principi della action-observation therapy già descritta in letteratura.

Bibliografia:

1. Feasibility and efficacy of a robotic device for hand rehabilitation in hemiplegic stroke patients: a randomized pilot controlled study. Fabio Vanoglio et al. 2016, Clin. Rehabil. 2. Robot-Assisted Rehabilitation of Hand Paralysis After Stroke Reduces Wrist Edema and Pain: A Prospective Clinical Trial . Borboni A. et. Al. April 2017, J Manipulative Physiol Ther. 3. Effects of contralesional robot-assisted hand training in patients with unilateral spatial neglect following stroke: a case series study. al, Valentina Varalta et. 2014, Journal of Neuro Engineering and Rehabilitation, 11:160

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 91 UTILIZZO DEL BRACCIO ALUMJACO IN PERSONE CON MALATT IA NEUROMUSCOLARE CHE UTILIZZANO LA CARROZZINA ELETTRONICA: UN’ESPERI ENZA ITALIANA

Donvito G., Malberti I.*, Lizio A., Greco L., Rossi G., Sansone V., Carraro E.

Centro Clinico Nemo ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

Le malattie neuromuscolari sono patologie degenerative che comportano gradi variabili di disabilità, con interessamento delle funzioni di movimento, capacità respiratoria, comunicazione, deglutizione e funzione cardiaca. Il decorso di queste patologie comporta progressiva perdita di autonomia nelle attività di vita quotidiana (ADL), diminuzione della partecipazione attiva e necessità della presenza costante di un caregiver con un importante carico assistenziale. Ad oggi, le tecnologie assistive forniscono delle importanti risorse finalizzate a supportare le persone con disabilità nelle attività in cui la perdita delle funzioni corporee ha compromesso e/o reso impossibile lo svolgimento di una o più attività di vita quotidiana [1]. Lo sviluppo di tali ausili ha come ultimo fine, il raggiungimento del maggior grado di autonomia e partecipazione della persona con disabilità nel suo contesto di vita familiare sociale. Per quanto di nostra conoscenza vi sono pochi dispositivi robotici che implementano le abilità nelle attività del soggetto e non solo la funzione motoria; alcuni studi illustrano l’utilizzo del dispositivo manipolatore robotizzato Jaco2[2-5], composto da 6 segmenti di fibra di carbonio (attuatori) interconnessi, sperimentato in un gruppo di 7 pazienti affetti da lesioni midollari e distrofia muscolare. L’obiettivo di questo progetto è quindi valutare l’impatto psicosociale del dispositivo AlumJACO (Alumotion, Milano) in pazienti affetti da malattia neuromuscolare con gravi disabilità motoria, oltre ad indagarne gli effetti sull’autonomia, sulle ADL e sulle proprie aspettative rispetto ai bisogni quotidiani.

Materiali e Metodi:

Il progetto prevede il reclutamento di pazienti affetti da Amiotrofia Muscolare Spinale e Sclerosi Laterale Amiotrofica, presi in carico presso il nostro Centro (età compresa tra i 16 e 40 anni), che presentino un quadro clinico funzionale di tetraparesi, con residuo controllo del capo e del tronco e assenza di movimenti antigravitari degli arti superiori, ruolo attivo nel proprio contesto sociale e confidenza con l’utilizzo di carrozzina elettronica, gestita con l’arto superiore. I pazienti arruolati vengono dotati sulla carrozzina elettronica, del braccio AlumJACO che, attraverso la gestione con comando di guida a joystick, permette di raggiungere oggetti fino a 90 cm di distanza all’interno del proprio spazio di lavoro tridimensionale, afferrarli e rilasciarli con presa a pinza, grazie alla presenza delle dita robotiche come end-effector. Dopo adeguato addestramento, la carrozzina elettronica dotata di braccio robotico viene utilizzata dai pazienti reclutati per 10 giorni in contesti intra ed extradomiciliare in ADL. Saranno somministratecon tempistiche differenti in relazione alle fasi di studio (prima e dopo l’addestramento, dopo 3 giorni ed al termine dell’utilizzo) le seguenti scale di valutazione clinico-funzionali:

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• Psichosocial Impact of Assistive Devices Scale (PIADS) [6] • Questionario strutturato di valutazione dell’autonomia nelle ADL • Impact of Participation and Autonomy (IPA) [7] • Questionario non strutturato sulle aspettative • Zarit Burden Interview (ZBI) [8] • Prove cronometrate di 9 task motorio-funzionali predefiniti • Questionario strutturato di valutazione del device

Risultati:

Sono stati reclutati 5 pazienti (2M, 3F, di età media 23,80 ± 9,93) con valutazioni medie prima dell’addestramento all’uso pari a: PIADS 1.06±0.4; IPA nei subitems Autonomy Indoors 14.40±7.30, Family Role 14.40±6.6, Autonomy Outdoors 11.80±2.86, Social Life and Relationships 10.20±2.17, Work and Education 6.60±3.78; ZBI 29.80±6.65; Valutazione delle autonomie sulle ADL su questionario strutturato 23.40±15.19 (su punteggio massimo di 90).

Conclusione:

Ci si attende dai risultati delle valutazioni previste al termine dell’utilizzo di AlumJACO che tale device possa promuovere, facilitare e implementare le autonomie dei pazienti con gravi disabilità motorie con una conseguente riduzione del carico assistenziale oltre che miglioramento della qualità della vita.

Bibliografia:

1. Ding D et al. Assist Technol. 2003;15(2):89-97. 2. Maheu V et al. Rehabilitation Engineering and Assistive Technology Society of North America (RESNA) Annual Conference. July 2016, Washington 3. Routhier F et al. In proceedings of RESNA 2014. Indianapolis, IN, USA, June 11-15. 4. Routhier F et al. In proceedings of RESNA 2010. Arlington, USA 5. Maheu V et al. IEEE International Conference on Rehabilitation Robotics (2011). 1-5 6. Jutai J et al. Technology and Disability, 2002; 14(3), 107-111. 7. Cardol M et al. Clinical rehabilitation, 1999; 13(5), 411-419. 8. Bédard M et al. The gerontologist 2001; 41(5), 652-657.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 93 EFFETTI DI UN TRATTAMENTO ROBOT-ASSISTITO SULLA DES TREZZA MANUALE, AUTONOMIA NELLE ADL E ATTIVITÀ MUSCOLARE IN PAZIENT I CON SCLEROSI MULTIPLA: STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO

Valè N.*[1], Gandolfi M.[1], Dimitrova E.[1], Filippetti M.[2], Mazzoleni S.[3], Depaoli C.[2], Corradi J.[2], Battini E.[3], Castelli M.[4], Camin M.[4], Benedetti M.D.[5], Gajofatto A.[1], Ferraro F.[6], Saltuari L.[7], Waldner A.[8], Picelli A.[1], Smania N.[1]

[1]Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università degli studi di Verona ~ Verona ~ Italy,

[2]Scuola

di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università di Verona ~ Verona ~ Italy, [3]

Istituto di Biorobotica,

Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa ~ Pisa ~ Italy, [4]

ATSM Centro Franca Martini ~ Trento ~ Italy, [5]

USF Malattie

Demielinizzanti, Neurologia di Borgo Roma, AOUI Verona ~ Verona ~ Italy, [6]

6 ASST Carlo Poma ~ Mantova ~ Italy, [7]

Department of Neurology, Hochzirl Hospital ~ Zirl ~ Austria, [8]

Private Clinic Villa Melitta, Neurological Rehabilitation

~ Bolzano ~ Italy

Introduzione:

I disturbi della destrezza manuale in pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) sono causa di limitazioni funzionali che riducono il grado di autonomia nelle ADL e influenzano negativamente la qualità della vita (QoL) [1]. Tuttavia, ad oggi limitati studi hanno indagato gli effetti di un trattamento specifico per la riabilitazione dell'arto superiore in tali pazienti [2]. Nonostante l'integrazione di dispositivi robotici rappresenti uno sviluppo promettente nella riabilitazione neurologica, non vi è ancora una chiara evidenza sugli effetti di un trattamento robot-assistito sulla riabilitazione della destrezza manuale in soggetti con SM. Obiettivo primario: valutare l'efficacia di un training robot-assistito sul recupero funzionale dell'arto superiore (AS) in pazienti affetti da SM. Obiettivi secondari: valutare l'efficacia sull'uso dell'AS nelle ADL, sulla QoL, e sui pattern di attivazione muscolare mediante polielettromiografia dinamica di superficie (sEMG).

Materiali e Metodi:

E' stato condotto uno studio randomizzato controllato arruolando 44 pazienti affetti da SM e deficit nella destrezza manuale (EDSS: 2-8; età media 50±11 anni) randomizzati in un gruppo sperimentale (GS, n=21; trattamento Robot-assistito con Amadeo®) e un gruppo di controllo (GC, n=22, trattamento convenzionale). Entrambi i trattamenti hanno previsto 10 sedute (45'/seduta, 2 volte/settimana, 5 settimane) e venivano eseguiti da un fisioterapista esperto. Tutti i pazienti sono stati valutati in singolo cieco all'inizio (T0), al termine (T1) e al follow-up di 1 mese (T2). Outcome primario: Action Research Arm test (ARAT). Outcome secondari: Fugl-Meyer Assessment Motor scale (FMA), Multiple Sclerosis Quality of Life 54 (MSQOL-54) Nine Hole Peg Test (NHPT), Motor Activity Log (MAL), Assessment of Life Habits (LIFE-H) ed elettromiografia di superficie (sEMG). E' stata analizzata l'attività muscolare di 6 gruppi muscolari dell'AS in trattamento (deltoide anteriore/posteriore, bicipite/tricipite brachiale, estensore/flessore radiale del carpo) durante un task standardizzato di reach-to-grasp (Grasp section of ARAT). 14 controlli normodotati age-matched hanno eseguito la stessa valutazione sEMG al fine di raccogliere valori normativi di riferimento. Analisi dei dati: valutata la distribuzione normale dei dati (Shapiro-Wil Test) i dati clinici sono stati

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analizzati mediante two-way mixed ANOVA utilizzando il tempo come fattore within-group e il gruppo come fattore between-group (IBM SPSS Statistics for Windows, ver 20.0 NY, USA). Il segnale sEMG è stato processato mediante routine sviluppate in ambiente Matlab (Mathworks Inc., Natick, MA, USA). Al segnale filtrato e rettificato è stato applicato un algoritmo di root mean square a finestra mobile. Il segnale è stato infine normalizzato per ampiezza e tempo, per ottenere l'inviluppo dell'attività di ciascun gruppo muscolare in funzione della percentuale di movimento svolto.

Risultati:

L'analisi dei dati su 39 pazienti al netto dei drop out (GC n=18; GS n=21) nell'outcome primario (ARAT) ha mostrato un miglioramento significativo in entrambe i gruppi a T1 e T2 senza tuttavia evidenziare variazioni statisticamente significative fra i 2 gruppi. Per tutti gli outcome secondari entrambi i gruppi hanno riportato differenze statisticamente significative intragruppo. Solamente il GS ha riportato miglioramenti statisticamente significativi nell'uso dell'arto superiore valutato con scala MAL e LIFE-H. Il GS ha inoltre riportato un significativo aumento della forza in flessione (p<.001) ed estensione (p=.02) delle dita. L'analisi dell'attività muscolare ha mostrato deviazioni rispetto ai soggetti normodotati in entrambi i gruppi. Il GS ha mostrato un aumento significativo di attività dell'estensore radiale del carpo dopo il trattamento robot-assistito similmente ai soggetti normodotati. Questo effetto è stato osservato anche alla valutazione di follow-up.

Conclusione:

Sia il trattamento del GS che quello del GC si sono dimostrati efficaci nel migliorare la funzione e l'attività dell'AS in pazienti affetti da SM. Tuttavia, solamente il GS ha riportato miglioramenti significativi nell'uso dell'AS (scala MAL e LIFE-H). L'analisi preliminare dell'attività muscolare ha permesso di rilevare un aumento dell'attivazione dell'estensore radiale del carpo a seguito del trattamento nel GS.

Bibliografia:

[1] Wynia K. et al. The impact of disabilities on quality of life in people with multiple sclerosis. Multiple sclerosis 2008, 14, 972-980. [2] Spooren A.I.F et al. Motor training program of arm and hand in patients with multiple sclerosis according to different levels of the ICF: a systematic review. BMC Neurology 2012, 12:49, 1-11.

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Abstract 106 TASK-SPECIFIC PRACTICE BY SEMG BIOFEEDBACK ARMBAND FOR RECOVERY OF HAND FUNCTION, AFTER STROKE: A CROSS-SECTIONAL STUD Y

Pregnolato G.*[1], Bizzaro A.[1], Baldan F.[1], Maistrello L.[1], Di Girolamo M.[2], Favetto A.[2], Celadon N.[3], Ariano P.[3], Turolla A.[1] [1]

Laboratory of Neurorehabilitation Technologies, IRCCS San Camillo Hospital Foundation ~ Venice ~ Italy, [2]

Artificial

Physiology Group, Centre For Sustainable Future Technologies, Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia ~ Turin ~

Italy, [3]

Morecognition Srl ~ Turin ~ Italy

Introduzione:

Stroke is the first cause of permanent disability worldwide and recovery of hand function still remains the hardest target to achieve in the neurorehabilitation field. There is evidence that both intensity and specificity of motor exercises are the main drivers of effective treatment modalities, after stroke. Electromyography (EMG) biofeedback provides information to patients about timing and amplitude of their muscles activation in the form of visual and/or auditory amplification of their EMG signal. The aim of this study was to identify the clinical features of stroke survivors predicting the capability of performing different hand gestures as detected by their surface EMG (sEMG) signal at the forearm.

Materiali e Metodi:

The device is a wearable armband developed by the Istituto Italiano di Tecnologia in collaboration with Morecognition Srl and the IRCCS San Camillo Hospital Foundation. The device is composed by 8 dry bipolar sEMG electrodes able to detect muscles activation at the level of patients’ forearm, then through real-time processing, the main components of the acquired sEMG are extracted and exploited for controlling artificial environments. Following patients after first single stroke, without severe cognitive impairments were enrolled and assessed by: Fugl-Meyer Upper Extremity (F-M UE), Functional Independence Measure (FIM), Reaching Performance Scale (RPS), Box and Block Test (BBT), Modified Ashworth Scale (MAS), Nine Hole Pegborad Test (NHPT). Moreover, patients were asked to perform 10 specific planar movements with their paretic forearm and hand. Valid control of the device was defined as the ability to produce 10 different voluntary gestures of the hand. Descriptive statistics and regression models were used to infer which of the clinical scales were able to predict a valid control of the device.

Risultati:

A sample of 27 stroke patients were tested: 4 patients (14.8%) were not able to perform any movement, 4 (14.8%) patients performed some movements and 19 (70.4%) were able to reproduce all the movements. Data showed that FIM was positively associated with ability of controlling the device (ρ = 0.312, p = 0.112). Furthermore, linear regression models indicated that ability of using the device is significantly predicted by the F-M UE score (OR = 1.09, CI95%: 1.0003; 1.19) and not significantly from MAS (OR = 0.63, CI95%: 0.33; 1.19).

Conclusione:

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Multidimensional sEMG collected by a wearable armband seems to be a valid approach to detect intention to move of the hand after stroke, with potential to be exploited as biofeedback for augmented therapy. Future studies shall be directed to investigate the clinical cut-off of outcome measures for reference to therapy and potential therapeutic effects induced by this modality.

Bibliografia:

Arya KN, “Movement therapy induced neural reorganization and motor recovery in stroke: A review”, Journal of Bodywork & Movement Therapies, 2011 Pollock A, “Intervention for improving upper limb function after stroke (Review)”, Cochrane Database of Systematic Reviews, 2014 Pomeroy V, “Neurological Principles and Rehabilitation of Action Disorders: Rehabilitation Interventions”, Neurorehabilitation and Neural Repair, 2011

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Abstract 121 PREDITTIVITÀ DELL’OUTCOME MOTORIO MEDIANTE INDICI R OBOTICI NEL TRATTAMENTO PER L’ARTO SUPERIORE IN PAZIENTI CON IC TUS

Lamola G.*[1], Barsotti M.[2], Sotgiu E.[2], Procopio C.[1], Frisoli A.[2], Chisari C.[1] [1]

U.O. Neuroriabilitazione, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana ~ Pisa ~ Italy, [2]

PERCRO Lab, TeCIP Scuola

Superiore Sant’Anna ~ Pisa ~ Italy

Introduzione:

La riabilitazione dell'arto superiore nei pazienti con ictus è attualmente oggetto di dibattito. La terapia robotica ha dimostrato di essere efficace nel garantire un trattamento intensivo e altamente ripetitivo, ma anche nel fornire valutazioni quantitative utili da un punto di vista clinico. Il vantaggio delle misurazioni robotiche consiste nel registrare in maniera obiettiva le caratteristiche del movimento e utilizzarle come indici del progresso nel recupero motorio (Patel et al., 2012; Krebs et al., 2014). Il nostro studio si propone di verificare la predittività dell’outcome motorio calcolato mediante indici chinesiologici robotici dell’arto superiore in pazienti con ictus in fase cronica, allo scopo di customizzare il trattamento riabilitativo sulla base del miglioramento funzionale previsto.

