WELFARE AZIENDALE Per crescere insieme -...
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SOMMARIO
Introduzione
Welfare Aziendale? Questione di Emozioni e Comunicazione!
COME Progettare un Piano di Welfare Aziendale
Progetta il tuo Welfare Aziendale cominciando dal CLIMA
Welfare aziendale? Ascolta i tuoi dipendenti!
Welfare aziendale? Usa i questionari!
Welfare Aziendale fra Cliente e Lavoratore
Welfare Aziendale nelle PMI? Con la RETE D’IMPRESA si Può!
Welfare Aziendale e SINERGIE PROFESSIONALI la Ricetta Vincente!
Più COMPETITIVO con il Welfare Aziendale
Millenials, un Welfare da (RI)pensare?
SMART WORKING per aumentare e migliorare la PRODUTTIVITÀ!
SESA SpA QUANDO IL WELFARE SI FA TERRITORIALE!
Welfare Aziendale i Vantaggi Fiscali
CONCLUSIONI
Introduzione
Io credo fortemente nel Welfare Aziendale quale strategia vincente per le
aziende italiane grandi o piccole che siano, che le metta nelle migliori condizioni
per poter essere realmente più competitive ed offrire prodotti e servizi
qualitativamente e quantitativamente superiori.
Una strategia quella del welfare aziendale, che coinvolga tutti, Imprenditori,
Manager, Dipendenti ed enti pubblici e privati, integrandoli insieme per offrire
nuova linfa vitale al tessuto aziendale Italiano, recuperare quanto si è perso dall
arretramento del welfare tradizionale (Stato) e sviluppare un nuovo modo di
Pensare l’impresa una nuova cultura aziendale dove la persona è davvero messa
al centro.
Sul mio blog ho intrapreso un percorso di approfondimento sul tema e visto il
successo riportato dai miei contenuti ho pensato di riunirli in questo ebook, allo
scopo di poterti offrire una panoramica del mio lavoro.
Spero che all’interno di questo ebook troverai contenuti interessanti che
possano rappresentare per te uno stimolo per sviluppare nuove idee ed
iniziative, indipendentemente dal tuo ruolo di dipendente, manager oppure
imprenditore.
Buona lettura...
Welfare Aziendale? Questione di Emozioni e
Comunicazione!
Il Welfare aziendale si colloca fra il contesto emotivo e quello
comunicazionale.
Il welfare rientra proprio nel contesto emotivo, pianificare un progetto di
welfare non può prescindere dal guardare i collaboratori, gli impiegati, gli operai
e vedere non solo dei prestatori d’opera bensì significa vedere le loro famiglie, le
loro difficoltà personali, anche fuori dall’ambiente lavorativo, cercare di
comprendere il mondo che circonda la tua azienda:
● Dove vivono queste persone?
● Esistono servizi, scuole, strade adeguate?
● Qual’è la percezione che possiedono dell’azienda?
● In quali termini ne parlano fra di loro e con i loro contatti social?
Il welfare è lo strumento che può efficacemente portare le persone ad
accettare anche quei continui, sovente molto profondi cambiamenti a cui sono
sottoposte oggi le aziende grandi e piccole, per questo bisogna pensare in
maniera seria alle emozioni delle persone a ciò che pensano, ai loro sentimenti
nei confronti dell’azienda, perché il cambiamento spiazza, non piace, crea un
senso costante di insicurezza e l’ instabilità emotiva si va a ripercuotere
negativamente sulla qualità della produzione.
Il welfare certo non risolve tutti i problemi del mondo, ma aiuta tantissimo
sviluppando nelle persone il senso di appartenenza, con conseguente ripresa di
controllo della situazione da parte di tutti gli attori coinvolti, operai,tecnici,
manager,imprenditori, portandovi tutti insieme a superare l’insicurezza insita nei
cambiamenti.
Comunicare nella maniera più capillare ed adeguata possibile a tutti, (quando
dico tutti intendo proprio tutti) in azienda dove si sta andando e perché, creare
una unitarietà di intenti, aiuta le persone a non sentirsi in balia degli eventi,
permetterà a tutti i dipendenti di avere ben chiaro in testa quale sia la catena di
comando, il chi fa che cosa, consentirà a tutti di partecipare e conoscere la
direzione presa dall’azienda, quali scelte strategiche sono state messe in campo
e perché, porterà i dipendenti a responsabilizzarsi nei confronti dell’azienda,
facendo scomparire il costante stato di ansia ed il senso di inutilità in quello che
si sta facendo, situazione fin troppo ricorrente nelle aziende italiane.
– La formazione
Un buon esempio di welfare dovrebbe passare dalla formazione continua delle
persone che lavorano con noi, preparare le persone a svolgere compiti differenti
in maniera che possano sempre essere “intercambiabili” oppure a svolgere in un
altro modo i compiti quotidiani, offre grandi opportunità, permette di avere
personale più qualificato, intercambiabile in ogni momento, inoltre consente al
manager oppure all’imprenditore di individuare e valorizzare quelle risorse che
gli consentiranno un aumento qualitativo dell’intera produzione, sarà importante
anche per il personale che si vedrà aperta una vera possibilità di crescita
professionale una volta tanto fondata sulla meritocrazia.
– Comunicazione interna
Un piano di welfare aziendale non ben comunicato o peggio non comunicato
affatto, che non riesca a coinvolgere direttamente coloro che lavorano
nell’azienda a tutti i livelli, dall’operaio al manager, all’imprenditore, o che abbia
come unico obiettivo il solo abbattimento dei costi, lo rende inevitabilmente
superficiale e necessariamente temporaneo, di conseguenza destinato al sicuro
fallimento, con gravi ripercussioni sull’imprenditore, sull’azienda e
conseguentemente anche sul territorio.
Una comunicazione interna portata avanti con professionalità ricorrendo anche
all'utilizzo di tecnologie innovative, pensiamo per un attimo invece delle mail,
che vanno, vengono, si leggono, non si leggono, all’utilizzo di Telegram per le
comunicazioni interne aziendali, facile, veloce, sicuro, utilizzando questa
piattaforma tutti i lavoratori saranno sempre in grado di conoscere cosa sta
accadendo intorno a loro, andandosi ad integrare sempre più in una comunità
compatta. Innovare, pensare in maniera laterale, sono le grandi virtù delle PMI
italiane che le hanno rese famose ed invidiate in tutto il mondo, direi che è
giunta l’ora di mettere davvero in pratica queste virtù.
Oggi siamo tutti immersi nel web, esso è divenuto oramai un prolungamento
della realtà quotidiana, un aspetto della comunicazione esterna di cui tenere in
debita considerazione è che le persone parlano e non più soltanto fra di loro!
Oggi siamo connessi al mondo intero, ogni tuo dipendente non è solo un operaio
è il tuo (forse inconsapevolmente) agente gratuito di marketing! Un ambiente
negativo, poco pulito, con scarsa attenzione alle esigenze delle persone, che non
consente una vera crescita professionale, non porterà certo i dipendenti a
parlare in maniera positiva dell’azienda, con i social media la percezione che le
persone hanno della propria azienda si amplifica a dismisura ed arriva
inevitabilmente alle orecchie dei tuoi clienti, che di riflesso non saranno certo
portati ad amare i tuoi prodotti con le logiche conseguenze in termini di perdita
di competitività che ti lascio immaginare.
In definitiva da un buon piano di welfare hai soltanto da guadagnare e per di
più con degli investimenti minimi. Il punto però è che un piano di welfare va
organizzato per bene, non è un escamotage per “fare cassa” bensì un
investimento di lungo periodo per la tua azienda (e le tue tasche).
