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Van Gogh. I colori della vita Padova, Centro San Gaetano 10 ottobre 2020 11 aprile 2021 Info e prenotazioni 0422.429999 – lineadombra.it PADOVA - CENTRO SAN GAETANO 10 OTTOBRE 2020 - 11 APRILE 2021 COMUNICATO STAMPA Mostra a cura di Marco Goldin “Van Gogh. I colori della vita” (Padova, Centro San Gaetano, dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021) non ha nulla di generico e non è solo una sfilata di quadri e disegni, che pur in molti casi sono capolavori notissimi. È invece un sorprendente percorso volto a far conoscere, passo dopo passo, alcune trame della vita e dell’opera di Van Gogh non così affrontate finora. Questo per la volontà del curatore di ricostruire l’intero percorso, includendo anche quanto di solito non viene compreso o è stato poco o per nulla studiato. Sarà lo stesso Van Gogh a raccontarsi in mostra, attraverso le sue lettere. Esse sono il filo conduttore di un poderoso volume di 850 pagine che Marco Goldin, ideatore e curatore della mostra, ha scritto per La nave di Teseo. Libro in uscita in parallelo all’apertura dell’esposizione e intitolato “Van Gogh. L’autobiografia mai scritta”. “Van Gogh. I colori della vita”, intende – anticipa Goldin - ripercorrere l’intero cammino della sua attività, concentrandosi sui principali punti di snodo di quel cammino. I luoghi che lo hanno visto diventare il pittore che tutti conosciamo, grazie proprio a quei luoghi

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PADOVA - CENTRO SAN GAETANO10 OTTOBRE 2020 - 11 APRILE 2021

COMUNICATO STAMPAMostra a cura di Marco Goldin

“Van Gogh. I colori della vita” (Padova, Centro San Gaetano, dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021) non ha nulla di generico e non è solo una sfilata di quadri e disegni, che pur in molti casi sono capolavori notissimi. È invece un sorprendente percorso volto a far conoscere, passo dopo passo, alcune trame della vita e dell’opera di Van Gogh non così affrontate finora. Questo per la volontà del curatore di ricostruire l’intero percorso, includendo anche quanto di solito non viene compreso o è stato poco o per nulla studiato. Sarà lo stesso Van Gogh a raccontarsi in mostra, attraverso le sue lettere. Esse sono il filo conduttore di un poderoso volume di 850 pagine che Marco Goldin, ideatore e curatore della mostra, ha scritto per La nave di Teseo. Libro in uscita in parallelo all’apertura dell’esposizione e intitolato “Van Gogh. L’autobiografia mai scritta”.“Van Gogh. I colori della vita”, intende – anticipa Goldin - ripercorrere l’intero cammino della sua attività, concentrandosi sui principali punti di snodo di quel cammino. I luoghi che lo hanno visto diventare il pittore che tutti conosciamo, grazie proprio a quei luoghi medesimi, al fascino che hanno esercitato su di lui, alla loro storia che si è incisa nella sua storia. Verrà precisamente analizzato il rapporto tra l’esterno della natura, e talvolta delle città, e l’interno dell’uomo e del pittore. Per comprendere il motivo per cui sia stata così rapida l’evoluzione dell’artista e perché sia stata necessitata e indotta dall’aver vissuto in determinati posti, prima in Belgio e Olanda e poi in Francia”.Gli 82 quadri e disegni di Van Gogh eccezionalmente riuniti al San Gaetano rappresenteranno proprio questo percorso, in una sorta di

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itinerario che terrà insieme l’esigenza del vedere fisico e quella dello sprofondamento interiore. Grazie soprattutto, ma non solo, alla collaborazione fondamentale del Kröller-Müller Museum e del Van Gogh Museum, la mostra potrà proporre capolavori di ognuno tra i periodi della vita di Van Gogh, da quello olandese fino al tempo francese vissuto tra Parigi, la Provenza e Auvers-sur-Oise. Dipinti famosissimi come l’”Autoritratto con il cappello di feltro”, “Il seminatore”, i vari campi di grano, “Il postino Roulin”, “Il signor Ginoux”, “L’Arlesiana”, i vari paesaggi attorno al manicomio di Saint-Rémy e tantissimi altri. Ma la grande esposizione padovana non si limita al pur incredibile corpus di ben 82 opere di Van Gogh. A esse sarà infatti affiancata una selezione di una ulteriore quindicina di capolavori di artisti, a partire ovviamente da Millet, passando tra gli altri per Gauguin, Seurat, Signac, Hiroshige, a lui precisamente collegati. O come nel caso delle tre grandi, splendide tele di Francis Bacon a inizio percorso, a indicare come la figura dello stesso Van Gogh abbia agito anche sui grandissimi del XX secolo.La mostra “Van Gogh. I colori della vita” è promossa da Linea d’ombra (www.lineadombra.it) e dal Comune di Padova, con la decisiva collaborazione del Kröller-Müller Museum, ed è prodotta da Linea d’ombra, con il Gruppo Baccini in qualità di main sponsor. Lo sforzo produttivo e organizzativo che Linea d’ombra ha messo in campo per poter realizzare questa grandiosa esposizione è davvero enorme. Basti pensare che per effetto delle normative legate alla diffusione del coronavirus, potrà entrare in mostra appena un terzo del pubblico che avrebbe potuto accedervi in epoca pre-Covid. Aspetto che, per altro, assicurerà ai visitatori l’opportunità di non incorrere in alcun affollamento, potendo anzi ammirare i capolavori riuniti nel Centro San Gaetano di Padova con tutto l’agio possibile.È naturalmente più che consigliabile giungere alla mostra avendo già prenotato giorno e fascia oraria d’ingresso. Le prenotazioni si possono effettuare al call center 0422.429999 oppure sul sito www.lineadombra.it.

Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo ref. Roberta BarbaroTel. 049.663499 [email protected]

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La realizzazione di questa magnifica mostra dedicata a Van Gogh, alle sue opere, ma anche alla sua vita e al contesto culturale e artistico dell’epoca, è per noi ragione di grande soddisfazione. Lo sarebbe stato in una situazione normale, lo è ancor di più in questo contesto di emergenza, causato dal virus. Non era affatto scontato riuscire a realizzare un evento di questa portata e complessità – basti pensare alla questione del prestito delle opere in queste condizioni – e dobbiamo ringraziare la capacità e la tenacia di Marco Goldin, con la sua Linea d’ombra, del Gruppo Baccini, main sponsor dell’iniziativa e di tutti i dipendenti del Comune di Padova, che hanno seguito il progetto, per il risultato raggiunto. Del resto, la realizzazione di Grandi Mostre, di respiro internazionale, che hanno l’obiettivo di allargare al grande pubblico la comprensione e il piacere della conoscenza di opere fondamentali della storia dell’arte, è un punto centrale del programma culturale di questa Amministrazione.E ancor di più in questo momento non possiamo trascurare il fatto che all’indiscusso valore culturale di questa mostra, si somma l’importante indotto che assicura alla città in termini di presenze turistiche, con le ricadute economiche che ne conseguono. Van Gogh è molto di più del rivoluzionario uso del colore per il quale è universalmente conosciuto e questa mostra ci aiuta a scoprire, accanto alla meraviglia del colore, anche il percorso che ha portato il grande pittore alla realizzazione delle sue opere, il loro perché, il contesto nel quale sono nate, i retroscena più significativi, con un apparato di informazioni completo e rigoroso.La nostra città è un luogo simbolico della storia dell’arte anche grazie alla Cappella degli Scrovegni, conosciuta in tutto il mondo, e agli affreschi di Guariento, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero, Jacopo da Verona e Jacopo Avanzi che nel XIV secolo hanno fatto proprio l’impulso innovativo di Giotto.Anche per questo Padova è a tutti gli effetti una delle mete riconosciute del turismo culturale internazionale. La mostra dedicata a Van Gogh, di respiro internazionale, rafforza questo ruolo di città meta privilegiata del turismo “colto” a livello globale. Padova ha deciso di investire in modo strategico sul proprio patrimonio culturale. Una scelta coerente con la sua storia che, secolo dopo secolo, l’ha vista diventare una delle principali città d’arte europee, ma che è anche proiettata verso il futuro.

Sergio Giordani Andrea ColasioSindaco di Padova Assessore alla Cultura

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Il Kröller-Müller Museum di Otterlo, nei Paesi Bassi, possiede la seconda più vasta collezione al mondo di opere di Van Gogh. Nel corso degli anni, il museo ha sviluppato una conoscenza approfondita con lo storico dell’arte Marco Goldin e la sua società che si occupa dell’organizzazione di mostre, Linea d’ombra. Dal 2002 il Kröller-Müller Museum ha supportato, in diverse occasioni, i progetti di Linea d’ombra con prestiti di opere della nostra collezione, soprattutto di Vincent van Gogh. L’impegno di Marco Goldin come studioso della produzione di Van Gogh lo ha portato a stabilire una proficua relazione con la nostra istituzione, che possiede una notevole collezione non solo dei lavori dell’artista olandese, ma anche di altri artisti suoi contemporanei e degli esordi dell’arte moderna.La nostra decisione di prestare adesso un ampio gruppo di opere deriva dalla consapevolezza di come queste mostre siano il risultato di una precisa ricerca estetica e storica, e di come vengano sempre organizzate in maniera veramente professionale. Apprezziamo anche molto il fatto che il pubblico italiano possa così scoprire la nostra collezione.La mostra è stata ideata da Marco Goldin in occasione del 25° anniversario della creazione di Linea d’ombra. Il Kröller-Müller Museum ha deciso di contribuire a questa interessante esposizione come partner decisivo di Linea d’ombra con il prestito di oltre 70 opere di Van Gogh tra dipinti e disegni. Tra le molte notevoli, alcune opere che vorrei per esempio ricordare sono, Alberi da frutto tra i cipressi (1888), la più celebre versione de Il seminatore (1888), il Ritratto di Joseph-Michel Ginoux (1888) e Il burrone (1889). Ma sono solo alcune tra le tante. Degni di nota sono anche i molti disegni oggetto del prestito, raramente esposti al di fuori del nostro museo, che rivelano la visione di Van Gogh della vita rurale. Spero che tutto ciò possa essere d’ispirazione sia per il pubblico italiano sia per i visitatori che giungeranno a Padova.Sono quindi orgogliosa di supportare un’altra mostra di Marco Goldin e Linea d’ombra e felice che il Kröller-Müller Museum giochi un ruolo importante in questo progetto concepito per i 25 anni di Linea d’ombra.

Lisette PelsersDirettrice Kröller-Müller Museum

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Nel percorso artistico e di sostegno alla cultura, iniziato e intrapreso con la collaborazione di Linea d’ombra, questa è la prima mostra riservata alla pittura che andiamo a realizzare insieme e che come gruppo sponsorizziamo. Cosa e chi meglio di un’esposizione dedicata a Vincent van Gogh?Saggi, convegni, mostre di carattere internazionale ne sono stati spesi tanti e ancora se ne spenderanno, a onorare e celebrare l’artista forse più artista di tutti i tempi.Ma per noi questo momento viene vissuto come un ripercorrere all’indietro posti, luoghi, immagini, quadri e sentimenti che abbiamo vissuto in tempi passati, con persone a noi care, in viaggi di lavoro o di puro piacere, nell’intento di cercare di conoscere e fare nostro un artista che più avvicini, più ti affonda nella propria infinità e dolcezza. Ogni volta ritornandoti con qualcosa di “sempre più, di più”.Sono convinta che il lavoro e la passione del nostro amico e curatore Marco Goldin, sapranno condurci sui passi di un viaggio introspettivo autentico e unico, come lo era, ed è, quello di Vincent.Inoltre, stringo Marco nell’abbraccio dell’anniversario per i 25 anni di Linea d’ombra, onorata di far parte attiva di questo momento così importante, per un amico a noi così vicino e speciale.

Elisa BacciniPresidente Gruppo Baccini

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LE SETTE SEZIONI DELLA MOSTRAa cura di Marco Goldin

