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Bollettino Trimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Lecco Il Santuario di San Girolamo Emiliani ANNO XCII - N. 482 - APRILE - GIUGNO 2010 Il Santuario di San Girolamo Emiliani

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Il Santuariodi San Girolamo Emiliani

ANNO XCII - N. 482 - APRILE - GIUGNO 2010

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N. 482 - Aprile - Giugno 2010 - Anno XCIIDirezione: Il Santuario di san Girolamo Emiliani

Via alla Basilica, 1 - 23808 Somasca di Vercurago LCTel. 0341.420.272 - Fax 0341.423.621

[email protected] - C.C.Postale n. 203240http://www.somascos.org/somasca

Poste Italiane Spa - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB LeccoAutorizzazione Tribunale di Bergamo n. 181 del 04.02.50

Direttore responsabile: ADRIANO STASIStampa: casa editrice stefanoni - lecco

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IN QUESTO NUMERO

IL SANTUARIODI SAN GIROLAMO EMILIANI

Informazione per i lettori

I dati e le informazioni da Voi trasmessici con la procedura diabbonamento sono da noi custoditi in archivio elettronico.Con la sottoscrizione di abbonamento, ai sensi della Legge675/96 (Tutela dei dati personali), ci autorizzate a trattare talidati ai soli fini promozionali delle nostre attività.Consultazioni, modifiche, aggiornamenti o cancellazionipossono essere richiesti a: Il Santuario di San Girolamo,Ufficio Abbonamenti, Via alla Basilica, 1 - 23808 Somasca diVercurago (LC) - Tel. 0341.420.272 - Fax 0341.421.719.

COPERTINA LIGARI CESARE, S. Girolamo e laMadonna, dipinto (1753), Como, CollegioGallio.FOTOGRAFIE: Archivio fotografico di CasaMadre, Archivio fotografico Suore Adoratricidel SS. Sacramento, Beppe Raso, MartaVermiglio (dis.)

BASILICA

Feriali 07.00 - 8.00 - 17.00Prefestiva 17.00Festive 07.00 - 8.30 - 10.00 - 11.30

17.00 - 18.30 (da aprile a settembre 19.00)

VALLETTAFestiva 11.00

BASILICA

Santo Rosario: ogni giorno ore 16.30Adorazione eucaristica:- Ogni martedì ore 17.30 - 18.30

Confessioniore: 7.00/12.00 - 14.30 - 18.00

VALLETTA

Supplica a san Girolamo:ogni domenica ore 15.30

ORARI SS. MESSE

ALTRE CELEBRAZIONI

Vieni, Spirito santo 03

San Girolamo e il Rosario 04

Maria, dono di Dio agli uomini 05

Per grazia ricevuta 08

Ne seguirono le orme- padre Primo de’ Conti 10

Iconografia di san Girolamo 12

Riscopriamo la nostra fede - Dio ci vuole salvare 13

Nuovi santi e beati - Beato Francesco Spinelli 16

IL dialogo in famiglia 19

Cronaca del santuario 22

Santo buonumore 26

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La solennità di Pentecoste che ha al suo centro lo Spirito di Dio, donato da Gesù, con-tinua ad animare e guidare la nostra vita di credenti e della Chiesa intera. Attraverso loSpirito la Chiesa stessa vive nelle persone e nelle istituzioni cristiane, e può orientare aCristo la storia. Lo Spirito ci rende partecipi della risurrezione di Gesù.Da una parte lo Spirito, in quanto amore, ci apre le porte della misericordia divina.Dall’altra, in quanto energia divina, spinge singoli credenti e Chiesa nella sua totalità auscire dalla paura, per affrontare la missione di annunciare al mondo gioia e pace,costruendo nel mondo relazioni riconciliate e di accoglienza. Per questo Dio elargisce aisingoli e alla Chiesa una diversità di doni.

Vieni, Spirito Santo, a guidare i nostri passisulla strada tracciata da Gesù.Troppe volte ci sentiamosmarriti e disorientati,sedotti dalle lusinghedi una saggezza che non ha nullada spartire con il Vangelo.Insegnaci ad essere povericome è stato Gesùe a riporre la nostra fiducianon nei disegni degli uominima nel progetto di Dio.

Vieni, Spirito Santo,a sostenere i nostri cuorinel momento della prova,quando ci attendonogli scherni e le umiliazioni,le beffe e i soprusi,quando il nostro bisogno di successo e di riuscitasi scontra con la dura realtà della croce.

Vieni, Spirito Santo,a donarci la vera gioia,nutrita ogni giorno di speranza,abbeverata alle sorgenti di acqua viva.Non permettere che ci dissetiamo a pozzi inquinati.Apri le nostre menti agli orizzonti del Regno,alla sua giustizia e alla sua pace.

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VIENI, SPIRITO SANTO

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“Il Rosario è un compendio delVangelo, preghiera bellissima, pienadi grazie, alla Madonna graditissi-ma.Figliuoli miei, amate il Rosario, reci-tatelo con affetto e devozione”. (Pio IX) “Il Rosario si può chiamare una preghieradel povero, perché una preghiera sprovvistadi pretese.Preghiera da povero, il Rosario non è tutta-via una preghiera povera, perché è ricco ditutto il mistero della salvezza che in esso siesprime”. (Giovanni Paolo II)Delle grandi verità espresse da questidue papi, san Girolamo aveva già com-preso a suo tempo; e poiché egli tantoamò e volle che fosse amata Maria, lasua Divina Liberatrice e autrice della suasantità, sarebbe mai possibile pensareche egli non si sia servito del santoRosario per onorarla e farla onorare?Purtroppo non abbiamo molte memoriesu questo argomento. Nella vita di sanGirolamo scritta dal padre Santinelli silegge che un gentiluomo andò a trovareil nostro santo e i suoi orfanelli, e lotrovò occupato con loro nella recita delsanto Rosario e ne rimase edificato ecommosso.

Nelle regole scritte per gli orfanotrofi siprecisava che tale pratica fosse osserva-ta. Mentre si lavorava voleva che i bam-bini stessero raccolti e recitassero innisacri e salmi alternati dal canto dellaSalve Regina e dalla recita del Rosario.A tale proposito padre Tortora scrive:“Dalla cintura d’ognuno pendeva un rosarioper pregare e salutare Maria Vergine”.Parecchi sono i dipinti che raffiguranosan Girolamo in tale atto, tra i quali ilpiù famoso è quello del Gagliardi, dovel’orfano che sta più vicino a sanGirolamo, stringe tra le mani la santacorona.A Venezia nella Ca’ Rezzonico si trovaun affresco di Giandomenico Tiepolo,raffigurante san Girolamo che con alcu-ni religiosi e orfani, recitano il Rosario.Riprendiamo, dunque, questa antica ebellissima preghiera, perchè la Madonnaci sia d’aiuto, ci guidi e ci protegga nelcammino e interceda per noi presso ilFiglio suo.

SAN GIROLAMO

E IL ROSARIO

GIANDOMENICO TIEPOLO:San Girolamo che recita ilrosario con alcuni religio-si e gli orfani - Affresco(1758)Venezia, Ca’ Rezzonico

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Negli ultimi anni va aprendosistrada la concezione della pietàmariana quale accoglimento di un“dono di Dio”, cioè del dono, chesecondo il piano salvifico, è Mariaper ogni Discepolo per la Chiesa,per l’Umanità.Nell’enciclica Redemptoris Mater(25 marzo 1987), il Santo Padre,commentando l’Apostolo Giovanni 19,25-27, sottolinea il carattere di dono che riveste laduplice consegna fatta da Gesù - della Madre al Discepolo e del Discepolo alla Madre -:

La Madre di Cristo, trovandosi nel raggio diretto di questo mistero (il mistero pasquale)che comprende l’uomo – ciascuno e tutti – viene data all’uomo – a ciascuno e a tutti comemadre (RM).