COME Progettare un Piano di Welfare Aziendale
Voglio esplorare insieme a te in questo capitolo i principi
fondamentali che dovrai tenere sempre a mente in ogni fase di
sviluppo del tuo personale progetto di welfare.
– Anzitutto cos’è il welfare aziendale
Il welfare è un qualcosa di trasversale, che va a toccare tutti gli aspetti di
quello che chiamiamo fare impresa.
Approcciarsi al welfare con l’idea di diventare più competitivi significa rivedere
tutta la capacità di comunicazione e relazionale dell’impresa.
Welfare significa occuparsi dei reali bisogni dei clienti offrendo prodotti che
siano in linea con la massima qualità possibile richiesta nonché con la massima
puntualità e precisione nella gestione del cliente.
Significa avere un rapporto corretto con i propri fornitori così da ottenere il
miglior trattamento possibile, significa produrre rispettando l’ambiente, creare
un ambiente di lavoro che sia il più vivibile e sicuro possibile, significa
preoccuparsi del benessere complessivo di chi lavora con te, in modo che i
lavoratori siano soddisfatti sia da un punto di vista psicologico che remunerativo,
significa occuparsi anche delle famiglie di chi lavora con noi, bisogna porre
attenzione anche alle diversità non solo quelle di genere, ma anche diversità
etniche e religiose.
Bisogna porre attenzione anche all’aging, quel fenomeno importante che è
l’invecchiamento della popolazione lavoratrice, significa ripensare al meccanismo
dei ricambi generazionali, monitorare costantemente i progressi e significa
infine, strutturare un piano di comunicazione interno che sia in grado di
diffondere una cultura del welfare fra il personale, ma anche esterno, per
espandere anche sul territorio e verso i clienti i valori aziendali per rafforzare il
proprio brand.
– Comprendere i bisogni
Un passo importante consiste nel comprendere i bisogno effettivi dei propri
collaboratori e soprattutto quelli latenti, inespressi, per farlo bisogna ascoltare
molto attentamente e dare risposta alle seguenti domande:
● Cosa determina soddisfazione?
● Cosa non la determina?
● Quali sono i bisogni a cui si deve dare priorità?
Una risposta possibile si potrebbe cercare nella piramide di Maslow, il quale
disegnò la piramide dei bisogni pensando all’essere umano in generale,
analizzando il rapporto fra bisogno e motivazione e definendo come motivazione
l’insieme dei fattori che troviamo alla base del comportamento.
– La cultura di impresa
Trattare i lavoratori nel modo in cui vengono trattati i clienti, e viceversa,
stabilire ad esempio il livello qualitativo che si vuole applicare ai propri prodotti
ai beni od ai servizi che si intendono vendere.
Il welfare deve diventare parte integrante del piano strategico di qualsiasi
azienda, non è più un oggetto sperimentale e nessuna azienda grande o piccola
può far finta che non esista.
Se si desidera portare a casa risultati concreti, ma soprattutto stabili e
continuativi nel tempo, in termini di produttività di vendita, di fidelizzazione al
brand, occorre porsi 3 obiettivi principali:
Attrarre
Attrarre i migliori talenti possibili a qualsivoglia livello, dal manager al
fattorino, intesi come le persone più utili con le migliori competenze possibili per
la produzione, l’organizzazione e la vendita.
Motivare:
Coinvolgere le persone che lavorano nell’azienda, fare gruppo, stimolare il
dialogo, la formazione continua, stimolare la crescita e la realizzazione
personale.
Mantenere:
Mettere in campo tutte le strategie possibili per non farsi scappare i talenti,
persone a cui si è dedicata tanta attenzione, che hanno acquisito competenze
specifiche, sovente non distribuite dal sistema scolastico, mantenerle in azienda
il più a lungo possibile. Il lungo periodo sarà per l’imprenditore la strategia di
successo.
Il welfare aziendale come vedi è un concetto che va a toccare tutti gli aspetti
del fare impresa e rappresenta per l’imprenditore la soluzione di lungo periodo
per recuperare la perdita di competitività.
Progetta il tuo Welfare Aziendale cominciando dal
CLIMA
Un piano di Welfare Aziendale affinché abbia successo, il primo
passo è quello di creare un clima adeguato alla sua
implementazione.
Certo creare un piano di Welfare Aziendale in una bottega artigiana con 2
assistenti è una cosa, uno stabilimento con 200 operai è faccenda più complessa.
Il che non significa impossibile, significa soltanto che dovrai lavorare molto ed in
maniera capillare. Per rendere il clima aziendale idoneo all’implementazione di
un piano di welfare dovrai motivare, coinvolgere, prenderti cura e formare i
lavoratori in modo che siano preparati ai continui cambiamenti imposti dal
mercato odierno, orientandoti sempre verso la ricerca di innovazione e maggiore
qualità.
Pianificare con attenzione e lasciare i giusti margini di autonomia e manovra
alle persone nello svolgimento dei propri compiti. Affrontare le resistenze interne
che sono inevitabili, (i cambiamenti lo sai, non piacciono a nessuno) non con il
metodo dell’imposizione dall’alto ma con il dialogo e la persuasione, con
l’informazione e la responsabilizzazione nei confronti dell’azienda. Un buon clima
aziendale significa prestare la giusta attenzione alle domande, ascoltare in
maniera proattiva, dare enfasi ai risultati positivi raggiunti, incoraggiare e
motivare nel caso di risultati negativi.
Il clima aziendale in realtà è dato da un insieme di sensazioni soggettive di cui
tu, in qualità di titolare devi (o almeno dovresti) essere perfettamente a
conoscenza, ad esempio:
● Come percepiscono i dipendenti la propria realtà lavorativa?
● E la leadership del management?
● L’andamento generale dell’azienda?
● I rapporti fra di loro?
● Come percepiscono i rapporti con i clienti?
Inizia sempre dal clima aziendale:
Incomincia dal sentiment più diffuso, tieni presente ovviamente che lo
scontento ci sarà sempre, ma avere il polso della situazione generale è un buon
punto di partenza su cui andare a lavorare. Se il clima aziendale non è sereno,
predisporre un piano di welfare aziendale sarà un buon punto di partenza per
poterlo migliorare, se al contrario nella tua azienda esiste già un ambiente
positivo, sereno e collaborativo, un piano di welfare sarà più facilmente
compreso ed accettato.
L’emotività, l’affettività sono le leve principali, una grande affettività verso
l’azienda, un giudizio sostanzialmente positivo verso la sua organizzazione
interna, porta ad un calo del turnover si ottiene una maggiore produttività, più
collaborazione fra colleghi ed innalzamento esponenziale della qualità finale del
prodotto/servizio.
Le relazioni fra le persone all’interno dell’azienda le relazioni con il
management, il sistema organizzativo nel suo complesso vanno analizzate e se il
caso messe in discussione e riprogettate. Non è possibile pensare ad un piano di
welfare aziendale senza tener conto del sentiment generale e del clima aziendale
nel suo complesso.
Welfare aziendale? Ascolta i tuoi dipendenti!
Affinché una strategia di welfare aziendale abbia successo è
indispensabile comprendere quali sono gli effettivi bisogni dei
dipendenti.
E’ indispensabile conoscere prima di impostare la propria strategia di welfare
aziendale quali sono le reali esigenze di TUTTI i dipendenti, scoprirai che sovente
nulla hanno a che vedere con la pura e semplice monetizzazione.
Un grave errore da evitare è quello di partire dai presupposti errati, ad
esempio pensare che il servizio tal dei tali interessa ai dipendenti per il semplice
fatto che molti competitor lo stanno utilizzando, oppure perché in questo periodo
è molto alla moda, senza tenere in alcun conto le aspettative delle persone, il
rischio concreto in questo caso è quello di fare un grosso e costoso buco
nell'acqua.
