Parco Cilento Diano Alburni - LiveNetwork.it · villa Aperta”, e che dovrebbe inve-stire la...

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0828. 1991330 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it SCANDIZZO A PAGINA 7 A Villa Littorio vive la “pasionaria” del Cilento Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177 Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€ € 1,00 Anno XVI n° 01 del 16 gennaio 2015 Unico entra nel 2015 con la deter- minazione di voler essere protago- nista della definitiva affermazione del Cilento nei nuovi assetti terri- toriali regionali. Infatti, appare chiaro e inelutta- bile che la sfida di ammoderna- mento dell'articolazione dello stato nazionale si giocherà sul fronte delle identità territoriali. Tra le tante che compongono la Campania, negli ultimi 15 anni si è imposta l'area vasta definita dal perimetro del Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni. L'idea Parco è stata un'intuizione di successo costellata di insuc- cessi! Dove "successo" sta per cose fatte e "insuccessi" per tanti progetti avviati ma non portati a compimento. Tra i successi possiamo annove- rare l'istituzione dell'area protetta più grande d'Italia, l'inserimento nel patrimonio UNESCO di Pae- stum, Velia, Certosa di Padula, Paesaggio e Dieta Mediterranea, riserva di biosfera, Geoparchi, Oltre il frammento ROSSIA PAGINA 10 MASULLO A PAGINA 16 Una incoparabile bellezza irraggiungibile ROBERTO A PAGINA 15 Gastronomia Agricoltura Cilentani nel mondo In farmacia ALBURNI RUBRICHE Don Manganiello dice messa a Roccadaspide PAZZANESE A PAGINA 8 MOTTOLA A PAGINA 6 Il Cilento ha bisogno di Agropoli e non può auspicarne la decadenza per via di piccole invidie. Agro- poli è uno dei centri urbani mag- giori in cui si concentrano servizi e funzioni territoriali, anche raffi- nate, per un bacino di utenza più o meno esteso. Hanno azzoppato Agropoli non perché si era messa a correre troppo in fretta ma per- ché semplicemente si stava ripren- dendo il suo ruolo storico. Alfieri, il primo sindaco non agropolese, gli sta ridando gli standard da città Parco Cilento Diano Alburni Idea di “successo” costellata di “insuccessi” L’Europa condanna il golfo di Salerno CAPO APAGINA 3 PROVINCIA Il PD elabora idee per la campagna elettorale NICOLETTI A PAGINA 7 V. DELLA LUCANIA LIUCCIO A PAGINA 4 Cilento, Vallo, Alburni: Il nuovo va accellerato CORSI A PAGINA 13 E’ davvero in arrivo un “nuovo Cilento?”. All’avvio del nuovo anno,più che una domanda bisognerebbe for- mulare un auspicio ed esprimere sicurezza che esso si avvererà,ma- gari aggiungendo,un po’ pruden- zialmente,che è solo questione di tempo. Ecco,qui sta il punto. Quanto tempo ci vorrà? Perchè almeno di una cosa siamo tutti convinti:il nuovo non ce lo regala nessuno. Chi facilmente lo “L’entropia del Cuore” il libro di Menotti Lerro LONGO A PAGINA 13 Il Cilento non rinasce senza responsabilità Egregio Direttore, mi hai invitato a scrivere per il tuo periodico ed affrontare problemi che riguardano la nostra società locale ed il nostro futuro, ma la mia penna è arida. Con difficoltà cerca di porre riparo ad uno scoraggiamento radicato sul pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà si rivela sempre più tenue. In questo momento sono testi- mone di un fenomeno che la dice lunga sulla possibilità di riscatto del nostro Cilento. Sono le undici di mattina di un giorno feriale e La Paestum di Liuccio nel nome di Hera Ci sono delle località che fecon- dano di desideri l'immaginario collettivo e ne scatenano emo- zioni. Paestum è una di queste. Lo è, di sicuro, per lo stupore dei templi dorici,che, a distanza di millenni, accendono ancora bagliori all'ocra delle colonne scanalate, per l'aria di sacralità che si respira nel Museo che espone lastre sepol- crali dipinte, vasellame poli- cromo, metope a memoria di eroi e dei, per la "curiositas" di ricerca che stuzzicano foro,teatro, termae e tabernae a fuga/arredo di cardo Agropoli. “Emporio Naturale del Cilento” VINCENZO LA VALVA GIUSEPPE TARALLO AMILCARE TROIANO

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0828. 1991330 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it

SCANDIZZO A PAGINA 7

A Villa Littorio vive la“pasionaria” del Cilento

Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1,

comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€

€ 1,00Anno XVI

n° 01 del 16 gennaio 2015

Unico entra nel 2015 con la deter-minazione di voler essere protago-nista della definitiva affermazionedel Cilento nei nuovi assetti terri-toriali regionali.Infatti, appare chiaro e inelutta-

bile che la sfida di ammoderna-mento dell'articolazione dellostato nazionale si giocherà sulfronte delle identità territoriali. Tra le tante che compongono la

Campania, negli ultimi 15 anni siè imposta l'area vasta definita dalperimetro del Parco Nazionale delCilento, Diano e Alburni. L'idea Parco è stata un'intuizione

di successo costellata di insuc-cessi! Dove "successo" sta percose fatte e "insuccessi" per tantiprogetti avviati ma non portati acompimento. Tra i successi possiamo annove-

rare l'istituzione dell'area protettapiù grande d'Italia, l'inserimentonel patrimonio UNESCO di Pae-stum, Velia, Certosa di Padula,Paesaggio e Dieta Mediterranea,riserva di biosfera, Geoparchi,

Oltre il frammento

ROSSIA PAGINA 10

MASULLO A PAGINA 16

Una incoparabilebellezza irraggiungibile

ROBERTO A PAGINA 15

GastronomiaAgricoltura

Cilentani nel mondoIn farmacia

ALBURNI RUBRICHE

Don Manganiello dicemessa a Roccadaspide

PAZZANESE A PAGINA 8

MOTTOLA A PAGINA 6

Il Cilento ha bisogno di Agropolie non può auspicarne la decadenzaper via di piccole invidie. Agro-poli è uno dei centri urbani mag-giori in cui si concentrano servizie funzioni territoriali, anche raffi-nate, per un bacino di utenza più omeno esteso. Hanno azzoppatoAgropoli non perché si era messaa correre troppo in fretta ma per-ché semplicemente si stava ripren-dendo il suo ruolo storico. Alfieri,il primo sindaco non agropolese,gli sta ridando gli standard da città

Parco Cilento Diano AlburniIdea di “successo” costellata di “insuccessi”

L’Europa condannail golfo di Salerno

CAPO APAGINA 3

PROVINCIA

Il PD elabora idee per la campagna elettorale

NICOLETTI A PAGINA 7

V. DELLA LUCANIA

LIUCCIO A PAGINA 4

Cilento, Vallo, Alburni: Il nuovo va accellerato

CORSI A PAGINA 13

E’ davvero in arrivo un “nuovoCilento?”. All’avvio del nuovo anno,più cheuna domanda bisognerebbe for-mulare un auspicio ed esprimeresicurezza che esso si avvererà,ma-gari aggiungendo,un po’ pruden-zialmente,che è solo questione ditempo. Ecco,qui sta il punto. Quanto tempo ci vorrà?Perchè almeno di una cosa siamotutti convinti:il nuovo non ce loregala nessuno. Chi facilmente lo

“L’entropia del Cuore”il libro di Menotti Lerro

LONGO A PAGINA 13

Il Cilento non rinasce senza responsabilitàEgregio Direttore,mi hai invitato a scrivere per il tuoperiodico ed affrontare problemiche riguardano la nostra societàlocale ed il nostro futuro, ma lamia penna è arida. Con difficoltà cerca di porre riparoad uno scoraggiamento radicatosul pessimismo dell’intelligenza el’ottimismo della volontà si rivelasempre più tenue.In questo momento sono testi-mone di un fenomeno che la dicelunga sulla possibilità di riscattodel nostro Cilento. Sono le undicidi mattina di un giorno feriale e

La Paestum diLiuccio nel nomedi Hera Ci sono delle località che fecon-dano di desideri l'immaginariocollettivo e ne scatenano emo-zioni.Paestum è una di queste. Lo è, di

sicuro, per lo stupore dei templidorici,che, a distanza di millenni,accendono ancora bagliori all'ocradelle colonne scanalate, per l'ariadi sacralità che si respira nelMuseo che espone lastre sepol-crali dipinte, vasellame poli-cromo, metope a memoria di eroie dei, per la "curiositas" di ricercache stuzzicano foro,teatro, termaee tabernae a fuga/arredo di cardo

Agropoli.“Emporio Naturale del Cilento”

VINCENZO LA VALVA GIUSEPPE TARALLO AMILCARE TROIANO

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L’ultimo miglio di un’amministra-zione comunale con un sindaco alprimo mandato e con ragionevolipossibilità di essere riconfermatopiù o meno coincide con l’ultimoanno e mezzo. Tutto va messo piùo meno all’incasso: lavori pubblicicon nastri da tagliare e imprese dasoppesare, professionisti gratificatida incarichi o ancora con attese dascegliere se far passare all’impegnopolitico – amministrativo; piùd’uno poi va accompagnato più omeno gentilmente all’uscita delviale del trionfo prima di entrare nelmeno confortevole viale del tra-monto. A oggi, pur da analisti dastrapaese quali che siamo, la riele-

zione di Antonio Marra si può darepiù o meno alla pari. Più di unavolta abbiamo attribuito chances aquesto o quello ma ora l’indetermi-natezza delle opposizioni nello sce-gliersi un uomo (ancor meglio unadonna) sta portando verso un esitoche appare sempre più determinato.Dall’altra parte l’incapacità (o lanon volontà) di Marra di imporreuna svolta nella sua azione ammi-nistrativa con qualche sostituzionee nuova immissione nella squadradi governo tiene ancora apertoqualche margine d’incertezza. Il“focus” è ancora concentrato sul-l’uomo – chiave Enzo Giardullocertamente capace di fare la diffe-renza ma non solo in positivo. Lanovità delle ultime settimane è

anche l’avvio di discussione in duedei tre raggruppamenti delle oppo-sizioni. In “Altavilla Aperta”(Amoroso e Michele Gallo) crescel’idea dell’inutilità di una mera ri-petizione dell’esperienza prece-dente e poi ci si divide tra chichiede a Michele Gallo di confluirenel raggruppamento di AntonioMarra per migliorarlo e chi vuolpresentare ufficialmente la candida-tura a sindaco di Franco Amoroso,nome capace di convogliare le varieanime dell’opposizione. In ognicaso in pochi vogliono meramenteripetere l’esperienza del 2011 spe-rando in un aumento significativodei consensi sul nome dell’avvo-

cato Michele Gallo. Anche tra gli“ex dell’ingegnere Di Feo” la lineadi una mera confluenza con il grup-pone “Altavilla Libera” che Rosa-rio Gallo, Renato Mazzei e AngeloMarra stanno pilotando non fa faresalti di gioia. Idem con patate tra gliex Pci e affini che nella dialetticacon l’ex sindaco degli anni Ottantavissero la fase più esaltante dellaloro parabola politica. Siamo an-cora a un’indeterminatezza gene-rale anche se i primi passi deiriposizionamenti si cominciano avedere. E’ evidente che si è in attesadi una mossa spiazzante l’interoscenario anche come abbiamo cer-cato di raccontarlo. Tre nomi hannol’energia per proporla: Enzo Giar-dullo, Pasqualino Perillo e Ivano

Cembalo. Manzonianamente de-vono dotarsi di coraggio di cuimadre natura non gli ha certo lesi-nato. E che va usato. Evitare di ri-sparmiare anche sull’azzardo. Itempi futuri ci diranno molto piùdelle congetture di chi oggi stateleggendo. Giardullo scommette sul“fare” e spara post su faceook comequesto dell’1 dicembre 2014:“Pronto il decreto dei 300.000 europer la scuola Giovanni XXIII di Al-tavilla capoluogo, chiusa da altre unanno. Oggi giornata storica qui aRoma al MIUR, con Michele diSarli. Vorrei solo ringraziare i diri-genti del MIUR persone squisiteche grazie a loro siamo riusciti nellanostra missione. Vorrei ricordare aigufi che la speranza è sempre l'ul-tima a morire. Altro finanziamentoper il nostro comune, dopo il PAESe i PIF”. L’appunto su una necessa-ria autocritica che manca sullecause della chiusura della scuolamedia, da condividere con “Alta-villa Aperta”, e che dovrebbe inve-stire la maggioranza che governa.La questione sembra destinata achiudersi con il finale lieto di unascuola rimesso a nuovo. Sì, ci puòstare, e smettiamola qui. Due as-senze di peso nel varo della riqua-lificazione Piazza Umberto I.Nell’approvato progetto esecutivodel primo lotto mancano il si ingiunta proprio di Enzo Giardullo edi Franco Cembalo. Bocche cucitesu questi dinieghi di peso, essendoil secondo anche l’assessore ai la-vori pubblici e il primo il responsa-bile del bilancio. “Gufano”sull’iniziativa, si potrebbe dire, se-condo la terminologia giardullianamutuata da Renzi. Anche quisiamo alle congetture. Vediamo dicosa si tratta, La giunta comunale,capeggiata dal sindaco AntonioMarra, meno Giardullo e Cembalo,ha approvato il progetto esecutivorimodulato per il primo lotto dei la-vori di riqualificazione di PiazzaUmberto I e delle zone limitrofe. Ilavori saranno finanziati, per unasomma totale di 476.856,06 euro,tramite un mutuo contratto pressola Cassa depositi e prestiti, assistito

