Wall Street - Storia di un bene confiscato alla 'ndrangheta lecchese

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a cura di Qui Lecco Libera Wall Street storia di un bene confiscato alla ‘ndrangheta lecchese Prefazione del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” www.quileccolibera.net

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Con la prefazione del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato” e articolato in 5 capitoli, questo dossier si propone di illustrare concretamente e in maniera oggettiva quello che è stato il calvario dell’ex pizzeria Wall Street: dalla confisca al fallimento (1994-2009), passando poi per il periodo trascorso nelle mani della Prefettura di Lecco (2009-2012) arrivando alla sua nuova vita (2012-2015), concludendo il tutto con alcune buone idee progettuali immediatamente realizzabili.

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a cura d i Qui Lecco L ibera

Wall Street storia di un bene confiscato alla ‘ndrangheta lecchese

Prefazione del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”

www.quileccolibera.net

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Ind ice

Wall Street

Prefazione a cura del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” 5

Introduzione 9

1994 - 2009: Dalla confisca al fallimento 11

2009 - 2012: Nella mani della Prefettura 20

2012 - 2015: La nuova vita di Wall Street 29

Il nostro contributo 47

Qui Lecco Libera - febbraio 2015 www.quileccolibera.net / [email protected]

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A Guido Ara, maestro

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Prefaz ione

La schiena dritta

Questo dossier è insieme frutto e testimonianza di un impegno di documentazione e denuncia svolto da un gruppo che pratica un’antimafia quotidiana sul territorio e specchio delle difficoltà che si incontrano in un contesto, non solo locale, in cui le varie anime dell’antimafia difficilmente riescono a collaborare e a convivere e sono diversamente posizionate rispetto ai rapporti con le istituzioni. Nel dossier viene ricostruita una vicenda che non è né unica né rara: un bene confiscato alla ’ndrangheta a Lecco, nel 1994, finora non è stato utilizzato, nonostante le continue sollecitazioni del gruppo che ha redatto il dossier.

La legge antimafia del 1982: limiti e prospettive

La confisca dei beni alla mafia, alle mafie, è stata codificata con la legge antimafia del 13 settembre 1982, approvata dieci giorni dopo la strage di Palermo, in via Carini, in cui sono morti il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. La legge, che veniva con circa un secolo e mezzo di ritardo rispetto alla realtà, per la prima volta definiva l’associazione a delinquere di tipo mafioso, individuandone le specificità con particolare riferimento alla mafia siciliana, tratteggiandone il modello applicabile anche ad altre organizzazioni come la camorra e la ’ndrangheta (a quest’ultima, allora fortemente sottovalutata, non si faceva neppure cenno) e avviava una strategia che mirava all’impoverimento dell’organizzazione mafiosa attraverso la sottrazione del patrimonio illecitamente accumulato. La legge aveva alle spalle le teorizzazioni sulla “mafia imprenditrice” che si legavano più a una fase precedente dello sviluppo storico della mafia (anni ’50 e ’60) che a quella attuale (anni ’70 e ’80) già segnata dalla lievitazione dell’accumulazione illegale derivante dal ruolo della mafia nei traffici internazionali, soprattutto delle droghe, che avevano dato inizio a una fase che più propriamente si sarebbe dovuta definire “finanziaria” (sempre tenendo presente che la mafia, come tutti i fenomeni di durata, si sviluppa intrecciando continuità e innovazione). Pur con questi limiti, uno spropositato ritardo e un’inadeguata valutazione dell’evoluzione più recente, e la sua natura di provvedimento emergenziale, come risposta all’assassinio di un uomo delle istituzioni, successivo all’omicidio di una figura storica della lotta alla mafia, come il dirigente del Partito comunista Pio La Torre, la legge segnava una svolta nella legislazione del nostro Paese e apriva una prospettiva certamente interessante. Da allora l’andamento delle confische dei beni mafiosi è stato oscillante: abbiamo dati abbastanza contenuti nei primi anni, con un uso dei beni a fini esclusivamente istituzionali (per

