Storia del Santuario

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Suor Eugenia Meardi FMA Istituto Nostra Signora delle Grazie Viale don Bosco, 40 14049 Nizza Monf.to (AT) www.scuolanizza.it

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Seconda edizione della storia del Santuario Nostra Signora delle Grazie, riveduta e aggiornata, esce nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia, nel centenario dell'approvazione pontificia dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e nel sessantesimo dell'anniversario della canonizzazione di Madre Maria Domenica Mazzarello.

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Suor Eugenia Meardi FMA

Istituto NostraSignora delle GrazieViale don Bosco, 40

14049 Nizza Monf.to (AT)www.scuolanizza.it

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Suor Eugenia Meardi FMA

Il Santuario Nostra Signora delle Grazie

di Nizza Monferrato

Cenni storiCi

MeMorie di vita religiosa

desCrizione del santuario

Pubblicazione commemorativa del 125° Anniversario della riapertura al culto del Santuario e della Fondazione della Casa Madre delle FMA

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seConda edizione riveduta ed aggiornata

pro ManusCripto

Fotografie: Archivio dell’Istituto Nostra Signora delle Grazie

Redazione: Figlie di Maria Ausiliatrice – Nizza Monferrato (AT)

Studio grafico e impaginazione: Immaginario Necessario di Luca Mesini, Castelnuovo Calcea (AT)

Stampa e confezione: Astigrafica (Asti)

Finito di stampare nel mese di dicembre 2011

Lato sud dell’Istituto, fine anni ’20

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IMPRIMATUR

Plaudo all’iniziativa di una nuova edizione della pubblicazione del Santuario di Nostra Signora delle Grazie, a cura di Suor Eugenia Meardi,

f.m.a.Auguro che essa possa contribuire a far conoscere meglio la storia del

luogo sacro, molto caro ai Nicesi, al fine di favorire in loro e negli studenti che frequentano l’annessa scuola, l’amore per la Vergine Maria, vissuto intensamente da don Bosco e da Maria Domenica Mazzarello.

aCqui terMe, 1 Maggio 2011doMeniCa della divina MiseriCordia

Pier GiorGio Micchiardi

Vescovo di Acqui

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presentazione

Quello che Suor Eugenia ci ha regalato non è di sicuro la storia di un monumento, il racconto di quattro mattoni ben messi.

È il racconto di una storia viva fatta di persone, di sensibilità, di servizio. Di generazioni che sono cresciute una dopo l’altra e che fra quelle mura hanno imparato a stare al mondo.

Non un monumento freddo.Per un bel po’ di secoli c’è stata vita lì dentro.Una vita, un valore, uno spirito di cristianità che di lì è sempre uscito

verso la Città, verso la sua gente; per non stare chiusa, per non essere fine a se stessa.

Perché per noi monferrini essere cristiani ha sempre voluto dire esserci, rispondere, non aspettare in ozio, ma andare incontro ai problemi.

Poi Don Bosco e Madre Mazzarello.E da loro in poi questo “sentire” diventa scelta e metodo quotidiano.Quotidiano stare con i ragazzi, quotidiano fare qualcosa di utile,

quotidiano formare, quotidiano essere parte di un mondo che si muove.Davvero Suor Eugenia non ci ha declamato un monumento, ma tutta

una comunità che ha insegnato a vivere a generazioni intere.E quella comunità continua ad avere una grande voglia ed un grande

entusiasmo nello stare in mezzo alla gente di Nizza, ai nostri ragazzi, alle nostre famiglie.

Fra quelle mura le generazioni di domani possono crescere con una parola in più.

Flavio Pesce

Sindaco di Nizza Monferrato

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10-V-1939: facciata dell’ex-convento francescano e del Santuario parato a festa per la beatificazione di Madre Mazzarello

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“La mia casa sarà una casa di preghiera”lC. 19.46

Storia di un santuario: storia di vita di generazioni che hanno fatto di questo luogo un punto di riferimento per affidare a Dio la propria vita

in ogni manifestazione lieta o triste.È bello in quest’anno di preparazione al 140° di Fondazione del nostro

Istituto riscrivere la storia di questo pezzo di terra monferrina, di mura testimoni del passaggio di tante giovani aperte alla vita e alla speranza, e di tante FMA che si sono fatte compagne di viaggio nel loro cammino, donne coraggiose che hanno vissuto la quotidianità e il coraggio delle grandi imprese.

Quante missionarie sono partite da questo santuario!Allora la storia di questo santuario è storia di vita che ci aiuta a guardare

oggi alle Comunità delle origini per rinnovare la passione educativa verso i giovani.

C’è continuità in questa storia che si ripete oggi come ieri, perché la bellezza e la santità sono valori senza tempo.

Un grazie a Suor Eugenia che ci ripropone una nuova edizione de “Il Santuario Nostra Signora delle Grazie”.

A Maria, Madre e Aiuto, chiediamo di accompagnare e proteggere lungo la strada della vita tutti coloro che verranno a visitare questo luogo, sostando in preghiera, e coloro che facendo memoria si ritroveranno qui idealmente; allora ai piedi dell’Ausiliatrice, non mancherà mai una comunità educante che ha saputo e sa in chi ha posto la sua speranza.

l’ispettriCe

Sr anGela schiavi

premessa

�II

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Suore e novizie in preghiera nel suggestivo angolo “del glicine” (anni ’20)

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prefazionealla prima edizione

La pubblicazione di questo breve lavoro sul Santuario Nostra Signora delle Grazie di Nizza Monferrato viene alla luce nella Pasqua del 125°

anniversario del suo recupero al culto e dell’apertura della Casa Madre delle FMA.

Naturalmente è non solo la storia dello sviluppo architettonico del tempio, ma anche e soprattutto delle umane vicende che nella sua storia si riflettono.

Vuol essere un lavoro di carattere divulgativo, frutto della composizio-ne documentata, e pur sempre aperta ad ulteriori ampliamenti, di notizie frammentarie e disseminate, a volte contrastanti o controverse, scritte e orali, con il concorso di persone che hanno avuto un ruolo vitale nell’evo-luzione materiale e spirituale del Santuario, o che ne sono tuttora testimo-ni. Ad esse, nel limite del possibile, viene fatto riferimento esplicito nelle note in calce, specialmente nella terza parte.

In modo particolare essa intende ricordare l’impegno sempre attuale di Don Bosco nei confronti dei benefattori di questa Casa del Signore e della Beata Vergine, a loro incoraggiamento e conforto.

Vorrei dedicare questo lavoro a tutti gli amici del Santuario, in primo luogo ai Nicesi – eredi di una secolare tradizione di devozione alla Madonna –, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Salesiani, alle allieve ed allievi, alle ex-allieve ed ex-allievi, ai cooperatori e alle cooperatrici, agli appartenenti all’ADMA, a tutti quelli che hanno frequentato, conosciuto e amato questo Santuario e a quanti vi giungono da lontano in pellegrinaggio.

Jean Galot dice che Gesù stesso mostra molto spesso nel corso della sua vita pubblica amore al tempio/santuario, perché gli piace andarvi e predicarvi; vi ritorna anche poco prima della passione. L’atto d’autorità con cui scaccia i mercanti coi loro animali e rovescia i tavoli dei cambiavalute prova l’attaccamento e la stima che egli ha per il carattere sacro dell’edificio.

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Sebbene la preghiera possa essere fatta ovunque e Gesù preghi il più delle volte al di fuori del santuario, il luogo della preghiera non gli è assolutamente indifferente. Qualsiasi luogo può accogliere la preghiera umana, ma ve n’è uno privilegiato fra tutti: il santuario.

Nell’ottica di Gesù, il Tempio non è più prevalentemente caratterizzato da un timore sacro davanti alla divinità: esso è casa dell’amore paterno che vuole rendersi accessibile agli uomini; esso diventa un luogo di intimità filiale, prende lo stile di un focolare; tende a ispirare, nell’ombra delle sue mura, l’affetto più che il rispetto o il timore.* Tutto ciò è in perfetta sintonia con il pensiero e l’opera di Don Bosco, che per i santuari ebbe grande interesse e cura!

I santuari danno gloria a Dio, alla Vergine, ai Santi!La coincidenza di questa edizione con il tempo pasquale – nel quale

l’immagine del Tempio si impone con singolare evidenza e significatività – suggerisce la rilettura di alcune pagine della storia del nostro Santuario, scorgendovi in filigrana, al di là dei canoni di obiettività e di concretezza storica, analogie e corrispondenze con il racconto biblico, quasi nuova edizione di storia della salvezza.

Così sembra di sentire l’eco della voce tonante di Gesù nel Tempio profanato e ridotto a una spelonca di ladri, attraverso il fragore delle botti scoppiate nella chiesa, essa pure profanata e trasformata in cantina enologica. Ma la Casa di Dio è risorta a nuova vita e, restituita al culto con l’Istituto delle FMA, è divenuta fucina di santi.

Sullo sfondo dell’apoteosi di Gesù, la Domenica delle Palme, prima della sua “passione, morte e risurrezione”, ecco apparire il trionfale ingresso di Madre Maria Mazzarello, reduce da Saint Cyr, nella Chiesa parata a gran festa. Poco più di un mese dopo, le consorelle piangenti accompagnavano il suo feretro al cimitero; e più tardi, dopo averla riportata nella sua Chiesa e qui venerata per alcuni anni, ancora in lacrime, prenderanno atto della sua tomba vuota… (vedi p. 32). Ma, quasi anticipo di risurrezione, poco tempo dopo ecco il tributo di gloria alla reliquia insigne della nuova Beata; e in seguito, nel 1972 e poi nel 2001, il passaggio trionfale dell’urna nella quale riposa, cinta dell’aureola dei santi!

Ora si avvicina il Mese di maggio e di Maria Ausiliatrice e la statua della Madonna campeggia nel presbiterio, dietro al Tabernacolo. Sul suo capo

* Cf Jean galot, La preghiera, intimità filiale. Francavilla, Edizioni Paoline 1967, p. 46.

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rifulge l’aurea corona tempestata di gemme preziose: viene spontaneo pensare alle gemme che nel 1613 una mano empia strappò dal collo dell’Immacolata (vedi pp. 3s). I proiettili dell’ultima guerra hanno sfiorato lo scettro della statua che, dall’alto della torre centenaria, guarda Nizza e le sue colline; la furia degli elementi ha stroncato il suo capo coronato; ma, per la generosità dei suoi figli, in questo giubileo la nuova statua è ancora là, più grande, più bella, nel suo candore luminoso, e ci richiama le profetiche parole di Don Bosco: «La Madonna è qui, è in mezzo a voi, copre la Casa col suo manto!».

Così, nell’accostamento di queste ed altre immagini evocatrici, in significativo contrasto, emerge la meravigliosa storia in crescendo – memoria e profezia – del cammino del nostro Santuario, e in questo slancio verso il futuro, chiudendo l’ultima pagina del suo racconto, è bello immaginare un avvenire carico di promesse.

Perché la Madonna vuole continuare ad essere conosciuta ed amata anche qui, in questo suo Santuario, legato con vincolo spirituale alla Basilica Liberiana di Roma, Madre di tutti i santuari mariani (vedi p. 36); e vuole rinnovare i prodigi del suo cuore di Ausiliatrice, Madre, Madonna delle Grazie!

A quanti mi sono stati di sostegno, di incoraggiamento e di aiuto con il consiglio e con il fattivo contributo di informazioni e di documentazione desidero esprimere la più viva riconoscenza, innanzitutto alle mie Superiore che hanno favorito questa ricerca e alle mie Consorelle che hanno collaborato secondo varie competenze.

Desidero ricordare inoltre: S. E.Mons. Pier Giorgio Micchiardi, il Sig. Sindaco Rag. Flavio Pesce, i rev.di Padri Cappuccini di Alessandria e di Acqui, i rev.di Padri Francescani di Milano, l’Archivista diocesano di Acqui Don Angelo Siri, l’Archivista diocesano di Milano Mons. Bruno Bosatra, il Can. Mons. Armando Piana, i rev.di Don Aldo Giraudo SDB e Don Gioacchino Barzaghi SDB, l’Ing. Don Innocenzo Timossi, il ch.mo Prof. Arturo Colombo, il Sig. Giovanni Milano, il Presidente dell’Accademia Culturale Nicese Sig. Renzo Pero, il Prof. Franco Cacciabue, la Dott.ssa Chiara Lanzi e i miei fratelli Don Carlo e Giorgio.

Suor euGenia Meardi

FMA

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Allieve maestre sul terrazzo della scuola (anni ’20/’30)

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prefazionealla seconda edizione

Questa seconda edizione della Storia del Santuario Nostra Signora delle Grazie, riveduta e aggiornata, esce nel 150° anniversario dell’Unità

d’Italia, nel centenario dell’approvazione pontificia dell’Istituto delle FMA e nel 60° anniversario della canonizzazione di Madre Maria Domenica Mazzarello. Mi piace leggere in queste coincidenze un messaggio e un augurio.

L’unificazione degli Italiani deve molto alla Chiesa e in essa agli istituti religiosi che con le loro opere assistenziali e soprattutto formative hanno contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana. Cosa che hanno attuato Don Bosco e Madre Mazzarello. Essi hanno contato sul genio femminile: appoggiarono al nostro Santuario un istituto da cui uscirono centinaia di maestre giovani ed entusiaste, moralmente e culturalmente preparate, indiscriminatamente appartenenti a famiglie di varia estrazione sociale e provenienti dalle più diverse regioni d’Italia, così da essere in grado di rigenerare cristianamente, per la loro influenza capillare, la famiglia e la società della nuova Italia, quali sorelle, spose, madri e insegnanti.

Possa anche oggi il nostro istituto (questo è l’augurio) offrire ambienti dove i giovani sappiano sperimentare in modo concreto la speranza verso il futuro e imparare ad affrontare le questioni quotidiane della vita secondo modalità alternative a quelle dominanti nel mondo secolarizzato.

Non dispiaccia al lettore se il testo anche, anzi ancor più, nella nuova edizione, conserva nella grafia (maiuscole di rispetto), nel lessico riportato in corsivo o in passi citati tra virgolette (educande, lingeria...) e nello stile le modalità tramandate dai documenti e tipiche dei tempi rievocati nella storia del Santuario: anche questa è una scelta fatta in sintonia con il mondo dei nostri predecessori.

Con una stretta al cuore leggo nella prefazione di otto anni fa i nomi delle persone che hanno collaborato alla stesura di queste pagine e che già vivono nella casa del Padre. Possano godere, per questa nuova edizione, dei frutti benefici offerti dalle loro prestazioni.

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Porticato del giardino della scuola con il monumentoa Don Bosco e la “vasca dei pesci rossi” (anni ’30)

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parte priMa

CENNI DI STORIA DEL SANTUARIO

“Lodate il Signore nel suo Santuario.” sal. 150,1

Il Santuario e le sue origini

A circa 250 m dalla città, al termine di un lungo viale – l’antico Viale degli olmi, poi Viale Vittorio Emanuele II, oggi Viale dei tigli o Viale San

Giovanni Bosco – che accompagna il visitatore/pellegrino sotto la volta protettiva dei suoi rami intrecciati, si trova il Santuario Nostra Signora delle Grazie, chiamato secondo la tradizione locale La Madonna.

Esso sorge all’interno dell’omonimo Istituto, da lontano annunciato dalle sue due torri, ai piedi di una ridente collina a Nord di Nizza Monferrato.

Inizialmente pare che fosse una semplice chiesetta di campagna, intitolata a Santa Maria in Lintignano, dal nome di uno dei sette castelli che concorsero alla fondazione di Nizza.

Le sue origini sono antichissime. Della sua antica esistenza fanno testimonianza alcuni cenni degli Statuti di Nizza Monferrato del XIII secolo.1 Se ne può dedurre che il nucleo originario (presbiterio e navata centrale) risale almeno ad otto secoli fa.

Vi si venerava la Vergine Assunta, la cui immagine campeggiava sull’Altare Maggiore.

La storia del Santuario si intreccia con quella di Nizza e del Monferrato, teatro di guerre tra contendenti e loro alleati o invasori francesi, spagnoli, tedeschi e austriaci, che depredavano le chiese e le riducevano a stalle o scuderie e deposito di armamenti, con conseguente grave degrado. Ma, nonostante le ingiurie del tempo e le dolorose vicissitudini subite dalla Chiesa nella sua travagliata storia, essa fu sempre molto cara alla popolazione

1 Cf Alberto Migliardi, Vicende storiche di Nizza Monferrato. Nizza Monf., Tipografia Moderna 1977, p. 224.

Porticato del giardino della scuola con il monumentoa Don Bosco e la “vasca dei pesci rossi” (anni ’30)

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che, nelle tribolazioni della vita, qui cercava e trovava il desiderato sollievo, il conforto e la ricuperata pace dello spirito, per cui la volle bella e ricca di pregevoli opere d’arte.

Non risulta che in esso si siano verificati miracoli strepitosi che sono generalmente all’origine dei santuari mariani, tuttavia la sua storia documenta grazie segnalate, specialmente in occasione di calamità naturali e di episodi di guerra.

Per il pellegrino rappresentava e rappresenta ancor oggi un forte richiamo di santi, come Don Bosco, Madre Mazzarello, Paolo Pio Perazzo, Don Celi… e di tanti altri meno noti che qui lasciarono impronte significative del loro viaggio terreno all’ombra della Madonna.

Primo periodo francescano (XV-XVII secolo)

In una stampa dell’assedio posto a Nizza dalle truppe di Carlo Emanuele I di Savoia nel 1613, esposta nel Museo Bersano delle staMpe e visibile

in gigantografia presso la sede dell’Accademia di Cultura Nicese L’Erca, si può riconoscere la Chiesa fuori delle mura della città, vista da Nord con il campanile, ma senza abside e senza cupola. Al fianco Nord della Chiesa il chiostro a due piani formava il quarto lato del Convento di San Bernardino, inserito in una più grande area poligonale cintata da mura.2

Pure in un’altra riproduzione delle fortificazioni di Nizza del 1626 è abbozzata la Madonna delle Grazie, convento degli Zoccolanti, visto da Levante,3 ma senza che sia visibile l’edificio del primitivo convento.