Materiali e Metodi:

Sono stati selezionati 12 pazienti con emiparesi destra di grado lieve-moderato da ictus ischemico in fase cronica. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a trattamento robotico di 18 sedute (3 sedute a settimana), effettuato mediante un esoscheletro robotico per la porzione prossimale dell’arto superiore (spalla e gomito), consistente in una serie di esercizi riabilitativi e un esercizio valutativo in realtà virtuale. Le valutazioni cliniche e robotiche sono state effettuate all’inizio (T0) e alla fine del trattamento (T1). Sono state utilizzate le seguenti valutazioni cliniche: la scala Fugl-Meyer (FM) per l’arto superiore e il Bimanual Activity Test (BAT) per le attività di integrazione bimanuali. Ad ogni seduta riabilitativa, sono stati estratti dal dispositivo robotico due indici di valutazione strumentale della performance durante l’esecuzione di un apposito esercizio valutativo: il tempo di esecuzione (T) e la fluidità del movimento (S). È stata quindi condotta un’analisi di correlazione tra tali indici di performance. È stata utilizzata un'analisi di regressione per studiare la correlazione tra gli indici robotici a T0 e il cambiamento nel punteggio della FM (∆T1-T0). L’F-test sul modello di regressione è stato utilizzato per valutare il significato della relazione di regressione lineare tra la variabile di risposta e le variabili predittive.

Risultati:

Alla fine del trattamento si è evidenziato un miglioramento significativo nella FM (p<0.05) e nel tempo di esecuzione della BAT (p<0.01). Da un’analisi separata delle funzioni motorie prossimali e distali, è stato osservato un miglioramento sia a livello di spalla/gomito (FM, p<0.01) che nelle articolazioni distali (p<0.01) e nel tempo di esecuzione dei compiti di grasping (p<0.05) e nella motilità fine (p<0.01). I risultati ottenuti dagli indici strumentali hanno mostrato un marcato decremento del tempo di

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esecuzione del task (p<0.05) e un miglioramento significativo della fluidità (p<0.05). I risultati dell'analisi di regressione multilineare hanno evidenziato inoltre una correlazione significativa tra le prestazioni robotiche ottenute a T0 e il cambiamento nel punteggio della FM (R2 = 0.91). Ulteriori analisi di regressione condotte separatamente per la porzione prossimale e distale della scala FM hanno evidenziato che gli indici robotici di performance estratti a T0 possono prevedere in modo significativo il cambiamento nello score della FM relativo al segmento prossimale dell’arto superiore (R2 = 0.92) ma non il miglioramento nel segmento distale (R2 = 0.45).

Conclusione:

In questo studio sono state valutate le variazioni dei dati clinici ottenuti al termine di un trattamento riabilitativo specifico in correlazione con gli indici chinesiologici estratti dall’esoscheletro prima del trattamento. L’analisi di regressione suggerisce che gli indici strumentali possono essere predittivi in modo significativo del cambiamento clinico a livello del segmento prossimale dell’arto superiore; tale aspetto può essere giustificato in quanto l’esoscheletro robotico utilizzato nel presente studio è finalizzato prevalentemente al trattamento del distretto prossimale dell’arto superiore. I miglioramenti in termini di tempo di performance e di fluidità del movimento possono dunque rappresentare un indice predittivo del recupero funzionale dell’arto superiore in soggetti con emiparesi. La predittività dell’outcome motorio così calcolata può fornire inoltre le basi per la customizzazione del trattamento riabilitativo.

Bibliografia:

- Patel, S., Park, H., Bonato, P., Chan, L., & Rodgers, M. (2012). A review of wearable sensors and systems with application in rehabilitation. Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation, 9(1), 21. - Krebs, H. I., Krams, M., Agrafiotis, D. K., DiBernardo, A., Chavez, J. C., Littman, G. S., Rykman, A. (2014). Robotic measurement of arm movements after stroke establishes biomarkers of motor recovery. Stroke, 45(1), 200-204.

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Abstract 129 EFFETTO DI UN MAESTRO VIRTUALE PER IL RECUPERO DELL A FUNZIONE MOTORIA DELL’AS DOPO ICTUS.

Kiper P.*, Agostini M., Baba A., Berlingieri C., Pregnolato G., Baldan F., Maistrello L., Turolla A.

Fondazione Ospedale San Camillo IRCCS ~ Venezia ~ Italy

Introduzione:

L’ictus cerebrale è la prima causa di disabilità nel mondo, per le limitazioni della funzionalità dell’arto superiore (AS) e della qualità di vita quotidiana, che esso comporta. In neuroriabilitazione i trattamenti si basano sui paradigmi dell’apprendimento motorio, tra i quali vi è la pratica ‘task-oriented’ supervisionata. Per ottimizzare il recupero motorio dell’AS colpito, un numero sempre maggiore di studi sembra confermare l‘efficacia delle terapie innovative basate su sistemi di realtà virtuale (RV) [1]. Si ipotizza che un trattamento specifico per l’arto superiore, effettuato in un ambiente di RV arricchito con feedback rinforzato possa facilitare l'attivazione fisiologica delle aree del cervello dedicate all'apprendimento motorio [2]. L’obiettivo del progetto è quello di valutare se la continua visualizzazione di un maestro virtuale durante il trattamento RV, sia più efficace dello stesso trattamento senza la visualizzazione continua del maestro virtuale, per il recupero della funzione motoria dell'arto superiore nei pazienti con esiti di ictus.

Materiali e Metodi:

Sono stati arruolati pazienti affetti da un singolo ictus ischemico o emorragico e successivamente randomizzati in due gruppi: gruppo Ever Teacher e Never Teacher. Nel gruppo Ever Teacher i pazienti sono stati sottoposti ad un trattamento con RV con un feedback specifico chiamato "maestro virtuale" che veniva visualizzato online durante ogni ripetizione dell’esercizio. Nel gruppo Never Teacher ai soggetti veniva chiesto di eseguire gli stessi esercizi ma senza il feedback visivo del “maestro virtuale”. Per valutare l’effetto del trattamento sono stati utilizzati i seguenti parametri clinici e cinematici: la scala Fugl-Meyer per l’arto superiore (FM), la scala FIM, la scala Reaching Performance scale (RPS), il tempo, la velocità e i submovimenti. I valori cinematici sono stati valutati in base a tre movimenti: reaching, flessione della spalla fino a 90° (FlexSpalla) e abduzione con extrarotazione della spalla (AbdSpalla). I pazienti sono stati sottoposti al trattamento in RV per 1 ora al giorno, 5 volte a settimana, per 4 settimane, per un totale di 20 sedute. Per valutare il miglioramento in ogni gruppo è stato usato il Wilcoxon test, mentre per valutare la differenza tra gli outcome nei due gruppi è stato utilizzato il test Mann-Whitney U considerando una significatività p≤0.05.

Risultati:

Sono stati inclusi complessivamente 70 pazienti (gruppo Ever Teacher = 38 pazienti; gruppo Never Teacher = 32 pazienti, 25 femmine e 45 maschi) con età media di 59.7±15.4 e 7.1±6.4 mesi di distanza dal ictus. L’analisi ha dimostrato che tutti i parametri clinici e cinematici miglioravano significativamente in entrambi gruppi, Ever Teacher (FM: V=1 p<0.05; FIM V=11 p<0.05; RPS: V=11 p<0.05; Reaching: tempo – V=576 p<0.05, velocità – V=92 p<0.05, sub movimenti – V=198

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p<0.05; FlexSpalla: tempo – V=573 p<0.05, velocità – V=95 p<0.05, sub movimenti – V=196 p<0.05; AbdSpalla: tempo – V=472.5 p<0.05, velocità – V=13 p<0.05, sub movimenti – V=155 p<0.05;), e Never Teacher (FM: V=28 p<0.05; FIM V=48 p<0.05; RPS: V=30.5 p<0.05; Reaching: tempo – V=217.5 p<0.05, velocità – V=58 p<0.05, sub movimenti – V=65 p=0.190; FlexSpalla: tempo – V=356 p<0.05, velocità – V=57 p<0.05, sub movimenti – V=74 p<0.05; AbdSpalla: tempo – V=289 p<0.05, velocità – V=24 p<0.05, sub movimenti – V=86 p<0.05;). Mentre non sono emerse differenze significative tra i due gruppi di trattamento nelle scale cliniche, (FM: U=651.5 p=0.472; FIM: U=564.5 p=0.462; RPS: U=512 p=0.863), nel movimento di reaching (tempo – U=381.5 p=0.064, velocità – U=594.5 p=0.342, sub movimenti – U=103.5 p=0.338) e di FlexSpalla (tempo: U=590.5, p=0.340; velocità: U=610.5, p=0.222; sub movimenti: U=139.5, p=0.740). Inoltre, nel movimento di AbdSpalla la differenza è risultata significativa solo nel parametro di velocità (tempo: U=412.5, p=0.372; velocità: U=618.5, p=0.044; sub movimenti: U=141.5, p=0.770). L’analisi di regressione ha dimostrato che il tempo dall’ictus influenza negativamente la scala FIM (R=0.79, p=0.013).

Conclusione:

I risultati dimostrano che il trattamento nell’ambiente virtuale può indurre miglioramenti significativi per il recupero dell’AS in seguito ad ictus, sia con la presenza di un maestro virtuale, che senza. Sembra che la facilitazione di un unico paradigma di apprendimento motorio (i.e. apprendimento supervisionato) non modifichi sostanzialmente il recupero della funzione motoria dell’AS, che potrebbe invece essere favorita dalla multimodalità del trattamento proposto.

Bibliografia:

1. Laver KE, George S, Thomas S, Deutsch JE, Crotty M. Virtual reality for stroke rehabilitation. Cochrane Database Syst Rev. 2015; (2):CD008349. 2. Kiper P, Zucconi C, Agostini M, Baba A, Dipalma F, Berlingieri C, Longhi C, Tonin P, Turolla A. Assessment of virtual teacher feedback for the recovery of the upper limb after a stroke. Study protocol for a randomized controlled trial. Med Rehabil. 2016; 20(3): 13-20.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 130 SCLEROSI MULTIPLA GRAVE E TRATTAMENTO ROBOTIZZATO C ON ERIGO

Hamedani M.*[1], Brescia M.[2], Chioggia S.[2], Schenone A.[3], Tognetti P.[2], Leoni V.[3] [1]

Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili (DINOGMI) / ASL 4

S.C. Medicina Fisica e Riabilitazione di Sestri levante. ~ GENOVA ~ Italy, [2]

ASL 4 S.C. Medicina Fisica e Riabilitazione di

Sestri levante ~ Sestri Levante ~ Italy, [3]

Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze

Materno-Infantili (DINOGMI) ~ Genova ~ Italy

Introduzione:

La Sclerosi multipla (SM) è causa di grave disabilità. La terapia riabilitativa si adatta alle differenti fasi della malattia, anche se i soggetti con SM in fase avanzata (EDSS ≥7) diventano inattivi. Erigo è un robot associato a sistemi di scarico di peso, con simulazione dello schema del passo che consente una precoce e sicura mobilizzazione secondo uno schema di movimento funzionale, in pazienti neurologici in fase acuta o con gravi esiti a lungo termine, al fine di contrastare gli effetti negativi dell’immobilità con una stimolazione sensori-motoria e di portare alla stabilizzazione dei parametri vitali del paziente in stazione eretta. L’obiettivo di questo studio è quello di verificare l’efficacia di un trattamento riabilitativo tramite il robot Erigo nella SM in fase avanzata al fine di ridurre il dolore, la frequenza degli spasmi e la spasticità, migliorare funzionalità sfinterica e la resistenza alla fatica.

Materiali e Metodi:

Sono stati presi in esame i pazienti SM, afferenti all’ASL 4 e la S.C. Medicina Fisica e Riabilitazione di Sestri Levante con criteri di inclusione: EDSS ≥7 e criteri di esclusione: Peso>135kg, piaghe da decubito, grave insufficienza cardiaca, gravi disturbi cognitivi. I pazienti hanno eseguito una visita fisiatrica ed è stata somministrata una serie di scale: Numerical Rating Scale (NRS), Ashworth Modificato (MAS), Barthel index (BI), Motricity index (MI), Spasm frequency (SFS), Wexner, Trunk Control Test (TCT) ed è stato misurato ROM su anca, ginocchio e caviglia. Ogni paziente ha poi eseguito un ciclo di 20 sedute individuali per un’ora, 2/settimana. Sono stati raccolti i dati di 5 pazienti: 2 con trattamento robotico, 2 con trattamento tradizionale, 1 è uscito dal gruppo robotica per insorgenza di dolori articolari. In ogni seduta sono stati monitorati i parametri vitali in tre tempi: T0= pre-trattamento in posizione orizzontale, T1= a metà trattamento, T2= post trattamento in posizione orizzontale. Alla fine delle 20 sedute è stata ripetuta la valutazione riabilitativa completa.

Risultati:

Al termine del periodo di trattamento, Erigo ha comportato un miglioramento del dolore NRS da 8 a 4.5 punti, SFS da 4 a 1 episodi/giorno, MI un aumento del punteggio, con una variazione di 16,5 punti per entrambi gli arti, BI da 15 a 22,5 per un migliore “controllo sfinterico del retto” e la scale Wexner che dimostra una migliore “sensibilità” allo stimolo e riduzione occasionale incontinenza fecale. MAS dimostra solo una paziente ha mostrato una riduzione della spasticità a livello dell’anca e della caviglia ad entrambi gli arti. Il trattamento tradizionale ha dimostrato, NRS da 3 a 2 punti, SFS non si apprezza nessun cambiamento, MI mostra un aumento del punteggio, con le

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variazioni di 5,5 punti all’ AI dx e di 2,5 all’AI sx. BI e Wexner rimangono invariati, MAS non si sono rilevate variazioni alla valutazione finale. In entrambi i gruppi il TCT nessuno cambiamento, cosi come i ROM funzionali. Per i pazienti del gruppo robotico, nel arco di 20 sedute, aumenta la resistenza alla fatica con aumentare del numero di steps, la cadenza ed il carico applicato agli arti inferiori. I dati dei parametri vitali dimostrano che i pazienti trattati con Erigo hanno un aumento significativo P<0.05 della pressione massima e minima e frequenza cardiaca a metta trattamento in posizione verticale con correlazione di Pearson 0.356, 0.588 e 0.292; Dimostra che i pazienti fanno un’attività fisica adatta e controllata, mentre non si osserva nessuna modificazione nel gruppo di controllo. Il follow-up a distanza di 3 mesi relativo al gruppo sperimentale, mostrano una graduale riduzione dei miglioramenti ottenuti a fine ciclo riabilitativo, con punteggi che rimangono però sempre superiori a quelli delle valutazioni iniziali; I risultati della scale Wexner dimostrano che i 10 punti ottenuti alla valutazione di fine ciclo riabilitativo permangono. Il punteggio medio dell’indice di BI rimane invariato, cosi come TCT.

Conclusione:

Erigo ha determinato un miglioramento del dolore, della frequenza degli spasmi, della resistenza alla fatica e della riduzione occasionale d’incontinenza fecale maggiore rispetto a gruppo di controllo. Potrebbe essere considerato un trattamento riabilitativo efficace per i pazienti in questa fase critica della malattia, dimostrando miglioramenti nelle scale proposte, che si mantengono anche se in misura minore al follow up. É in corso uno studio con un numero maggiore di soggetti per confermare tali promettenti risultati anche dal punto di vista statistica.

Bibliografia:

1-Quality improvement in neurology: Multiple sclerosis quality measures, Neurology. 2015 Nov 24; 85(21): 1904–1908 2-Multidisciplinary rehabilitation for adults with multiple sclerosis,Cochrane Database of Systematic Reviews 2007. 3-Novel Tilt Table with integrated robotic stepping mechanism, 9th International Conference on Rehabilitation Robotics June 28 - July 1, 2005, Chicago, IL, USA

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 144 CEREBRAL HEMODYNAMIC EVALUATION WITH TRANSCRANIAL C OLOR DOPPLER DURING ROBOT-ASSISTED LEG MOVEMENT.

Caruso P.*, Ridolfi M., Furlanis G., Ajcevic M., Manganotti P.

