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UNA CHIESA IN CAMMINO 1. Alle origini del sogno di Dio per la Chiesa SINTESI DELLA PRIMA TAPPA www.chiesaincammino.org Abbiamo provato a tornare alle origini. Quando tutto cambia intorno a noi una voce ci dice che anche noi dobbiamo cambiare. Ci sono momenti in cui sentiamo urgente questa necessità, sia perché lo richiedono le condizioni nelle quali siamo, sia perché lo sentiamo come una nostra stessa esigenza di rinnovamento. Per le comunità parrocchiali di San Mamolo e della SS.ma Annunziata questo è uno di quei momenti. E sono tanti i motivi:

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UNA CHIESA IN CAMMINO1. Alle origini del sogno di Dio

per la ChiesaSINTESI DELLA PRIMA TAPPA

www.chiesaincammino.org

Abbiamo provato a tornare alle origini.Quando tutto cambia intorno a noi una voce ci dice che anche noi dobbiamo cambiare. Ci sono momenti in cui sentiamo urgente questa necessità, sia perché lo richiedono le condizioni nelle quali siamo, sia perché lo sentiamo come una nostra stessa esigenza di rinnovamento. Per le comunità parrocchiali di San Mamolo e della SS.ma Annunziata questo è uno di quei momenti. E sono tanti i motivi: in un mondo che cambia velocemente e a tratti in modo inquietante, condividiamo con la Chiesa la sempre nuova sfida di dire il Vangelo di salvezza agli uomini di oggi e questa chiamata ci obbliga a cambiare. Papa Francesco ce lo ha ricordato con forza e il nostro

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Vescovo Matteo ci invita a viverlo insieme con fiducia ed entusiasmo. In particolare quest’anno il Vescovo ci ha proposto di tornare alla Pentecoste e al cammino iniziale della Chiesa così come ce lo presentano gli Atti degli Apostoli, per reimmergerci nel volto più profondo e vero della nostra vocazione e missione di comunità cristiana. Certo questo non significa trovare già tutte le risposte; ma ci rendiamo conto che per capire in che modo e in quale direzione cambiare è necessario affondare più profondamente le radici in quella parola viva che ci restituisce lo spirito degli inizi. Non sappiamo quale sarà lo stile di una comunità cristiana costituita da queste due parrocchie, ciascuna con la sua storia, ma siamo certi che se ci ritroviamo insieme a partire dalla Parola, da qui il Signore ci indicherà la strada.

E così ci siamo trovati in San Mamolo lo scorso 25 Novembre, e dopo la messa abbiamo letto insieme i primi due capitoli degli Atti degli Apostoli: è la grande apertura del libro, che presenta la descrizione di quella comunità dei discepoli di Gesù che sta all’origine della Chiesa e che la deve ispirare nella sua continua conversione. I discepoli, scelti da Gesù, disorientati davanti alla prospettiva di camminare senza di lui, ricevono da Lui che ascende al cielo la promessa della sua presenza nel dono dello Spirito Santo; fiduciosi e perseveranti nella preghiera, il giorno di Pentecoste sono investiti dallo Spirito che li sospinge verso gli altri e li rende capaci di farsi capire da tutti ed annunciare con forza il Vangelo di Gesù e la salvezza in lui e così costituire una comunità rinnovata dallo Spirito, nella

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condivisione, nella preghiera, e nella solidarietà reciproca.

