X Congresso Regionale di Legambiente Lazio

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X congresso regionale Roma, 24-25 ottobre 2015

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X congresso regionaleRoma, 24-25 ottobre 2015

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X congresso regionaleRoma, 24-25 ottobre 2015

sede Unicef, Via Palestro 68

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appunti verso il X congresso di Legambiente Lazio.

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Il Lazio è la regione che più di ogni altra coniuga e mette insieme straordinarie bellezze naturali con storia e cultura diffusa in ogni angolo di territorio, dalle grandi città ai più piccoli borghi un tambureggiante ripetersi della proposta storico-ambientale diviene accordo propositivo e visione di straordinarietà: città e borghi medievali si appaiano con le moderne strutture urbanistiche; i fiumi raccontano con il loro incedere i secoli passati, accarezzano la natura selvaggia e le conurbazioni antropizzate; le catene montuose offrono panorami mozzafiato verso campagne e paesaggi collinari; i parchi, felice intuizione delle battaglie ambientaliste dei passati decenni, sono oggi spesso l’unico freno all’avanzata cementificatoria; il mare che in se accoglie canali e corsi interni tra i peggiori per qualità ecologica, è capace di donare alla vista nicchie di incanto e coste prodigiose; i piccolissimi comuni formano una maglia culturale stretta in se stessa come una stupefacente tela capace in ogni suo nodo, di raccontare un

portato culturale sempre nuovo e meraviglioso. È attraverso la valorizzazione di questo patrimonio che l’ambientalismo nella regione deve essere promotore di nuovo sviluppo sostenibile. Un rilancio dei sogni che passa dal parco archeologico più grande del mondo nel centro di Roma, alle secche di Tor Paterno poco a largo di Capocotta, dalle sorgenti del Peschiera nel reatino e dell’Aniene sui monti Simbruini, al correre del Tevere dall’alto Lazio alla capitale, fino a Ostia e Fiumicino. Se verrà un tempo per tornare ad apprezzare le isole pontine più che le mete esotiche, o un tempo in cui i cittadini laziali insegneranno al mondo la valorizzazione e il cammino lento sulle francigene, o un tempo ancora in cui il capovolgimento delle percentuali di uso di mezzi pubblici riqualificati rispetto all’auto privata porterà donne e uomini a raccontare il piacere della quotidianità pendolare e ai bambini quello del gioco in strade senza traffico, allora vorrà dire che qualcuna delle nostre

L’era del CambiamentoSostenibilità, economia circolare, legalità per la bellezza del Lazio

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battaglie avrà avuto successo. Il tempo in cui tutti faranno il porta a porta e considereranno chiusa la lontana epoca dei cassonetti, delle discariche e degli inceneritori, sarà il tempo di una vita più salubre; così come lo sarà quello in cui a Montalto e Civitavecchia saranno spenti i polmoni pulsanti delle mega-centrali per la decarbonizzazione del Lazio, e la democrazia energetica delle rinnovabili avrà preso ampiamente il sopravvento. Solo quando arriveranno questi tempi potremo considerare l’idea che un piccolo pezzo di strada associativa percorsa possa aver dato buoni risultati, per la società in cui viviamo e per noi che dobbiamo tenere stretta la convinzione di poterla migliorare.

“sarà il tempo di una vita più salubre in cui a montalto

e civitavecchia verranno spenti i polmoni pulsanti

delle mega-centrali e la democrazia

energetica delle rinnovabili avrà

preso ampiamente il sopravvento.”

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C’è bisogno di un nuovo ruolo......Come in altre regioni negli ultimi anni il Lazio ha visto l’inasprimento drammatico della crisi economica correre di pari passo con l’acuirsi delle difficoltà di raffronto tra cittadini, istituzioni, rappresentanza politica e il nascere di nuove costellazioni aggregative tra comitatismo e web-group sociali, si aggiunge che l’antipolitica e la logica del contrasto hanno avuto spazio e linfa vitale come mai prima. Le tensioni sociali e le roboanti e continue proteste prendono sempre più il sopravvento di fronte al ragionamento, e la logica del “no” contrasta sempre più duramente quella della costruzione di alternative credibili, alimentata in primo luogo dalle responsabilità di quanti hanno intrapreso negli anni percorsi amministrativi

disastrosi. È necessario cominciare a coniare nuove proposizioni capaci di spiegare che il modello dominante sta diventando un altro, quello dello sviluppo dell’economia verde, che contrasta i mutamenti climatici e garantisce la salvaguardia dell’ambiente; in questo senso la Legambiente del futuro si deve porre come baluardo di tutela e sostenibilità ambientale, alimentando reti di cittadini attivi e portando idee spiazzanti e positive come nuove chiavi di nuovo sviluppo.

