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Parte dei geometri - postazione 6A- SANTUARIO DI S. FELICE
Geometri 6A - SANTUARIO DI S. FELICEAdiacente a Villa Lampugnani Gajo si trova il santuario di San Felice.
Il santuario di San Felice è una chiesa di costruzione moderna all'interno del centro storico di
Parabiago e dipende dalla parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio. È stata aperta al culto dalla
fine degli anni '40 fino al 1995, anno della morte del rettore Marco Ceriani, dopo di che venne
chiusa la pubblico. Attualmente vi si celebrano pochissime funzioni religiose.
Il 15 maggio 1926 il senatore Felice Gajo, firma un testamento in cui lascia alla moglie Ida
Lampugnani, il compito di edificare una chiesa dopo la sua morte, avvenuta il 31 dicembre 1935.
Il progetto, affidato all'architetto Giovanni Maggi, che riuscì a rendere insieme l'aspetto di
"mausoleo" in onore del defunto e di luogo di culto per la popolazione rionale, raffigurava un
tempio a navata unica lunga 39 m e larga 12 m, con una enorme cupola quadrata dell'aspetto di
una mole imponente alta 38 m, composta di 48 colonne di granito bianco proveniente da Baveno.
A lavori ultimati la facciata si presentava arretrata rispetto al piccolo sagrato, con una grande
nicchia sopra il portone, al cui interno vi è la statua di San Felice Martire, opera di Dante Parini.
Internamente la grande navata viene impreziosita da quattro colonne in verde Alpi e l'altare in
posizione centrale.
Però a pochi anni dalla sua consacrazione, la mastodontica cupola non ha retto al suo peso ed alle
ore 23 circa del 20 gennaio 1950, crollò inesorabilmente senza fare vittime, data l'ora tarda la
chiesa era già chiusa al pubblico; subito venne commissionato all'Architetto Fernando Zanda il
progetto per la realizzazione della nuova cupola, sempre quadrata e contornata da colonne, ma
molto più piccola rispetto alla precedente.
Internamente la chiesa custodisce affreschi di Vanni Rossi, altre sculture e bassorilievi del Parini,
la tela Madonna del Santissimo Rosario sopra l'omonimo altare laterale ed i 15 Misteri miniati su
rame di Primo Lavagnini, un busto bronzeo del Senatore scolpito da Silvio Monfrini e le vetrate di
Aristide Albertella. Il santuario è privo di campane.