ASUITS ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Cerebral blood flow (CBF) is closely related to cerebral metabolism and brain function, has been shown that mental and motor activities induce an increase of CBF because of increased regional demand for O2, glucose and other metabolites [1]. Data on cerebral blood flow changes during movement have been described with Magnetic resonance, PET, TCD and SPECT functional studies. Among all techniques TCD is a noninvasive and repeatable tool for identification/quantification of cerebral reactivity and CBF changes. Previous studies showed a rise of CBV velocity (CBFv) during sensorimotor paradigms [2]. However, most of these studies assessed the CBFv change in the later period of each paradigm and did not focus on beat-to-beat CBFv adjustment. Moreover, there are no data on evaluation of CBF changes during robot assisted movement. This study aimed to investigate the cerebral hemodynamic beat-to-beat response to robot-assisted and motor imagery task of foot in healthy subjects.

Materiali e Metodi:

Continuous recording of bilateral cerebral blood flow velocity of the middle cerebral artery (MCA) using TCD was conducted in 7 healthy subjects during passive-robot assisted and imagery task performed with right, left and both ankles alternately. 4 repetitions of the passive flexion/extension of ankle joints was carried out with the robot-assisted single-joint cyclic ankle movement of the BTS ANYMOV robotic hospital bed (BTS Bioengineering, Milan, Italy) [3]. Imagery task consisted of the movement imagination of the same movement.

Risultati:

The CBFv change of the right and left MCA were recorded in 7 young healthy subjects (main age 25, 4 women, 3 men) during passive and motor imagery paradigms of the right and left leg, 30 seconds for each paradigm and for each leg and artery. Considering the main systolic pick velocity flow at rest, in the preliminary data, 4 patients showed an increase of systolic pick velocity both during passive movements and imagery task. The main increment for each patients was calculated around the 40-45%, for each task, no differences were seen between the two hemispheres. No sex modifications were seen.

Conclusione:

We have seen that passive and motor imagery paradigms of 30-s duration in healthy participants led to a hemodynamic responses with increment of systolic pick in the middle cerebral artery flow, with no significant difference for the ipsilateral and contralateral hemispheres.

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Further studies, are required to establish the clinical value of interchangeable motor paradigms in patients with stroke and other cerebrovascular conditions.

Bibliografia:

1. Phillips AA, Chan FH, Zheng MMZ, Krassioukov AV, Ainslie PN. Neurovascular coupling in humans: Physiology, methodological advances and clinical implications. Journal of Cerebral Blood Flow & Metabolism. 2016;36(4):647-664. doi:10.1177/0271678X15617954. 2. Sato K, Moriyama M, Sadamoto T. Influence of central command on cerebral blood flow at the onset of exercise in women. Exp Physiol 2009;94:1139–1146. 3. Formaggio E, Masiero S, Bosco A, Izzi F, Piccione F, Del Felice A. Quantitative EEG Evaluation During Robot-Assisted Foot Movement. IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng. 2017 Sep;25(9):1633-1640. doi: 10.1109/TNSRE.2016.2627058.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 157 INTEGRATED ROBOTIC TECHNOLOGICAL REHABILITATION STU DY (INTEREST) FOR THE UPPER LIMB TREATMENT IN SUBACUTE STROKE PATIENTS: A MULTICENTER RANDOMIZED CONTROLLED TRIAL

Aprile I.*, Germanotta M., Cruciani A., Pecchioli C., Loreti S., Padua L.

Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus ~ Milano ~ Italy

Introduzione:

Stroke is the first cause of disability in the world (1), with a very high social impact. Recovery is partial in 85% of stroke survivors (2), 35% of whom have a persisting serious disability. The increase in lifespan is leading to a rise in the incidence of stroke, and therefore to a rise in the number of people requiring a rehabilitation program. Rehabilitation programs are mainly focused on walking recovery, with insufficient attention being paid to upper limb recovery. Thirty to 60% of patients treated with conventional therapy present functional deficits of the paretic arm, resulting in an impairment of activities of daily living (3,4). Robot-mediated therapy (RT) has been proposed in the literature as a viable approach for the rehabilitation of the upper limb (5-7). The aim of this study is to assess the effectiveness of robotic rehabilitation program targeting all the upper limb joints in stroke patients, using a set of robotic and technological systems, compared with a conventional approach.

Materiali e Metodi:

In the RG, patients were treated with the following devices: Amadeo, Pablo, Diego and Motore, with a ratio one therapist to three/four patients. In the CG, a ratio of one therapist to one patient were used. Rehabilitation treatment was performed daily for 45 minutes, for a total of 30 sessions. Evaluations were performed at baseline, after the treatment ad three months later, using: Fugl-Meyer Assessment scale (FMA), Motricity Index (MI), British Medical Research Council (BMRC), Modified Ashworth Scale (MAS), Frenchay scale, ARAT, Modified Barthel Index. To evaluate pain and quality of life DN4, NRS and SF-36 were used.

Risultati:

Between May 2016, and October 2017, 632 cases were screened and 224 were randomized: 111 to Robotic group (RG), 113 to Conventional group (CG). The mean age of participants was 69 years (SD = 11.2) and 56.7% were male (Table 1). The vast majority (73.7%) of participants had an ischemic stroke, and the stroke occurred most frequently in the anterior circulation (70.3.0%); only 15.2% involved the posterior circulation and 14.5% were lacunar stroke. The average time from onset was 46.6 days (40.8), ranging from 14 days to 180 days. The majority of participants (52.7%) had a left affected side; the 20.1% had a language impairment, while the 20.5% had neglet syndrome. After treatment both group significantly improve in FM, MI, ARAT, BMRC and BI. Ashworth at the elbow significantly increased after treatment only in CG.

Conclusione:

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These preliminary data showed that both robotic and conventional therapy are efficacy to improve motor function and activity of the upper limb in subacute stroke patients. *Participants: Roma Santa Maria della Provvidenza (RM): Irene Aprile, Marco Germanotta, Arianna Cruciani Cristiano Pecchioli, Simona Loreti, Stefania Lattanzi, Laura Cortellini, Dyonisia Papadopulous, Giuliana Liberti, Francesca Panzera, Piera Mitrione, Dario Ruzzi, Giuliana Rinaldi; Sabina Insalaco, Luca Padua; Roma Santa Maria della Pace (RM): Fabio De Santis, Pietro Spinelli, Serena Marsan, Ilaria Bastoni, Annarita Pellegrino, Costanza Pazzaglia; Milano (MI): Angelo Montesano, Anna Castagna, Cristina Grosso, Paola Ammenti, Davide Cattaneo, Azzinnaro Luca, Barbieri Daniela, Cassani Silvia, Corrini Chiara, Meotti Matteo, Parelli Riccardo, Spedicato Albino, Zocchi Marta, Marcella Loffi, Domitilla Manenti, Laura Negri; Rovato (BS): Silvia Galeri, Fulvia Noro, Luca Medici, Romina Garattini, Federica Bariselli, Marin Luli, Stefano Negrini; La Spezia: Manuela Diverio, Elena Giannini, Assunta Gabrielli, Barbara Deidda, Benedetta Gnetti, Paola Beatini, Giulia Giansanti, Angela Lograsso, Stefania Callegari; Firenze (FI): Assunta Pizzi, Catiuscia Falsini, Antonella Romanelli, Gabriella De Luca, Federica Vannetti, Elisabetta Simoncini, Monica Martini, Elisa Peccini; Massa e Fivizzano (MS): Francesca Cecchi, Lucia Avila, Maria Assunta Gabrielli, Manuele Barilli, Elisabetta Bertocchi, Giorgia Giannarelli, Elisabetta Lerda, Miriam Vasoli, Paolo Rossi, Valter Marsili, Brunella Tognoli, Andrea Bertolini; Sant’Angelo dei Lombardi (AV): Giovanni Vastola, Gabriele Speranza, Massimo Colella, Rita Mosca, Gaetanina Competiello, Antonietta Chiusano, Antonella Della Vecchia, Soriano Pasqualina, Michela Pagliarulo; Tricarico (MT): Nicola Lioi, Federico Marrazzo, Stefano Larocca, Roberta Calia, Sara Benevento, Olga Toscano, Lategana Michele; Acerenza (PZ): Vito Remollino, Emanuele Langone, Marcello Magliulo, Giuseppe Araneo, Lucia Galantucci

Bibliografia:

1. S. Go, D. Mozaffarian, V. L. Roger et al., “Heart disease andstrokestatistics-2014 update: a report from the American HeartAssociation,”Circulation,vol.129,pp.e28–e292,2014. 2. T. Truelsen, B. Piechowski-J´ o´zwiak, R. Bonita, C. Mathers, J. Bogousslavsky, and G. Boysen, “Stroke incidence and prevalence in Europe: a review of available data,”European Journal ofNeurology,vol.13,no.6,pp.581–598,2006. 3. Gowland, “Recovery of motor function following stroke profile and predictors,”Physiotherapy Canada,vol.34,no.2,pp. 77–84,1982. 4. G. Kwakkel, R. C. Wagenaar, B. J. Kollen, and G. J. Lankhorst, “Predicting disability in stroke: a critical review of the literature,”AgeandAgeing,vol.25,no.6,pp.479–489,1996. 5. Norouzi-Gheidari N, Archambault PS, Fung J. Effects of robot-assisted therapy on stroke rehabilitation in upper limbs: systematic review and meta-analysis of the literature. J Rehabil Res Dev. 2012;49(4):479-96. Review. 6. Mehrholz J, Hädrich A, Platz T, Kugler J, Pohl M. Electromechanical and robot-assisted arm training for improving generic activities of daily living, arm function, and arm muscle strength after stroke. Cochrane Database Syst Rev. 2012 Jun 13;6:CD006876. doi: 10.1002/14651858.CD006876.pub3. 7. Mehrholz J, Pohl M, Platz T, Kugler J, Elsner B. Electromechanical and robot-assisted arm training for improving activities of daily living, arm function, and arm muscle strength after stroke. Cochrane Database Syst Rev. 2015 Nov 7;11:CD006876. doi: 10.1002/14651858.CD006876.pub4. Review.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 159 BRAIN OSCILLATORY CHANGES DURING ROBOT-ASSISTED AND IMAGINED LEG MOVEMENT

Ajcevic M.[1], Ridolfi M.[2], Furlanis G.[2], Caruso P.*[2], Manganotti P.[2] [1]

University of Trieste ~ Trieste ~ Italy, [2]

ASUITS, University of Trieste ~ Trieste ~ Italy

Introduzione:

Robot-assisted therapy in patients with neurological disease is an attempt to improve impaired motor function. A better understanding of cortical modifications after robot-assisted training could aid in refining rehabilitation therapy protocols for stroke patients. EEG cortical activity during robotic assisted task has extensively studied for upper limb, showing a high similarity of neural activations during passive and imagined movements [1], while there is less knowledge about lower limb [2]. The aim of this preliminary study is to investigate event-related brain oscillatory changes in passive and imagined motor tasks of lower limb in healthy subjects.

Materiali e Metodi:

Data were acquired in 5 healthy subjects with a block protocol for passive and imagined movement. Passive movement task consisted in robot-assisted cyclic leg movements were performed by the robotic hospital bed (BTS ANYMOV, BTS Bioengineering, Milan, Italy). During this task a right leg passive hip and knee flexion-extension movements were performed using this robotic platform for intensive and targeted rehabilitation therapy. During the motor imagery task, the subjects were instructed to imagine the same passively performed movement, avoid any visualization or muscle contraction, and to start and stop the imagination task at the experimenter acoustic signal. Four 30s runs of rest alternating with four 30s runs of execution both for passive movement and motor imagery were performed. EEG signals were recorded according to the international 10–20 system using Ag/AgCl electrodes. The acquisition of 19 channels was performed using Galileo System (EBNeuro, Florence, Italy) with a 512 Hz sampling frequency and the the off-line analysis was carried out using MATLAB® (The MathWorks Inc., Natick, MA) and EEGLAB toolbox [3]. EEG signals were digitally filtered with a Butterworth high pass filter with a 0.5 Hz cutoff frequency and a low pass filter at 30 Hz. Power spectral density (PSD) was estimated, in alpha1 (8–10 Hz), alpha2 (10.5–12.5 Hz) and beta (13–30 Hz) frequency ranges, for each channel by using Welch’s periodogram method [4]. Sections of 30 seconds were segmented into tracts of 5 seconds each, windowed with a Hanning window. Power spectral density was estimated in alpha1 (8–10 Hz), alpha2 (10.5–12.5 Hz) and beta (13–30 Hz) frequency ranges. Event-related changes in EEG power were quantified by event-related desynchronization/synchronization (ERD/ERS) [5] and topographical distribution of ERS/ERD for each band was computed.

Risultati:

During right leg passive robot-assisted movement task, alpha1 and alpha2 event-related power decrease (ERD) was localized over the contralateral motor area, while beta desynchronization was localized both over ipsilateral and contralateral motor area. Event-related power decrease during

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motor imagery task in alpha1, alpha2 and beta was bilateral, localized over both ipsilateral and contralateral motor cortical region.

Conclusione:

The results of this preliminary study contribute to a better understanding of cortical modifications underlying the lower limb robot-assisted motor training and may be relevant for defining a baseline for future studies in order to develop more specify rehabilitation therapy protocols for stroke patients.

Bibliografia:

1. Formaggio E, Storti SF, Boscolo Galazzo I, Gandolfi M, Geroin C, Smania N, Spezia L, Waldner A, Fiaschi A, Manganotti P. Modulation of event-related desynchronization in robot-assisted hand performance: brain oscillatory changes in active, passive and imagined movements. J Neuroeng Rehabil. 2013 Feb 26;10:24. 2. Formaggio E, Masiero S, Bosco A, Izzi F, Piccione F, Del Felice A. Quantitative EEG Evaluation During Robot-Assisted Foot Movement. IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng. 2017 Sep;25(9):1633-1640. 3. Delorme A and Scott S. EEGLAB: an open source toolbox for analysis of single-trial EEG dynamics including independent component analysis. Journal of neuroscience methods 134.1 (2004): 9-21. 4. Welch P. The use of fast Fourier transform for the estimation of power spectra: a method based on time averaging over short, modified periodograms. IEEE Transactions on audio and electroacoustics. (1967) 15(2), 70-73. 5. Pfurtscheller G and Aranibar A. Event-related cortical desynchronization detected by power measurements of scalp EEG. Electroencephalogr. Clin. Neurophysiol., vol. 42, no. 6, pp. 817–826, Jun. 1977.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 161 INTEGRATED ROBOTIC TECHNOLOGICAL REHABILITATION STU DY (INTEREST) FOR THE UPPER LIMB TREATMENT IN SUBACUTE STROKE PATIENT: RE LATIONSHIP BETWEEN MOTOR FUNCTION RECOVERY AND TIME SPENT IN REHABILIT ATION

Aprile I.[1], Cruciani A.*[1], Germanotta M.[1], Pecchioli C.[1], Cattaneo D.[1], Montesano A.[1], Ammenti P.[1], Cecchi F.[2], Gabrielli M.A.[2], Giannarelli G.[2], Diverio M.[3], Giannini E.[3], Gnetti B.[3], Speranza G.[4], Mosca R.[4], Colella M.[4], Padua L.[1]

[1]Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus ~ Milano ~ Italy,

[2]Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus ~ Fivizzano ~ Italy,

[3]Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus ~ La Spezia ~ Italy,

[4]Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus ~ Sant'Angelo dei

Lombardi ~ Italy

Introduzione:

Stroke is the first cause of disability in the world (Mozaffarian et al., 2016), with a very high social impact. Recovery is partial in 85% of stroke survivors (Truelsen et al., 2006), 35% of which have a persisting serious disability. The increase in lifespan is leading to a rise in the incidence of stroke and therefore to a rise in the number of people who require a rehabilitation program. Previous studies reported that early rehabilitation after stroke may restore function by adaptive cortical reorganization in both intact and injured brain (Biernaskie et al., 2004; Schallert et al., 1997; Johansson, 2000). Rehabilitation programs are mainly focused on walking recovery, with insufficient attention being paid to upper limb recovery. In the last few years robot-mediated therapy is considered as a viable approach for upper limb rehabilitation and is gaining an ncreasing attention from clinicians and researchers providing promising results (Mehrholz, Hädrich, Platz, Kugler, & Pohl, 2012; Mehrholz, Pohl, Platz, Kugler, & Elsner, 2015). Although it is known that rehabilitation improves functional outcomes, the optimal time spent in rehabilitation after stroke is not yet defined. In particular, it is not known yet how many rehabilitation sessions are needed to maximize the recovery of the upper limb function. Almost all the published papers propose a robotic treatment program with a variable number of sessions, usually ranging from 10 to 36 sessions (Clark, Whitall, Kwakkel, Mehrholz, Einkgs, & Burridge, 2017) . Therefore, the aim of this study is to determine, within a multicenter study aimed to evaluate the efficacy of a robotic treatment, the relationship between the improvement of the upper limb in subacute stroke patients and the number of rehabilitation sessions.

Materiali e Metodi:

25 stroke sub-acute patients were enrolled and assigned to two groups: 13 patients in the robotic group (RG) and 12 patients in the conventional group (CG). In both groups, each patient underwent a rehabilitation treatment lasting 30 sessions. The trend of improvement was investigated assessing the upper limb function with the Fugl Meyer Assessment scale, FMA at four time points: before the treatment (T0), and after 10 (T0+1), 20 (T0+2) and 30 sessions (T1). Data obtained from the four evaluations were compared by using a Repeated Measure ANOVA.