Il Redentore affida sua madre al Discepoloe, nello stesso tempo, gliela dà comeMadre. La maternità di Maria che diventaeredità dell’uomo è un dono: un dono cheCristo stesso fa personalmente ad ogniuomo (RM 45).

Maria è presente nella Chiesa come Madredi Cristo, ed insieme come quella Madreche Cristo, nel mistero della redenzione hadato all’uomo nella persona di GiovanniApostolo (RM).

“Un dono che Cristo stesso fa personal-mente ad ogni uomo”. Questa affermazio-ne e le altre simili nella RedemptorisMater sembrano essere non una sempliceelevazione spirituale di Giovanni Paolo II,ma una espressione del suo Magistero uni-versale, eco e ripresa di un insegnamentocomune ai suoi Predecessori.Già Paolo VI aveva assunto la categoriadel dono nella sua riflessione sulla naturadella pietà mariana. Nella conclusionedella Marialis cultus, che molti studiosiritengono un documento di immensa grandezza e resterà per secolie secoli nella viva memoria dei credenti, dover aver affermato che lavenerazione alla Madre del Signore “ha radici profonde nella parolarivelata ed insieme solidi fondamentidogmatici2 (MCF 56, scriveva:“Aggiungiamo che il culto alla beata Vergine ha la sua ragione ulti-

PIETRO GAGLIARDI: San Giro-lamo con alcuni orfani e laMadonna. Dipinto (1865) Corbetta (MI) - Istituto sanGirolamo

MARIA,

DONO DI DIO

AGLI UOMINIAdriano Stasi

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ma nell’insondabile e libera volontà diDio,il quale, essendo eterna e divinacarità (cf. 1 Gv 4,7 –8.16), tutto compiesecondo un disegno di amore: Eglil’amò ed in lei operò grandi cose (cf. Lc1,49): l’amò per se stesso e l’amò ancheper noi, la donò a se stesso e la donò anoi (Mc 56).Considerando allaluce della Re-demptoris Mater lecomponenti e lecaratteristiche deldono di Cristo alDiscepolo, rilevia-mo che esso consi-ste nel rapportoimperituro dimaternità – filiazio-ne che si instauratra la Madre e ilDiscepolo; un donoche è universale,perché viene datoad ogni uomo, e nelcontempo stretta-mente personale,perché non generi-camente, ma indi-vidualmente, laVergine viene datacome madre “adogni uomo”;riguarda un aspetto essenziale dell’esi-stenza cristiana: la vita della grazia, faparte del testamentus Crucis e si riallac-cia direttamente al mistero pasquale.Nella prospettiva biblica, accogliere il“dono di Dio” equivale ad onorare ilSignore e a inserirsi in un processo divita (Cfr. Gv 1,12-13), come, al contrariorifiutare il dono (Cfr. Gv 1,11) significarecare offesa al datore e inserirsi in unprocesso di morte (Cfr. Gv 3,18-20; 5,37-39). Questa prospettiva muta radical-mente i termini sulla natura e sulla

“obbligatorietà” della pietà mariana:dinanzi a tale dono di cristo al Discepolonon resta altro che accoglierlo con fede,con amore, con gratitudine, con gioia einstaurare, coerentemente, un rapportofiliale con Maria di Nazaret. Ma in tuttociò vi è già una forma squisita di cultocristiano.

Senza il riferimen-to alla parola vivaa datrice di vita, lapietà marianarischia di perdereil suo slancio vita-le, di non percepi-re che ogni parolabiblica riguardan-te la Vergine rinviaa tutto il Librosacro, comememoria di fattisalvifici che invario modo – sim-boli, figure, vatici-ni, narrazioni… alei si riferisconocome incessanteprofezia di unfuturo, verso ilquale il presente èincoercibilmenteproiettato. Già nel1974 Paolo VI

aveva rilevato la necessità che la venera-zione a Santa Maria, in armonia con “unpostulato generale della pietà cristiana”,sia segnata da un’impronta biblica. Lapietà mariana infatti consolo non devesottrarsi a un indirizzo generale del cultocristiano, ma “ad esso deve particolar-mente ispirarsi per acquistare nuovovigore e sicuro giovamento” (MC30).Senza il riferimento alla Pasqua -Passione - morte - risurrezione di Cristo,inscindibile dell’evento dell’incarnazio-ne redentrice, la pietà mariana sarebbe

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come freccia che non centra il bersaglio,come rigagnolo stagnante a cui l’ondad’acqua che sgorga dal costato apertodel Salvatore (cf. Gv 19,34). Nel cuoredella celebrazione pasquale, la liturgiaproclama che “Cristo nostra Pasqua si èimmolato”; essa quindi rimanda allafigura di Cristo, l’Agnello sgozzatoeppur risorto, rinvia all’Agnella che hapartorito l’Agnello redentore, allaDonna che è accanto all’albero dellavita (cf. Gn 3,1-7), alla madre che è pres-so la Croce del Figlio Salvatore (cf. Gv19,25-27) al segno celeste della Donna“vestita di sole” (cf. Ap 12, 1 e alla sposadelle nozze dell’Agnello (cf. Ap 19, 7-8),

splendente di bellezza.Questa è la bellezza di Maria diNazaret. “Eccomi sono la serva delSignore, avvenga di me quello che haidetto” (Lc 1,38). Nel corso del suo pellegrinaggio terre-no la Chiesa medita incessantemente il“si” di Maria – espressione perfettadella sua obbedienza generosa allavolontà di Dio – e si mette amorevol-mente alla sua scuola, per imparare daLei, l’Immacolata madre di Dio.TuttaSanta e glorificata, non solo come“servire Dio, ma anche per quale ragio-ne, con quali sentimenti e a quale scopo“servirlo”.

CENTRO DI SPIRITUALITA’ S. GIROLAMO MIANISOMASCA DI VERCURAGO

ESERCIZI SPIRITUALI 2010ESERCIZI SPIRITUALI 2010

Per sacerdoti e religiosiPer sacerdoti e religiosi21-25 giugno: Mon. Francesco Ravinale

La speranza nella vita del prete

4-8 ottobre: Mons. Giovanni De VivoEsercizi spirituali

Per religiose e consacratePer religiose e consacrate13-19 giugno: p. Pietro RedaelliSulla scia delle parabole di Gesu`

4-10 luglio: p. Luigi SordelliChi ci separera` dall�amore di Cristo?

25-31 luglio: p. Giuseppe ValsecchiLectio divina sulle parabole di Luca

15-21 agosto: p. Giuseppe OltolinaIl canto della gioia �Lettera ai Filippesi�

Per coppie di sposiPer coppie di sposi16-17 ottobre: p. Giuseppe Oltolina

Famiglia, anima del mondo

Per giovaniPer giovani30 ottobre - 1 novembre:

p. Giuseppe ValsecchiE parlava loro in parabole

Per laiciPer laici6-9 settembre: p. Luigi Sordelli

Vivere nel mondo e non essere del mondo

tel. [email protected]

www.centrospiritualita.it

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Entrando nel piccolo santuario dellaValletta, sulla destra si accede alla stan-za delle benedizioni alle cui pareti sonoaffissi numerosi ex-voto.Al momento ce ne sono più di 350 deipiù svariati stili: dal classico ovale conun cuore recante le iniziali “GR”, alla cornice contenente un dipinto, un ricamo o unafoto che richiamano il tipo di grazia ricevuta. Tutte, però, dalla più semplice alla piùelaborata attribuiscono a san Girolamo l’intervento miracoloso.