Fu in seguito alla predicazione di un certo Padre Amedeo, popolarmente ritenuto santo, che in data incerta (1476?) su richiesta del Marchese del Monferrato e della popolazione nicese, la Chiesa fu affidata a Religiosi. Vi si insediarono in un primo tempo i Minori Amadeiti (o Amadeisti o Amadeni),4 poi i Minori Osservanti, detti Zoccolanti.

2 Vedi anche ivi figura 4, Stampa dell’assedio di Nizza del 1613 (Dal Museo Bersano delle staMpe) Fotogr. Rampone - Nizza Monf. – Cf sezione iConografiCa.

3 Vedi ivi figura 5, Le fortificazioni di Nizza nel 1626. (Dall’arChivio di stato di torino: disegno dell’Ing. Damiano Grasso di Casale datato 8 aprile 1626) Fotogr. Chomon - Torino

4 Queste notizie ci sono fornite dal Padre Francesco gonzaga, Superiore Generale degli Osservanti, in De Origine Seraficae Religionis Franciscanae… Roma, s. e. 1587, p. 334, dove però egli lamenta la mancanza di documenti riguardo alla Chiesa e al convento di Nizza e deve rifarsi alla tradizione orale; cf Francesco arrigotti, Notizie storiche sul Convento e sul Santuario di Santa Maria delle Grazie presso Nizza Monf. Torino, Tipografia e

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Il Padre Amedeo da Silva y Menez, nato in Marocco ma di origine portoghese, era un frate molto stimato a Roma. Arrivato in Italia nel 1452, era poi stato richiesto per la direzione spirituale presso la Santa Sede. Il Santo Padre, riconoscendo le sue doti spirituali, riconobbe i conventi della riforma da lui caldeggiata come Provincia autonoma per tutta l’Italia, con sede a Roma in San Pietro in Montorio. In pochi anni Padre Amedeo fondò 20 conventi, quasi tutti in alta Italia, e tra questi il nostro convento di Nizza della Paglia. Egli morì per malattia a Milano a soli 51 anni, in odore di santità, per cui veniva ordinariamente chiamato col nome di Beato.5

Gli Amadeiti erano una Congregazione all’interno dell’Ordine dei Minori, di ispirazione riformista. Essi promuovevano la stretta osservanza delle regole di San Francesco; portavano un saio grigio, zoccoli, una corda ai fianchi.6

La nostra Chiesa fu ingrandita dagli Amadeiti e ultimata solo nel 1517.7

Fu probabilmente da loro costruita, contemporaneamente al chiostro, la piccola navata meridionale con cinque cappelle,8 in parte gentilizie o di proprietà del Municipio, e altari (perché ogni frate sacerdote potesse celebrare la Santa Messa); essi erano intitolati a Santa Maria Maddalena, a San Giovanni, a San Giuseppe (vedi p. 10), a San Francesco, a Sant’Antonio e a Santa Maria9 e in seguito dotati, come tutta la Chiesa, di pregevoli quadri ad olio, alcuni dei quali attribuiti alle figlie del Moncalvo; essi in parte furono esposti nell’Auditorium della Trinità, dopo essere stati restaurati su incarico dell’Accademia di cultura nicese, L’Erca, nel 2001 e nel 2003.

«Com’è pio uso in tutte le chiese francescane»10 dovette esservi eretto

Libreria Salesiana 1878, p.11; A. Migliardi, op. cit., p. 225; P. CresCenzio da Cartosio O.F.M. Cap., I Frati Minori Cappuccini della Provincia di Alessandria. Vol. III. Monografie. Alessandria, Tipografia “Il Piccolo”, 1964, p. 115. La data quivi riportata (1428) è probabilmente dovuta a confusione con il convento dei Frati Minori Conventuali di San Francesco.

5 Cf Dizionario degli Istituti di Perfezione. Vol. I. Cinisello B., Ediz. Paoline 1974, col. 502s.

6 Cf A. Migliardi, op. cit., p.225 nota 53. 7 Cf P. CresCenzio... , op. cit., p.115.8 Cf F. arrigotti, op. cit., p. 11.9 Come risulta dalla relazione del visitatore apostolico Mons. Carlo Montiglio, Vescovo

di Viterbo e Arcivescovo di Amalfi del 1585. Cf Chiara LANZI, Il patrimonio artistico delle chiese di Nizza Monferrato. Tesi di laurea in Storia dell’Arte Moderna. Università degli Studi di Torino, a.a. 2001-2002, relatore Giovanni Romano, p. 226.

10 Vedi P. CresCenzio… , op. cit., p. 27.

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un altare dedicato all’Immacolata, probabilmente con quella statua della Beata Vergine a cui, durante l’assedio del maggio 1613 – riporta il Migliardi – furono «tolte le gemme dal collo».11

Marchesi e Duchi di Mantova e del Monferrato si interessarono alla Chiesa: nel 1608 vi fecero costruire una cappella e restaurare il coro con gli stalli per i frati, e ordinarono che la Chiesa fosse ripulita.12

Nel 1568 Papa Pio V con la Bolla Beati Christi Salvatoris soppresse la Provincia degli Amadeiti coi suoi 29 conventi, riunificandoli alle Province dei Minori Riformati delle singole regioni nelle quali si trovavano. Il convento della Madonna passò invece ai Minori Osservanti, e solo successivamente ai Riformati alle dipendenze della Provincia Francescana della Liguria.13

Due avvenimenti, durante i primi secoli, sono particolarmente degni di nota nella storia del Santuario:

• il passaggio, nel luglio del 1495, di Carlo VIII re di Francia, sceso in Italia per la conquista del reame di Napoli, che, per non compromettersi con i signori del Monferrato, chiese e ottenne ospitalità nell’attiguo convento dei Frati Francescani. Una lapide con epigrafe latina, non più ritrovata in seguito ai restauri, ne attestava il soggiorno:

CAROLUS VIII FRANCORUM REX CHRISTIANISSIMUS HOSPITIUM IN LOCO ISTO

DIVAE MARIAE GRATIARUM ACCEPITSUB DIE QUARTADECIMA MENSIS JULII

ANNO DOMINI 1495 14

(Carlo VIII, cristianissimo Re dei Franchi fu ospitato in questo luogo, [sacro] a Santa Maria delle Grazie, il giorno 14 del mese di luglio nell’anno del Signore 1495.)

Secondo Goffredo Casalis15 il sovrano francese vi avrebbe acquistato un famoso quadro dell’Assunta per una somma che servì per la costruzione del campanile tuttora esistente (vedi p. 47); secondo la più probabile tradizione orale invece, il quadro sarebbe stato acquistato da un Gonzaga,

11 Cf A. Migliardi, op. cit., p. 226.12 Cf ivi.13 Cf A. Migliardi, op. cit. p. 226 14 V. F. arrigotti, op. cit., p. 17; A. Migliardi, op. cit., p.226.15 Cf Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S. M.

il Re di Sardegna... . Torino, Maspero, Vol. XI, 1843, p. 668 (Non tutte le informazioni del Casalis risultano attendibili.)

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duca di Mantova e del Monferrato, col patto di farne dipingere una fedele copia dal migliore artista del tempo.16

Si tratta del quadro di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo (1568-1626 ca.), che occupava tutto lo spazio dell’ancona sopra l’Altare Maggiore:17 la sua riproduzione è ora custodita nella cappella dell’Ospedale Civico Santo Spirito della città. Rappresenta la Vergine Assunta in cielo, coronata da nove angeli, e in basso gli apostoli, attoniti, attorno ad un sepolcro pieno di rose.

Altro fatto rilevante: nel 1527, in seguito al voto solenne della città per la subitanea liberazione da una grave epidemia di peste, i Nicesi istituirono nel convento la Confraternita di San Giuseppe ed eressero un altare in una cappella a lui dedicata, impegnandosi a recarvisi ogni anno alla festa del Santo, in processione, in segno di riconoscenza. La cappella però, la prima a destra di chi entrava in Chiesa, diversamente da quanto afferma il Padre F. Gonzaga, fu realizzata dal Municipio, con dipinto lo stemma di Nizza, solo vent’anni dopo per sollecitazione da parte dei Frati del convento, e con anche maggior ritardo dotata dei necessari arredi.18

Purtroppo però anche il convento di Nizza non fu esente dalle dibattute vicende per l’unione delle diverse Congregazioni interne all’Ordine dei Frati Minori che tanto impegnarono il Cardinale San Carlo Borromeo e il Papa San Pio V. 19

Secondo periodo francescano e prima soppressione delle corporazioni religiose (XVII-XVIII secolo)

Nel 1634, secondo il Migliardi, nel 1637 secondo Padre Crescenzio, nel convento di Nizza subentrarono ai Minori Osservanti i Minori Riformati

(nomi di alcune Congregazioni dell’Ordine prima della Riunione Leonina del 1897)20 espulsi dallo Stato di Milano. Invano i Minori Osservanti tentarono di

16 Cf F. arrigotti, op. cit., pp.17-18.17 Cf Giselda Capetti (a cura di), Cronistoria. Vol. II L’Istituto a Mornese e prima espansione.

(1872-1879). Roma, FMA, 1976, p. 307. Il quadro misura m 2,70 x 1,75.18 Cf F. gonzaga, op. cit., p. 334; F. arrigotti, op. cit., p. 11; A. Migliardi, op. cit., pp.

225-226; C. lanzi, op. cit., p. 226.19 Cf P. Paolo sevesi, L’Ordine dei Frati Minori (Lezioni Storiche) (a. 1517-1957). Milano,

Convento di S. Angelo, Parte II, tomo I, 1957, pp. 146-150.20 Cf ivi.

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ritornarvi: la cessione del convento fu resa obbligatoria dal Breve pontificio “Cum sicut dilecti” del 2 ottobre 1637.21

I Minori Riformati apportarono vari cambiamenti al primitivo convento che fu completamente ricostruito intorno al 1760 e nuovamente cintato nel 1764.22

Dovettero aver intenzione di ampliare anche il coro della Chiesa, da quanto risulta da un progetto del 1765.23 Tale progetto però non fu realizzato, come si può dedurre dalla planimetria del 1815 (vedi p. 34).

Essi furono animatori di vita spirituale e del culto dei santi, come risulta dalle lettere conservate nell’Archivio Diocesano.

Nel 1687 (in seguito alla nuova pestilenza del 1630?) il Consiglio Comunale votò di erigere una statua di San Giuseppe, da trasportare nella tradizionale processione alla cappella a lui dedicata presso i Minori Riformati, avendone questi mantenuta viva la pia usanza.

La statua, dice un documento conservato presso l’Archivio Diocesano di Acqui, proveniva dalla chiesa di San Siro, dove dalla fine del XVII secolo veniva celebrato il culto del Santo presso la cappella di patronato cittadino. Tale statua è ancora oggi conservata nella Chiesa di San Siro di fianco all’altare di Sant’Anna, a sinistra entrando, che precedentemente era invece dedicato al santo. Essa, dopo essere stata restaurata su incarico dell’Accademia di cultura nicese, L’Erca, è stata esposta nell’Auditorium della Trinità per la “Mostra dei Beni Artistici della Valle Belbo e della Valle Bormida Astigiana” nel settembre 2003. È una statua di legno dipinta e dorata, alta 155 cm, e rappresenta il Santo con le braccia tese in atteggiamento di accoglienza protettiva e lo sguardo rivolto al cielo. Ai suoi piedi è simbolicamente raffigurata, con un gruppo di case e un campanile, una città, anacronisticamente cinta da mura, con la data 1717 sul frontone di un tempio.24

La pia usanza di portare la statua in processione perdurerà anche sotto i Padri Cappuccini, cioè fino al 1858, nonostante che nella devozione dei Nicesi San Carlo avesse da tempo preso il posto di San Giuseppe.25

21 Vedi Acta Apostolicae Sedis (AAS).22 Cf A. Migliardi, op. cit., pp. 226-227; P. CresCenzio…, op. cit., p. 115.23 V. Disegno di Gila Molino Architetto, Piano generale de’ siti spettanti al Convento e P.P.

Osservanti Rifformati di S. Francesco sotto il titolo della Madonna esistenti sul territorio della città di Nizza col progetto della fabbrica del Nuovo Convento. 12 settembre 1765. Archivio Storico del Comune di Torino, in Collezione siMeoM.

24 Cf C. lanzi, op. cit., pp. 229-230 e 131.25 Cf F. arrigotti, op. cit., p. 11; A. Migliardi, op. cit., pp. 225-226; P. CresCenzio…,

op. cit., p. 115, C. LANZI, op. cit., pp. 131-133.

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I Minori Riformati per non aver accettato nel 1801 che il loro chiostro fosse adibito a cimitero pubblico26 e più ancora a causa della soppressione di tutte le corporazioni religiose voluta dal governo francese, nel 1802 furono cacciati dal loro convento.

Sotto il dominio napoleonico, sottratta alle cure dei Francescani, la Chiesa cadde in abbandono e il convento fu in parte distrutto per dare accesso al cimitero, costruito sul terreno a Nord della Chiesa.27 Fortunatamente però esso non fu venduto e, dopo la caduta di Napoleone (1814), passò sotto l’amministrazione del Regio Economato Generale.28

Terzo periodo francescano (XIX secolo)

In seguito alla restaurazione del Regno di Sardegna, il Re Vittorio Emanuele I, dietro sollecitazione dell’allora sindaco conte Carlo Nicolò Bigliani,

fece dono del convento ai cinque dei dodici Frati Cappuccini sopravvissuti dell’altro convento di San Giacomo Maggiore, che invece era stato venduto e distrutto. Tre di essi erano di Nizza e, dopo averne informato il Vicario Provinciale a Torino ed averne avuto le necessarie direttive, ne presero possesso il 12 novembre 1816.29

La planimetria del Convento di Santa Maria delle Grazie del 1815,30 (vedi p. 34) dà un’idea dell’estensione e della distribuzione delle aree in cui esso era diviso e in particolare delle dimensioni della Chiesa all’ingresso dei nuovi ospiti.

Non fu facile il loro insediamento per l’incresciosa questione del trasferimento del cimitero pubblico, che vi era stato costruito nel 1811, causa di gravi controversie e processi. Ma i Cappuccini seppero far valere le loro ragioni presso il Senato e ottenere che cessassero i gravi contrasti. Fu ordinata la costruzione del nuovo cimitero alla Madonna di Loreto31 ed i Frati, rivestito l’abito cappuccino, fecero il loro ingresso solennemente il 4

26 Cf P. CresCenzio…, op. cit., p.115, nota 6. Secondo quanto risulta al Migliardi invece «in seguito a gravi disordini con reciproco scambio di busse tra i frati.» (Vedi op. cit., p. 227.)

27 Cf Migliardi, op. cit., p. 227.28 Cf F.arrigotti, op. cit., p. 24.29 Cf F. arrigotti, op. cit., pp. 19, 25; P. CresCenzio…, op. cit. pp. 113 -115.30 Vedi P. CresCenzio…, op. cit., Tavola 17: Tipo regolare del Convento e beni dentro e fuori

del recinto posto sulle fini di Nizza Monf. prima d’ora di ragione de sudditi di detto Comune detto il Convento della Madonna firmato: Farinetti Carlo...

31 Cf ivi., pp.115-116.

Page 24: Storia del Santuario

ottobre 1817, festa di San Francesco, con una funzione splendida. Una lapide, andata perduta, all’ingresso dell’antico chiostro ne dava testimonianza e in essa si accennava anche alle vicende storiche dei conventi cappuccini di Nizza Monferrato:

COENOBIUMFF. MIN. CAPPUCCINORUM

AB . AGRO . LANERII . UBI . PRIMITUS . CONDITUMÀ. MDCXXIII

TITULO . S JACOBI . APOST.IN . PROXIMUM . CLIVUM . AD S PETRI . AP.

TRASLATUM.COENOBITIS . A. MDCCCII . EXPULSIS

PENE . FUIT. EVERSUMANNO . DEMUM . MDCCCXVII

HYPOCRISI . NECQUICQUAM . RELUCTANTEET . AUSPICE . KAROLO . NICOLAO . BILLIANO

COMITE . CANTORIAE . ET . SANTENAEPII. ET . FORTIS . ANIMI . PATRITIO

TUM . SYNDACO . NICEAENSIVICTORIUS . EMMANUEL . I

HOC . QUOD . FF. REFORMATORUM . FUERAT COENOBIUM

TITULO . B . V . GRATIARUMSINGULARI . MUNIFICENTIA

CAPUCCINORUM . SODALITATID.D.D

IV - NON . OCTOB . MDCCCXVII . FESTO . DIE . AUSPICATS PATRIARCHAE . FRANCISCI . ASSIS

SACERDOTES . GABRIEL . FASCIUS . PETRUS ALOISIUSODDONE . RAPHAEL . GARBUTUS . NICAENSES

DIONYSIUS . FERRERUS . MOMBERCELLENSIS . ETIOANNES KAROLUS . BOERIUS . A . BERGAMASCO

LAICUS . PROFESSUS . SERAPHICA . VESTE . DENUOSE . INDUERUNT . MAGNA . OVANTE . POPULI

FREQUENTIA . ET PLAUSU . 32

32 Vedi F. arrigotti, op. cit., p. 19.

Page 25: Storia del Santuario

(Il convento dei Frati Minori Cappuccini, trasferito nell’anno 1613 dal territorio di Lanero, dove originariamente fu fondato col titolo di San Giacomo Apostolo, sul vicino colle presso San Pietro Apostolo, espulsi i Conventuali nel 1802, fu quasi totalmente distrutto. Finalmente nel 1817 nonostante l’irragionevole ipocrita opposizione, auspice l’allora sindaco Carlo Nicola Bigliani, Conte di Cantoira e Santena, nobile patrizio dall’animo pio e forte, Vittorio Emanuele I con singolare munificenza donò questo convento, che era stato dei Padri Riformati, intitolato alla Beata Vergine delle Grazie, al Sodalizio dei FF. Cappuccini.

