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Il seminatore di Van Gogh Pubblicato da Rachele Gerace in data 21 marzo 2011 Domenica 20 marzo, in una Cattedrale gremita di pubblico, Mons. Gulletta ha eseguito una lettura iconologica del dipinto Il seminatore di Vincent Van Gogh. È stato un momento di elevata riflessione non solo artistica ma anche religiosa ed esistenziale, un messaggio arricchito da molteplici linguaggi: Vangelo, arte, coro, strumenti, danze. [1] A fare da contorno agli interventi di Mons. Gulletta, infatti, il Maestro Giovanni Mirabile con il suo Coro Ouverture, è stato accompagnato da un ensemble strumentale, costituito dal primo violoncello dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, da una tromba e dalle percussioni e al Grande Organo dal Maestro Giulio Piovani; Rita Colosi, infine, ha curato le coreografie che hanno fatto da contorno all’intero spettacolo. Attingendo al programma pastorale di quest’anno Usci il seminatore a seminare, l’accostamento con Van Gogh è stato immediato. Egli, infatti, del seminare ne ha fatto lo scopo della sua vita. Nacque a l’Aja il 3 marzo 1853; esattamente un anno prima, la madre aveva partorito un figlio nato morto, che aveva chiamato allo stesso modo. Sin dal concepimento, la vicenda di questo artista è un intreccio tra la vita e la morte; egli aveva sempre dovuto fare i conti con un superamento di se stesso, esternando una grandiosa capacità di ricominciare anche dopo una serie d’insuccessi. Voleva diventare grande predicatore sulla scia del padre, ma ci riuscì solo in parte. Scoprì la capacità di solidarietà con gli altri, facendosi povero con i poveri per comprenderne le esigenze; guardando l’altrui sofferenza, ne condizionava la propria. Ebbe sempre il grande desiderio di dare un senso alla sua vita: per questo l’arte divenne per lui quasi un ministero, un campo in cui poteva seminare. Dipingeva per elaborare il dolore del suo cuore, tessendo e concretizzando le sue paranoie non in semplici quadri, ma in autobiografie; nelle sue opere ha sempre dominato il giallo, colore del Sud. Il dipinto Il seminatore è uno dei punti cardine della crescita artistica di Van Gogh. Nel descriverlo al fratello, lo suddivideva in due parti: quella superiore, di un giallo ocra del grande sole dominate, per dare luce, colore; quella inferiore, di un viola chiazzato di giallo e al centro il seminatore con una giubba blu scura e pantaloni bianchi, che attutivano la tensione del viola delle zolle appena arate. Ma, in corso d’opera cambiò alcune cose: i colori, infatti, risultarono capovolti e quest’intreccio in Van Gogh è frequente. Egli assumeva una gran libertà nell’uso del colore, dissociandolo dalle forme, poiché lo riteneva strumento indispensabile per esprimere i suoi stati d’animo. Altre particolarità del dipinto, sono lo spessore delle pennellate dei raggi del sole tracciati nel cielo e il grano che si erge come una palazzata; questo è un elemento cardine poiché in Van Gogh esiste sempre un’interruzione tra il mondo ideale e la realtà. Nel campo di grano c’è un sentiero che poi termina senza una mèta. Le zolle viola raccontano il cielo, il grande sole racconta gli ideali: qui sono scritti e s’infrangono i sogni di Van Gogh il quale fece della propria vita, dei suoi sogni, delle sue opere, degli insuccessi, un pugno di grano, scontrandosi frontalmente con la durezza della realtà. Il 27 luglio 1890, si sparò in un campo, un colpo di rivoltella; morì due giorni dopo con accanto il fratello Teo. La vicenda esistenziale di questo grandissimo artista potrebbe coincidere con quella di qualunque altro soggetto che ha voglia di mietere, allorquando il contesto non è sempre pronto ad accogliere chicchi di grano; un pugno di grano è memoria di una fatica precedente. Van Gogh ha conosciuto la fatica, la sofferenza, il dolore del seminatore e, se per buona parte della vita si è sognato tale, dal 1899 al 1890 si vedeva mietitore. Page 1 of 2 Il seminatore di Van Gogh » Print - MessinaWebTv - La WebTv della tua terra 11/04/2011 http://www.messinaweb.tv/arancio/cultura-e-arte/il-seminatore-di-van-gogh/print/

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Il seminatore di Van GoghPubblicato da Rachele Gerace in data 21 marzo 2011Domenica 20 marzo, in una Cattedrale gremita di pubblico, Mons. Gulletta ha eseguito una lettura iconologica del dipinto Il seminatore di Vincent Van Gogh. stato un momento di elevata riflessione non solo artistica ma anche religiosa ed esistenziale, un messaggio arricchito da molteplici linguaggi: Vangelo, arte, coro, strumenti, danze. [1]A fare da contorno agli interventi di Mons. Gulletta, infatti, il Maestro Giovanni Mirabile con il suo Coro Ouverture, stato accompagnato da un ensemble strumentale, costituito dal primo violoncello dellOrchestra del Teatro Vittorio Emanuele, da una tromba e dalle percussioni e al Grande Organo dal Maestro Giulio Piovani; Rita