Spesso nel linguaggio comune si sente dire: “Salvoper miracolo”. Ma che cos’è un miracolo? Neldizionario di teologia così è descritto: “Il miracolo èun prodigio, cioè un fenomeno insolito che scon-volge il corso normale delle cose [...]. È un interven-to speciale e gratuito di Dio [...] ed è un segno diquella carità che salva l’uomo e l’universo”. Quindiè bene ricordare che il miracolo viene da Dio cheopera anche attraverso l’intercessione dei santi.Tra le numerose rappresentazioni di grazie ricevuteappese nella stanza delle benedizioni, tre risalgonoal XIX secolo. La più antica risale al 1842 e richiamala guarigione da una malattia della Beata CaterinaCittadini. A questa ne segue una del 1876 di uncerto Pietro Silva di Canzo, seguita da quella delleallieve esterne del Collegio Caterina Cittadini diSomasca del 1894.Spesso nelle cornici vengono raffigurate le situazio-ni in cui si è ricevuto la grazia: incidenti stradali osul lavoro, bambini intossicati da sostanze velenoseo guarigioni da gravi malattie.I quadretti, tuttavia, rappresentano solo una mini-ma parte delle numerose grazie ricevute per l’inter-cessione di san Girolamo, soprattutto le guarigionispirituali e la pace del cuore, o risoluzione di pro-blemi di rapporti tra coniugi o di figli in difficoltà,

grazie di cui nessuno parla, ma che si sentono nel più profondo del cuore.I santi in paradiso servono anche aquesto: oltre ad essere modelli di vitaper noi che siamo su questa terra,sono anche dei tramiti per scopriresempre più l’amore e la tenerezza cheDio ha verso tutti i suoi figli.

PER GRAZIA

RICEVUTA

Sopra: alcuni quadri ex-voto appesinella stanza delle benedizioni.A destra: pellegrini alla Valletta

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Preghiera a San Girolamo Emiliani

Recitata nel santuario dai pellegrini

per ottenere una grazia particolare

O glorioso san Girolamo,tu che fosti tutto carità per gli infelici e gli oppressi,tu che desti tutta la tua vita per sollevare le miserie e le tribolazioni del prossimo,ascolta la mia preghiera;io sono tanto oppresso e tribolato,che non posso trovare pace e tranquillità al mio spirito.Io mi presento pertanto a tee a te mi rivolgo per avere la grazia di....O glorioso san Girolamo,vieni in mio aiuto in questa angoscia che mi opprime;soccorrimi tu in questo caso disgraziato.Io ho bisogno, san Girolamo, di te, e io confido in te,io spero in te per la grazia che ti chiedo.San Girolamo non negarmela, non mi dire di no.Consolami nelle mie angustie,sollevami nelle mie difficoltà

ed io sempre mi ricorderò di te, sempre sarò tuo devoto affezionato.San Girolamo, io sono venuto a questo tuo santuario,che da ogni parte risuona dei tuoi prodigi,delle tue grazie;

falla anche a me questa grazia di cui ho tanto bisogno;non guardare, san Girolamo, alle mie miserie, alla mia povertà di opere buone.La grazia che ti domando servirà, o san Girolamo,a stringermi sempre più a Gesù, a Maria e a te;sarà il motivo per distaccarmi sempre più dalle cose terreneper unirmi più intimamente a Gesù e a te.San Girolamo, io mi allontano dal tuo santuario,ma con ferma persuasione che tu verrai in mio soccorsonella grave situazione che mi opprime.Io ti lascio, ma lascio ai tuoi piedi il mio cuore;tu consolalo, confortalo e sollevalo.Così sia.

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Ne seguirono le orme (3)

Continuiamo la serie di biografie di padri somaschi che nel corso dei secoli hanno dato esempio dicarità e di santità, seguendo le orme lasciate da san Girolamo.

Primo de’ Conti

Il servo di Dio Primo de’ Conti, nato a Como nel 1498, fu un grande umanista lombardo delXVI secolo.Incontrò san Girolamo quando questi si trovava a Como, e divenne suo seguace e fidato con-sigliere. Un poeta del Settecento, così descrive il mutamento di Primo de’ Conti da illustreprofessore a umile discepolo del Miani:

Saper che giova, e di natura il verocercar tra ‘l buio e l’origine prima;e qual frutto ne vien, se il tuo pensierodi cento lingue al suon vario si esprima?Chi del Conti più seppe, onor primierode l’insubriche rive? Ei franco in cimapoggiò de l’arti il favellar stranieroognun nato il dicea sotto il suo clima.Ma innanti appena al buon Mian comparve,e i schietti sensi, e il parlar santo intende,che sdegna i studi suoi, quai sogni e larve;e volto a lui: tu mio maestro e duceteco, dice, mi guida, ove si apprendequel linguaggio e saper che a Dio conduce.

Ecco come avvenne l’incontro. San Girolamo si erarecato con alcuni orfanelli da Bergamo a Como,dove sapeva che c’erano molti fanciulli abbandonatie molta gente ignorante delle cose di Dio. Padre Santinelli racconta che il primo incontroavvenne durante una conferenza di studio, dovePrimo de’ Conti comprese quale fosse la semplicitàe l’umiltà del Miani. Lo invitò quindi a casa sua perpoter ristorare il santo e i suoi fanciulli. La mensa,tuttavia, era troppo imbandita. Ricusò modestamen-te l’invito e, ritiratosi con i suoi figliuoli, dopo la con-

sueta orazione, distribuì ad ognuno quanto bastava per ristorarsi.Successivamente si intrattenne a colloquio con Primo e suo fratello Francesco.Primo ammirò la santità di san Girolamo, e decise così di abbandonare tutto e farsi suo disce-polo. A Como istituì e diresse l’orfanotrofio maschile di sant’Alessandro e l’orfanotrofio fem-minile della Maddalena. Di lui dice san Girolamo: “Di rado si trovano insieme congiunte let-tere ed umiltà, perché le scienze senza umiltà gonfiano, giusta il detto di san Paolo”.Primo de’ Conti fu poi preposto alla direzione degli orfanotrofi di S. Martino e di S. Caterinain Milano, con l’incarico di istruire i chierici della Congregazione in lettere latine, greche,

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ebraiche, filosofia e teologia.Nel 1560 fu mandato a Venezia ad assistere gli orfani egli infermi dell’Ospedale del Bersaglio.Abbiamo già accennato del fatto che Primo de’ Conti imparò l’umiltà e la carità grazie all’e-sempio di san Girolamo. Così egli si esprime: “Tutte le azioni della mia vita sono state fin quiavvolte nelle tenebre e nell’errore. La vera luce della cristiana filosofia mi è comparsa soltanto nel-l’umile scuola di Girolamo. In essa ho esercitato l’ingegno, ma ho addestrata la volontà nel timore diDio e nel disprezzo delle umane grandezze”. Ed era tanto grato a san Girolamo di questa nuovascienza che, come riferisce un suo scolaro, padre Girolamo Novelli, “mostrò nei portamenti enei costumi sì vivamente ritratta l’immagine di quel padre, che posso affermare con giuramento chein molti e molti anni che vissi e conversai con lui, mai non visse vanamente, non mai disse parolamen che onesta, nè diede alcun segno di atto leggiero.Egli diceva che se nulla di buono era in lui, tutto dallasanta conversazione di Girolamo Miani riconosceva, equando lo nominava, soleva chiamarlo maestro nella vitamorale e cristiana. Onde siffatto era l’affetto che dopola morte di detto padre, portava alla memoria onoratae cara di lui, che quantunque volte nasceva occasione diragionarne, che pure nasceva spesso, chinava il capo elo scopriva, levandosi la berretta se era coperto”.Primo de’ Conti era tanto umile che non volevaessere ordinato sacerdote. Ci volle tutta l’autoritàamichevole del Vicario Generale di san Carlo, Mons.Ormanetto, per indurlo al grande passo. Prima del-l’ordinazione fece un lungo periodo ricco di digiunie orazioni e una confessione generale di tutta la vitapassata. La prima messa la celebrò in un effluvio dilacrime. La sua vita fu un continuo esercizio di peni-tenza, di mortificazione e di orazione, e i suoidiscorsi vertevano sempre su Gesù e su sanGirolamo.Di lui ebbero stima molti tra papi, cardinali e vesco-vi, come il Card. Sfrondati, Legato in Germania pergli affari del Concilio di Trento. Ricordiamo anche ilCard. Carafa, divenuto poi pontefice col nome diPaolo IV e il Card. Gianangelo de’ Medici, divenuto poi Pio IV.San Carlo Borromeo si consigliava con lui riguardo agli affari della Diocesi e Mons. Volpi,Vescovo di Como, lo mandò in Valtellina che combattere gli errori di Lutero, Zuinglio eCalvino, tant’è che venne soprannominato “martello degli eretici”.Morì nel 1591 all’età di 93 anni.