1. Il pittore come eroe. Francis Bacon guarda Van Gogh

Nell’estate del 1888, dopo avere dipinto la serie memorabile con i campi di grano nella pianura della Crau e attorno all’abbazia di Montmajour, nei pressi di Arles, Vincent van Gogh realizzò un piccolo quadro. Quella tela, intitolata Il pittore sulla strada di Tarascona e conservata nel Kaiser Friedrich Museum, venne distrutta durante un bombardamento alleato su Magdeburgo sul finire della Seconda guerra mondiale. Vi si vede il pittore, Van Gogh stesso, che cammina sotto il sole andando incontro al suo lavoro quotidiano nella campagna. Il sentiero è tutto tormentato di tacche di colore e su di esso si stende minacciosa, come la testa di un rapace che ghermisce, l’ombra del viandante. Lui vestito di un azzurro un poco più scuro del cielo, mentre si fissa esattamente al centro di due alberi, molto giapponesi nel loro disegnarsi dentro la vastità di quello stesso cielo.Il cavalletto sulle spalle, la tavolozza e i colori nella mano destra, una tela sotto il braccio sinistro, assieme a un bastone molto sottile. Sotto il cappello di paglia a larghe tese, del giallo come del grano, lampeggiano i suoi occhi chiari, di quell’azzurro che sfuma nel verde e così si confonde. Ecco, la mostra parte da qui. Da questo quadro invisibile perché non più visibile. Ci sono tanti modi di cominciare un viaggio, questo nuovo viaggio con Van Gogh. Tanti quanti ne ha indicati lui. Infiniti. Ma questo è forse il più sulfureo, misterioso e cangiante in tutte le sue sfumature. Febbricitante sempre, e allarmato nel suo incontro con il destino. Il viaggio di questo pittore, il viaggio di Vincent van Gogh, è precisamente il viaggio dell’eroe. Il pittore come eroe. Colui che ha un compito, una missione da compiere e a essa tutto sacrifica. È a questo tipo di pittore, a questo eroe moderno, che Francis Bacon ha guardato quando ha deciso di dipingere alcune tele meravigliose, traendole proprio da quell’immagine che restava in seguito alla distruzione del quadro dopo il bombardamento su Magdeburgo. Un grande pittore che dialogava con un pittore eroe morto ormai da ben più che mezzo secolo. Pensava a rendergli omaggio, poiché dentro di sé aveva sempre idolatrato quell’olandese finito male in terra di Francia, in mezzo ai campi di grano. Rendergli omaggio come si fa sì con il proprio eroe, ma l’eroe di tutti, quando la singolarità dell’esperienza diventa quella di una moltitudine. Cominciò così a concepire alcune immagini, il loro senso, la loro verità. In quella fascinazione che aveva per realizzare i suoi tanto particolari ritratti,

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tali da rendere perfino i respiri di una persona, le pulsazioni del suo cuore, il ritmo. In Bacon c’era il desiderio di rappresentare Vincent come un viandante in perenne cammino, sfruttando quel taglio cinematografico che faceva emergere la figura come una silhouette quasi bruciata dal sole della Provenza. Quel sole che rendeva evidente oltre ogni dire il ruolo dell’ombra. Tanto che il nero risultava nelle tele di Bacon un elemento fondante molto più che non lo fosse stata l’ombra presente nel dipinto di Van Gogh. Infine, dopo rabbiose e grondanti settimane di lavoro, nel marzo 1957, nella Hanover Gallery di Londra vennero esposte alcune tele che Francis Bacon aveva dedicato a Van Gogh. Partivano da quel quadro che l’artista aveva visto nella monografia del 1945 pubblicata da Phaidon. Era la serie degli Studi per un ritratto di Van Gogh e fu l’incerta, tellurica, grondante messa a fuoco di una figura che attraversava lo spazio dell’opera come stesse solcando lo spazio del mondo. Appartenendo alla vita e insieme alla morte, al tempo di prima e al tempo di poi. C’era in quei quadri il senso di una direzione, l’apertura verso le strade dell’universo.Bacon ha dipinto Van Gogh proprio così. Come chi parte e non è mai partito. Chi viaggia ancora dopo avere a lungo viaggiato. E forse il suo viaggio l’ha condotto nell’interstizio possibile tra il respiro e la sospensione del respiro, tra il pieno e il vuoto. Bacon ha dipinto Van Gogh proprio così. Per questo motivo la mostra nasce eccezionalmente da tre dei suoi quadri dedicati a Vincent van Gogh, compresi nella prima sala. Il pittore come un eroe, colui che annuncia il futuro pur nell’apparente fallimento. E si carica il mondo sulle spalle.

2. Gli anni della formazione. Dalla miniera di Marcasse a Etten

Questa sezione della mostra, specialmente attraverso il disegno che si configura come la parola del principio, mette in scena quel percorso, durato nemmeno due anni, dall’estate del 1880 alla fine del 1881. Dal momento in cui Van Gogh, consapevolmente, realizza i primi disegni al di fuori dell’accompagnamento alle sue lettere, fino a quando lascia Etten per trasferirsi all’Aia. Un vocabolario scarno, fatto di presa di coscienza attraverso il disegno.In una lettera scritta a Theo, dalla regione mineraria di Cuesmes, in Belgio, tra il lunedì 11 e il giovedì 14 agosto 1879, dunque arrivato al punto di dare il via alla sua carriera di artista, annota qualcosa che spiega bene la sua situazione interiore: “Quando si vive con gli altri e si è uniti a loro da un affetto sincero, si è consapevoli di avere una

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ragione di vita e non ci si sente più del tutto inutili e superflui. Come chiunque, io sento il bisogno di una famiglia, di amicizia, di affetto, di rapporti cordiali con il prossimo; non sono fatto di sasso o di ferro come un idrante o un lampione, e quindi non posso vivere privo di tutto questo senza sentire un profondo senso di vuoto”. Il Corso di disegno di Bargue, prestatogli dal signor Tersteeg, direttore della filiale Goupil dell’Aia, lo rende felice perché gli consente di esercitarsi con profitto quando verranno gli ultimi tempi trascorsi accanto alle miniere del Borinage. Il 24 settembre 1880, quando sta per trasferirsi a Bruxelles, scrive a Theo: “Come puoi vedere sto dunque lavorando come un matto, anche se per il momento non ho ottenuto risultati molto soddisfacenti. Ma spero che queste spine daranno all’ora giusta il loro fiore e che questa lotta in apparenza sterile non sia altro che un lavoro di procreazione. Prima il dolore, poi la gioia”. Van Gogh realizzò molti disegni nel Borinage, nel distretto sud-occidentale di Mons, tra il dicembre del 1878 e l’autunno del 1880, ma nulla rimane di quel tempo. In una lettera a Eugene Boch da Arles nel 1888, ricorda di avere iniziato a lavorare a contatto con il paesaggio proprio nel Borinage, ma “naturalmente ho distrutto tutto molto tempo fa”. Per cui Minatori nella neve e Zappatori (da Millet), che danno il via in mostra al percorso olandese, restano tra le rarissime prove superstiti dei mesi di settembre e ottobre 1880, mostrando tutte le incertezze di Van Gogh nel disegno di figura. In questa sezione dedicata alla formazione dell’artista, il percorso prosegue con gli otto mesi trascorsi a Etten, nella regione del Brabante dove era nato, arrivando da Bruxelles alla fine di aprile del 1881. Raggiunge la famiglia, che vive nella canonica accanto alla chiesa. I mesi di Etten vedono un primo, forte miglioramento nel disegno, che ancora per tutto l’anno resta la forma di rappresentazione del mondo. Si inaugura qui una modalità di vita e lavoro che si ripeterà non particolarmente dissimile lungo tutto il decennio. Dapprincipio era la perlustrazione del luogo e dei suoi dintorni, per formarsi una conoscenza che poi desse la possibilità di iniziare a disegnare, e successivamente a dipingere. Anche assieme all’amico pittore Anthon van Rappard − che resta con Van Gogh a Etten per un paio di settimane nel mese di giugno − va alla scoperta del paesaggio, tra “cottage nella brughiera”, fienili, mulini, fino a una grande pineta. Ma a Etten faceva anche l’inventario degli utensili da disegnare, “l’aratro, l’erpice, la carriola, il carro eccetera” e ancora nelle sue lettere racconta di come fosse andato a visitare i luoghi di lavoro del villaggio, “la bottega del falegname, del calzolaio”, e anche la sorella