Nella piazza Castello va in scena l’ultimomiglio dell’amministrazione Marra

2 n° 01 16/01/2015 ALTAVILLA SILENTINA

CONTINUA A PAGINA

“Salvare la spiaggia, forse, abban-donare il paesaggio e il mare sicu-ramente. Approvato il finanziamento euro-

peo di 52 milioni di euro al GrandeProgetto “Interventi di difesa e ri-pascimento del litorale del Golfo diSalerno”, pari al 75% del costo to-tale di un intervento che dà anchealtri numeri: quelli dello scempioannunciato. 37 km di ecosistemacostiero soffocati da 45 pennelli e4 celle, per un totale di 1.200.000tonnellate di massi pari al sacrificiodi una collina di circa 300 m s.l.m.Per contrastare un fenomeno natu-rale, l’erosione costiera, per cui lastessa Europa ha finanziato studi,come Eurosione e Beach-med, chesconsigliano le opere rigide percontrastare i fenomeni erosivi, pro-prio il distruttivo intervento che sivuole realizzare nel golfo di Sa-lerno. La Provincia di Salerno e laRegione Campania festeggiano lacapacità di fare rete per la macro-progettazione, che per Legam-biente, impegnato nella protesta#notonz, implica, invece, un ap-proccio di sistema che analizzi altritipi di numeri, qui assenti: l’apportodetritico dei fiumi, l’occupazioneabusiva del demanio e delle dunecostiere, la mobilità sostenibile, laqualità dei 200.000 m3 di sabbieper gli inevitabili ripascimenti,l’agricoltura di eccellenza, la bal-neabilità, la rete dei beni culturalidella Piana del Sele, della GrecaPoseidonia e della Etrusca Ponteca-gnano. In barba all’art. 9 della Costitu-

zione Italiana, alla ConvenzioneEuropea per il Paesaggio, agli stru-

menti di Valutazione Ambientale eStrategica, quest’ultima inesistente,nell’illusione di salvare qualche mqdi spiaggia, si sacrifica di sicuro ilmare e si abbandona il territorio,nello stesso giorno in cui i balnea-tori di Capaccio, sito UNESCO,vincono il ricorso al TAR control’aumento del canone ricognitorio,grazie alla non balneabilità delleacque del litorale pestano. Quale ri-medio è mai questo?”Il Grande progetto per la difesa dellitorale salernitano vale 70 milionidi euro, 52 milioni pagati dall’Eu-ropa. Il “Grande progetto” è statopensato dalla Provincia di Salerno,che beneficerà del finanziamento,resta però da chiarire, a tutt’oggi,chi verserà i 18 milioni che man-cano. Se sostituissimo “Grande”con “Glande”, potremmo immagi-nare immediatamente l’estensore titale obbrobio!!! Questa “Glande”opera Inutile vedrà coinvolti i co-muni di Salerno, Pontecagnano,Battipaglia, Eboli, Capaccio edAgropoli. Da Salerno ad Agropoliun unico grande “TONZO”da70milioni, lungo 40 km.Barriere artificiali antierosione nelnostro mare per costruire stagni,lagni, melme e TONZI. Si pro-spetta un nuovo MOSE nel mare diPoseidonia. Un mare di camorra,corruzione e malaffare. Un mare disoldi per un progetto inutile, dan-noso e pericoloso, che distruggerànon solo la costa, ma anche il turi-smo a Salerno, nel Cilento e sullaCostiera Amalfitana. 70 milioni dieuro che andranno ad ingrassare lemafie degli appalti e dei sub-appaltied ad ungere con mazzette i solitinoti. Con 70milioni di euro di soldidel popolo, la Provincia di Salernoe la Regione Campania, voglionocementificare tutta la spiaggia delGolfo, dalla Costiera Amalfitanaalla Costa del Cilento. Tutto questoper garantire una cinquantina di lidi. Strutture balneari di una bruttezza“SOSPETTABILE””, salvo pocheeccezioni totalmente illegali, che,

nel corso degli anni hanno cancel-lato le dune fiorite e profumate, concapannoni di ferro e cemento, spac-ciandoli per ristoranti, pizzerie, bar,discoteche, parcheggi e tutto quelgran caravanserraglio che ha di-strutto il turismo nella Piana delSele. Distrutte le dune fiorite e pro-fumate , in spregio della DIRET-TIVA HABITAT, rimangono soloscheletri di pilastri e ruggine, che isoloni della Provincia e della Re-gione, vogliono intonacare a calcee pitturare ad antiruggine con isoldi del popolo. Non è legalmente accettabile lo

spreco di denaro del popolo peropere di difesa di strutture illegit-time, cosi come recitano gli articoli15 e 16 della concessione dema-niale marittima ad uso turistico-ri-creativo.Quindi una pletora di burocrati si

affannano e si arrabattano per di-struggere il mare, per mortificare ilmare, per annegare il mare in unammasso di pietre e cemento, tuttocon i nostri soldi. Un mare di soggetti, facilmente

identificabili, come faine affamate,sono li pronti ad azzannare il suc-culento bottino di 70milioni dieuro, che i suddetti vogliono spre-care per un progetto inutile, dan-noso e pericoloso. Si vuoleintervenire in un delicatissimo si-stema ecologico, la linea di costa,con la stessa furia distruttrice di unelefante in una cristalleria. L’Am-biente Costiero, è caratterizzato daun complesso sistema di relazioni,tra la terra (sabbia,sedimenti,depo-siti…), e l’acqua (fiumi,mare, ca-nali, zone umide….), del sole, delmoto ondoso e del vento, ed ha unafunzione ecologica di salvaguardiadel ricco patrimonio faunistico efloristico (Vegetazione psammo-fila), di dune fiorite e profumate,elementi fondamentali di una of-ferta turistica sostenibile, eco-com-patibile, responsabile e di qualità.

Un qualificato sistema antiero-sione della costa deve necessaria-

mente prevedere il ripristino e la tu-tela del sistema dunale, come patri-monio ecologico, come barrieranaturale contro l’erosione e comeserbatoio stesso di sabbia. Solo il“Carusiello” di sabbia, accumulatadalle dune fiorite e profumate co-perte di psammofila, garantisce, unbagno rigenerante. “NO TONZ”nel Golfo di Salerno è il grido dibattaglia che risuona nella Pianadel Sele. Contro il “Grande pro-getto” della provincia di Salerno siè schierata Legambiente e a taleproposito Michele Buonomo, Pre-sidente di Legambiente Campania,ha dichiarato - “Da anni Legam-biente lavora, nella totale indiffe-renza, a difesa della Legalità e dellaBellezza. Si è permesso il prolife-rare dell’abusivismo, la rapina dimilioni di metri cubi di sabbia, lacementificazione e l’inquinamentodi fiumi e corsi d’acqua, nella totaleassenza di quanti avevano il com-pito di fermare tale scempio. Que-sto progetto è peggiore del maleche si vuole combattere…l’ero-sione costiera. L’erosione costierasi affronta non con opere rigide,ma, con la ricomposizione dei pro-cessi naturali e con il ripristino deisistemi dunali. Legambiente restafermamente contraria all’artificia-lizzazione e cementificazione delGolfo di Salerno. Il Movimento “NO TONZ”, non

permetterà che il nostro mare vengaridotto in uno stagno maleodorantee malsano, non permetterà chevenga trasformato in un “Tonzo”per le bufale. E’ evidente ai sani di mente, ma

non agli estensori del “Grande Pro-getto”, che con 1.200.000 di massi,45 barriere rigide in pietra e 4 cellechiuse, si distruggerà l’agricolturae si metterà una pietra tombale sulturismo. Questo “Grande Progetto”sarà l’ennesimo spreco di soldipubblici, 70 milioni di euro buttatiletteralmente a mare…che non sal-veranno la spiaggia, ma che certa-mente condanneranno il mare”… Chiedo perdono al “GRANDE”

Pino Daniele se uso “Terra Mia”per declamare il “Mare Nostro” Mare mio, mare mio, com’è bello

rò penzàMare mio, Mare mio, comm’è

bello rò guardàNun è overo nun è sempe ‘o stesso

Tutt’è juore po’ cagnàOgge è dritto,dimane è stuort’

E chesta vita se ne vaMare mio, mare mio, tu sì chien ‘e

libertàMare mio, mare mio, ì mò a sento

‘a libertà.(Poeta addolorato)

Lucio Capo

L’Europa condanna a morte il golfo di Salerno 70 milioni di euro per costruire barriere frangiflutto in pietra, da Salerno ad Agropoli.

3n° 01 16/01/2015PIANA DEL SELE

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Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo

In redazione Lucio Capo

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chiuso in redazione il 13/01/2015 ed è stato avviato alla spedizione agli

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Contro l’arroganza del potere si può essere solo contro.

e decumano, per le mura ciclopichea cintura della città dissepolta, perle porte che si aprono a trasmigra-zione di pianura e colline a figurarericche attività e vocianti commercia conquista di mercati interni, natu-rale prosecuzione delle rotte delMediterraneo.Ma lo è,soprattutto, per quel pan-

theon di eroi e dei, che i Padri Gecisi portarono dietro, con profonda"pietas", dalla patria di originequasi a vademecum/protezionenella nuova città.Alla foce del Sele approdò Giasonecon il prezioso carico del vellod'oro, perseguitato dal rimorso/in-cubo di Medea accattivante nel-l'arte della seduzione e travolgentenella generosa passionalità del-l'amore quanto perfida e lucida-mente spietata nella trama macabradella vendetta: E vi fondò un tem-pio, quasi a scongiurare i pericoli. A Capodifiume le colonne mozzatedi un altro tempio, che emerge dalminuscolo lago a raccogliere acquadi sorgente sulfurea, parlano di Per-sefone, dea di notte e giorno, diluce ed ombre, di inverno e prima-vera nell'alternarsi del ciclo dellestagioni, che, come quelli del-l'amore, conoscono morti e resurre-zioni, irruenti passioni e lunghiletarghi, profumate carezze prima-verili e malinconici assopimenti au-tunnali. E sulla spianata dellacollina sovrastante una Madonna,nel carcere di una nicchia, esalta epurifica, nella ritualità cristiana, lapaganità del rito con il "granato",che da sempre è simbolo di amorecon il rosso squillante dei fiori agiugno e con il sorriso contagiosodei chicchi ad eplosione di frutti inautunno, quasi ad indicare un per-corso delle fasi di evoluzione del-l'amore (della terra edell'uomo):dolce trasalimento nel-l'innamoramento, furente passione,esplosione di nuova vita nella ge-nerosa fecondità.

Paestum diventa, così, la sedeeletta e deputata al culto di Cereree Cibele, di Iside e Demetra, di Per-sefone e,soprattutto, di Era Argiva,

nomi diversi della stessa MagnaMater mediterranea, dea dell'amoree della fecondità.Questo patrimo-nio di culti con ritualità diversedagli Antichi (Fenici,Egizi. Etru-schi, Greci, Romani, Cristiani) finoai nostri giorni consente di organiz-zare e spettacolorizzare eventi chescavino nell'anima deiluoghi.,anche perchè la città siidentifica da sempre nella ritua-lità/culto per Hera, pronuba di rige-nerazione di vita nella e con lafecondità per gli uomini e per laterra.E, pertanto, nel nome di Hera Pae-stum può e deve cercare, (secondoil mio modesto parere) ispirazioneper la promozione delle proprie at-tività, nel segno del turismo cultu-rale in profonda sinergia con lespecificità dell'agricoltura fecon-data dalle acque sacre, nastri az-zurri di vita ad irrigazione dipianura.Naturalmente va benissimo la pro-mozione della mozzarella, di cuiuna apposita commissione preparal'annuale salone. Ma è opportuno e,secondo me, necessario, estendereil discorso alle altre tipicità del ter-ritorio, a cominciare dal carciofo,per continuare con le fragole e fi-nire con la dieta mediterranea, chenel pane e nel vino trova la suaesaltazione.Rimando ad altra occasione l’ana-

lisi più approfondita su carciofi efragole, per concentrare, in chiu-sura, la mia riflessione su “la dietamediterranea”, per registrare, condisappunto, che, da qualche anno aquesta parte, si moltiplicano conve-gni, crescono come funghi i corsidi formazione che hanno questotema.C’è il rischio concreto di ba-nalizzare una bella pagina della no-stra storia per il dilagare di unesercito di pressappochisti, repli-canti ed orecchianti, che, senza pu-dore e senza senso del limite e dellamisura, si autoproclamano“esperti” del tema. Appartengonoalla stessa categoria dei “pittoridella domenica”, che imbrattanotele,autoproclamandosi artisti e deiversificatori tanto al chilo, che sidefiniscono pomposamente“poeti”. E il dramma è che trovano, a volte, porte aperte, anzi spalan-cate, presso sindaci ed assessorisprovveduti con conseguenze “cul-turali!?)” disastrose, La stessa cosavale per la dieta mediterranea, ap-punto, che è riproposta in ogni an-golo dell’una e dell’altra costa daimpudenti venditori di fumo, fattaqualche rara eccezione. Ancel Keyssi rivolta nela tomba.Secondo me,è necessario, impellente ed indiffe-ribile correre ai ripari, prima che siimbastardisca il tutto- Se ne ren-dano conto, nel Cilento, VincenzoPepe, presidente dellla Fondazione

Vico, Gerardo Siano, presidentedell’’Associazione Dieta Mediter-ranea, salute e longevità, il presi-dente del Museo della DietaMediterranea di Pioppi e, nellaCosta d’Amalfi, Andrea Reale, sin-daco di Minori, città del gusto, avolte troppo compiacenti a conce-dere fiducia ai cialtroni improvvi-satori. Vorrei sommessamentericordare a tutti che noi da sempreandiamo a tavola in compagnia diCerere e Cibele, dee dei cereali. diPersefone/Proserpina dea dell’al-ternarsi delle stagioni.diBaccco/Dioniso, dio del vino, diMinerva/Atena, dea dell’olio e, dasecoli, le generazioni nate e vissutenel nostro territorio si sono educateal canto della poesia di Omero e deitragici greci, della grande poesia la-tina di Virgilio e Orazio, della prosapoetica de “Le opere e i giorni” diEsiodo.Noi respiriamo aria di mito,che è connaturato alle ragionistesse della nostra esistenza. Per-ciò, forse, è il caso che, quando par-liamo del nostro passato,cominciano ad usare toni che si ad-dicano di più alla nostra storia e alnostro DNA.come “Cucina deglidei”. “A tavola con gli dei” e che ilnostro linguaggio sia di tono alto,scoraggiando le fumisterie dei cial-troni improvvisatori e che, per-tanto, anche i gesti della nostraquotidianità esaltino la ritualità delsacro nella orgogliosa consapevo-lezza che dobbiamo tornare a“Mangiare con gli dei e come glidei.” Questa forma di educazione/for-

mazione avrebbe dovuto farla,negli anni, Il Parco, M a da anni ilParco è un guscio vuoto.Ci pen-sino, allora, Fondazioni (Vico edAlario) ed amministrazioni locali,se ne hanno voglia e, soprattutto,capacità, riscoprendo ed esaltandoorgoglio di identità e di apparte-nenza nel segno della CULTURA. Diversamente la prospettiva poco

esaltante è quella di sempre:are-narsi nel pantano limaccioso dellaroutine della quotidianità.

Giuseppe [email protected]

Paestum nel nome di Hera nel segno della cultura edelle tipicità agricole e nel rispetto del mito

4 n° 01 16/01/2015 CAPACCIO

DALLA PRIMA

GIUSEPPE LIUCCIO

In questo periodo “esiliato” a Pae-stum, Alfonso Natella, (nella foto)è oggi pensatore politico e intaglia-tore, due attività che a pensarci di-stanti non sono. “Mi sento comeDiogene. Voglio capire cosa succe-derà intorno a me, e se possibile,dare una mano a cambiare lo statodelle cose presenti. Impegnato piùsul dire che a fare. Nessuno provi aappiccicarmi etichette di buono ocattivo maestro”. A 70 ARRIVANO I LIBRI CAPACCESI.Alfonso Natella percorre il periplodei settant’anni di età, prova a fa ilpunto delle cose che sa con l’ap-pena stampato “Libri Capaccesi”, alatere ci sono le sue mostre d’arte. Il militante e l’agitatore politico,

l’artigiano – artista, lo scrittore e ilgestore della prima ludoteca saler-nitana coesistono da sempre in lui. Ah, già, senza dimenticare i sedicianni trascorsi da operatore ecolo-gico, a contatto con i silenzi assor-danti delle strade di Salerno. Haanche introdotto il movimento am-bientalista nella nostra provincia,attività della quale non mena vanto. I RUDI EDILI ERANO DEI COMUNISTI ROMANTICI.