Fonte: “L’ordine dei Chierici Regolari Somaschi nel IV centenario della sua fondazione (1528-1928)” -

Nella pagina precedente: Incisione ricavata da un rame seicen-tesco pubblicata sulla vita di Primode’ Conti di P. Paltrinieri (1805)Sopra: Primo de’ Conti, dipinto con-servato nella Chiesa di S. Alessioall’Aventino di Roma.

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invece solo la parola “Sanctus”, dopo unprocedimento di ripetuta abrasionedella dicitura precedente: il rame è statoquindi sicuramente riutilizzato nellevarie occasioni del cammino di beatifica-zione e canonizzazione di Girolamo,cancellando e scrivendo di volta in voltala dicitura aggiornata.

La stampa è stata fattapoco dopo il 1610, annoin cui venne sceltocome stemma dellaCongregazione Gesùche porta la croce.Al centro viene raffigurato Girolamo inpiedi, sopra di lui due angeli tengono lasua sedia e altri due un cartiglio conscritto “Haec est sedes HieonymiAemiliani” (“Questa è la sedia diGirolamo Emiliani)”; al lato sinistroviene raffigurata la fortezza diCastelnuovo di Quero e l’armaturaabbandonata a terra; a destra la chiesa diSomasca e il convento come apparivagià al 1608, con a terra davanti le catenee ceppi della prigionia. Sopra al centro,ovale con lo stemma dellaCongregazione con le parole “Onusmeum leve”. I quattro ovali agli angoli ritraggono iprimi compagni del Santo e le relativedisascalie: in alto a sinistra “Ven. PaterAngelvs Marcvs Gambarana Fvndator.isDiscipvlvs”; in alto a destra “Ven. PaterVincentivs Gambarana FvndatorisDiscipvlvs”; in basso a sinistra “Ven.Pater Primvs Comes FvndatorisDiscipvlvs”; in basso a destra “Ven. PaterLeo Carpanvs Fundatoris Discipvlvs”. Al di sotto una didascalia rettangolare:“...Sanctus... Hieronymus AemilianusPatritius Venetus / Clericorum RegulariumCongregationis è Somasca Fundator /Coelesti sede ante obitum ab Angelis ostensaexceptus est. / Anno salutis MDXXXVII dieoctaua Februarij”.Poiché possediamo in archivio ancheun'incisione identica con però la scritta"Beatus", occorre dedurne che la parola“Sanctus” è stata sovrascritta a “Beatus”e a sua volta “Beatus” è stato sovrascrit-to a "Venerabilis Servus", come si intrave-de al di sotto delle due incisioni.Il rame conservato a Somasca riporta

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ICONOGRAFIA

DI SAN GIROLAMO

ANONIMO (STAMPA DA RAME DEL 1610 CA);

S. GIROLAMO EMILIANI E I QUATTRO PRIMI

COMPAGNI,

SOMASCA, ARCHIVIO DI CASA MADRE

p. Maurizio Brioli

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Riscopriamo la nostra fede

Abbiamo detto la volta scor-sa che Dio ci invita perchévuole parlarci, vuol presen-tarci il suo progetto. Ma labontà paterna di Dio vamolto più al di là di unasemplice “reclamizzazione” del suo pro-getto di salvezza; lo vuole anche realiz-zare incominciando proprio da noi, nellasanta Messa.Per capire meglio tutto questo incomin-ciamo a pensare un po’ insieme cosasignifica la salvezza, in che cosa consistepraticamente la salvezza dell’uomo e delmondo.

La salvezzaL’uomo ha sempre cercato la sua salvez-za, ma troppo spesso l’ha fatto con deimezzi sbagliati, percorrendo delle stradefalse e così non siamo ancora arrivati adessere salvi, cioè liberi, contenti sempre.L’uomo ha tentato la strada del progres-so tecnico, delle macchine. Certamentehanno tolto tanta fatica dalla vita del-l’uomo, ma hanno creato “l’inquinamen-to” che è la causa di tante malattie e chesuscita quel grandissimo problema chechiamiamo “ecologia”.L’uomo ogni tanto tenta la strada dellapotenza e della prepotenza, ma si accor-ge che essa serve solo a creare maggiorpaura, maggior timore.Così dopo la scoperta della bomba ato-mica invece di essere più sicuri, siamopiù insicuri perché basta che un uomoschiacci un pulsante che tutti scomparia-mo dalla terra.La salvezza, allora, non sta nelle cose chel’uomo è capace di fare e di scoprire, masta nel suo cuore che deve cambiare, per-ché sta lì la radice di ogni male.Più l’uomo si costruisce dentro un cuorebuono, più è anche capace di operare lavera salvezza del mondo; ne sono testi-monianza i Santi; là dove è vissuto un

DIO CI VUOLE

SALVARE

santo, le cose sono cambiate, il mondo èstato diverso, ha conosciuto la bontà, lagioia, la serenità, la tranquillità, la pace.Questa è la salvezza: nel saperci amaregli uni gli altri così come Gesù ci haamato; nel saper vincere quell’egoismoche ciascuno di noi porta dentro il suocuore in conseguenza del peccato origi-nale.Perciò Dio Padre a Messa ci dona il suoFiglio Gesù perché noi abbiamo ad esse-re salvati, cioè abbiamo ad imparare avivere decisamente, come ha vissutoGesù: facendo del bene, vivendo da fra-telli, fino a dare la vita per gli uominipeccatori. Tutto questo dobbiamo viverlosempre in tutte le nostre giornate, macomincia già dalla Santa Messa. Come?

