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SatanaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

      Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Satana (disambigua).

Satana nella visione di William Blake

Satana [sà-ta-na] (ן ט� Ebraico Satan, Σατανᾶς Lingua Greca Satanâs, Latino Sátanas, Ebraico ש�tiberiense Śāṭān; Aramaico א נ� ט) Šayṭān: "Avversario"; "accusatore") è شيطان ;Śaṭanâ ש(un angelo, demone, o divinità minore in molte religioni; in particolare, nelle religioni monoteiste derivate da quella giudaica, è l'incarnazione e la personificazione del principio del male supremo, in contrapposizione a Dio, principio del sommo bene.

Satana è anche noto come il Diavolo (dal latino Diábolus, -i e dal greco antico Diabolos, -ou, cioè "Colui che divide") per eccellenza , il Principe delle Tenebre, il Principe di questo Mondo - secondo Cristo; è chiamato anche Belzebù (definizione traente origine dal nome dalla divinità fenicia Baal, e la cui traduzione letterale è "Signore delle Mosche"), Belial, Mefistofele o Lucifero (dal latino Lucifer, cioè "Portatore di luce"). È anche chiamato Mitricoleon poiché, secondo un'antica tradizione ebraica, si fa piccolo con i grandi e grande con i piccoli.

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Molti nomi attribuiti a Satana o agli altri diavoli traggono origine dai nomi di divinità dei culti pagani dell'area fenicio-cananea: gli dèi delle nazioni che si contrapponevano ad Israele diventano avversari del Dio degli ebrei.

Indice

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1 Satana nella tradizione ebraica o 1.1 Come essere letterale e reale o 1.2 Come un'allegoria

2 Satana nella tradizione cristiana o 2.1 Come essere letterale e reale o 2.2 Come un'allegoria

3 Satana nella tradizione islamica 4 Satana nella cultura popolare 5 Bibliografia o 5.1 Fonti cristiane o 5.2 Monografie o 5.3 Fonti islamiche

6 Satana nel cinema, nella televisione, nei libri, nei manga e negli anime 7 Voci correlate 8 Altri progetti 9 Collegamenti esterni

Satana nella tradizione ebraica [modifica]

Come essere letterale e reale [modifica]

Nell'angelologia ebraica è presente la figura di Satanael, angelo al quale viene affidato da Dio il compito di verificare il livello di pietas dell'Uomo (Libro di Giobbe), ovvero del suo amore e della sua dedizione verso Dio stesso. Questo angelo riporta infatti al Signore tutti i peccati dell'uomo: durante il giorno di Yom Kippur una preghiera rivolta a Dio afferma: fai tacere il Satan/chiudi (tappa) la bocca al Satan, richiesta fatta in vista del perdono e dell'espiazione dei peccati. Si dice poi che quest'angelo, chiamato anche Samael, come angelo distruttore concorra con il volere divino alla morte degli uomini. La tradizione ebraica presenta molti demoni, dalle più varie caratteristiche: Astarte, Belfagor, Belzebù, Belial, Lilith, Asmodeus, Azazél, Baal, Dagon, Moloch, Mammona, Mefistofele, Samael e molti altri ancora. Derivano dalle divinità adorate dai popoli della Palestina come i moabiti, canaanei, edomiti, sodomiti, gebusei, filistei, amorrei, aramei, fenici, compresi gli stessi ebrei e si contrappongono al culto di Yahweh o di El. Anche i nomi di diversi angeli (Michael, Gabriel, Uriel, Geremiel, Shealthiel, lo stesso Satanael, ecc.) derivano dalla religione astrale assiro-babilonese. La tradizione cristiana attribuirà a questi demoni ebraici la figura di angeli seguaci del re infernale Satana, caduti dal Cielo insieme a lui.

Va ricordato che il termine Satanael viene utilizzato anche nell'apocrifo Vangelo di Bartolomeo come sinonimo di Satana.

Come un'allegoria [modifica]

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Saadia [1] e Mosè Maimonide [2] hanno interpretato il Satana nel Libro di Giobbe come simbolico.

Satana nella tradizione cristiana [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Lucifero.

Come essere letterale e reale [modifica]

Nel contesto cristiano Satana, iconograficamente designato come Arcangelo del male, è la figura in netta contrapposizione con Dio.

La storia riportata dalla Bibbia cristiana e dagli scritti dei Padri della Chiesa, è che in origine Lucifero fosse l'Arcangelo più bello, più splendente e più vicino a Dio, chiamato quindi Lucifero ("portatore di luce"), che però, proprio per questa sua vicinanza, credette d'essere non solo come Dio, ma più potente dell'Onnipotente stesso, peccando cosi di superbia e ribellandosi al volere di Dio (come è scritto: "Similis ero Altissimo", cioè "Sarò simile all'Altissimo", Isaia, 14,14). Raduna a sé un terzo delle schiere angeliche e muove guerra contro l'Onnipotente, che lo vince e lo precipita dal Cielo insieme ai suoi angeli devoti. La loro caduta dura 9 giorni, ed infine l'Inferno si spalanca sotto di loro, inghiottendoli. Secondo la tradizione, in quel momento il vero nome di Lucifero viene "cancellato dai Cieli", con l'imposizione che nessuno lo pronunci mai più (Lucifero è dunque solo una metafora per il suo originario splendore), e col comando che venga chiamato da allora in avanti "Satàn" (cioè, l'"Avversario"). Comunque, lontani dalla luce divina, i meravigliosi angeli si mutano in orridi demoni, e da allora il solo scopo del demonio, invidioso e furente, è quello di trascinare gli uomini, novelli e privilegiati figli di Dio, nella sua dimora di disperazione per l'eternità. La dettagliata e straordinaria storia di Lucifero/Satana è narrata dal poeta inglese John Milton nel poema epico "Paradiso Perduto" ("Paradise Lost", 1667), che racconta esattamente della ribellione e della guerra in Cielo, della caduta, della Creazione del mondo (posteriore alla caduta di Lucifero) e dell'uomo, e infine della tentazione e della caduta di Adamo ed Eva.

In realtà questa storia nasce da un fraintendimento. Infatti, i brani del libro di Isaia in questione si riferivano, in origine, al re di Babilonia, che i cortigiani adulavano chiamandolo "Portatore di Luce" (in latino Lucifer). Isaia, nella sua invettiva contro il re di Babilonia (che inizia con "In quel giorno il Signore ti libererà dalle tue pene e dal tuo affanno e dalla dura schiavitù con la quale eri stato asservito. Allora intonerai questa canzone sul re di Babilonia e dirai: «Ah, come è finito l'aguzzino, è finita l'arroganza!", Isaia, 14, 3-4) gli rinfaccia questo soprannome dicendo, per l'appunto (Isaia, 14, 12-14)

"Come mai sei caduto dal cielo,Lucifero, figlio dell'aurora?Come mai sei stato steso a terra,signore di popoli?