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esempio, appartamenti ed edifici usati come uffici o come caserme), in seguito alla legge 109 del 1996, dovuta alla iniziativa dell’associazione Libera, costituitasi nel 1995, le confische sono notevolmente aumentate: i beni confiscati e assegnati erano solo 34 a quella data, sono 134 dal 1996 al 1999 e ora è possibile l’uso sociale, da parte di comuni e associazioni. Negli ultimi anni c’è stato un ulteriore incremento e oggi si parla di 12.944 beni confiscati , di cui 1.707 sono aziende. C’erano, e sono rimasti, limitazioni notevoli: tempi di assegnazione troppo lunghi, e nel frattempo molti beni deperiscono, alcuni irreversibilmente, problemi di gestione nel reperimento dei mezzi e con grandi difficoltà nell’accesso al credito, danneggiamenti frequentemente prodotti dagli ex proprietari che non hanno nessuna voglia di vedere in altre mani i beni e preferiscono distruggerli. Un problema particolare si pone per le attività commerciali e imprenditoriali. L’impresa mafiosa è tale per la presenza, o compresenza, di alcune caratteristiche: il titolare è un mafioso o un suo prestanome, la competizione con altre attività viene gestita con l’intimidazione e il ricorso alla violenza, i capitali utilizzati sono di provenienza illegale, a minor costo di quelli legali. E al suo interno il lavoro sottopagato, il mancato rispetto dell’orario di lavoro, il divieto all’attività sindacale, l’evasione fiscale sono la norma. Una volta cancellate queste peculiarità, che le permettono di sopraffare le altre, l’impresa non ha nessuna possibilità di stare sul mercato e il problema di salvare i posti di lavoro si presenta di difficile soluzione. Non si tratta, come spesso si dice, di sostituire i liquidatori con dei manager. L’unica possibilità, ma anche questa né facile né sempre possibile, è farne delle imprese sociali, con caratteristiche diverse dalle altre imprese, e ciò richiede strategie adeguate e la consapevole partecipazione degli addetti. Ma il problema più grosso è dato dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, attualmente con sedi a Reggio Calabria, Palermo, Napoli, Roma e Milano, con mezzi e personale assolutamente inadeguati.

Questo dossier

Anche se le Regioni con maggior numero di confische sono quelle meridionali (in testa la Sicilia, seguono Calabria, Campania e Puglia), al quinto posto troviamo la Lombardia, dove negli ultimi anni la ’ndrangheta può contare su un’accumulazione imponente, legata soprattutto al traffico di cocaina, una presenza diffusa (si sono trasferiti consistenti nuclei della popolazione dei paesi d’origine), un sistema relazionale articolato, dagli imprenditori agli amministratori, un contesto accogliente. Così a Lecco troviamo il clan dei Trovato e apparteneva a loro il ristorante pizzeria Wall Street, confiscato nel 1994. Su questa vicenda il gruppo Qui Lecco Libera ha condotto un’azione che viene dettagliatamente documentata in queste pagine. Dei locali confiscati la Prefettura voleva farne un uso istituzionale: servizi per le forze di polizia; il sindaco un uso sociale: uno spazio polifunzionale per i giovani; intanto il bene si degradava, poi si scopriva che c’erano delle ipoteche, e i costi per il riuso andavano sempre più lievitando. Questo delle ipoteche è un problema presente in quasi tutti i beni confiscati e bisognerebbe avere il coraggio di agire con la dovuta decisione: le banche non hanno avuto problemi a concedere prestiti a

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mafiosi notori, con cui intrattenevano rapporti frequenti e fruttuosi, e già questo basterebbe per cancellare le ipoteche e incriminare i prestatori, quanto meno per favoreggiamento. Invece sempre, o quasi sempre, le ipoteche sono il macigno che ferma tutto. A vigilare su quanto accadeva è sempre stato il gruppo di volontari di Lecco. Sono entrati nel locale e ne hanno fotografato il degrado, andando incontro alla denuncia per “invasione di edificio”, hanno raccolto firme, proposto un uso sociale condiviso dalla popolazione. Poi, nell’aprile dell’anno scorso, l’inchiesta “Metastasi” ha coinvolto un consigliere comunale e nelle sue carte si trova un giudizio abbastanza pesante sul sindaco. Nel frattempo è maturata una scelta: invece di un bando pubblico, a cui chi ha i requisiti può partecipare, si è fatto un accordo “privato” con Libera, per farne una “pizzeria della legalità”. I volontari di Qui Lecco Libera non ci stanno e rilanciano l’iniziativa con questo dossier.

Qui bisognerebbe aprire un capitolo su cos’è l’antimafia, non solo a Lecco, ma in tutta l’Italia. In un mio libro, “Don Vito a Gomorra”, ne parlavo ampiamente, riprendendo un altro libro, “Storia del movimento antimafia”. Parlavo di “monopolisti dell’antimafia”, vuoi sul piano dell’analisi e della comunicazione, vuoi su quello dell’impegno sociale. Si ha un bel dire sulla partecipazione, sulla cittadinanza attiva, quando il fare riproduce graduatorie e consacra primogeniture. A Palermo il Centro Impastato ha vissuto le sue traversie, in quel di Lecco gli autori del dossier hanno vissuto e stanno vivendo le loro.