Risultati:

Regarding to the whole sample, there was a statistically difference between the FMA at T0+1 and T0+2 (p<0.01), and between the FMA at T0+2 and T1 (p<0.01), while no significant differences

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were detected between the FMA at T0 and T0+1 (p=0.689). With respect to the CG, a significant improvement was found between the FMA at T0+1 and T0+2 (p<0.05), while no significant differences were detected, neither between T0 and T0+1, nor between T0+2 and T1 (p=0.632 and p=0.181, respectively). With respect to the RG, a significant improvement was found in tha FMA both between T0+1 and T0+2 (p<0.05) and between T0+2 and T1 (p<0.05), while no significant differences were detected between T0 and T0+1 (p=0.942).

Conclusione:

After 10 rehabilitation sessions, we did not observe significant changes in the motor function of the upper limb. Instead, a progressive and significant improvement was recorded in the subsequent evaluations (i.e., after 20 and after 30 sessions). Future studies are needed to evaluate if an increase of the time spent in rehabilitation (more than 30 rehabilitation sessions) could lead to a further improvement of the upper limb motor function.

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Robotica, Tecnologie Avanzate e Teleriabilitazione

Abstract 164 EFFECTS OF A SINGLE-SESSION ROBOT-ASSISTED GAIT TRA INING (RAGT) ON BALANCE CONTROL IN PERSONS WITH MULTIPLE SCLEROSIS: A PILOT STUDY

Castelli A.*, Carulli L., Terranova D., Calabrese M., Buttacchio G., Tebaldi S., Casale R., Bartolo M.

ISTITUTO DI NEURORIABILITAZIONE HABILITA ~ ZINGONIA DI CISERANO ~ Italy

Introduzione:

Deficit in balance control is a common disabling symptom of multiple sclerosis (MS). Authors demonstrated that Robot-Assisted Gait Training (RAGT) improves gait performance, but there are no studies about effects of Robot-Assisted Gait Training (RAGT) on balance control measured by means of instrumental evaluation. The aim of this study was to investigate effects on balance control in individuals with Multiple Sclerosis (MS).

Materiali e Metodi:

4 patients (3F, 1M; Mean age 42.2 ± 14.6 years; age range 30 - 59) affected by multiple sclerosis (Relapsing-Remitting) were enrolled in the study. The study protocol included one session of RAGT performed with Lokomat and a balance evaluation performed with Khymeia VRRS; the RAGT session was performed with these parameters: speed 1.7 km/h and duration of 20 min. Subjects were evaluated with balance board before (T0), immediately after (< 10 min) (T1), and after two hours (T2), a single Robot-Assisted Gait Training session. The measurements were recorded with the subject standing on the force platform both open eyes and eyes closed. The primary outcomes involved the following indices: length, ellipse area and velocity of the center of pressure (COP). All of these parameters are in relationship with the precision of the balance control system.

Risultati:

At the evaluation with eyes open, the average of the length of the COP (mm) was 528.56 ± 75.55 (T0), 504.27 ± 90.02 (T1), 538.72 ± 106.71 (T2). The average of ellipse area (mm2) was 349.23 ± 202.87 (T0), 278.23 ±116.23 (T1), 298.77 ± 66.87 (T2). The average of COP velocity (m/s) was 20.10 ± 2.53 (T0), 18.69 ± 3.33 (T1), 20.54 ± 4.20 (T2). At the evaluation with close eyes the average of the length of the COP (mm) was 1306.04 ± 393.12 (T0), 1233.69 ± 163.83 (T1), 1240.43 ± 394.16 (T2). The average of ellipse area (mm2) was 3583.12 ± 2900.56 (T0), 2154.16 ± 605.02 (T1), 2244.70 ± 1654.65 (T2). The average of COP velocity (m/s) was 49.81 ± 15.25 (T0), 46.61 ± 5.81 (T1), 46.19 ± 14.14 (T2).

Conclusione:

Early after RAGT patients seem to improve balance control ability as showed by data recorded both with eyes open and eyes closed; this effect progressively disappear as reported by data

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recorded after 2 hours. Interestingly a maintenance of the effect with eyes closed more than open eyes was reported. It is conceivable that the RAGT could induce a re-weighting (increasing the use of) somatosensory inputs to ensure body balance. Sensory re-weighting refers to the process of integration of sensory information utilized for postural control which is dynamically regulated to adapt to changing environmental conditions. Because this Pilot study has a small number of subjects evaluated, it is necessary to investigate with further study.

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Riabilatazione del linguaggio 14

Riabilatazione del linguaggio

Abstract 18 POSSO SCRIVERE "1000", MA NON POSSO DIRLO. AFASIA S ELETTIVA PER I NUMERI: ANALISI DI UN CASO CLINICO CON DISSOCIAZIONE FONOLO GICO-ORTOGRAFICA.

Vestito L.*[1], Mori L.[2], Tufaro A.[3], Bandini F.[4] [1]

USD Foniatria Ospedale Policlinico San Martino ~ GENOVA ~ Italy, [2]

DINOGMI Università degli Studi di Genova ~

GENOVA ~ Italy, [3]

libero professionista ~ GENOVA ~ Italy, [4]

Ospedale San Paolo ~ Savona ~ Italy

Introduzione:

I numeri hanno da sempre rivestito un ruolo importante nella vita di tutti i giorni: basti pensare a quante volte ognuno di noi è chiamato ad utilizzare il sistema dei numeri o il sistema del calcolo per comprendere l'importanza del normale funzionamento di questo sistema cognitivo e la gravità dei problemi che possono derivare da una sua compromissione. Tuttavia, solo recentemente l'indagine neuropsicologica si è dedicata alla ricerca teorica e allo studio sperimentale di quei soggetti che, in seguito a lesione cerebrale, riportano deficit acquisiti nell'uso dei numeri e del calcolo; ciò soprattutto a causa della priorità attribuita alle funzioni linguistiche e ad altre abilità cognitive (memoria, attenzione, abilità visuo-spaziali). A partire dagli anni '80, con l'avvento della neuropsicologia cognitiva, le evidenze sperimentali emerse dallo studio su pazienti con deficit acquisiti delle abilità numeriche hanno permesso di evidenziare l'indipendenza funzionale delle abilità numeriche dalle altre abilità cognitive (incluso il linguaggio); la codifica e la produzione di cifre è usualmente associata alla codifica e produzione linguistica, ma esistono anche un certo numero di eccezioni a tale associazione, come dimostrano i casi riportati in letteratura di pazienti con selettivo risparmio o deficit di codifica e produzione di numeri arabici. Viene qui descritto il caso di FS, uomo di 48 anni, che a seguito di ictus cerebrale ischemico sinistro, ha manifestato, a fronte di un buon recupero del disturbo espressivo post trattamento logopedico, un'alterazione del sistema dei numeri. In particolare FS è affetto da un deficit di produzione verbale dei numeri, mentre la produzione scritta di numeri arabici e di parole-numero è conservata.

Materiali e Metodi:

Il Sig FS è stato colpito da stroke ischemico frontale opercolare sinistro nell'aprile 2014. A 3 mesi dall'evento ictale il paziente è stato sottoposto a valutazione strutturata del linguaggio per mezzo dell'Aachener Aphasie Test e a completamento dell'indagine ha eseguito una batteria standardizzata al fine di valutare l'integrità dei processi mnesico-attentivi. Dopo circa 6 mesi di trattamento logopedico intensivo il Sig. FS ha eseguito una nuova valutazione del linguaggio tramite la batteria BADA per oggettivare i miglioramenti ottenuti. Durante il trattamento logopedico riabilitativo sono state riscontrate difficoltà nella produzione orale dei numeri. Per tale motivo FS è stato sottoposto ad una batteria specifica per il sistema numerico (Number Processing and Calculation (NPC) test).

Risultati:

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F.S. rappresenta un caso molto particolare in ambito afasiologico in quanto, nello stesso paziente, si sono verificate tre diverse condizioni di estremo interesse: 1. Dissociazione tra produzione orale dei nomi e dei verbi (normale) e produzione orale dei numeri arabici (alterato); 2. Dissociazione fonologico-ortografica della capacità di riferire i numeri per iscritto (normale) e verbalmente (alterata); 3. Dissociazione tra la capacità di leggere i numeri come parole (normale) e la capacità di leggere i numeri arabici (alterata).

Conclusione:

Il caso da noi presentato permette di trarre alcune conclusioni: in primo luogo, i risultati evidenziati nel nostro paziente, permettono di ipotizzare che il sistema numerico, analogamente a quanto può accadere per il linguaggio, possa prevedere l'esistenza di lessici indipendenti per l'ortografia e la fonologia. In secondo luogo il dato più rilevante sul piano neuropsicologico è rappresentato dal fatto che, in seguito a trattamento logopedico finalizzato al recupero del linguaggio, tale beneficio terapeutico non si sia esteso anche al sistema dei numeri (valutato in un secondo momento), testimoniando così l'effettiva indipendenza delle abilità linguistiche da quelle numeriche.

Bibliografia:

-Marangolo P., Piras F., Fias W: "'I can write seven but I can't say it': a case of domain-specific phonological output deficit for numbers", Neuropsychologia 43 (2005), 1177-1188. -Marangolo P., Nasti M., Zorzi M: "Selective impairment for reading numbers and number words: a single case study", Neuropsychologia 42 (2004) 997-1006. -Rath D., Domahs F., Dressel K., Claros-Salinas D., Klein E., Willmes K., Krinzinger H: "Patterns of linguistic and numerical performance in aphasia", Behavioural and Brain Functions (2015) 11:2

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Riabilatazione del linguaggio

Abstract 69 TRAINING DI ISTRUZIONE ALLA COMUNICAZIONE TRA CAREG IVER E PAZIENTE AFASICO

Laschi L.*[1], Bartolini G.[1], Stocchi A.[1], Damora A.[1], Abbruzzese L.[1], Saieva M.A.[2], Ferroni L.[3], Santucci S.[4], Papagno C.[5], Centorrino S.[6], Zacchini R.[7], Rossi G.[8], Mancuso M.[1] [1]

Clinica di Riabilitazione Toscana ~ Arezzo ~ Italy, [2]

Servizio di Riabilitazione Funzionale- Azienda USL Toscana SudEst

~ Arezzo ~ Italy, [3]

UOC Recupero e Rieducazione Funzionale USL Toscana Nord Ovest ~ Lucca ~ Italy, [4]

Unità Operativa

Professionale Professioni della Riabilitazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese ~ Siena ~ Italy, [5]

CERIN-Centro

di Riabilitazione Neurocognitiva Rovereto ~ Trento ~ Italy, [6]

Servizio di Riabilitazione Funzionale, Azienda USL Toscana

Sud Est ~ Poggibonsi ~ Italy, [7]

Servizio di Riabilitazione Funzionale, Azienda USL Toscana Sud Est ~ Manciano ~ Italy, [8]

Servizio di Riabilitazione Funzionale, Azienda USL Toscana Sud Est ~ Orbetello ~ Italy

Introduzione:

I disturbi afasici compromettono le capacità linguistico-comunicative e possono facilmente interferire con i livelli di integrazione del soggetto nei vari contesti, con ripercussioni pesanti sull’autonomia, sulle relazioni interpersonali e, di conseguenza, sull’equilibrio del nucleo familiare. La persona con disturbo afasico ha dunque bisogno di un trattamento articolato, caratterizzato da interventi specifici svolti dal team della riabilitazione, e da interventi generici mediati da caregiver opportunamente educati sulle caratteristiche del disturbo e sulle modalità più adeguate per massimizzare interazioni efficaci con la persona afasica. Timide evidenze cliniche suggeriscono l’interesse e la necessità di coinvolgere il contesto familiare nel trattamento riabilitativo ma le esperienze finora condotte sono rappresentate da singoli tentativi che mancano di applicabilità, riproducibilità ed efficacia (Simmons-Mackie, 2010). Alla fine degli anni ’90 il gruppo di A. Kagan (Kagan, 1999) ha codificato il metodo “Supported Conversation for Adult with Aphasia”, finalizzato a formare volontari che interagivano con i pazienti, con buone evidenze di efficacia. Tuttavia la sua strutturazione in whorkshop di un giorno organizzato in cinque diversi moduli e la complessità della metodica lo rende difficilmente riproducibile. In considerazione delle esperienze pregresse abbiamo quindi condotto uno studio con l’obiettivo principale di sviluppare un metodo semplice e riproducibile, utile a fornire al caregiver gli strumenti necessari per acquisire competenza nella comunicazione con il paziente afasico. Il secondo obiettivo è stato quello di individuare uno strumento utile a misurare l’efficacia del metodo.

Materiali e Metodi:

Data l’assenza di strumenti utili a valutare la competenza comunicativa del caregiver e tenendo conto dei principali modelli teorici che definiscono le caratteristiche della comunicazione interpersonale (Watzlawick, 1967; Grice, 1975), abbiamo costruito un nuovo strumento chiamato ACCA-CL ovvero Assessment della Comunicazione del Caregiver nell’Afasia - Check List. Questo è costituito da 14 item rappresentativi dei tre livelli di comunicazione (verbale, non verbale e paraverbale) a risposta binaria si/no. Compito dell’operatore formato è compilare la scala durante l’osservazione di uno scambio comunicativo tra paziente e caregiver relativo ad un argomento prestabilito. Contestualmente abbiamo sviluppato un metodo di istruzione rivolto al caregiver, che avesse le

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caratteristiche di essere agevole e adattabile alle diverse fasi e forme del disturbo afasico. Il metodo è stato chiamato TIC-TAC, ovvero Training di Istruzione alla Comunicazione Tra persona Afasica e Caregiver e si propone di trasferire al caregiver gli strumenti per rendere funzionale la sua modalità comunicativa con il paziente. La sua applicazione prevede lo sviluppo di tre fasi: 1. Accoglienza e Motivazione: trasferimento al caregiver delle informazioni di base sull’afasia; 2. Informazione: descrizione dei principi di una buona comunicazione tra due interlocutori. Al familiare viene consegnato inoltre un inserto differenziato per colore, in base alle caratteristiche del disturbo dove sono sottolineate le modalità comunicative da utilizzare o da evitare; 3. Formazione: costituita da uno scambio comunicativo tra paziente e familiare monitorato e corretto dal terapista. PROCEDURA: Per questa esperienza pilota abbiamo arruolato una caregiver di 57 anni con 13 anni di scolarità, moglie di un paziente con disturbo afasico fluente conseguente a ictus dell’ACM di sn, a 3 mesi dall’evento. Alla baseline la caregiver è stata sottoposta ad un’analisi della competenza comunicativa con ACCA-CL nella quale ha riportato un punteggio di 13 su 21. La caregiver è stata istruita con metodo TIC-TAC articolato in 2 giorni consecutivi per un totale di 1h e 30m. Al termine dell’addestramento la caregiver è stata rivalutata con ACCA-CL mostrando un punteggio di 18 su 21.

Risultati:

L’utilizzo del metodo ha evidenziato un incremento dell’efficacia comunicativa tra la caregiver ed il familiare. Il confronto tra i punteggi ottenuti alla check-list prima e dopo istruzione TIC-TAC mostra un aumento dell’efficacia comunicativa della caregiver con particolare potenziamento della competenza non verbale. I livelli di competenza nelle aree verbale e paraverbale risultavano già discreti alla valutazione di baseline.

Conclusione:

In questa esperienza pilota abbiamo potuto osservare la facile applicabilità del metodo di istruzione proposto e la sensibilità dello strumento di valutazione alla rilevazione di tale cambiamento nelle abilità comunicative. Il gruppo di lavoro sta iniziando uno studio multicentrico per validare sia il metodo che lo strumento di valutazione.

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Riabilatazione del linguaggio

Abstract 98 RIABILITAZIONE DELL’AFASIA NELLA PROVINCIA DI LUCCA : PROSPETTIVA EPIDEMIOLOGICA

Ferroni L.*

UOC Recupero e Rieducazione Funzionale ~ USL Toscana Nord Ovest ~ Italy

Introduzione:

L’afasia è un disturbo acquisito del linguaggio conseguente ad ictus o ad altre patologie cerebrali che interessano specifiche aree dell’emisfero di sinistra; ha un rilevante impatto riabilitativo non solo in termini di frequenza (dal sito di A.IT.A-Federazione: è ragionevole stimare che in questo momento in Italia vi siano circa 150.000 afasici, e che si verifichino circa 20.000 nuovi casi di afasia all’anno), ma anche in termini di durata del trattamento. Infatti, secondo le linee guida definite nella Consensus Conference di Siena del 2010, il trattamento riabilitativo dell’afasia viene impostato e monitorato con test per il linguaggio e viene sospeso quando si riscontra ai test una stabilità del quadro per un periodo di 6 mesi. Tuttavia, nonostante siano state definite a livello scientifico linee guida precise e condivise, la loro applicazione nel territorio nazionale è diversa da zona a zona: esse vengono rispettate solo in alcune realtà, mentre in altre la riabilitazione dell’afasia non è possibile all’interno del sistema sanitario nazionale, oppure è consentita per periodi limitati (ad esempio, un ciclo all’anno) a prescindere dalla necessaria verifica di efficacia tramite i test neuropsicologici. Inoltre non esistono stime relative a quanti logopedisti siano necessari, in rapporto alla popolazione, per poter fornire queste prestazioni in modo adeguato.

