Web viewparticolarmente complesso fra mondo globale e mondi locali ha reso i differenti contesti...

download Web viewparticolarmente complesso fra mondo globale e mondi locali ha reso i differenti contesti culturali locali fluidi e permeabili dai processi globali (Baumann)

If you can't read please download the document

Transcript of Web viewparticolarmente complesso fra mondo globale e mondi locali ha reso i differenti contesti...

Migrazione e salute mentale

Promuovere politiche e servizi di salute mentale transculturale nella comunit locale

Nella mia pratica clinica succede sempre pi spesso di prendere in cura persone proveniente da diverse parti del mondo. Arrivano sempre pi numerosi soprattutto dopo le rivolte in Nord-Africa.

Prima arrivavano dalla Tunisia, dal Marocco e dai paesi dellEuropa dell Est( Polonia, Ucraina, Albania, Romania) dallo Sri Lanka e dallArgentina. Adesso arrivano dal Pakistan, Iran, Egitto,Afganistan, Libia, Somalia Eritrea, Armenia. Prima arrivavano solo dai paesi dorigine , adesso arrivano anche da altri Paesi Europei( Germania, Grecia) in quanto non ottenendo asilo politico arrivano in Sicilia come rifugiati o richiedenti asilo.

Si impone sempre con maggiore necessit lattivazione di servizi di salute mentale transculturale e dare una cornice organizzativa e culturale al fine di dare risposte utili ed appropriati favorendo processi di inclusione ed evitando forme violente di esclusione sociale soprattutto per chi affetto di malattia mentale in quanto soggetto fragile. Negli ultimi anni sono nati diverse associazioni culturali, imprese sociali, ONG che si occupano di migrazione. Per sviluppare questa riflessione far riferimento alle esperienze e agli scritti di due miei amici Giuseppe Cardamone e Salvatore Inglese che sono portatori di pratiche e teorie fondamentali per un corretto approccio alla tematica.. Recentemente hanno pubblicato un volume dal titolo Dj Vu Tracce di etnopsichiatria critica. Verranno ,in ottobre, a Palermo a presenta il libro e spero di poterli fare arrivare anche a Caltagirone per un seminario di studi.

Molti studi di psichiatria transculturale si concentrano sul rapporto tra malattia mentale e migrazione, perch spesso la migrazione pone lindividuo in una condizione di particolare fragilit. Questa difficolt non pu essere ridotta ad un fenomeno psicologico-psichiatrico, perch deriva da una condizione sociale e culturale prima di tutto. Molti dei migranti che giungono in Europa arrivano da situazioni politiche e sociali estremamente difficili, e non di rado hanno affrontato esperienze ad elevato potenziale traumatico (violenza, torture, perdita dei familiari, distruzione della propria abitazione, esodi forzati, guerre). Il contesto di adozione inoltre spesso colloca la persona migrante in una situazione di non-accoglienza programmatica, che appiattisce differenti percorsi e bagagli culturali in una categoria unidirezionale. E fondamentale ricordare, accostandosi a questi temi, che lappartenenza culturale un fattore fondante dello sviluppo biologico, psichico e sociale di un individuo. Ogni cultura genera i propri membri dotandoli di un linguaggio, simboli e di oggetti che ne formano la percezione, linterpretazione e lesperienza del reale. Una persona allontanata dal proprio contesto culturale di provenienza ed inserita in una realt che ignora la sua appartenenza ad una cultura Altra, non riconoscendolo in quanto membro di una specifica comunit, ma unicamente come un individuo estraneo la cui identit non ha spazio, rischia una disaffiliazione traumatica dalla propria matrice culturale. Questo scollamento dalla cultura dorigine incrina le radici del processo identitario, lasciando l individuo in una condizione di solitudine che prima di essere psicologica e culturale. Oggi il rapporto particolarmente complesso fra mondo globale e mondi locali ha reso i differenti contesti culturali locali fluidi e permeabili dai processi globali (Baumann). La mobilit dei processi sociali, politici, personali favorisce nuove identit, una creolizzazione che se da una parte sembra una omogeneizzazione degli oggetti culturali, dallaltra contiene in s la riaffermazione delle differenze dei tanti mondi locali.( Giuseppe Cardamone e Chiara Matteini)

Psichiatria transculturale stata la prima definizione coniata da Georges Devereux per indicare una metodologia di ricerca in grado di illuminare il ruolo della cultura nella determinazione dei fenomeni mentali funzionali ( tratti psicologici) e disfunzionali ( tratti psicopatologici) espressi a livello individuale e collettivo. Il postulato originario della psichiatria transculturale- la cui sigla identificativa sul piano disciplinare stata successivamente corretta dallo stesso Devereux in etnopsichiatria o in psichiatria meta culturale- afferma che non possibile immaginare la costruzione e la costituzione dello psichismo umano senza il concorso puntuale della cultura.(Salvatore Inglese)