p. Giuseppe Oltolina

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La preparazione dei doni: il cristianospartisce con i fratelli quello che ha.Una delle cause per cui il mondo non èsalvato e la società va male, è determina-ta dalle ingiustizie, dalle grandissimediversità esistenti fra gli uomini: c’è chipossiede il superfluo e chi muore difame; chi può navigare nel lusso e chiinvece si trova nella miseria; chi può per-mettersi tutti i comodi che vuole e chiinvece non sa come potrà camparedomani perché gli manca anche il neces-sario.Per operare la salvezzabisogna quindi vincerequesta causa.L’avevano ben capito iprimi cristiani i qualivivevano l’amore cri-stiano mettendo insie-me tutto quello chepossedevano, affinchétra di loro non ci fossechi stava male perchéfaceva indigestione echi moriva di fame (At,2, 41-47; 4, 31-37).È questo il significatodella preparazione deidoni, della raccolta deisoldi che si fa durantela S. Messa.Siamo una famiglia cheviva non di aria, ma di tutto quanto esi-ste nel mondo; oggi per poter viveredignitosamente servono appunto i soldicon i quali si compera il cibo e tuttoquanto è necessario alla vita di una fami-glia. Perciò attraverso la nostra offertanoi facciamo quello che facevano tra loroi primi cristiani per aiutarsi vicendevol-mente, perché più nessuno fosse costret-to a vivere nella miseria e nella povertà.L’offerta che facciamo serve a vincere lamiseria dentro la nostra parrocchia,affinché incominci così la salvezza del

mondo.Dove vanno a finire questi soldi? Servono acostruire sempre di più il Corpo di Gesù.* A costruire il Corpo sacramentale di Gesù:la Chiesa materiale è come la nostra casa,ha bisogno di manutenzione. Le personeche sono impegnate in Chiesa: i sacerdo-ti, il sacrestano. E poi tutto quello cheserve alle cerimonie liturgiche: paramen-ti, luce, riscaldamento. Come ogni fami-glia anche la parrocchia, la nostra fami-glia di Dio, ha le sue spese particolari,

proprio perché vive inquesta nostra società enon in un altro mondo.* A costruire il Corpo realedi Gesù: tutti i cristiani diuna parrocchia formanouna famiglia. Ora unafamiglia quando un fra-tello o una sorella sononel bisogno, nella neces-sità, gli altri fratelli siprivano di qualche cosaper aiutare chi ha biso-gno. Nelle nostre parroc-chie ci sono tante fami-glie povere che anchenoi conosciamo e altreche non conosciamo:anziani soli, malati, disa-bili che fanno difficoltà eproprio non ce la fanno a

pagare l’affitto, a comperarsi il cibo o ilvestito. Essi fanno parte di quella fami-glia più grande che è la Chiesa.Ritrovandoci a Messa, attorno a Cristonostra salvezza, noi facciamo la nostraofferta pensando che essa serve a vincerela miseria dentro le nostre parrocchie,affinché cominci così la salvezza delmondo.Quindi le offerte che si raccolgono inChiesa servono soprattutto per aiutare ipiù poveri dentro la nostra parrocchia,affinché non ci sia più un bisognoso”.

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Signore, insegnaci a non amare solo noi stessi, a non amare soltanto i nostri cari, a non amare soltanto quelli che ci amano.

Insegnaci a pensare agli altri, ad amare anzitutto quelli che nessuno ama.

Concedici la grazia di capire che ad ogni istante, mentre noi viviamo una vita troppo felice, ci sono milioni di esseri umani, che sono pure tuoi figli e nostri fratelli, che muoiono di fame, senza aver meritato di morire di fame, che muoiono di freddo, senza averlo mai meritato.

Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo e non permettere più, o Signore, che noi viviamo felici da soli. Facci sentire l'angoscia della miseria universale e liberaci dal nostro egoismo.

(Raoul Follereau)

Riassumendo: l’offerta fatta durante la S.Messa non fa della Chiesa una bottega,ma è un mezzo di vittoria sul nostroegoismo che ci fa pensare solo a noi stes-si dimenticando i poveri e soprattutto cifa tenere tutto per noi stessi che possia-mo anche sperperare, mentre gli altrisono forse nella miseria. L’offerta ci aiutaa vivere veramente la carità, a fare comeil samaritano, a pensare ed aiutare glialtri.Quale sarà la misura della nostra offerta?Qui dobbiamo cambiare tutti molto; dob-

biamo cioè imparare a misurare la nostragenerosità non tanto da quello che pos-siamo dare noi, ma da quello che ilnostro prossimo ha bisogno. Noi non riu-sciremo mai a trovare qualche soldo dadare, perché tutto ci diventa necessario,se non ci misuriamo sulla povertà e lamiseria dei nostri fratelli.Attraverso l’offerta dei nostri soldi noicambiamo, facciamo un po’ di salvezzaperchè vinciamo il nostro egoismo, aiu-tiamo gli altri e quindi togliamo qualcheingiustizia dal mondo.

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BEATO

FRANCESCO

SPINELLI

p. Giuseppe Valsecchi

Nell’Esortazione apostolica Sacramentumcaritatis, papa Benedetto XVI accenna atanti santi e beati che “hanno reso autenti-ca la propria vita, grazie alla loro pietà euca-ristica”. Fra di essi, ricordiamo FrancescoSpinelli, un prete bergamasco dellaseconda metà dell’Ottocento, fondatoredi una congregazione religiosa, deditacontemporaneamente all’adorazioneeucaristica e alle opere di misericordiaverso i più disagiati.

F r a n c e s c oS p i n e l l inasce il 14aprile 1853 aMilano, dovei genitori -provenientida Verdello,nella pianurabergamasca-sono a servi-zio deiM a r c h e s iStanga. Ilbambino ès e n s i b i l e ,aperto, viva-ce. Il papà lo

vorrebbe medico, ma ben prestoFrancesco dimostra la sua propensionead essere sacerdote. La famiglia, profondamente cristiana,non contrasta la vocazione del figlio e,dopo la maturità liceale conseguita alCollegio Sant’Alessandro di Bergamo, glipermette di entrare nel Seminario dioce-sano, ma come alunno esterno, perchétroppo gracile di salute. Frequenta rego-larmente i corsi, soggiornando presso lozio don Pietro Cagliaroli, prima vicario epoi prevosto di S. Alessandro inColonna. Dopo il curriculum formativo, il 17 otto-

bre 1875, Francesco viene ordinato sacer-dote a Gavarno, da mons. LuigiSperanza. In quello stesso anno si reca inpellegrinaggio a Roma per il Giubileo;visitando la basilica di Santa MariaMaggiore, dove si conservano le reliquiedel presepe di Gesù Bambino, ha comeuna visione: “Mi sono inginocchiato, pian-si, pregai e sognai uno stuolo di vergini cheavrebbero adorato Gesù in Sacramento”.Don Francesco capisce il progetto dellasua vita, ma aspetta il momento giustoper realizzarlo. Intanto conserva nelcuore questa ispirazione che l’ha comefolgorato. Ritornato da Roma, insegnareligione nel Collegio Sant’Alessandro esuccessivamente in una scuola seralepresso l’oratorio di don Luigi Palazzolo;svolge inoltre attività pastorale nella par-rocchia dello zio, si dedica al ministerodella predicazione e guida alcune comu-nità religiose. Nel 1882 conosce Caterina Comensoli, inservizio a san Gervasio d’Adda presso lacontessa Fè-Vitali. La giovane, desidero-sa di “dedicarsi all’adorazione prolungata diGesù nel Sacramento dell’Eucaristia”, hagià manifestato il proprio animo alvescovo di Bergamo e a papa Leone XIII,ricevendone consensi. Don Francesco,dopo essersi consigliato con il suo con-fessore, il gesuita padre May, può realiz-zare quel progetto intuito sette anniprima, a Roma. Il 15 dicembre 1882, le prime due aspi-ranti suore entrano in una modesta casa