La sinistra che più gli è rimasta nelcuore è quella degli spicci operaiedili pre – terremoto del 1980, conla falce e martello tatuata sullebraccia, guidata da sindacalisti chesapevano il fatto loro, con una con-cezione border line della legalità,capaci di tenere ai margini la ca-morra. Quasi tutti comunisti ro-mantici . “Retrospettivamente sipuò anche dire che occupavano lospazio dei clan che ancora non sierano organizzati, ma tenendo lon-tano la violenza, le tangenti ai po-litici e mirando ad ampliare i dirittidi civiltà e di sicurezza di coloroche alla speculazione edilizia cheha devastato Salerno pagavano il

prezzo più alto. In un cantiere face-vano sì che fossero assunti i mastripiù anziani e esperti che ci fosse unlocale per la mensa”. Ha cono-sciuto gli artigiani che prima del-l’industrializzazione generalizzata. “Io stesso ero un carrese fatto. Sa-pevo costruire le ruote delle car-rozze e dei carri agricoli. Un’erageologica fa”. Uno scrittore e tantealtre cose ancora, Dario Paccino,nato nel 1918 a Albenga, partigiano– giornalista – ecologista, individuòNatella per fondare “il partito co-munista napoletano”, l’unica formapolitica che secondo lui poteva sal-vare l’Italia dalla deriva attuale.

Con Giovambattista Basile al

posto di Marx. Noto è anche Al-fonso Natella, per essere l’em-blema del cosiddetto “operaiomassa” protagonista di “Vogliamotutto”, praticamente scritto da lui aquattro mani con Nanni Balestrini.Natella ci sente stretto, soprattuttose in giro diventerà luogo comunela definizione proposta dal filosofoMario Tronti, uno degli ideologi di“Potere Operaio” dell’operaio –massa come "rude razza paganasenza ideali, senza fede e senza mo-rale". Da qui la necessità di Natelladi scrivere ARRIVA IL LIBRO TUTTO SUO.

“Come pesci nell’acqua inqui-nata”, dove a raccontarsi è da solo,da salernitano – terragno, originariodella Fuorni dei contadini e degliartigiani che con la terra e le mercici parlavano ma ammirando il ri-bellismo dei “pisciaiuoli” delleFornelle, delle Botteghelle e diLargo Campo. Anche nella Pastenadegli ani ’80 Natella trova portatoridi storie e di Storia. Storie esem-plari montate a formare un testomirabolante, corale; un saggio divoci testimoniali che costituisce unbagaglio, certo non leggero né con-fortante, per sbarcare al nuovo mil-lennio. In un mondo in cui l'ultimanotizia cancella quella precedente,Natella discorre del secolo, tes-sendo i fili di una tenace memoriastorica - certamente di parte - resti-tuendoci un quadro in cui il col-lasso dell'Europa è perfezionatodall'incombere di uno scontro suschieramenti direttamente attintidal medioevo o tuttalpiù dal climache preparò la rivoluzione francese:crociata, islam e libertà di satira.

Oreste [email protected]

Alfonso Natella, Diogene diSalerno, momentaneamenteesiliato a Paestum A Ponte Marmoreo continua la sua attività di pensatore e artista

5n° 01 16/01/2015PAESTUM

moderna che è il vero centro dire-zionale naturale del Cilento capacedi neutralizzare naturalmente lemire di nuova grandeur vallese. Diquesti temi ne abbiamo parlato conNicola Rizzo, l’esperto di sviluppolocale dotato di maggiore knowhow sul tema. Rizzo si tiene allalarga. “Qua nessuno studia il pas-sato e i numeri dell’oggi. L’imma-gine unitaria del Cilento è solonella visionarietà di alcuni poeti”. Riportiamoci alle mie congetture. Sempre stando sul tema dell’appa-rente paradosso vien naturale pen-sare che se sarà ridato ad Agropolil’ospedale e facendolo funzionaresi vedrà Vallo della Lucania tornareal suo passato di pretesa “piccolacapitale” ma nella sua realtà di di-gnitoso contado con qualche ufficiodove comandano il signor vescovo,il figlio del fabbro di Cuccaro epochi altri magari tutti apparec-chiati alle greppie della sanità edegli uffici tecnici che tengono lefila degli appalti pubblici. Chi ba-nalizza tutto a mo’ di disfida dellasecchia rapita sbaglia ma cogliel’essenza dell’ultima contesa cilen-tana. Con la Superstrada di fatto in-terrotta (s’annuncia uno stop chedurerà molti altri mesi) si è realiz-zato una tregua: ognuno si sta nelsuo e la guerricciuola può conti-nuare a covare sotto la cenere. Mal’Alfieri che muove alla ricercadello scranno regionale è un passoche rischia di smuovere lo statusquo che trova il suo equilibrio in undevastante e innaturale “cessate ilfuoco” che sta bloccando tutto. DalParco alla sanità, oltre alla super-strada. Un’alzata di spalle e l’agro-polese saracino ti fa la sua sparata. ”Quando noi avevamo le terme lì

lo stazzo per le pecore era nellapiazza principale”. Marinai o con-tadini? Cilentani o napoletani? Ar-tefici del solito turismo coloniale estraccione o i primi, remember Ca-rola? della classe alta? O la “dea-

gropolesizzazione” si è spinta tal-mente avanti da vantare, e da oltresette anni, il primo sindaco nonagropolese, e per effetto di ciò fattoschizzare avanti la cittadina nelleclassifiche specializzate. Nostro“Caronte” questa strana Agropoli,quella che ti appare così poco cilen-tana, per via di una guida forestiera,il giovane maître à penser comeNicola Rizzo. Tra le nuove levedell’intellettualità locale è tra co-loro che sanno vedere oltre le appa-renze e la vacuità della polemicastrettamente giornalistica. Lui agro-polese lo è da generazioni, peraltronipote dell’avvocato Pierino Angri-sani, avvocato e scrittore, quasil’unico antifascista locale, patroci-natore legale dei confinati, sottopo-sto a pestaggi segreti nella casa delFascio ma il 10 aprile del 1942 au-tore di una temeraria lordata disterco sulla statua di Mussolini inpiazza. Rizzo si vanta di essereagropolese fin nel midollo. Intrisodei vizi e delle virtù del paese. “Al-l'apice del triangolo disegnato tra imonti e il mare dalla piana di Pae-stum, sui confini settentrionali delParco Nazionale del Cilento, Vallodi Diano e Alburni, Agropoli, con isuoi 19.830 abitanti (dato 2004) co-stituisce il centro demografica-mente più importante dell’intero

Parco Nazionale, tredicesimo suscala provinciale per consistenzadella popolazione residente. Capac-cio – Paestum, no. Per almeno i dueterzi la città dei templi è nella pianadel Sele. E’ quasi il cuore dellapiana che si fregia di essere il Norddel Mezzogiorno. L’agropolese no,nonostante che un po’ di acqua delSele gli arriva da oltre settant’anni,oggi è cilentano e prima ancora èstato saraceno. No, non gli ha fattobene la colonizzazione che ha su-bito dai napoletani. Le tesi di Vessicchio e Anaclerico

sono inservibili. Serve cervello enon gli schieramenti calcistici.Agropoli era ed è la capitale del Ci-lento. Non è cosa dell’oggi lo èstata per molti secoli. Nell’ultimomezzo secolo, vittime della fregoladel cemento a ogni costo siamo an-dati indietro a favore di Vallo dellaLucania. Al primo sindaco nonagropolese, quello attualmente incarica, va riconosciuto il merito, diaver “adeguato” gli standard conuna serie di opere che sotto gliocchi di tutti. La vicenda dell’ospe-dale è stata gravissima..”. Quaran-tacinquenne, sposato, padre di duefigli, Nicola Rizzo vive e lavora adAgropoli. Laureato in filosofia, hascelto di non andarsene e ha lavo-rato come cameriere, nocchiere di

porto, insegnante di storia e filoso-fia, gestore di ristorante, direttoredi biblioteca, animatore culturale,ricercatore scientifico, orticoltore,agente di sviluppo locale, projectmanager, animatore territoriale, fa-cilitatore sociale, progettista di for-mazione e alta formazione,europrogettista, consulente per lacreazione e il finanziamento di im-prese, amministratore di società,editor, tutor, docente, direttore diprogetto formativo, gestore di ne-gozio, direttore del personale e li-bero professionista. Ha svoltoricerche, analisi e studi socio-eco-nomici su Agropoli e il Cilento, ela-borato progetti integrati di sviluppolocale, curato diverse pubblicazionisu identità culturale, itinerari turi-stici e cucina tradizionale del terri-torio, scritto vari articoli, qualcheracconto, una guida turistica suAgropoli e un’antologia d’antan,con pagine su Agropoli degli anni’30”. Fin qui il chi è di Rizzo. Ri-passiamo allora alla sua città. Daquesto punto di vista, oggi Agro-poli è ancora sede del distretto sco-lastico n. 58, di diversi istitutiscolastici superiori, di altri ufficidella pubblica amministrazionecome il Centro per l'impiego, il Co-mando della Guardia di Finanza, ilComando di Compagnia dei Cara-binieri, la Circoscrizione marittima,etc. In passato ha avuto pure unsuo Presidio ospedaliero, è statasede di Distretto Sanitario, ha ospi-tato gli uffici della Pretura, del-l'Agenzia delle entrate, oggisoppressi o trasferiti altrove. Stori-camente dalla sua marina sono par-tite le “eccedenze” di tutto ilCilento verso Salerno, Napoli eRoma. Un flusso di economie cheoggi manca e che oggi sarebbe difondamentale importanza. In-somma una sempre più grandeAgropoli è fondamentale per lo svi-luppo del Cilento.

Oreste [email protected]

6 n° 01 16/01/2015

Chi vuole far dimagrire Agropoli uccide le prospettive di sviluppo dell’intero Cilento

AGROPOLI

Le piccole furbizie pensate a Vallo della Lucania non servono a niente. Il comprensorio ha bisogno dell’emporio naturale di Agropoli. L’analisi di Nicola RizzoDALLA PRIMA

In un’aula comunale gremita darappresentanti politici e giovani cit-tadini venuti da Futani a Centola,da Camerota a Pisciotta, è iniziatoil nuovo corso del Pd vallese chearriverà alle amministrative. Unaserie di Cantieri di idee, il primo afine gennaio con a tema la scuola ei giovani, sarà guidato dalla presideMaria De Biase, premio cittadinaeuropea 2014.“Partiamo dagli attacchi al cliente-lismo basso della Yele, sino alla‘politica del panettone’ che a Vallodella Lucania, con i pacchi che dalcomune arrivano alle porte di tanteabitazioni cittadine”. Così ha esor-dito Antonio Bruno della segreteriaprovinciale del Pd. Attenzione alContesto sovra locale - la filieraistituzionale - non essendo Valloun’isola, e le responsabilità dei cit-tadini che non si rendono conto chegli altri territori stanno cambiandoma si considerano ancora il centrodel mondo. “Il mondo corre e al co-mune vallese ancora non hanno ca-pito l’urgenza di programmare. Andare via dal Cilento costa, ed ègiusto che i medici facciano i me-dici, non altro. Vallo viveva discuole, e oggi lo abbiamo dimenti-cato. Qui si sono candidate le per-sone per cercare un posto di lavoro. Cambiare modello, è la base per unmodello diverso e fare una lista, daadesso. Viviamo una sconfitta dellapolitica del sindaco Aloia! Non cel’ho col lui, ma con il metodo cherappresenta”, spiegava Bruno, cari-cato dalla partecipazione attenta.Riccardo Ruocco, segretario citta-dino, ha invece aperto i cantieri delcircolo che ogni mese vedranno in-contri sui temi presentati dal que-stionario a cui hanno risposto 1016liberi cittadini di Vallo e frazioni su

domande relative a trasparenza, si-curezza, commercio, centralità diVallo, partecipazione dei cittadini,percezione dei problemi, politichesociali e futuro. Sono pessimi i datiemersi dalle risposte che tutti, tes-serati e non, hanno dato alle schedepresenti nei 5 gazebo su Vallo dellaLucania. Basta chiacchiere, è l’in-vito della preside Maria De Biase,cittadina europea 2014, che con ilsuo intervento ha sollecitato tutti afinirla coi proclami, anche con lemarce di protesta, e a passare al-l’azione pratica. A cominciare dallascuola. La De Biase sarà la respon-sabile del primo incontro di Can-tieri aperti, promossi dal Pd. Per tanti interventi Vallo ha perso

centralità e idee. Tutto parte da“Mettiamoci la faccia”, il questio-nario redatto dal Pd il 23 dicembre.Negli interventi di 5 minuti hannoparlato Nicola Botti, Mimì Nico-letti, Luca Lombardi, Bonifacio Sa-turno (Segretario Pd Camerota). C’era anche chi anima ancora oggile feste dell’Unità, non è in Italia,ma in Lussemburgo. Lì Mario No-taroberto, imprenditore nell’enoga-stronomia da ben 30 anni, è attivo

nella promozione di prodotti delCilento che arrivano periodica-mente nel suo pluripremiato risto-rante. Un contributo lo hannoanche offerto Antonio D'agosto,Carmine Farnetano, FrancescoRuocco, Gennaro Sansone CleliaGreco e Giovanna Baldo.A 18 mesi dalle elezioni parte la

campagna elettorale con la gente,per la prima volta a Vallo della Lu-cania. Un modello opposto al pre-sente, ha spiegato il segretarioRuocco. Le parole chiavi sonoCambio di rotta e programmazione.“Oggi l’attenzione è sul futuro. Non c’è un futuro diverso dall’at-

tuale presente se la politica non in-tenderà la felicità come bene di tuttie non di pochi e se non si prendonole distanze dall’attuale visione digestione del potere finalizzato alpersonalismo”, ha sottolineatoRuocco. Un’attenzione primaria vamessa sulle famiglie, che sono ilperno da cui ripartire. “Cambia lapolitica se si fanno le cose giuste avantaggio di chi non può ricam-biare il favore”.