Il 4 ottobre 1817, festa del Santo Patriarca Francesco d’Assisi, i Sacerdoti Gabriele Faccio, Pierluigi Oddone, Raffaele Garbuto, nicesi, Dionigi Ferrero da Mombercelli e il Laico Professo Giancarlo Boerio di Bergamasco, vestirono nuovamente la serafica veste col concorso e fra le ovazioni di una gran folla plaudente).

Il sacerdote avvocato Don Marcaurelio Arrigotti, autore dell’epigrafe e valente oratore,33 tenne in quell’occasione un magnifico discorso in cui, «confutando le opposizioni della mondana politica e i sofismi dei miscredenti e libertini di allora, provò con la storia quanto con buon successo e zelo fervente l’Ordine dei Minori Cappuccini abbia in ogni tempo sostenuto e promosso i vantaggi della Chiesa, nonché quelli della civile società».34

I Religiosi misero in comune il mobilio e il denaro recato dal secolo e poterono così arredare discretamente la Chiesa e il convento, mentre i Padri Guardiani che si succedettero, grazie ai sussidi del Re Carlo Alberto35 e alle offerte di altri benefattori, tra cui il Vescovo titolare di Amatunta, Mons. Giulio Cesare Scotti, e il Vescovo Diocesano, Mons. Modesto Contratto, ambedue Cappuccini, vi apportarono varie migliorie.

• Fu così ristretto ed abbassato il refettorio, che era di altezza eccessiva, ricavandone al di sopra cinque stanze, e fu costruito un loggiato (quello attraverso cui veniva portata l’Eucaristia a Madre Mazzarello durante la sua ultima malattia) per connettere direttamente il dormitorio alla Chiesa.

• Nel 1819 la Chiesa fu fornita di sacre suppellettili e provvista di una campana di 80 kg.

• Nel 1836/37 fu rinnovato il tetto e ricostruita la facciata della Chiesa, che era sul punto di crollare.

33 Vedi lapide commemorativa nella Parrocchia di San Giovanni Battista.34 Vedi F. arrigotti, op. cit., pp.19 e 26.35 «Molte volte […] i Cappuccini furono aiutati munificamente dai Reali di Savoia

nella ricostruzione ed arredamento dei Conventi ed in altre circostanze.» Vedi P. CresCenzio…, op. cit., pp. 31 e 116s.

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Inoltre, poiché quattro delle cinque cappelle erano di giuspatronato ed erano state trascurate dai loro patroni, nel 1840 il Padre Provinciale intimò loro il restauro tramite il Vescovo di Acqui, Mons. Modesto Contratto. Per cui:

• La Cappella di San Giuseppe (vedi p. 3) fu tosto restaurata dal Municipio: era la prima a destra entrando ed era adorna di un quadro raffigurante il Bambino Gesù sostenuto da un angelo con San Giuseppe e Maria Santissima in atto di adorazione, due pastori e un gruppo di angeli in alto. Il quadro è ora custodito nella sagrestia dell’Ospedale Civico della città.36

• Quella di Sant’Antonio (la seconda entrando) di patronato della famiglia dei conti Cordara di Calamandrana, fu pure presto restaurata. In essa era rappresentato, in un quadro delle figlie del Moncalvo, il santo titolare accanto al Bambino Gesù con un altro santo e alcune piccole figure di angeli. (In questa cappella era stata seppellita nel 1710 la madre dell’Abate Giulio Cesare Cordara, Eleonora Cressini).37

• I patroni delle altre due cappelle, scaduto il termine di quattro mesi, perdettero il diritto di patronato.

• Negli anni 1844/45 fu fatta dipingere dal pittore castellazzese Cristoforo Scaramuzza la cappella di San Felice, l’ultima procedendo verso l’Altare Maggiore, adorna di un quadro delle figlie del Moncalvo, in cui San Felice da Cantalice è in atto di ricevere il Bambino Gesù dalle braccia della Beata Vergine, mentre contemplano la scena San Rocco ed alcuni angeli. Il quadro è custodito presso la sagrestia del nostro Santuario.

• Furono riempite con sabbia sette tombe per mantenere asciutto il pavimento della Chiesa; si alzò il suolo di un gradino e furono nuovamente intonacate e imbiancate tutte le pareti.

La Chiesa ebbe così un aspetto pulito e decoroso e cominciarono a coronarsi i desideri del vecchio e buon Padre Raffaele Garbuto da Nizza, «il quale nel travagliare continuamente per il lustro della Chiesa, altro non sapeva dire che non moriva contento se non l’avesse veduta unta e dedicata».39 Infatti:

36 Il quadro misura m 1,80 x 1,40.37 Cf cav. Alessandro ripa di Meana, in A. Migliardi, op. cit., p. 228.38 Il dipinto misura m 1,98 x 1,40.39 Cf P. CresCenzio…, op. cit. Il Padre Raffaele (evidentemente citato per errore

“Gabriele”) morì nel convento di Nizza il 28 gennaio 1847 a 74 anni di età e 56 di religione.

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• il 5 ottobre 1845, festa della Madonna del Rosario, il Vescovo delegato, Mons. Giulio Cesare Scotti, insigne benefattore di questa Chiesa, compiva la solenne funzione della Consacrazione, a ricordo della quale fu murata una lapide alla colonna laterale dell’altare di San Giuseppe. Inoltre:

• nel 1846, utilizzando una striscia di terreno ceduta dal conte Bugnasco, fu rifatto ed ampliato il coro,40 lavori coi quali si suppone che sia stata fatta anche la bella cupola ottagonale e l’abside;

• nel 1852 fu restaurata la terza cappella dedicata all’Immacolata, già di patronato dei conti Pistone. Il lavoro fu eseguito dallo stuccatore Trabucchi e sovvenzionato dal benemerito conte Carlo Bigliani, erede dei conti Pistone, che in quella circostanza acquistò pure la statua dell’Immacolata. Ricordava il pio benefattore una iscrizione latina posta sopra l’altare, riedificato e corredato di dodici candelieri dorati, di tovaglie e di una pianeta di broccato celeste tessuta in argento;

• nel 1852 fu pure eseguito dallo scultore nicese Benedetto Pizzorni il trono dell’Altare Maggiore.41

Il convento della Madonna di Nizza era considerato una delle migliori Case della Provincia di Alessandria. Poteva contenere fino a 30 Religiosi, sebbene abitualmente ne dimorassero solo 12. Dal 1829 ospitò uno studio di chierici sotto Padre Gabriele da Nizza e, nel 1840, un altro sotto la guida di Padre Mariano da San Salvatore Monferrato.

I Cappuccini erano sovente chiamati nei paesi del distretto a predicare la Parola di Dio e ad aiutare i Parroci nel ministero con piena soddisfazione del clero e del popolo.42

La Chiesa, dedicata all’Assunta, fu così, per altri quarant’anni circa, centro propulsore di vita cristiana e meta di devozione.

Nuova soppressione degli Ordini Religiosi, incameramento e vendita dei beni (1855-1876)

Con la famigerata legge Siccardi, detta per concentramento, del 29 maggio 1855, decretata dal governo piemontese, sopravvenne la nuova

soppressione delle corporazioni religiose che, per il convento di Nizza, fu eseguita il 21 luglio 1858.

40 Cf ivi, pp. 116-117.41 Cf ivi, pp. 116-117. 42 Cf cav. Alessandro ripa di Meana, in A. Migliardi, op. cit. p. 228; P. CresCenzio…, op.

cit., pp. 117-118.

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Padre Crescenzio dà una commovente descrizione di quello sfratto che qui riportiamo.

«Alcuni giorni prima dello sfratto il mobilio fu trasferito in una casa posta sulla piazza davanti alla Chiesa di San Giovanni, che il Vescovo Mons. Contratto aveva messo a disposizione dei poveri perseguitati.

La mattina del 21 luglio una folla si accalcò nella Chiesa del Convento per assistere alle funzioni che vi si svolgevano per l’ultima volta. Si celebrarono le Messe, si recitarono le ore Canoniche di Prima e Terza, si cantò il salmo “Miserere” e si impartì la benedizione con la pisside. I presenti non potevano trattenere le lacrime. Fu poi celebrata la messa conventuale, durante la quale furono consumate le particole della pisside. Fu quindi congedato il popolo, si chiuse la Chiesa e i Religiosi si ritirarono in convento.

Il piazzale della Chiesa col prato attiguo fu per tutta la mattina gremito di folla, e gli agenti, che invano cercavano di sfuggirla, dovettero invece passarvi in mezzo. Accolti alla porta, furono accompagnati nella cella del Padre Guardiano, Padre Isaia Ventrini da Montecastello, attorniato da tutti i Religiosi. Il Giudice di Mandamento intimò l’ordine governativo di sfratto, a cui rispose, a nome dei confratelli, il Padre Guardiano, dichiarando che egli intendeva di cedere unicamente alla forza. Ed alle ore 11.30, lasciando ancora non pochi oggetti personali, che erano stati inventariati, i frati Cappuccini abbandonavano alla forza la Chiesa e il convento».43

Essi furono alloggiati nei conventi della Provincia, come aveva ottenuto il Ministro Provinciale, Padre Ermenegildo Rattari da Mombisaggio ed alcuni mesi dopo ritornarono a Nizza, abitando in numero di sei nella casa loro concessa dal Vescovo Mons. Modesto Contratto, sulla piazza della Parrocchia di San Giovanni. Nei primi tempi furono molestati da alcuni malevoli, ma poi poterono dimorarvi con relativa tranquillità finché la soppressione dei conventi del 1866 estinse pure l’Ospizio di Nizza.44

Non molto dopo lo sfratto dei Padri Cappuccini, il Municipio acquistò Chiesa e convento dalla Cassa Ecclesiastica,45 precisamente nel giugno 1859 al prezzo di Lire 24.000 per collocarvi o il camposanto oppure un quartiere di soldati o un ospedale. Non ne ricavò tuttavia i frutti sperati.46

43 Vedi P. CresCenzio…, op. cit., pp. 118-119.44 Cf ivi, pp. 118-119 e 121.45 «La soppressione piemontese che procedeva per concentramento dei religiosi da un

convento all’altro, attribuiva tutti i beni delle Case soppresse alla Cassa Ecclesiastica, appositamente istituita dal Governo». Cf ivi., p. 59.

46 Cf A. Migliardi, op. cit., p.227; P. CresCenzio…, op. cit., p.119.

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E qui va ricordato il sindaco cav. avv. Gaetano Bigliani che ne caldeggiò l’acquisto. Egli si batté invano nel Consiglio Comunale per ripristinare nei terreni adiacenti il cimitero nello stesso luogo in cui aveva funzionato durante la dominazione francese (ritenendo che questa fosse una sede più degna e più appropriata sia per la qualità del terreno, sia per la posizione a valle della città) e per adattare il fabbricato ad uso di manifattura o quale quartiere per deposito di fanteria, col desiderio di salvare la Chiesa.

L’opposizione inflessibile riscontrata per ragioni economiche e sanitarie, portò alla definitiva bocciatura del progetto nella seduta del 28 maggio 1864.

Nell’amarezza della delusione, il sindaco dettò l’epigrafe per la sua tomba, dove è ancora a mala pena leggibile, e che qui riportiamo:

IL CAV. AVVOCATOBIGLIANI GAETANO

SINDACO E CONSIGLIERE PROVINCIALEPER DIECI ANNI

NATO IL 25 SETTEMBRE 1793 MORTO IL 19 LUGLIO 1872

QUI GIACE SUO MALGRADOMENTRE MOLTO LAVORÒPER DAR TOMBA DECENTE

AI SUOI CONCITTADININEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI

CONSERVANDO COSÌLA CHIESA COSA DESIDERATA

L’ISTORIA STA SCRITTANEI SEGUENTI CONVOCATI:

21 MAGGIO 186122 NOVEMBRE 1862

10 LUGLIO E 3 NOVEMBREE LETTERA 7 NOVEMBRE 1864

PREGATE PER LUI 47

Chiesa e convento furono quindi venduti il 24 maggio 1871 per sole Lire 16.000 alla Società Enologica di Savigliano che ne fece una vasta cantina per il suo commercio.

47 Cf A. Migliardi, op. cit., pp. 168-169.

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Si dovette provvedere allo sgombero del convento. Il Migliardi fa un elenco dei beni mobili traslocati. I numerosi quadri e candelieri furono portati nei locali della Parrocchia di San Giovanni ed affidati al Parroco Don Lodovico Bisio.48 Un armadio in noce con cassettoni venne trasportato nei locali del Beneficio Chiodi, dove nel 1872 si stabilì l’ospedale. La campana di bronzo di 80 kg fu poi venduta nel 1873 alla chiesetta di San Giovanni delle Conche.49 Il trono dell’Altare Maggiore fu trasportato presso l’Istituto Salesiano di Borgo San Martino e di lì, nel 1925, riconsegnato ai Padri Cappuccini del Convento San Francesco d’Assisi di Castellazzo Bormida.50

Poiché per parecchi anni nel recinto del convento i cittadini avevano seppellito i loro congiunti, fu necessario nel mese di luglio 1871 provvedere al trasferimento delle loro salme raccolte in casse mortuarie, nel campo comune della nuova sede presso la piccola Chiesa suburbana della Madonna di Loreto, destinata a camposanto.51 Così pure vennero recuperate in casse contrassegnate, quelle delle tombe gentilizie: dei Pistone, dei Bigliani, dei Cordara, e anche quelle dell’ossario e del sepolcreto dei Frati.

Ci fu un solenne corteo funebre con grande concorso di popolo che, al seguito del carro mortuario trainato da robusti cavalli, cantava nella generale mestizia i salmi delle esequie.

Una menzione particolare merita la ricognizione dei resti mortali del Venerabile Fra’ Costanzo Bogogna da Acqui, uno dei candidati all’onore degli altari della Diocesi Acquese che, morto ad Alessandria nel 1627, fu sepolto nella Chiesa dei Cappuccini ad Alessandria, ma le cui ossa, essendo stata quella Chiesa distrutta in seguito alla soppressione napoleonica dei religiosi, furono trasportate dapprima ad Incisa Belbo, nella Chiesa campestre detta Frione, poi nel 1822 nella nostra Chiesa, in un loculo contrassegnato da una scritta incisa su di un’antica lapide di ardesia nel muro del così detto coretto nell’andito tra le cappelle e il

48 Bellissima figura di sacerdote e pastore di anime. Benemerito Vicario Foraneo della Parrocchia di San Giovanni fino alla morte avvenuta il 10 maggio 1900 in estrema povertà, nel compianto generale. Il conte Cesare Balbo (discendente dello storico Cesare Balbo e benefattore di Don Bosco e delle FMA) si ritenne onorato di accoglierne la salma nella sua tomba di famiglia nel cimitero di Nizza. Cf. Cronaca della Casa-Madre di Nizza Monf.

49 Cf A. Migliardi, op. cit. p 227.50 Cf P. CresCenzio…, op. cit., p. 118 n. 14. Il Convento però dovette essere abbandonato

dai Religiosi nel 1960 e mobili e suppellettili furono distribuiti ad altre Case della Provincia (cf ivi. pp. 69-70).

51 Cf F. arrigotti, op cit., pp. 31-35.

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presbiterio. Esse furono trasferite nella Chiesa di San Giovanni per cura di Don Ludovico Bisio52 e di lì in seguito, nel 1899, nel Santuario della Madonnina dei Padri Cappuccini ad Acqui Terme, sua città natale, dove tuttora riposano nella cappella laterale di destra.53

La Società Enologica di Savigliano esercitò il suo commercio nella nuova sede fino al suo fallimento nel 1876. Un quinquennio che segnò la più grave sciagura subita dal convento e dalla Chiesa, profanata e ridotta a poco più di una squallida spelonca.54 Distrutti gli altari, rotto e frantumato il pavimento, annerite dal fumo le pareti, le volte chiazzate di muffa per le umide esalazioni, sfondati i muri per aprire passaggi per i carri. Botti enormi presero il posto degli altari in ogni cappella e, per colmo di empietà, «vennero battezzate coi nomi dei gradi gerarchici in uso presso le comunità monastiche».55

Dopo un principio promettente, però, gli affari di questa Società precipitarono. Rintronavano nella notte colpi formidabili, le nuove capaci botti scoppiavano e il vino ne fuoriusciva.

La fama di tali avvenimenti interessò e intimorì la cittadinanza. Persino il clero fu chiamato sul posto a recitare la formula degli esorcismi. Si dovettero svendere vino, bottame, tutte le masserizie enologiche, e infine anche l’ex chiesa e l’ex convento Anche i soci furono colpiti da gravissime sciagure nelle loro famiglie (ma tutti si convertirono, narra il Francesia!).56

Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice (1877...)

«È una gloria per Nizza e per la Religione che una Chiesa fatta magazzeno da vino sia ritornata al culto».57

Le cose stavano a questo punto quando nella primavera del 1877 Don Bosco, nuovamente invitato con insistenza dai conti Balbo e da alcuni

52 Cf ivi., pp. 34-35; P. CresCenzio…, op. cit., p.116.53 Cf ivi., pp.106-107.54 Cf G. B. franCesia, Suor Maria Mazzarello ed i primi due lustri delle Figlie di Maria

Ausiliatrice. S. Benigno Canavese, Libreria Salesiana Editrice 1906, pp. 301-302; P. CresCenzio…, op. cit., p.119.