Nuovi santi e beati

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di via Cavette a Bergamo che sarà la loroprima sede. Quel giorno, con un’ora diadorazione eucaristica, nasce l’Istitutodelle Suore Adoratrici del SantissimoSacramento. Esse non si limitano a pre-gare davanti all’Eucaristia, ma accolgonoin casa bambini bisognosi di catechesi,ragazze in difficoltà, persone con proble-mi psico-fisici. Si adora Gesù Eucaristia,per amare e servire i fratelli con lo stile diCristo che, per amore dell’uomo, si èfatto servo. In pochi anni l’Istitutosi consolida in città, e siespande in altre localitàdella Lombardia: aRivolta d’Adda, a Lodie a Lenno, sul lago diComo. Cedendo alleinsistenze replicate delVescovo di Bergamo, loSpinelli riesce a con-durre in porto i proget-ti, pur tra mille diffi-coltà. E tutto sembra andarbene fino a quando, peruna serie di spiacevoliequivoci, donFrancesco è costretto adabbandonare la diocesi.Non esperto in fatto dieconomia e di compra-vendita, si era affidatociecamente a chi nesapeva più di lui in ambito commerciale,Don Spinelli è coinvolto in un clamorosofallimento che viene dichiarato il 19 gen-naio 1889 e per il quale egli subirà unprocesso durato tre anni. È distruttomoralmente e fisicamente. Il fallimento porta alla chiusura dellecase della congregazione a Bergamo e alsequestro di tutti i beni immobili di suaproprietà. Diffidato dal vescovo, costret-to a lasciare le sue suore e a non più

comunicare con loro, lo Spinelli “percorrenella indiscussa obbedienza un’autentica viacrucis, con l’umile pazienza di chi ha unafede eroica”. Il 4 aprile 1889 si trasferisce in diocesi diCremona, a Rivolta d’Adda, dove avevaaperto una casa nell’ex-Collegio deipadri Somaschi, abbandonato nel 1810 acausa della soppressione napoleonica.Acquistata dallo Spinelli e intestata alfratello don Costanzo, quella casa era

sfuggita al sequestro.Accolto con animo pater-no dal vescovo GeremiaBonomelli, donFrancesco, riprende il suocammino pronunciandosolo parole di perdono.Egli non può più gover-nare l’Istituto, e la suafondazione si divide. Lesuore rimaste a Bergamosotto la direzione dimadre GeltrudeComensoli si staccano dalui e danno vita ad unanuova congregazione conil nome di SuoreSacramentine diBergamo. A Rivolta d’Adda, conuna trentina di suore chegli sono rimaste fedeli, loSpinelli ricostituisce lasua famiglia religiosa.

Ottenuta l’approvazione nel 1897, spen-de il resto della vita al servizio del suoIstituto, rinato in terra cremonese. È con-vinto che per continuare la sua missionedi carità debba attingere forza dal miste-ro eucaristico: “Ecome potrebbe esse-re diversamente, dalmomento che ilCristo raggiuntonella contemplazio-

Nella pagina precedente: Ritrattodel Beato Francesco Spinelli;Sopra: La tomba del BeatoNella pagina seguente: L’altare doveha celebrato le ultime Eucarestie

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ne è lo stesso che vive e soffre nei poveri?”(VC 82). A Rivolta d’Adda cerca Cristonei fratelli più disagiati: gli infermi, glianziani che vivono in solitudine, i porta-tori di handicap, per i quali nutre ungrande affetto di padre. Di salute sempre precaria fin dalla giovi-nezza, negli ultimi anni della sua vita èafflitto da una da una grave forma di

artrite reumatoide che lo riduce a unasemi-immobilità; ma non si lamenta mai,sopporta tutto con edificante pazienza. Efiduciosamente abbandonato in Dio, il 6febbraio 1913, muore in concetto di san-tità. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, dopoaver riconosciuto le virtù eroiche delloSpinelli, il 21 giugno 1992, nel Santuariodi Caravaggio, lo proclama beato. Aifedeli presenti, il Papa dice: “Il nuovoBeato nutrì costantemente la sua esistenzaalla mensa dell’Eucaristia, di cui divenneadoratore instancabile (...). E dalla contem-plazione eucaristica sono scaturite innume-revoli opere di carità (...). Chiediamo a Dioche, per intercessione del Beato FrancescoSpinelli, attorno all’Eucaristia si rafforzi l’u-nità dei credenti e si alimenti la fiamma dellacarità, che è la sorgente inesauribile di ogniiniziativa apostolica”.

DAL TESTAMENTO SPIRITUALE DEL BEATO FRANCESCO SPINELLI

[...] Sacerdote indegno della Santa Chiesa Romana, nella quale per divina bontà nacqui, intendo mori-re nelle braccia di questa infallibile Maestra e Madre dolcissima colla più umile e profonda devozione egratitudine. Spero che la Divina Misericordia mi conforterà gli estremi momenti coi balsami del perdo-no e della grazia e coi SS. Sacramenti.Alle mie Suore, mio gaudio e mia corona, chiedo sinceramente scusa delle mancanze ai miei doveri versodi esse e dei mali esempi loro dati coi gravi miei difetti, per i quali desidero rendere alla Divina Giustiziasino all'ultimo quadrante. Porgo loro grazie vive per il compatimento usatomi e dei benefizi usatemispecialmente nelle frequenti e gravi mie infermità. Rendo pure grazie ai Sacerdoti che mi hanno con zeloe sacrificio coadiuvato. Protesto di amare tutti e di non avere il minimo rancore con alcuno, e a quelliche volontariamente o no hanno concorso a recarmi dispiaceri o danni, prego il Buon Signore che rendaloro altrettanto di bene e più di quello che mi hanno fatto di male. Ai miei Benefattori prometto che pre-gherò loro le più larghe ricompense. All'amatissimo Vescovo rinnovo la protesta sincera della mia figlia-le riconoscenza e sudditanza. Mi consola il pensiero d'averlo mai disobbedito e d'averlo fatto anche conmio danno materiale, ma ho fiducia d'aver acquistato qualche modesto vantaggio spirituale. [...]Poverissimo, ho nulla da disporre: come è bello morire così! [...] Proibisco funerali solenni, modestocome quello delle mie care Suore defunte; proibisco qualunque discorso; la epigrafe sulla porta della miaChiesa sia questa:

La misericordia di Dio abbracci nei suoi gaudiil'anima del Sac. Francesco Spinelli

che negli infelici ravvisò Gesù Cristo,nei nemici i cari - di speciale amore.

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Condividere l’interioritàLa condivisione della propria vita inte-riore costituisce uno degli aspetti piùprofondi e costruttivi del dialogo infamiglia, tra marito e moglie, tra geni-tori e figli e tra fratelli.Non è un esercizio molto usuale oggi, perché lo si ritiene abbastanza inutile e poco pro-duttivo. Ciò che conta sembra essere l’efficienza, per cui se dire una cosa serve a uno scopo con-creto e pratico la si dice, altrimenti si tace. Da qui si vede come anche le nostre relazioni umane, quelle più intime, siano state inqui-nate dalla logica del profitto e dell’utile. In realtà la comunicazione, se vuol essere completa e autentica, non può limitarsi a ragio-namenti, opinioni, notizie da dare all’altro, ma deve arrivare ad essere un dire di se stes-si…chi sono io, ciò che provo, quello che sento di fronte a fatti e ad avvenimenti. Nonbasta dire le proprie idee o le cose da fare. In nome di questa completezza della comunicazione, dunque, diventa davvero impor-tante che in famiglia si impari a condividere i propri sentimenti e le proprie emozioni.Ma non solo. Questo esercizio ha una finalità molto importante: quella di conoscere nellasua totalità la persona che ho davanti, che è fatta delle sue idee, opinioni, ma anche esoprattutto di sensibilità, di emozioni e di una vita interiore assai ricca e importante. Dire i propri sentimenti, quindi, non è semplice “sentimentalismo”, ma fotografare ilproprio animo, dire il proprio vis-suto, come si reagisce dentro a unasituazione che si sta vivendo opensando. Per fare questo, però, occorre rico-noscere e dare un nome alle pro-prie emozioni. è importante notarecome anche Gesù non si sia vergo-gnato di aprire il suo animo ai suoidiscepoli, quando nel momentocruciale della sua vita nell’ortodegli ulivi dice: “La mia anima è tri-ste fino alla morte; restate qui e veglia-te con me” (Mt 26, 38). Aprire il proprio animo all’altro èun segno di grande comunione ed esige una notevole capacità di ascolto. Infatti chi ècapace di conoscere e condividere i propri sentimenti ed emozioni con l’altro è colui cheanzitutto ascolta se stesso. Non si può capire l’altro se non si capisce se stessi e non si può vedere la realtà dell’altrose prima non si è scandagliata la propria. Chi sa davvero ascoltare, ti sente anche quan-do non dici nulla. Si giunge alla vera e propria empatia.Aprirsi vicendevolmente il cuore in profondità, dunque, produce vita in pienezza e dàsperanza. La forza e la vivacità dei sentimenti condivisi fa capire che ogni persona habisogno dell’amore dell’altro e questo rigenera la vita.