Buon lavoro, cari amici di Lecco. La madre di Peppino Impastato diceva che bisogna tenere la schiena dritta. E questo vale dappertutto, non solo in Sicilia e in Lombardia.

Umberto Santino Co-fondatore del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”* Palermo, 20 febbraio 2015

* 1977-2015: 38 anni di attività contro la mafia, per la pace e i diritti umani, tra memoria, ricerca e impegno civile - Il Centro siciliano di documentazione è il primo centro studi sulla mafia sorto in Italia. Fondato nel 1977 da Umberto Santino e Anna Puglisi, si è formalmente costituito come Associazione culturale nel maggio del 1980 ed è stato intitolato al militante della Nuova Sinistra Giuseppe Impastato, assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Dal 1998 il Centro si è trasformato in Onlus (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale). Il Centro ha lo scopo di sviluppare la conoscenza del fenomeno mafioso e di altri fenomeni ad esso assimilabili, a livello nazionale ed internazionale; promuovere iniziative allo scopo di combattere tali fenomeni; elaborare e diffondere una cultura della legalità democratica e della partecipazione. Nel corso della sua attività il Centro ha formato una biblioteca, un’emeroteca e un archivio specializzati sulla mafia e altre forme di criminalità organizzata; ha prodotto studi e ricerche; svolto attività di informazione e di educazione nelle scuole e in istituti universitari, in Italia e all’estero; promosso iniziative di mobilitazione (a cominciare dalla manifestazione nazionale contro la mafia, la prima nella storia d’Italia, svoltasi il 9 maggio del 1979) e di aggregazione sociale e ha avuto un ruolo decisivo nell’inchiesta sull’omicidio Impastato. Con il progetto di ricerca Mafia e società, il Centro ha avviato un’analisi scientifica del fenomeno mafioso, svolgendo ricerche sull’omicidio a Palermo, sulle imprese mafiose, sul traffico internazionale di droghe, sul ruolo delle donne, sul rapporto mafia-politica e sulle lotte contro la mafia. Il Centro si è impegnato nel movimento per la pace e nelle lotte per la casa e i diritti umani e propone la costituzione di un Memoriale-laboratorio della lotta alla mafia, che sia insieme: percorso museale, itinerario didattico, biblioteca, cineteca e videoteca, istituto di ricerca, spazio di incontro e di progettazione. Il Centro è autofinanziato, poiché contesta le pratiche clientelari di erogazione del denaro pubblico. La richiesta di una legge della Regione siciliana che regoli la concessione dei contributi, avanzata nel 1987, non è stata accolta. Per sostenere il Centro si può destinare il 5 per mille indicando il nostro codice fiscale: 02446520823.