Dopo la lettura del brano tutti insieme, abbiamo scambiato le nostre risonanze a partire da quelle parole, in nove gruppi di ascolto e condivisione, confrontandoci con queste domande: - cosa mi colpisce di questo racconto? - quali doni lo Spirito sta facendo alle nostre comunità? - a cosa il Signore ci sta chiamando? I facilitatori dei gruppi hanno raccolto una grande ricchezza che cercherò qui in qualche modo di raccogliere e restituirvi, anche se mi è impossibile rendere qui, al di là delle parole dette e ascoltate, quello che è successo tra le persone: come si sono guardate, ascoltate, come si sono sorrise, si sono commosse, come hanno risuonato interiormente. Tutto questo rimane una bellezza, un regalo di cui ciascuno porta la memoria e la gratitudine. Ma oltre a questo, tante parole sono state dette e scambiate e qui cerchiamo di condividerne con voi il più possibile.COMINCIAMO.INNANZITUTTO, LA LETTURA DEL TESTO HA COLPITO MOLTI PER IL SENSO DI POTENZA, DI FORZA, DI GRANDE EFFICACIA DELLA PRESENZA DI DIO, DEL SUO SPIRITO CHE IRROMPE E TRASFORMA I CUORI E LE PAROLE DEI DISCEPOLI RIUNITI. ASCOLTIAMO: -“il Signore agisce!” -“un evento di forza incredibile che genera speranza” -“mi colpisce il fragore dello Spirito e il vento potente” -“si manifesta come fuoco, calore” -“Gesù risorto appare ai discepoli con una grandezza ancora più sfolgorante” -“la Parola di Dio è dotata di una speciale forza” -“il protagonista è lo Spirito, è Lui che dà forza… gli apostoli hanno una forza nuova data dallo Spirito!”. È UNA POTENZA CHE RIGUARDA CIASCUNO, PERCHÉ TRASFORMA

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IL CUORE; UN BIMBO HA NOTATO: -“i discepoli scambiati per ubriachi di vino rende bene l’idea dello Spirito che è effuso dentro ciascun uomo!”.

QUESTA PRESENZA DELLO SPIRITO È UN FUOCO CHE ACCENDE, CHE CI RENDE “FERVENTI”, NELLA PREGHIERA, NELL’AMORE, NELLA GIOIA, NELL’ENTUSIASMO: -“il Signore qui cerca di invitarci ad essere gioiosi insieme nella preghiera!” -“ci dà di affrontare la giornata con gioia e con un segno di croce” -“abbiamo bisogno di occasioni per vivere con questa intensità!”; ED È UN FUOCO CHE SOSTIENE LA NOSTRA TESTIMONIANZA: -“solo lo Spirito ci dà il fervore per essere veri testimoni nella società”.

COME I DISCEPOLI COSÌ ANCHE NOI RICEVIAMO LA FORZA E IL FUOCO DELLO SPIRITO PER TESTIMONIARE A TUTTI LA GIOIA DEL VANGELO: -“non dobbiamo fare da soli e con le nostre sole forze”, MA -“il Signore ci ha mandato lo Spirito Santo perché ora tocca a noi!”. A VOLTE NON CI SI SENTE IN GRADO: -“noi abbiamo ricevuto lo Spirito e dovremo essere suoi testimoni, ma io non mi sento all’altezza del compito che ci è dato; mi sento come coloro che non l’hanno ricevuto; ci confondiamo con gli altri e rimaniamo inerti”; EPPURE -“ci sono tante opportunità, spesso piccole cose, e noi con il nostro esempio dovremmo far capire la presenza di Gesù, nella semplicità”; PERCHÉ -“nella mia miseria il Signore mi chiama a testimoniare l’acqua alla sorgente”.

LA GRANDEZZA DI QUESTA CHIAMATA E IL SENSO DELLA NOSTRA INADEGUATEZZA CI CHIAMA DUNQUE ALLA CONVERSIONE: “CHE COSA DOBBIAMO FARE FRATELLI? CONVERTITEVI!”. -“Lo Spirito ci dà gioia e speranza, ma in tutto ciò ci vuole la fede, una fede esercitata e sempre più radicata in noi”. IL DONO DELLO SPIRITO CI CHIAMA A