“la legambiente del futuro

si deve porre come baluardo

di tutela e sostenibilità ambientale”

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Il valore dell’accoglienza e le opportunità dell’intercultura......A Roma e in tutto il Lazio va rilanciato con forza il dovere, ma soprattutto il valore dell’accoglienza, perchè è forte l’evidente presenza di migranti e profughi economici e ambientali in fuga dai conflitti e dalla devastazione che i mutamenti climatici lasciano in interi continenti. I volti delle donne e degli uomini che scalzi ci passano al fianco ricordano a tutti noi il dovere dell’accoglienza e quello di anteporre a qualsiasi egoismo e rigidità frontaliera un nuovo umanitarismo che c’è bisogno di coniugare anche attraverso campagne legambientine nuove, di sostegno a tali realtà. Noi dobbiamo essere in grado di spiegare che le spinte migratorie sono incontri di culture e persone, alle quali abbiamo affidato tanti dei nostri anziani e alle quali possiamo affidare la cura del nostro verde, e che è solo abbattendo barriere obsolete e aprendo frontiere che si dice la parola fine a ricchezza contrapposta a povertà, in un nuovo sogno di futuro che veda i razzismi estirpati da una colorata

mescolanza di straordinarie culture popolari. Lo dobbiamo agli abitanti di tutti i sud della terra e a quelle devastanti condizioni di vita, che sono la coscienza sporca del nostro benessere, e che pagano con la povertà estrema il modello di sviluppo di cui abbiamo giovato fino ad ora.

“i volti delle donne e degli

uomini che scalzi ci passano al fianco ricordano a tutti

noi il dovere dell’accoglienza”

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Il Lazio verso l’economia circolareLa nostra regione rispecchia profondamente un quadro nazionale complessivo che vede, nel modello di sviluppo economico, farsi strada i lavori verdi e la “Green Economy”. Se in tutto lo stivale questo settore sviluppa da solo 101 miliardi di euro per 3 milioni di posti di lavoro, il Lazio è la 4° regione per numero di imprese verdi con 27.220 di cui 19.000 e la 2° per numero assoluto di assunzioni verdi nel 2014 pari a 5.600. Posti di lavoro sostenibili e che danno sostenibilità, nuove tecnologie, risparmio ed efficentamento energetico, trattamento dei rifiuti, mobilità, riqualificazione e manutenzione del tessuto urbanistico; questo lavoro può sconfiggere il conflitto intergenerazionale in

atto e ridare futuro e dignità alle giovani generazioni frenando le diseguaglianze sociali e territoriali e costruendo le condizioni per una crescita duratura e sostenibile. Numeri da alimentare e supportare con un Green Act regionale per il rilancio delle tematiche ambientali, capaci da sole di dare risposte concrete alle modalità di costruzione di un nuovo modello di sviluppo fondato tanto nella vocazione storico-culturale-naturalistica del Lazio quanto nello sviluppo di innovazioni tecnologiche. Intanto sul piano amministrativo abbiamo assistito all’alternanza di schieramenti di diverso colore avvicendatisi nella prima metà del 2013. Travolta dagli scandali e da una sciagurata e squallida distribuzione delle risorse economiche, nel pieno della crisi economica che intanto vessava i cittadini, la maggioranza regionale di centro-destra ha ceduto il passo all’attuale, che ha dovuto in primo luogo ristabilire la normalità funzionale a partire dal risanamento dei bilanci regionali. Ora occorre che la sfida su un Green New Deal nel Lazio e dell’economia circolare, raccolta ancora parzialmente, venga giocata fino in fondo e la Legambiente deve assumersi di più e meglio il compito di spinta in tal senso.

“ora occorre che la sfida su un green

new deal nel lazio e dell’economia circolare

venga giocata fino in fondo”

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Rifiuti fuori dalla dittatura delle discariche...Sui rifiuti ci sono stati segnali positivi di discontinuità. A partire dalla fine di uno sciagurato scenario che avrebbe condannato il Lazio a discariche, cassonetti e termovalorizzatori per decenni, così come si può considerare un passo fondamentale la chiusura di Malagrotta, evento storico che Legambiente chiedeva da 30 anni. Positiva anche la redazione delle linee guida sul riuso e lo stanziamento di 150 mln per l’attuazione del porta a porta che ha dato concretezza agli indirizzi politici. Il tutto consegna il risultato dell’aumento della differenziata dal 26% del 2013 al 40% del 2014. Un percorso virtuoso raccontato dai dati della neonata campagna regionale “Comuni Ricicloni”, sperando di parlare nelle prossime edizioni di numeri ancora superiori. Ora però bisogna passare alla stesura del nuovo piano regionale sui rifiuti, da troppo tempo annunciato, che crei un’unica regia e che noi dobbiamo con forza indicare definitivamente nella strada della riduzione del riuso e del riciclo come l’unica percorribile, così come c’è bisogno di sostenere l’inserimento dell’ecotassa regionale che affermi il principio “chi inquina paghi”.