Posso cucinare la migliore bistecca del mondo, ma se i commensali son vegani…
Una strategia di welfare degna di questo nome è un progetto che comporta
obiettivi di lungo periodo, pertanto conoscere aspettative e bisogno di ogni
singolo dipendente diviene un obiettivo primario nella sua progettazione.
- Non improvvisare
L’improvvisazione è figlia del fallimento, questo ogni buon imprenditore lo sa,
pertanto prima di implementare la propria strategia di Welfare sarebbe
opportuno avere le idee molto ben chiare in testa, gli sgravi fiscali certo sono
una gran cosa, ma anche la piena soddisfazione del personale lo è, per gli
innegabili vantaggi di lungo periodo che il welfare porta all'azienda.
Conoscere le reali aspettative ed esigenze del personale è sicuramente il
primo importante passo, analizzare e segmentare le varie esigenze intercettare
quelle che si reputa le più sentite ed offrire un ventaglio di soluzioni che vadano
molto al di là del buono pasto, mi riferisco ai servizi alla persona, servizi alle
famiglie, assistenza ai figli dei collaboratori, agli anziani, maggior tempo libero ai
dipendenti tramite una ben organizzata strategia di work-life balance ad
esempio.
Ti ricordo che una strategia di welfare che funzioni ha sempre obiettivi di
lungo periodo, non lasciarti mai prendere dalle iniziative spot di breve periodo o
peggio seguire le mode del momento.
- Non è sempre una questione di soldi
Certamente un buon patto di retribuzione è una gran cosa, buono stipendio,
ottima possibilità di crescita personale sono di per sé elementi che aiutano molto
la soddisfazione personale, ma è davvero sempre così?
Non sempre il welfare aziendale si concretizza in benefit o aumenti di
stipendio, anzi il più delle volte sono proprio una serie di servizi alla persona, per
la famiglia oppure un ben integrato piano di work-life balance ad essere
maggiormente appetibili per il personale rispetto al classico aumento di
stipendio.
- Una questione di dialogo
Instaurare un vero dialogo interpersonale con tutti i dipendenti, non sempre è
una cosa di facile realizzazione, il punto è proprio questo, bisogna valutare caso
per caso quali sono le concrete necessità, analizzare i dati ed estrapolare le
corrette informazioni che consentano la creazione di una strategia di lungo
periodo, lo si risolve grazie all'intervento di partner esterni, aziende che sono
specializzate in questo tipo di attività, le quali prenderanno in mano la situazione
e ti faranno avere dei report dettagliati su cui poter ragionare.
Welfare aziendale? Usa i questionari!
Un piano di welfare aziendale passa dall’analisi dei reali bisogni dei
lavoratori, dell’ambiente di lavoro alla percezione stessa del lavoro.
Per poter implementare nella propria azienda un piano di welfare aziendale
che abbia concrete possibilità di successo bisogna verificare con la maggiore
precisione possibile quali sono le effettive necessità delle persone che lavorano
con te e delle loro famiglie. Stabilire dei servizi sulla scorta della propria
personale (quindi soggettiva) opinione, ci si espone al fallimento dell’operazione
con ripercussioni negative sull’azienda, in parole povere rischi di buttare soldi
dalla finestra ed ottenere l’effetto contrario ovvero una diminuzione della qualità
produttiva nonché della competitività, che non è esattamente ciò di cui hai
bisogno.
Come fare a sapere tutto ciò? Una maniera piuttosto semplice è quella di
predisporre un questionario, o meglio di diversi questionari ottimizzati per le
varie realtà della tua azienda, uno per i dipendenti, uno per il management
senza tralasciare quello per i fornitori ed uno per i clienti.
Questa indagine, seguita da un’accurata analisi dei risultati, ti consentirà di
predisporre un piano di servizi realmente adeguato selezionando fra i tanti,
soltanto quelli considerati veramente utili dalla maggioranza delle persone, certo
non si potrà accontentare tutti, ma così facendo ti metterai nelle condizioni
migliori per rendere il tuo piano di welfare funzionante.
Basta seguire degli step ben precisi e si otterranno ottimi risultati,
ad esempio:
● Mappatura dei lavoratori per categoria – età – istruzione – nucleo
famigliare – genere ecc.
● Coinvolgere la componente sindacale per ottenere maggiore
appoggio all’iniziativa
● Redigere uno specifico accordo sindacale, anche a fini fiscali, per
avere la piena deducibilità degli elementi di welfare
● Comunicare con la massima chiarezza possibile a tutti i dipendenti
lo scopo dell’iniziativa
● Distribuire il questionario a tutti i dipendenti management compreso
● Elaborazione dei dati
● Presentare il progetto e discutendolo con tutti i dipendenti
● Selezione dei servizi da sottoporre magari sotto forma di catalogo
fra cui scegliere
● Post attuazione piano di welfare misurare l’indice di gradimento per
apportare eventuali modifiche.
Un progetto di welfare aziendale non si conclude alla distribuzione di qualche
buono pasto, si tratta di un progetto, che coinvolge fra parentesi diverse
professionalità (te ne parlo qui) ed è sicuramente di lungo periodo affinché possa
apportare dei reali benefici alla tua azienda ed alle persone che lavorano con te.
Seguendo i passi che ti ho esposto sopra, avrai un eccellente punto di
partenza per definire un piano di welfare aziendale di successo e non finisca in
un flop con il doppio risultato di buttare soldi dalla finestra e scontentare ancora
di più le persone che collaborano con te con tutte le conseguenze negative che
puoi ben immaginare in termini di perdita di produttività e di competitività.
Welfare Aziendale fra Cliente e Lavoratore
“ Trattare gli individui da adulti. Trattarli come partner; trattarli con
dignità; trattarli con rispetto. Trattare loro e non gli investimenti del
capitale o l’automazione, come fonte primaria degli incrementi di
produttività. Questa è la lezione fondamentale uscita dalla nostra
ricerca sulle aziende di successo, se si vuole la produttività ed i
guadagni economici che ne derivano, occorre che i lavoratori siano
visti come la vostra risorsa più importante”.
Alla ricerca dell’eccellenza” di Thomas J. Peters, Robert H. Waterman Jr. Ed. Sperling &
Kupfer, 1986
Esiste una stretta correlazione fra come vengono trattate le persone che
lavorano nell’azienda e come vengono trattati i clienti. Se le persone in azienda
non vengono trattate bene, come ad esempio non dare nessun peso ai loro
problemi o esigenze, l’azienda stessa sarà molto meno orientata ad ascoltare le
esigenze del cliente, con tutte le logiche conseguenze del caso.
Fino a qui nulla di nuovo sotto il sole, queste cose si sanno da lungo tempo
ormai, almeno nella teoria, perché se guardiamo la realtà quotidiana il quadro
che appare invece è a dir poco sconfortante, pertanto quali strategie mettere in
campo per colmare questo gap?
– Primo passo avere un piano:
Metti in campo un bel piano di welfare aziendale! Bello ma da dove
cominciare? Certo che bisogna avere le idee molto chiare prima di mettere in
campo un piano di welfare aziendale che abbia delle concrete possibilità di
successo, devi avere l’assoluta padronanza del quadro d'insieme prima di andare
ad individuare gli obiettivi da raggiungere.
Devi per prima cosa stabilire con esattezza qual’è il tuo punto di partenza, poi
dovrai definire i tuoi obiettivi, il piano d’azione dovrà avere delle caratteristiche
ben precise che ti riassunto nella lista qui sotto.
Il piano aziendale deve essere SMART:
S (Specifico) l’obiettivo o gli obiettivi devono essere ben chiari e specifici.