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LASCIARCI TRASFORMARE IN PROFONDITÀ, C’È UNA CONDIZIONE DI MALE DA RICONOSCERE E DA ABBANDONARE: “SALVATEVI DA QUESTA GENERAZIONE PERVERSA!”; -“siamo noi quei tremila chiamati a conversione” -“convertirsi è tornare alle origini” -“mi sento personalmente chiamata ad un profondo cambiamento della routine del cuore”; “al centro di tutto c’è la conversione”; “dobbiamo dirigerci a Cristo e vivere le cose con occhi nuovi”; -“dare testimonianza in modo concreto è una chiamata alla conversione, al cambiamento”; -“convertirsi è saper giudicare le nostre vite per cambiare quello che non va” -“chiamati a discernere i bisogni veri che non sempre corrispondono con quel che desideriamo in questo momento” -“il Signore ci chiama ad una ricerca costante” -“sono rimasta colpita perché nel brano l’invito alla conversione è rivolto a persone già credenti o disposte a credere; quindi sento questo invito rivolto anche a me, il Signore mi sta chiamando a questo” -“Gioele dice: su tutti effonderò il mio Spirito; perché allora scende solo su alcuni? perché occorre essere ben disposti a questo dono; il Signore ci chiama a disporci ad accoglierlo” -“che cosa dobbiamo fare? si tratta di agire, questo è la conversione, agire in modo nuovo, con la forza dello Spirito” -“noi ci aspettiamo i grandi segni, ma la conversione vera di ogni giorno passa attraverso piccoli segni, che vanno saputi leggere” -“il Signore mi chiede: cosa puoi fare tu per la tua comunità?”. LA CONVERSIONE È PERSONALE, MA È ANCHE UNA NECESSITÀ CONTINUA PER LA CHIESA: -“mi colpisce la lontananza personale e della chiesa di oggi, in cui mi sento ‘muta’, dalla chiesa nascente, che può dire di Gesù che Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni” -“mi colpisce il contrasto tra la situazione di oggi, caratterizzata da impossibilità, mancanze e disumanità e la prima comunità cristiana” -“il Signore ha fatto un

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grande dono alla Chiesa, il Papa, ma è una chiamata alla conversione, a cambiare”.

IL CAMMINO DI CONVERSIONE AL QUALE CI CHIAMA IL DONO DI DIO PER PRIMA COSA È UN’ESPERIENZA DI FIDUCIA, DI AFFIDAMENTO DELLA NOSTRA PICCOLEZZA NELLE MANI DI DIO. FORSE SONO LE PAROLE DI UNA BAMBINA A ILLUMINARE NEL MODO PIÙ DIRETTO E INTENSO QUESTO “EFFETTO” DELL’ANNUNCIO DEL VANGELO NELLA NOSTRA VITA: -“Pietro dice di Gesù che Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte: io non ho più paura”. È LA FIDUCIA CHE È AL CUORE DI UN CUORE CONVERTITO, CREDENTE: -“non so affatto cosa sarà domani, però mi affido alla Sua forza che può guidarmi, mi fa andare avanti e mi sostiene in tutto quello che c’è da affrontare” -“mi colpisce l’espressione non spetta a voi conoscere… lo sento molto vero per me; a volte non so rispondere ai problemi della vita e mi allontano e mi riavvicino… e quando torno e mi avvicino veramente a Dio sento la presenza dello Spirito, sento una gioia immensa e penso: è proprio vero, non spetta a me conoscere fino in fondo!... c’è una forza che mi ha guidato, la sua presenza è accanto a noi e anche se non sempre la si percepisce è lei che ci regge” -“non spetta a voi conoscere… quanto siamo piccoli di fronte alla Sua grandezza!”. UN BIMBO HA COMMENTATO: -“mi vengono in mente tante occasioni nella vita quotidiana in cui mi chiedo la ragione per cui certi eventi, soprattutto negativi, accadano proprio a noi… le parole di Gesù mi fanno capire che esiste un piano diverso e ulteriore rispetto a quello dei nostri progetti e desideri, e che i suoi tempi non rispondono alle nostre logiche e alle nostre spiegazioni” -“il comando dato da Gesù ai discepoli di attendere è un invito a fidarsi di Lui” -“Gesù dice ai discepoli di stare tranquilli e aspettare” -“gli apostoli non corrono in cerca di soluzioni, non si arrabattano, stanno fermi nell’attesa” -“il brano mi

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suggerisce di abbandonare le difese e far fare allo Spirito Santo… occorre lasciarsi guidare” -“fidarsi è un altro tipo di ubriacatura, in cui ci si abbandona ai disegni del Signore” -“sappiamo che non siamo soli e che ciò che abbiamo avuto in dono finora ci aiuterà nel prosieguo del cammino”. IN FONDO È IL SIGNORE STESSO CHE PRIMA DI TUTTO HA FIDUCIA IN NOI: -“mi stupisce tutto quello che continua a fare il Signore per noi, il suo continuo investire in noi, perché continua ad avere fiducia”.