Eppure tu pensavi:Salirò in cielo,sulle stelle di Dioinnalzerò il trono,dimorerò sul monte dell'assemblea,nelle parti più remote del settentrione.Salirò sulle regioni superiori delle nubi,mi farò uguale all'Altissimo."

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La metafora, nel tempo, è stata interpretata in maniera via via più letterale fino a creare la leggenda di Lucifero.

Come rappresentazione di Satana, Lucifero nel Medioevo fu descritto come un mostro gigantesco, con tre facce: una nera (il colore simbolo dell'ignoranza) una gialla (simbolo di collera) e una rossa (l'impotenza), con ali di pipistrello che agitate producevano un vento gelido che ghiacciava il profondo dell'Inferno. Impressionante e spaventevole è la precisa descrizione data nella "Divina Commedia" da Dante Alighieri, che, insieme a Virgilio, incontra Lucifero di persona:

« [...] Lo 'mperador del doloroso regnoda mezzo 'l petto uscia fuor de la ghiaccia;e più con un gigante io mi convegno,

che i giganti non fan con le sue braccia:vedi oggimai quant' esser dee quel tuttoch'a così fatta parte si confaccia.

S'el fu sì bel com' elli è ora brutto,e contra 'l suo fattore alzò le ciglia,ben dee da lui procedere ogne lutto.

Oh quanto parve a me gran maravigliaquand' io vidi tre facce a la sua testa!L'una dinanzi, e quella era vermiglia;

l'altr' eran due, che s'aggiugnieno a questasovresso 'l mezzo di ciascuna spalla,e sé giugnieno al loco de la cresta:

e la destra parea tra bianca e gialla;la sinistra a vedere era tal, qualivegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla.

Sotto ciascuna uscivan due grand' ali,quanto si convenia a tanto uccello:vele di mar non vid' io mai cotali.

Non avean penne, ma di vispistrelloera lor modo; e quelle svolazzava,sì che tre venti si movean da ello:

quindi Cocito tutto s'aggelava.Con sei occhi piangëa, e per tre mentigocciava 'l pianto e sanguinosa bava.

Da ogne bocca dirompea co' dentiun peccatore, a guisa di maciulla,sì che tre ne facea così dolenti.

A quel dinanzi il mordere era nullaverso 'l graffiar, che talvolta la schiena

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rimanea de la pelle tutta brulla. [...] »(Dante Alighieri, "Divina Commedia", "Inferno", canto XXXIV, vv.28-60)

Padre Dolindo Ruotolo ("Servo di Dio", candidato beato e santo) ne parla cosi, in uno dei suoi scritti: "[...] Satana ha per fine, come disse egli stesso poco tempo fa in Francia, per bocca di un indemoniato, di screditare Dio presso la creatura e la creatura presso Dio. Egli cerca d'influire nelle nostre cose per turbare l'ordine della Provvidenza, e farcelo apparire illogico e tiranno. [...] fa apparire come una fresca e deliziosa spensieratezza la vita del mondo e come un'oppressione la vita dello spirito. [...] L'arte satanica è più sottile e insidiosa di quel che pensiamo, perché il demonio si cela sempre sotto una forma a noi familiare per non destare i nostri sospetti, e in più egli si serve delle leggi e dei fenomeni naturali per insidiarci. La sua malignità è terribile perché egli è malizia assoluta, senza temperamento di sensibilità di cuore e di compassione [...]; ama dunque fare il male, e si diletta nel veder le creature agitate ed impacciate nelle sue insidie; per questo niente più lo sconcerta quanto la pazienza, l'umiltà, la carità e la mansuetudine. [...]"

La teologia cristiana ritiene il demonio non solo un'allegoria del male, ma un reale spirito angelico che opera contro il bene, avendo scelto liberamente di non servire Dio e di usare contro di lui i suoi doni. Dio, secondo il Cristianesimo, è una potenza infinitamente superiore al demonio, in quanto suo creatore ed essere onnipotente, perciò fondamento del suo essere e della sua essenza (come per tutte le altre sue creature). Pertanto, la concezione cristiana di Satana non deve essere confusa, ad esempio, con lo Zoroastrismo o con qualsiasi altra concezione che opponga due principi equipotenti (cioè il bene e il male). Le ragioni che portano al rifiuto della possibilità di un doppio principio sono puramente teoretiche, come ebbe a dimostrare Sant'Agostino contro l'eresia del Manicheismo, che proponeva una visione dualistica della metafisica, divisa in parti uguali tra bene e male.

Il Cristianesimo non nega il male, ma vi vede la spiegazione del sacrificio di Cristo sulla croce: senza questo evento non sarebbe stato possibile nient'altro che il male, per l'uomo. Infatti ad un male apparentemente così vincitore è contrapposto un bene ancora più potente ("lì dove ha abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia" afferma San Paolo), il bene assoluto e vittorioso.

Con il Cristianesimo l'attenzione verso il male si sposta dai mali terreni, come cataclismi, terremoti e malattie, ai mali dell'anima, all'azione del demonio che non mira tanto a peggiorare l'esistenza terrena dell'uomo, quanto a farlo peccare e dannare in eterno, provocando la cosiddetta "morte secunda", com'è chiamata da San Francesco, ovvero la morte dell'anima.

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La caduta di Satana secondo Gustave Doré

Tuttavia sarebbe errato costringere per intero il Cristianesimo nella posizione unilaterale già sostenuta da Platone (il quale ebbe comunque il merito enorme della sua scoperta come dimensione fondante dell'uomo), e tuttavia enfatizzata (per via di fattori storici e intellettuali) dal Cristianesimo medievale: la cura dell'anima non prescinde dall'attenzione verso il mondo, non è una fuga, al contrario, è il compimento dell'uomo verso il mondo e nel mondo.

Radice di tale punto di vista è il passo biblico in cui a Mosè viene ordinato di innalzare il serpente di rame, affinché gli Israeliti morsi dalle serpi nel deserto non morissero: Dio non elimina il male (fisico o metafisico) nell'uomo, ma gli dà invece i mezzi con cui affrontarlo e superarlo. Addirittura nel libro di Giobbe Satana si rivolge a Dio istigandolo a mettere Giobbe (paradigma dell'uomo giusto), alla prova.

Satana, come tutti gli angeli e come l'uomo, possiede intelligenza e volontà, pertanto la possibilità di scegliere se porre come fine delle proprie azioni Dio (corrispondendo a Dio e quindi permettendo l'instaurazione di una relazione d'amore), oppure no. Nel caso di Lucifero si tratta della prima infrazione. Tenendo ben fermo che l'uomo non è in grado di esulare dal proprio contesto spazio temporale, e che quindi la riflessione verte su un tempo eternamente presente (ovvero: la caduta di Lucifero e dell'uomo non è interna alla creazione fisica, quindi un fatto; è bensì uno stato spirituale), 'prima' che Lucifero si ribellasse non esisteva il male.

