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CRISI UOMO MODERNO (‘900, con germi già in Shakespeare): da Eroe ad Antieroe: INETTO 1. STORICA: guerre mondiali, totalitarismi, lager (uomo ridotto a bestia), minaccia nucleare 2. SOCIALE-LAVORATIVA: si vive per lavorare (più di 8 ore al giorno) a. da società contadina e artigianale a società industriale i. da artigiano a operaio ii. impiegato (travet) iii. minatore (Rosso Malpelo e Ciaula) iv. borghesia: unico fine è l’utile v. taylorismo: uomo-macchina, alienazione, routine, uomo- macchina vi. pubblicità e media: massificazione, omologazione, globalizzazione 3. SCIENTIFICA: relatività di Einstein (no certi nemmeno lo spazio e il tempo): paradosso gemelli 4. DISILLUSIONE POLITICA-SOCIALISMO: rivoluzione russa 1917 5. FINE ANTROPOCENTRISMO: da geocentrismo (Dante) ad eliocentrismo (Maledetto sia Copernico); Sole è una delle miliardi di stelle in un universo infinito 6. ESISTENZIALE: non ci si conosce (Freud e psicoanalisi): IO, ES e SUPER-IO: inconscio – iceberg (sogno o atti non voluti: Zeno che “uccide” Guido col Veronil) 7. FINE SENSO APPARTENENZA A COLLETTIVITA’ PER PARTICOLARISMO - INDIVIDUALISMO-EGOISMO: es. degenerazione della politica xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx PRIMA: i. GRANDI IDEALI 1. Amore (poeti, Renzo) 2. Conoscenza (Ulisse dantesco) 3. Onore (tragedia greca, Oreste) 4. Valore militare (Achille) 5. Fama (Petrarca) 6. …

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CRISI UOMO MODERNO (‘900, con germi già in Shakespeare):

da Eroe ad Antieroe: INETTO

1. STORICA: guerre mondiali, totalitarismi, lager (uomo ridotto a bestia), minaccia nucleare2. SOCIALE-LAVORATIVA: si vive per lavorare (più di 8 ore al giorno)

a. da società contadina e artigianale a società industrialei. da artigiano a operaio

ii. impiegato (travet)iii. minatore (Rosso Malpelo e Ciaula)iv. borghesia: unico fine è l’utilev. taylorismo: uomo-macchina, alienazione, routine, uomo-macchina

vi. pubblicità e media: massificazione, omologazione, globalizzazione3. SCIENTIFICA: relatività di Einstein (no certi nemmeno lo spazio e il tempo): paradosso gemelli4. DISILLUSIONE POLITICA-SOCIALISMO: rivoluzione russa 19175. FINE ANTROPOCENTRISMO: da geocentrismo (Dante) ad eliocentrismo (Maledetto sia Copernico);

Sole è una delle miliardi di stelle in un universo infinito6. ESISTENZIALE: non ci si conosce (Freud e psicoanalisi): IO, ES e SUPER-IO: inconscio – iceberg

(sogno o atti non voluti: Zeno che “uccide” Guido col Veronil)7. FINE SENSO APPARTENENZA A COLLETTIVITA’ PER PARTICOLARISMO - INDIVIDUALISMO-

EGOISMO: es. degenerazione della politica

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

PRIMA:i. GRANDI IDEALI

1. Amore (poeti, Renzo)2. Conoscenza (Ulisse dantesco)3. Onore (tragedia greca, Oreste)4. Valore militare (Achille)5. Fama (Petrarca)6. …

ii. RELIGIONE1. Dopo la vita terrena c’è un premio ultraterreno

DOPO:i. PERDITA IDEALI E CONSOLAZIONE RELIGIOSA

ii. IDEALI EFFIMERI: Culto della Bellezza (e dopo?) Culto dei Soldi (e dopo? Mazzarò di Verga)

iii. Uomo in balia degli eventi (Zeno: matrimonio)iv. Lasciarsi vivere e osservare vita degli altri (Bovarismo – Voyerismo: Grande

Fratello)v. Fuga dalla realtà e autodistruzione: alcol e droghe

vi. Nuove malattie: depressione, anoressia, bulimiavii. Fine rapporti umani: di cosa si discute: banalità: sport, tv, … meteo

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PIRANDELLO: uno, nessuno, centomila: Una persona, centomila maschere, nessuna persona:

perdita identita (Mattia Pascal): da persona a personaggio (MASCHERA)

Tre testi:

Monologo di Amleto

Gli eroi delle grandi tragedie classiche sono tutti posti davanti  a scelte  e  obbligati a prendere una o l’altra direzione.

Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte. Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti. Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo? Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell'azione perdono anche il nome...