Nicola [email protected]

7n° 01 16/01/2015

Pd: Inizia la campagna elettorale. Cantieri aperti per idee nuove

aree marine protette ... L'acquisizione e ristrutturazione diun importante e diffuso patrimonioimmobiliare (oltre 100 milioni dieuro), dotazione del piano delparco ...Insomma tutti successi costellati diinsuccessi dovuti a innumerevoliproblematiche quasi tutte da adde-bitarsi all'incapacità degli attori ter-ritoriali di andare oltre lasoddisfazione del riconoscimento edel primo stadio realizzazione .Oggi è ora di andare oltre il fram-

mento delle iniziative estempora-nee per approntare un piano cheporti il nostro territorio a riempirela nuova prospettiva di articola-zione territoriale di contenuti forticon prospettive condivise e concre-

tizzabili attraverso un governo ri-conosciuto e responsabile direttodel detto e del fatto! Intanto, è utilericordare a tutti noi che il Cilentonon è all'anno zero, come lo è statoper secoli: “la terra dei tristi” da fa-gocitare e ridurre a miti atteggia-menti nei confronti del potere.Borbonico prima, e stato Italiano edell’articolazione regionale e pro-vinciale, dopo. Rimane famosa ladefinizione che Ermanno Corsidiede del Cilento: “Una regioneprigioniera di una provincia!”Anche in problema dello storico

isolamento dovuto alla scarsità divie di comunicazione è stato confi-nato alle zone interne che, per de-finizione, sono poco accessibili. La SA-RC rifatta fino a Padula -

Buonabitacolo che immette sulla

Bussentina, che s'incrocia con laCilentana, che arriva fino a Batti-paglia circoscrive l'area parco in ununico raccordo grande raccordo. L'alta velocità che arriva fino a Sa-lerno fa il pari con la viabilità sugomma collegando l'intera dorsaleTirrenica con la nostra realtà.Manca All'appello l'aeroporto diPontecagnano e il metrò del mare,esperienze già “provate” ma da ri-definire dando ad esse continuità etempi certi, per rassicurare chivuole investire sui turismi possibiliche può puntare in alto.I tre presidenti, Vincenzo La Valva,Giuseppe Tarallo e Amilcare Tro-iano, che si sono succeduti allaguida dell’ente fin dalla sua fonda-zione, hanno lasciato la loro im-pronta. Il tempo e le nuove

generazioni faranno il resto confi-dando sul nuovo clima di rispettodelle regole e di attenzione verso ilpatrimonio ambientale e architetto-nico che sta consolidandosi anchealle nostre latitudini.Infine, la possibilità di poter com-petere alla pari in ogni angolo delpianeta su ogni attività di carattereintellettuale e di ricerca grazie alleautostrade informatiche è la chiu-sura del cerchio infrastrutturale ne-cessario a chi ha voglia e genio diintraprendere la via più giusta peril futuro. Ce la possiamo fare, ce ladobbiamo fare! Unico sarà dellapartita raccontando il processo, cheper tanti aspetti è già in atto, senzapregiudizi e senza partito preso.

Bartolo [email protected]

VALLO DELLA LUCANIA

DALLA PRIMA

Per il Cilento occorrono ottimismo della ragione e le infrastrutture

Centinaia, anzi, migliaia di vallesi e ci-lentani hanno gioito, incantati davanti alprimo canale della Rai, il primo del-lʼanno, alle 12.15. Sullo schermo bril-lava la bellissima Maria GiovannaAgresta che dalla Fenice di Veneziacantava al concerto di Capodanno. Unospettacolo suggestivo, emozionante,coinvolgente. Non solo per la mamma eper i fratelli che a Vallo della Lucania oal Nord, ma anche su fb avevano condi-viso la gioia di vedere la loro Maria Gio-vanna esibirsi in una plateaeccezionale, una gioia per tutti, amici econoscenti di una delle più belle vocidella lirica contemporanea. Il soprano,in unʼarea di oramai leggendaria atmo-sfera, ha regalato momenti di strug-gente bellezza. Sulle musiche di Verdi edel melodramma italiano, con Puccini eDonizetti, si concludeva con i due pezzidel concerto veneziano: “Va pensiero” e“Libiam neʼ lieti calici”. La critica ha san-cito la bravura di una cantante sensibilee brava, nellʼesibizione e nel saper tra-smettere al pubblico il gusto per il belcanto. La stampa nazionale ha sottoli-neato lʼevento. Quella provinciale moltomeno. Una “good news”, una bella no-tizia relativa a un personaggio di profilointernazionale ignorato dai media no-strani. Non è stato certo simpatico perla famiglia, ma si sa, queste cose acca-dono, basta ricordare il famoso versettobiblico sui profeti e la patria. Per orapensiamo allʼarte, quella pura e senzafronzoli trasmessa da Maria Giovanna,dal palco della Fenice, ma anche nellavita di ogni giorno, a Vallo e dovunque.

IL PERSONAGGIOSuccesso di critica e diascolti per il soprano valleseal concerto di Capodanno

8 n° 01 16/01/2015

Don Aniello Manganiello un prete di frontieraDa Scampia a Roccadaspide per celebrare la messa con gli “Ultimi”

Ogni anno, nel periodo post-natalizio, si consumaquella specie di tragedia familiare chiamata "ucci-sione del puorco". Te ne accorgi perché vedi che ituoi parenti, già qualche settimana prima, iniziano ariunirsi in modo serio e solenne come se stessero permettere a punto l' invasione del Kazakistan o comese stessero per risolvere il conflitto siriano e tutti iproblemi del Medioriente. E invece stanno lì, calendario alla mano, a sceglierela data propizia per giustiziare il suino di turno. Ini-ziano a tirare in ballo la luna, i pianeti, le galassie , lecostellazioni e i segni zodiacali, come un branco diastrologi invasati, tanto che inizi a pensare che tuozio, sotto sotto, potrebbe avere talenti nascosti ed es-sere il nuovo Paolo Fox in salsa Cilentana, roba chepersino il divino Giucas Casella o il mago Otelma aconfronto sono dei pivelli sbarbati. Per non parlaredella scelta dei metodi di uccisione del malcapitatosuino di turno, che se potesse parlare prenderebbe a"kitammuorti" tutta la tua famiglia, tutta la tua di-scendenza , risalendo l'albero genealogico in ordinelaterale, verticale, orizzontale e trasversale. Inizi a pensare che tuo zio sia il nuovo Robespierre,pensi che sarebbe stato un ottimo protagonista dellarivoluzione francese, poiché inizia a snocciolare tec-niche di uccisione così sofisticate e cruente che la

ghigliottina al confronto era una passeggiata di sa-lute. Vogliamo parlare poi di quella cosa aberrante eincostituzionale che è il sanguinaccio? Cioccolatamescolata al sangue di porco. sembra un intrugliomalefico per scagliare qualche maledizione, Robache non bevevano neppure le streghe nelle loro riu-nioni notturne! E ti scandalizzi all'idea di avere deiparenti sanguinari come dei novelli Cesare Borgia.Ebbene si, secondo un sillogismo aristotelico appli-cato rigorosamente, l'uccisione del puorco mi hafatto arrivare a una conclusione: la mia famiglia è inrealtà la sanguinaria famiglia Borgia ,cari miei, equindi comunico a tutti di essere l'incarnazione diLucrezia Borgia. Buone cose a tutti.

Monica [email protected]

ROCCADASPIDE

Dopo le feste natalizie si fa la festa al “Puorco”Grassi suini immolati per soddisfare appetiti ancestrali

Un prete che celebra la Messa aRoccadaspide. La notizia non sem-bra “importante”. Ma lo diventa, sesi considerano l'identità del parrocoe, soprattutto, a chi è stata dedicatala funzione. E così, il 7 gennaio scorso, don

Aniello Manganiello, noto preteanticamorra ed ex parroco di Scam-pia, ha celebrato una Messa per ipazienti Dipartimento di salutementale. Inutile dire quanto i pa-

zienti del centro abbiano gradito ilgesto di don Aniello, venuto appo-sta da Nola, dopo che i coniugi roc-chesi Enza Antico e Michele DiMatteo, membri dell'associazione“Ultimi” da lui fondata, gli aves-sero parlato di tale struttura. Si ècreato, così, un clima intimistapieno di commozione e semplicità.Con i pazienti, il direttore del cen-tro, dott. Antonio Vincenzo, gli in-fermieri, gli ausiliari ed i volontariad ascoltare in religioso silenzio leparole di don Aniello che chiede.«Dove sta Gesù?». Ed un ragazzo che risponde «In

mezzo a noi» e che recita delle poe-sie a sfondo religioso e che ha“duettato” col parroco sui salmi. Un altare semplice composto da untavolo coperto da un lenzuolobianco ed un prete, don Aniello,che dialoga con il “pubblico” inmodo umile e diretto e che pro-mette di tornare. «Sono dei ragazzi

tranquilli, verrò di nuovo qui, a ce-lebrare altre messe». «Grazie,padre», gli dice una ragazza.

Michele Di Matteo, volontariopresso il centro, ha auspicato «Unacollaborazione tra i volontari e glioperatori della struttura per un pro-getto a favore dei pazienti». Don Aniello si è fermato a parlare

con tutti, dopo la Messa, e si è por-tato le tante poesie di un ragazzoallo scopo di farle pubblicare. Poi,circa la sua associazione “Ultimi”che si occupa di varie tematiche so-ciali «Vorrei che a Roccadaspide,nascesse un presidio di “Ultimi”come ne sono nati in Puglia e inaltre parti perché ogni territorio hai suoi problemi». Nel frattemporesta il ricordo di qualcuno, comedon Aniello, che ha fatto tanti chi-lometri “solo” per dire una Messaai suoi nuovi amici...

Francesca [email protected]

9n° 01 16/01/2015I RACCONTI DEL REALE / VITE SOMMERSE

Ismaele nel Moby Dick di Melvillesosteneva;

[… Il modo di cacciare la malin-conia e di purificare il sangue][…quando un novembre triste enebbioso si insinua nella mia

anima, quando mi sorprendo afermarmi davanti ai negozi di

pompe funebri e a seguire tutti ifunerali che incontro, è tempo per

me di levare l’àncora.]

Così Ismaele cominciò ad imbar-carsi come marinaio ed è l’inizio diuno dei più grandi romanzi dellastoria della letteratura.Anna tutti i giorni legge i manifestidei morti ma non ha il coraggio dilevare l’àncora e partire per nuovimondi e una nuova vita. Non ha ilcoraggio di abbandonare il paese,gli affetti, e dare un calcio al pas-sato.Anna cammina di notte e di giornoa piedi aperti, appuntiti e sghembisul ciglio di una strada. Indossa unvistoso giubbino col cappuccioanche se fa caldo. La pelle delkway, di colore verde tartaruga è uncarapace che la protegge sia dalsole che dagli occhi dei passanti. Ha lo sguardo furtivo di chi sta ru-bando la carreggiata alle automo-bili. Un passo lento sotto il fisicosottile e il taglio dei capelli quasi acaschetto a denotare un accenno difemminilità. Il respiro ha il ritmogiusto, regolare, mai affannato, èun carburatore ben registrato neisuoi giri. Ha il volto da eterna bam-bina nei suoi 40 e passa anni, comese il suo corpo si fosse fermatoall’adolescenza, fermato nel tempopassato. È un po’ di mesi che lastrada gli appartiene: è il suo cam-mino nel mar Rosso tra le muragliad’acqua aperte - per lunghissimianni ha conosciuto soltanto dellebianche pareti della sua casa. Ilbianco che le appartiene come il gi-glio della festa di Nola e lo terràfino alla fine della storia. Uscivanel cortile a guardare i fiori nelgiardino soltanto alcune volte. Dapiccola ricorda i giochi nel fienilecon i suoi cuginetti e i suoi fratellimaggiori. Le corse in bicicletta arincorrere il sole all’orizzonte diVarolato. D’estate veniva CòmpaVito da Andretta, era una festa, eportava i suoi figli al mare di Gro-mola: uno di loro, il più taciturnosarebbe diventato il famoso cantau-tore Vinicio Capossela. Raccoglie-vano fagioli e pomodori al poderee poi tutti alla spiaggia di Varolato.Còmpa Vito e Còmpa Nazario, il

papà di Anna, si erano conosciutinelle fabbriche di piastrelle del reg-giano, a Scandiano, e non si eranolasciati più di vista. Còmpa Vito erastato finanche il padrino al Batte-simo di uno dei tre figli di Nazario. Anna era in quegli anni il simbolodel fulgore della felicità. Poi versoi suoi giorni migliori, i giorni chedall’adolescenza portano alla ma-turità, qualcosa si è spezzato. Fre-quentava l’istituto tecnicocommerciale di Agropoli, viag-giava con gli autobus carichi di stu-denti, molti amici e amiche, unbuon curriculum scolastico, ungiorno tornò a casa e disse allamadre: “Da domani non esco più”.E da quel giorno non uscì più. Maipiù. Un dolore contratto dentro alcorpo e la mente, tenuto nascosto,che generava paura, timore, comeuna sorta di agorà-fobia. Rifiutocontinuo di medici, psicologi, assi-stenti sociali, anche amiche e amicicon cui comunicare e confidarsi.Nulla. Il buio che non si può raccontare.