Colosi, infine, ha curato le coreografie che hanno fatto da contorno allintero spettacolo.Attingendo al programma pastorale di questanno Usci il seminatore a seminare, laccostamento con Van Gogh stato immediato. Egli, infatti, del seminare ne ha fatto lo scopo della sua vita. Nacque a lAja il 3 marzo 1853; esattamente un anno prima, la madre aveva partorito un figlio nato morto, che aveva chiamato allo stesso modo. Sin dal concepimento, la vicenda di questo artista un intreccio tra la vita e la morte; egli aveva sempre dovuto fare i conti con un superamento di se stesso, esternando una grandiosa capacit di ricominciare anche dopo una serie dinsuccessi. Voleva diventare grande predicatore sulla scia del padre, ma ci riusc solo in parte. Scopr la capacit di solidariet con gli altri, facendosi povero con i poveri per comprenderne le esigenze; guardando laltrui sofferenza, ne condizionava la propria. Ebbe sempre il grande desiderio di dare un senso alla sua vita: per questo larte divenne per lui quasi un ministero, un campo in cui poteva seminare.Dipingeva per elaborare il dolore del suo cuore, tessendo e concretizzando le sue paranoie non in semplici quadri, ma in autobiografie; nelle sue opere ha sempre dominato il giallo, colore del Sud.Il dipinto Il seminatore uno dei punti cardine della crescita artistica di Van Gogh. Nel descriverlo al fratello, lo suddivideva in due parti: quella superiore, di un giallo ocra del grande sole dominate, per dare luce, colore; quella inferiore, di un viola chiazzato di giallo e al centro il seminatore con una giubba blu scura e pantaloni bianchi, che attutivano la tensione del viola delle zolle appena arate. Ma, in corso dopera cambi alcune cose: i colori, infatti, risultarono capovolti e questintreccio in Van Gogh frequente. Egli assumeva una gran libert nelluso del colore, dissociandolo dalle forme, poich lo riteneva strumento indispensabile per esprimere i suoi stati danimo.Altre particolarit del dipinto, sono lo spessore delle pennellate dei raggi del sole tracciati nel cielo e il grano che si erge come una palazzata; questo un elemento cardine poich in Van Gogh esiste sempre uninterruzione tra il mondo ideale e la realt.Nel campo di grano c un sentiero che poi termina senza una mta. Le zolle viola raccontano il cielo, il grande sole racconta gli ideali: qui sono scritti e sinfrangono i sogni di Van Gogh il quale fece della propria vita, dei suoi sogni, delle sue opere, degli insuccessi, un pugno di grano, scontrandosi frontalmente con la durezza della realt.Il 27 luglio 1890, si spar in un campo, un colpo di rivoltella; mor due giorni dopo con accanto il fratello Teo.La vicenda esistenziale di questo grandissimo artista potrebbe coincidere con quella di qualunque altro soggetto che ha voglia di mietere, allorquando il contesto non sempre pronto ad accogliere chicchi di grano; un pugno di grano memoria di una fatica precedente. Van Gogh ha conosciuto la fatica, la sofferenza, il dolore del seminatore e, se per buona parte della vita si sognato tale, dal 1899 al 1890 si vedeva mietitore.Page 1 of 2 Il seminatore di Van Gogh Print - MessinaWebTv - La WebTv della tua terra11/04/2011 http://www.messinaweb.tv/arancio/cultura-e-arte/il-seminatore-di-van-gogh/print/Laccostamento con i Vangeli preciso: vita e morte si scontrano e si ritrovano, sia nel seminare che nel mietere. Il seminare fa riferimento al cap. IV di Marco, con la Parabola del seminatore, dove da una sola semina, con la medesima fatica, scaturiscono esiti diversi. Il mietere, invece, lo ritroviamo nel XIV cap. dellApocalisse, nel grido dellangelo che proclama lavvenuto tempo della mietitura, quando la messe della terra matura.Nel corso della serata, ogni digressione sul dipinto era legata ad un adattamento musicale e coreografico eseguito con grande maestria e pathos da tutti gli artisti.Il messaggio finale stato anticipato da una suggestiva esecuzione dellInno della Risurrezione di Mahler che recita cos: Son venuto da Dio e voglio ritornare a Dio! Dio mi ha dato la luce che illuminer il mio cammino fino alla vita eterna!Risorgerai, s, tu risorgerai, mia polvere, dopo breve riposo. Vita immortale ti dar colui che ti ha chiamato. Dalla vita alla morte e dalla morte di nuovo alla vita, quella eterna, il grande progetto di Dio per tutti noi, in cambio del sacrificio del suo Unico Figlio. E noi siamo chiamati ad adorare la Croce in attesa della gloria della Risurrezione.Articolo stampato da: http://www.messinaweb.tvLink dell'articolo: http://www.messinaweb.tv/arancio/cultura-e-arte/il-seminatore-di-van-gogh/URLs in this post:[1] Image:content/uploads/2011/03/Cattedrale.jpg - http://www.messinaweb.tv/wpCopyright 2011 MessinaWebTv. Tutti i diritti riservati.Indietro | StampaPage 2 of 2 Il seminatore di Van Gogh Print - MessinaWebTv - La WebTv della tua terra11/04/2011 http://www.messinaweb.tv/arancio/cultura-e-arte/il-seminatore-di-van-gogh/print/