Lo strappo nel cielo di carta

-La tragedia d'Oreste in un teatrino di marionette!- venne ad annunziarmi il signor Anselmo Paleari. -Marionette automatiche, di nuova invenzione. Stasera, alle otto e mezzo, in via dei Prefetti, numero cinquantaquattro. Sarebbe d'andarci, signor Meis. -La tragedia d'Oreste? -Già! D'après Sophocle, dice il manifestino. Sarà l'Elettra. Ora senta un pò che bizzarria mi viene in mente! Se, al momento culminante, proprio quando la marionetta che rappresenta Oreste è per vendicare la morte del padre sopra Egisto e la madre, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che avverrebbe? Dica lei. -Non saprei,- risposi, stringendomi nelle spalle. -Ma è facilissimo, signor Meis! Oreste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco nel cielo. -E perchè? -Mi lsci dire. Oreste sentirebbe ancora gli impulsi della vendetta, vorrebbe seguirli con smaniosa passione, ma gli occhi, gli andrebbero lì, a quello strappo donde ora ogni sorta di mali influssi penetrerebberonella scena, e si sentirebbe cader le braccia. Oreste, insomma, diventerebbe Amleto. Tutta la differenza, signor Meis, fra la tragedia antica e moderna consiste in ciò, creda pure: in un buco nel cielo di carta. E se ne andò ciabattando. [...] "Beate le marionette su le cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi! Non perplessità angosciose, nè ritegni, nè intoppi, nè ombre, nè pietà: nulla! E possono attendere bravamente e prender gusto alla loro commedia e amare e tenere se stesse in considerazione e in pregio, senza soffrir mai vertigini o capogiri, poichè per la loro statura e per le loro azioni quel cielo è un tetto proporzionato.[...]"

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L’ipotesiIo penso talvolta che vita, che vita sarebbe la mia,[…]Sposare vorremmo non quella che legge romanzi, cresciutatra gli agi, mutevole e bella, e raffinata e saputa...Ma quella che vive tranquilla, serena col padre borghesein un'antichissima villa remota del Canavese...[…]Ma quella che prega e digiuna e canta e ride, più frescadell'acqua, e vive con una semplicità di fantesca,[…]Quest'oggi il mio sogno mi canta figure, parvenze tranquilled'un giorno d'estate, nel mille e... novecento... quaranta.(Adoro le date. Le date: incanto che non so dire,ma pur che da molto passate o molto di là da venire.)Sfioriti sarebbero tutti i sogni del tempo già lieto[…]Sopita quell'ansia dei venti anni, sopito l'orgoglio[…]Lontano i figli che crebbero, compiuti i nostri destini[…]Vivremo pacifici in molto agiata semplicità;riceveremmo talvolta notizie della città...la figlia: «...l'evento s'avanza, sarete Nonni ben presto:entro fra poco nel sesto mio mese di gravidanza...»il figlio: «...la Ditta ha ripreso le buone giornate. Precociguadagni. Non è più dei soci quel tale ingegnere svedese».Vivremmo, diremmo le cose più semplici, poi che la Vitaè fatta di semplici cose, e non d'eleganza forbita.Da me converrebbero a sera il Sindaco e gli altri ottimati,e nella gran sala severa si giocherebbe, pacati.[…]Verreste voi pure di spesso, da lungi a trovarmi, o non vintima calvi grigi ritinti superstiti amici d'adesso...[…]Si cenerebbe tranquilli dinnanzi alla casa modestanell'ora che trillano i grilli, che l'ago solare s'arrestatra i primi guizzi selvaggi dei pipistrelli all'assaltoe l'ultime rondini in alto, garrenti negli ultimi raggi.E noi ci diremmo le cose più semplici poi che la vitaè fatta di semplici cose e non d'eleganza forbita:«Il cielo si mette in corruccio... Si vede più poco turchino...»«In sala ha rimesso il cappuccio il monaco benedettino.»«Peccato!» - «Che splendide sere!» - «E pur che domani si possa...»«Oh! Guarda!... Una macroglossa caduta nel tuo bicchiere!»[…]Parlare dei nostri destini, parlare di amici scomparsi(udremmo le sfingi librarsi sui cespi di gelsomini...)

Parlare d'amore, di belle d'un tempo... Oh! breve la vita!(la mensa ancora imbandita biancheggierebbe alle stelle).Parlare di letteratura, di versi del secolo prima:«Mah! Come un libro di rima dilegua, passa, non dura!»«Mah! Come son muti gli eroi più cari e i suoni diversi![…]Or mentre che il dialogo ferve mia moglie, donnina che pensa,per dare una mano alle serve sparecchierebbe la mensa.Pur nelle bisogna modeste ascolterebbe curiosa;- «Che cosa vuol dire, che cosa faceva quel Re-di-Tempeste?»Allora, tra un riso confuso (con pace d'Omero e di Dante)diremmo la favola ad uso della consorte ignorante.

Il Re di Tempeste era un taleche diede col vivere scempioun bel deplorevole esempiod'infedeltà maritale,che visse a bordo d'un yachttoccando tra liete brigatele spiaggie più frequentatedalle famose cocottes...Già vecchio, rivolte le veleal tetto un giorno lasciato,fu accolto e fu perdonatodalla consorte fedele...Poteva trascorrere i suoiultimi giorni sereni,contento degli ultimi benicome si vive tra noi...Ma né dolcezza di figlio,né lagrime, né pietàdel padre, né il debito amoreper la sua dolce metàgli spensero dentro l'ardoredella speranza chimericae volse coi tardi compagnicercando fortuna in America...- Non si può vivere senzadanari, molti danari...Considerate, miei caricompagni, la vostra semenza! -Vïaggia vïaggia vïaggiavïaggia nel folle volovedevano già scintillarele stelle dell'altro polo...vïaggia vïaggia vïaggiavïaggia per l'alto mare:si videro innanzi levareun'alta montagna selvaggia...Non era quel porto illusoriola California o il Perù,ma il monte del Purgatorioche trasse la nave all'in giù.E il mare sovra la prorasi fu rinchiuso in eterno.E Ulisse piombò nell'Infernodove ci resta tuttora...

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