...le rinnovabili per la democrazia energetica...Sulle fonti rinnovabili il nuovo piano energetico regionale presentato, va approvato perché disegnerebbe una positiva prospettiva fatta di solare, eolico, geotermia. Vanno al contempo sostenute con più forza le importanti dinamiche nate intorno ai PAES, i Piani d’Azione per le Energie Sostenibili, ampliandone la diffusione e la conoscenza sul territorio, che da una parte faciliterebbe la messa a dimora di impianti rinnovabili e dall’altra creerebbe utili dinamiche di cooperazione energetica tra comuni contigui.

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...e il rilancio del trasporto pubblico per migliorare la vita di tutti Nei trasporti bisogna cambiare passo velocemente. Dopo la messa a binario di nuovi treni per i 600.000 pendolari delle otto linee ferroviarie, avendo dato respiro e maggior vivibilità ad alcune di queste, va costruito uno scenario futuro di scelte integrate, diverso e migliore a partire dalla stesura del nuovo contratto di servizi con Trenitalia fino alla richiesta di destinare fondi per i treni e i trasporti regionali, agendo sulle linee concesse e sui percorsi Cotral fondamentali per un’enorme fetta di popolazione, e mettendo a sistema un nuovo modello trasportistico. C’è bisogno di un nuovo piano della mobilità regionale che sia fortemente basato sul trasporto su ferro, ma che sostenga anche progettualità come la ciclovia tirrenica capace di unirsi con quella toscana, la creazione di abbonamenti treno+bici, la messa in sicurezza della Pontina sgomberando anche il campo dai vecchi progetti di nuove autostrade come la Roma-Latina, ipotesi su cui questa regione deve mettere definitivamente la parola fine dopo decenni di battaglie. Occorre dare avvio alla moltiplicazione di isole

pedonali, traffic calming, zone 30; piano della ciclabilità regionale; acquisto di bus, tram, metro e treni; sviluppo dei parcheggi di scambio. Sul trasporto aereo bisogna contrastare l’ipotesi di ampliamento aeroportuale (raddoppio di Fiumicino o terzo polo) chiedendo invece che sia ammodernato il servizio e vengano rispettate le prescrizioni di legge su rumore e inquinamento atmosferico facendo rientrare nella legalità Ciampino e Fiumicino, dove il numero di voli continua a cresce nell’era delle compagnia low-cost a dispetto di una vivibilità quasi completamente perduta in intere cittadine.

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Ripartire dalla legalità...Legalità e trasparenza, battaglie da coltivare e sostenere al meglio, memori di quanto accaduto negli ultimi anni, avendo letto le confessioni del pentito Schiavone e viste le inchieste e processi Cerroni, Valle del Sacco, Borgo Montello, nonché le tante vertenze territoriali sulle quali siamo impegnati, per arrivare a Mafia Capitale e l’inchiesta “Mondo di Mezzo”, vicenda contro la quale ci siamo sempre battuti con l’azione associativa, di gravità assoluta e senza precedenti in tutta la regione perché ha alimentato una già complessa disgregazione sociale. Senza considerare la presenza consolidata delle mafie nel sud della regione. La quasi totalità delle inchieste ha avuto al centro proprio il rispetto dell’ambiente ed è per questo che la nuova legge sugli ecoreati, risultato storico ottenuto da Legambiente dopo venti anni di battaglie, diventa una chiave portante dell’azione futura. Azione che deve essere portata avanti con strumenti associativi come il Centro di Azione Giuridica da valorizzare e potenziare e attraverso il nuovo inizio dell’“Osservatorio Regionale Ambiente e Legalità” su cui la Regione Lazio deve tornare a investire, come risposta e sostegno alle persone e su cui Legambiente

deve impegnarsi ancor meglio e in tutti i territori.