Genitori stremati ed afflitti permolti anni, per lunghissime sta-gioni della loro vita: come se fossearrivato l’autunno nella loro casa enon comparisse più la primavera. Cosa è successo ad Anna? Amici eparenti non riuscivano a spiegar-selo. Possibile che questa ragazzinadotata di talento e sensibilità nonriesce ad uscirne fuori? Che tipo ditrauma o pericolo ha potuto ravvi-sare? la violenza semmai era sol-tanto psicologica e la costringevain un silenzio autistico e in conti-nua compagnia dei fantasmi che legiravano nella mente. Una mattinadi tre anni fa un dolore in pienopetto colpì suo padre Nazario. L’angina lo stava seguendo già da

parecchi mesi con continui ricoverie terapie. Non ce la fece. Dopocirca sei giorni uscì defunto dal-l’ospedale. Nessuno se l’aspettavaperché non aveva l’età per morire. E non aveva il permesso di Anna

di lasciarla. Anna aveva bisogno ditutti i ritagli del puzzle affettivo percrescere e strappare i demoni e ifantasmi da dentro al suo cuore. Nella camera ardente allestita nel

salone di casa, Anna aveva voce eparole di ringraziamento per tutti,non sfuggiva a nessuno e in nes-suna circostanza: come se gli sifosse aperto il mondo intorno, lestrade dei cinque continenti porta-vano tutte a casa sua: quel giornonon era giorno da pensare di imbar-carsi, il Moby Dick poteva aspet-tare. Il dolore che si portava

dentro, in quel momento luttuoso,era di tutti, era condiviso e ripartitoin parti uguali. Gli spettri che spin-gevano il cuore e la mente, quelgiorno, erano di ognuno, parenti,amici, conoscenti, compari, comaree consobrini. Le ore che seguironola funzione funebre, dopo la tumu-lazione del defunto, furono perAnna il ritorno nel suo ascetismodomestico e per mesi non la ve-demmo più. Ritornò soprattutto nelsuo vortice buio, un tunnel dove laluce è lontana. “Il novembre triste e nebbioso” siinsinuò di nuovo nella sua anima.Lunghi inverni e primavere senzacambi di stagione, il pensiero erafermo a quel giorno di tanti anni faquando prese la decisione di un esi-lio autoimposto, quel giorno delBig Bang psicologico che aveva se-gnato la sua travagliata gioventù. Nelle prime giornate di primaveradi quest’anno, inizia ad affacciarsipian piano all’esterno come una lu-certola al primo sole. Una rosa chesboccia dal roveto ardente colprimo caldo, luce dei cuori e dellementi. È un fuoco che non brucia esoprattutto “lampada ai suoi passi”. “Finalmente! Anna è ricominciata

ad uscire!” eravamo tutti entusiastie felici. Lunghe distese di campicoltivati, strade diritte che si per-dono in un precipizio di mais finoal mare. La luce nei suoi occhi erariflessa nelle nostre pupille e si ri-frangeva negli specchietti delle au-tomobili al saluto di tutti i giorni. Uno spiraglio di primavera soprat-tutto per i suoi cari, i suoi familiari. Pian piano, però, dopo pochi mesidi camminate, (era arrivata perfinoa 5 km. da casa) continuando a fer-marsi e a leggere intere pareti rico-perte di manifesti di morti, quellalampada ai suoi piedi ha iniziato adesaurirsi, la cera bollente come lavascendeva a consumare il tempo,come un giorno di guerra si mangiale ore, le vite, i palazzi e le spe-ranze. Il mattino di ferragosto la si-rena dell’ambulanza taglia in due

l’aria del quartiere, nessuno imma-ginava dove fosse diretta. Pauraporta morte. Paura porta angoscia,diceva un vecchio saggio, forse diorigine cinese, ma potrebbe essereanche del Cilento, qui vicino, ma-gari, chissà, vissuto in una grottasotto al Monte Stella.Quel mattino Anna si alza, si lava

e si veste come sempre ma non sache il destino feroce è in agguatonascosto dietro uno stipite: all’im-provviso perde conoscenza, bar-colla, non riesce a stare in piedi,quando arrivano i medici è già instato di semi incoscienza. Unacorsa all’ospedale. Inutile. Anna ciarriva già in coma. Sapete quandovari organi si accaniscono tutti in-sieme contro di te: il cuore, i pol-moni, il cervello, ogni organosembrava avesse buttato la spugna,come se qualcuno avesse spentol’interruttore ad Anna. Niente dafare: è una lotta impari. Alcunigiorni dopo Anna ritorna in unabara bianca, anche il vestito èbianco, il suo volto è bianco. Un gi-glio fresco e imponente ai piedidella bara, quasi a ricordare SantaMaria Goretti la Patrona del paese. Le hanno messo una benda al lab-bro inferiore: gli infusori l’hannoferita là, sulla porta delle parolemai dette e sempre trattenute. Annaoggi è un giglio: il capitano Achabla sta aspettando sul molo, aspettalei per salpare. Destinazione Paradiso, attraverso

i mari del Sud, sperando di non in-contrare tempesta. Ci mancherebbepure questa, un’ulteriore tempestasulla strada che porta al Paradiso. Anna oggi è un giglio; è il giglioche lei avrebbe voluto donare a chil’avesse salvata trenta, lunghi, annifa. In lontananza un scricchiolio diuna vecchia porta che sbatte: unepicedio, un lamento funebre. A volte per descrivere una morte,basta solo il suono perché muoionoanche le parole.

Antonio [email protected]

Anna del Moby Dick

sotto casa, di fronte ad un plessoscolastico, dei ragazzi giocano apallone nell’indifferenza generaledella comunità, eppure siamo alcentro del paese! E’ orario scola-stico. Sono appena terminate le va-canze e nessuno chiede a questiragazzi perché non sono a scuola! Evidenti le conseguenze in terminedi etica sociale: totale disinteresseper il senso di dovere collettivofatto anche di costante impegno deisingoli. E poi la scuola…. Quantaretorica! E gli adulti, cosa li do-vrebbe far sentire cittadini respon-sabili?Come vedi sono tante le riflessioniche possono trarre spunto da questopiccolo episodio. Che fare? Da una parte c’è la piacevole com-pagnia di Vivaldi in sottofondo eduna stimolante lettura per porre ri-paro all’aridità di una profonda so-litudine, oppure accettare il peso diSisifo e continuare a scalare l’ertacon il masso pesante di una sostan-ziale indifferenza, mentre in pro-spettiva intravedi i gravi problemiche riserva il XXI secolo e delquale nella scorsa settimana unaprima tragica esperienza si è avutain salsa parigina!Dicevo dell’ottimismo della vo-

lontà, alla quale cedo ancora unavolta e rispondo alla tua sollecita-zione che invitava ad aprire un di-battito sulla classe dirigente dellenostre contrade. E’ superfluo sciogliersi ancora unavolta nel pianto greco a schizziapriliani: tradimento del Sud, sfrut-tamento del Mezzogiorno, razzi-smo antimeridionale. Una volta pertutte assumiamo la responsabilità direputarci colpevoli per aver con-sentito ad una classe dirigente to-talmente incapace ed inefficiente diassumere le prerogative della rap-presentanza. Quali le sue caratteri-stiche? Va profondamente rinnovata invi-

tando tutti i compromessi a fare undefinitivo passo indietro! Dopo l’Unità d’Italia, il Cilento hasperimentato una grave crisi agra-ria, sconvolgenti ondate migratorie,un’inefficace modernizzazioneagricola, l’assenza d’industrie. Conla caduta del fascismo, a guerraperduta ha vissuto la lunga egemo-nia democristiana, sperimentato

subdoli scontri tra partiti per il con-senso, patito la crisi della repub-blica dei partiti. Intanto si sonoalternati i soliti noti grazie al vin-cente connubio tra spesa e polibu-rocrazia regionale. Questi processi hanno favorito la

riarticolazione del ceto dirigente trapolitici, la pletora di amministra-tori, lo sparuto numero d’imprendi-tori, tanti professionisti che hannoambito alla carriera fuori del terri-torio e pochissimi intellettuali, tuttioggi alle prese con la globalizza-zione, l’omologazione e i limiti delmodello di riferimento.L’accentramento amministrativo

gestito mediante il decentramentoburocratico alla fine è prevalso de-terminando il connubio tra comune,prefettura, collegio elettorale, pro-vincia, a vantaggio di ceti dirigentivecchi e nuovi. Ciò ha influito sulle dinamiche po-litiche e sui valori culturali svilup-pando un codice di comportamentisuccubo alle esigenze del “tengofamiglia” del quale paghiamo tuttile conseguenze.

L'articolazione economica del-l’area presenta delle gravi crepe pergli scarsi risultati di una rivolu-zione agronomica incapace di adat-tarsi alle caratteristiche di unterritorio montano-collinare, men-tre crisi dell'artigianato, scambisempre più ineguali, terziario ple-torico e servizi inqualificabili,come induce a ritenere la rete sani-taria, rendono sempre più proble-matiche le prospettive in unambiente con poche risorse, una so-cietà ancora per molti aspetti arre-trata e chiusa ed il pervadente eprevalente familismo amorale delleorganizzazioni di rappresentanza. Il popolo, dopo essere stato massasanfedista e segnalato come manu-tengolo di briganti, per un breveperiodo è divenuto fante di tantecolonne d'insorti, sempre però stru-mentalizzato a fini politici. Classe di governo e ceto dirigente

hanno avuto chiara consapevolezzadel proprio ruolo quando si è trat-tato di difendere interessi settorialipraticando la cooptazione e l’amal-gama per prevenire pericolose frat-ture interne e conservare il poterepraticando un’inclusiva flessibilitàsecondo le convenienze del mo-mento. Così si è accentuata l’indifferenza

e radicata una preoccupante rasse-gnazione. In effetti, minato il pre-stigio legato alla nascita, è prevalsala distinzione sociale basata sul da-naro. La borghesia cilentana, attenta a

mediare tra Stato e Nazione, con-trollando i programmi e solleci-tando valori di riferimento, hagestito il potere locale mutando alproprio interno soltanto nomi esoggetti, mai stile per la conver-genza di interessi.Bilanci e spesa pubblica hanno

rappresentato un viatico per

un'asfittica economia. Al popolo èstata riservata una mera funzione dicomparsa, mentre si è sviluppatoun unico copione nel teatrino dellapolitica politicante e dell’ammini-strazione a senso unico, impegnatanel controllo degli enti intermedigrazie ad egemonie alternanti. Le forze interagenti nella società

civile sono state condizionate daiprofondi contrasti interni ai singoligruppi per le rivalità di chi si è con-tesa l’eredità risorgimentale, men-tre i vettori esterni della transizionelegata ad una economia etero- di-retta hanno profondamente segnato

Il Cinon rina

responIl Gattopardisme la deficienza cpalle al piede de

10 n° 01 16/01/2015 CILENTO

DALLA PRIMA

LUIGI ROSSI

una società alla ricerca di nuovi co-dici di valori e nuove cifre compor-tamentali. In una crisi profonda ed irreversi-bile non rimane che la difesa pas-siva e gattopardesca: essereassorbiti per poter assorbire l'estra-neo, il diverso, il nuovo. Così, ilceto dirigente dei notabili ha conti-nuato la propria azione ed eserci-tato la funzione. Dopo il patriottismo massone du-

rante l'epopea risorgimentale, é ap-prodato nella galassia della sinistrastorica per consolidarsi plaudendoa Giolitti, quando i primi sintomi

della modernizzazione avrebberopotuto minacciare le prerogative. Non ha esitato a salutare romana-

mente il Duce e, a giudicare daipersonaggi coinvolti, in seguito hatrovato caldo e soffocante rifugionel ventre della balena bianca e nel-l'aggressività vincente dell'orcarossa che, dopo l’ascesa al potere,non riesce a svolgere con coerenzail programma di riscatto sociale;impelagata nei mille rivoli degli in-teressi privati, ha concesso spazioalle melliflue, ma inconsistenti pro-messe di Arcore, ha fatto eco algracchiante programma palingene-tico dei grilli parlanti, mentre un to-scanaccio, che sembra uscito dallapagine di Collodi, ha iniziato la ri-voluzione parolaia che rischia digenerare un’altra grande illusione! Caro direttore, non so se condividiquesta pessimistica analisi. Perso-nalmente sono convinto di ciò chescrivo, basta fare alcuni semplicicontrolli patrimoniali su esponentidel ceto dirigente! Ti proponi il grande disegno di re-cuperare i tratti di una comunità nelsuo divenire. Ciò significa affrontare le dinami-

che relative all’organizzazione so-ciale ed amministrativa, alle attivitàeconomiche, alla funzione delleagenzie culturali che operano avario livello nel territorio, rifletteresul codice dei valori nella consape-volezza che, per conoscere sestessi, occorre convenire sul fattoche nessuno è un'isola. Di conseguenza, è necessario co-

noscere spazio, tempo, dimensioneantropologica e sociale, dare co-scienza delle radici e costruire leali, fondamento di ogni civiltà perrecuperare l'unicità del processostorico.Nell'era della globalizzazione e

dell'omologazione viene enfatiz-zata la funzione catartica della cul-tura. Allora, nell’affrontare questi temi,il tuo periodico si deve impegnaread evocare l’epos, come fantasmadella memoria, le caratteristichedell’ambiente per sollecitare il pel-legrinaggio dell'Ulisse metropoli-tano sempre più stanco e deluso, ilcodice di valori da riscoprire pertrasformarlo in elemento fondantedella propria identità. In tal modo tiimpegni a favorire la ricerca di unacultura, manifestazione di vita ma-teriale, sociale, spirituale inserita in

un ambiente spazio interno edesterno dell'Io. La percezione del bene culturale

come riattualizzazione di cose, sen-sazioni, sentimenti, credo e valoridella comunità può rendere nel ter-ritorio-comunità tutti cittadini enon meteci o meri numeri nella so-cietà di massa. In tal modo si genera un equilibriodinamico che educa, valorizza, pre-serva e tutti noi diveniamo i verifruitori di questo processo virtuosomediante il coinvolgimento del no-stro inconscio collettivo, preistoriadella nostra esperienza nel tempo,per cogliere fino in fondo la tramainteriore che ci accomuna. Così vestigia archeologiche, trend

economico-sociale, vita ammini-strativa, drammi dei singoli e dellacollettività, tradizioni, sviluppo ci-vile, esperienza ecclesiale non ri-mangono anonimo e neutroaffastellarsi di dati, ma diventanomytos e logos amalgamati in un ter-ritorio vivo, segnato dal susseguirsidelle stagioni, animato dal reveren-ziale lavoro contadino, dall'intelli-gente operosità dell'artigiano, dallavigilante intrapresa del borghese,affratellati nei momenti tristi, rivali,forse nemici, nel gestire il potere,ma comunque cilentani orgogliosidella propria identità, fiduciosinella consapevolezza che li attendeun futuro da protagonisti.