55 Cf E. Ceria, Memorie Biografiche del Beato Giovanni Bosco. Vol. XIII. (1877-1878). Torino, SE.I 1932, p. 189; G. B. franCesia, op. cit., pp. 301-302.

56 Cf P. CresCenzio…, op. cit., p.119; G. B. franCesia, op. cit., p. 302.57 Don Bosco alla contessa Corsi. Vedi E. Ceria, op. cit., p. 191.

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notabili della città,58 venne improvvisamente a Nizza per un sopralluogo: vide la Chiesa e inorridì a tanto scempio! Fra tanta desolazione, tuttavia, la solidità della costruzione59 dava garanzia di riuscita ai necessari costosi lavori di restauro e adattamento.

Previa licenza della Santa Sede e con il consenso del Vescovo di Acqui, Mons. Giuseppe Sciandra, Don Bosco si sobbarcò all’oneroso impegno di «fare acquisto di quegli edifizii, ritornare la Chiesa al culto religioso, e del convento farne un Istituto Religioso»,60 «confidando nella Provvidenza del Signore e nella pietà di quelli ai quali stanno a cuore le opere utili alla religione e alla Civile Società».61

Il Santo infatti cercava una nuova sistemazione per le suore di Mornese della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice che, nonostante le soppressioni in atto delle corporazioni religiose, egli aveva fondato nel 1872, accogliendo i suggerimenti del Ministro Urbano Rattazzi. Questi infatti, essendo morto nel 1855 l’autore della Legge Giuseppe Siccardi, ne era diventato il promotore ed esecutore, e tuttavia era divenuto grande amico e protettore di Don Bosco.62

Don Bosco era molto preoccupato della salute della giovane comunità, dove la morte in quei primi anni di vita aveva già mietuto troppe vittime (11 religiose!). L’amenità del luogo, la salubrità dell’aria, la vicinanza della città, la presenza della stazione ferroviaria… non erano le sole buone ragioni che incoraggiavano il trasferimento del nuovo istituto di educazione femminile a Nizza Monferrato.63 Perciò:

• si fece questuante presso piccoli e grandi benefattori, fra i primi dei quali è da ricordare il can. Edoardo Martini;64

• nominò in Nizza una commissione incaricata di provvedere alle offerte sia in denaro, sia in «materiali per costruzione, mobili, lingeria, legna

58 Già nel 1870 il Sindaco di Nizza, Filippo Fabiani, aveva proposto a Don Bosco l’acquisto di tutto il complesso per farne un collegio-convitto privato con insegnamento ginnasiale. Ma per mancanza di personale e per più pressanti imprese in corso, Don Bosco aveva dovuto declinare l’invito. (Cf E. Ceria, op. cit., pp. 188-189).

59 Sebbene una parte del vòlto vicino all’ingresso minacciasse rovina già nel 1868, secondo la descrizione del cav. ripa di Meana. Cf A. Migliardi, op. cit., p.228.

60 Cf F. arrigotti, op. cit., pp. 3-4.61 Cf E. Ceria, op. cit., p. 198. 62 Cf G. B. leMoyne, op. cit., pp. 697-699.63 Cf E. Ceria, op. cit., p. 200. 64 Ivi, pp. 191ss.

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d’opera e da ardere…» nelle persone del vicario di San Giovanni, Don Bisio, del geometra Luigi Terzani e del signor Berta;

• incaricò il sacerdote Francesco Arrigotti65 di scrivere il prezioso opuscolo Notizie Storiche sul Convento e sul Santuario di “Santa Maria delle Grazie” 66... introdotto dalla Supplica di D. Bosco al Sommo Pontefice, dalla Risposta del Papa e dalla Dichiarazione di D. Bosco, e corredato, in appendice, del Programma dell’Istituto Femminile, delle Condizioni di accettazione e delle indicazioni del Corredo necessario;

• interessò infine tutti i Parroci della Diocesi Acquese, diramando una lettera circolare, in cui, mentre sottolineava la natura e l’importanza dell’opera intrapresa, assicurava ai benemeriti oblatori, non solo «la sincera ed inalterabile sua gratitudine», ma soprattutto «la cordiale offerta delle preghiere, delle Messe, di tutte le opere di religione che ogni giorno si faranno nella Chiesa e nel convento e così impetrare copiose benedizioni del Cielo sopra questi benefattori».67

Una curiosa testimonianza aneddotica narrata in Un uomo per tutte le età (vedi bibliografia) viene qui a proposito. In una delle sue venute a Nizza per le varie necessità incombenti dell’ex-convento, Don Bosco «... nel mese di ottobre 1877 [...] passato il ponte sul Rio Nizza si avviava verso l’attuale via Oratorio. Giunto all’angolo di via 1613 dal lato sinistro (“el canton dla Sinòla”) Don Bosco vede seduto su un paracarro un ragazzotto che piangeva disperato.

“Che cos’hai?”“Ho tanto mal di denti. Non ne posso più.”“Come ti chiami?”“Mi chiamo Pietro Delprino ed abito qui nel “borgo dla Sinòla”.

65 Francesco Arrigotti nacque a Nizza il 20 maggio 1809. Fu avviato giovanissimo agli studi religiosi [....]. Nel 1839 venne investito dalla cappellania del beneficio dei Santi Rocco e Felice di cui rimase titolare fino alla morte, svolgendo anche le funzioni di subeconomo della Parrocchia. Cf Archivio Vescovile di Acqui Terme, documenti relativi alle Parrocchie di Nizza Monferrato.

66 V. Francesco arrigotti, Notizie Storiche sul Convento e sul Santuario di “Santa Maria delle Grazie” presso Nizza Monferrato nell’occasione faustissima che il Santuario, veniva aperto al divin culto ed il convento tramutato in casa di Educazione. Torino, Tipografia e libreria Salesiana 1878.

N.B. Il termine santuario è usato in senso generico dall’Arrigotti come pure da Don Bosco. Tale titolo per la Chiesa Nostra Signora delle Grazie avrà valore giuridico dopo il 1922.

67 Cf E. Ceria, op. cit., p. 198.

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Don Bosco gli posa la mano sulla testa e: “Vai a casa, Pietro, ed il mal di denti ti passerà subito”.

Tornato a casa Pierino lo racconta alla mamma, meravigliato di star bene: “Ho visto un prete piccolo e magrolino che mi ha fatto guarire”».

Il ragazzo sarà un oratoriano per tutta la vita. Si tratta del papà della suocera del rag. Luigi Gallo di Nizza Monferrato.

Chiesa e convento con annesso appezzamento di terreno furono acquistati al prezzo di “fr. 30.000”,68 con atto notarile del 12 ottobre 1877, dopo aver finalmente ottenuto l’approvazione della competente Autorità Ecclesiastica. Don Bosco era legalmente rappresentato da Don Rua nello studio del notaio Saverio Negro a Savigliano. Lire 15.000 vennero sborsate subito, le rimanenti Don Bosco si impegnò a pagarle entro il mese di aprile del 1879, corrispondendo intanto l’annuo interesse del sei per cento. «Il contratto mise Don Bosco in possesso di poco più che delle nude muraglie […], mentre alla mano dei muratori si deve ancora associare quella dei fabbri, falegnami e simili artieri per renderle abitabili».69 Per sopperire a tante spese, nel 1880 dovrà essere venduta al marchese d’Oria, per Lire 22.000, la Casa di Mornese!70

A prezzo di tanti sacrifici Don Bosco restituì al culto la Casa del Signore e aprì nell’ex convento un istituto femminile di educazione che affidò alle Figlie di Maria Ausiliatrice, impegnandosi però a cedere nuovamente Chiesa e convento ai Padri Cappuccini, qualora essi vi potessero ritornare. Unica condizione: essere indennizzato delle spese sostenute.71

Da una fotografia databile tra il 1899 e il 1906, cioè dopo l’ingrandimento delle finestre e prima dei restauri del 1907 (cf parte III, Descrizione del Santuario, Cf sezione iConografiCa), è possibile avere un’idea di come poteva essere la Chiesa nei primi tempi della sua riapertura al culto. Risaltano all’occhio le pareti a strisce bianche e nere con il pulpito a destra tra le prime due arcate verso l’altare; la balaustra policroma ad arco che giungeva fino agli angoli della navata e

68 A Don Bosco la Società Enologica di Savigliano chiese questa cifra, assicurando di avere ricevuto tale offerta da altri. Cf ivi, pag. 191.

69 Cf ivi, p. 197.70 Cf Ferdinando MaCCono, Santa Maria Mazzarello. Torino, Ist. FMA 1932, pp. 127-

128. Vol. II.71 «I Cappuccini non furono in grado di riscattare il luogo perché la cifra richiesta

esorbitava dalle loro possibilità» e poi nel 1866, come già detto, era sopravvenuta la soppressione generale degli ordini religiosi. Cf P. CresCenzio…, op. cit., pp. 119-120, note 18 e 19.

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che lì era sovrastata da due angeli speculari con un braccio alzato da cui si elevava una candela molto lunga; le statue dell’Angelo Custode e di San Francesco di Sales che appoggiavano su due alti supporti posti sulla parete dell’Arco Santo, simmetricamente a destra e a sinistra al di sopra di due riquadri (nicchie?). La volta ribassata era a crociera multipla, con un solo grande lampadario centrale; c’era poi una Via Crucis composta da quadri abbastanza grandi, che iniziavano sulla lesena d’angolo del presbiterio. Nell’aula, senza navate laterali, c’erano quattro bancate ininterrotte, di cui le due laterali più piccole e scure, con una larga corsia centrale; tra la balaustra e le bancate si aprivano due porte con acquasantiera in pietra.

Il presbiterio era rialzato di un gradino e l’altare di altri tre: era già quello attuale, adorno di due file di candelieri (medi e grandi) e con ai lati due candelabri e due angeli. Al centro troneggiava la statua di Maria Ausiliatrice, contornata da un’ampia raggiera, posizionata al di sopra del tabernacolo e del trono per l’esposizione del Santissimo. Due passaggi rifiniti da tendaggi permettevano di accedere al coro e due porte ai locali laterali. Quattro lampadari a goccia, che richiamano molto gli attuali, lo illuminavano.

Don Giovanni Cagliero, allora Direttore Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la domenica 27 ottobre 1878, benedisse solennemente la Chiesa, sommariamente restaurata, e celebrò, presente anche Madre Mazzarello, la Messa cantata, con grande partecipazione di fedeli, accorsi a festeggiare l’insperato ricupero della loro Madonna.72

Per riguardo alla secolare devozione dei Nicesi, Don Bosco volle conservare alla Chiesa il titolo di Nostra Signora delle Grazie. La popolazione, a causa della sua involontaria assenza, fu solo spiacente di non potere esprimergli la sua più viva riconoscenza.

Da allora Don Bosco fu di casa a Nizza Monferrato. Vi aveva istituita la Casa-Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice, destinandovi la prima Superiora Generale, Madre Maria Domenica Mazzarello (che sarà canonizzata dal Papa Pio XII il 24 giugno 1951) e interveniva alle accuratissime funzioni religiose, specialmente, nel mese di agosto, agli annuali Esercizi Spirituali per signore e signorine, vera fucina di vocazioni religiose.

Memorabile l’ultima sua visita del 23 agosto 1885, quando, ormai logoro dagli strapazzi più che dagli anni, dopo i vespri, disse dal piccolo parlatorio davanti al sagrato della Chiesa, le famose parole: «Voglio dirvi che

72 Cf G. Capetti, Cronistoria. Vol. II. ..., pp. 350-352. Una lapide, tuttora sulla facciata del Santuario, ne tramanda il gioioso ricordo. (Vedi p. 46s).

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la Madonna è veramente qui, qui in mezzo a voi! La Madonna passeggia in questa casa e la copre col suo manto».73

A ricordo di questo fatto nel 25° anniversario di fondazione di Casa-Madre (1903-1904), fu eretta la torretta col grande orologio, donato per la festa onomastica e le Nozze d’Argento di Madre Caterina Daghero (1903). Per la stessa data dell’anno successivo vi si aggiunse la statua di Maria Ausiliatrice, regalo delle educande alla Madre Generale: tale statua durò a custodia della Casa per ben 100 anni, dopo di che, a causa dell’usura del tempo, è stata recentemente sostituita. Nel centenario della Casa-Madre fu invece scoperta una nuova lapide commemorativa (vedi p. 46).

Il Santo assicurò la sua continua presenza anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1888, attraverso i suoi figli migliori e i suoi successori, primo fra tutti il Cagliero, il quale il 31 dicembre 1884,74 appena eletto Vescovo, già aveva solennemente riconsacrata la Chiesa, dedicandola secondo il titolo primitivo a Maria SS. delle Grazie, e installato l’attuale statua di Maria Ausiliatrice (dono di Don Bosco secondo la tradizione). Divenuto Cardinale, il Cagliero la incoronerà per Decreto Pontificio il 15 agosto 1922, a conclusione delle grandiose feste giubilari dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.75

Per tale insigne privilegio la Chiesa assunse il titolo di Santuario e venne aggregata e incorporata alla Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma per decreto dell’8 gennaio 1927, con partecipazione dei favori, delle indulgenze, dei privilegi e indulti apostolici accordati alla Basilica Liberiana. Tale privilegio è stato riconfermato nel 2004. (Vedi pp. 30 e 36)

A conclusione di questo excursus storico è bello ricordare che ogni anno, per una felice tradizione, il 24 maggio si celebra solennemente in Nizza la Festa di Maria Ausiliatrice, divenuta festa civile, con veglia di preghiera, celebrazione di Sante Messe, amministrazione di Santi Sacramenti, consacrazione dei bambini alla Madonna e devota processione per le vie della città.

* * *

73 Cf G. Capetti (a cura di), Cronistoria. Vol. V. Ultimi anni sotto lo sguardo del Fondatore (1885-1888). Roma, Ist. FMA. 1978, p. 52.

74 Cf G. Capetti, Cronistoria. Vol. IV. L’eredità di Madre Mazzarello passa nelle mani di Madre Daghero (1881-1884). Roma, Ist. FMA 1978, pp. 331-332.

75 Cf G. Capetti, Il cammino dell’Istituto nel corso di un secolo. Vol. III. Dal VI Capitolo Generale Straordinario al Giubileo d’Oro dell’Istituto. (1907-1922). Roma, FMA 1976, p. 196.

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76 Di lei scrisse Sr Giuseppina Mainetti FMA una piccola biografia: G. Mainetti, Pagina Azzurra. Torino, L.I.C.E. 1936.

77 Vedi Cronaca della Casa.78 Vedi necrologio in «La Figlia dell’Immacolata», giornale per giovanette. Bologna, 1°

maggio 1906, pp. 143-144.79 Vedi cenni biografici manoscritti da Suor Angiolina Agostini e da Maria Pia Granata.

parte seConda

MEMORIE DI VITA RELIGIOSA(dalla Cronaca della Casa ed altre fonti)

La Madonna delle Grazie, dispensatrice di “Grazia”

In questo Tempio della Madonna delle Grazie non è possibile calcolare i prodigi di Grazia fin dal tempo dei Frati.Si dice che le sue mura “trasudano santità”. Esse non solo custodirono

le sante spoglie di Fra’ Costanzo da Acqui (vedi p. 14) e di Santa Maria Domenica Mazzarello, ma:

• furono testimoni degli ardori eucaristici della Santa Confondatrice e di tante sue figlie FMA, tra cui Madre Elisa Roncallo, considerata dai Nicesi come la loro patrona, e Madre Emilia Mosca, animatrice instancabile delle prime educatrici della scuola e del convitto; della Beata Madre Maddalena Morano e delle Serve di Dio Sr Teresa Valsè Pantellini e Sr Laura Meozzi.

• Furono testimoni degli slanci missionari di innumerevoli giovani FMA, che partirono oltre oceano e di cui pure non poche godono fama di santità, come Madre Angela Vallese, Sr Virginia Magone, Sr Angela Piai (Direttrice della Beata Laura Vicuña a Junin de los Andes), la serva di Dio Sr Maria Troncatti.

• Raccontano della fioritura di anime elette tra le stesse educande e Figlie di Maria già mature per il cielo, come le non ancora quindicenni Giovannina Piazza, deceduta l’8 aprile 1912;76 Serena Carnevale, volata al cielo il 14 dicembre 1918 a soli 13 anni; Juanita Martinotti, morta nel 1932; Marina Luzzi che morì come un angelo nel marzo 1922;77 la diciottenne Marina Scapino, deceduta il 25 marzo 190678 e la sedicenne Laura Piccone, deceduta il 19 settembre 1912.79

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• Assistettero al colloquio di Madre Clelia Genghini alla porticina del tabernacolo, da cui giunse la prodigiosa risposta: «Vivi il momento presente, vivilo in amore…»;80

• e, nelle Messe solenni giubilari del 1922, celebrate da Mons. Luigi Versiglia, furono testimoni dell’offerta di quel calice che otto anni più tardi sarebbe stato ricolmo del suo stesso sangue.

E chi può misurare i capolavori di Grazia compiuti negli Esercizi Spirituali, regolarmente tenuti per signore e signorine, oltre che per le suore, che fecero dire a Don Bosco: «Se non avessi istituito la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la vorrei istituire anche solo per ottenere tanto bene.»?81

Chi può conoscere le innumerevoli conversioni operate nel segreto dei confessionali, di uomini e donne che attendono tradizionalmente il 24 maggio per fare Pasqua alla Madonna?

Queste mura ci tramandano l’eco della voce ora sonora, ora affaticata di Don Bosco e di quella possente del Cagliero; la pastorale benedizione di San Giuseppe Marello, che il 20 agosto 1890 chiuse gli Esercizi Spirituali delle FMA; dei Beati successori di Don Bosco, Don Michele Rua e Don Filippo Rinaldi.