...rilanciare diritti dei cittadini e valore dei territori...Ci sono poi diversi positivi percorsi legislativi avviati sui quali, anche alla luce delle battaglie che stiamo potando avanti, è importante che si arrivi alla definitiva approvazione: dalla legge per il servizio civile regionale a quella contro l’amianto, dal testo per il sostegno ai piccoli comuni in grado di rilanciare le economie sane dei paesi sotto i 5.000 abitanti, all’uso del litorale da lasciare libero per più del 50%. Alla concretizzazione recente della legge sull’acqua pubblica, unica in Italia che abbia risposto completamente al mandato referendario per il quale nel Lazio 2.700.000 di persone hanno votato nel giugno 2011 e che permetterebbe di garantire il flusso minimo vitale a tutte le utenze e tariffe giuste, deve infine aggiungersi anche il nuovo piano di tutela delle acque. Un piano che metta al centro la prospettiva di riqualificazione di fiumi, laghi e mare sia in ambiente naturale che fortemente antropizzato.

“legalità e trasparenza, battaglie da coltivare”

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...e vincere la sfida dei Parchi...In questo quadro regionale, sono le aree protette regionali la scommessa politica capace di rendere i territori fulcro di rilancio delle bellezze naturali a difesa della biodiversità. In questi due anni si è rimesso in moto il mondo dei parchi, ora bisogna fare il salto di qualità per valorizzarli al meglio. Occorre investire risorse per l’importanza dei parchi urbani e peri-urbani come contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, motore di nuovo sviluppo turismo sostenibile che si moltiplichi in tutta la regione, agricoltura di qualità ed a filiera corta, recupero delle antiche semenze. In tale quadro il ritorno ad approvare dei piani d’assetto è un bel segnale e vanno tutti approvati entro la fine della legislatura. Salto di qualità vuol dire sostegno deciso al mondo stesso dei parchi esistenti, alla creazione di quelli nuovi (Lepini, Tevere, Tolfa, Ernici, Terminillo ...). Serve la revisione della legge regionale sulla quale Legambiente ha giocato, e deve continuare a farlo, il ruolo importante depositando una prima proposta. Avviare infine una nuova primavera delle aree protette attraverso il superamento della gestione commissariale ora che

ci sono le condizioni. Quella dei parchi e delle aree protette è una scommessa da vincere ora che il corpo amministrativo di prossimità delle province sta venendo meno, e c’è bisogno di nuovi paradigmi locali che assicurino l’assunzione di quei compiti finora “provinciali”, fondamentali per l’ambiente.

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...per adattarsi ai mutamenti climatici e abbatterne le causeRipresa dei parchi, agricoltura sana, rilancio dei mezzi pubblici, corretta gestione dei rifiuti, economia verde, il tutto deve coniugarsi al fine massimo della sostenibilità ecologica territoriale. Vanno poi aggiunte nuove sfide, a partire dall’idea di norme future sul consumo di suolo zero e promozione della rigenerazione urbana anche a freno dei rischi idrogeologici, che la Regione può e deve raccogliere, nell’idea di divenire reale laboratorio politico, sperimentando nuove strade da esportare. Percorsi che insieme parlino finanche alla COP di Parigi raccontando un linguaggio diverso e migliore di quello che l’amministrazione regionale ha saputo proporre fino ad ora.Tante nel Lazio sono invece le innovative esperienze di amministrazioni comunali che, soprattutto in centri medio-piccoli, portano a buoni risultati come quello dell’aumento dei Comuni Ricicloni; amministrazioni che si basano sempre di più su uno spirito di volontariato di tipo associativo, con tutte le dinamiche positive che ne conseguono. A queste realtà vanno date risposte

chiare, a partire dalla gestione dei rifiuti, fiore all’occhiello di tante identità locali che con impegno e perspicacia hanno saldato insieme volontà politica e buone pratiche raggiungendo risultati eccellenti. A loro per primi va data la risposta dell’uscita definitiva dalla dittatura delle discariche, dell’inizio del percorso che porti a non avere più all’orizzonte le ciminiere dei termovalorizzatori. Se su quello di Albano abbiamo felicemente appreso il blocco progettuale della Regione, attendiamo che ciò avvenga anche per quello di Malagrotta, possibilità realistica e conseguente all’abbattimento delle tonnellate di rifiuti indifferenziati da conferire. In tutto ciò dobbiamo saper raccontare consapevolmente a cittadini e amministrazioni l’esigenza di diffondere sui territori l’impiantistica necessaria al riciclo delle frazioni provenienti dalla raccolta differenziata, a partire dagli impianti di trattamento della frazione organica e dai centri del riuso, perché nelle responsabilità di ciascuno ci sia anche quella di evitare che le “non scelte” nel Lazio si trasformino nell’attuale e continuo andirivieni di autoarticolati di rifiuti che vanno a peggiorare la qualità della vita altrove.

