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Gustave Courbet – “L’onda”- 1869. Olio su tela 63x88cm. Collezione privata Il Mare, fonte Il Mare, fonte d’ispirazione d’ispirazione artistica artistica

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Gustave Courbet – “L’onda”- 1869. Olio su tela 63x88cm. Collezione privata

Il Mare, fonte d’ispirazioneIl Mare, fonte d’ispirazione artisticaartistica

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Il mare è un tema molto frequente nella pittura di paesaggio. Esso riflette generalmente i colori del cielo, ma i suoi colori possono cambiare in relazione alle caratteristiche ed alla profondità del fondale; nell’acqua, poi, essi si arricchiscono di mutevoli riflessi determinati dal continuo movimento delle onde. Il mare può essere calmo, addirittura piatto, oppure leggermente increspato, percorso da morbide onde o, ancora, agitato o burrascoso. Gli artisti hanno cercato di riprodurre il fascino del mare sin dai tempi lontani e lo hanno rappresentato nei modi più vari. Le cosiddette “marine”, cioè i quadri che ritraevano il mare, le navi e a volte le case del porto, hanno costituito un “genere” della pittura del Seicento e del Settecento che, specialmente in Olanda, ha avuto un notevole successo. Nei secoli precedenti, il mare era apparso molto di rado nelle opere pittoriche, soltanto come fondale azzurro per scene di carattere storico, religioso e mitologico. Nel corso del XIX secolo, grazie ad una nuova concezione della natura e al genio di alcuni artisti, il paesaggio guadagna pari dignità dei generi pittorici da sempre considerati “maggiori”. All’interno di questo mutamento il MARE dall’essere completamente ignorato nel corso della Storia dell’Arte, assume un ruolo importante nelle tele dell’Ottocento.

IL MARE VISTO DALL’ARTISTA

JOSEPH MALLORD WILLIAM TURNER

L’artista Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è un pittore ROMANTICO, egli concentra la sua attenzione nel paesaggio che domina la scena. Ciò che lo ha maggiormente interessato è l’aspetto grandioso e terribile della natura, la violenza dell’uragano. Il furore della tempesta, gli spettacoli “sublimi” e terrificanti di fronte ai quali l’uomo si sente piccolo e deve lottare per la sua sopravvivenza. Il paesaggio diventa così “uno stato d’animo“, un riflesso non soltanto di ciò che l’artista percepisce con gli occhi, ma soprattutto uno specchio dei sentimenti che prova, delle emozioni che lo agitano intimamente.

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“ Tempesta di neve”1842 -olio su tela 122x91- Tate Gallery Londra

Il quadro “ Tempesta di neve” è uno degli esempi più noti della ricerca di Turner legata alla percezione della forza della natura. Lo scatenarsi di una tempesta di neve avviene in mare, travolgendo una nave che nel quadro appena si intravedene nel gran turbinio d’acqua che Turner rappresenta. Per dipingere questo quadro, Turner volle sperimentere la trepidazione che si prova su un vascello quando il mare è in tempesta. Si fece legare all’albero maestro per ben quattro ore, mentre l’imbarcazione sfidava le onde. Osservando il dipinto, sembra che l’artista abbia piantato il cavalletto nel mezzo dell’oceano, al centro di una spirale che spazza via tutto, abbatte alberi, spezza timoni e prue. In questa tela, Turner abbandona la rappresentazione figurativa per darsi ad una pittura di gesto che sfiora quasi l’astratto. Il quadro, troppo in anticipo sui gusti del tempo, non ricevette critiche entusiastiche. Per esso, come per altre tele del pittore, i critici inglesi parlarono di “pasticceria”, in quanto un quadro

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così fatto sembrava loro più un tavolo sporco di latte, farina, uova, cioccolato, ecc. che non ad una tela di un pittore.

“Onde che si infrangono contro il vento” 1835- olio su tela, 58x88 cm. Londra, Tate Gallery-

Il titolo del quadro “Onde che si infrangono contro il vento”, è sufficiente a descrivere il soggetto: sotto la sferza del vento, le onde si sollevano, si infrangono l’una contro l’altra. La breve striscia marrone, in basso a destra, sembra raffigurare la costa. In quasi tutta l’opera, il colore è steso in diversi strati e diluito come nella tecnica dell’acquerello, all’artista bastano pochi tocchi finali di materia più densa per terminare il quadro. Turner raffigura una tempesta sull’Oceano, affidandosi soltanto ai colori: bianchi, grigi in diverse gradazioni, ocre chiarissimi. Le raffiche di vento si scontrano con la massa d’acqua, s’innalzano spruzzi altissimi che si uniscono quasi alle nuvole, come in una tromba d’aria in formazione.