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Wil posò per lui. Si trattava di affrontare, in quel tempo aurorale del disegno, una gamma per quanto possibile ampia e completa dei soggetti, di modo da dare non soltanto dimostrazione di una qualità crescente nel disegno, ma anche fornire una sorta di riassunto che a lui, artista della realtà, desse l’idea di procedere sulla strada giusta.

3. Sien e il tempo all’Aia. Disegni e prime pitture

Quando arriva all’Aia, alla fine di dicembre del 1881, si reca subito nell’atelier di Anton Mauve, pittore famoso e cugino per parte di madre, dal quale era già stato due volte negli ultimi mesi. Dal primo gennaio affitta delle stanze in Schenkweg dove allestisce anche uno studio. Van Gogh era alla ricerca di “tutte le scene possibili con figure – un mercato, l’arrivo di una barca, un gruppo di persone in fila alla mensa per i poveri, nella sala d’attesa di una stazione, all’ospedale, al monte dei pegni, gruppi che parlano per strada o passeggiano. E tutto dipende dagli stessi problemi di luce, di ombra e di prospettiva.” Riteneva che lo studio fosse il suo obiettivo principale e di doversi impegnare per rendere il movimento delle figure. Non tralasciò comunque di fare nuove illustrazioni, traendo ispirazione dalle stampe inglesi per produrre per esempio una serie di litografie con temi legati al rapporto tra l’uomo e la terra. Ma quanto cercava in un modello, Van Gogh lo trova all’Aia in Sien Hoornik, una ex prostituta incinta che divenne anche sua compagna, dopo l’incontro che si compì a fine gennaio. Sien, sua madre e la prima figlia posavano per lui “con i vestiti adatti, abiti in lana merino nera, bei modelli di cuffie e un bellissimo scialle.” È con certi meravigliosi, e dolentissimi, ritratti di Sien e della madre, presenti in mostra, che prende il via quella galleria di volti e figure che nei quasi due anni trascorsi all’Aia designeranno i confini di un mondo fatto di gemiti silenziosi, e lacrime non ostentate, e miseria, e solitudine, e sofferenza nel corpo e nello spirito. Si trattava di dare senso a quell’individualità dei soggetti che Van Gogh sempre preservò fin dal primo momento della sua ricerca. Il suo lavoro mostra di prendere le mosse da quattro fonti di ispirazione ben precise: gli artisti della scuola dell’Aia, gli artisti della scuola di Barbizon, gli antichi maestri olandesi e le incisioni su legno di autori contemporanei, soprattutto inglesi. Ammira fortemente il realismo dei pittori della scuola dell’Aia, costruito su un’inclinazione di carattere morale che non può non incontrare il suo favore. È infatti impressionato dalla tensione che in questo senso esprime Israëls, ma anche dall’integrità di altri autori come Jacob Maris, Mauve e Weissenbruch. Nel loro evidente richiamarsi ai pittori di Barbizon, egli sente così la perfetta congiunzione con il concetto di paesaggio da lui

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tanto amato ed espresso tra gli altri da Millet, Corot, Dupré, Rousseau e Daubigny. Si trattava di una natura venata sempre di un’inclinazione malinconica, spesso vespertina, che corrispondeva perfettamente al suo spirito. Del resto, Van Gogh conosceva bene le loro opere, che vedeva spesso quando lavorava da Goupil a Parigi. Ma va ricordato anche, come elemento non secondario, quanto egli apprezzasse il lavoro degli incisori su legno inglesi, le cui immagini ponevano l’accento su temi sociali di indubbio richiamo. Immagini che il pittore olandese poteva vedere in pubblicazioni come “The Graphic” e ”The Illustrated London News”, che aveva regolarmente a disposizione. Van Gogh poi ammirava grandemente Rembrandt come pittore religioso, e in questo senso è significativa la sua predilezione verso l’episodio dei discepoli di Emmaus. Ciò che Van Gogh vedeva di interessante nel Rembrandt pittore religioso era il trattamento della luce, con tutto quanto di simbolico e misterioso poteva essere a essa collegato. Apprezzava poi la spontaneità e la maestria nel disegno di Hals, e non poteva che essere immensa l’ammirazione per i grandi pittori di paesaggio olandese del Seicento, coloro che avevano fondato questo genere, a cominciare ovviamente da Jacob van Ruisdael, Koninck e Van Goyen. La visione tanto importante del paesaggio nasce dunque in Van Gogh sulla linea che congiunge Van Ruisdael, la scuola di Barbizon e quella dell’Aia. Con oltre venti disegni e i primi dipinti del tempo dell’Aia, questa sezione si chiude dentro questo spirito di intima attenzione umana.

4. Gli anni a Nuenen. Tra tessitori e contadini

Con il peggiorare della stagione e l’arrivo dell’inverno, nella regione settentrionale della Drenthe, dove si era trasferito dall’Aia a metà settembre 1883, non era più possibile dipingere all’aperto, per cui fece il percorso a ritroso. Vincent raggiunse all’inizio di dicembre 1883 la casa dei genitori a Nuenen, di nuovo nel Brabante. Lasciava la Drenthe preso dall’amore verso un paesaggio non ancora rovinato dalla moderna società industriale. Questo determinò il risultato di considerare il lavoro del contadino come l’incarnazione più pura e autentica della condizione umana. Si trattava del legame eterno esistente tra il contadino stesso e la terra, che era per lui madre assoluta e portatrice di quei valori universali che Van Gogh sempre ricercava. Nel suo interesse verso quella figura, Van Gogh si inseriva in un contesto che aveva preso le mosse da situazioni simili. In verità Zola, proprio negli anni in cui Vincent concentrava la sua attenzione su questa immagine, in alcune recensioni al Salon faceva notare come

