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Avventura al fiume

Ci fu una volta che ebbi paura. Era un giorno soleggiato, mi trovavo in vacanza da mia nonna. Volevo andare al fiume oltre un piccola collina di cemento prima usato per una fabbrica che era stata installata l. Dovevo soltanto scalare la piccola collina e attraversare una stretta stradina di campagna ai cui lati crescono rigogliosi alberi. Ero arrivata. Misi un piede nellacqua gelida, che arrivava ai polpacci e cos infilai anche laltro piede perch mi ero abituata alla temperatura dellacqua. Sentivo nella testa la voce di mamma che diceva:

Non andare mai al fiume da sola! Nessuno sa cosa nascondono quelle acque!!

Ma io ci volevo andare perch vedevo sempre gli altri bambini che si dirigevano verso il fiume. Cercavo di togliermi quelle voci dalla testa e camminai lungo il fiume. Intanto vedevo da lontano gli altri bambini che mi facevano segno di andare da loro ma qualcosa bloccava il mio piede. Sentii una fitta al cuore. Era qualcosa di abbastanza grande perch arrivava fino alla caviglia. Non avevo il coraggio di guardare, cercavo di restare sempre pi immobile e avevo scordato anche di respirare. Quei minuti interminabili erano angoscianti. Sentivo ogni minimo rumore: il gorgoglio dellacqua cristallina, il torturante fruscio delle foglie mosse dal vento e le urla ovattate dei ragazzini pi in l. Fu allora che presi coraggio e guardai in basso: era un gigantesco serpente aquatico color rosso corallo con strisce nere. Trattenni un urlo e mio cugino, che stava pi in l, prese un sasso, colp il serpente in testa e mi salv! Subito dopo essere stata salvata, lo abbracciai e scoppiai in un pianto ininterrotto promettendogli di non andare pi al fiume da sola. Solo allora capii il proverbio: Le mamme hanno sempre ragione. Da allora cominci la mia fobia per i serpenti e tutti i rettili.

Antonia

LALBERO MAESTRO

Da piccola, alle elementari, non vedevo lora di fare ricreazione per incontrare il mio migliore amico: LALBERO MAESTRO. Era in un posto splendido, lungo la ripida discesa della scuola. Amavo quellalbero. Era lunico che mi ascoltava e quando mi dovevo confidare scrivevo i pensieri brutti che mi rendevano triste e li incastravo nella sua ruvida e vitale corteccia. Cos il giorno dopo annusavo nellaria lodore di verde, di alberi, di natura e andavo subito da lui per vedere se il bigliettino era volato, se non lo era significava che lalbero non lo aveva ancora letto. Cos pian piano quando i miei compagni avevano bisogno di sfogarsi, li aiutavo consigliandogli di imitarmi ad eliminare i pensieri cattivi dalla mente confidandosi con lalbero maestro e dicendogli cosa li affliggeva. Cos in poco tempo era diventato lamico di tutti e tutti ci andavano a giocare. Un giorno, dopo la scuola, vidi degli operai proprio nella discesa, ma non gli diedi peso. Il giorno dopo volli andare dallalbero ma lui non cera pi: era stato ucciso da quegli operai per volere del preside. Da allora sono diventata un po pi malinconica. Eppureneanche questa perdita mi fermer mai.

Antonia

IL MIO AMICO DI PENNA IDEALE

Il mio amico di penna ideale sarebbe un maschio e avrebbe la mia stessa et. Dovrebbe essere tedesco perch mi sono simpatici i ragazzi della Germania. Dovrebbe essere alto come me, magro con capelli biondi, un viso che sorride sempre e gli occhi azzurri. Questo amico ideale frequenta la scuola media. Magari gli dovrebbe piacere il Karate e il tiro con l arco. Si dovrebbe vestire con jeans e maglietta e ascoltare tutti i tipi di musica esistente.

Nicol

Un posto speciale

Ero nella casa dei mie nonni in Sardegna e avevo continuato ad andarci da quando ero nato fino a 6 anni. L avevo una casa che si affacciava sul mare; sentivo il frangersi delle onde sulla spiaggia, il rumore dei gabbiani e lodore della salsedine. Infatti la casa era a cinque passi dalla spiaggia, a qualche metro di distanza cera come un villaggio turistico e l c era molta allegria. Vicina a casa ce nera un'altra dove giocavo sempre con una bambina e mi divertivo molto.Tuttora questa bambina abita a Monterotondo. Dietro casa c era come un piccolo giardino dove pranzavo con mamma, pap, nonna, nonno, io e mia sorella. Quel posto non riuscir a dimenticarlo mai perch ho passato quasi tutta la mia vita in estate, mi dispiace solo che nonno abbia venduto la casa.

Nicol

IL CAMPEGGIO

Un luogo che ha caratterizzato gli anni pi belli della mia infanzia stato sicuramente il campeggio di Latina dove ho trascorso, con la mia famiglia, delle estati molto divertenti.

Il campeggio era abbastanza grande ed era posizionato molto vicino alla spiaggia, alla quale si potava accedere attraverso un breve percorso che prevedeva lattraversamento di una strada a doppio senso di marcia.