M (Measurable) avere un sistema di misurazione dei progressi rispetto agli
obiettivi
A (Attainable) il piano deve poter essere concretamente raggiungibile
R (Relevant) Rilevante, deve valere la pena investire risorse per la sua
realizzazione
T (Time-based) Avere un orizzonte temporale ben definito a priori
Porsi obiettivi troppo ambiziosi, sovrastimare o sottostimare (caso più
frequente) il tempo di realizzazione, non dotarsi di adeguati strumenti di analisi
e verifica dei risultati porta 9 volte su 10 al fallimento di tutta l’operazione!
Diviene fondamentale a questo punto conoscere la situazione reale di
partenza, sia in termini di ambiente di lavoro, di comunicazione aziendale, di
percezione dell’azienda da parte dei lavoratori, management compreso, delle
condizioni fisiche ed ambientali del settore produzione, della percezione
dell’azienda da parte dei clienti.
Come si può ottenere tutto ciò? Il primo passo consiste sicuramente nell’
indagare in maniera più approfondita possibile, chiedendo ai diretti interessati,
lavoratori, management, clienti, fornitori, a tale scopo determinante la
predisposizione di uno o più questionari dedicati, uno per i lavoratori ad
esempio, ed uno per i clienti, dove poter acquisire quelle informazioni che ti
consentiranno di effettuare il passo successivo, ovvero la determinazione degli
obiettivi ed il piano strategico per raggiungerli.
Welfare Aziendale nelle PMI? Con la RETE
D’IMPRESA si Può!
Il welfare aziendale coniuga la necessità di protezione del potere di
acquisto da parte dei lavoratori con l’esigenza di rendimento
Aziendale.
I dipendenti in genere hanno la tendenza a sentirsi maggiormente tutelati
all’interno di grandi aziende piuttosto che in quelle di più modeste dimensioni,
questo perché la grande azienda possiede strutture e risorse adeguate a
consentirgli di mettere in campo iniziative di welfare efficaci, al contrario le micro
e piccole imprese hanno sovente difficoltà a gestire dei piani di welfare, perché
non adeguatamente strutturate e sovente con budget insufficienti, eppure
rappresentano il 99% delle imprese italiane ed assorbono l’81% della forza
lavoro complessiva, ma nonostante questi numeri:
“ Solo il 21% delle piccole imprese dichiara di avere un piano di welfare a fronte di un 60%
delle medie e del 69,2% delle grandi”
Fonte: OD&M Consulting
Il welfare aziendale non si esaurisce in un extra da fornire ai dipendenti, si
tratta di un investimento di lungo periodo il cui obiettivo, a seguito del maggior
benessere di dipendenti e loro famigliari è quello di rendere maggiormente
competitiva sia in termini qualitativi che quantitativi la tua azienda.
Le imprese più piccole fin troppo sovente (non certo per mancanza di volontà)
non possiedono le risorse per poter implementare dei progetti di welfare
aziendale, hanno di conseguenza maggiori difficoltà a risultare adeguatamente
competitive, con il rischio concreto di essere tagliate fuori dal mercato.
A questo punto la domanda che mi sono posto è come si può consentire anche
alle aziende più piccole di poter accedere a questo processo virtuoso e
beneficiare dei suoi vantaggi?
– Devi fare rete!
Al mattino entriamo nello studio, nel laboratorio, in negozio, nel nostro
ristorante e tutti, ma proprio tutti, abbiamo uno smartphone in mano, forse non
ne siamo consapevoli ma facciamo già parte di una rete, immensa, Internet…
Vero che la maggior parte delle aziende italiane sono piccole o di media dimensione, ma
sono tante!
Io penso che integrare le aziende più “piccole” in un’unica grande rete, possa
consentire loro di beneficiare degli innegabili vantaggi derivanti dall’applicazione
di progetti di welfare aziendale, trovarsi all’interno di una rete, consentirà anche
alle micro e piccole imprese di poter mettere in campo progetti di più largo
respiro, sia al proprio interno, con servizi dedicati al personale, che all’esterno,
con servizi ed agevolazioni alle famiglie dei dipendenti, da quelli più
standardizzati fino ai servizi on demand ad esempio:
● Progetti di mobilità territoriale dedicati al personale
● Formazione aziendale in comune (corsi aggiornamento
professionale, sicurezza ecc.)
● Risparmio (accesso ai finanziamenti agevolati)
● Buoni come sostegno al reddito
● Servizi assicurativi in comune (previdenziali, polizze salute,
infortuni ecc.)
● Servizi sul territorio (assicurazioni ai famigliari, borse di studio ai
figli dei dipendenti ecc.)
– Fare rete si può
La legge numero 33 del 2009 prevede per le imprese di sottoscrivere un
contratto di rete dove 2 o più aziende si obbligano ad esercitare in comune una o
più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali, allo scopo di
accrescere la rispettiva capacità innovativa e la competitività sul mercato,
attualmente sono 3 i modelli di sviluppo di una rete:
1. Si crea una rete di aziende in cui la sommatoria dei dipendenti
consenta di ricreare le stesse economie di scala delle grandi imprese
aumentando competitività e potere contrattuale.
2. Si usufruisce dell’ intervento di un operatore esterno in genere
società di servizi specializzate nel progettare ed implementare un progetto
di welfare aziendale.
3. Creare un gruppo d’imprese governato da una associazione che si
occuperà di gestire il piano welfare condiviso dalle aziende interessate.
– Certo è possibile a patto di cambiare la vision
Affinché tutto ciò che ho detto si trasformi in realtà, bisogna apportare dei
grossi cambiamenti a livello culturale dove fiducia, condivisione, partecipazione
ed apertura al mondo esterno, saranno gli obiettivi comuni da perseguire, si
renderà pertanto necessario creare un modello di business alternativo a quello
individualistico e fortemente frammentato sul territorio tipico delle PMI italiane.
– Concludendo
In conclusione, io ritengo che il fare rete per le PMI italiane sia la strada giusta
per poi perseguire progetti di welfare aziendale che siano concretamente utili
all’azienda, alle famiglie dei dipendenti, al territorio, che consentano di
migliorare la produzione sia qualitativamente che quantitativamente
aumentando le vendite ed acquisire nuovi spazi di mercato.
Welfare Aziendale e SINERGIE PROFESSIONALI
la Ricetta Vincente!
Un’azienda sopravvive solo se acquisisce in maniera costante nuovi
clienti, fin qui è pacifico ma…
Considerato che oggi il mercato risulta sempre più affollato da professionisti
che si disputano con le unghie e con i denti un bacino di clientela sempre più
esiguo, diventa imperativo sviluppare delle strategie che consentano in qualche
modo di poter emergere, di potersi distinguere in qualche modo allo scopo di:
● Fidelizzare la clientela attuale
● Acquisire nuovi clienti
● Creare nuovi segmenti di mercato
– La fidelizzazione
La fidelizzazione è un fattore centrale, i clienti di oggi sono molto meno
“fedeli” rispetto anche solo a qualche anno fa, si tratta di un aspetto dell’attività
di ogni professionista che non va assolutamente trascurato,ma come si fa ad
ottenere una maggiore fidelizzazione?
Una possibile strada da percorrere potrebbe essere quella di offrire nuovi
servizi ad alto valore aggiunto, che siano al contempo estremamente
personalizzabili, che rispondano concretamente alle esigenze più complesse del
cliente, compresa la possibilità di operare in aree delegate tradizionalmente ad
altre discipline professionali, per far sì che il ventaglio delle soluzioni da
proporre, degli strumenti dei servizi a disposizione, sia il più ampia possibile.