IL MARE VISTO DALL’ARTISTA GUSTAVE COURBET

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GUSTAVE COURBET (1819-1877) ha tradotto sulla tela climi tempestosi e distese infinite con colori grumosi e densi. Egli è ritenuto l’iniziatore del REALISMO pittorico ottocentesco. Il suo percorso stilistico si riallaccia al realismo seicentesco di Caravaggio e giunge all’aperta denuncia sociale. Ma, anche nei quadri più ideologici, Courbet descrive con cura ciò che vede: “un allievo della natura”, egli si definisce. Nei suoi paesaggi di mare sono distinguibili due gruppi: LE MARINE dove ritrae un mare “libero” alla bassa marea, sovrastato da cieli su cui drammaticamente incombono vortici di nubi e LE ONDE, pura espressione di oceanica potenza e forza.

“Il mare a Palavas” 1854 olio su tela 27x46 cm Museo Franque Montpellier

Per Courbet il mare è uno spettacolo inatteso, meraviglioso, una di quelle cose che non finirebbe mai di guardare. Era il 1854 quando si reca nel sud

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della Francia. Abituato a dipingere non grandi panorami ma angoli stretti e segreti della sua valle, gli venne d’istinto dipingere un quadro dall’orizzonte illimitato: “Il mare a Palavas”. Con la mano sventola un fazzoletto, ma non ci sono navi all’orizzonte: quindi più che un gesto di saluto verrebbe da spiegarlo come un gesto di giubilo per quello spettacolo stupendo che si distende davanti a lui. Il pittore dipinge la sabbia, le onde, l’acqua prima chiara e poi via via più scura come se la materia della tela volesse rendere la consistenza di quella vista (quasi volesse restituirci l’odore del mare). Nella metà superiore della tela invece “libera” l’azzurro tenue e insieme vastissimo del cielo, come un grande respiro di cui riempirsi gli occhi e polmoni.

“Il mare in burrasca” detto anche “ L’onda” 1870- olio su tela 117X160,5

Durante l’estate del 1869 Courbet si stabilisce ad Etretat cittadina normanna e si “misura” con il mare. La luce, la violenza delle tempeste così come la calma delle onde in questa regione dai cieli cangianti suggeriscono all’artista nuovi soggetti da trattare. In questo luogo, realizza “IL mare in burrasca”, una visione intensa, opprimente e

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inquietante del mare traducendo sulla tela la potenza delle forze naturali. In una rappresentazione di un mare tempestoso inquadrato in primo piano ravvicinato che non dà respiro allo spettatore, la costa è connotata da una densità materica impressionante, dovuta ad un uso massiccio della spatola per applicare il colore direttamente sulla tela. Il pittore compone il quadro in tre fasce orizzontali: la spiaggia, dove giacciono due barche, le onde, dipinte in una scala di verde scuro rischiarata dal bianco della schiuma, e il cielo. Qui Courbet offre una visione intensa del mare tempestoso, tormentato e sofferente.

IL MARE VISTO DALL’ARTISTA GIOVANNI FATTORI

Giovanni Fattori (1825-1908), il più importante esponente del movimento artistico dei MACCHIAIOLI, dipinse diversi quadri sul tema del mare.

“Tramonto sul mare” 1895-olio su tela 15,5x32cm Galleria d’Arte Moderna Palazzo Pitti Firenze

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In questo quadro sceglie di dare una precisa connotazione temporale, quella del tramonto che evoca un clima crepuscolare di triste congedo. Nel “Tramonto sul mare” un uomo contempla il mare e il lembo di terra all’orizzonte, il vento che scompiglia la giacca, il cielo carico dei colori accesi dagli ultimi raggi di sole. Ogni giorno il sole dipinge il cielo con i colori più accesi, come se fosse l’ultimo tramonto. Nell’aria del tramonto, è presente un insieme di tristezza e serenità, desolazione e speranza di una futura rinascita. Quando Fattori completa questo quadro siamo nel 1895: l’artista ha combattuto nei moti risorgimentali, aderendo alle idee politiche di Mazzini, ne ha visto il fallimento parziale, ha vissuto il travisamento della pittura macchiaiola; i suoi ultimi anni trascorrono sempre più all’insegna dell’amarezza e della solitudine. Rimane solo l’uomo accompagnato dai ricordi dei momenti intensi che gli hanno lasciato i suoi cari. In riva al mare, aspetta che il sole tramonti, segnato non solo dai suoi ideali, ma anche dalle persone che gli hanno toccato la sua piccola, grande anima.