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Facciamo ripartire la capitaleSulla capitale la storia dell’amministrazione Marino racconta di un inizio speranzoso per il mondo ambientalista a partire dalla messa in cantiere della pedonalizzazione dei Fori, cavallo di battaglia dei primi mesi di giunta alla quale avevamo consegnato le chiavi giuste per questa svolta epocale che ancora però non vediamo completamente concretizzata. Poi le inchieste di Mafia Capitale, hanno dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, che un’amministrazione deve avere la legalità come prerogativa alla base di chi gestisce la cosa pubblica, oltre la quale non si è costruita la capacità vera di gestire una difficile complessità come quella romana e della città metropolitana che nel frattempo si sta creando. Sui rifiuti nella capitale si è passati da

uno scarso 25% di differenziata negli anni della precedente amministrazione Alemanno, ad attestarsi sul 40% puntando ad ulteriore aumento, ma intanto il porta a porta è diffuso a solo un terzo dei cittadini e 150 camion escono quotidianamente per portare fuori ambito i rifiuti, essendo rimasta al palo la creazione di impianti di riciclaggio. Al termine anticipato del mandato comunale abbiamo assistito ad un balletto di responsabilità e deleghe sterile in troppi punti nevralgici, se la politica non riesce ad essere forza propulsiva di gestione e cambiamento, troppi processi positivi rischiano di fermarsi e addirittura retrocedere. Rischio che stiamo vedendo a Capocotta dove il volontariato ha riqualificato un’area di pessima fama a fine anni novanta, e una sana gestione ha salvaguardato e rilanciato quel territorio fino a renderlo il più pregiato di tutta la Riserva Statale del Litorale Romano. Ora la politica non è riuscita ad avviare i normali percorsi di affidamento gestionale, e sta rischiando di far saltare tutto in aria per l’incapacità di redigere gli atti necessari. Una dinamica questa che stiamo contrastando a Capoprati, dove il parco pubblico sul Tevere al centro di Roma, creato da anni di Puliamo il Mondo,

“oggi roma ha bisogno di un vento

nuovo, di fiducia e di un nuovo patto tra il futuro campidoglio e

cittadinanza.”

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rischiava di morire di incuria da parte dei servizi comunali che ne avrebbero dovuto supportare le esigenze minime. Grazie solo al volontariato questo luogo sta ora riprendendo vita dimostrando la validità e l’importanza del ruolo delle associazioni anche a dispetto della noncuranza delle istituzioni. Oggi Roma ha bisogno di un vento nuovo, di fiducia e di un nuovo patto tra il futuro Campidoglio e cittadinanza. Questo può esserci

solo attraverso un cambio di rotta in tutti i gangli funzionali del Comune a partire da Ama, Atac e Acea, perchè tornino a essere attori principali di un rapporto positivo con i romani, rapporto che invece appare sempre più incrinato. È indispensabile poi chiudere processi positivi iniziati, su tutti i Fori Pedonali così come chiesto da Legambiente,

in ultimo con l’approvazione il 24 giugno 2014 in aula Giulio Cesare della storica delibera di iniziativa popolare con la quale l’associazione chiede di liberare il Colosseo dalle auto, cambiamento vero che restituirebbe una nuova e più sostenibile idea di città contro la percezione di una capitale che muore di traffico. Va realizzato il Grab, quel Grande Raccordo Anulare delle Biciclette, capace di essere promozione turistica,

supporto alla ciclabilità quotidiana e strumento per dare vita a una mobilità nuova per Roma, attraverso un circuito circolare che dovrà attraversare storia, cultura, fiumi e parchi, da quello dell’Appia Antica a quello dell’Aniene e dal Colosseo al Tevere, infrastruttura ciclabile tanto apprezzato da tutti in Italia e all’estero ma ancora lontano dall’essere veramente