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Alcune pubblicazioni. Edizioni del Centro: Quaderni: 1) U. Santino (a cura di), L’antimafia difficile, 1989, pp. 208, esaurito; 2) A. Crisantino, La città spugna. Palermo nella ricerca sociologica, 1990, pp. 299, esaurito; 3) COCIPA, Le tasche di Palermo. I bilanci del Comune dal 1986 al 1991, 1992, pp. 260, esaurito; 4) G. La Fiura, Droghe & mafie. Bibliografia ragionata e annotata su narcotraffico e criminalità organizzate, 1993, pp. 148, esaurito; 5) U. Santino, La borghesia mafiosa, 1994, pp. 363, € 12; 6) A. Cavadi (a cura di), A scuola di antimafia, 1994, pp. 200, esaurito; 7) U. Santino (a cura di), L’assassinio e il depistaggio. Atti relativi all’omicidio di Giuseppe Impastato, 1998, pp. 411, esaurito; 8) Giuseppe Impastato, Lunga è la notte. Poesie, scritti, documenti, 2002-2014, pp. 240, € 10; 9) A. Puglisi - U. Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, 2005, 2007, pp. 245 e pp. 16 di fotografie, € 10; 10) U. Santino (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato. Le sentenze di condanna dei mandanti del delitto, 2008, pp. 400, € 20. Appunti: 1) U. Santino, Casa Europa. Il mercato delle droghe in Europa. Mafia e saccheggio del territorio. Economia mondiale e sviluppo locale, 1994, pp. 62, € 2,50; 2) U. Santino, La mafia come soggetto politico, 1994, pp. 62, esaurito; 3) U. Santino, Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, 1995, pp. 78, esaurito; 4-5) A. Cavadi, Volontari a Palermo, 1998, pp. 120, esaurito; 6) U. Santino, Oltre la legalità. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, 1997-2002, pp. 94, € 5; 7-8) A. Puglisi, Donne, mafia, antimafia, 1998, pp. 120, esaurito; 9) U. Santino, Il ’68 e il ’77 a Palermo, 2008, pp. 56, € 3. U. Santino, Mafia e antimafia ieri e oggi, cartella pp. 22, € 10. Presso case editrici: F. Bartolotta Impastato, con A. Puglisi e U. Santino, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986-2003, pp. 69, € 13,50; A. Puglisi, Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990, esaurito; G. Chinnici - U. Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni ’60 ad oggi, F. Angeli, Milano 1989, pp. 410, esaurito; U. Santino - G. La Fiura, L’impresa mafiosa. Dall’Italia agli Stati Uniti, F. Angeli, Milano 1990, pp. 630, esaurito; G. Chinnici - U. Santino - G. La Fiura - U. Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, F. Angeli, Milano 1992, pp. 225, € 12; U. Santino - G. La Fiura, Dietro la droga, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993, pp. 300, € 13 (disponibile anche in francese e inglese); A. Cavadi, Liberarsi dal dominio mafioso, Edizioni Dehoniane, Bologna 1993, 2003, pp. 47, € 3,50; A. Cavadi (a cura di), Il Vangelo e la lupara, Edizioni Dehoniane, Bologna 1994, 2 volumi, pp. 405, esaurito; A. Crisantino, Capire la mafia, La Luna, Palermo 1995, pp. 132, esaurito; U. Santino, La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995, esaurito; U. Santino, La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l’emarginazione delle sinistre, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997, pp. 231, € 14; U. Santino, L’alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997, pp. 324, esaurito; U. Santino, Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all’impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000, Editori Riuniti University Press, Roma 2009, pp. 488, € 25; A Crisantino, Della segreta e operosa associazione. Una setta all’origine della mafia, Sellerio, Palermo 2000, pp. 283, € 16,50; U. Santino, La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000, pp. 248, € 12,40; A. Puglisi, Donne, mafia e antimafia, Di Girolamo, Trapani 2005, 2012, pp. 211, € 16; A. Cavadi, Strappare una generazione alla mafia. Lineamenti di pedagogia alternativa, Di Girolamo, Trapani 2005, pp. 190, € 15; U. Santino, Dalla mafia alle mafie. Scienze sociali e crimine organizzato, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006, pp. 329, € 22; U. Santino, Una ragionevole proposta per pacificare la città di Palermo, Di Girolamo, Trapani 2006, p. 123, € 12; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo, Trapani 2007, pp. 241, € 18; A. Cavadi (a cura di), A scuola di antimafia, Di Girolamo, Trapani 2007, pp. 294, € 22; A. Puglisi, Storie di donne, Di Girolamo, Trapani 2007, pp. 190, € 18; G. Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920, Di Girolamo, Trapani 2007, pp. 250, € 20; A. Cavadi, La mafia spiegata ai turisti, Di Girolamo, Trapani 2008, opuscoli in varie lingue, ciascuno di pp. 64, € 5,90; U. Santino, Breve storia della mafia e dell’antimafia, Di Girolamo, Trapani 2008, 2011, pp. 212, € 9,90; G. Impastato con F. Vassia, Resistere a Mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato, prefazione di U. Santino, Stampa Alternativa, Viterbo 2009, pp. 127 e album fotografico, € 14; A. Mazzeo, I padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina, prefazione di U. Santino, Edizioni Alegre, Roma 2010, pp. 206, € 14; U. Santino, L’altra Sicilia. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dai Fasci siciliani ai nostri giorni, Di Girolamo, Trapani 2010, pp. 164, € 9,90; Umberto Santino, Le colombe sulla Rocca. Microstorie dall’interno della Sicilia, Di Girolamo, Trapani 2010, pp. 226, € 15; Autori Vari (a cura di E. Guarneri e U. Santino), Italia 150. L’unificazione incompiuta, Di Girolamo, Trapani 2011, pp. 181, € 10; D. Novelli, Una società disgregata. Sicilia 1971, prefazione di U. Santino, Di Girolamo, Trapani 2011, pp. 190, € 15; U. Santino, Don Vito a Gomorra. Mafia e antimafia tra papelli, pizzini e bestseller, Editori Riuniti University Press, Roma 2011, pp. 248, € 18; U. Santino, La mafia come soggetto politico, Di Girolamo, Trapani 2013, pp. 120, € 9,90. Mostra fotografica: Peppino Impastato. Ricordare per continuare. 24 poster, formato 70x100, € 100; cartella-catalogo, € 10.