Sant'Agostino si interrogò a lungo sul problema del male, sulla natura del male. Per quel che riguarda il male morale: non si tratta di scegliere tra un bene e un male, bensì di decidersi tra un bene inferiore e uno superiore, in quanto nulla di ciò che è stato creato da Dio può essere detto cattivo, a meno che non ci si voglia assurgere a giudici della creazione. Non si può scegliere il male:

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si può solo scegliere male. Il peccato è un disordine dell'anima che invece di rivolgersi a ciò che è migliore, più elevato, si abbassa.

Come un'allegoria [modifica]

Alcuni cristiani considerano che il diavolo nella Bibbia si riferisca figurativamente alla tentazione, tra i quali: David Joris, Thomas Hobbes (1651), Isaac Newton, Joseph Mede, Arthur Ashley Sykes, Richard Mead, John Simpson (1804), John Epps (1842), John Thomas (1848), Peter Watkins (1971).

Satana nella tradizione islamica [modifica]

Nell'Islam, Iblīs (Arabo إبليس), è il diavolo principale. Appare più spesso nel Corano con il nome di Shaytān (الشيطان): Iblis è citato 11 volte e Shaytān 87 volte.È il capo degli spiriti del male, e la sua personalità ricorda quella del diavolo cristiano. Disubbidì ad Allāh quando gli fu ordinato (come a tutti gli angeli) di adorare Adamo da Lui creato. L'obiezione da lui avanzata che Egli era l'unico degno di essere adorato, potrebbe apparire assolutamente corretta e iper-monoteistica se essa non fosse stata invece, incontestabilmente, un atto di disubbidienza, peccato massimo nei confronti di Dio.Fu quindi cacciato dal Suo cospetto. Da allora è noto in ambiente arabofono islamico come Shaytān o Shaytān il lapidato ( Shaytān al-rajīm ), come affermato nel versetto 98 della sura XVI del Corano che riferisce l'episodio in cui egli aveva tentato Ibrāhīm (Abramo), o secondo alcuni suo figlio Isacco o Ismāʿīl (Ismaele), perché non ubbidisse all'ordine di Dio - che voleva mettere alla prova l'ubbidienza del Suo servo - che Gli sacrificasse il figlio.Con la formula apotropaica musulmana Aʿūdhu bi-llāh min al-Shayṭān al-rajīm (mi rifugio in Dio da Satana "il lapidato"), sempre in ottemperanza con quanto prescritto da Cor., XVI:98, si usa avviare la lettura testuale del Testo sacro dell'Islam, facendola seguire dalla basmala che, salvo in un caso, premette qualsiasi sura coranica.La lapidazione con pietre ( jimār ) di 3 diverse colonne nella zona della Aqaba di Mecca, nel corso della conclusione del rito canonico del hajj, costituisce uno dei momenti obbligatori della cerimonia e uno dei suoi momenti più spettacolari, anche se potenzialmente pericolosi a causa dell'affollamento e delle pietre che possono colpire i fedeli più a ridosso delle colonne che rappresentano appunto Shaytān.

Satana nella cultura popolare [modifica]

Per una discussione su Satana nella cultura popolare o nella fiction guarda Satana nel cinema.

Satana viene associato al Dio Sumero Enki / E.A. o al dio Ptah dell'Antico Egitto . Il nome Satana deriva dall'Ebraico Shaitan che significa avversario.

Anche nello sport, molte squadre, come il Milan ed il Manchester United, hanno un diavolo come simbolo.

Bibliografia [modifica]

1. John Kitto, Henry Burgess, Benjamin Harris Cowper The Journal of sacred literature p682. Robert Eisen The book of Job in medieval Jewish philosophy p73

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Fonti cristiane [modifica]

"Sacra Bibbia" John Milton, "Paradise Lost" ("Paradiso Perduto"),1667 Dante Alighieri, "Divina Commedia" - "Inferno" Padre Dolindo Ruotolo, "La Genesi - commenti" Sant'Agostino d'Ippona , "Confessiones" ("Confessioni") Sant'Agostino d'Ippona, "De natura et gratia contra Pelagium" ("La natura e la grazia

contro Pelagio") Sant'Agostino d'Ippona, "De civitate Dei" ("La città di Dio") Sant'Agostino d'Ippona, "De genesi contra Manicheos" ("La Genesi contro i Manichei")

Monografie [modifica]

Sergio Quinzio , Mysterium iniquitatis, Adelphi, Milano, 1995 Livio Fanzaga , Il falsario, Edizioni SugarCo, Milano 1999 G.L.Brena (a cura di), Mysterium iniquitatis. Il problema del male, Ed.Libreria Gregoriana,

2000 Marcello Craveri (a cura di). I Vangeli apocrifi. 13a ed. Torino, Einaudi, 2001. Nota 2 p.

433; ISBN 88-06-11674-6

Fonti islamiche [modifica]

Il Corano

Satana nel cinema, nella televisione, nei libri, nei manga e negli anime [modifica]

In 666 Satan, il protagonista, Jio, possiede il potere di trasformarsi nella bestia, cioè in Satan, e durante la sua trasformazione, sulla fronte del ragazzino appare il Numero della bestia, cioè il 666.

In un episodio della nuova versione di Doctor Who appare Satana, infatti l'episodio doppio è intitolato L'abisso di Satana.

Satana è il principale antagonista del manga e anime Devilman: non è però un demone, bensì un bellissimo angelo. Scacciato dal paradiso da Dio, si è schierato dalla parte dei demoni, e vuole sterminare il genere umano. Ciononostante non può essere definito completamente malvagio, ed è dotato di sentimenti molto umani, al punto di innamorarsi di Akira Fudo (protagonista della storia) e sacrificare il suo soldato più potente per dargli la possibilità di sopravvivere allo sterminio della razza umana.

Satana è uno dei personaggi della serie televisiva Reaper - In missione per il Diavolo, in onda su MTV.

Nel film Tenacious D e il destino del rock, Satana è interpretato Dave Grohl in una delle scene finali del film.

Nella serie tv Supernatural appare nella stagione conclusiva, nelle vesti di un angelo caduto ferito da Dio (che lo ha punito per troppo amore) e anche da altri angeli, infatti appare un Lucifero (viene chiamato con i suo nome angelico), molto umano e con sentimenti, oltre ad una forte capacità di insinuare il dubbio nei suoi interlocutori.

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Nel film L'infernale Litterio, Satana stringe un patto con il professor Tartini, il proprietario di una villa nel paese del protagonista, Litterio. L'accordo prevede che debba morire Maria, la figlia del professor Tartini. A risolvere la questione e a vedersela col diavolo è lo stesso Litterio.

ALLA SCOPERTA DEL DIAVOLO:

L’ANTICO TESTAMENTO E I VANGELI  di Andrea De Pascalis 

1. Premessa

Chi è, che cos’è il diavolo?