LO STILE AFFIDATO DI UN CUORE CONVERTITO INCONTRA L’INCOMPRENSIONE E LA DERISIONE DEL MONDO, CHE NON DEVE AMMUTOLIRCI. UN BIMBO HA COMMENTATO: -“mi colpisce molto il brano in cui si dice che gli apostoli erano derisi e presi per ubriachi, ma Pietro non è stato zitto, si è alzato, è intervenuto e ha chiarito bene che non erano ubriachi come loro pensavano e dicevano” -“mi risuona molto simile a certe espressioni che vengono rivolte ai cristiani, come ‘vivete fuori dal mondo, siete degli esaltati’: lo sento come un modo sbrigativo per non prendere sul serio, per ridimensionare senza lasciarsi toccare da quello che appare troppo fuori dagli schemi e per questo rimette tutto in discussione” -“per me incontrare un sentire diverso dal mio a volte mi fa interrogare su quel che sento, perché la mia posizione è vista male e non è compresa, quindi io mi sento anche messa in discussione” -“c’è una derisione che nasce da un non capire, perché non ci si apre al dono dello Spirito, come chi oggi nella Chiesa non capisce il Papa, che vuole tornare alla sorgente” -“se penso alla scena della folla che è scettica, penso che anche io sarei stato scettico… proprio per questo mi sento di non dover dare per scontato certe manifestazioni: quel che sembra una stranezza, per come siamo abituati a pensare, forse è proprio un miracolo” -“a volte bisogna avere il coraggio anche di sembrare ubriachi, di rovesciare i punti di vista,

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per centrare il cuore di qualcuno, anche se altri ti deridono” -“gli apostoli nonostante la resurrezione si erano rintanati e avevano paura… così succede anche a noi… c’è bisogno invece di uscire, rischiando anche di sentirci dire che siamo ubriachi”. QUALCUNO HA FATTO NOTARE CHE NESSUNO DI NOI È ESENTE DALLA TENTAZIONE DI CHIUDERSI E DI DERIDERE GLI ALTRI: -“quando non accogliamo lo Spirito, fraintendiamo o volutamente travisiamo, come gli uomini che ritenevano i discepoli ubriachi” -“mi ha fatto stare male leggere l’affermazione ‘si sono ubriacati di vino dolce’ , l’ho sentito come un modo di denigrare, di impoverire, di svalutare quello che persone diverse da noi dicono o fanno: spesso mi rendo conto che questo può diventare un mio atteggiamento, che poi mi impedisce di mettermi in un vero ascolto”.

QUESTO MODO NUOVO, CONVERTITO DI VIVERE, NELLA FEDE, NON È SENZA UNA DIMENSIONE DI FERITA CHE DIVENTA UNA FERITOIA, UN’APERTURA: SI SENTIRONO TRAFIGGERE IL CUORE. -“La domanda ‘che cosa dobbiamo fare?’ nasce da uno smarrimento, da uno sgomento” -“siamo chiamati a lasciarci trafiggere il cuore perché è lì che dobbiamo sempre tornare, anche se preferiremmo scappare… è quello il luogo, il momento del cambiamento” -“il dolore provocato da una grande perdita, come la morte di don Novello, ci commuove profondamente e al contempo ci dà la possibilità, se accettato come dono, di una più profonda apertura agli altri” -“si parla di persone aggiunte, il Signore ci fa essere in tanti, aggiunge alla comunità già formata e a quelli che già si conoscono e fanno insieme… io ci vedo la possibilità di un’apertura a chi arriva e di una condivisione e di un’accoglienza sempre più grandi: anche gli aggiunti sono un dono!” -“mi sento molto soddisfatto di aver vissuto questa occasione di incontrarci con persone sconosciute, poi i pareri hanno un unico centro, che è Gesù; è bello, mi