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In t roduz ione

Wall Street, è successo

È il 14 ottobre 1991 quando il commissariato di pubblica sicurezza di Lecco inizia a mettere sotto intercettazione l’utenza di una frequentata pizzeria della città, che si trova in via Belfiore 1. La convinzione degli inquirenti di allora è che quello che formalmente è stato assunto dai titolari della Wall Street come giardiniere -Alessandro Nania- sia di fatto il guardaspalle e l’autista di un mafioso, che scarrozza su una Fiat Croma bianca: Franco Trovato. Lo stesso che, il 31 agosto 1992, in quel locale verrà arrestato, con l’accusa -confermata fino alla Cassazione- di aver fondato, organizzato e guidato, dalla metà degli anni 80, uno tra i più influenti triumvirati ’ndranghetisti del Nord Italia, reggente l'associazione “Flachi-Trovato-Schettini”. L’inchiesta che ha portato (anche) al suo ergastolo prese proprio il nome dalla pizzeria, Wall Street.

Insieme all'omologo Portico di Airuno (Lc), Wall Street è stato il locale più importante dell’associazione criminale fondata da Franco Trovato. E, come fosse un riflesso, lo è stato anche per la storia della città che l’ha accolto, frequentato, premiato, confiscato e poi dimenticato, rimuovendone l’esistenza per un periodo lungo vent'anni. Ricostruire oggi la tormentata restituzione sociale e collettiva di Wall Street -come abbiamo cercato di fare in questo approfondito dossier- significa studiare criticamente il proprio territorio, la sua classe dirigente, le sue componenti sociali. 

Fino all’arresto del suo padrone -che lì investì almeno 4 miliardi di lire- Wall Street fu un luogo di spaccio di sostanza stupefacente, tenuto sotto controllo dall’associazione criminale onde evitare eccessi, quindi attenzioni. Come riconosciuto definitivamente dalla Corte di Cassazione (1 febbraio 2002), fu il “vero e proprio 'quartier generale’” e “base operativa” della ‘ndrangheta lecchese. Durante il processo, un collaboratore ritenuto attendibile dalla corte riferì che in una saletta al seminterrato si tennero riunioni operative dedicate alle strategie militari da adottare durante una faida con una famiglia del tarantino. Aver profanato Wall Street, presentandosi armato e chiedendo insistentemente di Trovato, costò persino la vita a Paolo Cirnigliaro (10 novembre 1990).

Lì dentro Franco Trovato diede indicazioni di “non acquistare” droga da fornitori sgraditi, fece convogliare il denaro illecito proveniente dalle attività dell’organizzazione, commissionò, durante un verificato incontro nella fine del 1990, il brutale omicidio di Pasquale Placentino, in Puglia (13 gennaio 1991). E, nel dicembre del 1991, ancora in quel locale, fu Trovato a proporre ad un imprenditore edile della zona invitato a cena di accoglierlo nella propria compagine in qualità di socio occulto. 

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Wall Street, però, per alcuni fu un modello. L’Unione Commercianti retta, negli anni d’oro del locale, dallo scomparso Giuseppe Crippa, deliberò l’attribuzione al ristorante -e alla sua titolare Eustina Musolino, moglie di Franco Trovato- una medaglia d’oro, mentre l’Ordine ospedaliero militare di Betlemme riconobbe a Trovato e al cognato il cavalierato dell’Ordine (sempre su richiesta dell’Unione commercianti). Crippa -definito dal pubblico ministero del processo Wall Street come il “passe-partout” tramite il quale i mafiosi si spacciavano per “imprenditori onesti […] tali da essere […] benvoluti e ringraziati dalla cittadinanza di Lecco”- intrattenne poi rapporti di fornitura con Trovato per la realizzazione di lavori presso il locale di via Belfiore e Il Portico. Rapporti che i giudici hanno stabilito esser slegati  da criteri economici di convenienza (“perché il preventivo proposto era superiore a quello di altri artigiani”) ma forti del “rapporto di amicizia che intercorreva tra Franco Trovato e lo stesso Crippa”. 