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messo in cantiere. Intanto il lavoro straordinario della magistratura che ha portato alla luce le infiltrazioni mafiose in troppi ambiti politico amministrativi, fa si che da questa crisi amministrativa possa nascere il vero momento di rilancio della capitale, se non ora quando? D’altronde se si accetteranno sfide enormi per il futuro come quella olimpica, lo si deve poter fare solo nel solco della legalità e unicamente con un nuovo amore per la città eterna, trascurata nella cura del verde e degli spazi, attaccata dai ladri di futuro che ne hanno inquinato le scelte e le dinamiche con logiche mafiose.Il quadro di programmazione della vita nei prossimi decenni dei romani non può essere definito buono se non viene assicurata ai

cittadini la possibilità di accedere a servizi di trasporto pubblico efficaci ed efficienti. Se in questi anni sono state aperte 2 metropolitane solo parzialmente, si necessita del salto in avanti mettendo in cantiere i prolungamenti di metro previsti, le tanto annunciate nuove linee di tram, la messa in strada di nuove corsie preferenziali addirittura diminuite negli ultimi anni, la promozione dell’intermodalità, la chiusura dell’anello ferroviario e il sostegno alla mobilità nuova che passi dalla costruzione di nuove ciclovie, all’attuazione del piano quadro della ciclabilità, alla concretizzazione di bike-parking sicuri, al fianco di un carsharing decollato grazie all’innesto delle nuove tipologie e di soggetti privati ad affiancare quelli pubblici. A questo si aggiunge che andava fermata con più determinazione l’abbandono della Roma-Giardinetti frenando l’idea di poter togliere ancora altri binari da Roma, e l’attuazione di progetti di nuovo asfalto fatto di strade, autostrade e complanari, come scelta di un passato che bisogna avere il coraggio di lasciarsi alle spalle.

va realizzato il grab, quel grande raccordo

anulare delle biciclette, capace di essere

promozione turistica, supporto alla ciclabilità quotidiana e strumento

per dare vita a una mobilità nuova per roma

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Mal’aria e consumo di suolo...Intanto la qualità dell’aria risente dell’uso spropositato di automobili su tutto il piano regionale, con Roma ad avere più automobili immatricolate che cittadini residenti, e Frosinone a raccogliere addirittura il triste primato nazionale di città con più giorni di aria avvelenata dalle polveri sottili.Se il mancato rilancio dei mezzi pubblici parla con dati di PM10 fuori controllo ovunque, le scelte cementificatorie e di consumo di suolo stanno continuando a devastare il Lazio. Il tema dello Stadio di Tor di Valle e del suo processo autorizzativo, amplia da solo del 5% le previsioni di piano regolatore di Roma, perché pensato in maniera vecchia, quella della speculazione e dell’affidamento a costruttore di turno in cambio di. Se la nostra associazione non è contro la costruzione di un nuovo impianto sportivo, bisogna esigere l’adeguamento di portata dei mezzi sul quadrante, l’abbattimento totale delle previsione di costruzione che niente hanno a che vedere con uno stadio, e l’abbattimento dei rischi idrogeologici; progettare in questo modo è un’occasione sprecata per la vera rigenerazione urbana di

edifici e intere aree completamente da riqualificare.

...sana gestione delle acque, bonifiche e adattamento ai mutamenti del clima...D’altronde oggi sono sempre più frequenti gli effetti dei cambiamenti climatici, con precipitazioni sempre più intense e localizzate, non più scenario della “catastrofica” previsione degli ambientalisti ma realtà con cui si fa i conti di continuo, che ci ricordano come sia indispensabile fermare il consumo di suolo per rendere più sicuri gli abitati. I fiumi e il reticolo fluviale secondario si gonfiano e mettono sempre più apprensione per le gabbie di cemento dentro le quali sono confinati e fuori dalle quali bisogna riportarli; la cura dei corsi d’acqua interni deve sancire un freno al cemento intorno ad essi. Fiumi che devono essere di rilancio dell’economia verde attraverso soprattutto il miglioramento della qualità dell’acqua, laddove la gestione dei reflui è ancora scadente con reti colabrodo e troppi impianti misti acque chiare e scure che sversano in corsi, e in tal senso la nuova chiave dei contratti di fiume è

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garanzia di sostegno alla difesa della biodiversità e calmieramento dei rischi idrogeologici, chiave questa che dobbiamo ancor meglio imparare a coniugare in ogni situazione territoriale. C’è bisogno di attivare tutte le dinamiche per la riqualificazione di tanti luoghi, i cui abitanti sono stati vessati da anni di devastazione ambientale, e in tal senso le bonifiche della Valle del Sacco e della Valle Galeria su tutte, vanno realizzate creando i presupposti perché in futuro se ne parli anche per qualcosa di bello e propositivo e non solo per discutere di indagini epidemiologiche, perimetrazione, capping o modalità di recupero e depurazione.