Queste mura risuonano ancora delle lodi di centinaia e centinaia di re-ligiose e di giovani che ancor oggi frequentano l’Istituto; vibrano al suono poderoso dell’organo e al canto dell’armonioso coro Don Bosco, continua-tore delle magistrali esecuzioni liturgiche d’un tempo.

E qui viene a proposito ricordare la storia della vocazione di Natalino Brusasca, il ragazzo quindicenne corista che cantò… “con la voce di Don Bosco”.

Si racconta, infatti, che nel mese di maggio del 1879,82 Madre Mazzarello, desiderando celebrare con grande solennità la festa di Maria Ausiliatrice, aveva ottenuto che Don Bosco vi partecipasse con il coro dell’Oratorio. Natalino, detto il solista di Don Bosco, doveva fare gli assolo. Ma, per l’entusiasmo dei giovani cantori che non avevano mai fatto il tragitto in treno, durante il viaggio ci fu qualche imprudenza nell’affacciarsi ai finestrini e Natalino inavvertitamente si buscò una raucedine.

80 Cf G. Capetti, Madre Clelia Genghini. Torino, Ist. FMA 1962, pp. 311-312.81 Cf G. Capetti, Cronistoria. … . Vol. IV, p. 35.82 Cf Eugenio valentini - Amedeo rodinò, Dizionario Biografico dei Salesiani. Torino,

Ufficio Stampa Salesiano [1969], p. 59.

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Quando al Gloria della Messa solenne l’incauto solista aprì la bocca, con sorpresa e disappunto di tutto il coro, da quella bocca solitamente così canora non uscì che un orribile gracchio. Avvilito per l’insuccesso inimmaginabile, Natalino, finita la Messa, si dileguò e non si fece più vedere nemmeno a pranzo. Inutilmente lo si cercò per tutta la casa. Ci volle l’intuito materno di Madre Mazzarello per scovarlo in un fosso della vigna, ancora in preda ai singhiozzi, e la sua forza di persuasione per condurlo in comunità, dove Don Bosco, dopo avergli intimato di pranzare, lo rassicurò dicendogli: «Non pensarci più… Questa sera vedrai, vedrai…!».

Dopo i vespri, durante i quali Don Bosco con voce chiara e sonora fece il panegirico della Madonna, fu distribuito ai coristi il solenne Tantum ergo con assolo per soprano che rimetteva alla ribalta il povero Brusasca, ancora dubbioso. Ma quale non fu la sua sorpresa quando attaccò nel silenzio colmo di attesa con una voce limpida e distesa come non mai: non poté trattenere le lacrime… questa volta di meraviglia e commozione.

A questo punto però Don Bosco dovette cantare l’Oremus, ma lo fece con una voce così malferma e così debole che a mala pena fu udito dai chierichetti in presbiterio.

Dopo la funzione anche Don Bosco si complimentò con Natalino: «Hai visto? Hai visto?… Siccome però adesso devo fare la conferenza ai Cooperatori, ridammi la mia voce e tu riprenditi la tua». Ed ipso facto ambedue tornarono in possesso delle loro ugole.

Colpito da tanta bontà, Natalino allora decise di rimanere sempre con Don Bosco e di farsi salesiano. Non lasciò passare la giornata senza dirgli: «Lei, Don Bosco, mi ha prestato la voce; io le dono la mia vita.». E così fu. Due anni dopo fece professione religiosa, divenne sacerdote salesiano e lavorò fino al 1939 in Congregazione, conservando fino alla vecchiaia una voce invidiabile.

Anche le pagine della Cronaca della Casa ci tramandano episodi non meno edificanti della storia del Santuario. Eccone due esempi.

• L’8 novembre 1918, cessata la guerra, i soldati del reparto ospedale (metà della Casa era stata requisita a tale scopo) alla vigilia di partire ottengono da Madre Caterina Daghero di vedere la Cappella dell’Istituto (la Chiesa non era ancora ufficialmente Santuario) e di compiervi una funzione sacra. Il loro fervente Cappellano li accompagna: «…e lo spettacolo è veramente consolante. Sono trecento e più soldati che dinanzi alla nostra Madonna, bella di una bellezza tutta spirituale, sentono il profumo della bontà di Maria, e gustano un momento di pace santa e inenarrabile.

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Il Cappellano fa un devoto sermoncino sul secondo mistero gaudioso: la Visitazione di Maria Santissima e viene a parlare con tanta unzione della Vergine sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. […] La funzione si chiude con la Benedizione Eucaristica e col canto della lode: “Ausiliatrice, Vergine bella…”. La voce robusta di tanti figli d’Italia non può non commuovere il cuore della nostra dolcissima Mamma, Maria Ausiliatrice».

• 4 sett. 1948. Riassumiamo: alle ore 11 una telefonata dei carabinieri intima di allontanare i fanciulli dal torrente Belbo che sta ingrossando paurosamente. Il fischio lacerante della sirena avverte del pericolo imminente.

Le ragazze interne che si stanno preparando agli esami di riparazione e le orfanelle che si trovano in casa, vengono tempestivamente messe al sicuro in Noviziato.

Alle ore 16 le acque sono a pochi metri dall’ingresso. La campana chiama in Santuario la Comunità per la recita delle Litanie dei Santi e del Rosario, seguito dalla Benedizione Eucaristica. Nel frattempo le acque si riversano con impeto in Casa-Madre invadendo i parlatori, la saletta del telefono, il Santuario, la sacrestia, l’infermeria e penetrano in cantina. Il Santissimo è trasportato nella cameretta di Madre Mazzarello, mentre le Suore si gettano al salvataggio delle cose in pericolo.

Madre Claudina Pozzi, Ispettrice, fa portare in mezzo al cortile a metà invaso dalle acque, una statua di Maria Ausiliatrice: le acque si fermano e non si verificano gravi danni in casa. Perché la fiumana impetuosa, travolto il muro di cinta presso la cabina elettrica, entra nel rustico, sfonda il muretto presso la cappellina di Maria Ausiliatrice e si sfoga nei campi, trascinando con sé animali da cortile e ogni cosa. L’ortolana, Suor Teresa Bosco, si vede preclusa ogni via per la fuga, ma dopo paurose avventure sarà tratta in salvo alle ore 21.

Come ai tempi di Madre Mazzarello e di Madre Marina Coppa, anche questa volta quanti sono fuggiti dalle loro case per rifugiarsi «sotto il manto della Madonna» trovano ospitale accoglienza presso le suore.

Alcune date memorande

Numerose date memorande, tra cui quelle già menzionate, illustrate dalla presenza di alte personalità ecclesiastiche e civili e da solenni

celebrazioni liturgiche, musico-letterarie e filodrammatiche, ha registrato la storia di Casa-Madre, come ad esempio:

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• il 31 dicembre 1884 per la riconsacrazione della Chiesa ad opera di Mons. Giovanni Cagliero;

• il 1891 per il cinquantesimo anniversario della 1a Messa di Don Bosco;

• il 1° ottobre 1905 per l’incoronazione della statua di Maria Ausiliatrice per Delegazione Vescovile, da parte di Mons. Disma Marchese, Vescovo di Acqui;

• 15 dicembre 1907 per il Decreto di venerabilità di Don Giovanni Bosco: festa solenne, celebrata insieme alla solennità dell’Immacolata, in quell’anno rinviata a tale data così da poter solennizzare insieme le due ricorrenze con la presenza di Don Michele Rua, primo successore di Don Bosco. Per l’occasione la Chiesa fu restaurata e ingrandita con l’apertura della navata di destra, dedicata all’Immacolata (vedi p. 44 e cf sezione iConografiCa).

• il 4 novembre 1910 per la consacrazione dell’Altare Maggiore e di altri altari da parte di Mons. Giacomo Costamagna;

• in occasione di Giubilei d’Argento e d’Oro e di Centenari dell’Istituto e della Casa, di anniversari di Don Bosco, di Don Rua e di Madre Mazzarello, di eventi gloriosi di famiglia (beatificazioni e canonizzazioni) a ricordo dei quali si custodiscono, eloquente testimonianza, preziosi vasi ed arredi sacri, datati e dedicati, che si possono ammirare nella Sala della Memoria presso l’Istituto (cf p. 33, nota 91).

Sfogliando la Cronaca della Casa, riviviamo alcune di queste significative date.

Il 3 giugno 1916 la penna di Suor Rosalia Pestarino racconta l’accoglienza trionfale, veramente degna di un Principe della Chiesa, da parte di tutta la città di Nizza e dintorni al novello porporato, il Cardinal Cagliero. Impavido missionario e Vicario Apostolico della Patagonia, diplomatico Delegato Apostolico per i Paesi Latini dell’America Centrale egli rimaneva pur sempre il buon Pastore e Padre.

Annunciato da un suono festoso di campane, giunge accompagnato dal segretario e dai Parroci di Nizza, andati ad incontrarlo ad Agliano, mentre una folla di popolo impaziente lo attende già alla stazione. Qui Superiori Salesiani e Madri Superiore rappresentanti dell’Istituto, assessori e notabili della Città sono pronti ad ossequiarlo. Nella sala di 1ª classe, gentilmente messa a disposizione dal Capo Stazione, elegantemente adorna di piante e di fiori, un’educanda dell’Istituto gli porge, con uno splendido mazzo di fiori, un poetico e cordiale “benvenuto”, anche a nome di tutte le compagne.

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Ma egli, ossequiato da autorità civili ed ecclesiastiche, bonariamente si schermisce dagli elogi con qualche battuta scherzosa; quindi si avvia in carrozza a fianco del Rettor Maggiore Don Paolo Albera, fra due fitte ali di popolo inneggiante al suo passaggio, benedicendo tutti fino all’Istituto, dove c’è ad attenderlo e ad applaudirlo tutto il mondo entusiasta di Casa-Madre. Intanto il coro giovanile delle educande e delle suore diffonde nell’aria le note festose dell’inno: “O giorno di gaudi, veniste da Roma…”.

Nella Chiesa, gremita di gente e scintillante di luci, egli fa il solenne ingresso al suono possente dell’organo che intona – immaginiamo – un “Ecce Sacerdos Magnus”, magistralmente eseguito dalla Schola Cantorum, quindi rivolge le sue calde parole a tutti i presenti a nome del Santo Padre, seguite dalla Benedizione Eucaristica. Uscito poi sul piccolo sagrato antistante, si intrattiene con le educande e con gli esterni, e tutti conquista con la paterna bontà, caratteristica dei “figli di Don Bosco”.

Ritiratosi infine nell’ufficio della Direttrice, appositamente preparato per lui – nota la cronaca – egli rievoca con le suore i tempi trascorsi...: forse anche quel lontano 1° giugno 1879, quando «i settari del luogo, contrariati dalla presenza di tante monache e più dal vederne il fortunato proselitismo, avevano montato una cabala per mandare a monte la cerimonia della Vestizione e così a poco a poco forzare le ospiti mal gradite a mutar aria. Ma...» egli seppe tener testa al Sottoprefetto di Acqui e al Vicesindaco di Nizza, e i settari «restarono con il danno e le beffe, poiché oltre alle spese per tale mobilitazione, dovettero subirsi anche l’onta del pubblico scorno di fronte alla cittadinanza sana».83 Chi avrebbe immaginato tale mutamento di situazione?

Cinque giorni benedetti quelli della permanenza del Cardinale, dedicati, nel tempo libero dagli obblighi del cerimoniale e da altri impegni, nel farsi tutto a tutti in udienze pubbliche e private, nell’ascolto delle confessioni, nelle celebrazioni eucaristiche, nel porre la mantellina a tre nuove Postulanti..., dispensatore prodigo di Parola e di Grazia. Persino il tempo meteorologico, compiacente, sospende la pioggia alle ore 18 del giorno seguente, concedendo il perfetto svolgimento di un ricco programma accademico nel cortile della scuola pavesato a festa, dove un grande palco è elegantemente allestito per Sua Eminenza e per le personalità che gli fanno corona, dinanzi al numerosissimo pubblico plaudente d’ogni condizione

83 Cf E. Ceria, Memorie biografiche del Beato Giovanni Bosco. Vol. XIV. (1879-1880). Torino, SEI 1933, pp.260-263.

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e d’ogni età. Ma il Cardinale, con benevolo rimprovero, attribuisce ogni lode, ogni omaggio alla Vergine Ausiliatrice, l’augusta patrona dei Salesiani e delle Figlie che ne portano il nome.

Riparte per Torino alle ore 17 dell’8 giugno, lasciando in tutti il richiamo al vivo della figura benedicente di Don Bosco, di cui fu sempre il beniamino.

Dal 5 al 15 agosto 1922: la Cronaca della Casa, magistralmente redatta dalla Direttrice di allora Suor Angiolina Cairo, registra ancora pagine auree in occasione delle grandiose celebrazioni per il Giubileo d’oro dell’Istituto e per l’Incoronazione della statua di Maria Ausiliatrice. Per la circostanza il genio poetico di Suor Giuseppina Mainetti FMA canta in versi altisonanti:

O Maria AusiliatriceLepanto e Roma t’offersero palme e trofei

Morneset’educò una fiorita di gigli

Nizzat’inghirlanda con un serto d’alloro

Dieci lustrisorrisi dal tuo amore e dalla tua luce

ne germinarono le freschissime frondelo composero i cuori

delle Tue FiglieE gigli ed allori da noi sempre avrai

O Madre Divinafinché nello spirito ci arderà quella fiamma

che nel cuor di D. Bosco accendevie la tua santa mano

ci sosterrà benedicente e proteggitrice.84

Fin dai mesi precedenti ci furono febbrili lavori di restauro e di abbellimento, interni ed esterni alla Chiesa che, con l’incoronazione della statua della Madonna, avrebbe assunto il titolo di Santuario,85 ma anche un fermento di preparativi per l’accoglienza degli invitati e l’allestimento dei festeggiamenti, sotto l’esperta guida dell’impareggiabile Madre Caterina

84 Cf Giubileo d’Oro dell’Ist. “Figlie di Maria Ausiliatrice” fondate dal Ven. D. Bosco. Mornese 1872 - Nizza Monf. 1922. Ricordi e Memorie. Milano, P.ta Scuola Tip. Salesiana s.d., p. 3.

85 Cf Circolare mensile di Madre Caterina Daghero del 24 aprile 1922.

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Daghero, mirabilmente coadiuvata dalla Direttrice della Casa. Questa seppe coinvolgere tutta la popolazione di Nizza e in particolare mobilitare le Ex-allieve che, orgogliose di prestare l’opera loro in così nobile impresa, costituirono un Comitato esecutivo da cui dipesero quattro Commissioni, ciascuna responsabile di un preciso incarico: ricevimenti, alloggi, cassa, segreteria; mentre nella casa un esercito di suore, come api industriose di uno straordinario alveare, dalle ricamatrici e merlettaie alle lavandaie e cuciniere, dalle scrittrici, pittrici e musiciste alle guardarobiere, sacrestane e giardiniere, si prodigava in una gara entusiastica di generosità e di fervore.

I festeggiamenti si svolsero con un ciclo di appuntamenti opportunamente scanditi, con l’intervento di alte personalità religiose, ecclesiastiche e civili. Assente suo malgrado fu per motivi di forza maggiore il Vescovo di Acqui, Mons. Disma Marchese, che comunque inviò la sua sentita adesione.

Le celebrazioni cominciarono con forte anticipo il 30 aprile, onomastico della Madre Generale, con la festa delle educande che non avrebbero potuto essere presenti nel mese di agosto; seguì un gioioso preludio il 5 agosto 1922, anniversario della nascita dell’Istituto, con la festa intima – cui parteciparono circa 600 suore, convenute dai due mondi, e rappresentanti le circa 5000 FMA allora sparse in 500 Case – e in particolare con la Vestizione Religiosa di ben 50 Novizie nel Santuario e la Santa Professione di 33 FMA nel Noviziato San Giuseppe.

Riportiamo un tratto dell’estatica descrizione che della Vestizione fa l’articolista:

«Sfilano nell’ampia navata del Santuario le cinquanta giovanette bianco vestite, le prescelte dell’anno d’oro, e si avvicinano tremanti all’altare. Un’onda di candore liliale emana dai veli vaporosi, dalle bianche corone di fiori, dall’espressione tutta della loro persona, dal sorriso irradiato sui loro volti e rifulgente negli sguardi, quasi erranti, in dolce estasi d’amore, dalla venerata immagine di Maria alla porticina del Tabernacolo santo.