Naturalmente noi tutti pensiamo di conoscere la risposta a questa domanda: il diavolo è la personificazione del male, lo spirito del male.

Ma questa risposta non spiega nulla.  Essa stessa è equivoca: il diavolo è il nome simbolico che diamo all’idea del male che attraversa la storia, o è un essere reale, che esiste a prescindere dal fatto che noi ne riconosciamo la presenza?

Per molti antropologi si tratta di un’idea simbolica. Per la teologia cristiana si tratta  ovviamente di un essere reale, ma non tutti sono d’accordo sulla rilevanza e sul ruolo da assegnare al diavolo all’interno della dottrina cristiana.La verità è che su questo argomento esistono centinaia o migliaia di testi, di studi, di ragionamenti, spesso contrastanti.

Qualcuno ha affermato che l’essere umano ha scritto più sul diavolo che su Dio. Forse è vero.Eppure si può dire che non sappiamo poi molto delle questioni che riguardano il diavolo. Il diavolo lo chiamiamo in causa quando imprechiamo, quando abbiamo una contrarietà, quando ci colpisce un malanno, quando accade un evento naturale avverso, quando appaiono sull’orizzonte della storia i grandi criminali. Ma delle “origini” e delle caratteristiche di colui al quale attribuiamo tante nefandezze sappiamo solo per sentito dire.

Ecco dunque un buon motivo per andare alla scoperta del diavolo partendo dalla sua storia, in modo aconfessionale, disincantato, critico ma attento. 

Dove si origina il diavolo? Quali sono le sue funzioni, i suoi “poteri” ed i suoi limiti? Come si è arrivati, ad un certo punto della storia del cristianesimo, a pensare ad una umanità assediata dal diavolo, preda del diavolo al punto che per sradicare tale presenza si è ritenuto necessario ricorrere alla maniere forti?

E l’idea di diavolo è sempre stata fondamentalmente uguale a se stessa, o si è evoluta nel tempo?

 

Volendo cercare delle risposte in sintesi, possiamo porci due obiettivi:

a)   limitare il campo di analisi alla cultura giudaico cristiana per quel che riguarda la “preistoria” del diavolo, l’Evo antico, e quindi solo alla cultura cristiana per quanto riguarda il Medio Evo e la modernità;

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b) non addentrarci troppo nei dettagli di tesi innumerevoli e contrastanti, ma limitarci a fissare dei paletti che ci consentano di capire meglio qual è il...background culturale del diavolo.

  

Il diavolo nel Pentateuco

Cominciamo dall’Antico Testamento, che, com’è noto, si compone di testi scritti in diverse epoche, da prima dell’esilio babilonese fino ai tempi di Gesù.La parte più antica è il Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri,  Deuteronomio.) anch’esso composto in più fasi.

In Genesi si distingue tra due strati di narrazione: il racconto Jahvista (dal nome di Dio rivelato a Mosè, Jahvè) e il racconto eloista (che chiama Dio Elohim). Ci sono poi aggiunte del cosiddetto “periodo sacerdotale”.

In questa parte più antica della Bibbia, che risale al tempo in cui gli ebrei erano nomadi e predatori, l’idea di diavolo non c’è.

C’è (ma solo nella narrazione Jahvista) il mito della caduta di Adamo ed Eva, tentati dal serpente, ma da nessuna parte si dice che il serpente è il diavolo.

Anzi, si dice esplicitamente che il serpente era una bestia. “Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?..”.Dunque era una bestia, ed  era una creatura di Dio, della quale si dice che era astuta e non che era malvagia.Questa bestia dialoga con l’essere umano non perché sia una creatura spirituale camuffata da bestia, ma semplicemente perché (come afferma chiaramente una tradizione ben attestata negli apocrifi dell’AT) nell’Eden, prima della caduta, l’essere umano comprendeva il linguaggio degli animali. Tant’è che in molteplici tradizioni successive l’uomo “restaurato” nelle perfezione edenica parla il linguaggio degli animali. Si pensi, per fare un esempio che tutti conosciamo, a S. Francesco che parla agli uccelli.Bisogna sfatare un altro mito: da nessuna parte in Genesi si lascia intendere che la trasgressione di Adamo ed Eva era di natura sessuale. Anzi si lascia capire che il peccato fu di orgoglio: il desiderio di conoscere il bene e il male per diventare come Dio.

Da nessuna parte si spiega qual è il motivo per cui il serpente inganna Adamo ed Eva. Potrebbe essere la gelosia nei confronti dell’essere umano quale creatura prediletta da Dio.

Solo molto più tardi arriva nella Bibbia l’idea della identificazione del serpente con il diavolo. È decisivo un versetto del Libro della Sapienza (II:24): “Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo (satan)”

Il Libro della Sapienza appartiene ad un’epoca relativamente tarda, tra il III e il I secolo a.C., quando si erano messi in moto, come vedremo, altri meccanismi.

Nella parte più antica della Bibbia invece non c’è posto per il diavolo perché non c’è bisogno di giustificare il male nel mondo, di attribuirlo a qualcuno diverso da Dio.

È Dio l’unico motore della storia, è da lui che arrivano sia il bene che il male.

Il primo Jahvè è un Dio crudele, esigente, che a volte ricorre ad espedienti ed inganni per indurre l’uomo a sbagliare.

In Giosuè 11: gli israeliti mettono a ferro e fuoco la terra di Canaan sterminandone gli abitanti. Ed è il Signore ad ordire quello sterminio:

«In quel tempo Giosuè ritornò e prese Cazor e passò a fil di spada il suo re, perchè prima Cazor era stata la capitale di tutti quei regni. Passò a fil di spada ogni essere vivente che era in essa, votandolo allo sterminio;

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non lasciò nessuno vivo e appiccò il fuoco a Cazor. Giosuè prese tutti quei re e le loro città, passandoli a fil di spada; li votò allo sterminio, come aveva comandato Mosè , servo del Signore. Tuttavia Israele non incendiò nessuna delle città erette sui colli, fatta eccezione per la sola Cazor, che Giosuè incendiò. Gli Israeliti presero tutto il bottino di queste città e il bestiame; solo passarono a fil di spada tutti gli uomini fino a sterminarli; non lasciarono nessuno vivo. Come aveva comandato il Signore a Mosè suo servo, Mosè ordinò a Giosuè e Giosuè così fece: non trascurò nulla di quanto aveva comandato il Signore a Mosè ..... Infatti era per disegno del Signore che il loro cuore si ostinasse nella guerra contro Israele, per votarli allo sterminio, senza che trovassero grazia, e per annientarli.»