– Acquisire nuovi clienti
Per distinguersi bisogna creare un polo di attrazione, offrire qualcosa che
attragga i clienti verso di te, che li entusiasmi, li porti ad identificarti come il loro
personale punto di riferimento, il professionista che fornisce servizi più articolati
e di qualità, ma senza andare a snaturare la tua attività andando ad “invadere” il
territorio altrui, offrendo servizi che richiedono competenze specifiche che
esulano da quelle richieste dalla tua attività professionale. Ma come fare ad
ampliare un ventaglio di strumenti e servizi che spazino anche in discipline
diverse dalla tua?
Ma soprattutto quale servizio potrebbe essere così diverso, innovativo ed
assolutamente allettante per il cliente potenziale da spingerlo a rivolgersi al tuo
studio?
Io credo di aver trovato la risposta!
Ad esempio, la professionalità del consulente del lavoro/consulente aziendale
e del consulente finanziario, possono assolutamente convergere nella proposta di
un servizio altamente qualificante e cioè lo sviluppo del cosiddetto:
“welfare aziendale”
– Creare nuovi segmenti di mercato con il welfare aziendale.
Il welfare aziendale, ancora non molto sviluppato in Italia rappresenterà nel
prossimo futuro, un enorme polo di attrazione dove potersi muovere insieme ai
clienti attuali oltre che potenziali.
Per gestire in maniera efficace un servizio consulenziale in welfare aziendale
richiederebbe una struttura di alto livello, proprio perché all’interno di un
progetto, intervengono numerose discipline con relative competenze specifiche;
pensiamo solo per un attimo ad un progetto di previdenza aziendale, dove
l’azienda in primis può sfruttare importanti agevolazioni fiscali e di gestione,
favorendo al contempo lo sviluppo di educazione finanziaria fra i dipendenti,
valorizzandoli e premiandoli: in questo contesto, diventa indispensabile oltre al
consulente del lavoro l’apporto di uno specialista finanziario ed assicurativo, ad
esempio.
Ora per potersi strutturare in maniera efficace sono richiesti investimenti e
risorse importanti, ma come raggiungere lo stesso risultato senza esporsi
eccessivamente?
Riflettendo su questo tema sono giunto alla conclusione che in realtà non è
necessario ristrutturare l’ufficio, assumere personale, investire in software
gestionali o che altro è sufficiente collaborare!
– La sinergia professionale per crescere
E’ un pezzo che l’epoca dell’ orticello si è conclusa, ha funzionato certo, per
lunghi anni si è potuta gestire la propria professione anche da soli, ma oggi non
è più pensabile, proprio in virtù di quanto affermato sopra è una strada non più
percorribile; l’unica strada da percorrere in maniera sostenibile passa dalla
collaborazione diretta, dalla sinergia con professionisti in altre discipline.
Collaborare sinergicamente insieme ad altri professionisti significa poter
mettere sul piatto competenze diverse per poter offrire al cliente un ventaglio di
servizi più completo e di qualità superiore.
Ed è proprio nel welfare aziendale che si potrebbe esprimere al massimo
questa collaborazione, nella ricerca degli strumenti più idonei da mettere a
disposizione dell’imprenditore, un esempio?
Il consulente del lavoro ha una eccellente preparazione e competenze sulla
pianificazione fiscale nei confronti dell’imprenditore, mentre il consulente
finanziario possiede competenze specifiche nella gestione dei fondi pensione
collettivi aziendali (vedi questo mio articolo sui vantaggi fiscali per le Aziende :
“il Tfr in Azienda: un patto che conviene ad Azienda e dipendenti”).
Il consulente del lavoro ha un portafoglio clienti formato da imprenditori e
professionisti ed anche il consulente finanziario ha un portafoglio composto in
larga parte da imprenditori e professionisti; ora unendo le forze, si potranno
semplicemente “integrare” insieme potendo in questo modo fornire un servizio a
più alto valore aggiunto ai clienti di entrambi!
– Vantaggi per il consulente del lavoro
Potrà fornire al cliente imprenditore, oltre ai servizi naturali della sua
professione anche la consulenza offerta nel ramo della previdenza
complementare aziendale da parte del consulente finanziario, per imbastire un
progetto di welfare come ad esempio la gestione di un fondo pensione collettivo
aziendale (dal punto di vista fiscale, si stimano risparmi in termini di costi di
circa il 10%, sul trattamento dei TFR dei dipendenti).
– Vantaggi per il consulente finanziario
Il consulente finanziario di contro, potrà fornire la consulenza specifica del
consulente del lavoro ai propri clienti imprenditori, aumentando in questo senso
il bacino di operatività.
Con questo interscambio di competenze si potrà ampliare vicendevolmente il
proprio segmento di mercato senza contare infine il processo virtuoso del
passaparola creato, giocoforza, dagli imprenditori soddisfatti.
– Vantaggi per il cliente
Il cliente otterrà una miriade di vantaggi, primo fra tutti la possibilità di
ricevere più servizi contemporaneamente senza doversi “sbattere” fra un
professionista e l’altro, troverà nel tuo studio un mondo di soluzioni,
personalizzabili sulla scorta delle sue specifiche esigenze.
Il welfare aziendale poi è proprio il toccasana per un’azienda che aiuterà il
cliente imprenditore ad usufruire di importanti vantaggi fiscali e gestionali che lo
renderanno più competitivo.
Più COMPETITIVO con il Welfare Aziendale
Forse non ne siamo perfettamente consapevoli, ma la maggior parte
della nostra vita la passiamo al lavoro piuttosto che a casa con i
nostri cari.
Purtroppo tutto questo si riflette in maniera negativa sulla qualità complessiva
della nostra vita, sulla nostra salute ed in un’ottica più allargata, anche sulla
competitività aziendale e nazionale.
Lo stress da lavoro, patologia ampiamente riconosciuta e di cui soffre 1
lavoratore su 4, incide in maniera pesante non solo sulle nostre singole esistenze
ma…
Sull’intero processo di produttività.
In buona sostanza se un dipendente o un manager, vivono la propria attività
in un ambiente sano, armonioso, gestito in maniera responsabile, sono
decisamente più produttivi, più fidelizzati all’azienda, si ammalano meno, in
poche parole producono di più e meglio.
Fino a qui ti sto dicendo che esiste l’acqua calda!
Purtroppo la stragrande maggioranza delle PMI, almeno quelle Italiane, sia
ancora molto indietro rispetto ad altre realtà.
Secondo stime OCSE al 2013 l’ammontare delle prestazioni non obbligatorie
erogate dalle imprese rispetto alla spesa sociale complessiva in percentuale sul
PIL:
Gran Bretagna 14%
Francia 7%
Germania 7%
Italia 2,1%
Il dato, in apparenza sconfortante, in realtà ci dice che esiste un enorme
margine di manovra.
Eppure le aziende che si sono lanciate nel promuovere il welfare aziendale
oggi sono riuscite ad ottenere i seguenti vantaggi:
● Maggiore fidelizzazione dei dipendenti
● Sviluppo del senso di appartenenza
● Attraggono in misura maggiore le alte professionalità
● Migliorano la qualità della produzione
● Riducono il fenomeno dell’ assenteismo
● Aumentano la competitività complessiva
● Ottengono un risparmio di lungo periodo delle imposte sul reddito
Applicare il welfare aziendale non è impossibile, bisogna però avere le idee
chiare ed impostare le corrette strategie, in linea di principio sono 4 le aree su
cui lavorare:
● Tutela pensionistica
● Assistenza sanitaria
● Servizi assistenza ai famigliari (bambini ed anziani)
● Misure che concilino vita privata e lavoro (lavoro da remoto)
L’idea è quella di rispondere al costante ed inesorabile declino del welfare
pubblico, portandolo dall’esterno, all’interno dell’azienda che verrà vissuta più
come una piccola comunità di persone che hanno un obiettivo comune e non che
come un luogo dove si viene considerati soltanto un numero.