Materiali e Metodi:

In un periodo di 17 anni, presso l’ambulatorio di riabilitazione neuropsicologica della Piana di Lucca, sono stati presi in carico 273 soggetti con afasia, 142 maschi e 131 femmine, di età compresa tra 33 e 93 anni. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a test per il linguaggio (Esame del Linguaggio II, Ciurli e coll., 1996). Sono quindi stati esclusi i soggetti che erano stati ammessi al trattamento dopo 12 mesi dall’esordio, quelli che hanno rinunciato di loro volontà al trattamento e quelli con patologie associate che potevano interferire con il recupero. I rimanenti 171 soggetti, 93 maschi e 78 femmine, sono stati sottoposti a riabilitazione logopedica e a test di controllo semestrali con l’Esame del Linguaggio II. La riabilitazione è stata sospesa quando non si sono riscontrati miglioramenti a due test consecutivi. Su questo gruppo, è stata valutata la durata del trattamento. Inoltre, in relazione alla necessità di risorse umane, è stato valutato il numero di soggetti afasici in trattamento nella Piana di Lucca e nella Valle del Serchio, includendo anche le categorie di soggetti che erano state escluse per la valutazione della durata media di trattamento riabilitativo; il numero di soggetti in trattamento è stato messo in relazione alla popolazione residente.

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Risultati:

Nella casistica descritta la durata media di trattamento è risultata essere di 24 mesi, con una mediana di 18 ed una deviazione standard di 19.19. La popolazione residente nella Piana di Lucca è di 165.286 e nella Valle del Serchio di 60.033 (dati ISTAT aggiornati al 01/01/2017). I soggetti afasici in trattamento al momento dell’analisi effettuata sono 35 nella Piana di Lucca e 8 nella Valle del Serchio; quelli in lista d’attesa sono 14 nella Piana di Lucca e 2 nella Valle del Serchio. Se si ipotizza che una logopedista segua in media 10-12 soggetti afasici, si può supporre che siano necessarie 4 logopediste nella Piana di Lucca e 1 nella Valle del Serchio per la riabilitazione dell’afasia. Quindi, dall'esperienza della Piana di Lucca e della Valle del Serchio, si può ipotizzare che sia necessaria, per la riabilitazione territoriale dell'afasia, una logoterapista ogni 50.000 abitanti circa.

Conclusione:

Tenuto conto della lunga durata del trattamento riabilitativo e dell’elevata incidenza di afasia si potrebbe pensare che siano necessarie risorse importanti per garantire l’applicazione delle linee guida e la possibilità di un miglioramento delle competenze comunicative alle persone afasiche. In realtà l’esperienza nella provincia di Lucca sembra indicare che sia possibile fornire un servizio adeguato con risorse contenute. Il tipo di analisi epidemiologica necessario per questa valutazione non coincide con la classica stima di incidenza e/o prevalenza: ovvero non è necessario sapere, ad esempio, quante persone con ictus o con trauma cranico, o con altre malattie neurologiche presentano afasia, ma piuttosto quante persone con afasia si rivolgono al servizio territoriale di riabilitazione neuropsicologica. Infine, poiché si osservano differenze fra le due zone (in particolare in Valle del Serchio c’è una richiesta minore rispetto alla Piana di Lucca), al fine di quantificare meglio la necessità di personale e di fornire alle strutture alcuni dati, seppure indicativi, sarebbe interessante verificare anche in altre zone del territorio nazionale che tipo di rapporto si osserva tra logopedisti e popolazione.

Bibliografia:

Ciurli P, Marangolo P, Basso A (1996) Esame del linguaggio II. OS Organizzazioni Speciali, Firenze .

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Authors' Index (page numbers)

A

Aabid H. ............................................................................... 40

Aadis H. .............................................................................. 245

Abbruzzese G. .............................................................. 13; 145

Abbruzzese L. ......................................................... 28; 32; 339

Accardo A. ......................................................................... 302

Acerno S............................................................................. 223

Agostini M. .................................................................. 97; 322

Ajcevic M. .................................................................. 326; 330

Albamonte E. ......................................................................... 4

Alberici E. ............................................................................. 75

Alboni G. ............................................................ 126; 130; 132

Aldinucci E. .......................................................................... 32

Alemanno F.......................................................... 15; 223; 296

Alfano G. ............................................................................ 202

Amadori L. ........................................................................... 69

Ambrosio F. ....................................................................... 267

Amendola G. ...................................................................... 177

Ammendolia A. .......................................................... 177; 179

Ammenti P. ........................................................................ 332

Amoruso L............................................................................ 95

Ancona E. ........................................................................... 141

Andre P. ............................................................. 185; 187; 279

Andreatta S. ....................................................................... 265

Andrenelli E. .............................................. 169; 183; 189; 191

Angelakis E. ........................................................................ 233

Angelini A............................................................................. 40

Angiuli M. ............................................................................ 83

Antenucci R. ....................................................... 136; 206; 245

Antonutti L. ................................................................ 193; 197

Appollonio V...........................................................................7

Aprile I. ............................................... 109; 181; 298; 328; 332

Arcara G. ............................................................................151

Arcolin I. ..................................................................... 195; 275

Arcuri F. ..............................................................................221

Ariano P. .............................................................................318

Armienti E. .........................................................................187

Armiento R. ..........................................................................95

Artoni F. ...............................................................................87

Avesani R. ...........................................................................245

Avvantaggiato C. ..................................................................99

Aybek S. .............................................................................155

B

Baba A. ....................................................................... 114; 322

Bachmann L. .........................................................................45

Bagnato S. ..........................................................................233

Baldan F. .................................................................... 318; 322

Baldessarelli S. ...................................................................257

Baldini S. ..............................................................................58

Baldo C. ........................................................ 91; 126; 130; 132

Baldoni E. ...........................................................................191

Ballarini N. ............................................................................11

Balsamo F. .................................................................... 62; 204

Bandini F. ...........................................................................337

Baricich A. ........................................................ 73; 77; 95; 116

Barnaba M. ........................................................................101

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Baroncini I. ......................................................................... 308

Baroni C. .............................................................................. 26

Barra A. .............................................................................. 215

Barsotti M. ................................................................. 286; 320

Bartolini G. ......................................................................... 339

Bartolo M. ............................ 40; 157; 204; 213; 233; 245; 334

Basaglia N. ........................................................................... 11

Basagni B. ............................................................................ 21

Basta G............................................................................... 103

Battaglia M.A. .................................................................... 153

Battaglini P.P. .................................................................... 151

Battini E. ............................................ 141; 163; 288; 306; 316

Battistuzzi E. .............................................................. 306; 310

Belloni G.P. ........................................................................ 211

Benedetti M.D. .......................................................... 163; 316

Beni C. .................................................................................. 32

Bergonzoni A. .................................................................. 9; 11

Berlingieri C. ...................................................................... 322

Berlusconi M. ..................................................................... 245

Bernardi G. .......................................................................... 52

Bernardini B. ........................................................................ 89

Bernini A. ............................................................................. 24

Berra E. ................................................................................ 62

Berta G. ................................................................................ 97

Bertolotti C. ............................................................... 193; 197

Bertolucci F. ................................................................. 87; 173

Bertone M. .......................................................................... 56

Bertoni M........................................................................... 245

Biacchi D. ........................................................................... 245

Bianchito R. ................................................................ 177; 179

Bianconi C. ........................................................................... 26

Biancotto M. ......................................................................281

Bieker C.M. .........................................................................217

Binda Fossati M.L.(. ...........................................................215

Bit V. .....................................................................................67

Bizzaro A. ...........................................................................318

Blandiaux S. ........................................................................233

Bonaiuti D. .........................................................................235

Bonatti E.............................................................................308

Bonavita J. .................................................................... 43; 308

Bonfiglio L. ......................................................... 185; 187; 279

Bongioanni P. ............................................. 185; 187; 243; 279

Bonora G. ...........................................................................159

Bonuccelli U. ......................................................................173

Bortolotti P. ........................................................................265

Bosco A. ...............................................................................58

Boselli M. ...........................................................................202

Bosetti S. ............................................................................227

Bowman T. .........................................................................159

Bratina A. ..................................................................... 58; 122

Bravi M. ..............................................................................312

Bravi S. ...............................................................................134

Brescia M. ..........................................................................324

Bressi F. ..............................................................................312

Brichetto G. ........................................................................153

Briscese L. .................................................. 185; 187; 243; 279

Brugliera L. ...........................................................................15

Brugnera A. .................................................................. 71; 294

Bulgheroni M. ....................................................................153

Bulzamini M.C. .....................................................................43

Burgio F. ............................................................... 17; 231; 239

Busan P. ..................................................................... 151; 197

Page 345: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

345

Buselli G. ............................................................................ 183

Buttacchio G. ..................................................................... 334

Butturini L. ........................................................................... 34

C

Calabrese M. ...................................................................... 334

Calafiore D. ........................................................................ 147

Calamari M.L. ..................................................................... 107

Cameli O. ........................................................... 259; 261; 263

Camerone E. ...................................................................... 255

Camin M. ................................................................... 163; 316

Cantelli S. ........................................................................... 227

Cantoni M. ......................................................................... 227

Canu P. ............................................................................... 257

Capecci M. ................................................. 169; 183; 189; 191

Caprara D. ............................................................................ 28

Caramori A. ........................................................................ 171

Caravano M. ........................................................................ 77

Carboncini M.C. ................................. 185; 187; 243; 245; 279

Cardinale V. ....................................................................... 241

Carlino D. ............................................................................. 19

Carlino E............................................................................. 255

Carpinella I. ........................................................................ 159

Carraro E. ....................................................................... 4; 314

Carrière M. ........................................................................ 215

Carulli L. ............................................................................. 334

Caruso M.G. ............................................................... 177; 179

Caruso P. .................................................... 111; 277; 326; 330

Casagrande C. .............................................................. 65; 265

Casale B. .............................................................................. 24

Casale R. ...................................................................... 40; 334

Casali Girardi A. ................................................................ 248

Casanova E. ........................................................................245

Casarotti S. ...........................................................................91

Casarotto S. ........................................................................248

Cassini S. ............................................................................310

Cassol H. .............................................................................233

Castellani G.B. ....................................................................211

Castellazzi P. .......................................................................294

Castelli A. ..................................................................... 40; 334

Castelli M. .................................................................. 163; 316

Castiglia F. ..........................................................................157

Castiglia L. ..........................................................................199

Catalan M. .................................................................. 193; 197

Cattaneo D. ................................................................ 159; 332

Cava F.C. .............................................................................211

Cavallari E. ..........................................................................130

Cavalli L. .............................................................................267

Cavazza S. ..................................................... 91; 126; 130; 132

Cecchetti L. ...........................................................................52

Cecchetto S. .........................................................................65

Cecchi F. ..................................................................... 298; 332

Celadon N. ..........................................................................318

Celia A. .................................................................................67

Centorrino S. ......................................................................339

Cerasa A. ............................................................................103

Ceravolo M.G. ............................................ 169; 183; 189; 191

Ceravolo R. .........................................................................173

Cerina G. ..............................................................................89

Cerri C. ...................................................................................2

Chatelle C. ..........................................................................233

Chemello E. .................................................................. 71; 294

China S. ..............................................................................308

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XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

346

Chini G. .............................................................................. 157

Chioggia S. ......................................................................... 324

Chisari C. .......................... 52; 73; 87; 105; 173; 267; 286; 320

Ciabattoni L. ....................................................................... 189

Cicchetti C. ............................................................................. 7

Cima R. ............................................................................... 191

Cinone N. ....................................................................... 95; 99

Cioni C. ................................................................................. 32

Cisari C. ................................................................................ 77

Clerici P.V. .................................................... 91; 126; 130; 132

Colantonio V. ....................................................................... 89

Colella M. ........................................................................... 332

Colli G. ................................................................................. 69

Colombini C. ...................................................................... 114

Colombo C. .......................................................................... 69

Colombo V. ........................................................................ 211

Colucci A. ............................................................................... 7

Comanducci A. ................................................................... 248

Comin A. .............................................................................. 19

Componenti Del C. .............................................................. 47

Copetti M. .......................................................................... 213

Corna S. ............................................................................. 275

Corradi J. ............................................................ 147; 163; 316

Corsini C. ...................................................................... 89; 235

Cortese M.D. ...................................................................... 221

Coschignano F. ................................................... 259; 261; 263

Cosentino E. ............................................................... 231; 239

Cosenza L. .................................................................... 77; 116

Coser R. ................................................................................ 65

Cosma M. ..................................................................... 73; 283

Costa I. ............................................................................... 120

Cozzupoli S. ..........................................................................40

Crecchi R. ...........................................................................290

Criscuolo S. .........................................................................300

Crisi G. ..................................................................................21

Cruciani A. .................................................. 109; 298; 328; 332

Cucca A...............................................................................197

D

Dal Molin V. .......................................................................120

Dalise S. ..............................................................................267

D''Amico E. .........................................................................153

Damora A. .............................................................. 28; 32; 339

D''Annibale P. .....................................................................134

D''Avino C. ............................................................................49

De Falco F. .........................................................................128

De Gaetano K. .....................................................................21

De Icco R. .................................................................... 62; 204

De Mitri R. ................................................................. 231; 239

De Scorpio G.............................................................. 177; 179

De Sire A. ..................................................... 56; 116; 124; 128

De Tanti A. ........................................................... 21; 227; 245

Del Ben G. .........................................................................151

Del Felice A. .......................................................................199

Del Prete C. .........................................................................73

Delazer M. ............................................................................17

Della Rosa P.A. ............................................................ 15; 223

Deodato M. ........................................................................149

Depaoli C. ........................................................... 163; 183; 316

Derchi C. .............................................................................248

Devalle G. ...........................................................................248

Di Biagio L. ................................................................. 169; 189

Di Donato I. .......................................................................128

Page 347: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

347

Di Girolamo M. ................................................................. 318

Di Martino S. ............................................................... 52; 173

Di Palma A............................................................................. 7

Di Rienzo F. ....................................................................... 213

Di Sipio E. .......................................................................... 181

Diana A.R. .......................................................................... 245

Dimitrova E. ....................................... 163; 171; 183; 306; 316

D''Imperio D. .............................................................. 231; 239

Dinoto A. .............................................................................. 58

Diverio M. .......................................................................... 332

Dolce G. ............................................................................. 103

Donvito G. .......................................................................... 314

E

Edlow B.L. .......................................................................... 233

Emedoli D. ......................................................................... 296

Emsci S.G. ............................................................................ 45

Errante A. ............................................................................. 21

Esposito Z. ........................................................................... 26

Estraneo A. ................................................ 233; 237; 241; 245

F

Fabbro E. .............................................................................. 65

Fabri M. ............................................................................. 191

Facciorusso S. ...................................................................... 99

Faenza M. ............................................................................ 91

Falchi E. .............................................................................. 292

Falsini C. ............................................................................. 298

Falso M.V. .......................................................................... 139

Fanciullacci C. ........................................................ 52; 87; 105

Farini E. ................................................................................ 40

Fava P. ................................................................................. 28

Favetto A. ...........................................................................318

Fecchio M. ..........................................................................248

Fedele L. ...............................................................................67

Felicetti G. ..........................................................................202

Feller S. ..............................................................................235

Ferraresi G..........................................................................283

Ferrarin M. .........................................................................159

Ferraro F............................................................. 147; 163; 316

Ferroni L. .................................................................... 339; 341

Filippetti M. ........................................................ 163; 294; 316

Fini A. ................................................................. 126; 130; 132

Fiore P. .................................................................................95

Fiorenza S. ..........................................................................233

Flora G.A. ...........................................................................107

Fogassi L. ..............................................................................21

Fogliani L. ...........................................................................132

Fonsato M. .........................................................................143

Fontana A. ..........................................................................213

Fonte C. ................................................ 26; 28; 34; 36; 79; 310

Formaggio E. .............................................................. 151; 199

Formisano R. .............................................................. 233; 245

Franceschini M. .......................................................... 109; 300

Fratto L. ..............................................................................177

Frazzitta G. .........................................................................219

Fregni F. ..................................................................... 215; 251

Frisoli A. ..................................................................... 286; 320

Frugarello P. .........................................................................97

Furlanis G. .................................................. 111; 281; 326; 330