È un Dio che usa non pochi “trabocchetti” per ingannare e distruggere. Così Jahvè prima spinge Abramo, che si è recato in Egitto, a fingere che Sara sia sua sorella, e quando il faraone si innamora di Sara e la fa portare in casa sua credendola non sposata, Dio punisce il Faraone “colpendo lui e la sua casa con grandi piaghe”.Ecco che Dio è colui che manda le malattie.Nella vicenda delle sette piaghe d’Egitto, è Jahvè che indurisce il cuore del Faraone cosicché non accolga la richiesta di liberare Israele, e poi punisce quell’indurimento dell’animo con le piaghe. Più volte infatti si dice: «Ma il Signore rese ostinato il cuore del Faraone, che non volle lasciarli partire…».

In Esodo 4:21-25, il Signore dice e compie cose terribili: «Il Signore disse a Mosè : "Mentre tu parti per tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo. Allora tu dirai al faraone: Dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito. Io ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai rifiutato di lasciarlo partire. Ecco io faccio morire il tuo figlio primogenito!". Mentre si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire».Jahvè provoca la resistenza del faraone, e poi lo punisce

terribilmente per quella resistenza di cui è Jahvè stesso il vero responsabile morale. In definitiva, c’è un Dio terribile che è principio e causa del bene e del male, per cui non c’è bisogno di alcun essere soprannaturale che agisca per indurre in tentazione l’uomo o per seminare le malattie, la morte, le  distruzioni. L’agguato del Signore a Mosè è un fatto di cui non viene spiegata la causa. Non c’è una colpa di Mosè da punire. Qui sembra esserci un Dio assassino che cerca di far morire un suo fedele. Forse è la spiegazione della morte improvvisa che coglie anche colui che crede.Il male e la malattia sono concepiti come un castigo che viene direttamente da Dio.

C’è poi il brano di Esodo (XII: 29) in cui il Signore invia la decima piaga e fa morire tutti i primogeniti d’Egitto. Sembra sia lui stesso il braccio che uccide (“A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d’Egitto...”). Ma pochi versetti prima si era parlato anche di uno “sterminatore”, che sembra essere un soggetto diverso dal Signore:

«Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa...».

La teologia cristiana indica talvolta nello sterminatore il diavolo, ma questa è solo una ipotesi non giustificata dal testo.La realtà è che nel periodo in cui quei testi furono scritti c’era una certa sovrapposizione tra Jahvè e le creature che eseguivano i suoi comandi. Questo è vero soprattutto per la figura del malak Jahvè. 

 

Angeli e diavoli

Il Signore del Pentateuco non era solo nell’alto dei cieli. Con lui c’erano due tipologie di esseri, chiamati bene Elohim (figli del Signore) e malak Jahvé (emissari o messaggeri di Dio).

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Lo sterminatore che opera in Egitto è il malak Javhè sterminatore. I Settanta infatti tradussero “angelo sterminatore”.

In questi esseri la teologia riconosce la corte degli angeli celesti che circonda il Signore.

Ma all’inizio, appunto, come testimonia il confuso racconto della decima piaga d’Egitto, il malak jahvé dovette essere un aspetto della divinità stessa,  l’apparire visibile di Dio, che poi  si  “distaccò” dalla divinità diventando un’altra cosa, un altro essere diverso da Dio.

Nei bene elohim possiamo vedere il prototipo degli arcangeli, dei cherubini (in realtà di origine babilonese)  e dei serafini.

Nei malak javè il prototipo degli angeli che agiscono nel mondo, dell’angelo viandante.Dalla tradizione javhista deriva un passo celebre di Genesi (VI:1), di cui si deve tenere conto: «Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero».Dall’unione tra questi angeli concupiscenti e le figlie degli uomini viene poi detto che nacquero i giganti.Questo mito verrà poi ripreso nel Libro di Enoch e diventerà una delle spiegazioni sull’origine del diavolo.Questi accenni sugli angeli sono residui di miti antichi, e non sono gli unici.

Un altro residuo si origina in Isaia 34, dove si parla della condanna di Edom: «Gatti selvatici si incontreranno con iene, satiri si chiameranno l’un l’altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora».

Questa è la traduzione ufficiale della CEI, ma quel termine “civette” è la traduzione del termine lilit, che indica un demone femminile che vaga per le rovine. Derivazione della diavolessa accadica delle tempeste Lilitu, che a sua volta deriva dalla sumera Lill, la “donna tempesta”.

Lilit è responsabile della morte dei neonati. Il medioevo ne fece la prima moglie di Adamo, che per 130 anni non ebbe rapporti con Eva ma con demoni femminili Quando finalmente Adamo abbandonò Lilit e si accoppiò con Eva, generando figli, la sterile Lilit divenne invidiosa e si trasformò in un demone che prediligeva uccidere i neonati. In questo modo, evidentemente, gli ebrei della diaspora medievale giustificavano la mortalità infantile che sopravveniva con le febbri notturne.

Bisogna dunque stare molto attenti con le traduzioni dei testi antichi.

Vediamo, ad esempio, cosa succede con un altro demone della tradizione cristiana, Lucifero.

La caduta di Lucifero, un tempo angelo e quindi ribellatosi a Dio e scagliato giù dal Paradiso, è un tema caro anche alla pittura rinascimentale. Ma da dove viene questo mito?

Si vuole che vi sia ad esso riferimento in alcuni versetti di Isaia, cap. 14,11:, che in realtà alludono alla caduta del re di Babilonia, che va in rovina con tutta la sua arroganza:

 

«Come mai sei caduto dal cielo,

lucente figlio del mattino

Come mai sei stato steso a terra,

signore di popoli? 

Eppure tu pensavi:

Salirò in cielo,

sulle stelle di Dio

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innalzerò il trono,

dimorerò sul monte dell’assemblea,

nelle parti più remote del settentrione. 

Salirò sulle regioni superiori delle nubi,

mi farò uguale all’Altissimo. 

E invece sei stato precipitato negli inferi,

nelle profondità dell’abisso! 

Quanti ti vedono ti guardano fisso,

ti osservano attentamente.

E` questo l’individuo che sconvolgeva la terra,

che faceva tremare i regni, 

che riduceva il mondo a un deserto,

che ne distruggeva le città,

che non apriva ai suoi prigionieri la prigione?

 

Nella Bibbia italiana il versetto “lucente figlio del mattino” diventa “Lucifero, figlio dell’aurora”, ed ecco fabbricato un diavolo all’interno del Vecchio Testamento.

Per la verità, l’interpretazione che vedeva nella stella cadente una creatura celeste decaduta comincia con l’apocalittica giudaica, poi viene esplicitata nei Vangeli da Luca, X:8, quando Gesù dice: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come la folgore».

Ma sul tema degli angeli ribelli e della loro caduta torneremo dopo. Prima bisogna occuparsi della “nascita” di Satana, o meglio del satana, nell’AT.