Le possibili soluzioni di welfare pertanto potranno essere:
● Congedi parentali
● Orari flessibili
● Part time
● Lavoro da remoto
Oppure mettere in campo delle iniziative per i dipendenti e per i giovani come
ad esempio:
● Incentivi alla mobilità (abbonamento metro o pullman)
● Servizi ricreativi culturali abbonamento palestre biblioteche ecc.
● Spacci aziendali
● Polizze infortuni extra-professionali
Ti ricordo che i servizi di welfare aziendale…
Non concorrono a formare reddito!
A differenza dei premi di produttività e già solo questo argomento ti dovrebbe
interessare, un aspetto questo, che andrò ad esplorare più nel dettaglio nei miei
prossimi articoli, se avrai la pazienza di leggerli, comprenderai meglio quali
vantaggi fiscali potrai ottenere ed in che misura.
Il welfare aziendale diventa quindi la nuova frontiera della produttività,
consentendo al lavoratore di ottenere un aumento reale della retribuzione oltre
che favorire la conciliazione vita /lavoro potendo gestire in modo equilibrato la
propria vita lavorativa con quella privata.
“l’agente economico sono gli esseri umani ed i modelli economici ne devono tener conto”.
(Richard Thaler)
Per le aziende, oltre ad ottenere una significativa ottimizzazione fiscale, si
vedranno ridurre i costi nel caso di turn over, migliorando contestualmente la
propria reputazione, il clima aziendale e definendo politiche retributive più in
linea con le esigenze dei dipendenti.
Millenials, un Welfare da (RI)pensare?
Il welfare preconfezionato ai millenials va stretto, prediligono
maggiore personalizzazione ed il mero compenso monetario non è
in cima alle priorità.
Secondo i risultati di un’analisi “Indagine per i bisogni degli under 35”
condotta da Jointly su un campione di 3.200 dipendenti di oltre 10 aziende un
dato è emerso in maniera chiara ed è quello che la percezione circa il welfare
appare significativamente mutata.
– Cosa è cambiato nella percezione del Welfare?
Il dato che emerge con maggiore chiarezza dalla ricerca condotta da Jointly è
che, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, le iniziative di puro vantaggio
economico non sono in cima alla lista delle esigenze.
Emerge anzitutto una certa insofferenza per le iniziative di welfare
preconfezionate ed uguali per tutti, come ad esempio i classici buoni pasto e
soluzioni di aumento salariale.
Stare bene, sia dentro che fuori il luogo di lavoro, questo è il dato che emerge
dalla ricerca, le iniziative a carattere individuale, la massima personalizzazione,
la conciliazione fra vita privata e lavorativa (work-life balance, smart working)
iniziative che portino con sé una forte connotazione sociale e valoriale, sono in
cima alla lista delle esigenze ed al centro dell’attenzione in fase progettuale dei
piani di welfare più innovativi.
I millenials sono forti consumatori di iniziative di welfare e ne fruiscono in
maniera massiva rispetto ai loro colleghi più “anziani” maggiormente legati alle
iniziative preconfezionate o di carattere economico.
– Quali sono i servizi più richiesti?
Fra i servizi maggiormente richiesti troviamo oltre ad iniziative di work-life
balance, sempre apprezzate dalle donne, ma che stanno conoscendo un discreto
successo anche fra gli uomini.
Sicuramente lo smart working, in tutte le sue declinazioni è la strada più
battuta oggi dalle aziende maggiormente competitive insieme alle iniziative di
flessibilità, part time ed orari personalizzati.
Senza tralasciare i servizi di welfare dedicati alla formazione, alla cura della
persona ad esempio con sconti presso palestre o centri estetici, ci sono aziende
che addirittura offrono servizi per la cura della fertilità delle proprie risorse.
O ancora alla possibilità di poter portare con sé i propri animali domestici
oppure pensare alla creazione di spazi dedicati ai figli più piccoli dei dipendenti,
sollevando il personale dalle incombenze legate al trasporto e gestione del
minore, che contribuisce non poco a migliorare il benessere complessivo del
personale coinvolto.
Altro servizio che andrebbe rivisitato riguarda le polizze, come quelle di
previdenza e sanitarie, che vadano oltre il mero rimborso medicinali o esami
clinici e polizze di previdenza che siano il più personalizzate possibile.
Sicuramente è preponderante l’esigenza di poter accedere ad un ventaglio di
soluzioni fra cui il dipendente potrà scegliere quelle che ritiene più adatte alle
sue esigenze.
– Ascoltare, collaborare, personalizzare
Ascoltare (davvero) i bisogni dei propri dipendenti, tramite interviste e
questionari o facendo ricorso ad agenzie esterne specializzate in servizi di
welfare.
Personalizzare il più possibile le varie iniziative, magari creando dei pacchetti
fra cui i dipendenti potranno selezionare quelle che meglio si adattano alle
esigenze di ciascuno.
– Concludendo
Progettare insieme al personale tutto, soluzioni di welfare sempre più
personalizzate, ti metterà in grado di cementare il senso di appartenenza,
fidelizzare il dipendente nei confronti della tua azienda, con tutti i benefici del
caso, produzione qualitativamente superiore, aumento della competitività,
riduzione del turn over, benefici fiscali per te e la tua azienda.
SMART WORKING per aumentare e migliorare la
PRODUTTIVITÀ!
Inutile girarci intorno, ormai è un dato consolidato, lo smart working
riduce l’assenteismo, aumenta la produttività, taglia i costi e
migliora il clima aziendale.
Lo so cosa stai pensando no, non me lo sono sognato questa notte, sono le
risultanze del convegno sullo stato dello smart working in Italia tenuto
dall’osservatorio Smart Working della School of Management del politecnico di
Milano svoltosi lo scorso ottobre a Milano.
Gli studi condotti dall’osservatorio, confermano che la gestione autonoma dei
tempi e degli spazi lavorativi genera un 15% in più di produttività, migliorando al
contempo anche la qualità complessiva sia del prodotto/servizio offerti, oltre che
il clima aziendale.
Strategie di smart working i vantaggi in sintesi
Applicare strategie strutturate di smart working nella propria azienda piccola o
grande che sia, porta a degli innegabili vantaggi per tutti gli attori coinvolti,
dall’imprenditore al manager al dipendente.
Pensiamo alla riduzione dei tempi e relativi costi di trasferimento da e per il
luogo di lavoro, abbattimento dei quali per un dipendente equivarrebbero già ad
un considerevole aumento di stipendio, oppure al miglioramento del work-life
balance che interessa in particolar modo le donne, che potrebbero in questo
modo meglio coniugare gli impegni personali con quelli lavorativi usufruendo
proprio della flessibilità offerta dallo smart working.
Con l’introduzione di un progetto di smart working diffuso si viene a ridurre in
maniera drastica anche l’assenteismo, proprio in virtù del miglioramento del
clima aziendale, dove si verrà ad instaurare un vero rapporto fiduciario non solo
fra imprenditore e manager, ma anche fra manager e dipendenti e fra
imprenditore e dipendenti, aumentando di conseguenza la fidelizzazione dei
collaboratori con tutti i vantaggi in termini di aumento della produttività sia in
termini qualitativi che quantitativi.
Lato imprenditore
Fra le altre cose si andranno a tagliare in maniera considerevole anche i costi
delle strutture fisiche (gli uffici) che andranno riprogettati in un’ottica di smart
working diffuso sia in termini di allestimento che in quelli di dimensione,
riduzione quindi della voce di costo che per un qualsiasi imprenditore non è
proprio l’ultima nel bilancio!
Con le tecnologie odierne, prime fra tutti il Cloud, si consente la compressione
dei costi legati all’hardware ed al software, ma più di tutti, se ben pianificato,
consente di lavorare, comunicare e collaborare con i propri manager ed i propri
dipendenti condividendo le informazioni con i vari team in tempo pressoché reale
ovunque nel mondo.