...e la grande risposta del volontariato per la cura del territorio e per la formazioneSe è troppo spesso carente la capacità di risposta amministrativa alle esigenze di cura del territorio, un merito straordinario va al volontariato, visto che in questi ultimi periodi le azioni dei cittadini divengono sempre più vere e concrete, sia nei gruppi territoriali che nelle scuole. Quest’ultime sono impegnate a

sostenere e curare il proprio angolo di vita come non mai, secondo quanto emerso dal successo senza precedenti dell’ultimo Nontiscordardimè, e per le scuole Legambiente deve continuare a moltiplicare le proprie proposte associative: il cantiere diffuso sull’edilizia scolastica, le forme di integrazione tra formazione formale informale e non formale, le proposte didattiche sul campo, le giornate di educazione ambientale, la nuova formula de “la Scuola nel Bosco” per riaprire all’educazione attiva nel mondo scolastico, perché continui ad essere baluardo di cultura e nido di creazione di coscienze critiche e cittadini attivi dalle città ai più piccoli, e capace di educare al futuro nell’era del cambiamento. In un tempo di crisi la scuola così come l’enorme rete dei Centri di Ricerca laziali, appare come uno dei pochi strumenti in grado di offrire futuro attraverso l’apprendimento di nuovi lavori, il perfezionamento di competenze ma anche la, possibilità di mantenere un rapporto con il mondo del lavoro tutto in un’ottica di green economy. La formazione per noi rappresenta un elemento imprescindibile per tutta quella progettualità che come Legambiente vogliamo veder crescere nelle nostre città e sui

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territori, ma ancora oggi purtroppo continua ad essere considerato un fattore marginale e non strategico per una vera e propria rivoluzione sostenibile capace di futuro. Intanto campagne come Spiagge e fondali puliti e Festa dell’Albero, crescono continuamente nei numeri di persone coinvolte e

aree migliorate; compito delle istituzioni è quello di non ostacolare e sostenere con forza tali processi, garantendo una continuità di cura che sembra, in troppi territori, un lontano ricordo. Il significato della recente adesione di massa a Puliamo il Mondo, che ha visto come mai prima un’enormità di iniziative in campo, capaci insieme di raccogliere quantitativi di rifiuti superiori alle 65 tonnellate in 3 giorni, non si può trovare solo in una capacità maggiore di coinvolgere e attivare cittadinanze

consapevoli, ma va ricercata anche in un consolidato modo nuovo di ogni cittadino di rendersi protagonista di bellezza ritrovata, una fame di volontariato che Legambiente deve poter sostenere, coadiuvare e promuovere al meglio, attraversandone e appoggiandone le scelte.

La Legambiente che sarà...In tale contesto anche Legambiente Lazio ha avviato un processo di viscerale cambiamento, sia sul piano politico associativo che propriamente strutturale. Il restringimento della possibilità di accesso alle risorse economiche e il nuovo sfondo culturale dove l’ambiente sta sempre più divenendo fulcro di ogni forma di volontariato associativo, ha portato infatti la metamorfosi ancora in

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atto. Si sta passando dall’essere una struttura fortemente basata sul supporto di “personale” associativo al servizio del volontariato, a una struttura di impegno volontario. Ne consegue la costruzione di una Legambiente regionale, che “work in progress”, sia sempre di più fatta di circoli e arricchita da collaborazioni interne costanti, sapienze associative impegnate a portare avanti le nostre istanze da altri ruoli, e un continuo scambio con la struttura nazionale dell’associazione. A questo assetto deve far seguito un forte rafforzamento del ruolo dei circoli stessi, sia negli aspetti di disegno del quadro di proposta politica, che nell’ideazione di azioni che fanno parte del nostro nuovo volontariato, in via di cambiamento per forme e sostanza e capaci di coordinarsi in maniera orizzontale con nuovi raggruppamenti

geografici, tematici e vertenziali. Lo dimostrano i campi di volontariato attivati e divenuti ormai realtà consolidata dopo anni di assenza da questa regione, le scommesse sui nuovi parchi, quelle sulla sana alimentazione protagonista della recente tappa del Treno Verde, quelle sulle nuove proposizioni a difesa del territorio che si coniugano in modi splendidamente diversi circolo dopo circolo.Il compito della nostra associazione rimane da un lato quello storicizzato di analisi, monitoraggio, denuncia e supporto ai cittadini anche attraverso forme nuove come le Guardie Ambientali, e dall’altro quello dell’individuazione di nuovi paradigmi per l’attuazione del futuro verde della regione, formandoci internamente per far crescere una politica associativa basata sempre più le competenze sul territorio. Non c’è bisogno di