IL DIALOGO

IN FAMIGLIA

p. Luigi Sordelli

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Trasmettere la fede in famigliaNel loro compito educativo, i genitori cristiani solitamente si preoccupano che i lorofigli siano dei bravi ragazzi, buoni, generosi, che vadano bene a scuola, che sappianostare con gli altri, che siano capaci di costruire delle buone amicizie e così via. Si tratta senza dubbio di aspetti umani di fondamentale importanza e da coltivare conimpegno. Tuttavia un cristiano non può dimenticarsi di educare i propri figli alla fedeo pensare che essa sia soltanto un optional. È triste vedere che anche dei buoni genitori cristiani mentre si fanno in quattro perchéai loro figli non manchi niente delle cose materiali, d'altro canto non si curano di darloro l'unica realtà vera ed eterna, quella che non passerà mai, quella che non invec-chierà mai, che sarà la forza della loro vita, che vale più di qualsiasi istruzione, diqualsiasi eredità o conto in banca: la fede. Un credente non può dimenticarsi che i suoifigli hanno innanzitutto un'anima.Di qui nasce il fondamentale compito affidato alla famiglia di trasmettere la fede cri-stiana.Che cosa vuol dire? Non si tratta semplicisticamente di insegnare preghiere, di recita-re formule, di imparare i comandamenti; non è una trasmissione astratta o teorica diun sapere religioso. La trasmissione della fede è un qualcosa di molto più radicale eprofondo perché fa parte integrante della comunicazione affettiva. I genitori cristiani, infatti, parlano ai figli della loro fede attraverso il loro volersi benenel Signore, l'amarsi con carità, obbedendosi l'un l'altro, dandosi fiducia reciproca,manifestandosi stima. Un figlio che cresce respirando un sano ambiente affettivo si apre fiducioso alla vita,agli altri e a Dio; in una parola, impara la fede. Infatti, la fede non è semplicemente uncontenuto, ma è primariamente una relazione, un rapporto vitale, un legame amoro-

so con Dio Padre. Essa nasce, si sviluppa e si impara dentro alle relazioni affet-tive tra genitori e figli. La fede stessa del Figlio di Dio non erafatta tanto di contenuti, ma era alimentata da una relazioneprofonda di fiducia e di abbandono al Padre. Gesù stesso lo afferma quando dice: “Io non faccio nulla dame stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo,perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv8,28-29). Pertanto, attraverso la paternità e maternità umana, Dio stes-so si fa presente agli occhi e al cuore del figlio il quale impa-ra a conoscere il volto autentico del Padre e ad affidarsi a lui.Ma nella trasmissione della fede in famiglia si compie ancheun meraviglioso circolo di fede-amore tra genitori e figli.Infatti, non sono solo i genitori che insegnano la fede ai figli;ma, in realtà, i primi educatori alla fede in famiglia sono ifigli stessi. Nell'atto di essere concepiti, di essere voluti e divenire alla luce, i figli insegnano al papà e alla mamma a fareun grande atto di affidamento. La nascita di un figlio, infatti, per i genitori è un'esperienza

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così intima e grandiosa da rendere percettibile la presenza stessa di Dio tra loro. Accogliere la vita di un figlio è credere nella vita come mistero, come esperienza diQualcuno che sta oltre i genitori stessi e al quale essi si affidano incondizionata-mente. I figli sono i primi educatori della fede perché pongono ai genitori una domanda nonpronunciata ma molto eloquente: perché mi avete dato la vita? Tutto ciò è un invito per i genitori a riscoprire la loro fede in Dio Padre datore dellavita, e li prepara ad offrire ai loro figli quella stessa fiducia e speranza in Dio creandoun cerchio di fede e di amore che si alimenta ininterrottamente

Liberamente tratto da L. Tosoni, Vivere e costruire l'amore. Itinerario di spiritualità coniugale,

Ed. La Piccola, Celleno (VT)

Logorare le poltroneLa casa che non ha le poltrone un po' logore

è una casa senz'anima. Vuol dire che in casa si corre sempre, nessuno si ferma,

nessuno trova il tempo di essere felice.

Guardare in positivoGuardare, cioè, più quello che va che quello che non va.

I salici piangenti non hanno mai avuto fortuna.

I cinque verbi della coppia imbattibileI cinque verbi della coppia imbattibile

PerdonareIl perdono è segno di forza e grinta.

Lottare contro la monotoniaUn po' di fantasia e di creatività; la routine è molto pericolosa; il dare tutto per scontato è logorante; l'indifferenza è micidiale.

Mantenersi belliIl tempo lascia il segno sul volto. L'amore rende sempre giovane la coppia.

Un po' di dolcezza, di tenerezza, di entusiasmo, un sorriso fanno superare ogni altra cura di bellezza.

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Concerto sinfonicoSabato 10 aprile nella nostra Basilica si ètenuto un bellissimo concerto sinfonico orga-nizzato dall’Associazione MusicaleOrchestra sinfonica di Lecco. Il concerto,svoltosi nell’ambito della XI edizione dellastagione sinfonica, è stato eseguito dall’or-chestra e dal coro Musicumozart diretto dalmaestro Carlo Roman. La serata è incominciata con la Nelson Messe,per soli coro e orchestra, di Franz JosephHaydn, seguita dal Verleich uns frieden, percoro e orchestra di Felix Mendelsshonn, per

terminare con il Tantum ergo in sib maggiore (K142) di Wolfang Amadeus Mozart.Il concerto è stato graditissimo dal pubblico presente che con un lungo applauso finaleha encomiato coro, solisti e orchestrali, che come da rituale, hanno eseguito il bis di unodei brani proposti.A tutti va il nostro grazie, con la speranza di rivederci in un’altra occasione.

Rinnovo dei votiMercoledì 28 aprile nella Casa Madre diSomasca si è svolto il ritiro intercomunitario.I padri presenti hanno dapprima meditatosulla frase del Vangelo “amarsi gli uni glialtri”, prendendo spunto da alcuni episodidella vita di san Girolamo. Alla meditazione è seguita l’adorazione perchiedere il dono delle vocazioni; infine èstata celebrata la santa Messa con il rinnovodevozionale dei voti, alla vigilia del giornodel natale dell’Ordine.

CRONACA DEL

Messa della CresimaDomenica 2 maggio per setteragazzi si è celebrato il rito dellaCresima.Ha presieduto il rito, l’attualepreposito provinciale della pro-vincia lombarda, p. LuigiGhezzi delegato dal Vescovo diBergamo.Ai ragazzi va il nostro augurio ela nostra preghiera perché pos-sano diventare coraggiosi testi-moni di Cristo risorto.