Lato dipendente
I dipendenti ed i manager dal canto loro potranno, a seguito della maggiore e
migliore produttività, più facilmente accrescere il proprio reddito, grazie agli
avanzamenti di carriera oppure a benefit di varia natura, forniti per il
conseguimenti di risultati, mentre per il pubblico femminile si offre la
straordinaria possibilità di poter meglio gestire il proprio work life balance,
potendo gestire in maniera equilibrata impegni privati (figli,scuola, asilo, spesa,
faccende domestiche) con quelli lavorativi in maniera decisamente più elastica e
ritagliata su misura.
La situazione attuale
Attualmente lo smart working sta maturando ed a mio avviso si trova in una
fase in cui ha lasciato la fase embrionale e si appresta a diventare un mercato
maturo.
Sempre secondo i dati della ricerca condotta dall’osservatorio sullo smart
working il 36% delle grandi imprese ha già messo in campo progetti strutturati
anche se progetti che abbiano portato ad un ripensamento complessivo
dell’organizzazione del lavoro sono ancora limitati riguardando il 9% delle grandi
imprese.
Anche fra le PMI si sta muovendo qualcosa, basti pensare che il 48% delle PMI
intervistate si dichiara interessata a mettere in campo un progetto seppur
limitato di smart working.
Sviluppi futuri
Sempre secondo le stime dell’osservatorio sullo smart working, citato sopra,
considerato che ad oggi gli smart worker sono 350.000 su un totale complessivo
di 5 milioni di lavoratori, supposto che nei prossimi anni lo smart working possa
raggiungere il 70% dei lavoratori interessati, ne consegue che l’incremento della
produttività media si stima intorno ai 13,5 miliardi di euro!
Lo smart working in Italia non potrà fare altro che crescere, la tecnologia oggi
consente di poter svolgere in maniera efficace e soprattutto in sicurezza il
proprio lavoro da remoto, sia come singolo che in team, offre la possibilità di
poter condividere in tempo reale il proprio lavoro con il team, di poter gestire in
maniera più proficua il tempo, pensa che il solo risparmio di tempo, attualmente
dedicato agli spostamenti, sarà una risorsa preziosa che verrà destinata al
lavoro, senza considerare che, anche solo 40/50 ore all’anno risparmiate
porterebbe ad una riduzione di emissioni di CO2 si stima pari a 135 Kg per
persona!
lo smart working rappresenta oggi per le imprese piccole o grandi che siano,
la classica prateria verde, ripensare il lavoro in termini di flessibilità, autonomia,
responsabilizzazione sono i cardini su cui si dovranno implementare le strategie
di smart working di domani.
Concludendo
L’utilizzo in futuro dello smart working come regola e non più come eccezione
sarà l’occasione per rendere le aziende italiane più produttive e flessibili,
offrendo la possibilità di creare un vero rapporto fiduciario con i collaboratori
aumentando la motivazione e facendo in modo che essi possano esprimere
appieno la loro passione ed il loro talento.
Personalmente ritengo che lo smart working possa rappresentare oggi per un
imprenditore un aspetto dell’organizzazione del lavoro che non può più
permettersi d’ignorare, certo per implementare una vera strategia di smart
working sarà necessario ripensare completamente l’attuale organizzazione del
lavoro, ma i risultati ripagheranno tutto l’impegno profuso.
SESA SpA QUANDO IL WELFARE SI FA
TERRITORIALE!
Ormai è un dato acquisito, innegabile, il welfare aziendale è uscito
dalla fase embrionale e si avvia alla maturità, sta uscendo dai
confini dell’azienda per diffondersi nel territorio, ma in che modo si
sta evolvendo? Ma soprattutto, il modello è replicabile?
Un esempio lampante di come sia possibile attuare un progetto di welfare
territoriale (e di come lo si possa replicare) ce lo dimostra la Sesa SpA, azienda
italiana di progettazione e distribuzione software per le imprese.
Fin dal suo primo giorno, la Sesa ha preso molto sul serio il concetto di
responsabilità sociale dell’azienda, tanto da trasferire le sue politiche di welfare
aziendale fuori dai confini dell’azienda andandole ad implementare direttamente
sul territorio.
- Lato Azienda
Per quanto riguarda le politiche di welfare squisitamente aziendale, la Sesa ha
creato un piano di welfare ricco ed articolato per i suoi dipendenti e le loro
famiglie, come ad esempio:
● Creazione di un asilo nido aziendale per i figli delle neo mamme
● Erogazione di contributi per soggiorni estivi ai figli dei dipendenti
● Borse di studio e viaggi studio all'estero
● Benefit per i dipendenti con famigliari a carico non autosufficienti
● Flexible voucher per viaggi, libri, buoni carburante, buoni spesa
● Accordi con Università per corsi di formazione professionale
● Corsi universitari di inglese per i dipendenti
● Programmi di sostenibilità ambientale (riciclaggio dei rifiuti)
● Risparmio energetico con l’introduzione di un parco fotovoltaico
● Riduzione drastica del cartaceo con la digitalizzazione dei processi
● Mensa aziendale per dipendenti, collaboratori ed ospiti
Tutti questi servizi sono disponibili su richiesta ai dipendenti tramite un
portale welfare dedicato che ne consente la gestione in tempo reale.
Ma la strategia della Sesa non si è fermata qui, ad un certo punto è uscita
dall’azienda andandoli ad implementare sul territorio.
- Lato territorio
L’azione della Sesa a questo punto esce dai confini aziendali e va a permeare
di sé il territorio, tramite accordi specifici per il progetto #applichiamoci di
alternanza scuola lavoro, oppure il progetto Sesa Farm:
“ SeSa Farm ha come finalità l’incubazione e il sostegno alla nascita e sviluppo di nuove
imprese innovative (Start-Up), la promozione e la realizzazione di nuovi modelli e strumenti
di lavoro come “co-working”, mettendo a disposizione le proprie competenze, attrezzature,
infrastrutture e servizi”.
Un progetto per assicurarsi le migliori idee innovative che, unito alla
promozione di attività educative e di supporto alle famiglie più deboli, iniziative
di contrasto alla povertà,interventi di carattere assistenziale e sociale
contraddistinguono l’operato del welfare della Sesa sul territorio.
Tutta questa serie d’interventi sono mirati al rafforzamento del brand comportando
come conseguenza:
● Riduzione dei costi sociali
● Sviluppo del territorio
● Sviluppo economico e sociale della comunità
● Rafforzamento del Brand
● Aumento della competitività interna ed internazionale
Operando direttamente sul territorio, sviluppando un concetto di crescita
collaborativa la Sesa si è garantita un ritorno economico e sociale di lungo
periodo agendo su 3 elementi chiave:
Abilitazione alla crescita
Formazione professionale, istruzione di alta qualità ,migliore qualità della vita,
con conseguente riduzione dei costi per la comunità e diminuzione del disagio
sociale.
Rafforzamento della domanda
Operando su dimensione e qualità dei mercati di riferimento
Rafforzamento capacità competitiva delle comunità
Incoraggiando e partecipando con investimenti alle attività di sviluppo nel
territorio
- La strategia
La vision della Sesa è senza dubbio alcuno di lungo periodo dove competenze,
motivazione e sostenibilità, unite a etica, correttezza e trasparenza, sono le
parole d’ordine. Tanto da portare alla creazione di un Report di Sostenibilità, una
dichiarazione consolidata di carattere non finanziario, allegata al bilancio e
redatta con cadenza annuale, il cui scopo è quello di mettere in evidenza il
lavoro svolto per aumentare la sostenibilità del gruppo.
