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Gian Paolo Guarnieri

Tutor: Prof. Massimo Proto

Titolo tesi: Gruppi di societ e insolvenza transfrontaliera: nuovo assetto normativo e nuove prospettive applicative alla luce del regolamento UE 2015/848

XXXI Ciclo

I anno di corso

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Reaction Paper

Le Regole della Fiducia di Eligio Resta

Eligio Resta, nella monografia Le Regole della Fiducia, approfondisce i percorsi evolutivi del concetto di fiducia nelle scienze del diritto, delleconomia e della filosofia, mostrando come le oscillazioni del contenuto valoriale insito nella medesima destinata secondo lAutore a depauperarsi, altre volte ad arricchirsi, persino a cambiar forma o a veder trasformarsi i contenuti possano essere una valida sonda per losservazione del diritto.

La dicotomia tra fiducia e regole la prima intesa quale valore morale che, in quanto tale, non dovrebbe essere intaccato da prescrizioni comportamentali viene, cos, posta al centro di un dibattito che si propone di vagliare lattuale interdipendenza di questi due concetti.

Sulla base di tali premesse, particolarmente interessante la digressione guidata dagli scritti di Benventiste sullincorporazione della fiducia nel diritto.

LAutore equipara il carattere relazionale proprio della fiducia a quello tipicamente giuridico dello schema contrattuale, riconoscendovi una sostanziale sovrapposizione sulla base di due ordini di idee: in primo luogo perch agisce un inconsapevole giuri-centrismo che assorbe il linguaggio delle pratiche sociali, in secondo luogo perch la giuridificazione della fiducia incorpora il contenuto dellinvestimento fiduciario riproponendo uno schema indifferenziato di pratiche e relazioni sociali che vengono piegate e tradotte nel linguaggio dei codici.

Ed allora, la fiducia intesa non pi come reciproco affidamento valoriale, si converte in scambio di controprestazioni, in creazione di quote di garanzia, ovvero potere, che un individuo pu vantare nei confronti del suo interlocutore.

La fiducia ormai svuotata del suo intrinseco e naturale contenuto viene, quindi, attratta allinterno di rapporti contrattuali sinallagmatici generando la necessit di una sua regolazione in termini giuridici e non pi etici in quanto, ormai, depauperata della sua forza morale.

Richiamando gli insegnamenti aristotelici dellEtica Nicomachea, lAutore mostra come il subingresso di diritto e giustizia sia, persino, ravvisabile allinterno di paradigmi prettamente sociali come nellamicizia, ove la giuridificazione della fiducia risulta, ormai, averne pervaso gli schemi.

La fiducia viene, cos, elevata a metro valutativo di categorie quali la buona o la cattiva fede ovvero eretta a mezzo repressivo o sanzionatorio della delusione questultima intesa come discostamento dallastratto schema di scambio leale.

Il rispetto del vincolo morale secondo lAutore non pu pi essere garantito dalla natura fiduciaria del medesimo, ma solo dal rischio della sanzione: solo il diritto pu essere un vettore idoneo a stabilizzare fiducia e cooperazione. Ed allora, la fiducia, come elemento connaturato alla natura umana, non appare pi essere idoneo ad adempiere alla regolazione delle relazioni insistenti tra gli individui, ed cos necessario trovare un suo surrogato: quello mediato dal diritto.

LAutore, cos, afferma quando la fiducia viene tradotta nel linguaggio giuridico, che quello della calcolabilit e della prevedibilit dei rischi essa smette di essere fiducia. La buona fede che avrebbe dovuto rappresentarla, scivola su terreni pi sicuri dove contano garanzie, sostegni per i legittimi affidamenti e sanzioni simmetriche per la mala fede dei contraenti, appunto malfidati.

Tale assunto sembra ricordare il pensiero hobbesiano che ne Il Leviatano cos stigmatizzato: gli uomini necessitano di qualcosaltro per rendere il loro accordo costante e durevole; e questo qualcosa un potere comune che li tenga in soggezione e che ne diriga le azioni verso il bene comune. Seppur simile nelle argomentazioni, il pensiero hobbesiano pare divergere rispetto a quello dellAutore nelle ragioni alla base di tale mutamento contenutistico. Ed invero, mentre da un lato si riconosce come inesorabile e connaturato alla natura umana il decadimento valoriale descritto nelliter evolutivo della fiducia, lAutore pare essere imputarlo ad un progresso incontrollato del sistema economico che ne ha determinato lo svuotamento di valore.

La giuridificazione della fiducia viene, peraltro, affrontata nel VII capitolo. In tale sede lAutore in un critico parallelismo tra fiducia e buona fede afferma che una volta che la fiducia giuridificata tutto si replicher intorno ad essa ed a partire da questa lunga e importante operazione che la semantica giuridica user la buona fede come criterio elastico per dare orientamento al rapporto obbligatorio. Tale alterazione contenutistica della fiducia determina, pertanto, la sua conversione in criterio di orientamento interpretativo, principio generale del rapporto obbligatorio. In quanto tale, la fiducia smette, cos, di essere valore di lealt cedendo il passo ad una mera strumentalit nella definizione del rapporto obbligatorio attraverso la coercizione e la sanzione, divenendo, al pi, criterio di interpretazione od orientamento.

Il pensiero dellAutore circa il rinnovato contenuto della fiducia sembra, pertanto, essere riassunto nelle parole di Arnold Gehlen secondo il quale norme e istituzioni funzionano come semafori che aiutano []il traffico intenso dei possibili comportamenti degli individui [] e dei comportamenti economici; la fiducia, dunque, stata soppiantata dal contratto, il quale artificialmente diviene il mezzo per evitare la sua delusione.

Questa diminuzione della fiducia nelle relazioni individuali ha, pertanto, determinato una devoluzione delloriginario compito della fiducia coercizione morale basata su valori quali lealt e correttezza alle istituzioni e agli agenti della vita pubblica, spostando lattenzione dalla spontaneit della fiducia alla necessit di affidarsi ad un ente superiore che ne possa garantire il rispetto.

LAutore sembra, sembra concludere riconoscendo la difficolt o addirittura limpossibilit del recupero delloriginario contenuto valoriale della fiducia, proponendone, piuttosto, una rinnovata lettura che possa conciliarsi con lattuale assorbimento della medesima nel bene pubblico in un sistema ove laspra dialettica tra il furbo ed il pollo ne contraddistingue la fisionomia.