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mancava questa dimensione di scambio e condivisione anche con altri oltre quelli della nostra parrocchia, all’inizio mi sembrava impensabile e difficile, invece ho voluto provare e sento che è un’esperienza che mi riempie molto” -“è una chiamata ad aprirsi, ad allargare la cerchia nella gioia di condividere con altri, ricevendo qualcuno che è fuori dal circolo solito” -“salvarsi da questa generazione perversa, cioè salvarsi da una generazione che pensa solo a se stessa e non sa mettersi nei panni altrui, cambiare prospettiva (dando degli ubriachi ai discepoli); invece in questo brano quelli che si salvano lo fanno vivendo la condivisione e la preghiera insieme, e quindi non sono più autoreferenziali e ripiegati su di sé” -“la Pentecoste avviene nello stesso luogo dell’ultima cena; lo Spirito Santo discende in maniera clamorosa; dall’intimità dell’ultima cena ad una manifestazione clamorosa e fragorosa che è una chiamata ad uscire fuori, aprirsi al mondo esterno” -“il brano ci descrive un’apertura ad una assemblea multietnica, come un po’ siamo noi anche qui ora, diversamente da come erano i miei tempi…”.

QUESTA APERTURA AGLI ALTRI È UN DONO DELLO SPIRITO CHE CI INSEGNA A VIVERE IN COMUNIONE NELLE NOSTRE DIVERSITÀ, E NELLA CONDIVISIONE. -“Lo Spirito è una potenza che trasforma, permette di cambiare le lingue e di accogliere sempre di più la Parola e le persone con una profonda condivisione (avevano ogni cosa in comune), mi da’ il senso di un amore grande e circolante per opera dello Spirito e per la voce del Figlio di Dio” -“il messaggio di forza che deve diventare speranza… dobbiamo saperlo accogliere per poterlo condividere con gli altri e non sentirsi soli” -“anche se sento la difficoltà di unirci, ci sta chiedendo di fidarci di Lui, perché non ci lascia soli… un po’ alla volta ci riusciremo” -“questi momenti sono importanti per non perdersi, per stare insieme: questo è il dono, due comunità in cammino” -“sto frequentando la

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chiesa solo da qualche anno, non ho avuto una formazione religiosa, sono cresciuto in un ambiente anticlericale, per lungo periodo mi ha attraversato una inquietudine e mi sono fatto ‘una cassetta degli attrezzi’ ma mi è insufficiente una spiritualità individuale; ho trovato un senso di appartenenza alla Chiesa come ad una famiglia di spirito e non di sangue” -“il cammino della sinodalità che stiamo iniziando, di unirsi e non di chiudersi, è un dono, anche se sento un po’ di dispersione, dopo il primo momento di carica, ma dobbiamo continuare con questo stile, su questa strada, nella quotidianità” -“a me piace uscire, inquinarci nella comunità, per poterci dare più forza a vicenda, per tornare ad essere profeti, con tanta umiltà, ma ne abbiamo tanto bisogno” -“mi ha colpito che per qualcuno l’unione delle due comunità è un dono… mi sembrava difficile riuscirci, invece sentire che è un dono è proprio bello e non lo davo per scontato” -“c’è un nuovo senso della comunità che si apre al mondo” -“il Signore ci chiama alla condivisione” -“il dono che lo Spirito Santo sta facendo alle nostre comunità è quello di fare esperienza dello stare insieme ed il Signore ci sta chiamando ad imparare a farlo sempre di più per realizzare una fusione delle reciproche diversità” -“ci è dato di stare assieme, scoprire stili e percorsi diversi, condividere il cammino” -“sono colpito dal senso di comunità che caratterizza i discepoli: è come se fossero una cosa unica (la comunità), ma complessa (essendo composta da tante persone)… oggi, invece, tendiamo a essere individualisti anche quando siamo, apparentemente, insieme” -“il dono più importante dello Spirito, che ritrovo nel brano letto e anche nella mia esperienza, è l’importanza di ogni persona nella propria diversità: questa diversità fa sì che ciascuno dia il proprio contributo, sempre diverso da quello degli altri, e così si formi la comunità che vuole il Signore… questo contributo di ciascuno nella propria diversità è ciò a cui siamo chiamati” -“sono colpito dalla