Quando il welfare diventa territoriale, la crescita diventa sostenibile e
contribuisce allo sviluppo del tessuto sociale del territorio, con conseguente
ritorno economico per l’azienda o la rete di aziende.
Risparmio energetico, uso sostenibile delle risorse, attività di supporto e
sviluppo del tessuto sociale, fanno di Sesa un vero punto di riferimento nel
territorio, un modello d’impresa che dovrebbe essere preso ad esempio.
Creazione di valore per la comunità e particolare attenzione per il capitale
umano, il quale è considerato risorsa strategica da valorizzare per il lungo
periodo, attraverso piani di reclutamento e formazione, consente alla Sesa di
potersi permettere l’assunzione quasi esclusivamente full time ed a tempo
indeterminato che coinvolge infatti il 97% dei dipendenti (Cfr. pg 25 Report
Sostenibilità).
SESA ha ben chiara nella sua strategia la percezione che le imprese debbano
agire in sinergia con le istituzioni pubbliche e collettive per supportare lo
sviluppo di nuove risposte da offrire ai bisogni espressi dalla società.
Grazie a queste iniziative, alla vision, al codice etico che la contraddistingue, il
gruppo Sesa non ha mai fatto ricorso a strumenti di mobilità del personale,
oppure alla cassa integrazione ed il tasso di assenteismo misura circa il 2,5%
(calcolato considerando ore di assenteismo ad esclusione di ferie e permessi).
- Il punto di forza, la Fondazione Sesa
I cambiamenti sociali in atto come l’invecchiamento demografico nuove e
sempre più grandi sacche di povertà, numero costantemente in crescita di
anziani non autosufficienti e giovani non occupati, hanno creato nuovi bisogni ad
alto contenuto sociale che riguardano e riguarderanno, un numero sempre
crescente di persone.
La strategia di welfare territoriale della Sesa trova il punto di forza nella
fondazione Sesa,la cui mission è quella di promuovere iniziative di carattere
sociale, allo scopo di agire non solo come volano dell’economia ma grazie alla
creazione di relazioni con enti locali, università, organizzazioni sociali, per
realizzare una vera integrazione nel tessuto socialeed economico del territorio
con ricadute estremamente positive sia per la comunità che per l’azienda, in
un'ottica di lungo periodo in termini di posizionamento commerciale e
reputazionali.
- Il rapporto clienti - fornitori
Questo spirito, improntato al rapporto fiduciario, alla correttezza e
trasparenza, si concretizza anche nei rapporti con i clienti andando ad
implementare strategie competitive volte a creare solidi rapporti fiduciari,
agendo sulle aspettative del cliente, ed alla capacità di problem solving.
Anche con i fornitori la vision della Sesa prevede che essi siano selezionati in
base a rigorosi criteri etico, sociali ed ambientali.
- Conclusioni
In conclusione la Sesa si è confermata, a mio avviso, un modello da cui
prendere ispirazione per promuovere il welfare sul territorio, che in misura
minore o maggiore, se pensiamo alle reti di aziende potrebbe tranquillamente
essere replicato su tutto il territorio nazionale.
A supporto della mia tesi ecco i risultati delle politiche della Sesa:
● Fatturato consolidato pari ad € 1.363.000.000 al 30 Aprile 2018
● Crescita del 7,2% rispetto al precedente anno fiscale.
● Sviluppo occupati, da 1642 risorse al 30 Aprile 2018 rispetto ai 1.427
dell’anno precedente
Lascio a te le riflessioni, anzi ti chiedo di dirmi la tua, pensi che un progetto di
welfare aziendale potrebbe funzionare nella tua impresa?
Fammi conoscere il tuo pensiero nei commenti e sarò lieto di poter conversare
con te sull'argomento.
Welfare Aziendale i Vantaggi Fiscali
Il welfare aziendale fa bene a tutti, fa bene all’imprenditore, fa bene
ai dipendenti ed il benessere dell'impresa ne è la logica risultante.
Partiamo dal premio di produzione, un must per tutti i dipendenti, come sai
bene viene tassata quella parte in denaro erogata al dipendente quando
l’azienda consegue dei risultati di produzione.
Secondo la legge di bilancio del 2017, i premi di produzione sono tassati al
10% fino a 3 mila euro oppure 4 mila se l’azienda coinvolge i propri dipendenti
nell’organizzazione.
Quindi ogni 100 euro di premio, il dipendente ne disporrà effettivamente di 90
quello che è cambiato sono i massimali si è passati dai 50.000 agli 80.000
euro/anno di reddito.
Una soluzione per evitare la tassazione esiste ed è quella di offrire dei
flexible benefit ovvero dei beni o servizi che non sono di fatto tassabili, quindi
il dipendente ne potrà usufruire appieno.
Esempio facile facile, se sei un dipendente ricevi un premio di 100 euro sotto
forma di voucher per un corso d’inglese, in questo caso potrai sfruttare appieno i
100 euro e sul voucher in questione niente tasse per te e niente tasse per
l’imprenditore.
Ma quali beni e quali servizi non sono tassabili?
Lo sancisce il comma 4 art 5 del TUIR in questo elenco troviamo di tutto, dai
corsi di formazione, agevolazioni per lo studio dei figli, assicurazioni varie,
previdenza complementare, utilizzo di automobili aziendali ad uso promiscuo,
finanziamenti a tasso agevolato, servizi gratuiti di trasporto ecc.
Addirittura sono normati anche i viaggi premio!
Tali agevolazioni restano confermate anche con la finanziaria 2018 la quale
favorisce i servizi che gli imprenditori mettono a disposizione dei dipendenti e dei
loro familiari per finalità di:
● Istruzione
● Educazione
● Ricreazione
● Assistenza sociale
● Previdenza complementare
● Assistenza sanitaria
Il vantaggio immediato per l’imprenditore, consiste nel dedurre tutti i costi dei
servizi offerti ai dipendenti dall’imponibile del reddito d’impresa.
IRES aliquota del 24% rispetto al 27,5%
I vantaggi per i dipendenti consistono invece in una completa detassazione
per i servizi ed i beni ricevuti all’interno dei piani di welfare, sia negoziati che
volontari da parte dell’impresa, pertanto il valore complessivo dei piani di
welfare è escluso dall’imponibile IRPEF
I VINCOLI
Esistono però dei vincoli, per le aziende che decidessero di intraprendere
iniziative di welfare aziendale:
a) La detassazione vale solo se il piano di welfare è offerto alla
generalità dei dipendenti oppure ad una loro categoria omogenea. Non
sono ammessi piani erogati soltanto ad alcuni dipendenti
b) Se i vantaggi fiscali per i dipendenti si applicano sia ai piani di
welfare basati su un contratto, sia a quelli istituiti su base volontaria
dall’impresa, la detassazione del reddito d’azienda vale soltanto per le
iniziative basate su di un contratto, per quanto attiene a quelle concesse
volontariamente dal datore di lavoro, la deducibilità invece di essere al
100% sarà ridotta al 5 per mille 0,5%
In conclusione
Il flexible benefit inseriti all’interno di piani di welfare più articolati, in luogo
del premio di produzione rappresentano innegabili vantaggi sia per
l’imprenditore che per il dipendente.
CONCLUSIONI
Spero con questo mio piccolo ebook di averti offerto dei contenuti che siano
per te spunto di riflessioni più profonde circa l’universo del welfare aziendale,
delle opportunità che si potrebbero presentare di come, mettendo al centro le
persone si possa veramente diventare più competitivi, lavorare meglio, ed
essere anche un pochino tutti più felici perché no.
Se desideri approfondire personalmente il tema insieme a me, non hai da fare
altro che contattarmi scrivendo a:
www.maurovalentino.com