 

Satana, l’Avversario

É nel libro di Giobbe, data presunta il V sec. a. C., che compare il satana

È stato fatto osservare che il diavolo compare nel momento in cui è mutata la civiltà di Israele. Siamo nel periodo post esilico. Israele ha superato la fase del nomadismo predone, di una vita durissima che postula un Dio esigente e crudele, al quale si attribuiscono le ragioni ultime dei massacri delle popolazioni rivali; un Dio “geloso”  [ “Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso» è detto in Esodo 20:5; e «Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso» è detto in Esodo 34: 14.]Israele non è più un popolo nomade, ed anche la vita si è fatta meno pericolosa ed incerta al rientro dall’esilio. L’evoluzione delle scritture mostra un Dio meno esigente e crudele, un Dio da cui deriva ogni bene, e dunque si deve cercare un’altra spiegazione al male.

Sarebbe questo il senso del Libro di Giobbe.

Libro di Giobbe. Cap. 1: «Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro

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sulla terra, che ho percorsa". Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male" . Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!". Il Signore disse a satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore. »

Cap. II «Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. Il Signore disse a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra che ho percorsa". Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo". Satana rispose al Signore: "Pelle per pelle; tutto quanto ha, l`uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell`osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!". Il Signore disse a satana: "Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita". Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo...»

Il satana del libro di Giobbe è confuso tra i bene elohim, i figli del Signore, forse è uno di loro. Vaga per la terra, ed osserva da vicino gli esseri umani. Li osserva per ricercarne i cattivi comportamenti e quindi sottoporli al giudizio di Jahvè. Ha accesso al trono del Signore, siede tra la corte celeste. Dialoga con il Signore.

È il Satana, ovvero l’accusatore, l’avversario dell’uomo. Ha la funzione del pubblico ministero in un processo.

È lui a chiedere di mettere alla prova Giobbe, ed è il Signore che acconsente e gli lascia carta bianca, ponendo però dei limiti al male che si può fare a Giobbe.

Si arriva così ad una spiegazione più elaborata del male nel mondo: l’essere umano è libero, il satana è colui che dissemina malattie e disastri ma a suo volta non è libero: agisce come il Signore gli permette di fare. Il male viene dunque da Satana, che però è solo un intermediario, colui che permette sia fatta la volontà di Dio per mettere l’uomo alla prova. In ultima analisi, è pur sempre il Signore che decide come dispensare il bene e il male, ma non sono le sue mani ad agire.

E il satana è un membro della corte celeste che ha una funzione particolare, così come l’aveva l’angelo sterminatore.

 

Altre citazioni del diavolo nell’AT

Ci sono altri due testi dell’AT che fanno cenno al satana.

In Zaccaria (III:1-7) «Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all’angelo del Signore, e satana era alla sua destra per accusarlo. L’angelo del Signore disse a satana: “Ti rimprovera il Signore, o satana! ».

Siamo ancora una volta in un tribunale celeste, con satana nelle vesti di accusatore, alla destra dell’imputato.

C’è infine il I Libro delle Cronache (XXI: 1): «Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli israeliti..». Il fatto dispiacque al Signore che perciò colpì Israele.

Questo testo ha un parallelo in 2 Samuele (XXIV: 1 ss.): «La collera del Signore si accese di nuovo contro Israele e incitò Davide contro il popolo in questo modo: “Su, fa’ il censimento…”». E il Signore manda una

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terribile punizione, che Davide deve scegliere fra le tre possibili che gli vengono prospettate (carestia, peste, fuga davanti al nemico). Davide sceglie la peste.

Satana sembra avere la funzione di collera del Signore, cioè personificazione dell’aspetto terribile e irrazionale dell’ira divina che colpisce a seguito di un peccato.

Nell’Antico Testamento in definitiva, a parte la particolare figura del satana, che ha i tratti che abbiamo visto, non c’è un grande affollamento di demoni.

Ci sono creature celesti, i figli del Signore e gli angeli messaggeri, tra cui va probabilmente posto il satana, ma manca una vera e proprio demonologia.

Israele condivise con altri popoli del Medio Oriente l’idea di un Dio circondato da una corte celeste di esseri al suo servizio, che agiscono per suo conto per  porre le condizioni per realizzare i suoi piani. Ma non c’era assolutamente il concetto che vi fossero potenze celesti ostili e indipendenti, cosa che sarebbe stata inconciliabile con il monoteismo dell’AT.

I demoni a volte ci sono, ma sono le divinità dei popoli sottomessi. Per fare un esempio, così è per i sirim, spirito del caprone, demone popolare, o per i sedim, che viene talvolta tradotto come demoni, ma nel Salmo 106, 37 è chiaro che non si tratta di veri demoni quanto di divinità pagane: “Immolarono i loro figli e le loro figlie ai sedim Versarono sangue innocente, il sangue dei figli e delle figlie sacrificati agli idoli di Canaan..».

Si tratta, per usare le parole di Herbert Haag, di “relitti della credenza nei demoni derivante dal mondo circostante...”.

 

Di questi demoni “pagani” la Scrittura dice esplicitamente che il popolo di Dio non deve avere paura:

«Non temerai i terrori della notte

né la freccia che vola di giorno

né la peste che vaga nelle tenebre,

lo sterminio che vaga a mezzogiorno» (Salmo 91: 5-6).

 

È evidente qui l’allusione all’angelo sterminatore visto come demone meridiano.

Nell’antico mondo classico, soprattutto in Grecia, l’ora dei demoni non era la mezzanotte, ma il mezzogiorno, ovvero il momento in cui il Sole era allo zenit e divideva il giorno in due parti uguali e contrarie. Si questo argomento, la cui esposizione ci porterebbe lontano, si può leggere il libro “I demoni meridiani” di Roger Caillois.

Torniamo un’ultima volta all’ AT, al Libro di Tobia, che per gli ebrei non è canonico. Tra i suoi protagonisti c’è il demone Asmodeo (forse “colui che fa morire”), definito “il cattivo demonio”, che fa morire tutti i mariti di Sara prima che consumino il matrimonio. La maledizione di Sara finisce allorché l’angelo Raffaele fa sposare Tobia con Sara e insegna a Tobia un rimedio magico con cui sconfiggere Asmodeo ((bruciare cuore e fegato di pesce sulla brace).

Asmodeo agisce perché geloso di Sara (“il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide”)

L’odore del pesce bruciato “respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell’Alto Egitto”.

 

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Il diavolo ebraico tra gnosticismo e apocalittica

Il Libro di Tobia introduce un elemento importante: la magia come strumento per combattere il diavolo, e la lotta dell’angelo contro il diavolo.

È sintomatico che Asmodeo sconfitto da un esorcismo magico ripari in Alto Egitto, essendo l’Egitto ritenuto terra di origine della magia.

Il ruolo di Raffele rispecchia lo sviluppo dell’angeologia nella letteratura post esilica, forse anche per influssi caldei e persiani.

Negli ultimi secoli prima dell’era cristiana, i caratteri magici e il ruolo degli angeli acquistano peso nella cultura ebraica, si dà molto più importanza ad angeli e demoni.