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questo genere fosse ormai giunto al canto del cigno. Agiva in lui ovviamente la nostalgia per l’amato Courbet, morto da poco, e non poteva essere Jules Breton il suo sostituto, preso com’era da contadine che assomigliavano più a modelle agghindate che non a lavoratrici sui campi. Sebbene a Van Gogh non sfuggissero tutte le motivazioni per le quali l’arte legata alla terra e alla figura del contadino andassero per la maggiore, lui scelse di continuare sulla sua strada, incurante di quanto gli stava intorno. Perciò la mostra si sofferma a lungo su tale tema, sia con disegni sia con quadri, spesso da considerarsi quali prototipi di avvicinamento all’opera riassuntiva, i Mangiatori di patate. I contadini ovviamente assieme ai tessitori, ai quali si dedica intensamente appena arrivato a Nuenen. Nel mese di novembre 1884 Vincent dà poi il via a una serie di teste che rappresentano un progetto unitario e formano una parte importante di questa sezione. Sono volti, su tele di piccolo formato, inquadrati in primissimo piano, secondo uno stile che rimanda agli olandesi del XVII secolo, e soprattutto a Frans Hals per quanto riguarda la pennellata fluida e densa di colore. Van Gogh ammirava da molto tempo Hals e nell’ottobre del 1885 ebbe anche modo di ristudiarlo dal vero al Rijksmuseum durante una visita di tre giorni ad Amsterdam. Di Hals, Van Gogh ammirava l’idea di dipingere sempre la verità della vita nel momento in cui accadeva, la pennellata rapida, l’assenza di un disegno preparatorio sottostante i dipinti, la sensazione che i suoi quadri potessero risultare non finiti mentre vivevano di una loro assoluta completezza. Quello che dei borghesi di Hals sembrava interessare a Van Gogh non era ovviamente il rango sociale, nel momento in cui lui invece si disponeva a tratteggiare i volti delle contadine e dei contadini del Brabante, quanto piuttosto lo spessore di verità che emergeva anche in un’epoca storica precedente alla sua. Ma capiva quanta modernità vi fosse in quelle figure e in quei volti, tanto da rafforzare la sua convinzione sulla individualità di ogni ritratto a discapito di una trattazione generica. In una vasta contemporaneità di visione, terminate a luglio 1884 le ultime versioni dei tessitori, lo sguardo di Van Gogh torna a indirizzarsi anche verso il paesaggio, per il quale i dintorni di Nuenen offrono non pochi spunti. Spesso, quel paesaggio diventa luogo di ambientazione del lavoro dei contadini, anche se talvolta si offre nudo nella sua semplicità in apparenza perfino banale, ma che gli consente di misurare luci poco per volta nuove. E colori essi stessi poco per volta nuovi, fino a che saranno, tra ottobre e novembre dell’anno successivo, alcuni finali, e bellissimi, paesaggi sempre nel Brabante. Prima di presentarsi, fatta la sua sosta ad Anversa, a Parigi al cospetto dell’arte degli impressionisti.

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5. Parigi, oh cara. Van Gogh e l’arte moderna

L’arrivo di Van Gogh a Parigi significava dare sostanza al suo desiderio di conoscere le nuove scoperte dell’arte moderna. E di essere egli stesso rappresentante dell’arte del proprio tempo, secondo una possibile evoluzione rispetto agli anni olandesi. Del resto, gli ultimi mesi a Nuenen, specialmente con i paesaggi di ottobre e novembre 1885, avevano già segnato un deciso avanzamento nella resa del colore, che si esprimeva adesso attraverso un medium luminoso diverso e più intenso. Vincent conosceva bene la città e il desiderio di tornarvi si era accresciuto ad Anversa al ricevimento delle varie lettere di Theo, che gli parlava soprattutto dell’arte degli impressionisti, sui quali Vincent confessava la sua ignoranza ma anche il suo desiderio di conoscerli. Non aveva mai visto dal vero un dipinto impressionista fino a quel momento, poiché le prime due esposizioni impressioniste, nel 1874 e nel 1876, si erano svolte in periodi nei quali non era in città. In definitiva, Parigi poteva offrire al pittore olandese la più vasta campionatura internazionale delle migliori tendenze dell’arte contemporanea in quel momento. Oltre a questo fenomeno che riguardava la conoscenza degli stili, Parigi, con i suoi atelier, poteva diventare palestra credibile anche per un avanzamento dal punto di vista tecnico, seguendo gli indirizzi della modernità. Su queste due strade si sviluppò quindi l’esperienza parigina, durata esattamente due anni, e che consegnò una persona completamente diversa quando, nel febbraio del 1888, quella stessa persona prese un treno e lasciando Parigi si diresse verso la luce del sud, verso la Provenza che lo attendeva quasi come un luogo edenico.Gli iniziali mesi parigini furono per Vincent di ambientamento. In ogni caso, i primi paesaggi dipinti spesso nella zona attorno a Montmartre non indicano, tra primavera ed estate del 1886, significativi cambiamenti rispetto agli ultimi paesaggi autunnali di Nuenen. Se non per una luce che, ma nemmeno sempre, si faceva più secca e solare, evidenziando una prima reazione alle nuove condizioni atmosferiche nelle quali si trovava a vivere. In realtà alternava opere dai toni più scuri e tradizionali ancora legati alla Scuola di Barbizon o a quella dell’Aia, con altri nei quali agiva una luminosità più piena. Affascinato da tempo dalle teorie sul colore di Delacroix, poco per volta Van Gogh comprese la forza di una gamma cromatica più chiara.Il 1887 fu il vero anno di nascita dell’arte moderna nel pittore, con alcune prove già straordinariamente avanzate. La primavera segna la ripresa dei paesaggi realizzati da Van Gogh nell’area che va da Montmartre alla Senna nei pressi dei ponti di Clichy e Asnières. È

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immediatamente intuibile il suo cambio di passo rispetto ai quadri realizzati sulle colline di Montmartre nell’anno precedente. Dette da subito il via a una sperimentazione del tutto personale. Seurat gli aveva dato un possibile orizzonte diverso, eppure Van Gogh non utilizzò mai fino in fondo la sua tecnica, frutto di un’idea quasi scientifica e asettica. Prediligeva invece una varietà di punti, poi tratti brevi alternati a lunghe pennellate, di modo che alla fine l’effetto fosse quello di una vibrazione quasi carnale delle luce. Aveva pensato, giungendo in Francia, di progredire soprattutto attraverso una formazione accademica, mentre il suo percorso era avvenuto specialmente al contatto diretto con gli artisti dell’avanguardia e nell’approfondimento, al di fuori dei canali ufficiali, dell’arte giapponese. Ma due anni a Parigi gli avevano messo nell’anima anche un rifiuto della vita in città. Così che per il suo noto e abituale alternarsi tra città e campagna, era venuto il momento di andare altrove, per cui il 19 febbraio del 1888 parte per Arles. Per incontrare certamente una luce diversa, la luce del sud, ma anche per tornare ad assaporare il clima campestre.