Luigi Rossi

ento ce senza abilitàl’ignoranza

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11n° 01 16/01/2015CILENTO

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12 n° 01 16/01/2015

13n° 01 16/01/2015

È caos, è disordine, è la forza cheriesce a muovere il mondo. Èl’amore. L’amore che fa sempre e incessan-temente parlare di sé, l’amore cheha fatto sprecare così tante parole,melodie, sfumature di colori,l’amore che è l’indiscusso protago-nista dell’ultimo lavoro di MenottiLerro, il giovane poeta/scrittore diOmignano di cui Unico ha già par-lato(n.11/2014). “Entropia delcuore”. È questo il titolo della suaraccolta poetica - in uscita all’iniziodi febbraio per i tipi della casa edi-trice Zona Contemporanea - e chepone l’accento proprio sul disor-dine che questo sentimento è ingrado di portare nelle nostre vite.Lerro definisce l’amore come “unaforza misteriosa che permette almondo di continuare ad esistere. Siconiuga attraverso la condensa-zione di tutti i sentimenti, in unequilibrio instabile che può tramu-tarsi in un’esplosione entropica”.Nella prefazione, curata da CarlaPerugini – docente di LetteraturaSpagnola presso l’Università di Sa-lerno - il lettore viene condottoprima nel mondo del poeta, tra itemi che affronta e i suoi leit motiv,poi su un dettaglio più tecnico, più

personale: il lavoro svolto dal poetanel creare i suoi componimenti.Riecheggiano, in alcune poesie, ledolci parole e l’incanto del ‘Can-tico dei Cantici’; in altre è unadolce malinconia che cattura l’at-tenzione e, in altre ancora, il poetautilizza toni più duri. In tutte, però,c’è una forte tensione emotiva, lavolontà di voler descrivere l’amore,ingrato compito che tanti artisti –forse invano - hanno cercato disvolgere. Non è insolito imbattersi negliesergo che sembrano voler antici-pare l’argomento affrontato daLerro, ma desta stupore leggere, altermine di alcuni componimenti,luoghi e date cari al poeta chespiega: “Non è una pratica nuovanel mondo poetico. Mi piace, avolte, ricordarmi dove una poesia èstata scritta e comunicarlo al let-tore. Specie quando questi luoghisono importanti nella mia esistenzao per la comprensione del testo”. Èpossibile, dunque, sentirsi più vi-cini all’autore, al suo animo, aquanto vuol trasmettere al lettorementre si legge il nome di un luogoa cui lui è legato: Rabac, il MonteStella o Acciaroli.Il lettore può immedesimarsi nel-

l’io poetico, pensare che l’amoresia tutt’altra cosa o rimanere affa-scinato dallo stile del poeta e daimessaggi che veicola. Chi leggepuò dare tanti significati ai versiperché la lettura, come non mancadi sottolineare Carla Perugini, ha la

capacità di dare nuovi significatialla poesia, è anch’essa un attocreativo. L’autore, consapevole di ciò, dice:“L’eventuale messaggio che si dàattraverso la poesia deve, perquanto mi riguarda, rimanere affi-dato solo a quelle precise parole,non esplicitato successivamente.Credo che se avessi voluto spie-garlo attraverso la prosa non avreicomposto quei versi… Ognuno nericeva il messaggio che gli arriva”.Al termine della raccolta Lerro, uti-lizzando l’efficace gioco retoricodell’acrostico, scrive d’amore e dialtre parole che, quasi automatica-mente, vengono associate a questosentimento: rispetto, tradimento,passione…E, tra le tante forme d’amore cheesistono, vi è sicuramente quelloper la propria terra. Per questo, sa-rebbe interessante leggere un acro-stico realizzato con la parola‘Cilento’, ma, “per ora” – sottoli-nea il poeta - “non riesco a direquale sia il mio ‘gioco’ per la parolaCilento. Dico che per me si scriveCilento, si legge Casa”.

Ilaria [email protected]

“Entropia del cuore”. L’ultimo lavoro del poeta cilentano Menotti Lerro

promette, è un mistificatore. Altra domanda,in-vece, responsabilmente da porci:abbiamo ri-sorse e strumenti per accelerare l’avvento delnuovo?. Qui la risposta,per nulla estemporanea,può es-

sere:”Sì”.La recente edizione del “Premio di giornalismoe multimedialità Cilento-Vallo di Diano-Al-burni” svoltasi a Sant’Arsenio,ha consentito diconoscere più da vicino umori,opinioni e pro-positi di una quarantina di Sindaci del vasto ter-ritorio a sud di Salerno:un territorio che va dalmare a montagne di notevole altezza,passandoper fasce di pianura che contengono zone digrande fertilità. Se c’è una lezione che i Sindacihanno imparato bene a memoria, è che versarelacrime su quello che si vorrebbe e che non siottiene,è del tutto inutile;così come non serve aniente scaricare tutto sullo Stato e deresponsa-bilizzarsi anche sulle questioni dei propri luoghiche sono,invece,di piena pertinenza delle Am-ministrazioni locali.Per esempio:tutta la filiera dei rifiuti;i Comunicilentani e valdianesi fanno fino in fondo il pro-prio dovere?. E lo fanno anche per quanto ri-guarda la difesa della natura e la conservazionedel paesaggio,oppure vigilando su abusi ediliziche,se avvantaggiano qualcuno,depauperano lacollettività?. O,ancora,per garantire adeguati trasporti inter-connessi fra cielo-terra e mare?. Gli esempi potrebbero continuare ricordando

magari Jean Jacques Rousseau quando scrivevache “sono le case a fare un borgo,ma sono gliuomini a fare una città”.

Si fa strada una consapevolezza nuova. Moltidei sindaci convenuti nel Vallo,hanno sottoli-neato la necessità di un dinamismo che parta dailuoghi,di tante voci unite che arrivino bene alleorecchie della Provincia di Salerno (ha debut-tato?e in che modo?),della Regione Campania(fuori dallo schematismo dilemmatico VincenzoDe Luca-Stefano Caldoro),del Governo e del

Parlamento (ci sarà pure qualche deputato o se-natore che avrà avuto modo di constatare le po-tenzialità della “regione geografica” di cuistiamo parlando?. Crediamo di sì). Molti sindacihanno ammesso che la comunicazione pubblica(ogni Comune è di per sé una fonte primaria dinotizie) è uno strumento di cui non si può fare ameno. Del resto esiste dal 2000 una appostalegge,la 150,che ha consentito di creare figuree servizi nuovi (il portavoce,l’UfficioStampa,l’Ufficio relazioni con il pubblico). Ma,in senso più lato,la comunicazione,se ben

gestita,diventa richiamo per la conoscenza e lavalorizzazione dei luoghi da cui essa parte. Nonsi è sempre detto che luoghi e persone hanno lostesso destino:valgono per quello che sono masoprattutto per come vengono rappresentati?. Eallora,perché non investire un po’ di risorse fi-nanziarie nella promozione giornalistica,audio-visiva e culturale?. E’ singolare,per esempio,che Polla si presenti

pomposamente,all’uscita dell’autostrada,come“Città del libro” e poi,nel bilancio del Comunenon c’è nemmeno un euro per diffondere la let-tura. Non c’è occasione in cui non venga celebrata

la Dieta Mediterranea (bene immateriale del-l’umanità).Come dire:gratitudine immensa aldottor Keys e all’Unesco per il suo riconosci-mento. Ma questo,francamente,non basta più.Ci sono operatori cilentani e valdianesi pocoprofessionalizzati,prodotti non sempre autenti-camente biologici,mercati del mordi e fuggi chenon sempre danno conto della loro qualità. E poi:la difesa della natura come risorsa prima-ria (ma attenzione:se offesa rende sempre dimeno!);le aree archeologiche;i servizi di quoti-diana utilità;gli stili di vita;la consapevolezzaetico-morale dei diritti e dei doveri.“Aspettando Godot” è una bella opera teatrale

di Samuel Beckett. A teatro funziona,nella vitano. Molti sindaci lo hanno compreso. La domanda iniziale,quindi, non riguarda più

solo il Cileno,ma anche il Vallo di Diano e gliAlburni. Un tempo si diceva:finchè c’è vita,c’èsperanza. Meglio come diciamo oggi:finchè c’èsperanza, c’è vita.

Ermanno Corsi

DALLA PRIMA

Cilento,Vallo,Alburni: Il nuovo va accelerato

ERMANNO CORSI

14 n° 01 16/01/2015

Anche quest’anno, nell’ambito della Festa del Socio,che si svolgerà nelle Sfere Expo di Paestum, la gover-nance e la direzione della BCC di Capaccio Paestum,propongono in apertura una conferenza strettamenteinerente alla grande cultura che ha interessato il terri-torio, dando continuità ad un filone inaugurato loscorso gennaio, volto alla larga diffusione degli ele-menti storici ed archeologici che riguardano così davicino la collettività locale. La Banca ripone molta fiducia nell’economia turisticae, nello specifico, si impegna per incentivare il turismoculturale, che per essere considerato un asset portantedi un’area come la nostra deve fare riferimento ad unaorganizzazione in grado di gestire non solo i processidi tutela e conservazione, ma anche quelli relativi allasua valorizzazione, gestione e fruizione. Il tema, che il 18 gennaio 2015, intorno alle ore 17.00,Ottavia Voza e Fausto Longo vanno a trattare, verteràsulle “Origini di Poseidonia”, un volume di esemplaredivulgazione scritto da Emanuele Greco, direttoredella Scuola Archeologica Italiana di Atene. La stu-diosa pestano-capaccese, membro della FondazionePaestum, ed il docente dell’Università di Salerno, ri-saliranno, attraverso un percorso piacevolmente frui-bile, ai primi istanti di vita di una delle città piùimportanti della Magna Graecia e della storia antica.In un mondo in cui la collaborazione tra rappresen-

tanti degli interessi economici e della società civile stadiventano la norma, è possibile definire meglio il pro-cesso attraverso cui, collettivamente, risolviamo i no-stri problemi e rispondiamo ai bisogni sociali. Ecco perché se cominciamo ad ammettere che i pro-

cessi culturali giocano un enorme ruolo nei processidi trasformazione del territorio, soprattutto in quelliche concernono la riappropriazione di una “cittadi-nanza attiva”, non si può prescindere da un piano stra-tegico basato sulla conoscenza e la divulgazione delpatrimonio culturale, cercando di integrare adeguata-mente le molteplici dimensioni dell’intervento: dal-l’urbanistica alla mobilità, dalla riconversione di spaziindustriali dimessi all’intervento sulle aree decentratee così via.D’altronde, nessuno ormai può negare, di fronte al

continuo incremento dei fruitori italiani ed esteri del

patrimonio culturale del paese, che una “politica perla cultura” debba entrare a far parte delle strategie sianazionali che locali, nel quadro più generale della pro-grammazione economica e sociale, coinvolgendo pro-blematiche che vanno ben al di là della salvaguardiadei monumenti e che concernono l’università e la ri-cerca, le politiche per l’occupazione, di sostegno perle imprese e per l’integrazione, le associazioni di vo-lontariato. Domenica, 18 gennaio 2015, alle ore 11.00, si inaugu-rerà la nuova sede della filiale di Roccadaspide, in viaGaetano Giuliani, 61.

Area Comunicazione BCC Capaccio Paestum

La Festa del Socio del 18 gennaio della BCCdi Capaccio Paestum, come appuntamentoculturale e momento conviviale. Nello stesso giorno si inaugura la nuova sededella filiale di Roccadaspide.

ECONOMIA

AGENZIA DI PAESTUMVIALE DELLA REPPUBLICA,18

84047 - CAPACCIO (SA)Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886e-mail:[email protected]

15n° 01 16/01/2015ALBURNI

Continuano le lamentele dei citta-dini e di alcune istituzioni localidegli Alburni a causa delle pro-messe non mantenute dalle istitu-zioni sovracomunali sullariapertura di alcuni tratti di stradeprovinciali nella zona degli Al-burni.Anche la coraggiosa lettera-denun-cia in cui si chiedeva a molte istitu-zioni sovracomunali il ripristinodell'ordinaria viabilità della SP 342nelle zone degli Alburni e del Ca-lore Salernitano di Michele Alba-nese, direttore generale della BCCMonte Pruno di Roscigno, sembraessere finita nel dimenticatoio. Ormai tutto si giustifica con la pa-rola “crisi” e mai citando l'ineffi-cienza delle istituzionisovracomunali.La verità è invece che molti tratti

di strade provinciali nelle zone in-terne degli Alburni sono statechiuse da anni e che su alcuni trattidi strade alburnine è venuta a man-care anche l'ordinaria manuten-zione nell'indifferenza di tutte leistituzioni.Le proteste dei cittadini degli Al-

burni, però, non si fermano sullaproblematica della viabilità negatadalle istituzioni sovracomunalinegli Alburni.Nei giorni scorsi, infatti, molti cit-tadini ed alcuni sindaci delle zonedegli Alburni hanno portato alla ri-balta nazionale su alcuni pro-grammi della RAI la difficilesituazione della viabilità nelle zoneinterne del Cilento.A quanto pare, però, le istituzioni

sovracomunali pensano ad altro inquesto momento.La strada provinciale 418 tra Ro-

scigno e Bellosguardo, infatti, nonè stata ancora completata definiti-vamente ed alcuni tratti della stradaprovinciale 342, nel tratto tra ilbivio di Corleto Monforte ed il co-mune di Roscigno e nel tratto traRoscigno e Sacco, sono chiusi edabbandonati da anni causando fortidisagi alle strutture economiche eturistiche locali.Molti turisti, infatti, continuano a

ripetere, dopo aver visitato alcunipaesi degli Alburni, la solita litania:<<Zone molto belle dal punto divista storico, ambientale e naturali-

stico. Peccato per le strade!>>.Questo, a quanto pare, interessa

poco i distratti politici delle istitu-zioni sovracomunali.Una richiesta, però, ai rappresen-

tanti della politica provinciale, re-gionale e nazionale possiamo farla:<<Non litigate più. Sedetevi tuttiintorno ad un tavolo e fate pressionisullo Stato centrale per avere più ri-sorse economiche per la manuten-zione ordinaria delle nostremartoriate strade. Cortesemente,abbandonate inutili scontri politicifra fazioni su quello che è indispen-sabile ed ordinario per i cittadiniche risiedono nei territori degli Al-burni e del Cilento>>.In conclusione voglio ricordare

anche a molti amministratori locali,che sembrano indifferenti al pro-blema della viabilità nelle zone in-terne degli Alburni, una famosafrase di Martin Luther King: <<Puòdarsi che non siate responsabili perla situazione in cui vi trovate, ma lodiventerete se non fate nulla percambiarla>>.

Vito Gerardo [email protected]

I turisti affascinati dal paesaggio“Zone molto belle dal punto di vista storico, ambientale e naturalistico. Peccato per le strade!”

da contributo della Regione Cam-pania. Il progetto preliminare eragià stato approvato nel gennaio del2006. I lavori sono stati suddivisi indue lotti. Il progetto riguardante ilprimo lotto prevede i lavori di ri-qualificazione dell’intera area dellapiazza, nella quale insiste anche lacasa comunale, e delle zone imme-diatamente vicine, poiché appareevidente la carenza di posti autonell’intera area, soprattutto neigiorni in cui il vicino parcheggio si-tuato in via Roma viene adibito adarea mercatale. Nel progetto è pre-vista anche l’implementazione dibagni pubblici e la riqualificazionedell’impianto di pubblica illumina-

zione. Al partito dei “gufatori” nonpossono certo essere iscritti coloroche evidenziando alcune carenzestrutturali dell’iniziativa avvertonosulla possibile vanificazione deltutto. Spicca l’idea di recuperare fi-lologicamente il cosiddetto muro diGerardo Di Verniere rimuovendo lefioriere che gocciolano nelle pro-prietà Tierno e poi di intervenirepesantemente sulla “murata” di viaRoma (di fronte alla farmacia),l’elemento di maggiore identità sto-rica e architettonica della piazza, edove, previa spesa sui 200 milaeuro, verrebbero ricavati una de-cina di posti auto. L’ex assessorePerillo, architetto di professione, hanel cassetto un vero e proprio con-

troprogetto che a pari spesa contadi realizzare almeno ottanta postiauto all’ingresso di via Borgo SanMartino, nelle adiacenze dellachiesa del Carmine e verso via Bel-vedere, tutti posti distanti qualchecentinaio di metri dalla piazza.Desta qualche perplessità anchel’idea di porre i bagni pubblici alcentro piazza e la cornice “cimiteromoderno style” dell’intero inter-vento che non appare coerenti conparti dove si recupera l’antico, sisventra e si modernizza. C’è il con-creto pericolo che la Soprinten-denza si possa accorgere del“pastiche” che rischia di venirnefuori.