È molto forte il bisogno di dare una spiegazione diversa all’origine del male, ed acquista peso l’idea di attribuirne la colpa a spiriti cattivi, così come acquistano spessore gli spiriti buoni (angeli) come creature “intermedie” tra Dio e l’uomo.

Sono questi concetti che si affermano presso gli esseni e negli ambienti gnostici.

Gli esseni vedono il mondo come terreno di lotta tra i figli della luce ed i figli delle tenebre, teorizzano la magia angelica. Nel loro Libro dei Giubilei le teorie sulle schiere angeliche, sui nomi degli angeli, sulle loro funzioni hanno un posto di rilievo.

Soprattutto, nella teologia degli esseni agli angeli è riservato un ruolo importante nella guerra contro i figli delle tenebre, capeggiati da Belial, nome che nell’Antico Testamento, come accade per satana = avversario, è sinonimo della funzione “malizia, malvagità, cattiveria”.

Nei testi degli esseni Belial diventa nome proprio. Il dominio di Belial è il tempo presente, il suo regno sono le tenebre, il suo fine è il male, i suoi “collaboratori” sono gli “angeli di distruzione”.

Belial è stato creato da Dio per fare il male.

La comunità di Qumran cade dunque nel dualismo assoluto, ma poi non riesce spiegare perché Dio ha creato il male.L’antagonista di Belial è il “principe di splendore” che comanda sugli angeli, che forse è l’arcangelo Michele.

Un altro concetto importante che si sviluppa in questo periodo trova spazio nell’apocrifo Libro di Enoch.

È qui che si delinea appieno il mito degli angeli ribelli.In Enoch infatti, riprendendo l’episodio di Genesi (VI: 1-5), si racconta che alcuni angeli si innamorarono delle figlie degli uomini e decisero di generare dei figli con loro:

«E si presero, per loro, le mogli ed ognuno se ne scelse una e cominciarono a recarsi da loro. E si unirono con loro ed insegnarono ad esse incantesimi e magie e mostrarono loro il taglio di piante e radici.(...) E Azazel insegnò agli uomini a far spade, coltello, scudo, corazza da petto e mostrò loro i metalli e il modo di lavorarli: braccialetti, ornamenti, tingere e abbellire le ciglia, pietre, più di tutte le pietre, le pietre preziose e scelte, tutte le tinture e (gli mostrò anche) il cambiamento del mondo. E vi fu grande scelleratezza e molto fornicare. E caddero nell'errore e tutti i loro modi di vivere si corruppero. Amezarak istruì tutti gli incantatori ed i tagliatori di radici. Armaros (insegnò) la soluzione degli incantesimi. Baraqal (istruì) gli astrologi. Kobabel (insegnò) i segni degli astri; Temel insegnò l'astrologia e Asradel insegnò il corso della luna».

Per punire tante nefandezze il Signore fa investire la Terra dal Diluvio. I  segreti della magia, dell'astrologia, dell'erboristeria e della metallurgia, nonché l'arte della lavorazione delle pietre preziose e quella della preparazione delle tinture alchemiche, sono accomunati nella categoria delle conoscenze maledette, rivelate agli uomini dagli angeli corrotti; esse generano scelleratezza e peccato, e il loro uso provoca la punizione divina.

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Enoch è un testo gnostico. Lo gnosticismo spinge all’estremo il dualismo bene-male. C’è una folla di angeli e demoni che agisce nel mondo e nell’aldilà. Lo stesso Jahvé, il dio creatore di questo mondo nell’AT, diventa  il dio malvagio, poiché questo mondo è regno del male e della sofferenza.

Ma lo gnosticismo si sviluppa in pieno nell’era cristiana, perciò conviene capire cosa rappresenta il diavolo nel Nuovo Testamento (NT).

 

Il nuovo testamento: Gesù e il diavolo.

Se l’AT concede spazi ridotti al diavolo, le cose cambiano nel NT, dove il diavolo è citato con un certa frequenza e con una gamma di nomi diversi.

Il diavolo è una presenza ben radicata nel NT, la lotta tra Gesù e il diavolo è ricorrente.

Vediamo quali sono nomi della personificazione del male, cosa significano e con quale frequenza appaiono nella versione italiana della Bibbia a cura della CEI.

Demonio. Deriva dal greco, verbo daìomai , che significa dividere, lacerare. In greco ne derivano due sostantivi: daimon (un essere intermedio tra l’uomo e il divino) e daimonion (una potenza superiore, che però rimane distinta dal divino). I Settanta preferirono la seconda forma, da cui demonio, che ricorre nel NT 20 volte al singolare (8 nell’AT, tutte in Tobia) e ben 46 volte nella forma plurale (4 nell’AT). Ne deriva il termine indemoniati.

Diavolo. In greco diabolos, che significa calunniatore, avversario, ma Marco gli preferisce satana. Comunque i due termini si equivalgono Nella versione italiana della Bibbia a cura della CEI, il termine diavolo ricorre 34 volte nel NT a fronte di 1 volta nell’AT.

Satana. L’ebraico satan fu lasciato talvolta in greco, talvolta tradotto con diabolos, ma non sembra esserci una ragione valida per cui si è tradotto in un modo o nell’altro. Comunque, nella Bibbia italiana satana ricorre 54 volte, di cui 18 nell’AT e 36 nel NT.

Si usano poi i termini spirito impuro o immondo (19 volte), spirito maligno  o Maligno (12 volte), principe di questo mondo.

Nei Sinottici si parla poi di Beelzebul (7 volte), che potrebbe significare “Signore della dimora”, forse derivante dal Baalzebub dell’AT (4 volte) che significava “Baal delle mosche”, forse a suo volta storpiatura di “Baal zebul”,  cioè “Baal il Principe”. 

 

Le occasioni in cui ci si riferisce al diavolo nei vangeli riguardano essenzialmente:a)     le tentazioni di Gesù nel deserto;

b)     l’attività esorcistica di Gesù;

c)     l’attività taumaturgica di Gesù (solo 3 episodi nei sinottici)

 

Rilievo assoluto ha poi l’episodio della possessione di Giuda. Ma vediamo alcuni episodi tipo, nella versione di un singolo Vangelo.

 

A) Le tentazioni. (Mt IV: 1-11) –

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«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore  allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane". Ma egli rispose: "Sta scritto:  Non di solo pane vivrà l`uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:  Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede". Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo". Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto". Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano».

Le tentazioni sono 3 distinte. Hanno valore messianico. Tra gli ebrei del tempo di Gesù si attendeva il Messia che: 1) avrebbe rinnovato i prodigi dell’Esodo, nutrendo il popolo; 2) avrebbe fatto una venuta spettacolare; 3) avrebbe dominato nel mondo. Ed ecco che Gesù rifiuta di produrre cibo, di scendere in volo dalla sommità del tempio; di governare sul mondo. Gesù chiarisce di essere il Messia in un modo differente dalle attese.

L’episodio evangelico citato ha dunque questo scopo, e non quello di porre l’antagonismo tra Gesù e Satana.