6. Un anno decisivo. 1888 Van Gogh ad Arles

Il 1888 è un anno fondamentale nella pur breve vicenda dell’artista olandese, poiché maturano, nella concretezza e nella bellezza dell’opera, molte riflessioni che lo avevano occupato nei due anni parigini. Dall’approfondimento del rapporto ideale con Millet, rivisto però alla luce del sud, fino alla predilezione verso l’arte giapponese, anch’esso corroborata da una nuova intensità del colore. Ad Arles Vincent giunge il 20 febbraio 1888, trovando alloggio all’ Hôtel-Restaurant Carrel, al 30 di rue de la Cavalerie. Dopo essersi sistemato e avere trascorso la prima notte in Provenza, la mattina del 21 febbraio scrive subito a Theo, per informarlo dapprincipio di una cosa assai singolare. Lui, partito per il sud per incontrare il sole e la luce assoluta, è invece arrivato con la neve che cade: “Ora ti dirò che, per cominciare, ci sono dovunque almeno 60 centimetri di neve già caduta, e che continua a caderne. Arles non mi sembra molto più grande di Breda o di Mons”. Nei quasi quindici mesi di permanenza ad Arles, Van Gogh realizza circa duecento quadri, cento tra disegni e acquerelli e ha il tempo di scrivere duecento lettere, quasi tutte, come sempre, indirizzate al fratello Theo. Quando arriva ad Arles, la città conta più o meno 30.000 abitanti ed è un po’ la quintessenza della Provenza. Ci si può chiedere perché Vincent l’avesse scelta, e non per esempio Aix o Martigues o Avignone, quando decide di scendere a sud. Di sicuro non c’è un unico motivo, ma un’articolata serie di risposte possibili.

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Egli ammira molto per esempio il pittore marsigliese Adolphe Monticelli e Arles poteva essere una sorta di testa di ponte sulla strada per Marsiglia. Theo stesso stava costruendo una collezione di opere di Monticelli, il cui colore fondo e materico Vincent riteneva derivato da Delacroix, altro pittore da lui assai considerato. Molte delle sue nature morte di fiori, soprattutto dipinte nella seconda parte del 1886 a Parigi, risentono dell’influenza di Monticelli, del quale così dice in una lettera molto bella: “Monticelli esprime la libertà dell’artista di esagerare, di creare un mondo più bello e più semplice, più consolante del nostro ed esprime il fatto che il talento sia da una lunga pazienza e dapprincipio uno sforzo di volontà e di intensa osservazione.”Ugualmente, l’amore per le stampe giapponesi poteva avere condizionato la sua visione del sud e infatti scrive a Bernard poche settimane dopo esservi arrivato: “Questo paese mi sembra bello quanto il Giappone per la limpidezza dell’atmosfera e gli effetti brillanti del colore.” Ma anche la lettura dell’opera dello scrittore provenzale Alphonse Daudet offre occasioni di un colore nuovo per la visione di Van Gogh. Soprattutto il Tartarin de Tarascon, uscito nel 1872, lo colpisce molto, tanto da citarlo molto spesso nelle sue lettere, riferendosi alla “gaiezza” provenzale. Che associa anche alla sua pittura, non di rado. In ogni caso, nessun pittore prima di Vincent van Gogh aveva scelto Arles come base, mentre lui sognava di stabilirvi il tanto desiderato “Atelier del sud,” vera e propria comunità di pittori che avrebbe dovuto nascere attorno alle figure di Gauguin e Bernard. Comincia adesso, arrivato ad Arles, la vera stagione del plein air per Van Gogh. E sarà una stagione entusiasmante, anche se talvolta per lui dolorosa. A questo, evidentemente, si somma, in un 1888 appunto decisivo, il rapporto, prima epistolare e poi legato alla convivenza di due mesi nella Casa Gialla di place Lamartine, con Paul Gauguin. Sia come sia, Van Gogh manifesta ad Arles, e ancor di più nei suoi immediati dintorni, nella continua immersione in una natura assoluta, tutti quei tratti che faranno di lui il pittore che conosciamo e lo porteranno a vivere con un’intensità fuori del comune gli ultimi due anni e poco di più della sua vita. Dalle fioriture ai campi di grano nella Crau, dai girasoli ai famosi ritratti, dalle notti stellate agli interni dei caffè, saranno tanti i capolavori realizzati da Van Gogh ad Arles.

7. Di lune e nuvole. Van Gogh e la fine del suo viaggio

È a Saint-Rémy, dove vive un anno esatto, da maggio 1889 a maggio 1890, in un istituto di cura per le malattie mentali, che la disposizione di Van Gogh per la descrizione di una natura che si accende oltre ogni

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misura tocca il suo acme. Dai campi agli alberi, dal cielo con le sue nuvole stracciate di bianco alla luna rossa del destino. Il giorno dopo l’arrivo di Van Gogh, il dottor Peyron, il direttore della struttura, espresse la sua prima impressione, giungendo alla conclusione che il paziente soffrisse di gravi attacchi di epilessia, che avvenivano a intervalli molto irregolari. Il suo avviso fu che dovesse rimanere a lungo sotto osservazione nell’istituto. Nel primo mese non gli venne permesso di uscire dai confini dell’ospedale, per cui si concentrò sul giardino, che tornò talvolta in certi quadri dei mesi successivi. Alla ricerca di un suo stile personale, Vincent raggiunse l’apice del suo sforzo, con molti capolavori, proprio nei dodici mesi di Saint-Rémy. Il 9 giugno, il dottor Peyron annunciava in una lettera a Theo che finalmente aveva potuto dare il permesso a Vincent di uscire dall’istituto, per iniziare a conoscere il paesaggio e dipingere. Van Gogh poté dunque avventurarsi al di fuori delle mura, alla ricerca di nuovi soggetti per la sua pittura. Ma prima che settimane sempre più tormentate prendessero il via, culminate con la crisi di luglio, la prima di quattro lì, realizzò dalla finestra della sua camera uno dei quadri più belli dell’intera sua vita, nel quale dipinse le nuvole più affascinanti e perigliose che di lui si ricordino. Questa tela è al centro di quel capitolo indimenticabile che ruota attorno alla casa di cura di Saint-Paul-de-Mausole. Il percorso espositivo fa su questo un’altra importante sosta, con un secondo quadro molto famoso dipinto da Van Gogh all’inizio di luglio, nel quale fa la sua comparsa un effetto stilistico assai marcato, quasi sperimentale, un effetto non particolarmente amato da Theo. Si tratta dello stesso scorcio del precedente, ma con una visione più ravvicinata, con l’occhio che si è introdotto ben dentro quel brano di natura comunque claustrale, durante il tempo della piena estate, con i toni caldi a dominare la scena. E il grande disco della luna nascente che sta sorgendo dal fianco delle Alpilles. Questi dunque che danno conto dell’ambiente circostante, assieme anche alla visione del Monte Gaussier che si trova sul lato sud della casa di cura e che Van Gogh dipinse nell’autunno di quel 1889, direttamente sul motivo, poco fuori il grande portone di accesso, oppure quelli appena più lontani come Il burrone o perfino la scena con il Buon Samaritano tratta da Delacroix ma ambientata negli stessi canaloni sotto le Alpilles, sono paesaggi di inaudita novità, così come altri campi di grano, i cipressi e gli ulivi che formano il cuore del lavoro di Van Gogh a Saint-Rémy. La storia è ormai sul punto di finire. La mattina del 20 maggio 1890, Vincent lascia Parigi, dove si era fermato a casa di Theo rientrando da Saint-Rémy. Prende il treno in direzione di Auvers-sur-Oise, dove lo