Oreste Mottola

SEGUE DA PAGINA 2

....L’ultimo miglio dell’amministrazione Marra

16 n° 01 16/01/2015

Non è una donna comune o chepassi inosservata, neanche nelnome, il cui significato si associaad un’idealista che vaga col pen-siero nei sogni. Nella casa di Olim-pia Nicoletti, 88 primavere varcatelo scorso 17 dicembre, di sogni neabbiamo percepiti tanti. Un’abita-zione, a Villa Littorio frazione diLaurino, letteralmente fasciata dilibri, in soggiorno, nello studio, incucina, di fianco al caminetto ac-ceso. Un’idea antica di accoglienzaed ospitalità, della quale i cugini“fognesi” sono cultori, che ci inse-gue fin sulla soglia di casa, nel-l’atto di accomiatarci, con unabottiglia di spumeggiante vinorosso. Il colloquio, non l’intervista,risulta piacevole ed istruttivo, gliargomenti spaziano senza sosta daun argomento all’altro, voli pinda-rici inclusi, dalla storia al kamasu-tra, passando per Leonardo daVinci. I problemi sui quali si infer-vora sono quelli legati al territorioed all’identità. Al meridione che èstato saccheggiato, a livello econo-mico e culturale, Garibaldi e Sa-voia in testa, con la sua annessione,mascherata da proclamazione delRegno d’Italia del 17 marzo 1861. Ma è noto che la storia la scrivonoi vincitori. La colonizzazione pro-segue con gli americani, sbarcati il9 settembre 1943 sulle spiagge di

Laura a Paestum. Nei suoi occhi diadolescente l’immagine umiliantedei soldati americani, che lancia-vano sigarette ai ragazzi, vissutecome noccioline per le scimmie. Ilricordo del generale Clark, coman-dante della quinta armata, con alseguito un codazzo di reporter diguerra, che dalla piazza Costanti-

nopoli di Villa Littorio osservavacon un binocolo i movimenti deisoldati tedeschi, che per favorire lapropria fuga in direzione di Corti-cato e del Vallo di Diano minavanoil ponte di Val’terna a Sacco. Per Olimpia resta sostanzialmenteintatto, a dispetto delle frane, il ca-polavoro delle strade borboniche e

l’incanalamento dell’acqua delCervati, ordinata nel 1937 da Mus-solini. “Un’acqua, di indubbia qua-lità organolettica, che arrivava allelocalità marine del Cilento – os-serva -, in precedenza si beveval’acqua dei pozzi”. I confini del Ci-lento, disegnati senza prudenzanella geografia e nella vulgata,sono da maneggiare con cura, per-sino nel premio di poesia saccatàro Un sacco di versi. La Val Calore,

che segue il percorso dolce e si-nuoso dell’omonimo fiume, a suodire non è Cilento; nel territorio inprimo luogo, ma anche nelle tradi-zioni, nella cultura, nella cucina,nel modo di intendere la vita. Dalparco ci allontaniamo per discuteredi letteratura, a partire dall’ante-nato Giuseppe Loffredo, di reli-gione, per chiuderla conl’Alcibiade primo e minore, i dia-loghi platonici che riprendono leconversazioni tra Alcibiade e So-crate. A farci compagnia un co-mune amico, Carlo Valletta, ed ungiovane e bravo laureando, Anto-nio Pipolo, che attinge per la suatesi alla vasta documentazione diOlimpia. “A’ femmena ne sapesemp’ una cchiù d’ù riavulo”, re-cita un noto detto popolare dellenostre zone ma, Olimpia docet,quella della Val Calore di più.

Silvio Masullo

Donna Olimpia Nicoletti La “pasionaria” del CilentoI ricordi di una vita e delle sue passioni, col sud saccheggiato nel cuore

OLIMPIA NICOLETTI

CALORE

Cari Lettori, Unicoospiterà nelle pros-sime edizioni, la miarubrica che si rivolgeai Cilentani nel

mondo, con la collaborazione diAsmef, Associazione MezzogiornoFuturo. L’ obiettivo è quello di mantenereun contatto costante tra i cilentaniresidenti all’estero e i conterraneiin patria. Attraverso la rete deiConsultori della regione Campania,l’Assessorato Regionale compe-tente, e l’A.I.R.E., cercheremo diconoscere e monitorare le comu-nità cilentane nel mondo per stabi-lire relazioni e possibilità diconfronto e quindi di scambio.Pubblicheremo le testimonianze di-rette dei cilentani che vivono inogni parte del mondo, dall’Ame-rica Latina, in primis, agli Usa, dal-l’Africa all’Australia, agli altri statieuropei. Moltissimi sono emigratiormai di terza generazione e cispiegheranno come vivono le lororadici italiane, e se sentono ancoraoggi di valorizzare la loro “italia-nità” e quindi l’appartenenza alla

etnia dei loro avi. Approfondiremola nostra conoscenza circa lo svol-gersi della vita cilentana altrove,circa le difficoltà ed i vantaggi chequotidinamente il cilentano deveaffrontare, o che ha già affrontato,all’estero o al momento del rientroin Italia, e conoscerne la realtà at-traverso la narrazione delle loroesperienze per coglierne stimoli eaprire il nostro sguardo sulla ric-chezza di culture che si formano

nel confronto costante, nella ricercadi mediazione ed equilibrio tra usie costumi ereditati e quelli poiadottati. Ospiteremo con entusia-smo storie di integrazione e affer-mazione, di successi e, perché no,di delusioni, ma sempre nella coe-renza dei propri valori ed ideali. Vi aspettiamo.

Valeria VaianoDirettrice scientifica di Asmef

[email protected]

I cilentani nel mondo a cura di Valeria Vaiano di Asmef

17n° 01 16/01/2015

Lʼinfertilità di coppia colpisce il14% della popolazione in etàriproduttiva. A parte le causegià note di infertilità maschile,un nuovo e importante fattorealla base di questi problemi èlo stress ossidativo. Tra il 30 elʼ80% delle condizioni di sub-fertilità maschili, a quantosembra da alcune ricerche,sono da attribuire allʼeffetto no-civo che i radicali liberi eserci-tano sugli spermatozoi. Anchediversi fattori esterni possonoincrementare i livelli di ROS:fumo di sigaretta, alcool, dro-ghe, obesità, stress, età ma-schile avanzata, dieta poveradi vitamine e ricca di grassi;calore, inquinamento, metallipesanti, pesticidi, erbicidi, ra-diazioni; infezioni del tratto ge-nito-urinario, infezionisistemiche; diabete, iperomo-cisteinemia. I ROS provocanodanni alla membrana dei ga-meti maschili e femminili impe-dendone la corretta fusione eal DNA contenuto nella testadello spermatozoo che vieneframmentato. Il liquido seminale contieneprincipalmente tre enzimi conattività antiossidante. A questisi sommano una serie di ulte-riori sostanze antiossidanti Anche la dieta permette lʼas-sunzione di alcuni antiossi-danti, in particolar modo lavitamina C, i carotenoidi, la vi-tamina E e i flavonoidi. I dati della letteratura spingonosicuramente verso la neces-sità di ridurre al minimo ildanno provocato dallo stressossidativo sugli spermatozoi. Icomportamenti consigliatisono: ridurre le condizioni divita «rischiose»; ridurre lʼespo-sizione a inquinanti, calore etossine; effettuare una sper-miocoltura e se positiva assu-mere il trattamento antibiotico;assumere supplementi vitami-nici; effettuare un test di fram-mentazione del DNA, sepatologico consultare unesperto di Medicina della Ri-produzione.

Alberto Di [email protected]

IN FARMACIASTRESS OSSIDATIVO EINFERTILITAʼ MASCHILE

DIANO

Nella premessa della delibera delConsiglio Comunale del luglioscorso, con la quale si approvava il“Regolamento per l’affrancazionedei livelli, censi ed enfiteusi” silegge che “il livello è una fattispe-cie di contratto agrario di originemolto antico, adottato diffusamentenel Medioevo, col quale un terrenoveniva concesso in godimento die-tro pagamento di un canone an-nuale e, pertanto, assimilabile peranalogia all'enfiteusi”. E noi no-tiamo, preliminarmente, che anchelo “ius primae noctis” era adottatonel Medioevo: i cittadini si riten-gano, pertanto, avvisati.Relatore della proposta di deliberail consigliere comunale Santoriello.Il nome del consigliere è legato aquello dell’imperatore Carlo V, es-sendo stato più volte chiamato a in-terpretarne le gesta nella meritoriasagra del paese promossa dall’as-sociazione Arti e Mestieri di SalaConsilina. Non molto tempo fa lostesso consigliere è stato protago-nista di una vicenda che ha richia-mato l’attenzione della stampanazionale1 per aver pubblicato suFacebook alcune frasi non propriocortesi nei confronti dei “comuni-sti” che, secondo quanto scrittodallo stesso, andrebbero “stermi-nati tutti … alla Hitler maniera”. Nei consigli comunali, tuttavia,

quello che interessa sono i numeri,non tanto i pensieri, le idee o le pa-role. Men che meno quelleespresse su un “social network”. Eperciò, chi copriva e ha continuatoa ricoprire il ruolo di assessorenelle file della precedente ammini-strazione è stato rieletto lo scorsoanno e può essere quindi relatore,da consigliere comunale, di un re-golamento che, a nostro giudizio,penalizza non poco i cittadini di

Sala Consilina che sono chiamatiad affrontare spese non banali e adassolvere a compiti burocratici ec-cessivi per una semplice affranca-zione, che andrebbe effettuata –laddove ne ricorrano i presupposti– con una procedura amministra-tiva snella in cui è lo stesso Co-mune (e non il cittadino) a esibire icontratti originali sulla base deiquali si dovrebbe fondare un’even-tuale richiesta del canone enfiteu-tico e dell’affrancazione stessa. Già a Padula, chiamati dai cittadinidel posto, avevamo affrontato lostesso problema. Abbiamo ottenutouna sospensione dell’azione ammi-nistrativa e una promessa (cheforse rimarrà tale) di convocazionedi un Consiglio Comunale tema-tico. Abbiamo anche formulato lenostre proposte, scaturite dalle ri-chieste dei cittadini di Padula, for-mulate in un incontro pubblico loscorso 3 dicembre 2014. Non pen-savamo di dover ripetere, a di-stanza di non molto tempo, lastessa operazione a Sala Consilina.E si sa, quando le idee giuste giun-gono agli orecchi delle personegiuste, queste si adoperano per farequello che c’è da fare (di giusto,naturalmente, e sempre nell’inte-resse del cittadino!). Così, sullabase di questo regolamento, stannoarrivando, nelle case dei cittadini(in massima parte agricoltori) diSala Consilina le richieste dei ca-noni enfiteutici. Ribadiamo, allora, quello che ab-

biamo già detto in un precedentecomunicato, ma che viene piena-mente riconosciuto nella deliberadel 21 luglio 2014, dove si fa men-zione “del particolare periodo dicrisi economica che attraversa ilnostro paese, delle condizioni cli-matiche avverse che non favori-

scono la coltivazione e che si riper-cuotono sulle produzioni agricole”.Forse non siamo i soli pessimisti.Perciò, continua il testo della deli-bera “allo scopo di non gravare ul-teriormente sui coltivatori, siritiene opportuno prevedere degliabbattimenti del canone annuo percoloro che traggono sostentamentodall'attività agricola”. Gli abbatti-menti (cumulabili) previsti sonodel 30% del canone per gli agricol-tori attivi o in pensione e del 10%per chi ha un reddito ISEE al disotto del minimo vitale. Nelle cortesi missive spedite ai cit-tadini, d’altro canto, si legge te-stualmente: “L’obbligo delpagamento del canone e delle 5 an-nualità pregresse dovrà essere ef-fettuato entro e non oltre sessantagiorni dal ricevimento della pre-sente [doppio spazio, n. d. r.] inmancanza si provvederà ad iscri-vere a ruolo i crediti vantati con ri-scossione coattiva degli stessi connotevoli aggravi di costo”. Vieneanche spiegato che si può accedereagli atti presso l’Ufficio TecnicoComunale e che si possono pro-porre memorie scritte nei 60 giorni. Mai che – in un paese a dimen-

sione di cittadino sereno – si istrui-sca la pratica, caso per caso,convocando preliminarmente gliagricoltori e le associazioni di ca-tegoria, e poi esibendo, caso percaso, i contratti originari e una va-lutazione – sulla base di questistessi contratti – di un canone ade-guato al particolare periodo di crisieconomica e di una proposta di af-francazione snella e senza oneri peril cittadino che, per anni, ha custo-dito gelosamente il bene per contodello stesso Comune. Mai!

prof. Roberto De Lucaresponsabile della Sede

Da strumento giuridico ad epidemia amministrativa: l’enfiteusi colpisce ancoraLa versione locale della saga di “Guerre Stellari” adesso investe i cittadini di Sala Consilina.

Sabato a Sala Consilina si è ,discussodella legge 194/78 . “Tra Diritto edEtica, informazione e dibattito” è iltitolo scelto per la tavola rotondadella scorsa settimana presso la sededella Cooperativa Culturale “La Can-tina delle Arti” che ha organizzatol’incontro di concerto con l’Associa-zione “Ipazia: La Mente Che NonMente”. La scelta di abortire non èsempre facile per una donna e co-munque implica questioni morali epsicologiche. “Abbiamo inteso ac-cendere un riflettore, teatralmenteparlando, non solo della legge194/78 – ha detto Enzo D’Arco ilPresidente della Cantina delle Arti-che non è la legge sull’aborto ma atutela della gravidanza e della mater-nità soprattutto. Da parte nostra nonpoteva mancare un pensiero sull’ar-gomento anche sotto il profilo tea-trale e lo abbiamo fatto attraverso lospettacolo 194.come? Abbiamo

posto interrogativi, cercato rispostee proposto quesiti di diritto, consa-pevoli che interrompere una gravi-danza è una scelta difficile per unadonna e lo abbiamo fatto attraversoi canali della nuova drammaturgia”. Di rimando afferma il vicepresi-

dente di Ipazia, Carmela Ricciardi:“Abbiamo sottolineato con questoincontro che è importante diffon-dere un messaggio, è l’attenzione chesi cerca di porre nei confronti dellavita, della donna e della maternità,della tutela, della scelta e della libertà. Nonostante sia molto delicato il

tema della 194/78”. Interpellatoanche il dott. Roco Paradiso del Pre-sidio Ospedaliero di Potenza, ha ri-ferito da un punto di vista medicoquanto sia determinante e profondala scelta di una donna che vuolecompiere volontariamente una inter-ruzione di gravidanza. “Opero affin-chè ogni donna non possa trovarsi in

queste situazioni ma considerato cheè una legge dello stato, è opportunoche sia applicata in modo giusto -dice- non esistono gravi rischi per ladonna che opera la scelta volontariadi interrompere una gravidanza. Iltasso di morbilità è estremamentebasso in Italia se viene applicato inospedale, in cliniche pubbliche”. “Questa legge dovrebbe garantire latutela delle donne – afferma la psi-cologa Paola Perri- al centro di que-sta scelta conflittuale e traumaticaquando si attua l’aborto e porta conse strascichi e ha un peso notevole. Ivissuti sono gravi e traumatici cioènon si può considerare la banalitàdella scelta. La donna deve esseresupportata e tutelata attraverso il so-stegno che deve provenire da piùsoggetti”. A conclusione il parrocodon Gabriele Petroccelli ha fornitolinee personali sull’argomento.