G

Gabrielli M.A. .....................................................................332

Gajofatto A. ................................................................ 163; 316

Page 348: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

348

Galafate D. ................................................................. 109; 300

Galeri S. ............................................................................. 298

Galletti M. .......................................................... 165; 167; 175

Galli M. .............................................................................. 181

Gallo L. ............................................................................... 199

Galuppo L............................................................................. 69

Gambarelli C. ....................................................... 91; 126; 130

Gambarin M. ...................................................................... 245

Gandolfi M. . 28; 34; 36; 71; 79; 147; 163; 171; 183; 204; 294;

306; 310; 316

Gandolfo M. ....................................................................... 310

Gariboldi V. ............................................................................ 2

Garzon M. ............................................................................ 97

Gasperi M. ................................................................... 65; 265

Gattuso M. ......................................................................... 179

Gelato V. .............................................................................. 32

Gelsomini L. ......................................................................... 69

Gentile S. ........................................................................... 245

Gerini A. ............................................................................... 49

Germanotta M. .......................................... 181; 298; 328; 332

Geroin C. ............................................................ 171; 183; 306

Gerwig M. .......................................................................... 267

Ghirmai S. ............................................................................ 89

Ghuman H. ......................................................................... 267

Giacino J............................................................................. 215

Giannarelli G. ............................................................. 298; 332

Giannini E........................................................................... 332

Giannotti E. ........................................................ 165; 167; 175

Giardini M. ................................................................. 195; 275

Giaroli M. ............................................................................. 91

Giattini A. ........................................................................... 208

Gigli G.L. ............................................................................... 85

Gimigliano F. .......................................................... 56; 93; 124

Gimigliano R. ........................................................ 56; 128; 273

Giovannelli M. ......................................................................73

Giovanninetti A. ...................................................................79

Giovannini G.......................................................................308

Giovannini T. ......................................................................308

Giuriati R. ...........................................................................120

Giustini A. ....................................................................... 22; 24

Gnetti B. .............................................................................332

Gobbi M. ............................................................................229

Godi M. ..............................................................................275

Goffredo M. ............................................................... 109; 300

Gosseries O. ............................................................... 233; 237

Gower V. ............................................................................298

Gracies J. ..............................................................................99

Gramigna V. .......................................................................103

Granato A. ..........................................................................149

Grandi C. ................................................................................4

Granella F. ............................................................................54

Granella L. ............................................................................54

Grassetti L. ...........................................................................85

Gravina M. .........................................................................306

Greco L. ..............................................................................314

Grippo A. ............................................................................233

Grosso C. ............................................................................298

Gruppi M.P. ........................................................................136

Guerini Rocco D. ................................................................304

Guggenmos D.J. .................................................................251

Guidoni P. ...........................................................................169

H

Hamedani M. ............................................................. 107; 324

Page 349: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

349

Hanlon C.A. ........................................................................ 251

Hayley P. ............................................................................ 251

Hibel M. ............................................................................. 183

Houdayer E. ......................................................... 15; 223; 296

Hupp M.*. ............................................................................ 45

I

Iacovelli C. .......................................................................... 109

Iacovelli L. .......................................................................... 134

Iadarola M. .......................................................................... 99

Iaia V. ......................................................................... 231; 239

Iannaccone S. ....................................................... 15; 223; 296

Iarossi A. ............................................................................ 213

Imperatori L.S. ..................................................................... 52

Indino A. .................................................................... 177; 179

Intiso D. ............................................................... 95; 213; 245

Invernizzi M. ................................................................ 77; 116

Iocco M. ..................................................................... 177; 179

Iolascon G. ..................................................... 56; 93; 124; 273

Iosa M. ................................................................................. 93

K

Kiper P. ...................................................................... 114; 322

Koller R. ............................................................................... 45

L

La Porta F. ......................................................... 259; 261; 263

Lamberti G. ........................................................................ 233

Lamola G. ............................................... 52; 87; 105; 286; 320

Laschi L. ............................................................................. 339

Laureys S. ........................................................................... 215

Lejeune N. .......................................................................... 233

Lenarduzzi F. ........................................................................67

Leonardis D. .......................................................................286

Leoni V. ...................................................................... 107; 324

Letizia S. ...............................................................................95

Lettieri G. .............................................................................52

Levec C. ..............................................................................101

Levec T. ..............................................................................101

Lichti M. .............................................................................155

Liguori S........................................................ 56; 124; 128; 273

Lizio A. ................................................................................314

Lo Sapio M.D. ....................................................................237

Locatelli M..........................................................................296

Lombardi F. ..........................................................................69

Lombardi J. .........................................................................136

Longhi M. ........................................................... 126; 130; 132

Loreti S. ................................................................ 60; 298; 328

Loreto V. .................................................................... 241; 245

Lucac L. ...............................................................................245

Lucarelli L. ..........................................................................169

Lucca L.F. ............................................................................221

Lupo A. .................................................................................93

M

Maestri R. ...........................................................................202

Maffia S. .............................................................................219

Maggio C. ...........................................................................235

Magi A. .................................................................................24

Maistrello L. ............................................................... 318; 322

Malaguarnera G. ..................................................................99

Malberti I. ..........................................................................314

Manca M. ...........................................................................283

Mancuso M. ........................................................... 28; 32; 339

Page 350: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

350

Mandelli C. ................................................................. 223; 296

Mandrioli J. ........................................................................ 126

Manganotti P. ..... 58; 101; 111; 122; 151; 155; 161; 193; 197;

225; 253; 269; 271; 277; 281; 326; 330

Maravita A. .......................................................................... 79

Marcheselli S. ...................................................................... 89

Marinelli L. ......................................................................... 145

Marino S. ........................................................................... 245

Marotta N. ......................................................................... 177

Martini A. ............................................................................. 36

Martino Cinnera A. ............................................................. 93

Martinuzzi A. ..................................................................... 120

Maruzzi G. .......................................................................... 213

Marzolini B. ........................................................................ 153

Mascioli F. .......................................................... 165; 167; 175

Mascolo M. .......................................................................... 19

Masiero S. .......................................................................... 199

Masotta O. ................................................. 233; 237; 241; 245

Massimini M. ..................................................................... 248

Matarangolo V. .................................................................. 118

Matteo B.M. ........................................................................ 38

Mattia D. ............................................................................ 233

Mazza A. ............................................................................ 248

Mazzantini M. ...................................................................... 49

Mazzi A. ............................................................................... 36

Mazzini N. .................................................................... 65; 265

Mazzoleni S. ............... 141; 163; 288; 290; 292; 300; 306; 316

Mazzoli D. .......................................................... 165; 167; 175

Mazzon G. .......................................... 161; 225; 269; 271; 277

Mazzù I. ............................................................................... 73

Mazzucchelli M. ..................................................................... 2

Medici L. ............................................................................ 298

Meinecke C. .......................................................................257

Meliadò R.C. ............................................................... 177; 179

Meneghello F. .............................................. 17; 204; 231; 239

Meneguzzi F. ........................................................................67

Menichelli A. .............................................................. 193; 281

Menon C...............................................................................79

Merico A. ............................................................................114

Merlo A. ............................................................. 165; 167; 175

Mezzarobba S. ....................................................................197

Miccinilli S. .........................................................................312

Micera S. ..............................................................................87

Micheloni G. .......................................................................217

Midiri A. .............................................................................265

Miladinovic A. ....................................................................302

Milighetti S. ................................................................ 251; 312

Milletti D. .............................................................................69

Millevolte M. ........................................................................73

Minari E. .............................................................................283

Minari I. ..............................................................................283

Modo M. ............................................................................267

Moggio L. .............................................................................77

Monaci C. ...........................................................................243

Monari G. ...........................................................................157

Monnanni L. .........................................................................32

Montagnoli A.P. ............................................................. 28; 34

Montesano A......................................................................332

Monti F. ..............................................................................197

Monticco A. ........................................................................149

Montillo M. ..........................................................................19

Morelli Maria Elisa ...............................................................58

Morelli Monica ...................................................................283

Page 351: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

351

Moretta P. ......................................................................... 241

Moretti A. .......................................................................... 273

Morettini V. ........................................................................... 4

Morgante F. ....................................................................... 169

Mori L. ................................................................. 13; 145; 337

Morone G. ........................................................................... 93

Morreale A. .......................................................................... 47

Morrone M. ....................................................................... 312

Mortini P. ............................................................. 15; 223; 296

Mosca R. .................................................................... 298; 332

Moscardi M............................................................................ 4

Moser E.............................................................................. 310

Munari D. ..................................................................... 79; 310

Murphy M.D. ..................................................................... 251

N

Nalon C. ............................................................................. 308

Nardone A.................................................... 75; 159; 195; 245

Negri L. .............................................................................. 298

Nervo A. ....................................................................... 65; 265

Noè E. ................................................................................ 237

Noé E.S. ............................................................................. 233

Nudo R.J. ............................................................................ 251

O

Olivadese G. ....................................................................... 103

Olivi S. .................................................................................. 43

Orlandi C. ........................................................................... 130

Orsini S. .......................................................................... 28; 32

P

Padua L. ............................................. 109; 181; 298; 328; 332

Pagani M. .............................................................................89

Paglierani P. .........................................................................43

Palese A. .............................................................................255

Panarese A. ..........................................................................87

Paolucci S. ............................................................................93

Papagno C. .........................................................................339

Paparella G. ........................................................................120

Parolini M. ............................................................................36

Pascarella A. .......................................................................245

Patriarca E. .........................................................................245

Pavese C. ..............................................................................45

Pecchioli C. ......................................... 109; 181; 298; 328; 332

Pellegrini L. .........................................................................197

Pellizzari M. ........................................................................217

Pepa L. ........................................................................ 169; 189

Perin C. ..................................................................... 2; 38; 245

Perini P. .......................................................................... 22; 24

Perrotta P. ..........................................................................103

Pertl M. ................................................................................17

Pesavento V. ...................................................... 101; 193; 281

Petrella F. .............................................................................11

Petronio L. ..........................................................................225

Piccione F. ..........................................................................114

Picelli A. ... 28; 34; 36; 71; 73; 79; 95; 147; 163; 294; 306; 310;

316

Pierelli F. ............................................................................157

Pigliapoco M. .....................................................................191

Pignolo L. ............................................................................103

Pigorini A. ...........................................................................248

Pilia F. .................................................................................245

Pinardi C. ..............................................................................21

Piperno R. ................................................... 245; 259; 261; 263

Page 352: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

352

Pistoia F. ............................................................................ 245

Pitocco D. ........................................................................... 181

Planiscig S. ......................................................................... 101

Platania P. .......................................................................... 217

Poiese P. .............................................................................. 26

Polati E. ................................................................................ 36

Polonara G. ........................................................................ 191

Polverino P......................................................... 111; 193; 197

Pontiggia G.T. ........................................................ 81; 83; 118

Ponzio M. ........................................................................... 153

Posteraro F. ....................................................... 290; 292; 300

Pournajaf S. ....................................................................... 109

Prada V. ............................................................................. 107

Prandi A. .............................................................................. 19

Prati P. ............................................................... 165; 167; 175

Pregnolato G. ............................................................. 318; 322

Premoselli S. ...................................................................... 245

Priftis K. ............................................................................... 30

Procopio C. ........................................................................ 320

Pucello A. ............................................................................. 93

Q

Quaglia D. .................................................................... 65; 265

Quarenghi A. ...................................................................... 141

R

Rabuffetti M. ..................................................................... 159

Ranavolo A. ........................................................................ 157

Ranieri M. ...................................................................... 95; 99

Rattin S. ............................................................................. 265

Reiterer V........................................................................... 257

Restivo D. ........................................................................... 204

Ricciardi E. ............................................................................52

Ridolfi M. ............................................................ 111; 326; 330

Riganello F. .........................................................................221

Righi S.................................................................................132

Rizzi L. ..................................................................................85

Rocca F. ..............................................................................103

Romano D. ...........................................................................79

Romoli A. .................................................................... 233; 245

Rosalen D. ............................................................................67

Rosanova M.C.E. ................................................................248

Rossettini G. ............................................................... 253; 255

Rossi Gabriele ......................................................................22

Rossi Gabriella ....................................................................314

Rossi Giulia .........................................................................339

Rossi S. ...............................................................................114

Rota V.................................................................................304

Ruggieri A. ............................................................................60

Russo V. ..............................................................................229

S

Saccavini M. .......................................................................217

Sacco C. ................................................................................43

Sahraie A. .............................................................................34

Saieva M.A. ........................................................................339

Salerno A. .............................................................................75

Salmin F. .................................................................................4

Saltuari L. ........................................... 163; 171; 219; 306; 316

Salucci P. ............................................................................211

Salvi G.P. .................................................................... 141; 245

Sandrini G. .................................................................... 62; 204

Sansone V....................................................................... 4; 314

Santacaterina F. .................................................................312

Page 353: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

353

Santamato A. ................................................... 73; 95; 99; 306

Sant''Angelo N. .................................................................. 245

Santoro L. ............................................................................ 95

Santucci S. .......................................................................... 339

Sarà M. .............................................................................. 245

Sarasso S. ........................................................................... 248

Sarra V.M. .......................................................................... 277

Sartori A. ...................................................... 58; 101; 122; 281

Saviola D. ........................................................................... 227

Scalise A. .............................................................................. 85

Scarponi F. ......................................................................... 245

Scattaglia M. ........................................................................ 81

Schenone A. ............................................................... 107; 324

Schiavon L. ......................................................................... 243

Schnakers C. ...................................................................... 233

Schubert M. ......................................................................... 45

Schweiger V. ........................................................................ 36

Scola I. ............................................................................... 202

Scotto Di Luzio F............................................................... 312

Scrivo G. ............................................................................. 193

Semenza C. .......................................................................... 17

Serafini P. ........................................................................... 169

Serra S. ............................................................................... 103

Serrao M. ........................................................................... 157

Sfreddo P. .......................................................................... 225

Sgherri G. ........................................................................... 286

Sgubin G............................................................................. 197

Sigona M. ............................................................................. 60

Simbolotti C. ...................................................................... 109

Simonetti D. ....................................................................... 312

Simonini M......................................................................... 141

Sinibaldi E. ..........................................................................157

Sirotti G. ...............................................................................67

Smania N. 28; 34; 36; 71; 73; 79; 95; 147; 163; 171; 183; 294;

306; 310; 316

Sodano L.............................................................................124

Solaro Caludio ....................................................................204

Sommella N. ....................................................... 259; 261; 263

Sotgiu E. .............................................................................320

Spagnuolo C. ......................................................................169

Spalazzi L. ...........................................................................189

Speranza G. ................................................................ 298; 332

Spidalieri R. .................................................................... 22; 24

Spina A. ................................................................................15

Spina V. ................................................................................49

Spirito M.M. .......................................................................153

Staffa G. ...............................................................................43

Stampacchia G. ............................................................ 49; 288

Stavolo D. ...........................................................................134

Sterzi S. ...................................................................... 251; 312

Stocchi A. ...........................................................................339

Storm P.R. ..........................................................................257

Storti I. ...............................................................................147

Straffi L. ................................................................................89

Stragapede L. ............................................................. 122; 271

T

Tacchino A. .........................................................................153

Tagliazucchi L. ............................................................ 126; 132

Tassorelli C. .................................................................. 62; 204

Tauro V. ..............................................................................153

Tebaldi S. ............................................................................334

Tenconi E. ...........................................................................199

Page 354: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

354

Terranova D. ...................................................................... 334

Tesini V. ......................................................................... 26; 34

Tesolin L. ............................................................................ 155

Testa A. .......................................................................... 22; 24

Testa M. ..................................................................... 253; 255

Tettamanti A. ..................................................................... 296

Tettamanzi S. ....................................................................... 69

Thibaut Aurore .................................................................. 233

Thibaut Aurore* ................................................................ 215

Tinazzi M. ................................................................... 171; 183

Toffano R. .................................................................. 231; 239

Tognetti P. ......................................................................... 324

Tolfa M. ............................................................................. 213

Tomaselli M. ...................................................................... 161

Tombini T. .......................................................................... 288

Tome'' S. .............................................................................. 67

Tonellato M. ...................................................................... 199

Tonin P. ...................................................................... 103; 221

Tosi G. .................................................................................. 79

Tosini T. ............................................................................... 11

Tramonti C. .................................................................. 52; 173

Tran V.D. .................................................................... 290; 292

Trentin L. ............................................................................... 2

Trimarchi P.D. .................................................................... 248

Troiero K. ............................................................................. 85

Trojano L. ........................................................................... 241

Trompetto C. ............................................................... 13; 145

Tufaro A. ............................................................................ 337

Tummina E. .......................................................................... 89

Turati S. ............................................................................... 28

Turcato A. .......................................................................... 195

Turolla A. .................................................................... 318; 322

U

Unti E. ................................................................................173

V

Vaccaro V. ............................................................................30

Valagussa G. ...........................................................................2