“La libecciata” 1880-1885 olio su tavola 27,5x66 cm Galleria d’Arte Moderna Firenze

Fattori in questo quadro rappresenta un paesaggio reale, a sud di Livorno. Lo sviluppo è orizzontale. Il libeccio, (forte vento africano di

Sud-Ovest) soffia impetuoso, piega i tronchi degli alberi sulla riva e increspa la superficie del mare, agitando le onde. Si tratta di una

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raffigurazione drammatica nella quale i colori sono quelli freddi dell’azzurro e del giallo molto chiaro. La tecnica della macchia raggiunge una delle vette più alte in questo dipinto.

IL MARE VISTO DALL’ARTISTA CLAUDE MONET

Claude Monet (1840-1926) fu il creatore dell’IMPRESSIONISMO, una pittura che fu dapprima stroncata ferocemente e poi pian piano accettata

dalla critica e dal pubblico.

“Impressione sul levar del sole” 1872, olio su tela, 48x63 cm -Parigi, Museo Marmottan

Il dipinto di Claude Monet (1840-18269) è stato realizzato “en plein air”, ossia all’aria aperta o a contatto con la natura, rappresenta il porto di Le Havre all’alba, come suggerito dal titolo stesso. Sullo sfondo appaiono delle navi mentre in primo piano c’è una barca di pescatori che sta

tornando dalla pesca notturna. Nell’acqua si vede il riflesso del sole. Esso è divenuto uno dei simboli della pittura IMPRESSIONISTA. In questo quadro ci sono molti degli elementi caratteristici di questa pittura: la luce

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che svolge il ruolo da protagonista, il colore steso a tocchi e macchie, la sensazione visiva che fa a meno della definizione degli oggetti e delle forme, il soggetto del tutto casuale e al di fuori della ordinaria categoria di paesaggio. In questo quadro la sensazione, o meglio l’impressione, visiva è data dalla sintesi di luce e di colore. La registrazione che dà il quadro della precezione riguarda un attimo fuggente. Un istante dopo la visione può essere già diversa, perché la luce è cambiata e, con sé, la tonalità di colore che essa diffonde nell’ atmosfera. Per la prima volta nella storia della pittura, protagonista del quadro non è tanto il soggetto rappresentato, ma il modo in cui è stato osservato e dipinto; ed è per questo motivo che è stato scelto come manifesto del Movimento Impressionista segnando, di fatto, l’inizio dell’Arte Moderna. Questo quadro è stato rubato nel 1985 dal Musèe Marmottan di Parigi, e fortunatamente è stato ritrovato nel 1990.

“La scogliera di Aval” (1885) Museo Reale Bruxelles

Per Monet il mare non è altro che un oggetto nel quale studiare gli effetti della luce. L’artista deve relazionarsi solamente con la sua vista. Nel quadro “La scogliera di Aval” gli effetti della luce sulla superficie del mare

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sono resi con l’accostamento di colori complementari, con questo sistema, frutto degli allora recenti studi di ottica, il quadro acquisiva grande luminosità. Monet, affascinato dallo studio delle vibrazioni luminose, ha una naturale propensione per il mare. La costa normanna, facilmente raggiungibile in treno, con i suoi “soli bagnati” ed i “cieli offuscati”, con una luce che muta di continuo, lo appassiona in modo particolare e lo spinge a studiare una trascrizione pittorica.

IL MARE VISTO DALL’ARTISTA VINCENT VANGOGH

“Barche da pesca a Saintes-Maries”

Le marine che Van Gogh ci ha lasciato sono davvero poche a dispetto ad esempio degli innumerevoli campi di grano e delle vedute cittadine. In effetti l’artista vide il Mediterraneo una sola volta, a Saintes-Maries-de la- Mer, un villaggio della Provenza, a poche decine di chilometri da Arles dove il maestro olandese aveva trovato casa nel 1888 con l’idea di fondare un circolo di artisti. Qui dipinge “Barche da pesca a Saintes-

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Maries”. Rimase cinque giorni e del luogo scrisse: “Sulla spiaggia perfettamente piatta, sabbiosa, piccole barche verdi, rosso, blu, talmente graziose come forma e colore da far pensare a dei fiori”. Nel quadro l’andamento dell’acqua è indipendente, sulla spiaggia le quattro barche hanno una luminosità e dei colori molto accesi come è solito usare nei suoi dipinti.

“Les Saintes-maries de la mer” 1888

Durante questo soggiorno fa una serie di dipinti marini tra cui “Les Saintes-Maries de la Mer”. Per il pittore il colore del mare paragonabile a quello cangiante degli sgombri. “Non sempre si arriva a definirlo, se sia verde, o viola, o blu, poiché un secondo dopo il riflesso evanescente ha preso una tinta rosa o grigia”.