«[…] Qua e là lacrime e qualche singhiozzo soffocato: sono padri e madri venuti per assistere ai mistici sponsali della figliola: in tutti un’interna commozione, effetto di una purissima gioia che erompe dinanzi alla grandezza d’un sacrificio generosamente compiuto….».86

La programmazione delle varie giornate contemplava, oltre alle immancabili funzioni religiose, riuscitissime accademie musico-letterarie,

86 Cf Giubileo d’Oro… , pp. 5ss.

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in cui la scrittrice Suor Giuseppina Mainetti profuse i tesori del cuore filialmente devoto ed entusiasta nella fervida vena poetica e nella fantasia creatrice, e celebri maestri di musica intercalarono mirabili esecuzioni corali. Così, a conclusione di quel memorabile 5 agosto, nel melodramma in tre quadri Dieci Lustri, musicato dal Maestro Magri, con varietà di sceneggiature ed espressioni simboliche, in versi e in canto, furono illustrati i tre momenti del cinquantennio: «ieri - oggi e nei Cieli».87

• Il 6 agosto ci fu la festa giubilare per le Oratoriane con Santa Messa celebrata dal Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi e Comunione Generale, seguita dalla distribuzione a tutte le ragazze di pane e cioccolata. Il pomeriggio, dopo le funzioni religiose, fu allietato da un’accademia musico-letteraria;

• dal 9 al 12 agosto si svolsero gli Esercizi Spirituali per 130 signore e signorine, con possibilità di avvicinare il Cardinal Cagliero gran parte della giornata;

• il 10 agosto il Cardinale amministrò la Cresima a 200 bambine;• il 13 ci fu la festa per i Benefattori e gli Aderenti alla Famiglia Salesiana:

al mattino, solenne Santa Messa Pontificale celebrata da Mons. Domenico Comin, Vicario Apostolico di Gualaquize, con la partecipazione della Schola Cantorum “Santa Cecilia” dell’Oratorio Maria Ausiliatrice di Torino, diretta dal Maestro Don Giovanni Battista Grosso SDB, seguita da un’ora di “Corte a Maria”. Nel pomeriggio, dopo i Vespri e la Benedizione Eucaristica, il Saggio Ginnico di 500 giovinette dei vicini oratori e convitti, accompagnate dalla Banda Musicale dell’Oratorio di Valdocco, diretta dal Maestro Giuseppe Dogliani, Coadiutore Salesiano;

• il 14 agosto ci fu il terzo Congresso Internazionale per le Ex-allieve (con circa un migliaio di partecipanti provenienti da tutta l’Italia), e il primo Convegno Regionale per i Cooperatori Salesiani; pranzo sociale e agape fraterna per tutto il clero e i più illustri cooperatori, durante i quali venne lanciata e approvata all’unanimità l’idea della erezione di un monumento a Don Bosco all’ingresso di Nizza (idea che verrà realizzata nel 1929 sulla piazzetta all’ingresso del viale omonimo);

• infine il 15 agosto, la Festa di Maria Assunta segnò il culmine di tutti i festeggiamenti con straordinaria solennità. Essa fu preceduta dalla Veglia Santa durante tutta la notte, con solenni celebrazioni e con amministrazione dei Santi Sacramenti a numerosi fedeli.

87 Cf G. Capetti, Il cammino… .Vol. III, p. 195.

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La mattina seguente, prima della Santa Messa solenne, il Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi benedisse la bandiera dell’Istituto. «Maria Ausiliatrice – disse – ha ormai il suo esercito valoroso, e all’esercito non deve mancare la bandiera. I colori di questa sono un simbolo: il rosa simboleggia la carità che bisogna diffondere in tutto il mondo, […] l’azzurro richiama il cielo, premio e riposo da tutte le fatiche. La bandiera dell’Ausiliatrice sventolerà questa sera per le vie di Nizza: porti a tutti la parola della pace e della concordia, e tutti indistintamente ne comprendano l’alto linguaggio.»

Alle ore 10 Santa Messa Pontificale di Mons. Luigi Versiglia, Vicario Apostolico di Shiu-Chow in Cina (futuro martire) con assistenza in cappa magna del Cardinal Cagliero. Suore e novizie accompagnano con musica scelta la sacra funzione e alla fine il Cardinale imparte la solenne Benedizione Papale alla folla gremita fin nelle adiacenze del Santuario.

Nel pomeriggio avviene l’Incoronazione della Madonna. Cediamo la parola a Suor Angiolina Cairo, testimone.

«Alle 17.30 nel cortile delle esterne in cui garriscono al vento le splendide bandiere, è un mare di teste. Tutta Nizza si è riversata nel nostro cortile attorno allo splendido palco a scaglione, capace di contenere più di 500 persone, dove posa sorridente la statua della nostra Ausiliatrice, senza corona e senza scettro.

Dalla vicina Chiesa del Sacro Cuore esce il corteo sacro, composto di sacerdoti, Parroci e Canonici che precedono il Cardinale, accompagnato dai Vescovi Mons. Versiglia e Mons. Comin in abiti pontificali; e comincia il sacro rito.

Benedette e imposte le auree corone, dono delle Ex-allieve (n.d.r.: e della popolazione; cf p. 41), la Schola Cantorum intona l’antifona “Corona aurea super caput eius” del Maestro Dogliani, fra la commozione generale (vedi sezione iConografiCa).

Una piccola nube che si è fermata sopra il cortile par che voglia promettere la pioggia tanto desiderata. Piove infatti per pochi minuti, ma la processione sfila ugualmente e si avvia verso la città, dove tutti i balconi sono messi a festa, tutte le persone si segnano riverenti e ammirano il religioso corteo con rispetto e devozione.

Il simulacro della Vergine incoronata procede lentamente, tra due ali di popolo, su di un autocarro adorno di fiori, di trine, degli stemmi delle varie nazioni e di angioletti viventi; e un’immensa massa ondeggiante lo segue cantando inni sacri. Un trionfo indimenticabile!

Già nei giorni precedenti la nostra cara Madonna aveva trionfato in mille

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anime da tempo lontane dai Sacramenti, ed ora la sua comparsa in Nizza guadagna altri cuori che la guardano con le lacrime agli occhi e la seguono come vinti e non trovano più pace finché non si son gettati ai piedi di un confessore.

Al ritorno del corteo, sull’altare eretto nell’elegantissimo palco del cortile, è già esposto il SS. Sacramento che solennemente, a coronamento della memoranda cerimonia, è levato a benedire.

L’entusiasmo della moltitudine è al colmo. Gli evviva a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice s’intrecciano con le note del “Te Deum” al quale, per lunga ora, seguono a voce di popolo, inni e canti devoti, finché sul far della notte, la statua della Vergine viene ricondotta alla sua Chiesa.

Mai si era veduto in Nizza uno spettacolo così imponente!».In quei giorni Nizza vide passare per le sue vie non solo i suoi 10.500

abitanti, ma ben 25.000 persone, ed assistette a gare di generosità e di gentilezza, come ad esempio quella tra il proprietario del Garage, Sig. Guido Torello, e la Ditta Bersano-Zappa per offrire gratuitamente l’autocarro per portare la statua di Maria Ausiliatrice incoronata in processione.88

Degna poi di nota tutta speciale è la data del 10 maggio 1939, quando il Santuario, restaurato, ampliato (con l’apertura della piccola navata settentrionale dedicata a San Giovanni Bosco: vedi pp. 45 e 46) e addobbato a festa come non mai, accolse la reliquia insigne (una vertebra e un frammento di costola) di Madre Mazzarello (vedi sezione iConografiCa).

Essa giungeva in un prezioso reliquiario, scortata da Superiore, Superiori e Personalità Ecclesiastiche, preceduta e seguita dal clero e dalla popolazione di Nizza e paesi circonvicini, che cantavano in lungo, solenne e devoto corteo, sul motivo dell’inno a Don Bosco: “Giù dai colli…” un canto dal ritornello:

Maria Mazzarello, sì cara al Signor, ci guida e proteggi89

col santo tuo amor!

Così che Don Guido Favini SDB, suo nuovo biografo, ebbe a dire: «Avete cullato la vostra Madre come noi Don Bosco quando scese da Valsalice».90

88 Cf Il Giubileo d’Oro… , pp. 51, 52, 13.89 “ci guida e proteggi”: forma poetica che sta per: “guidaci e proteggici”.90 Dalla testimonianza orale di Suor Rosa Gemme FMA.

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Le sacre spoglie della Santa avevano riposato all’ombra del Santuario in un artistico monumento per quasi venticinque anni, cioè dal settembre 1913 – dopo che era stato inoltrato il Processo Diocesano per la sua beatificazione, grazie alla fedele e zelante raccolta di testimonianze di Don Ferdinando Maccono SDB, primo Vicepostulatore della causa, coadiuvato da Suor Orsolina Ardissone FMA – fino al febbraio 1938. Esse venivano poi quasi furtivamente traslate nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino-Valdocco, accanto a quelle di San Giovanni Bosco: per tributo di onore alla Confondatrice dell’Istituto, certo, ma contro l’espressa volontà civile e religiosa di Nizza, gelosa custode della sua Santa.

In seguito all’avvenuta Beatificazione ritornava ora una sua semplice reliquia, esposta però alla pubblica venerazione dal Vicario Generale della Diocesi, Mons. Giuseppe Lanzavecchia, sull’altare della cappella dedicata alla nuova Beata, appositamente e artisticamente trasformata. Altre numerose reliquie venivano inviate nelle più lontane regioni del mondo salesiano, in particolare in quelle case religiose dove la Madre, ancora vivente, aveva tanto desiderato raggiungere le sue Figlie. Il sacrificio di Nizza non fu vano!

All’eloquente e caloroso panegirico di Don Guido Favini, seguì la Benedizione Eucaristica, impartita anche sulla porta del Santuario alla folla che non aveva potuto entrare per la grande ressa.

Della devozione vivissima e imprevedibile a lei tributata diedero pure prova anche nei giorni successivi del triduo, l’affluenza entusiastica di fedeli, autorità e rappresentanze di personalità al Santuario, divenuto impari a contenere la fiumana di gente, nonostante la pioggia insistente ed abbondante, e in particolare, il 14 maggio, festa della nuova Beata, la dimostrazione di pietà popolare durante le solenni funzioni liturgiche, cui intervenne il Rettor Maggiore Don Pietro Ricaldone. Essa si estese dalle lodi dell’alba ai vespri della sera, alla Santa Messa della comunione generale e a quella cantata del Palestrina, celebrata dal Vicario Generale della Diocesi, con assistenza pontificale, e alle prediche, vivacemente partecipate.

La folla si congedò, portando in cuore il ricordo benefico di tante salutari emozioni, solo quando con le ultime note della banda musicale della Scuola Agricola di Canelli, le luci del Santuario si spensero, lasciando nell’ombra il bellissimo stendardo della Beata.

Date memorande – sebbene non ancora entrate nella storia propriamente detta – ha vissuto il Santuario anche negli ultimi 50 anni.

Ricordiamo:

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• l’inaugurazione dei nuovi restauri del Santuario il 18 novembre 1961;• il passaggio dell’urna contenente le spoglie di Santa Maria Domenica

Mazzarello, il 3 agosto 1972 e il 7 settembre 2002,91 trionfalmente accolta dalle autorità civili e religiose, superiore, suore, clero e popolazione di Nizza e dintorni;

• la celebrazione dei centenari: di fondazione dell’Istituto il 5 agosto 1972; della Casa e della riapertura al culto della Chiesa il 29 ottobre 1978, con l’inaugurazione del presbiterio ristrutturato; della morte di Madre Mazzarello il 14 maggio 1981 e di Don Bosco il 31 gennaio 1988;

• la celebrazione della novena di Maria Ausiliatrice, 16-24 maggio nell’anno 2000, valida come celebrazione del grande Giubileo (vedi p. 36);

• il 125° anniversario di riapertura del Santuario al culto e della Fondazione della Casa-Madre vide l’Istituto impegnato in un ampio programma di momenti celebrativi, nel periodo settembre 2003 - settembre 2004, sempre nella speranza di un ancor lungo cammino nel nuovo millennio a servizio della cara gioventù;

• infine l’anno 2010, centenario della morte del Beato Don Michele Rua, con il coinvolgimento della Comunità nei convegni celebrativi salesiani (specialmente dell’ACSA - Associazioni Cultori di Storia Salesiana, e dell’ISS - Istituto Storico Salesiano), e attraverso documenti e iniziative multimediali, fece rivivere, nella riscoperta luce della sua santità, la presenza del gande successore di Don Bosco nel nostro Santuario.

91 In tale occasione fu allestito presso l’Istituto, su progetto della Signora Rita Baldizzone, una mostra, cosiddetto Luogo della memoria, che custodisce quanto si è potuto ricuperare a testimonianza storica di Casa Madre FMA. Essa è stata rinnovata a distanza di otto anni, con il nome di Sala della memoria, su progetto dell’architetto Suor Angela Marzorati FMA, in seguito ai lavori di ristrutturazione della Casa diretti dall’ing. Giorgio Colletti ed eseguiti dall’impresa Giuseppe Reale.

* * *

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1 Aula del santuario

2 Presbiterio 3 Altare 4 Tabernacolo 5 Coro - organo 6 Cappella di San

Giovanni Bosco 7 Cappella di Santa

Maria Domenica Mazzarello

8 Sagrestia 9 Anti-sagrestia 10 Celletta

1

2

3

4

5

6 7

8

9

10

entrata

N

attuale planiMetria del santuario

Come si nota da questo riporto di un atto di proprietà (Cf nota 30 e Sezione iconografica), in data precedente al 1815, il profilo perimetrale del Santuario era di proporzioni dimezzate rispetto all’attuale. Si evince che l’ampliamento fu opera dei Frati Cappuccini ivi insediatisi nel 1816.

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parte terza

DESCRIZIONE DEL SANTUARIO

«Abbiamo una bella chiesa, grande, devota e ben aggiustata»92

Lantica Chiesa dell’ex-convento francescano era ed è intitolata a Nostra Signora delle Grazie e la sua festa patronale dovrebbe cadere il 9 giugno

(antica festa della Madonna delle Grazie) o il 15 agosto, solennità di Maria SS. Assunta (tradizionale festa patronale); in realtà si celebra il 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice, titolare dell’Istituto delle Salesiane di Don Bosco.

L’edificio, dopo essere stato profanato e ridotto per cinque anni a cantina vinicola dalla Società Enologica di Savigliano, fu ricuperato al culto – come si è detto – per opera di San Giovanni Bosco e benedetto il 28 ottobre 1878 da Don Giovanni Cagliero SDB (vedi pp. 19s). Egli, appena eletto Vescovo di Magida e Vicario Apostolico della Patagonia, pure lo riconsacrò solennemente il 31 dicembre 1884 (vedi p. 20).

Secondo il Casalis risulterebbe che nel secolo XVIII la Chiesa della Madonna annessa al convento “era già parrocchiale”, ma non ne riferisce la fonte.93 Da un documento dell’Archivio Diocesano di Acqui94 risulta che nel 1634 il convento era canonicamente aggregato alla parrocchia di Sant’ Ippolito. Però, a causa di varie vicende storiche locali, dal 1878 fino al 1946 Chiesa ed ex-convento vennero canonicamente uniti alla parrocchia di San Giovanni Battista e solo dal 1946 sono ritornati sotto la giurisdizione della Parrocchia di Sant’Ippolito.

È un vero Santuario perché riconosciuto come tale dall’Autorità Ecclesiastica (con relativo decreto in seguito alla speciale Benedizione Papale del 15 agosto 1922,95 firmato dal Cardinale Merry del Vall per delegazione

92 Madre Mazzarello alle Missionarie di Carmen de Patagones (Argentina), 4 maggio 1880 (lettera n.37).

93 Cf Casalis, op. cit. p. 66194 Cf Archivio Diocesano, Faldone 26 del Fondo Parrocchia dedicato a Nizza Monferrato:

il convento nel 1587 è denominato Convento Santa Maria delle Grazie ed è retto dai Frati Minori Osservanti; nel 1634 è invece denominato Convento Madonna delle Grazie, mentre nella stampa dell’assedio di Nizza del 1613 è denominato San Bernardino.

95 Cf G. Capetti, Il cammino…, vol. III p. 196.

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al Cardinale Cagliero), ed è stato aggregato alla Patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma l’8 gennaio 1927.

In data 12 febbraio 2004, la Penitenzieria Apostolica ha aggiornato tale “Aggregazione” (vedi p. 20) – oggi più propriamente denominata Vincolo Spirituale – secondo la normativa vigente.96

Il Vincolo Spirituale che lega i due Templi mariani comporta la concessione in perpetuo dell’indulgenza plenaria, lucrabile da chi visita devotamente il Santuario, alle solite condizioni e in precise date e circostanze, comuni ad alcune di quelle di cui gode la Basilica Liberiana.

È stata pure avviata la pratica per ottenere dalla Penitenzieria Apostolica anche per i fedeli laici, il rinnovo della concessione dell’indulgenza plenaria lucrabile, alle solite condizioni, per la pia memoria della Porziuncola e in festività legate alla Famiglia Salesiana.

Al Santuario sono state concesse particolari indulgenze anche in occasione degli ultimi Giubilei, essendo esso stato designato dal Vescovo Diocesano Mons. Livio Maritano, tra quelli giubilari (vedi p. 33).

Il Santuario, di proprietà dell’Istituto delle FMA, è infatti aperto anche alla popolazione che interviene numerosa specialmente in occasione delle festività di Maria Ausiliatrice, di San Giovanni Bosco e di Santa Maria Mazzarello e in particolari circostanze, come i Giubilei.

La vita del Santuario, da quando la Chiesa fu ricuperata al culto, si modellò – in certa misura – su quella della Basilica di Valdocco per l’incremento della devozione a Maria Ausiliatrice.

Come nella Basilica di Maria Ausiliatrice:• anche qui era stato progettato dalle prime FMA un quadro della

Madonna sull’Altare Maggiore;97

• come è stata incoronata l’effigie dell’Ausiliatrice nel quadro di Valdocco,98 anche qui la statua di Maria Ausiliatrice fu solennemente incoronata, e per ben due volte (vedi pp. 25, 27, 30 e 41);

• l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice, da Don Bosco considerata uno dei capisaldi per la diffusione del culto mariano, è tuttora viva con regolari incontri e raduni di preghiera presso il Santuario;

96 Vedi pergamena e rescritto della Penitenzieria Apostolica N. 40/04/I nella Sacrestia del Santuario.

97 Cf G. Capetti (a cura di), Cronistoria. Vol. III. Da Nizza Monferrato nuova espansione con Madre Mazzarello... (1879-1881) Roma, Ist. FMA 1977, p. 46.