Antone lla Citr o

Sala Consilina: riflessioni sull’ interruzione volontaria di gravidanza

18 n° 01 16/01/2015

Il Fagiolo (Phaseolus vulgaris) è una pianta an-nuale che produce baccelli contenenti semi com-mestibili; quelli freschi rientrano nel gruppodegli ortaggi, mentre i semi secchi vengonoclassificati come legumi. Noto a tutti come la“carne dei poveri”, il fagiolo, sebbene schernito,è il legume maggiormente apprezzato da tutti iconsumatori sia per il suo sapore, il quale variaa seconda della varietà, che per le interessantiproprietà nutritive. Ciò che invece è poco risa-puto è che il legame tra il nostro territorio e que-sta cultivar risale a tempi antichissimi, infatti latipologia “Fagiolo dall’occhio” era coltivata inCampania sin dal XVI secolo; le altre varietà in-vece sono state introdotte in Italia dopo la sco-perta dell’America del Centro-Sud.La coltivazione del fagiolo nella Piana del Selesi realizza da aprile ad agosto. La raccolta deveavvenire quando il baccello è diventato secco, isemi devono essere conservati al riparo dal-l’umidità per evitare attecchimento di muffe eparassiti. Successivamente i fagioli possono es-sere consumati freschi oppure andare incontro atrasformazione per produrre legumi secchi ocotti pronti al consumo (prodotti appertizzati). Tra i fagioli da sgranare maggiormente coltivatidagli associati Terra Orti ricordiamo: FagioloBorlotto (color rosa screziato di rosso); Fagioloa Formella (semi schiacciati color bianco-crema); Fagiolo dall’Occhio (semi piccoli bian-

castri con occhio nero intorno all’ilo); Cannel-lino o Fagiolo Dente di Morto (cilindrico di co-lore bianco). Rinomato è anche il Fagiolo diControne, apprezzato per la delicatezza delgusto e la sua palatabilità.Hamburger di FagioliDal punto di vista del valore nutritivo i fagiolirappresentano una buona fonte di proteine,amido e fibra alimentare. La quantità di proteineè simile a quella della carne, inoltre i fagiolihanno un buon contenuto di amminoacidi essen-ziali, quindi anche se la qualità è inferiore aquella delle proteine della carne, possono co-munque sostituirla in modo adeguato soprattuttose associati ai cereali.Tra gli zuccheri ricordiamo gli α-galattosidi sta-

bili anche dopo cottura, non digeribili nel nostrointestino, pertanto arrivano inalterati al colonprovocando il fenomeno della flatulenza. Impor-tanti sono i fattori antinutrizionali dei fagioli, lelectine, che si legano all’epitelio intestinale di-sgregandolo e ostacolando l’assorbimento deinutrienti, cuocendo adeguatamente i fagioli que-ste vengono inattivate eliminando in tal modo ilproblema.La ricetta proposta è semplicissima ed adatta atutti gli stili alimentari. Il dettaglio della prepa-razione può essere seguito sulla pagina Face-book di Terra Orti.L’hamburger vegetale si prepara mettendo dap-prima a bagno la varietà di fagioli desiderati percirca 3ore, poi dopo averli fatti bollire per al-meno 2ore farli raffreddare e schiacciare conuna forchetta in modo da ottenere un impastocremoso. Le tipologie tonde hanno una pellicola più sot-tile, si ottiene così un preparato più omogeneo.Aggiungere spinaci lessati e macinati in mododa rendere l’impasto meno compatto, salare earomatizzare a piacere. Se il preparato dovessepresentarsi troppo liquido è possibile aggiungeredel pangrattato per addensare. Preparare deglihamburger magari aiutandosi con uno stampinoe poi cuocerli su piastra ben calda o padella an-tiaderente. Servire caldi.

Rosa Cinzia Borrelli

I Fagioli, la nostra grande risorsa

A gennaio di quest’anno all’im-provviso su FB ho iniziato a vederesempre più spesso sulla mia ba-checa messaggio del tipo “ Sei diMedicina se…” Medicina è ilpaese in provincia di Bologna incui vivo da 7 ormai. I miei nuovicompaesani avevano creato ungruppo in cui ognuno poteva scri-vere qualcosa a ricordo di quelloche un tempo era stato il loropaese. L’idea mi piacque molto edecisi subito di imitarla e così ,quasi per gioco, nacque il gruppo“SEI DI ROCCADASPIDE SE…” Nel tempo il gruppo è cresciutosempre di più. Ormai siamo più di1300 membri. È consuetudine ormai che Maria

Armirante ci dia il buongiorno tuttele mattine o che Tonino Battaglieselasci un pensiero musicale per tuttie, per noi che viviamo lontani, èpiacevole poter essere in un certomodo, anche se indirettamente,presenti nella vita di Roccadaspide. Il gruppo è diventato un luogo di

incontro, colle-garsi a FB e fareuna “capatina”nel gruppo è unobbligo ormai. È un po’ come

stare “miezz achiazz” , si inte-ragisce e si parte-cipa alla vita delpaese anche sevivi lontano!Una piacevoleabitudine che havisto consolidare

legami, ma anche nascerne dinuovi. Si sono create amicizie so-lide, non esistono più distanze ana-grafiche o geografiche il legameche si è venuto a creare è bello, ge-nuino e vero. È consuetudine ormai tornare giù

per noi “rocchesi del nord” e in-contrarsi per un aperitivo o unacena tutti insieme.

Quello che è successo questaestate: ci siamo trovati per unapizza e durante la cena ci è venutal’idea di ripetere l’esperienzaanche su al Nord e così il 29 no-vembre ci siamo incontrati tutti aBologna per passare insieme unagiornata all’insegna del buon ciboe della voglia di stare insieme.Sono arrivati da varie città delnord: Torino, Milano, Jesi. Risate,abbracci, buon umore. Una gioiaimmensa poter rivedere tanti voltiamici! Bellissimo risentire e poter

parlare la “nostra lingua”… il no-stro dialetto! Quando hai un le-game solido con il tuo paese nonc’è distanza che tenga. Chi nasce aRoccadaspide sarà rocchese sem-pre in qualunque parte del mondosi trovi. Il legame con la nostra Terra è

forte, puoi abitare a Milano, Bolo-gna, Torino un rocchese lo ricono-sci sempre perché il rocchese,quello vero, è legato alle cose sem-plici ai valori veri e preziosi, comel’amicizia. Il nostro incontro è stato proprio

questo: un omaggio all’amiciziaconsolidata tra tutti noi e l’amoreper il nostro Paese. Una bellissima esperienza che ri-

faremo quanto prima, sicuramente,e che speriamo coinvolga ancorapiù persone “emigranti”.

Manuela Greco

Sei di Roccadaspide … Incontro a Bologna

Ingredienti per 4 pers.: 360 g dicavatelli freschi, 600 g di bac-calà già ammollato, 400 g dicime di rapa già pulite, 1 spic-chio d’aglio tritato, 12 pomodo-rini, olio extravergine d’olivacilentano, sale.Procedimento: in una padella

capiente soffriggete l’aglio inolio extravergine d’oliva. Ag-giungete i pomodorini tagliati ametà, le cime di rapa lavate etagliate a pezzetti e il baccalàsfogliato. Lasciate cuocere per15 minuti. Aggiungete i cava-telli che nel frattempo avretecotto in abbondante acqua sa-lata. Amalgamate bene il tuttoe servite ben caldo.Vino consigliato: Iscadoro 2012, Paestum BiancoIgp, Casebianche

19n° 01 16/01/2015a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it

A Casebianche sono di casa i vini di qualità e l’umiltàInizia un nuovo anno e riprendonole mie escursioni gastronomiche, inlungo e largo, nella nostra provin-cia. Come capita già da qualcheanno, su queste pagine mi occuperòdi ristoranti, aziende, manifesta-zioni e di tutto quello che ruota in-torno a questo fantastico mondo. Per la prima “tappa” dell’anno ho

preferito visitare una cantina e nonun ristorante. Come è accaduto atanti di voi, anche a me, le feste ap-pena concluse hanno lasciato unsegno “pesante”. Senza allonta-narmi troppo, mi è venuto in mentedi visitare l’azienda agricola Case-bianche, nel comune di Torchiara,che ha nel suo “repertorio” soprat-tutto vini di ottima qualità. Il postoè molto semplice da raggiungere:con la Statale, andando verso sud,causa la nota interruzione, si è co-stretti ad uscire ad Agropoli Sud. Dopo circa 1 km dall’uscita, ben

visibile c’è la freccia per Torchiara.Si prosegue per questa strada edopo 2-3 minuti, sulla destra, tro-viamo la cantina. L’azienda agri-cola Casebianche si estende su 14ettari, tra il monte della Stella, iltorrente Acquasanta ed il mare delCilento. A riceverci abbiamo tro-vato Elisabetta (Betty) Iourio e Pa-squale Mitrano, i titolari e arteficidi questa bella realtà cilentana. Idue li conosco da tempo, avendoliincontrati in varie manifestazionienologiche che si sono tenute nelnostro territorio. Di loro mi ha sem-pre colpito la semplicità e il modo

in cui si pongono. Sono sempre fe-lici e attenti ad osservare tutto e sinota che sono molto fieri del lavoroche stanno effettuando. Chi li cono-sce non può fare a meno di acqui-stare i loro vini. Il loro modo di faree la loro grande umiltà, li rende per-sone simpatiche e piacevoli sottotutti i punti di vista. Sono vera-mente molto apprezzati, anche dailoro colleghi. Basta chiacchierarebrevemente con loro per rendersiconto che rispettano tutto e tutti enon sanno che cosa è l’invidia.

Vanno per la loro strada, che èquella della serietà professionale edella qualità. Continuando così rag-giungeranno sicuramente gli obiet-tivi che si sono prefissi. Insieme,degustando i loro vini, mi hannoraccontato la loro storia. Entrambisono laureati in architettura a Na-poli. Pasquale è di origini aversane,mentre Betty proviene dall’avelli-nese. Nella loro gioventù, durantele loro vacanze andavano alla sco-perta di cose buone, gastronomica-mente parlando. Questa loro

passione, gli ha fatto abbandonarela loro attività, per occuparsi atempo pieno di questa tenuta agri-cola di famiglia situata appunto aTorchiara. L’azienda nasce nel 2000 e per al-

cuni anni il prodotto dei loro 5,5 et-tari di vigneto viene conferito arinomate aziende vinicole del terri-torio. Poi, nel 2006 conosconol’enologo Fortunato Sebastiano,giovane e bravo, e dopo un anno ar-riva il primo imbottigliamento. At-tualmente sono 6 i vini prodotti: 2bianchi, 2 rossi e 2 “mossi”. Bian-chi: Cumalè (Fiano Cilento Dop) eIscadoro (Bianco Paestum Igp) dauve Fiano, Malvasia e Trebbiano.Rossi: Cupersito (Aglianico Ci-lento Dop) e Dellemore (RossoPaestum Igp) da uve Aglianico,Barbera, Piedirosso e Primitivo. In-vece, come “mossi” troviamo “LaMatta”, un vino spumante biancodosaggio zero ottenuto da uveFiano e “Il Fric” un vino frizzantesecco Aglianico Rosato PaestumIgp. Cosa molto importante, tutti iprodotti sono frutto di agricolturabiologica. Nei vigneti si intervieneil meno possibile con lavorazionimeccaniche semplici e concima-zioni naturali per la difesa dellavite. Bravi, il Cilento ha bisogno dipersone come voi, che puntano uni-camente alla qualità.Azienda Agricola Casebianche,Via Case Bianche, 8 – 84076 Tor-chiara (SA) – Tel. 0974.843244 –Sito web: www.casebianche.eu

È difficile fare zapping a qualsiasiora e non trovare un canale cheparla di cucina. “La Prova delCuoco” e “Masterchef” sono gliesempi più comuni. Questo fenomeno, involontaria-

mente, è la rovina di tantissimi gio-vani. Sono programmi che portanoi ragazzi (e i genitori) a pensareche, chi intraprende questa carriera,facilmente può diventare chef oaprire un’attività. Infatti, le richie-ste nelle scuole alberghiere per di-ventare cuochi è in continuocrescendo a danno di altri mestieridel settore, come addetti al servizio

di sala o alla reception. I veri cuo-chi o chef non lavorano in televi-sione, ma in cucina e vi possoassicurare che non è un mestieresemplice come sembra. In televi-sione gli chef puntano a dimostrarela loro bravura, ma alla fine fini-scono per esaltare soprattutto illoro carattere difficile, che è impor-tante per fare audience. Per espe-rienza diretta, posso affermare chela maggior parte delle ricette chevengono preparate in TV sonobelle da vedere, ma spesso sonoimmangiabili. Lavorare in cucina èmolto interessante e si possono

avere tantissime soddisfazioni, maè un lavoro che chiede una grandedose di passione e sacrificio.In una recente intervista, GualtieroMarchesi, il più grande chef ita-liano dell’ultimo secolo, ha affer-mato che sono in tanti i cuochi chevogliono fare i creativi, ma sono inpochi a conoscere le basi della cu-cina. Non capiscono che è già dif-ficile essere dei bravi esecutori,cioè prendere una ricetta e ripeterlafino all’esasperazione, finché nonsi riproduce in modo perfetto. Ag-giungono, interpretano, mettonodel loro, ma non sanno trattare unfiletto, né regolare la cottura dellapasta o del riso. Altro che talentshow che illudono i ragazzi. In cu-cina non ci si può improvvisare. Come nella musica, non si può di-ventare compositori senza essereprima dei perfetti esecutori. E que-sto richiede anni di allenamento einfinite ore davanti ai fornelli. Non posso che essere d’accordo

con il grande Marchesi ed invito igiovani a riflettere prima di intra-prendere questa strada e ribadiscoche i veri chef stanno in cucina enon in televisione!

Dibbì

GASTRONOMIA

Gli chef lavorano in cucina, non in televisione LA RICETTACavatelli freschicon baccalà, cime di rapa e pomodorini

ELISABETTA IUORIO E PASQUALE MITRANO