Wall Street fu tutto ciò, ed è giusto ricordarlo, senza retorica o improvvisazione. Ma la sua biografia era ancora orfana di un tassello, che abbiamo provato ad aggiungere ricostruendo, per la prima volta, la “vita” del locale di via Belfiore dopo la confisca (1994). Questi vent’anni di abbandoni, rinunce, scelte sconsiderate. Ma non è di sola (utilissima, tutt’altro che semplice) denuncia che si compone questo dossier. L’ultimo capitolo -nonostante il giudizio fortemente negativo che continuiamo ad avere sul “bando” e sul percorso che l’ha generato- vuole rappresentare il nostro disinteressato, modesto e trasparente contributo alla rinascita civile di quella pizzeria, che dalla “nuova” attività commerciale dovrà trarre ossigeno, ma non per forza dipenderne.

Seppellire questo patrimonio vorrebbe dire annichilire gli ultimi anticorpi, incorrendo in nuove patologie, nuove metastasi. 

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1994 - 2009

Dalla confisca al fallimento

Questo piccolo ma significativo pezzo di storia della ‘ndrangheta a Lecco ha inizio oltre vent’anni fa, il 19 novembre 1994. Quel giorno, infatti, il Tribunale di Lecco ordina la confisca di tutto il complesso dei beni (mobili e immobili) intestati ai componenti del clan ‘ndranghetistico facente capo a Franco Trovato, egemone allora in buona parte del territorio lombardo . Nel patrimonio confiscato dallo Stato c’è anche un’immobile che, 1

prima dei sigilli, svolgeva attività di ristorante e pizzeria. Si trova al civico 1 di via Belfiore, a Lecco, e il suo nome è Wall Street. Secondo la sentenza di primo grado del maggio 1996 del maxi-processo che porta proprio il nome del locale, l’ex pizzeria rappresentava il “vero e proprio ‘quartier generale’ dell’associazione” mafiosa. Prima che la confisca diventi definitiva, però, dovranno trascorrere due anni. All’ordinanza del Tribunale di Lecco, infatti, farà seguito -attraverso il decreto 3 dell’inizio dell’agosto del 1995- la Corte d’Appello di Milano. L’ultimo e definitivo passaggio è rappresentato dalla sentenza 501 della Corte di Cassazione del 16 aprile 1996 . 2

Il calendario delle confische definitive di Wall Street conta un altro giorno importante: l’11 aprile 2000, data nella quale il provvedimento “ablatorio” -che priva un soggetto, in questo caso i membri del clan ‘ndranghetistico, del diritto di proprietà, senza il loro consenso- diviene definitivo.

Come intuito, già l’inizio della vicenda della destinazione a fini sociali dell’ex quartier generale del clan Trovato è segnato da ritardi, allungamento dei tempi, confusione. Ci sono voluti oltre cinque anni (dal novembre 1994 all’aprile 2000) perché giudici e tribunali -nelle veci dello Stato- creassero le condizioni per una confisca certa e irrevocabile.

L’estratto di un documento del ministero delle Finanze datato 12 luglio 2000 indirizzato alle istituzioni del territorio lecchese che conferma l’irrevocabilità della confisca

provvedimento n. 1/93 RMP emesso dal Tribunale di Lecco1

Wall Street è poi oggetto di un successivo decreto di sequestro e confisca, emesso dal Tribunale di Lecco il 24 2

settembre del 1999, contro il quale viene presentato un ricorso, rigettato (con decreto 90/99 emesso l’8 marzo del 2000) dalla V Sezione penale della Corte d’Appello di Milano

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La prima proposta di utilizzo del bene risale al 1997. Ne darà conto due anni più tardi la Prefettura di Lecco, con una lettera del 25 maggio 1999 , con la quale comunicava al 3

ministero delle Finanze -e per conoscenza al Comune, alla Questura e all’Amministratore dei beni confiscati di Lecco- di aver richiesto, appunto il 6 maggio 1997, la possibilità di utilizzare degli immobili confiscati, compreso Wall Street, per servizi tecnico-logistici per le forze di polizia (in sostanza, per alloggi per il personale della Polizia di Stato).

Ma la patologia che affligge Wall Street è l’abbandono, al quale già allora viene ridotta. A stoppare l’iniziativa prefettizia è stata una manifestazione di interesse operata dall’allora sindaco di Lecco, Lorenzo Bodega, tramite una lettera datata 11 maggio 1999. L’obiettivo dell’allora primo cittadino è acquisire l’immobile quale “spazio di aggregazione polifunzionale per minori/giovani a rischio da avviare a percorsi di integrazione socio lavorativa”. A differenza di quanto farà di lì a pochi anni, il Comune di Lecco si muove istantaneamente e con determinazione. L’entusiasmo si diffonde e sulla copia della citata lettera prefettizia qualcuno -probabilmente l’allora assessore ai Servizi sociali del Comune di Lecco, Carlo Invernizzi- scrive di suo pugno “Fare subito il progetto, deve essere mio!”.