Mi ricordo questo campeggio costituito da tante roulotte disposte secondo un ordine ben preciso lungo i viali, mi ritornano ancora in mente le grida, le urla e le risate dei bambini che potevano giocare in assoluta libert, svincolandosi dal controllo dei genitori.

Lunica regola che noi bambini dovevamo rispettare era quella di fare silenzio dopo lora di pranzo, quando i pi grandi si riposavano e quindi avevano bisogno della massima tranquillit .

In quelle ore era gradevole apprezzare quel silenzio, aver modo di percepire il suono del mare e lodore della salsedine mista a quella dellerba appena tagliata del campo di calcetto che si trovava allinterno del campeggio.

In quei momenti, per rilassarmi, mi sdraiavo sul dondolo e leggevo i fumetti oppure mi mettevo a disegnare dei paesaggi o a ricopiare delle immagini scelte dal mio Nintendo. Altre volte mi riunivo, insieme ai miei amici, in una piazzola libera, dove non cera nessuno. L mettevamo dei teli sullerba e chiacchieravamo su come organizzarci per il pomeriggio, poi ci facevamo delle partite a carte. Questi erano i pomeriggi pi tranquilli.

Quando, invece, vedevo girare per il campeggio gli animatori voleva significare che stavano cercando dei ragazzi per fare le prove di spettacoli o balli alla baby dance.

In particolare, c un episodio che non dimenticher mai. Mi trovavo nella mia piazzola insieme alla mia amica Gaia, quando apparvero gli animatori che ci chiesero di andare a fare le prove per dei balli. Gaia era molto felice, io un po meno, poich mi vergognavo di ballare di fronte al pubblico, per andai, per assecondare Gaia che insisteva.

Arrivati alla baby dance vidi che eravamo in molti a fare le prove per questi balli serali. Allinizio mi vergognai, poi, invece, mi divertii molto, tant che la sera insieme a Gaia e ai miei amici ci esibimmo davanti a tutti.

Dopo aver trascorso diverse estati in campeggio, penso che quello sia il luogo pi adatto a noi bambini per trascorrere dei mesi estivi al mare, perch ci sentiamo veramente liberi di agire e divertirci spensieratamente.

Andrea S.

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LA ROMANIA

Il mio ricordo pi bello conservato in Romania.

Di solito mi divertivo a giocare con i miei vicini con le macchinine.

Poi per, visto che ero cresciuto, preferivo aiutare mia nonna nel giardinaggio o nella cucina.

Lei mi portava nel bosco accanto al palazzo dove viveva, a patto che io la aiutassi a potare le piante nel suo orto.

In Primavera, nel bosco, mi piaceva raccogliere le miriadi di fiori mai visti prima che poi portavo a casa e piantavo nellorto.

In Autunno, invece, mi divertivo a lanciarmi delle foglie che riempivano le buche. Per fare ci andavo nel bosco e riempivo le buche con le centinaia di foglie che cadevano dagli alberi. A quel punto prendevo la rincorsa e

Il divertimento poteva incominciare!

In estate il modo migliore per divertirsi era scendere al giardino condominiale e giocare con i moltissimi bambini che lo affollavano.

Comunque, l il mese pi bello linverno. Credo che sia cos proprio perch nevica sempre.

Io e mia nonna ci divertivamo a vedere chi riusciva a fare il pupazzo di neve pi grande.

Ultimamente avevo legato molto con lei. Ora non c pi, ma so per certo che rester sempre al mio fianco per proteggermi.

Robert

Da piccola era mia abitudine andare al GRANDE ALBERO: un albero molto grande che si trovava dietro il mio giardino. Era un albero di nespole, enorme e io mi rifugiavo l quando ero triste o arrabbiata.

Lalbero era possente e robusto, tutto verde, era come essere immersi nella natura stando su di esso! Le foglie, le formiche che camminavano sul tronco e i frutti! Deliziose nespole che mangiavo spesso quando mi arrampicavo in estate. A volte andavo l con le mie amiche e creavamo un mondo tutto nuovo, magico, che solo noi potevamo notare. C era laiuola delle streghe, il bosco dei lupi, la foresta spinosa e langolo dei fiori magici, era tutto fantastico!

Quando, per, un giorno andai in giardino, era tutto come svanito nel nulla! Niente pi streghe, lupi o fiori incantati! Mia nonna aveva tagliato lalbero per fare spazio ad unaltalena che poi non mai stata costruita. Io mi ero arrabbiata molto. Tuttavia lei non poteva capire di aver ucciso migliaia di creature immaginarie ma molto importanti per una ragazzina di sette anni! Gi, quellalbero esisteva da sempre, fin dalla mia nascita ed io gli ero affezionata.

Arianna

RICORDIRicordo quel luogo come se ci stessi in questo preciso momento. Ogni estate in Puglia andavo a trascorrere l il pomeriggio insieme ai miei cugini, che purtroppo vedo soltanto lestate. Era la casa di mia zia Antonietta;un posto speciale per me e per i miei parenti. Inoltre era una specie di punto dincontro quando ad agosto venivano gli zii americani con i loro figli, Leonardo il maggiore e Francesca la minore, ed io da Roma insieme a mamma e pap. Poi vi erano i miei familiari che vivevano gi a Monopoli con Francesco, mio cugino, che il pi pic