Valè N. ................................................................ 163; 306; 316

Vallies G. ............................................................................283

Valsecchi R. ........................................................................219

Vandini A. ...........................................................................136

Vannetti F. ..........................................................................298

Varalta V. ............................................. 26; 28; 34; 36; 79; 310

Vavla M. .............................................................................120

Vecchio M. ...........................................................................99

Veeramuthu V. ...................................................................233

Vernice R. ...........................................................................134

Verrazzani A. ........................................................................24

Verzini E. ..............................................................................71

Vestito L. ...................................................................... 13; 337

Viceconti A. ........................................................................255

Vicentini M. ........................................................................253

Viganò B. ..............................................................................38

Vitaliti G. ..............................................................................99

Vittadello F. ........................................................................257

Volini S. ..............................................................................308

Vulpiani M.C. ........................................................................60

W

Wahlberg B. .......................................................................267

Waldner A. ................................................................. 163; 316

Page 355: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

355

Wolff A. .............................................................................. 237

Z

Zacchini R. .......................................................................... 339

Zamarian L. .......................................................................... 17

Zamboni M. ......................................................................... 65

Zanon M. ........................................................................... 114

Zatezalo V. ......................................................................... 306

Zeni F. ...................................................................................75

Zerbinati P. ......................................................... 165; 167; 175

Zihl J. ....................................................................................34

Zini F. ....................................................................................91

Zivi I. ...................................................................................219

Zollo L. ................................................................................312

Zucchelli B. ...........................................................................40

Zullo V. ...............................................................................118

Page 356: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

356

A

Aabid H. ............................................................................. 163

Aadis H. .............................................................................. 146

Abbruzzese G. ................................................................ 27, 28

Abbruzzese L. ........................................................... 72, 78, 69

Accardo A. ........................................................................... 33

Acerno S............................................................................... 44

Agostini M. ................................................................ 114, 129

Ajcevic M. .................................................................. 144, 159

Albamonte E. ..................................................................... 123

Alberici E. ............................................................................. 31

Alboni G. ............................................................ 104, 140, 141

Aldinucci E. .......................................................................... 78

Alemanno F.............................................................. 34, 44, 21

Alfano G. .............................................................................. 47

Amadori L. ............................................................................. 9

Ambrosio F. ......................................................................... 66

Amendola G. ...................................................................... 127

Ammendolia A. .......................................................... 127, 128

Ammenti P. ........................................................................ 161

Amoruso L.......................................................................... 113

Ancona E. ............................................................................. 16

Andre P. ............................................................. 142, 143, 150

Andreatta S. ......................................................................... 55

Andrenelli E. .............................................. 110, 135, 147, 148

Angelakis E. ........................................................................ 105

Angelini A........................................................................... 163

Angiuli M. ............................................................................ 64

Antenucci R. ....................................................... 160, 153, 146

Antonutti L. ................................................................ 149, 152

Appollonio V. ......................................................................... 5

Aprile I. ................................................. 139, 133, 23, 157, 161

Arcara G. ............................................................................. 60

Arcolin I. .................................................................... 151, 111

Arcuri F. ............................................................................... 41

Ariano P. ............................................................................ 106

Armienti E. ........................................................................ 143

Armiento R. ....................................................................... 113

Artoni F. .............................................................................. 82

Avesani R. .......................................................................... 146

Avvantaggiato C. ............................................................... 116

Aybek S. .............................................................................. 89

B

Baba A. ........................................................................ 10, 129

Bachmann L. ........................................................................ 71

Bagnato S. ......................................................................... 105

Baldan F. ................................................................... 106, 129

Baldessarelli S. .................................................................... 49

Baldini S. ............................................................................. 88

Baldo C. ........................................................ 92, 104, 140, 141

Baldoni E. .......................................................................... 148

Ballarini N. ........................................................................... 19

Balsamo F. ................................................................... 126, 63

Bandini F. ............................................................................ 18

Baricich A. ........................................................ 29, 54, 113, 39

Barnaba M. ....................................................................... 117

Baroncini I. .......................................................................... 46

Baroni C. .............................................................................. 70

Barra A. ............................................................................... 24

Barsotti M. .................................................................... 7, 121

Bartolini G. .......................................................................... 69

Bartolo M. ................................ 163, 97, 63, 17, 105, 146, 164

Page 357: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

357

Basaglia N. ........................................................................... 19

Basagni B. ............................................................................ 45

Basta G............................................................................... 119

Battaglia M.A. ...................................................................... 80

Battaglini P.P. ...................................................................... 60

Battini E. .................................................... 16, 103, 11, 42, 93

Battistuzzi E. .................................................................. 42, 48

Belloni G.P. ............................................................................ 4

Benedetti M.D. ............................................................ 103, 93

Beni C. .................................................................................. 78

Bergonzoni A. ................................................................ 15, 19

Berlingieri C. ...................................................................... 129

Berlusconi M. ..................................................................... 146

Bernardi G. ............................................................................ 8

Bernardini B. ........................................................................ 86

Bernini A. ............................................................................. 58

Berra E. .............................................................................. 126

Berta G. .............................................................................. 114

Bertolotti C. ............................................................... 149, 152

Bertolucci F. ................................................................. 82, 118

Bertone M. .......................................................................... 83

Bertoni M........................................................................... 146

Biacchi D. ........................................................................... 146

Bianchito R. ................................................................ 127, 128

Bianconi C. ........................................................................... 70

Biancotto M. ...................................................................... 154

Bieker C.M. .......................................................................... 32

Binda Fossati M.L.(. ............................................................. 24

Bit V. ...................................................................................... 6

Bizzaro A. ........................................................................... 106

Blandiaux S. ....................................................................... 105

Bonaiuti D. ........................................................................ 107

Bonatti E.............................................................................. 46

Bonavita J. ..................................................................... 43, 46

Bonfiglio L. ......................................................... 142, 143, 150

Bongioanni P. ............................................. 142, 143, 138, 150

Bonora G. .......................................................................... 100

Bonuccelli U. ..................................................................... 118

Bortolotti P. ......................................................................... 55

Bosco A. .............................................................................. 88

Boselli M. ............................................................................ 47

Bosetti S. ............................................................................. 90

Bowman T. ........................................................................ 100

Bratina A. ...................................................................... 88, 87

Bravi M. ............................................................................... 81

Bravi S. .............................................................................. 155

Brescia M. ......................................................................... 130

Bressi F. ............................................................................... 81

Brichetto G. ......................................................................... 80

Briscese L. .................................................. 142, 143, 138, 150

Brugliera L. .......................................................................... 34

Brugnera A. ................................................................... 12, 20

Bulgheroni M. ..................................................................... 80

Bulzamini M.C. .................................................................... 43

Burgio F. ............................................................... 35, 102, 122

Busan P. ...................................................................... 60, 152

Buselli G. ........................................................................... 135

Buttacchio G. ..................................................................... 164

Butturini L. .......................................................................... 79

C

Calabrese M. ..................................................................... 164

Calafiore D. ......................................................................... 37

Page 358: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

358

Calamari M.L. ..................................................................... 134

Cameli O. ................................................................. 51, 52, 53

Camerone E. ........................................................................ 26

Camin M. ..................................................................... 103, 93

Cantelli S. ............................................................................. 90

Cantoni M. ........................................................................... 90

Canu P. ................................................................................. 49

Capecci M. ................................................. 110, 135, 147, 148

Caprara D. ............................................................................ 72

Caramori A. ........................................................................ 112

Caravano M. ........................................................................ 54

Carboncini M.C. ................................. 142, 143, 138, 146, 150

Cardinale V. ....................................................................... 132

Carlino D. ............................................................................. 36

Carlino E............................................................................... 26

Carpinella I. ........................................................................ 100

Carraro E. ..................................................................... 123, 91

Carrière M. .......................................................................... 24

Carulli L. ............................................................................. 164

Caruso M.G. ............................................................... 127, 128

Caruso P. .................................................... 145, 136, 144, 159

Casagrande C. .................................................................. 2, 55

Casale B. .............................................................................. 58

Casale R. .................................................................... 163, 164

Casali Girardi A. ................................................................ 158

Casanova E. ........................................................................ 146

Casarotti S............................................................................ 92

Casarotto S. ....................................................................... 158

Cassini S. .............................................................................. 48

Cassol H. ............................................................................ 105

Castellani G.B. ........................................................................ 4

Castellazzi P. ........................................................................ 20

Castelli A. .................................................................. 163, 164

Castelli M. ................................................................... 103, 93

Castiglia F. ........................................................................... 97

Castiglia L. ......................................................................... 162

Catalan M. ................................................................. 149, 152

Cattaneo D. ............................................................... 100, 161

Cava F.C. ................................................................................ 4

Cavallari E. ......................................................................... 140

Cavalli L. .............................................................................. 66

Cavazza S. ..................................................... 92, 104, 140, 141

Cecchetti L. ............................................................................ 8

Cecchetto S. .......................................................................... 2

Cecchi F. ...................................................................... 23, 161

Celadon N. ......................................................................... 106

Celia A. .................................................................................. 6

Centorrino S. ....................................................................... 69

Cerasa A. ........................................................................... 119

Ceravolo M.G. ............................................ 110, 135, 147, 148

Ceravolo R. ........................................................................ 118

Cerina G. ............................................................................. 86

Cerri C. ................................................................................ 67

Chatelle C. ......................................................................... 105

Chemello E. ................................................................... 12, 20

China S. ............................................................................... 46

Chini G. ................................................................................ 97

Chioggia S. ......................................................................... 130

Chisari C. .................................. 8, 29, 82, 125, 118, 66, 7, 121

Ciabattoni L. ...................................................................... 147

Cicchetti C. ............................................................................ 5

Cima R. .............................................................................. 148

Page 359: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

359

Cinone N. ................................................................... 113, 116

Cioni C. ................................................................................. 78

Cisari C. ................................................................................ 54

Clerici P.V. .................................................... 92, 104, 140, 141

Colantonio V. ....................................................................... 86

Colella M. ........................................................................... 161

Colli G. ................................................................................... 9

Colombini C. ........................................................................ 10

Colombo C. ............................................................................ 9

Colombo V. ............................................................................ 4

Colucci A. ............................................................................... 5

Comanducci A. ................................................................... 158

Comin A. .............................................................................. 36

Componenti Del C. .............................................................. 74

Copetti M. ............................................................................ 17

Corna S. ............................................................................. 111

Corradi J. ................................................................ 37, 103, 93

Corsini C. ...................................................................... 86, 107

Cortese M.D. ........................................................................ 41

Coschignano F. ......................................................... 51, 52, 53

Cosentino E. ............................................................... 102, 122

Cosenza L. ...................................................................... 54, 39

Coser R. .................................................................................. 2

Cosma M. ..................................................................... 29, 156

Costa I. ................................................................................. 65

Cozzupoli S. ........................................................................ 163

Crecchi R. ............................................................................. 13

Criscuolo S. .......................................................................... 30

Crisi G. ................................................................................. 45

Cruciani A..................................................... 139, 23, 157, 161

Cucca A. ............................................................................. 152

D

Dal Molin V. ........................................................................ 65

Dalise S. ............................................................................... 66

D''Amico E. .......................................................................... 80

Damora A. ................................................................ 72, 78, 69

D''Annibale P. .................................................................... 155

D''Avino C. ......................................................................... 137

De Falco F. ........................................................................ 115

De Gaetano K. .................................................................... 45

De Icco R. ................................................................... 126, 63

De Mitri R. ................................................................ 102, 122

De Scorpio G............................................................. 127, 128

De Sire A. ......................................................... 83, 39, 96, 115

De Tanti A. ............................................................. 45, 90, 146

Del Ben G. .......................................................................... 60

Del Felice A. ...................................................................... 162

Del Prete C. ........................................................................ 29

Delazer M. ........................................................................... 35

Della Rosa P.A. ............................................................. 34, 44

Deodato M. ......................................................................... 59

Depaoli C. ............................................................. 103, 135, 93

Derchi C. ............................................................................ 158

Devalle G. .......................................................................... 158

Di Biagio L. ................................................................ 110, 147

Di Donato I. ...................................................................... 115

Di Girolamo M. ................................................................. 106

Di Martino S. ................................................................ 8, 118

Di Palma A. ........................................................................... 5

Di Rienzo F. ......................................................................... 17

Di Sipio E. ......................................................................... 133

Diana A.R. .......................................................................... 146

Page 360: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

360

Dimitrova E. ........................................... 103, 112, 135, 42, 93

D''Imperio D. .............................................................. 102, 122

Dinoto A. .............................................................................. 88

Diverio M. .......................................................................... 161

Dolce G. ............................................................................. 119

Donvito G. ............................................................................ 91

E

Edlow B.L. .......................................................................... 105

Emedoli D. ........................................................................... 21

Emsci S.G. ............................................................................ 71

Errante A. ............................................................................. 45

Esposito Z. ........................................................................... 70

Estraneo A. ................................................ 105, 120, 132, 146

F

Fabbro E. ................................................................................ 2

Fabri M. ............................................................................. 148

Facciorusso S. .................................................................... 116

Faenza M. ............................................................................ 92

Falchi E. ................................................................................ 14

Falsini C. ............................................................................... 23

Falso M.V. .............................................................................. 1

Fanciullacci C. .......................................................... 8, 82, 125

Farini E. .............................................................................. 163

Fava P. ................................................................................. 72

Favetto A. .......................................................................... 106

Fecchio M. ......................................................................... 158

Fedele L. ................................................................................ 6

Felicetti G............................................................................. 47

Feller S. .............................................................................. 107

Ferraresi G. ........................................................................ 156

Ferrarin M. ........................................................................ 100

Ferraro F................................................................. 37, 103, 93

Ferroni L. ....................................................................... 69, 98

Filippetti M. ............................................................ 103, 20, 93

Fini A. ................................................................. 104, 140, 141

Fiore P. .............................................................................. 113

Fiorenza S. ......................................................................... 105

Flora G.A. .......................................................................... 134

Fogassi L. ............................................................................. 45

Fogliani L. .......................................................................... 141

Fonsato M. .......................................................................... 25

Fontana A. ........................................................................... 17

Fonte C. .................................................. 70, 72, 79, 85, 56, 48

Formaggio E. ............................................................... 60, 162

Formisano R. ............................................................. 105, 146

Franceschini M. ........................................................... 139, 30

Fratto L. ............................................................................. 127

Frazzitta G. .......................................................................... 38

Fregni F. .......................................................................... 24, 3

Frisoli A. ........................................................................ 7, 121

Frugarello P. ...................................................................... 114

Furlanis G. .................................................. 145, 154, 144, 159

G

Gabrielli M.A. .................................................................... 161

Gajofatto A. ................................................................. 103, 93

Galafate D. .................................................................. 139, 30

Galeri S. ............................................................................... 23

Galletti M. .......................................................... 108, 109, 124

Galli M. .............................................................................. 133

Gallo L. .............................................................................. 162

Galuppo L. ............................................................................. 9

Page 361: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

361

Gambarelli C. ....................................................... 92, 104, 140

Gambarin M. ...................................................................... 146

Gandolfi M. .. 72, 79, 85, 12, 56, 37, 103, 112, 135, 63, 20, 42,

48, 93

Gandolfo M. ......................................................................... 48

Gariboldi V. .......................................................................... 67

Garzon M. .......................................................................... 114

Gasperi M. ....................................................................... 2, 55

Gattuso M. ......................................................................... 128

Gelato V. .............................................................................. 78

Gelsomini L. ........................................................................... 9

Gentile S. ........................................................................... 146

Gerini A. ............................................................................. 137

Germanotta M. ............................................ 133, 23, 157, 161

Geroin C. .............................................................. 112, 135, 42

Gerwig M. ............................................................................ 66

Ghirmai S. ............................................................................ 86

Ghuman H. ........................................................................... 66

Giacino J............................................................................... 24

Giannarelli G. ............................................................... 23, 161

Giannini E........................................................................... 161

Giannotti E. ........................................................ 108, 109, 124

Giardini M. ................................................................. 151, 111

Giaroli M. ............................................................................. 92

Giattini A. ........................................................................... 165

Gigli G.L. ............................................................................... 68

Gimigliano F. ............................................................ 83, 95, 96

Gimigliano R. ......................................................... 83, 115, 84

Giovannelli M. ..................................................................... 29

Giovanninetti A. ................................................................... 56

Giovannini G. ....................................................................... 46

Giovannini T. ........................................................................ 46

Giuriati R. ............................................................................ 65

Giustini A. ...................................................................... 57, 58

Gnetti B. ............................................................................ 161

Gobbi M. ............................................................................. 99

Godi M. ............................................................................. 111

Goffredo M. ................................................................ 139, 30

Gosseries O. .............................................................. 105, 120

Gower V. ............................................................................. 23

Gracies J. ........................................................................... 116

Gramigna V. ...................................................................... 119

Granato A. ........................................................................... 59

Grandi C. ........................................................................... 123