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bulimia comunicativa se a questa non si affianca una proposta nuova di vedere il mondo. Non c’è bisogno della presenza sui mezzi di comunicazione per rendere pubblici dati pessimi sulla qualità di acqua o presenza di PM10 se a questa non segue un miglioramento del nostro mare o della nostra aria, perché grazie a noi si sono avviate dinamiche positive. C’è bisogno di promozione delle nuove forme di rilancio economico in chiave sostenibile del territorio, di ripresa delle aree interne attraverso la valorizzazione dei piccoli comuni e delle reti che tra di essi vengono sapientemente tessute, delle loro bellezze storico-culturali, ammagliati insieme da elementi come corsi fluviali, catene montuose, ferrovie dismesse e dimenticate, parchi, laghi. C’è bisogno di una Legambiente ancora più forte per affermare tutto questo. In tal senso il rinnovamento importante e la crescita numerica dei circoli è certezza indiscutibile di buon lavoro associativo e solo da questa crescita, che va alimentata e curata quotidianamente, può prendere il largo la forza dell’associazione del futuro. Lo sforzo ulteriore deve essere la messa in comune delle saggezze di ciascuno che dobbiamo trovare il modo di mettere al servizio di

tutti. L’uso dei nuovi strumenti di aggregazione online deve avanzare e rafforzarsi ulteriormente di pari passo con il rafforzamento dei rapporti reali, troppo spesso vediamo potenze aggregative virtuali, sciogliersi nel bicchier d’acqua della partecipazione tangibile.Se quelli che un tempo sembravano sogni di pochi ambientalisti ideologici, i numeri che man mano anche noi snoccioliamo e rendiamo pubblici ci parlano dell’avvento reale di un’era del cambiamento, anche nel Lazio arrivata “nonostante”: le rinnovabili stanno prendendo il sopravvento “nonostante” la fine degli incentivi; le percentuali di differenziata aumentano anche se c’è un impegno troppo residuo nella quotidianità amministrativa;

“c’è bisogno di tanta legambiente perché cessi anche nel nostro piccolo

pezzetto di mondo il <<lamento della terra

insieme a quello del mondo abbandonato>>.”

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addirittura la sharing economy decolla alla prima opportunità pur se di opportunità ce ne siano proprio poche; l’economia verde e quella sociale crescono durante una crisi economica devastante; il cambiamento vero sta avvenendo su temi ambientali “nonostante” l’ambiente sia ancora distante dall’essere al centro delle politiche. Anche se è chiara la crisi della rappresentanza, quella delle forze intermedie, quella del tesseramento “politico” a questa o quell’aggregazione, quella dello spirito referendario del 2011, Legambiente nella nostra regione continua a crescere e rinnovarsi. A testimoniarlo ci sono i nuovi circoli in zone dove anche da tanti anni non ve ne erano o il rinfoltimento e sano ringiovanimento di quelli attivi.

...e i sogni che dobbiamo realizzare insiemePerché nel Lazio c’è ancora bisogno di tanta Legambiente: per i Fori Pedonali, i treni pendolari, per lo spegnimento delle maxi centrali elettriche e per l’avvento di una democrazia energetica, perché le strade siano fatte anche per giocare e perché rifugiati e migranti possano mettere le loro culture a disposizione dell’ampliamento di quelle tradizionali in una colorata mescolanza popolare, perché anche il Tevere possa essere un giorno nuovamente balneabile e nel carcere di Rebibbia siano un fiore all’occhiello gli orti del circolo Giano, perché l’acqua sia davvero bene comune non privatizzato e con sane gestioni e l’Acea rimanga pubblica, e perché grazie a riuso, riduzione e riciclaggio dei rifiuti

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non vi sia mai più bisogno di discariche e termovalorizzatori. Un’associazione utile in ogni territorio, combattendo contro la presenza di arsenico nelle acqua del viterbese e trovando proposizioni nuove per la riqualificazione delle montagne e delle campagne del reatino, sperimentando nuove e sani stili di vita in campo alimentare nel sud pontino e per riappropriarsi dello splendido territorio della ciociaria contro le

sciagure inquinatorie che vi si sono scagliate per decenni, valorizzando le piccole grandi bellezze della provincia romana nel cono d’ombra della capitale e rivestendo Roma di abiti nuovi per restituirle l’incanto di cui è stata sinonimo nel passato. C’è bisogno di tanta Legambiente perché cessi anche nel nostro piccolo pezzetto di mondo il “lamento della terra insieme a quello del mondo abbandonato”.

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