Le questioni teoriche, cliniche, metodologiche e antropologiche agitate e difese da Nathan si accoppiano inevitabilmente con quelle dedicate allorganizzazione dei servizi di assistenza e cura. La questione principale rappresentata dalla riflessione intorno alla necessit di allestire in Italia servizi specificatamente dedicati al trattamento dei disturbi mentale dei migranti. In questa direzione vorrebbe muoversi una parte consistente degli psichiatri culturalmente orientati. Linsidia contenuta in questa posizione di istituzionalizzare la costituzione di una strana popolazione di specialisti in una disciplina dallo statuto scientifico incerto che, in realt, si auto legittimano ancor prima di avere agito effettivamente sui problemi. In questo atteggiamento auto assertivo potrebbe nascondersi uninutile spinta corporativa che vorrebbe arrivare alla costituzione di un corpo separato e sedicentemente competente di specialisti della salute mentale migrante. Inoltre, la costruzione di aree specialistiche provoca ulteriori problemi di isolamento dei migranti dal loro originario contesto culturale di riferimento. Il problema pi grande ,in realt, rappresentato dalla necessit che i migranti arrivino a fronteggiare il disordine della patologia utilizzando gli strumenti terapeutici inventati nelle proprie culture e maneggiati dai loro naturali rappresentanti. Una impostazione siffatta apre una serie di problemi teorici, tecnici, giuridici ed etici che giunge a problematizzare la posizione stessa della medicina istituzionale.

Si tratta di promuovere unanalisi critica del sapere occidentale generale alla luce delle conoscenze etnoscietifiche. Di sensibilizzare e formare loperatore della salute alla variabilit culturale, al rispetto delle differenze e a favorire la pratica di uguali opportunit di fruizioni ed esercizio delle terapie culturalmente determinate. Di valorizzare le risorse disponibili sul territorio, soprattutto quelle non specialistiche e non mediche, sostenendo soprattutto quelle direttamente legittimate dagli utilizzatori. Di facilitare la costituzione di raggruppamenti di auto aiuto che favoriscono laccesso ai servizi e la loro programmazione. Di sostenere un sapere capace di progredire attraverso sfide locali ma che riesce ad avere nel suo stesso atto costitutivo e programmatico una visione del mondo- di tutto il mondo- anche di quello invisibile e solo apparentemente silenzioso.(S. Inglese).

Una politica di salute mentale in una societ multiculturale non pu prescindere da unottica di comunit, che ridefinisca il paziente come un soggetto esperto, autorevole detentore di competenze specifiche relative al gruppo umano a cui appartiene, e a quella specifica visione che quella comunit ha costruito intorno alla salute, alla malattia ed alla cura. Parte di questo riposizionamento del setting clinico e della presa in carico operabile attraverso la funzione della mediazione linguistica-culturale che riportando la comunicazione del paziente allinterno della lingua madre, consente al flusso del pensiero di costruirsi senza tradire la realt degli oggetti portati allinterno dello spazio terapeutico. Lintroduzione del mediatore investe la totalit della relazione terapeutica invertendo la posizione di esperto (Cardamone, Matteini).

Questa ispirazione costituisce limpianto delle Linee di Indirizzo Nazionali per la Salute Mentale che devono essere recepite e applicate dalle Regioni Italiane. Esse invitano a promuovere gruppi di iniziativa nel campo della multiculturalit privilegiando il lavoro etnopsichitrico, linterazione con le lingue originarie dei pazienti e le collaborazioni multi professionali. La Linee non solo riconoscono la sussistenza del problema assistenziale delle popolazioni straniere vulnerabili, ma incitano a recuperare un ritardo culturale e scientifico da sempre intollerabile. Lobiettivo di privilegiare l approccio comunitario per generare effetti di comunit attraverso la tessitura di nuovi legami solidali. Questa impostazione deve poter diventare pratica quotidiana nei diversi luoghi d incontro dai centri di accoglienza ai servizi di salute mentale, da enti pubblici a enti del privato sociale alle organizzazioni culturali. Deve poter diventare cultura clinica e di presa in carico sia di professionisti specialisti (psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori,infermieri) che di operatori sociali e volontari. Fondamentale individuare e promuovere i mediatori linguistici fra persone che provengono dagli stessi luoghi e nazioni dei soggetti richiedenti e necessitanti di interventi di salute mentale.

Ritengo utile la lettura del libro di Giuseppe Cardamone e Salvatore Inglese

Dj vu

Tracce di etnopsichiatria critica Edizioni Colibri