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UGO FOSCOLO- ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

AL LETTORE

Pubblicando queste lettere, io tento di erigere un monumento alla virtù sconosciuta; e di consecrare alla memoria del solo amico mio quelle lagrime, che ora mi si vieta di spargere su la sua sepoltura. E tu, o Lettore, se uno non sei di coloro che esigono dagli altri quell'eroismo di cui non sono eglino stessi capaci, darai, spero, la tua compassione al giovine infelice dal quale potrai forse trarre esempio e conforto.

LORENZO ALDERANI

Libertà va cercando, ch'è sì cara, coma sa chi per lei vita rifiuta

PARTE PRIMADa' colli Euganei, 11 Ottobre 1797

Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch'io per salvarmi da chi m'opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho obbedito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, purtroppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl'italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da' pochi uomini, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de' miei padri.

13 Ottobre

Ti scongiuro, Lorenzo; non ribattere più. Ho deliberato di non allontanarmi da questi colli. È vero ch'io aveva promesso a mia madre di rifuggirmi in qualche altro paese; ma non mi è bastato il cuore: e mi perdonerà, spero. Merita poi questa vita di essere conservata con la viltà, e con l'esilio? Oh quanti de' nostri concittadini gemeranno pentiti, lontani dalle loro case! perché, e che potremmo aspettarci noi se non se indigenza e disprezzo; o al più, breve e sterile compassione, solo conforto che le nazioni incivilite offrono al profugo straniero? Ma dove cercherò asilo? in Italia? terra prostituita premio sempre della vittoria. Potrò io vedermi dinanzi agli occhi coloro che ci hanno spogliati, derisi, venduti, e non piangere d'ira? Devastatori de' popoli, si servono della

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libertà come i Papi si servivano delle crociate. Ahi! sovente disperando di vendicarmi mi caccerei un coltello nel cuore per versare tutto il mio sangue fra le ultime strida della mia patria.

E questi altri? - hanno comperato la nostra schiavitù, racquistando con l'oro quello che stolidamente e vilmente hanno perduto con le armi. - Davvero ch'io somiglio un di que' malavventurati che spacciati morti furono sepolti vivi, e che poi rinvenuti, si sono trovati nel sepolcro fra le tenebre e gli scheletri, certi di vivere, ma disperati del dolce lume della vita, e costretti a morire fra le bestemmie e la fame. E perché farci vedere e sentire la libertà, e poi ritorcerla per sempre? e infamemente!

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Ultime lettere di Jacopo Ortis è un romanzo di Ugo Foscolo ed è considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana.

Venne scritto da Foscolo a partire dal 1798, ma l'autore lo rimaneggiò più volte fino alla definitiva edizione del 1816-17 e così l'opera riflette i mutamenti avvenuti nello scenario politico che fa sfondo alla vicenda.

Secondo la finzione romanzesca Jacopo Ortis, patriota di idee giacobine e repubblicane che aveva riposto grandi speranze in Napoleone, dopo il trattato di Campoformio deve lasciare Venezia e scegliere la strada dell'esilio per non cadere nelle mani degli Austriaci. Jacopo però, nonostante le sollecitazioni di amici e parenti, non va via dall'Italia e dopo un periodo in cui si rifugia sui colli Euganei, durante il quale si innamora di Teresa, peregrina per diverse città finchè si uccide. Le ragioni del tragico gesto sono sia amorose che politiche: la donna amata è promessa sposa a un altro e le aspirazioni di libertà e riscatto nazionale sono irrealizzabili. Dopo la sua morte Lorenzo Alderani, suo amico, decide di pubblicare le lettere che Jacopo gli aveva inviato nel corso dell'esilio per eternarne la memoria.

Vagamente ispirato ad un fatto reale, e al modello letterario de I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe, l'opera è la trasfigurazione letteraria della vita dell'autore che, come Jacopo, aveva dovuto scegliere la via dell'esilio per le sue stesse ragioni. Nelle parole di Jacopo ritroviamo le stesse idee politiche e la stessa concezione dell'esistenza, secondo la quale la vita va spesa per realizzare i propri ideali e le proprie aspirazioni, senza scendere a compromessi. Nella figura di Jacopo/Foscolo si preannunciano molti aspetti

dell'eroe romantico, che si presenta come un essere eccezionale per la sua passione e sensibilità ed è in perenne lotta con la società e il tempo in cui vive che gli impediscono di realizzare le sue aspirazioni e che è pronto anche a morire per difendere i suoi ideali. In questo modo Ultime lettere di Jacopo Ortis contribuì, insieme alle altre opere di Foscolo, a fare di lui un eroe durante il Risorgimento italiano; infatti Mazzini fu uno dei suoi più ferventi ammiratori e la lettura in chiave politica delle opere di Foscolo ispirò molte delle sue parole.