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aspetta il dottor Gachet, amico di molti tra i pittori impressionisti, a cominciare da Pissarro e Cézanne. Gachet incita subito Van Gogh, come scrive già il giorno successivo al fratello e alla moglie: “Poi mi ha detto che bisogna lavorare con grande ardimento e non pensare affatto a ciò che ho avuto”. All’Auberge Ravoux, nella piazza del Municipio, trova una camera più a buon mercato di quella che all’Auberge Saint-Aubin gli aveva proposto lo stesso medico. Arriva ad Auvers con una rinnovata sensazione di impotenza davanti alla natura e alla possibilità di rappresentarla. La luce e i colori di Saint-Rémy, tatuati sulla sua pelle e sulla sua anima, erano stati troppo.Sono le ultime settimane della vita di Van Gogh, finite in mezzo ai campi di grano con alcune meravigliose visioni lontananti. Le ultime settimane prima di togliersi la vita e di consegnare la sua opera al tempo dell’eternità.

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Aperture straordinarie7 e 8 dicembre: 9 - 1924 dicembre: chiuso25 dicembre: 15 - 1926-27 dicembre: 9 - 2028-29-30 dicembre: 10 - 1931 dicembre: 11 - 1 della notte1 gennaio: 10 - 192-3-4-5 gennaio: 9 - 206 gennaio: 9 – 19

E' VIVAMENTE CONSIGLIATA LA PRENOTAZIONE PER LA MIGLIORE GESTIONE DEGLI INGRESSI IN MOSTRA

BIGLIETTI(prezzi comprensivi di diritto di prenotazione)

Intero € 17,00Ridotto € 14,00 studenti maggiorenni e universitari fino a 26 anni con tessera di riconoscimento, oltre i 65 anni, giornalisti con tesserinoRidotto € 11,00 minorenni (6-17 anni)BIGLIETTI CON VISITA GUIDATA(prezzi comprensivi di diritto di prenotazione)

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Per i titolari di biglietto gratuito (bambini fino a 5 anni compiuti - accompagnatore di persone non abili) la visita guidata resta a pagamento (€ 7).

LA VENDITA DEI BIGLIETTI APERTI E REGALOPER QUESTA MOSTRA È SOSPESA

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GRUPPI(15 persone)

Intero € 13,00Ridotto € 10,00 minorenni (6-17 anni)

SCUOLELe scuole interessate a una visita guidata sono pregate di contattare, a partire dall'1 settembre, il nostro call center (0422 429999 - [email protected]).

INGRESSO GRATUITOBambini fino a 5 anni compiuti, accompagnatore di persone non abili.

Per i disabili che necessitino di accompagnatore e per chi accompagna in mostra bambini fino a 5 anni, è necessario fare la prenotazione tramite call center 0422 429999.VISITE GUIDATEGruppi € 100,00(non sono consentite visite con guida propria)

Privati € 7,00 a persona (in gruppi di 15 persone)

Le visite guidate verranno effettuate con l’ausilio di un apparato microfonico dotato di auricolari monouso, compreso nel costo della visita guidata.AUDIOGUIDAUn racconto di Marco Goldin sulla vita di Van Gogh e le sue opere.

Adulti € 6,50Bambini € 4,50

Nel prezzo è compreso l'auricolare monouso

Disponibile, in prenotazione e direttamente in mostra, in lingua italiana e, per gli adulti, anche in lingua inglese.

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ECCO COME TI ACCOGLIEREMO IN SICUREZZA

ARRIVA 10 MINUTI PRIMAPresentati 10 minuti prima dell’orario di visita per consentire i controlli preliminari indispensabili per la sicurezza di ognuno.Se arrivi in ritardo, non saremo necessariamente in grado di garantirti l’ingresso.

TERMOSCANNERAl tuo arrivo misureremo la temperatura corporea.  Per entrare, dovrà essere inferiore a 37,5°.

PERSONALETutto il nostro personale indossa i dispositivi previsti per la visita in sicurezza.Le postazioni fisse sono dotate di barriere per il distanziamento fisico.

GEL IGIENIZZANTEIn diversi punti del Centro San Gaetano troverai erogatori di soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani.

AMBIENTI PULITI E SANIFICATIIl Centro San Gaetano assicura una scrupolosa pulizia di tutti gli ambienti con prodotti detergenti e disinfettanti. La sanificazione quotidiana viene fatta anche con particolare attenzione ai servizi igienici e a tutte le superfici toccate di frequente.

INGRESSO CONTINGENTATOPer garantire il distanziamento interpersonale, ogni 10 minuti entrerà in mostra un piccolo numero di persone.

IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONENegli spazi espositivi del Centro San Gaetano è in funzione un impianto modernissimo, appena installato, che assicura alla perfezione il continuo filtraggio e ricambio dell’aria.

MASCHERINAIndossala correttamente, coprendo naso e bocca, per tutto il tempo di permanenza nel Centro San Gaetano.

DISTANZIAMENTOMantieni la distanza minima di sicurezza dagli altri (1 mt).

ASCENSOREPer ragioni di sicurezza e gentilezza, l’uso dell’ascensore sarà riservato a persone con difficoltà o disabilità motoria e loro accompagnatori.

PERCORSO E DURATA DELLA VISITAIl percorso è a senso unico (non sarà possibile tornare indietro) e la durata

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complessiva della visita sarà di 60 minuti.La permanenza prestabilita nelle diverse sale espositive verrà fatta rispettare dal nostro personale ed è indicata all’ingresso di ogni sala.