Trascorre poco più di un anno e, il 12 luglio 2000, il ministero delle Finanze (Dipartimento del territorio di Como, l'attuale Agenzia del demanio) invia una lettera ai soggetti ritenuti in grado di fornire una proposta di destinazione per l’immobile (prefetto, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, Comune di Lecco).

prot. n.765/99/9B3/GAB3

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La richiesta rivolta alle istituzioni destinatarie è semplice -come evidenziato nell’estratto inserito all’inizio-: comunicare tempestivamente le loro proposte di riutilizzo del bene. Il 4 agosto dello stesso anno il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Lecco formula la seconda proposta di utilizzo nella storia di Wall Street: con l’obiettivo di potenziare la propria dotazione infrastrutturale, il Comando prevede allora di collocare nell’immobile un’aula didattica per corsi di formazione dei vigili, spazi per l’organizzazione, locali per il servizio informatica e aule informatizzate per uso formativo e operativo, con archivi (al piano interrato) dell’ufficio prevenzione incendi.

Tre mesi dopo, né il Comune di Lecco, né la Polizia di Stato, né i Carabinieri hanno dato riscontro alla richiesta dell’Agenzia del demanio. È per questo che il Dipartimento di Como del ministero delle Finanze invia una lettera di sollecito, il 7 ottobre 2000, intimando ai destinatari -ancora silenti- di fornire una risposta al più presto, entro dieci giorni.

L’estratto della disposizione di sollecito del ministero delle Finanze datata 7 ottobre 2000

Solo allora il Comune di Lecco si muove, con una lettera del 27 ottobre 2000 , firmata 4

dall’allora sindaco Bodega, dall’assessore Invernizzi e dal dirigente del settore Flavio Polano (oggi presidente della Provincia di Lecco), comunicando il forte interessamento all’acquisizione dell’immobile, e provando a dare forma alla suggestione del maggio 1999. Grazie alla sua ubicazione in città, sostiene in quella fase il Comune, Wall Street può essere utilizzato quale spazio di aggregazione polifunzionale per minori e giovani a rischio, anche ex detenuti, da avviare a percorsi di integrazione socio-lavorativa, nonché per svolgervi attività di recupero funzionale -sempre in ambito lavorativo- di soggetti adulti emarginati. Si tratta della terza proposta di utilizzo.

Il Comune le dà sostanza in un progetto denominato “Down Street”, trasmesso al ministero delle Finanze -Dipartimento del territorio di Como- il 2 novembre 2000. Si tratta di un progetto articolato che, partendo dalla rete dei servizi socio-assistenziali esistente, formula precise indicazioni sull’utilizzo dell’immobile confiscato sintetizzandole in cinque obiettivi:

prot. n. 348434

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- istituire una nuova sede formativa; - coniugare la formazione all’avvio di un’attività commerciale; - produrre economie sociali; - sviluppare sinergie progettuali e operative; - attivare un luogo di aggregazione e di animazione sociale.

All’interno del progetto viene peraltro indicato un primo crono-programma delle opere e dei passaggi da affrontare.

Il frontespizio del progetto “Down Street” inviato al ministero delle Finanze dal Comune di Lecco il 2 novembre 2000

Il tempo inizia a scorrere. Al perfezionamento della proposta del Comune di Lecco manca un tassello importante: la cancellazione delle ipoteche bancarie gravanti sull’immobile. Avendo avuto notizia dell’esistenza di un’ipoteca su Wall Street a carico dell’ultima proprietà (la società Multileasing Spa di Cisano Bergamasco), il 28 dicembre 2000 il ministero delle Finanze -Dipartimento del territorio di Como- invia una lettera nella quale richiede formalmente alla Direzione regionale delle Entrate della Lombardia di eliminare il “gravame ipotecario” che avrebbe di fatto compromesso l’utilizzo del bene. Il 2 febbraio 2001 l’ipoteca viene definitivamente cancellata.