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Festa della Beata CaterinaCittadiniMercoledì 5 maggio si è celebrata solenne-mente la festa della Beata CaterinaCittadini, fondatrice delle Suore Orsolinedi Somasca. I festeggiamenti, iniziati nella casa madredelle suore durante la mattinata, sono con-tinuati nel pomeriggio in Basilica con unmomento di elevazione spirituale presen-tato dal coro degli alunni della ScuolaPrimaria “C. Cittadini” di Ponte San Pietro(BG); i ragazzi hanno eseguito brani dimusica classica con flauti, violini e flauto traverso, alternati a canti di ispirazione reli-giosa moderni, avendo come tema Gesù crocifisso e la Madonna che sono stati i grandiamori di Caterina e Giuditta Cittadini.Al termine dell’elevazione musicale si ècelebrata la santa Messa solenne, presiedu-ta da don Roberto Trussardi, parroco diVercurago - Pascolo, e accompagnata dalcoro dei genitori dei bambini della scuola. Durante l’omelia don Roberto ha insistitomolto sul ruolo dell’educazione prenden-do spunto dalla vita delle sorelle Cittadini.In questo mondo, la sfida più grande èquella dell’educazione. Tutti, padri, madri,religiosi e sacerdoti, abbiamo il dovere dieducare le giovani generazioni che ci ven-gono affidate, tenendo come punto di rife-rimento il Vangelo.

EL SANTUARIO

Messa di primaComunioneDomenica 9 maggio per tredicibambini si è celebrata la festadi Prima Comunione.A loro va il nostro più caroaugurio e la nostra preghieraperché possano scoprire giornoper giorno il senso di questogrande mistero dell’incontrocon Cristo, e capire sempre piùla sua volontà.

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PELLEGRINI A

28 febbraio: adolescenti della Parrocchia dellaCollegiata di Sondrio.

7 marzo: cresimandi di Cisano Bergamasco (BG). 8d

1S

2C

2 maggio: comunicandi dell’Unità Pastorale diAgrate (MI). (5)

3 maggio: comunicandi della Parrocchia S.Giovanni Battista di Villa d’Almé (BG).

24 aprile: comunicandi della Parrocchia S. Lorenzomartire di Misano di Gera d’Adda (BG).

24 aprile: comunicandi della Parrocchia SS.Ambrogio e Carlo di Roncello (MB).

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A SOMASCA

8 maggio: comunicandi della Parrocchia S. Andreadi Murnico al Serio (BG).

14 maggio: comunicandi della Parrocchia DivinSalvatore di Pescate (LC).

25 maggio: alunni vincitori del concorso “PadreCeriani” - Scuola Media Statale di Parabiago (MI).

29 maggio: cresimandi della Parrocchia SS.Ambrogio e Carlo di Roncello (MB).

23 maggio: famiglie della Parrocchia S. GiovanniBattista di Casnigo (BG).

8 maggio: comunicandi della Parrocchia B.V.Immacolata di Barruccana di Seveso (MI).

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I NOSTRI DEFUNTI

Un giorno un parrocchiano chiese alCurato d’Ars:- Come mai, reverendo, quando prega lasi sente appena, mentre invece quandopredica grida così forte?- Semplice - rispose il santo - quando pre-

dico ho a che fare con dei sordi. Il buon Dio, invece, ha l’orecchio finissimo.

Il Curato d’Ars, quand’era seminarista, s’imbattè in un esaminatore severissimo.L’esame fu un vero disastro. Alla fine il professore gli disse:- Caro Vianney, lei è un perfetto ignorante. Che vuole che ce ne facciamo di un asino?Al che il Curato d’Ars rispose:- Se Sansone è riuscito ad abbattere tremila filistei con una sola mascella d’asino, checosa non potrà fare il Signore con un asino completo?

Per consolare un giovane monaco afflitto dalla sua bruttezza, un anziano gli disse:- Consolati! La bruttezza rispetto alla bellezza ha questo grande vantaggio: dura!

Un fraticello se ne stava nello scompartimento di un treno a sentire, impotente e addo-lorato, le bestemmie pronunciate a gara da due giovani maleducati, quando uno diquesti, scherzando disse:- Padre, devo darle una brutta notizia! È morto il diavolo!- Mi spiace tanto e vi porgo le mie sincere condoglianze! - rispose il fraticello- Condoglianze? E perché? - chiesero i due giovani- Perché provo tanta compassione per voi che siete rimasti orfani!

Un giorno santa Teresa d’Avila era scoraggiata e amareggiata: è difficile, troppo diffi-cile la via dell’amore. Si lamentava così con Dio:- Quanti sacrifici esigi da chi ti ama, Signore!- Ma è così che io tratto con i miei amici! - le rispose Gesù.Allora la santa replicò con vivacità:- È per questo che ne hai così pochi!

Da Esempi Catechistici Jesus, n. 44a cura di p. Pietro Righetto

ed. Domenicana - Napoli

SANTO

BUONUMORE

Carolina Gilardi8 febbraio 2010

don Luigi Gilardi13 febbraio 2010

Domenica Losma16 aprile 2010

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LA PAGINA DELLA SOLIDARIETÀ

Oltre all’importante sostegno spirituale, ci sono diversi modi per aiutare l’opera che i Padri Somaschi com-piono nel mondo.Con il tuo aiuto potranno affrontare maggiormente i problemi che affliggono migliaia di bambini orfani,abbandonati, con disagio famigliare. Ci sono diverse modalità:

SOSTEGNO A DISTANZA

Con un’offerta mensile di 30 euro, puoi aiutare un bambino in situazionedi povertà, nelle Filippine, in Colombia o in Romania. I bambini sonoseguiti personalmente dai religiosi che si trovano in quelle terre. Tramite ireligiosi presenti è possibile tenere i contatti con il bambino (lettere, e-mail). Per il sostegno a distanza è possibile prendere contatti diretti con la per-sona addetta telefondando allo 0341 420272 il lunedì mattina dalle 9.30alle 11.30.

OFFERTE

Puoi liberamente contribuire per sostenere l’opera dei Padri Somaschi nelle varie zone del mondo specifi-cando la destinazione dell’offerta.

S. MESSE

Le S. Messe celebrate in suffragio per i defunti aiutano a sostenere le opere nei territori di missione

DONAZIONI, LASCITI, TESTAMENTI

Se desideri prolungare la tua opera di bene anche nel futuro, puoi disporre per testamento, lasciti o legatio donazioni. È consigliabile depositare il testamento presso un notaio di fiducia con la seguente formula:Legato: “Io...... lascio alla Provincia Lombarda dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi (PLOCRS), a titolo di lega-to, la somma di €..... o l’immobile sito in..............” (luogo, data e firma per esteso)Testamento: “Io.... annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede universale la Provincia LombardaOrdine dei Chierici Regolari Somaschi (PLOCRS), per le opere da essa gestite (oppure: per l’opera....)” (luogo, data efirma per esteso)

Offerte su Conto Corrente Bancariopresso: Banca Popolare di MilanoIBAN: IT59Z0558432990000000027869

Fondazione Missionaria Somasca OnlusSede legale: Piazza XXV Aprile 2 - 20121 Milano - tel. 02 6592847 - fax 02 6570024

Sede operativa: Via Alla Basilica, 1 - 23808 Somasca di Vercurago (LC) - tel. 0341 420272

Offerte su Conto Corrente Postalen° 90143645

per bonifici tramite banca: IBAN: IT78G0760101600000090143645

Le offerte possono essere detratte dalle imposte per le persone fisiche ai sensi dell’art. 13-bis del DPR 917/86 e per i redditid’impresa ai sensi dell’art. 65 dello stesso DPR, allegando la ricevuta del CCP o del bonifico.

Codice fiscale per le donazioni del 5 per mille: 97488620150

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IL SANTUARIO DI SAN GIROLAMO EMILIANI23808 Somasca di Vercurago (LC) - Tel. 0341 420 272 -

www.somascos.org/somasca [email protected]

In caso di mancato recapito si restituisca al mittente che si impegna a pagarela relativa tassa. Finito di stampare: GIUGNO 2010

Somasca - Edicola votiva lungo la via san Girolamo

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