BOOKSHOPAll’uscita del percorso espositivo troverai il nostro bookshop con il catalogo della mostra, il nuovo libro di Marco Goldin, Van Gogh. L’autobiografia mai scritta e tutto il merchandising della mostra.

ARMADIETTINon è previsto il servizio di guardaroba.Per custodire i tuoi oggetti sono a disposizione degli armadietti con chiave.

CONTROLLI SU BORSE E BAGAGLILe borse ammissibili in mostra, di piccola dimensione, verranno ispezionate dal personale di sicurezza.

CAFFETTERIA E RISTORAZIONEAl piano terra del Centro San Gaetano ti attende un'ottima caffetteria-ristorante dove gustare un ricco menù per colazioni, pranzi o spuntini al banco.

NON È CONSENTITO- introdurre valigie, borse voluminose, zaini, passeggini- introdurre animali, di qualsiasi taglia- introdurre cibo e bevande- utilizzare cellulari, macchine fotografiche o altri apparecchi elettronici

ORGANIZZAZIONELinea d’ombraStrada di Sant’Artemio, 6/831100 Treviso

Tel. +39 0422 3095Fax +39 0422 [email protected]

UFFICIO STAMPAStudio Esseci di Sergio CampagnoloTel. +39 049 663499Fax +39 049 655098

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IL CATALOGO DELLA MOSTRA

Van Gogh. I colori della vitaa cura di Marco Goldincartonato, cm 28 x 22pp. 19296 riproduzioni a colori e 8 in bianco e nero testi di Marco Goldin

Il catalogo è introdotto da un saggio ampio di Marco Goldin sulla vita e sull’opera di Vincent van Gogh, sulle motivazioni profonde della sua pittura, e sulle riflessioni a essa tenacemente intrecciate, che scandiscono le oltre ottocento lettere scritte nell’arco della sua vita, a partire dal 1872, fino all’ultima al fratello Theo, il 23 luglio 1890.È il legame indissolubile tra vita e arte a rendere la figura di Vincent van Gogh così affascinante e la sua pittura così toccante, così piena di vita; la “fede” nell’arte è un tratto che non abbandonerà mai il pittore; al contrario sarà per lui sempre nutrimento e stimolo anche nei periodi di inoperosità creativa causati dalla malattia malinconica. Da qui nasce l’interpretazione di Goldin del pittore come eroe, «colui che ha un compito, una missione da compiere e a essa tutto sacrifica.» Van Gogh, dunque, come eroe moderno, come artista al quale un altro grande pittore contemporaneo, Francis Bacon, si è rivolto per dipingere alcuni quadri meravigliosi posti all’inizio di questo affascinante viaggio nel mondo di Van Gogh.I testi introduttivi alle sezioni di cui si compone il catalogo, scritti sempre da Marco Goldin, consentono di percorrere i momenti e i luoghi fondanti della vita e dell’opera del pittore olandese: dagli anni iniziali in Belgio, e poi a Etten, all’Aia, a Nuenen in Olanda, quindi a Parigi, Arles, Saint- Rémy e infine Auvers in Francia: tutti luoghi estremamente formativi per il delinearsi della sua produzione, che in un solo decennio è passata dai disegni inizialmente un po’ goffi derivanti da libri e manuali ai quadri ricchi di colore e di padronanza tecnica, famosi in tutto il mondo.

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A conclusione, e per sottolineare ulteriormente il rapporto pittura-pensiero nell’opera di Van Gogh, ci sono le parole di Vincent stesso, sette lettere scelte a simboleggiare le tappe del suo viaggio e tutti i periodi importanti per la sua ricerca.

UNDICI ARTISTI CONTEMPORANEI PER ALTRETTANTE MOSTRE INTORNO A VAN GOGHa cura di Marco Goldin

Comunicato Stampa

“Desidero che l’esposizione che si apre il 10 ottobre a Padova possa diventare, soprattutto per la bellezza delle opere, ma anche per l’intero progetto culturale che vi ruoterà attorno, un’esperienza indimenticabile per tutti”.Con queste parole, Marco Goldin annuncia che Linea d’ombra ha messo in campo, a lato della grande mostra “Van Gogh. I colori della vita” (Padova, Centro San Gaetano, dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021), un ciclo di altre 11 mostre monografiche, nelle quali altrettanti artisti, tra i più sensibili della scena nazionale, si confrontano con la suggestione di Van Gogh. Ognuno di loro ha interpretato, con la propria visione e sensibilità, l’arte e la vicenda di Van Gogh. Ad essere stati coinvolti da Marco Goldin in questa originale impresa sono Andrea Martinelli, Matteo Massagrande, Laura Barbarini, Cetty Previtera, Laura Villani, Attilio Forgioli, Claudio Verna, Piero Vignozzi, Franco Sarnari, Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro.Per l’intera durata della grande mostra, il pubblico avrà così l’opportunità di ammirare, oltre ai capolavori di Van Gogh, anche i lavori a lui ispirati grazie alle 11 mostre monografiche che si susseguiranno sempre all’interno del Centro San Gaetano.Ad aprire la serie sono, dal 10 ottobre al 27 novembre 2020, due artisti in contemporanea: Andrea Martinelli e Piero Vignozzi, con le mostre rispettivamente intitolate: “Gli occhi del tempo” e “Il giardino degli iris”. Seguiranno tre artiste, dal 28 novembre al 15 gennaio 2021, Laura Barbarini con “Diario delle luci”, Cetty Previtera con “Colori delle montagne” e Laura Villani con “Le cose di Vincent”. Dal 16 gennaio al 26 febbraio 2021 sarà poi la volta di Attilio Forgioli con “Fiori e ricami”, in contemporanea con Matteo Massagrande, “Gli alberi e la miniera” e Claudio Verna con “Sui campi di grano”. Chiuderanno la staffetta artistica Franco Sarnari con “Le notti del

Page 24: studioesseci.net · Web viewVan Gogh. I colori della vita Padova, Centro San Gaetano 10 ottobre 2020 11 aprile 2021 Info e prenotazioni 0422.429999 – lineadombra.it Van Gogh. I

Van Gogh. I colori della vitaPadova, Centro San Gaetano

Van Gogh. I colori della vitaPadova, Centro San Gaetano

10 ottobre 202011 aprile 2021

10 ottobre 202011 aprile 2021

Info e prenotazioni0422.429999 – lineadombra.it

Info e prenotazioni0422.429999 – lineadombra.it

destino”, Piero Zuccaro con “Di cieli e nuvole” e Giuseppe Puglisi con “Come stelle nel cielo”, dal 27 febbraio all’11 aprile 2021.

Info: www.lineadombra.it

Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo ref. Roberta BarbaroTel. 049.663499 [email protected]