 

B) Attività esorcistica “pura”.

Vediamo l’episodio dell’indemoniato di Gerasa, nella versione di Marco (V: 1-   ), che presumibilmente è la più antica e che è la più completa.

«Intanto giunsero all’ltra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest’uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare.».

C’è in questo episodio: uso magico del nome di Gesù e del nome di Dio; i demoni sono una legione, ma Gesù li domina tutti contemporaneamente; c’è la contrapposizione tra la furia demoniaca della possessione e l’atteggiamento sottomesso dei demoni di fronte a Gesù. L’episodio sta a significare la promessa della fine dei tempi, quando il regno del principe di questo mondo sarà sconfitto.

 

C) Attività esorcistica legata a guarigione. Sono solo tre gli episodi del genere e sono da considerarsi un’eccezione. Riguardano: guarigione di un bambino epilettico; guarigione di una donna gobba; guarigione del muto e cieco.

Sono narrazione asettiche, che hanno scopi dottrinali evidenti: la fede che guarisce (bambino epilettico); Gesù padrone del sabato (la donna gobba), che però introduce il tema magico della “legatura” diabolica; superamento della calunnia di essere principe dei demoni (il cieco e muto). La sostanza delle cose è che in

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questi episodi la presenza del satana è secondaria in quanto solo funzionale alla necessità di sottolineare alcuni aspetti dottrinali.

L’ultimo dei tre episodi citati è importante proprio perché introduce il nome di Beelzebul. Vediamolo nella versione di Matteo (Mt XII: 22-24).

«In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. E tutta la folla era sbalordita e diceva: “Non è forse costui il figlio di Davide?”. Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: “Costui scaccia i demoni in nome di Beelzebul, principe dei demoni».

Gesù lo viene a sapere e pone un’obiezione: «se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso, come potrà reggersi il suo regno?”. Ovvero, satana non può essere così...autolesionista da scacciarsi da solo.

E poi: «E se io scaccio i dèmoni in nome di Beelzebul, in nome di chi li scacciano i vostri figli?».

Qui nasce una questione curiosa, almeno nell’interpretazione di un teologo coraggioso come Herbert Haag. Di Beelzebul non si parla altrove, solo in questo episodio.  Beelzebul significa “Signore della Dimora (celeste)”. Potrebbe essere dunque, secondo la tesi di Haag, un nome attribuito realmente a Gesù dai suoi contemporanei. E il senso sarebbe che i farisei volevano semplicemente dire che Gesù, ritenuto “Signore della Dimora celeste” era in realtà il principe dei demoni.

Sia o no valida tale interpretazione, essa ci dimostra quanto sia difficile districarsi tra le Scritture.

 

Giuda e il diavolo

Nel riferire l’episodio della tentazione di Gesù nel deserto, il Vangelo di Luca si chiude con una frase sibillina: «Dopo aver esaurito ogni tipo di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare a tempo opportuno”. (Lc, IV:12).

Qui Luca introduce la “teoria” del complotto di Satana per far morire Gesù. Lo stesso Luca, infatti, più oltre scrive: «Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglerlo di mezzo, poiché temevano il popolo. Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici...». (Lc, XXII: 1-3).

Ed anche Giovanni esprime concetto analogo nel raccontare l’ultima cena: «Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva insinuato nel cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo...». (Gv, XIII: 2-3)

E più oltre, quando Gesù porge a Giuda il primo boccone della cena, gesto di grande cortesia: «Intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui».

Ancora più esplicito è un altro passaggio di Giovanni, che mette in bocca a Gesù queste parole rivolte a Pietro e pronunciate molto tempo prima dell’ultima cena: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota...». (Gv: VI: 70)

Si può parlare di possessione? I posseduti nei Vangeli hanno altre caratteristiche, la possessione si manifesta in forme clamorose e violente, come nel caso dell’indemoniato di Gerasa.

IL diavolo che si muove intorno a Gesù e ai discepoli ha un altro significato, che è poi quello originario del satana. Lo capiamo chiaramente da altri passaggi.

«Simone, Simone, ecco: Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede...» (Lc, XXII: 31).

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Satana può agire solo col permesso di Dio, e il suo raggio di azione è limitato da Dio stesso.

Satana non ha alcun potere su Gesù, come conferma Gesù stesso: «Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe di questo mondo; egli non ha alcun potere su di me, ma è necessario che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che mi ha comandato..». (Gv, XIV: 30-31).

Complessivamente nei vangeli Satana conferma la sua antica funzione di accusatore, tentatore, che agisce con permesso di Dio, per fare la volontà di Dio.

 

Qualche conclusione

Ma più che fermarsi sui singoli episodi, bisogna cercare di cogliere il senso generale di questa presenza diffusa del diavolo nei testi evangelici. È proprio vero che i Vangeli ci consegnano un mondo preda di satana? È qui, nei Vangeli, la radice di quell’ossessione demoniaca che caratterizzerà i secoli successivi?

Si può rispondere tranquillamente di no.

 

È vero che l’avversario, o meglio legioni di avversari scorrono nel mondo, ma:

-    non c’è nei Vangeli una demonologia, ovvero un insegnamento organico e coerente (unitario) nei demoni. Non è questa la preoccupazione dei Vangeli;

-  non c’è un insegnamento che colleghi le malattie all’influsso del demonio;

-   non c’è un sistema dualistico, con un antagonista negativo al bene assoluto che si elevi al livello di Dio; satana è limitato davanti a Gesù, il suo agire è limitato a casi personali di singoli individui;

-    non c’è un male diabolico astratto e generale, ci sono entità concrete, personali e malvagie.

 

La presenza ripetuta del diavolo nel Vangelo non in funzione di testimoniare una realtà fortemente inquinata da satana, ma di dimostrare che Gesù, in quanto Figlio di Dio, ha trionfato sul Diavolo.

Nei vangeli non è il diavolo l’origine dei mali del mondo: il male ha le sue radici nel cuore dell’uomo. Come sostiene Herbert Haag, ha radici nell’indurimento del cuore dell’uomo.

« Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l`uomo». (Mc XVII: 21-23)

«Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?» (Mc, VIII: 17).

È la fede che libera l’uomo dal cuore indurito. La chiave per vincere le tentazioni proposte dal satana sta nell’amore di Dio e del prossimo, non nei riti: «Imparate cosa significhi: “Misericordia voglio, e non sacrificio”». (Mt, IX: 13)

La sconfitta di satana è avvenuta, e non è reversibile. Lo si dice chiaramente «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare». (Lc, X:18-19).

Lo si ribadisce di continuo. Ad esempio: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo è cacciato fuori» (Gv XII:31); «Voi avrete tribolazione dal mondo, ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo» (Gv XVI: 33).

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Se vogliamo cogliere l’origine dell’ossessione cristiana del diavolo, dunque, l’Antico Testamento ed i Vangeli non ci sono di aiuto. Dobbiamo guardare altrove.