98 Cf G. Capetti, Il Cammino dell’Istituto…, vol. II, pp. 179-182.

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• l’annuale processione poi del 24 maggio si svolge tuttora con edificante partecipazione della popolazione per le vie di Nizza; è preceduta da veglia di preghiera e seguita da solenni funzioni con l’intervento del Vescovo Diocesano o di un suo delegato;

Inoltre nel Santuario:• fino agli anni sessanta si tennero corsi di Esercizi Spirituali e non solo

per le suore;• ci furono solenni celebrazioni per la consegna della medaglia delle

Associazioni Mariane (Angioletti, Aspiranti, Figlie di Maria) e delle Postulanti ed anche per la Vestizione delle Novizie e per le Professioni Temporanee e Perpetue delle FMA;

• ancora recentemente sono stati solennemente celebrati i Giubilei religiosi delle nostre Consorelle (venticinquesimi, cinquantesimi, sessantesimi di Professione);

• vi hanno tuttora luogo periodici incontri dei Salesiani Cooperatori e Cooperatrici, il raduno e il tesseramento delle Ex-allieve e degli Ex-allievi l’8 dicembre di ogni anno e gran parte delle celebrazioni giovanili, animate dagli alunni della scuola;

• ad occasione vengono eseguiti anche concerti corali e d’organo, data la buona acustica;99

• vi vengono pure celebrate le accorate esequie – ahimè sempre più frequenti – per la nascita al Cielo delle Consorelle FMA, fra le prime delle quali ci fu la Confondatrice, Santa Maria Domenica Mazzarello;

• vi si trova il cuore della Casa per la Comunità delle FMA residenti (ancora una trentina) che vi si recano regolarmente per la preghiera sia personale, sia secondo la Regola, in particolare per la Santa Messa e l’ufficiatura delle Lodi, dei Vespri e, nelle domeniche e feste liturgiche, anche dell’Ora Media;

• con sempre viva devozione giungono pellegrinaggi, soprattutto di FMA ed SDB in visita ai Luoghi Santi dell’Istituto, per ravvivare lo Spirito di Mornese, di cui la Casa-Madre è l’erede riconosciuta.

Il Santuario si presenta con:• facciata rivolta a Sud-Ovest;• struttura abbaziale semplice e maestosa al tempo stesso;

99 L’impianto audio con amplificatori a cassa acustica “WEB” di Govone (Cuneo) è stato realizzato dalla ditta “Ivaldi-Genta-Mastrazzo” (IGM) di Nizza Monferrato; ultimamente è stato sostituito e messo a punto dalla stessa ditta “WEB”.

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• cupola ottagonale e cupolino sovrastanti il presbiterio, dell’altezza complessiva di m 22;

• presbiterio e coro lunghi complessivamente m 17,85;• navata centrale larga m 11, lunga m 22, alta m 9,30, con volta ellittica

contenuta da quattro chiavi di ferro e divisa da archi ribassati;• due piccole navate laterali, con volta a crociera, larghe m 3 e alte m 4,25;• antico campanile, a sinistra del presbiterio, alto m 30 ca., senza più

la cuspide originaria perché trasformato in Osservatorio Meteorologico (1891-1960) (cf p. 47);

• torretta con orologio e sormontata dalla statua di Maria Ausiliatrice, alta m 27,50 ca.

Un’atmosfera di sacro timore doveva regnare un tempo fra quelle antiche volte, a giudicare da quanto riferisce l’Arrigotti: «…quattro parole leggevansi in carattere romano alla sommità dell’arco che separa il presbiterio dalla chiesa: […] “Pavete Ad Sanctuarium Meum”» (Accostatevi con timore al mio Santuario: Lev. 26,2);100 e il secondo volume della Cronistoria dell’Istituto a p. 307 dice: «La scritta che si legge, “Terribilis est locus iste” (Terribile è questo luogo: Gen. 28,17) fa pensare alle vendette divine e getta una luce paurosa anche sui begli angeli dipinti sul voltone». Si consideri poi che la Chiesa, originariamente dipinta a strisce bianche e nere (vedi sezione iConografiCa), dovette essere chiusa alla luce per essere trasformata in cantina!101 Tanto più che sulle mura perimetrali dovevano figurare quadri delle dimensioni di quello di San Felice e San Rocco, ora situato nell’anti-sagrestia.

Allo stile, originariamente romanico, si sono aggiunti elementi propri delle varie epoche, oltre alle modifiche dovute ai successivi numerosi interventi, da quando Don Bosco fece l’acquisto.102

100 Cf F. arrigotti, op. cit., p. 36.101 Nell’estate 1899 le finestre furono infatti fatte ingrandire dalla direttrice Suor Maria

Genta (e, si suppone, furono aperti anche gli occhioni della navata meridionale).102 Nel 1960/61, durante i lavori di ristrutturazione e restauro del Santuario, seguiti

dall’Economo Don Fedele Giraudi SDB, diretti dall’arch. Giovanni Rubatto SDB coadiuvato dal geom. Basso SDB dell’Ufficio Tecnico Salesiano di Torino-Valdocco ed eseguiti dall’Impresa “Giovanni Milano”, fu rifatto il pavimento, furono ricoperti di marmo pilastri e pareti, e dipinti nel presbiterio i due grandi affreschi laterali; fu sopraelevata e risanata la facciata, rifatto il tetto, dotando di finestrini il sottotetto (che ai tempi di Madre Mazzarello e oltre servì da dormitorio per le suore) e costruito il cupolino.

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Oggi, dopo gli ultimi restauri, il Santuario ha acquistato un aspetto splendente: i muri perimetrali della navata centrale e del presbiterio sono parzialmente rivestiti di marmo di Trani (Bari), con biscotto di chiusura di serpentino verde; dello stesso marmo figurano i pilastri103 con sottobase in pregiato marmo chiaro venato; le lesene sono rivestite di breccia Aurora e coronate da capitelli dorati. Su di esse risaltano, nella navata centrale, le croci di metallo dorato, segno dell’avvenuta consacrazione (vedi p. 20). Gli zoccoli sono di verde Alpi.

Pure il pavimento dal 1960 è di marmo perlato Sicilia, con guida di giallo Siena a macchia aperta, tra due strisce di serpeggiante verde.104

Il presbiterio e il coro

Originariamente delimitato dalle colonnine marmoree della balaustra chiusa con cancelletto di ferro battuto e ottone, dal 1978 è aperto

ai fedeli e lascia ammirare il bel mosaico su disegno di Don Bosco.105 Quel mosaico per il quale, nel 1879, Madre Mazzarello e le prime Consorelle vegliarono fino a tarda notte ricamando il bel tappeto di lana che doveva proteggerlo, intrecciando ai punti d’ago pie giaculatorie e spirituali elevazioni dell’anima, impazienti dell’incontro mattutino col Divino Sposo.106

Nel 1978, nella ricorrenza del centenario della benedizione della Chiesa, usufruendo dell’antico materiale acquistato da Don Bosco, fu ristrutturato il presbiterio, realizzato sempre dall’Impresa “G. Milano” su progetto dell’ing. Innocenzo Ugo Timossi, per adeguamento alle norme liturgiche del Concilio Vaticano II. Furono rimosse e dislocate le porte, restaurate o sostituite sul modello delle originali, per opera del geom. Federico Gatti di Nizza Monf. Furono provvisti di telai di ferro apribili, della Ditta “Torello” di Nizza Monf., i finestrini del cupolino, e alcune finestre della cupola furono “liberate” per restituire alla cupola un poco della luminosità originaria.

103 I pilastri della navata centrale erano stati completamente rifatti fino all’imposta degli archi nei restauri del 1938-39.

104 Nei restauri del 1907 il pavimento era stato fatto a piastrelle bianche e nere, utilizzate poi per pavimentare vari corridoi della Casa.

105 Nel 1978, fu necessario (come già per i restauri del 1960-61) creare un sottofondo con camera di aerazione sottostante, perché il pavimento era posto su terra battuta e occorreva ottenere una superficie omogenea su cui posare le tessere del mosaico. Quest’ultimo fu fedelmente ricomposto dalla Ditta “Artigiana Mosaici” del geom. F. Bianco di Torino, essendo state numerate tutte le tessere prima del rifacimento del pavimento.

106 Cf F. MaCCono, op. cit., p. 86. Riquadri del tappeto si possono vedere accanto alla Cameretta di Madre Mazzarello a Nizza Monf. - Casa-Madre.

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Qui avvenne il 29 agosto 1880 l’elezione di Madre Mazzarello, e il 12 agosto 1881 quella di Madre Caterina Daghero, presente Don Bosco, e – cosa unica nella storia degli Istituti – alcune educande vi assistettero o dalle finestre della cupola o dalle porticine del coro o dalla cantoria, a conferma del regnante grande spirito di famiglia.107

Al centro del presbiterio si trova, luminoso punto di richiamo alla silenziosa, misteriosa, ma reale Presenza Eucaristica, il tabernacolo di stile neoclassico, in bronzo, di 300 kg, collocato su una base marmorea. Quattro lampade nascoste nel basamento dietro le colonnine, e una quinta nascosta sotto la croce del tabernacolo, creano un gioco di luce bello e suggestivo, con tre possibili tonalità d’illuminazione.108

L’altare di marmo policromo è dedicato a Maria Ausiliatrice, come ricorda la scritta a caratteri d’oro: «MARIA AUXILIUM CHRISTIANORUM ORA PRO NOBIS» nella fascia alla base della cupola sovrastante. Dono delle suore e novizie alla Madre Generale nel 1890, consacrato da Mons. Giacomo Costamagna il 4 novembre 1910 (vedi p. 25), era originariamente a doppia mensa; verso il coro serviva per la distribuzione dell’Eucaristia alle ammalate.

Nel 1978 è stato in parte smontato, portato in posizione più avanzata e volto verso il popolo.109 Sono state reinserite le reliquie di San Teodoro e di San Liberato, martiri, e si sono aggiunte quelle di San Giovanni Bosco, di Santa Maria Domenica Mazzarello e di San Domenico Savio insieme a tre pergamene recanti le firme delle suore della Comunità, di quanti hanno lavorato nella ristrutturazione e delle educande.

Il 29 ottobre 1978 è stato solennemente riconsacrato da Mons. Giuseppe Dell’Omo, attorniato da sette Sacerdoti Salesiani.

La struttura posteriore del vecchio altare, davanti al coro, dove un tempo si moltiplicavano i candelieri in occasione di feste, è servita da basamento alla statua di Maria Ausiliatrice, collocata nella primitiva sede dall’allora Mons. Giovanni Cagliero, quando, il 31 dicembre 1884, appena eletto Vescovo, consacrò la Chiesa (vedi pp. 20s).

107 Cf G. CAPETTI , Cronistoria..., Vol. III, p. 238; ID, Cronistoria…,Vol. IV, pp. 36-38.

108 Lavoro unico realizzato dalla Ditta torinese “Novo” su disegno dell’ing. Innocenzo Ugo Timossi che, fedele interprete della riforma liturgica, lo ha voluto «nobile e decoroso».

109 I lavori sulle strutture marmoree furono eseguiti dalla Ditta “Pallavicini” o “L.A.M.” di Acqui Terme.

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La statua, dono di Don Bosco, è alta circa m 1,80 ed è di cartapesta ricoperta di gesso. Proviene da Montpellier ed è gemella di quella della Chiesa parrocchiale Maria Ausiliatrice di Vallecrosia.

Ebbe l’onore, come già si è ricordato (vedi pp. 25, 27, 30 e 41) di una duplice incoronazione: la prima per voto del V Capitolo Generale nella festa della Madonna del Rosario del 1905 da parte di Mons. Disma Marchese, Vescovo di Acqui, per Delegazione Vescovile; la seconda in occasione del Giubileo d’Oro dell’Istituto nella Festa dell’Assunta del 1922 da parte del Card. Giovanni Cagliero, per Delegazione Pontificia.

Le corone auree e gemmate e lo scettro, con cui ancora è adornata, furono offerte con il concorso delle alunne ed ex-alunne di tutto il mondo ed anche della popolazione di Nizza.

Nel corso degli ultimi restauri del Santuario (1978) la statua fu dipinta in bianco e celeste perché i colori originali (abito rosa e mantello blu, corrispondenti all’immagine del quadro del pittore Tommaso Lorenzone che si venera nella Basilica di Valdocco) non si accordavano con l’insieme rinnovato del presbiterio e dell’abside.

Privata dell’antica raggiera e della ghirlanda di gigli di un tempo, aureolata di dodici stelle, campeggia ora al centro del coro. Le lucenti canne dell’organo le fanno da sfondo, formando un tutto armonico che richiama il disegno di un grandioso monumento: il monumento vivo della riconoscenza di Don Bosco a Maria Ausiliatrice.

I lampadari, che al di sopra della statua ornavano l’arco che divide il presbiterio dall’abside, disposti in cerchio, sono stati utilizzati per formare un unico lampadario pendente dal cupolino, sempre su progetto dell’ing. Innocenzo Timossi.

Simmetricamente all’ambone, a destra guardando l’altare, c’è il Crocifisso, proveniente dalla Val Gardena. È stato rimosso dal bel reliquiario della navata laterale di destra (dove è stato sostituito) e montato, come il leggio, la lampada eucaristica, il cero pasquale, le fioriere…, su uno degli antichi grandi candelieri di legno dorato.110 Data la larghezza ridotta del presbiterio, è stata questa la soluzione adottata per non creare troppo ingombro.

L’organo, opera del lombardo Carlo Bossi (1900), a funzionamento pneumatico-tubolare, durante i lavori del 1978 fu restaurato, ampliato,

110 La doratura dei candelieri è stata completata dagli artigiani Ugo e Renato Salvi di Nizza Monferrato.

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elettrificato e dotato di una nuova consolle, per opera della Ditta “Michelotto Francesco” di Albignasego (Padova). Attualmente conta 2.000 canne. Ultimamente, per danneggiamento da infiltrazione d’acqua piovana, è stato necessario l’intervento straordinario di riparazione/manutenzione della Ditta “Fratelli Marin” s.n.c. di Lomarzo (Genova).

Era stato inaugurato nel 1907,111 quando la Chiesa fu restaurata ed abbellita in occasione del Decreto di Venerabilità di Don Bosco e lo fu nuovamente il 31 gennaio del 1979, festa di San Giovanni Bosco, con un concerto tenuto dall’organista Paolo Davò di Asti, che per la circostanza compose e musicò la Preghiera della Madonna delle Grazie.

Alle pareti laterali del presbiterio due affreschi a soggetto vocazionale del pittore Pietro Dalle Ceste112 rappresentano l’uno Gesù a Betania con Lazzaro, Marta e Maria, l’altro la Parabola delle dieci vergini (vedi sezione iConografiCa).

I medaglioni degli Evangelisti dei pennacchi della cupola risalgono alle pitture precedenti, mentre gli angeli della cupola, lo stemma della congregazione FMA e i motivi religiosi simbolici delle volte, nonché le varie decorazioni pittoriche del catino absidale, degli unghioni, degli archi ecc. sono del decoratore cav. Carlo Frascaroli di Alessandria.

La navata centrale

Sulla parete dell’Arco Santo, dalle due nicchie in mosaico dorato, incorniciate di marmi pregiati, guardano verso i fedeli le statue del Sacro

Cuore e di San Giuseppe con in braccio il piccolo Gesù che si trastulla con la sua barba.113

Del pittore Pietro Dalle Ceste sono pure le due lunette raffiguranti due angeli musicanti (vedi sezione iConografiCa), sotto gli archi marmorei che sovrastano le due porte anteriori della navata e coronano le strombature dotate di piccole acquasantiere, pure di marmo.

Dove ora è la porta di destra, di accesso alla sacrestia, riposarono per quasi 25 anni, cioè dal settembre 1913 al febbraio 1938, le sacre spoglie di Santa Maria Domenica Mazzarello (vedi pp. 32s) in un artistico monumento

111 In sostituzione di quello donato da Don Bosco e collaudato il 7 luglio 1885.112 Pietro dalle Ceste, *Refrantolo (Treviso) 1912, † Torino, 1974.113 Qui c’erano due altari che durante i lavori del 1939 furono eliminati, come pure le

pareti divisorie di legno traforato che riempivano le arcate laterali.

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marmoreo (vedi sezione iConografiCa), in parte ora utilizzato per la tomba di Suor Valsè Pantellini nella Cappella del Sacro Cuore.

Lungo i muri perimetrali, le artistiche vetrate dei finestroni legate in piombo, sostituite a quelle preesistenti114 e progettate dall’Architetto Giovanni Rubatto SDB, filtrano la luce. Quelle laterali offrono allo sguardo i simboli trinitari, di Maria Ausiliatrice e quello eucaristico “IHS” circondato da raggi, ideato – ci piace ricordare – da San Bernardino da Siena, cui era intitolato il primitivo convento di Francescani; sulla parete della facciata, volta ad occidente, la grande vetrata rappresenta Don Bosco che consegna a Madre Mazzarello le Costituzioni stampate per la prima volta.115

Al di sotto della vetrata, sorretta da due colonne di legno verniciato, si trova la tribuna, il cui parapetto è decorato da una lavorazione in legno traforato, esemplare delle artistiche opere dei maestri falegnami che un tempo abbellivano la Chiesa.

L’artistica Via Crucis proviene da Ortisei ed è stata benedetta il 29 giugno 1961. Le singole stazioni sono illuminate da appliques a tre candele che, come quelle delle navate laterali, armonizzano con lo stile dei lampadari.

Gli antichi lampadari di cristallo a goccia, con sei candele e forti lampade, inondano la Chiesa di una festa di luci nelle celebrazioni solenni, e assicurano comunque sempre una buona visibilità.116

Quattro confessionali provvisti di porte insonorizzate a vetri smerigliati, e collocati in fondo alle navate, sono discreto e pur forte richiamo al Sacramento del perdono.

Settantadue banchi di legno di larice d’America da tre posti, con inginocchiatoio, disposti su quattro file nella navata centrale, e i dieci delle due singole cappelle laterali garantiscono al Santuario la capienza di circa trecento persone e invitano i fedeli a sostare in raccolta preghiera e in devoto ascolto sotto le volte silenziose, cariche di memorie, di questo tempio benedetto.

114 Da una fotografia degli anni 1920-1930 risulta che anche nell’abside, dietro l’organo, c’era un finestrone da cui filtrava la luce di oriente.

115 Cf E. Ceria, op. cit., Vol. XIII p. 210. Tutte le vetrate dei finestroni e degli occhioni sono state realizzate dalla Ditta “Rocca Arte” di Torino.