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vita di comunità che conducevano i discepoli e che forse oggi siamo in grado di apprezzare più che in passato, grazie all’insegnamento di Papa Francesco e del Vescovo Matteo” -“come è nata la comunità, a cosa serve? Anche noi (gruppo scout che sta facendo la tappa) siamo una comunità con le relative diversità, ed è questo il bello: persone diverse che si muovono sostenute dallo Spirito… la comunità è importantissima, anche se invece oggi è poco apprezzata… è necessario valorizzare la comunità” -“anche se spesso è più difficile fare le cose insieme ad altri piuttosto che autonomamente, è necessario imparare a stare maggiormente insieme, cercando di superare le differenze senza annullare le proprie radici, ma consentendo a queste di espandersi il più possibile all’esterno, come alberi che – partendo ciascuno dalle proprie radici – sviluppano chiome così folte da far congiungere i propri rami”. E ANCHE QUI RITORNA LA NECESSITÀ DI UNA RIFORMA DELLA CHIESA: -“il dono a cui siamo chiamati consiste nell’imparare a stare insieme e a ‘risvegliare’ la Chiesa che oggi appare chiusa e rallentata, mi piacerebbe che queste iniziative di incontro possano trasformarsi in strumenti di effettiva conoscenza reciproca e non si fermino al dialogo sulle letture proposte in ciascuna tappa” -“siamo chiamati anche noi a condividere quello che abbiamo, spogliandoci dei beni per aiutare il prossimo… dobbiamo rivedere tutti i concetti di condivisione e appartenenza alla Chiesa, che deve cambiare e professare i doni che vengono enunciati… sogno una Chiesa diversa”.

AL CUORE DI QUESTA CONDIVISIONE C’È LA CAPACITÀ DI ASCOLTARSI E COMPRENDERSI, ANCHE TRA GENERAZIONI, IMPARANDO LINGUAGGI NUOVI: -“mi colpisce che gli apostoli siano rimasti insieme, vuol dire che c’era qualcosa che li univa e non hanno più sentito il bisogno di ritornare alle loro famiglie… quella comunione

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che loro hanno sentito è oggi quello che dovrebbe essere la nostra chiesa, in particolare tra giovani ed anziani… la lingua che loro parlavano era la lingua del cuore, dell’amore… con questa lingua ci si fa capire da tutti” -“mi ha colpito i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni; i giovani hanno la vita davanti, ma non si sogna più, i giovani non hanno più visioni e i vecchi non hanno più sogni; abbiamo difficoltà a vedere e a sognare il futuro oggi” -“come si capissero è meraviglioso, e mi colpisce questa possibilità di dialogo” -“ognuno sentiva parlare la propria lingua, perché ascoltando ci mettiamo un po’ di noi stessi… lo Spirito ci fa sentire a partire da come siamo!” -“lo Spirito dà di poter comunicare con tutti” -“ciascuno di noi è chiamato ad aprirsi agli altri e questo richiama l’importanza della condivisione della lingua come strumento primario per avvicinarsi e comprendere la diversità; soltanto abbandonando la propria lingua ci si avvicina davvero a chi è altro da noi: il Signore ci sta quindi chiedendo di accettare di farci guidare verso una nuova lingua che possa accogliere le differenze trasformandole in qualcosa di nuovo e di unico; questo dovrebbe essere, peraltro, anche il percorso della Chiesa che sinora fatica a modificare il proprio linguaggio e ad abbandonare dinamiche consolidate nel tempo” -“questa esperienza mi riempie di stupore, ci dà di notare cose e avvenimenti che spesso diamo per scontato” -“gli apostoli, pur mantenendo ciascuno il proprio linguaggio, sono riusciti a farsi capire grazie alla presenza dello Spirito che li guidava nella reciproca comprensione eliminando la percezione delle differenze linguistiche… la lingua è il principale strumento di comunicazione e di avvicinamento agli altri, soprattutto in un momento storico come quello attuale” -“sono colpita dal fatto che apparvero lingue di fuoco e, a seguito di ciò, cominciarono a parlare in altre lingue e ciascuno li udiva parlare nella propria lingua: il dono dello Spirito e la chiamata di Dio è di comprendere e

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fare propria la sua Parola e di saperla trasmettere, comunicando con i fratelli nella vita quotidiana”.