Granella F. ........................................................................... 50

Granella L. ........................................................................... 50

Grassetti L. .......................................................................... 68

Gravina M. .......................................................................... 42

Greco L. ............................................................................... 91

Grippo A. ........................................................................... 105

Grosso C. ............................................................................. 23

Gruppi M.P. ....................................................................... 160

Guerini Rocco D. ................................................................. 40

Guggenmos D.J. .................................................................... 3

Guidoni P. .......................................................................... 110

H

Hamedani M. ............................................................ 134, 130

Hanlon C.A. ........................................................................... 3

Hayley P. ............................................................................... 3

Hibel M.............................................................................. 135

Houdayer E. .............................................................. 34, 44, 21

Hupp M.*. ........................................................................... 71

Page 362: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

362

I

Iacovelli C. .......................................................................... 139

Iacovelli L. .......................................................................... 155

Iadarola M. ........................................................................ 116

Iaia V. ......................................................................... 102, 122

Iannaccone S. ........................................................... 34, 44, 21

Iarossi A. .............................................................................. 17

Imperatori L.S. ....................................................................... 8

Indino A. .................................................................... 127, 128

Intiso D. ............................................................... 113, 17, 146

Invernizzi M. .................................................................. 54, 39

Iocco M. ..................................................................... 127, 128

Iolascon G. ......................................................... 83, 95, 96, 84

Iosa M. ................................................................................. 95

K

Kiper P. ........................................................................ 10, 129

Koller R. ............................................................................... 71

L

La Porta F. ............................................................... 51, 52, 53

Lamberti G. ........................................................................ 105

Lamola G. ..................................................... 8, 82, 125, 7, 121

Laschi L. ............................................................................... 69

Laureys S. ............................................................................. 24

Lejeune N. .......................................................................... 105

Lenarduzzi F. .......................................................................... 6

Leonardis D. ........................................................................... 7

Leoni V. ...................................................................... 134, 130

Letizia S. ............................................................................. 113

Lettieri G. ............................................................................... 8

Levec C. ............................................................................. 117

Levec T. ............................................................................. 117

Lichti M. .............................................................................. 89

Liguori S............................................................ 83, 96, 115, 84

Lizio A. ................................................................................. 91

Lo Sapio M.D. ................................................................... 120

Locatelli M........................................................................... 21

Lombardi F. ........................................................................... 9

Lombardi J. ........................................................................ 160

Longhi M. ........................................................... 104, 140, 141

Loreti S. .................................................................. 94, 23, 157

Loreto V. ................................................................... 132, 146

Lucac L. .............................................................................. 146

Lucarelli L. ......................................................................... 110

Lucca L.F. ............................................................................. 41

Lupo A. ................................................................................ 95

M

Maestri R. ............................................................................ 47

Maffia S. .............................................................................. 38

Maggio C. .......................................................................... 107

Magi A. ................................................................................ 58

Maistrello L. .............................................................. 106, 129

Malaguarnera G. ............................................................... 116

Malberti I. ........................................................................... 91

Manca M. .......................................................................... 156

Mancuso M. ............................................................. 72, 78, 69

Mandelli C. .................................................................... 44, 21

Mandrioli J. ....................................................................... 104

Manganotti P. 88, 117, 145, 87, 60, 89, 101, 149, 152, 76, 22,

75, 77, 136, 154, 144, 159

Maravita A. ......................................................................... 56

Page 363: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

363

Marcheselli S. ...................................................................... 86

Marinelli L. ........................................................................... 28

Marino S. ........................................................................... 146

Marotta N. ......................................................................... 127

Martini A. ............................................................................. 85

Martino Cinnera A. ............................................................. 95

Martinuzzi A. ....................................................................... 65

Maruzzi G. ............................................................................ 17

Marzolini B. .......................................................................... 80

Mascioli F. .......................................................... 108, 109, 124

Mascolo M. .......................................................................... 36

Masiero S. .......................................................................... 162

Masotta O. ................................................. 105, 120, 132, 146

Massimini M. ..................................................................... 158

Matarangolo V. .................................................................... 62

Matteo B.M. ...................................................................... 131

Mattia D. ............................................................................ 105

Mazza A. ............................................................................ 158

Mazzantini M. .................................................................... 137

Mazzi A. ............................................................................... 85

Mazzini N. ........................................................................ 2, 55

Mazzoleni S. .............................. 16, 103, 11, 13, 14, 30, 42, 93

Mazzoli D. .......................................................... 108, 109, 124

Mazzon G. ................................................ 101, 76, 75, 77, 136

Mazzù I. ............................................................................... 29

Mazzucchelli M. ................................................................... 67

Medici L. .............................................................................. 23

Meinecke C. ......................................................................... 49

Meliadò R.C. .............................................................. 127, 128

Meneghello F. ................................................ 35, 63, 102, 122

Meneguzzi F. .......................................................................... 6

Menichelli A. ............................................................. 149, 154

Menon C.............................................................................. 56

Merico A. ............................................................................. 10

Merlo A. ............................................................. 108, 109, 124

Mezzarobba S. ................................................................... 152

Miccinilli S. .......................................................................... 81

Micera S. ............................................................................. 82

Micheloni G. ........................................................................ 32

Midiri A. .............................................................................. 55

Miladinovic A. ..................................................................... 33

Milighetti S. ..................................................................... 3, 81

Milletti D. .............................................................................. 9

Millevolte M. ....................................................................... 29

Minari E. ............................................................................ 156

Minari I. ............................................................................. 156

Modo M. ............................................................................. 66

Moggio L. ............................................................................ 54

Monaci C. .......................................................................... 138

Monari G. ............................................................................ 97

Monnanni L. ........................................................................ 78

Montagnoli A.P. ............................................................ 72, 79

Montesano A..................................................................... 161

Monti F. ............................................................................. 152

Monticco A. ......................................................................... 59

Montillo M. ......................................................................... 36

Morelli Maria Elisa .............................................................. 88

Morelli Monica .................................................................. 156

Moretta P. ......................................................................... 132

Moretti A. ............................................................................ 84

Morettini V. ....................................................................... 123

Morgante F. ...................................................................... 110

Page 364: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

364

Mori L. ..................................................................... 27, 28, 18

Morone G. ........................................................................... 95

Morreale A. .......................................................................... 74

Morrone M. ......................................................................... 81

Mortini P. ................................................................. 34, 44, 21

Mosca R. ...................................................................... 23, 161

Moscardi M........................................................................ 123

Moser E................................................................................ 48

Munari D. ....................................................................... 56, 48

Murphy M.D. ......................................................................... 3

N

Nalon C. ............................................................................... 46

Nardone A.................................................... 31, 100, 151, 146

Negri L. ................................................................................ 23

Nervo A. ........................................................................... 2, 55

Noè E. ................................................................................ 120

Noé E.S. ............................................................................. 105

Nudo R.J. ................................................................................ 3

O

Olivadese G. ....................................................................... 119

Olivi S. .................................................................................. 43

Orlandi C. ........................................................................... 140

Orsini S. .......................................................................... 72, 78

P

Padua L. ............................................... 139, 133, 23, 157, 161

Pagani M. ............................................................................. 86

Paglierani P. ......................................................................... 43

Palese A. .............................................................................. 26

Panarese A. .......................................................................... 82

Paolucci S. ........................................................................... 95

Papagno C. .......................................................................... 69

Paparella G. ......................................................................... 65

Parolini M. ........................................................................... 85

Pascarella A. ...................................................................... 146

Patriarca E. ........................................................................ 146

Pavese C. ............................................................................. 71

Pecchioli C. ........................................... 139, 133, 23, 157, 161

Pellegrini L. ........................................................................ 152

Pellizzari M. ......................................................................... 32

Pepa L. ....................................................................... 110, 147

Perin C. ................................................................. 67, 131, 146

Perini P. ......................................................................... 57, 58

Perrotta P. ......................................................................... 119

Pertl M. ............................................................................... 35

Pesavento V. ...................................................... 117, 149, 154

Petrella F. ............................................................................ 19

Petronio L. ........................................................................... 76

Piccione F. ........................................................................... 10

Picelli A. ..... 72, 79, 85, 12, 29, 56, 113, 37, 103, 20, 42, 48, 93

Pierelli F. ............................................................................. 97

Pigliapoco M. .................................................................... 148

Pignolo L. ........................................................................... 119

Pigorini A. .......................................................................... 158

Pilia F. ................................................................................ 146

Pinardi C. ............................................................................. 45

Piperno R. ......................................................... 146, 51, 52, 53

Pistoia F. ............................................................................ 146

Pitocco D. .......................................................................... 133

Planiscig S. ......................................................................... 117

Platania P. ........................................................................... 32

Page 365: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

365

Poiese P. .............................................................................. 70

Polati E. ................................................................................ 85

Polonara G. ........................................................................ 148

Polverino P......................................................... 145, 149, 152

Pontiggia G.T. .......................................................... 61, 64, 62

Ponzio M. ............................................................................. 80

Posteraro F. ............................................................. 13, 14, 30

Pournajaf S. ....................................................................... 139

Prada V. ............................................................................. 134

Prandi A. .............................................................................. 36

Prati P. ............................................................... 108, 109, 124

Pregnolato G. ............................................................. 106, 129

Premoselli S. ...................................................................... 146

Priftis K. ............................................................................... 73

Procopio C. ........................................................................ 121

Pucello A. ............................................................................. 95

Q

Quaglia D. ........................................................................ 2, 55

Quarenghi A. ........................................................................ 16

R

Rabuffetti M. ..................................................................... 100

Ranavolo A. .......................................................................... 97

Ranieri M. .................................................................. 113, 116

Rattin S. ............................................................................... 55

Reiterer V............................................................................. 49

Restivo D. ............................................................................. 63

Ricciardi E. ............................................................................. 8

Ridolfi M. ........................................................... 145, 144, 159

Riganello F. .......................................................................... 41

Righi S. ............................................................................... 141

Rizzi L. ................................................................................. 68

Rocca F. ............................................................................. 119

Romano D. .......................................................................... 56

Romoli A. ................................................................... 105, 146

Rosalen D. ............................................................................. 6

Rosanova M.C.E. ............................................................... 158

Rossettini G. .................................................................. 22, 26

Rossi Gabriele ..................................................................... 57

Rossi Gabriella ..................................................................... 91

Rossi Giulia .......................................................................... 69

Rossi S. ................................................................................ 10

Rota V.................................................................................. 40

Ruggieri A. ........................................................................... 94

Russo V. ............................................................................... 99

S

Saccavini M. ........................................................................ 32

Sacco C. ............................................................................... 43

Sahraie A. ............................................................................ 79

Saieva M.A. ......................................................................... 69

Salerno A. ............................................................................ 31

Salmin F. ............................................................................ 123

Saltuari L. ................................................. 103, 112, 38, 42, 93

Salucci P. ............................................................................... 4

Salvi G.P. ..................................................................... 16, 146

Sandrini G. ................................................................... 126, 63

Sansone V.................................................................... 123, 91

Santacaterina F. .................................................................. 81

Santamato A. ................................................. 29, 113, 116, 42

Sant''Angelo N. .................................................................. 146

Santoro L. .......................................................................... 113

Santucci S. ........................................................................... 69

Page 366: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

366

Sarà M. .............................................................................. 146

Sarasso S. ........................................................................... 158

Sarra V.M. .......................................................................... 136

Sartori A. ........................................................ 88, 117, 87, 154

Saviola D. ............................................................................. 90

Scalise A. .............................................................................. 68

Scarponi F. ......................................................................... 146

Scattaglia M. ........................................................................ 61

Schenone A. ............................................................... 134, 130

Schiavon L. ......................................................................... 138

Schnakers C. ...................................................................... 105

Schubert M. ......................................................................... 71

Schweiger V. ........................................................................ 85

Scola I. ................................................................................. 47

Scotto Di Luzio F................................................................. 81

Scrivo G. ............................................................................. 149

Semenza C. .......................................................................... 35

Serafini P. ........................................................................... 110

Serra S. ............................................................................... 119

Serrao M. ............................................................................. 97

Sfreddo P. ............................................................................ 76

Sgherri G. ............................................................................... 7

Sgubin G............................................................................. 152

Sigona M. ............................................................................. 94

Simbolotti C. ...................................................................... 139

Simonetti D. ......................................................................... 81

Simonini M........................................................................... 16

Sinibaldi E. ........................................................................... 97

Sirotti G. ................................................................................. 6

Smania N.... 72, 79, 85, 12, 29, 56, 113, 37, 103, 112, 135, 20,

42, 48, 93

Sodano L. ............................................................................. 96

Solaro Caludio ..................................................................... 63

Sommella N. ............................................................. 51, 52, 53

Sotgiu E. ............................................................................ 121

Spagnuolo C. ..................................................................... 110

Spalazzi L. .......................................................................... 147

Speranza G. ................................................................. 23, 161

Spidalieri R. ................................................................... 57, 58

Spina A. ............................................................................... 34

Spina V. ............................................................................. 137

Spirito M.M. ........................................................................ 80

Staffa G. .............................................................................. 43

Stampacchia G. ........................................................... 137, 11

Stavolo D. .......................................................................... 155

Sterzi S. ........................................................................... 3, 81

Stocchi A. ............................................................................ 69

Storm P.R. ........................................................................... 49

Storti I. ................................................................................ 37

Straffi L. ............................................................................... 86

Stragapede L. ................................................................ 87, 77

T

Tacchino A. .......................................................................... 80

Tagliazucchi L. ........................................................... 104, 141

Tassorelli C. ................................................................. 126, 63

Tauro V. ............................................................................... 80

Tebaldi S. ........................................................................... 164

Tenconi E. .......................................................................... 162

Terranova D. ..................................................................... 164

Tesini V. ......................................................................... 70, 79

Tesolin L. ............................................................................. 89

Testa A. ......................................................................... 57, 58

Testa M. ........................................................................ 22, 26

Page 367: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

367

Tettamanti A. ....................................................................... 21

Tettamanzi S. ......................................................................... 9

Thibaut Aurore .................................................................. 105

Thibaut Aurore* .................................................................. 24

Tinazzi M. ................................................................... 112, 135

Toffano R. .................................................................. 102, 122

Tognetti P. ......................................................................... 130

Tolfa M. ............................................................................... 17

Tomaselli M. ...................................................................... 101

Tombini T. ............................................................................ 11

Tome'' S. ................................................................................ 6

Tonellato M. ...................................................................... 162

Tonin P. ........................................................................ 119, 41

Tosi G. .................................................................................. 56

Tosini T. ............................................................................... 19

Tramonti C. .................................................................... 8, 118

Tran V.D. ........................................................................ 13, 14

Trentin L. ............................................................................. 67

Trimarchi P.D. .................................................................... 158

Troiero K. ............................................................................. 68

Trojano L. ........................................................................... 132

Trompetto C. ................................................................. 27, 28

Tufaro A. .............................................................................. 18

Tummina E. .......................................................................... 86

Turati S. ............................................................................... 72

Turcato A. .......................................................................... 151

Turolla A. ................................................................... 106, 129

U

Unti E. ................................................................................ 118

V

Vaccaro V. ........................................................................... 73

Valagussa G. ........................................................................ 67

Valè N. .................................................................... 103, 42, 93

Vallies G. ........................................................................... 156

Valsecchi R. ......................................................................... 38

Vandini A. .......................................................................... 160

Vannetti F. ........................................................................... 23

Varalta V. ............................................... 70, 72, 79, 85, 56, 48

Vavla M. .............................................................................. 65

Vecchio M. ........................................................................ 116

Veeramuthu V. .................................................................. 105

Vernice R. .......................................................................... 155

Verrazzani A. ....................................................................... 58

Verzini E. ............................................................................. 12

Vestito L. ....................................................................... 27, 18

Viceconti A. ......................................................................... 26

Vicentini M. ......................................................................... 22

Viganò B. ........................................................................... 131

Vitaliti G. ........................................................................... 116

Vittadello F. ......................................................................... 49

Volini S. ............................................................................... 46

Vulpiani M.C. ....................................................................... 94

W

Wahlberg B. ........................................................................ 66

Waldner A. .................................................................. 103, 93

Wolff A. ............................................................................. 120

Z

Zacchini R. ........................................................................... 69

Zamarian L........................................................................... 35

Zamboni M. ........................................................................... 2

Page 368: XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRNXVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN 3 significativi. Questo risultato può essere spiegato dalla metodica utilizzata che non registra scarti inferiori ai due

XVIII CONGRESSO NAZIONALE SIRN

368

Zanon M. ............................................................................. 10

Zatezalo V. ........................................................................... 42

Zeni F. .................................................................................. 31

Zerbinati P. ........................................................ 108, 109, 124

Zihl J. .................................................................................... 79

Zini F. ................................................................................... 92

Zivi I. .................................................................................... 38

Zollo L. ................................................................................. 81

Zucchelli B. ......................................................................... 163

Zullo V. ................................................................................. 62