116 L’impianto elettrico era già stato migliorato (!) nel 1915 (v. Cronaca della Casa, 4. VII. 1915). N.B.: l’illuminazione elettrica comparve nel comune di Nizza nel 1913; dal 1890 era stata a gas (Cf A. Migliardi, op. cit., p. 160, nota 1). Attualmente è a norma di legge ed è stato realizzato dalla ditta “I.E.C.I.” dei Fratelli Caruzzo, sotto la direzione dell’ing. Giuseppe Allegretti.

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La cappella di Santa Maria D. MazzarelloAlcune notizie storiche

La piccola navata al lato meridionale, che, secondo lo storico Francesco Arrigotti,117 risale probabilmente alla costruzione del primo convento

francescano, comprendeva originariamente delle cappelle gentilizie, adorne di quadri d’autore (vedi p. 3), al cui posto ora delle finestre circolari (occhioni) con le loro artistiche vetrate contribuiscono a dare una soffusa luminosità.

Detta navata fu trasformata in cappellina celeste per le Figlie di Maria durante i restauri del 1907,118 per lo zelo della Direttrice di allora Madre Felicina Fauda e l’intraprendenza dell’Economa Generalizia Madre Angela Buzzetti, figlia del fidatissimo impresario di Don Bosco ed esecutore dei primi restauri della Chiesa profanata, Carlo Buzzetti.

Era dedicata all’Immacolata, di cui splendeva sull’altare la bella statua già venerata da Madre Mazzarello e acquistata nel 1879 dall’allora Direttore Generale Don Giovanni Cagliero, in occasione del 25° anniversario della dichiarazione del dogma della Immacolata Concezione.119

Sul suo artistico altare marmoreo, dal 1939 (vedi p.32) si venera la reliquia insigne (un frammento di costola, essendo stata donata nel 1972 al Tempio di Mornese la vertebra) di Santa Maria Domenica Mazzarello, cui fu dedicato l’altare dopo la sua beatificazione (20 novembre 1938). Della reliquia donata a Mornese si racconta che il Papa Pio XI disse, vedendola: «La Beata Mazzarello, come Don Bosco, aveva una buona spina dorsale!».120

Il dipinto dell’altare, come quello di San Giovanni Bosco, è di Suor Antonietta Valvassori FMA (1893-1980). Con delicato pensiero, Madre Mazzarello è raffigurata sullo sfondo di un gruppo di giovani biancovestite, a ricordo dell’antica cappella dell’Immacolata, riservata alle Figlie di Maria.

A destra dell’altare dal 1907 sono esposte in bellissimo reliquiario le reliquie raccolte fino al 1925: alcune ancora sciolte, le altre in 161 bollo-teche, bustine e quadri, contenenti ciascuno da cinque a una quarantina di reliquie.

In fondo alla piccola navata vi è una celletta, che all’occorrenza è adibita a camera ardente.

117 Cf f. arrigotti, op. cit., p.14.118 Eseguiti dall’Impresario Pietro Battaglia, predecessore dell’impresa “Milano”?119 Cf G. Capetti…, Cronistoria... Vol. III. Da Nizza Monferrato nuova espansione con Madre

Mazzarello. 1879-1881. Roma, Ist. FMA 1977, pp. 74-75. La statua è ora custodita nella Sala della memoria presso l’Istituto.

120 Guido favini, Santa Maria Domenica Mazzarello. Torino, SEI 1951, p. 314.

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La cappella di San Giovanni Bosco

La piccola navata al lato settentrionale fu aperta e dedicata a San Giovanni Bosco solo nei grandi restauri del 1939121 (vedi p.31), simmetricamente

a quella di Santa Maria D. Mazzarello, ricavandola parzialmente da un tratto del lungo corridoio (l’antico chiostro francescano) che in parte fiancheggia ancora il Santuario.

L’altare, pure di marmi pregiati, custodisce una reliquia ex cerebro del Santo.In fondo alla piccola navata, di fronte alla porta laterale a vetri, quasi a

dare il primo benvenuto da una nicchia in mosaico dorato incorniciata da marmo pregiato, è la piccola statua del Bambino Gesù di Praga.

L’esterno del Santuario

La facciata del Santuario, durante i restauri del 1960, è stata rialzata e provvista di veranda antistante con mattoni a vista122 su progetto

dell’arch. Aldo Verri. Non senza rimpianto, con questi lavori è scomparso il piccolo sagrato del Santuario con giardinetto, tanto caro alla memoria delle FMA, sacrificato alle esigenze di spazio e di maggior funzionalità per le opere dell’Istituto.

Al Santuario si può accedere dall’ingresso centrale, attraverso un grande portale di serpentino verde recante sul timpano la scritta latina “D.O.M.” (Deo Optimo Maximo = A Dio Ottimo Massimo), con bussola in legno di noce scolpito; oppure dalle due belle porte laterali, di legno pregiato come quella di centro.

Sul muro di fronte alla porta laterale di destra si legge la scritta commemorativa (vedi p. 18):

SAN GIOVANNI BOSCOIL 14 SETTEMBRE 1877

ACQUISTÒ QUESTA CHIESA

121 Restauri diretti dall’architetto Coadiutore salesiano Giulio Valotti ed eseguiti dall’Impresario Francesco Milano, padre di Giovanni, eliminando i tamponamenti ad arco di legno traforato che rivestivano ambedue i fianchi della navata centrale (vedi sezione iConografiCa).

122 I mattoni a vista della veranda provengono dalla ditta “Dott. Ugo Rizzoglio” di Nizza Monferrato. All’interno della veranda il muro della facciata è di travertino massiccio; gli zoccoli sono di serpentino verde della Ditta “Maffei” di Nizza Monf. Al di sopra della veranda, la continuazione delle lesene è di travertino massiccio, mentre lo sfondo e il timpano sono di finto travertino.

(segue)

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(continua) RIAPRENDOLA AL CULTOPER LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

OGGI 18 NOVEMBRE 1961RESTAURATA E DECORATA

FU SOLENNEMENTE BENEDETTADAL RETTOR MAGGIORE DEI SALESIANI

DON RENATO ZIGGIOTTIPRESENTE LA MADRE GENERALE

ANGELA VESPAANIMATORE L’ECONOMO GENERALE

DON FEDELE GIRAUDI

Presso la porta d’ingresso di sinistra sono incise su una lapide scoperta nel centenario della Casa, il 26 maggio 1979, le parole già ricordate (vedi pp. 29s) che Don Bosco rivolse alle FMA il 23 agosto 1885:

DON BOSCO ALLE FIGLIE DI M. A. DI NIZZA“VOGLIO DIRVI CHE LA MADONNA VI VUOLE MOLTO MOLTO BENE;

E SI TROVA QUI IN MEZZO A VOI!È CONTENTA DI VOI…

SE CONTINUERETE NELLO SPIRITO CHE REGNA ATTUALMENTE,E CHE È PROPRIO QUELLO DESIDERATO DA LEI.”

23 AGOSTO 1885

26 MAGGIO 1979, PRESENTE IL RETTOR MAGGIORE DON EGIDIO VIGANÒ,LA MADRE GENERALE SR. ERSILIA CANTA E LE FIGLIE DI M. A. DI NIZZA

ESULTANTI RICORDANO IL CENTENARIO DELLA CASA

E pure sul terrazzo sovrastante la veranda, sotto la vetrata del finestrone centrale, si offre ancora allo sguardo una più antica lapide commemorativa (vedi p. 19).

TEMPLUM HOCAD HONOREM B. MARIAE VIRGINIS PRAETER SPEM RESTITUTUM EST

ET IN MELIOREM FORMAM INSTAURATUM A. D. MDCCCLXXVIII.

(Questo tempio in onore della B. Vergine Maria fu restaurato ed in miglior forma rinnovato al di là di [ogni] aspettativa nell’anno del Signore 1878.)

Più in alto, protetta da un arco ribassato e incorniciata come il finestrone in massetto di travertino, con volute laterali, sorride sullo sfondo d’oro del

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bel mosaico policromo l’immagine di Maria Ausiliatrice, che sei cherubini contemplano da una nube cerulea.

La Vergine, che Don Bosco vide coprire la Casa col suo manto, avvolge nel suo sguardo benedicente anche tutta la città di Nizza, e di lontano già saluta chi si dirige alla Madonna!

Infatti oltre all’antico campanile (vedi p. 4), trasformato in osservatorio meteorologico da Don Clemente Bretto SDB nel 1891, al Santuario è stata aggiunta, in occasione del 25° anniversario di apertura della Casa, una torretta con il grande orologio (ora con funzionamento elettronico) e la bianca statua di Maria Ausiliatrice,123 come sopra ricordato (vedi p. 20).

A cent’anni di distanza, per l’usura del tempo e per le lesioni provocate dagli agenti atmosferici, la bella statua è stata “decapitata” e, sebbene prontamente riparata, ha richiesto un intervento sostitutivo, cui la generosità dei suoi devoti ha prontamente risposto.

La nuova statua è stata solennemente benedetta il 16 settembre dal Parroco di Sant’Ippolito, Don Aldo Badano, felicemente posta sul suo piedestallo il 6 ottobre (vigilia della Festa della Madonna del Rosario) e festosamente inaugurata il 26 ottobre 2003, a conclusione dell’anno del Rosario per la pace nel mondo e per le famiglie indetto dal Papa Giovanni Paolo II, in coincidenza con il 125° anniversario della restituzione al culto della nostra Chiesa.

È bianca, di pregiata e artistica fattura, di vetroresina e quindi resistente alle ingiurie del tempo; alta m 1,80 eppure del peso di soli 8 kg!124

I nomi dei benemeriti benefattori sono stati scritti su pergamena e collocati all’interno del piedistallo a perenne memoria. Per tutti è ancora valida la promessa dei benefici spirituali fatta da Don Bosco per i suoi benefattori (vedi p. 17).

Con sempre più viva devozione le Consorelle FMA, i Confratelli Sacerdoti Salesiani (SDB) e altri membri della Famiglia Salesiana, in

visita ai Luoghi Santi della Congregazione, vengono non solo dall’Italia, ma da tutte le parti del mondo, a ritemprare lo spirito qui, dove Santa Maria Domenica Mazzarello, Confondatrice dell’Istituto delle FMA, concluse la

123 La Cronaca riporta alcuni dati: «Misura m 1,70 di altezza ed è di produzione della Ditta “Rosa e Zanazio” di Roma, fornitori di Sua Santità.»

124 Proviene dalla Società Arte Sacra di Frattocchie RM.

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sua breve, ma feconda vita di Apostola della gioventù e, forse anche grazie alla divulgazione di questo modesto lavoro, questo Santuario sta divenendo meta di pellegrinaggi, anche da parte di laici e di membri di altre Famiglie Religiose.

Noi ci auguriamo che tutti coloro che qui verranno in devoto pellegrinaggio possano godere di copiosi frutti spirituali e, con l’aiuto di Maria Ausiliatrice e di Santa Maria Domenica Mazzarello, tornino alle loro case più forti nella fede e più determinati nella loro testimonianza di vita cristiana.

nizza Monferrato, 21 novembre 2011

AMDG!Ad Maiorem Dei Gloriam!

(Alla maggior gloria di Dio!)

* * *

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Francesco gonzaga, Seraficae Religionis Franciscanae… Roma, s. e. 1587.Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S M. il Re di

Sardegna. Vol. XI. Torino, Maspero 1843.Francesco arrigotti, Notizie storiche sul Convento e sul Santuario di Santa Maria delle Grazie presso

Nizza Monf. Torino, Tipografia e Libreria Salesiana 1878.Giovanni Battista leMoyne, Memorie Biografiche di Don Giovanni Bosco. Vol. V. S. Benigno Canavese,

Scuola Tipografica e Libreria Salesiana 1905.Giovanni Battista franCesia, Suor Maria Mazzarello ed i primi due lustri delle Figlie di Maria

Ausiliatrice. S Benigno Canavese, Libreria Salesiana Editrice 1906.Giubileo d’Oro dell’Istituto “Figlie di Maria Ausiliatrice”. Mornese 1872 - Nizza Monferrato 1922.

Ricordi e Memorie. Milano, Premiata Scuola Tipografica Salesiana s. d.Eugenio Ceria, Memorie biografiche del Beato Giovanni Bosco. Vol. XIII. (1877-1878). Torino, SEI

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Salesiano (a cura di) [1969].Dizionario degli Istituti di Perfezione. Opera in dieci volumi diretta da Giancarlo Rocca, Vol. I.

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1879). Roma, FMA 1976.Giselda Capetti (a cura di), Cronistoria. Vol. III. Da Nizza Monferrato nuova espansione con Madre

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Moderna. Torino, Università degli Studi, a.a. 2001/2002, relatore Giovanni ROMANO.Questa tesi è stata pubblicata nei Quaderni dell’Erca, rivista semestrale pubblicata dall’Accademia

di cultura nicese “L’Erca”.l’oratorio salesiano don BosCo di nizza Monferrato, Un uomo di Dio per tutte le età.

Nizza Monferrato, pro manoscritto 1996, p. 23.

breve bibliografia

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Imprimatur di Sua Ecc. Mons. Pier Giorgio Micchiardi Vescovo di Acqui Terme IIIApprovazione diocesana IVPresentazione del Sindaco di Nizza Monferrato VPremessa dell’Ispettrice dell’Ispettoria Piemontese VIIPrefazione dell’Autrice alla prima edizione IXPrefazione dell’Autrice alla seconda edizione XIII

parte priMa

Cenni di Storia del Santuario

Il Santuario e le sue origini 1 Primo periodo francescano (XV-XVII secolo) 2 Secondo periodo francescano e prima soppressione delle Corporazioni Religiose (XVII-XVIII secolo) 5 Terzo periodo francescano (XIX secolo) 7 Nuova soppressione degli ordini religiosi, incameramento e vendita beni (1855-1876) 11 Don Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice (1877...) 15

parte seConda

Memorie di vita religiosa

La Madonna delle Grazie, dispensatrice di “Grazia” 21 Alcune date memorande 24 Planimetria del Santuario 34

parte terza

Descrizione del Santuario

Descrizione del Santuario 35 Presbiterio e coro 39 La navata centrale 42 La cappella di Santa Maria D. Mazzarello 44 La cappella di San Giovanni Bosco 45 L’esterno del Santuario 45

Breve Bibliografia 49

indice

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Il Santuario Nostra Signora delle Grazie

di Nizza Monferrato

sezione iconografica

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ocumenti storici che riportano la struttura del Santuario nei secoli.A sinistra, da un’incisione del 1613 che illustra l’assedio di Nizza (vedi p. 2) – nel riquadro si evidenzia il perimetro strutturale del Santuario. Sopra, dal documento di proprietà dei Frati Cappuccini del 1815 (vedi pp. 7 e 34). A destra,una rara immagine dell’interno del Santuario prima dei restauri del 1907 (vedi p. 38).

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n queste suggestive immagini, risalenti agli anni ’20, possiamo ammirare il Santuario in alcuni suoi contesti strutturali. A destra, il porticato del lato sud della chiesa, affacciato sull’orto dentro le mura di cinta. Si notino la cupola ottagonale del presbiterio, la torretta metereologica (ex torre campanaria) e la torre dell’orologio con la statua della Madonna. Sotto, il viale e l’entrata dell’Istituto con la veduta delle aule scolastiche.

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opra, l’interno del Santuario dopo gli interventi del 1939. A destra, il monumento marmoreo della Tomba di Madre Maria Domenica Mazzarello (vedi p. 32), oggi, nella parte superiore, costituente l’elemento decorativo della tomba di Suor Valsè Pantellini all’interno della cappella del Sacro Cuore.A destra, la Cappellina Celeste dedicata all’Immacolata (vedi p. 44).

Nella doppia pagina seguente, l’interno del Santuario in una foto anteriore al restauro del 1939. Si notino le strutture di legno intarsiato nelle arcate laterali. In primo piano la statua di Maria Ausiliatrice trasportata durante la processione del 24 maggio.

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sinistra interno del Santuario com’è oggi (2011). Sopra gli affreschi di Pietro Dalle ceste, raffiguranti Gesù a Betania con Lazzaro, Marta e Maria e la Parabola delle dieci vergini. Sotto,dello stesso autore, gli Angeli musicanti che sovrastano le due porte anteriori della navata.

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iubileo d’oro dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1922). Sotto, sono ben riconoscibili il Cardinale Giovanni cagliero (1838-1926) e Mons. Luigi Versiglia (1873-1930) durante l’Incoronazione della Statua di Maria Ausiliatrice (cf pp. 29s).A destra, un momento del trasporto della reliquia insigne di Madre Maria Domenica Mazzarello il 10 maggio 1939 (vedi p. 31). Qui in basso, uno scorcio della popolazione presente sul sagrato del Santuario durante gli avvenimenti del 1922.

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a stanza di Madre Maria Domenica Mazzarello.A sinistra com’è oggi e, sopra, nel maggio del 1939con ancora gli originali finimenti verticali del letto.A destra, lo scrittoiocon la reliquiae l’epistolariodella Santa.

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dipinti delle Cappelle devozionaliall’interno del Santuario, dedicatea San Giovanni Bosco e a Santa Maria Domenica Mazzarello,realizzati da Suor AntoniettaValVassori FMA (1839-1980).

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Voglio dirVi che la Madonna è veramente qui, qui in mezzo a Voi! La Madonna passeggia in questa casa e la copre col suo manto...

”Don Bosco a Nizza il 23 agosto 1885 (vedi p. 19)

...abbiamo una bella casa e una bella Chiesa [...] Preghiamo e diportiamoci in ogni cosa come se avessimo la Madonna presente; e l’abbiamo...

”Cf Conferenza di S.M.D. Mazzarello fine anno 1880 (Cronistoria Vol. III, 398s)