IL NUOVO LINGUAGGIO, INFATTI, È UNO STILE CONCRETO DI SEMPLICITÀ, DI AUTENTICITÀ, NEL QUOTIDIANO: -“dobbiamo essere concreti, dobbiamo impegnarci concretamente… penso al mondo dei social, anche quello è terreno di testimonianza, ma dobbiamo utilizzare un linguaggio gentile e non essere aggressivi” -“dobbiamo imparare a dare valore alle nostre piccole cose quotidiane: la famiglia, la comunità” -“mi ha colpito il riferimento alla scelta degli apostoli, perché Gesù non ha fatto corsi o selezioni in grandi università ma si è fatto guidare dallo Spirito, cioè i criteri sono stati molto diversi da quelli che useremmo noi, e questo mi fa credere che ognuno vale non a partire da valutazioni esteriori ma per quello che ha dentro” -“ha senso partecipare alla Messa se la vivi davvero e ne senti il bisogno” -“qui possiamo sperimentare una fede meno astratta e più concretamente vicina alle esigenze delle comunità; il Signore ci sta chiamando ad essere parti attive dei vari processi di integrazione possibili, attraverso la partecipazione ad esperienze come quella della tappa odierna ma anche mediante il coinvolgimento in iniziative di solidarietà condivisa da accogliere nel proprio quotidiano” -“rivedo nel brano due elementi concreti che sono alla base anche della proposta scout: l’importanza della comunità e rimuovere il superfluo per ritrovare il senso della vita cristiana” -“lo Spirito Santo ci aiuta anche ad essere semplici per essere efficaci, ed usare il criterio della semplicità nella trasmissione della fede” -“sono colpita dalle espressioni con cui viene descritto il modo dei credenti di essere fedeli e di fare comunità: ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore; è una descrizione che evoca l’idea di un gruppo di persone che sceglie di essere comunità e che professa e vive la propria

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fede attraverso la condivisione di gesti semplici ma con continuità e impegno quotidiano; il Signore ci sta chiamando a recuperare semplicità nell’interpretare la sua Parola, nel metterla in pratica e nell’essere una comunità di fratelli”.

CIÒ CHE PUÒ RENDERE IL SOGNO CONDIVISO UNA REALTÀ CONCRETA, QUOTIDIANA, È APPUNTO LA PERSEVERANZA: -“perseveranti e concordi nella preghiera: questo mi ha fatto pensare perché la gente va a cercare chissà dove e in tanto modi, a volte così stravaganti, se stessa e il senso della sua vita; ma non c’è bisogno di tutto questo indaffararsi… solo restando concordi e coerenti con quello che ci ha detto diventiamo testimoni e portiamo la sua Parola” -“sento importante questa perseveranza, questo continuare e pregare, anche nel non comprendere” -“essere perseveranti nella nostra quotidianità, è una qualità che va riscoperta, soprattutto nelle difficoltà, per essere veramente profeti” -“una delle parole chiave del brano è perseveranza; è una qualità che conosciamo bene, ma qui ha anche un secondo livello di significato: non solo abnegazione, ma è cercare di vivere in modo entusiasta, ed è qualcosa che a me, ad esempio, manca” -“è difficile mettere in pratica la Parola di Dio, ma la perseveranza aiuta” -“il Signore ci chiama ad essere perseveranti e concordi nella preghiera e nel cercare la stessa cosa” -“c’è un pericolo che è l’indifferenza, e quindi di essere assorbiti dalla mentalità del mondo; solo nella perseveranza della preghiera troviamo la forza del cambiamento” -“mi ha colpito il fatto che fossero soliti riunirsi, che fossero perseveranti; ci devono essere amicizia e presenza in ognuno di noi” -“mi ha colpito che fossero perseveranti, cosa che è ripetuta tre volte nel testo, una volta prima e due volte dopo la Pentecoste: cosa vuole dire? forse che c’è una perseveranza che prepara il dono dello Spirito e una che lo custodisce e lo fa crescere” -“la chiamata è un percorso lungo, che richiede

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tempo e perseveranza” -“mi ha colpito il fatto che i discepoli erano perseveranti; mi rendo conto che occorre convertirsi di nuovo tutti i giorni, non si può mai dire di essersi convertiti una volta per tutte… questo è ciò a cui il Signore ci chiama ed è il dono dello Spirito”.

don Carlo24 Gennaio 2019