Dovrà trascorrere un anno, però, prima che la Prefettura di Lecco, con una lettera del 24 gennaio 2002 , si decida a convocare per il 5 febbraio l’Organismo permanente per la 5

destinazione dei beni confiscati (istituito poco tempo prima) . 6

Intorno al tavolo -attenzione alle date, è già il febbraio 2002- siedono i rappresentanti dell’Agenzia del demanio di Como, del Comune di Lecco e del Comando dei Vigili del Fuoco.

prot.n.162/02/12 B7/GAB5

La seduta ha luogo nel giorno indicato (come peraltro si può rilevare dal verbale trasmesso dalla Prefettura con lettera 6

del 20 marzo 2002 prot.n.162/02/12 B7/GAB, peraltro le due lettere riportanti date differenti risultano avere lo stesso protocollo)

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La riunione è fondamentale perché consente di raggiungere un accordo tra il Comune e i Vigili del Fuoco, che all’epoca si “contendono” l’immobile. La linea che prevale è quella indicata dai Vigili. La “vittoria” è suggellata da un accordo che poggia su tre punti fondamentali:

- l'acquisizione gratuita dell'immobile da parte del Comune di Lecco; - la successiva cessione in uso gratuito al Comando dei Vigili del Fuoco a condizione

dell'apertura e dell’operatività della nuova caserma dei Vigili stessi; - l'accollo del Comune delle spese di ristrutturazione necessarie a consentire ai Vigili

l'inizio delle attività con impegno delle parti “per ciò che è possibile, a far ‘confluire i rispettivi progetti’”.

Il Comune di Lecco, però, non mantiene la parola spesa per raggiungere l’accordo. Per di più non decide, costringendo il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco a scrivere una lettera -datata 16 aprile 2002 - indirizzata al Comune di Lecco, al prefetto e all'Agenzia del 7

demanio.

“Trascorsi quasi tre mesi dall’incontro -scrive il comandante dei Vigili- […] non si è giunti ad alcuna determinazione: oltre al tempo, si è persa anche l’occasione per anticipare una notizia positiva per il cittadino e per l’immagine dell’amministrazione pubblica in senso generale. […] Si sollecita l’adozione delle decisioni necessarie per dare risposta alle pressanti esigenze di questo Comando”. E, concludono i Vigili, “certamente non si potrà ritenere questo Comando responsabile dei ritardi”.

prot. n. 23117

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A questo punto interviene l'Agenzia del demanio. L’iniziativa è decisa: il 3 maggio 2002 8

l’Agenzia stigmatizza il comportamento del Comune che, di fatto, non ha onorato le promesse. Non solo: a carico di Palazzo Bovara, l’Agenzia pone un vero e proprio ultimatum di dieci giorni per l’ottenimento del segnale tanto atteso.

La conclusione della missiva inviata dall’Agenzia del Demanio al Comune il 3 maggio 2002

Il 21 maggio 2002, il Comune di Lecco risponde. L’allora sindaco Lorenzo Bodega comunica all'Agenzia del Demanio che “è stato collegialmente deciso di ritirare la propria candidatura per l'utilizzo dell'immobile denominato ‘Wall street’”. Lo stesso giorno, il Comune informa del proprio ritiro anche il Comando dei Vigili, e, in risposta alle critiche manifestate dal Comando stesso, precisa che “lo stato di abbandono dell'immobile era da noi conosciuto”, e che “alla pubblica Amministrazione non tocca il compito della denuncia, bensì quello della soluzione dei problemi”.

Agli inizi del mese di luglio 2002, sollecitato ancora una volta dall'Agenzia del demanio, il primo cittadino lecchese invia di nuovo il parere favorevole del Comune all’ipotesi di utilizzo di Wall Street da parte del Comando dei Vigili del Fuoco. Il passo indietro dell’Amministrazione, quindi, è confermato, e le porte del bene confiscato si aprono al Comando dei Vigili.

prot. n. 21878

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Il primo ottobre 2002, l'Agenzia del demanio formalizza il passaggio del bene tra le istituzioni coinvolte, ponendo la firma ad un provvedimento che indica la conservazione dell’immobile al patrimonio indisponibile dello Stato per le finalità di protezione civile, e in particolare per essere concesso in uso ai Vigili del Fuoco.

A questo punto, secondo la documentazione raccolta, il salto temporale è di circa tre anni, durante i quali Wall Street resta nella disponibilità dei Vigili del Fuoco.

Il 28 giugno del 2005, però, la Prefettura di Lecco batte un colpo. E lo fa attraverso una lettera indirizzata all’attenzione di Lorenzo Bodega. I Vigili del Fuoco hanno infatti 9

rinunciato a prendersi carico del bene, non essendo più interessati ad interventi di manutenzione e di ristrutturazione dei locali di via Belfiore.

La lettera del 28 giugno 2005 inviata dalla Prefettura di Lecco al Comune

A tre anni dalla rinuncia dell’Amministrazione comunale, la Prefettura si ritrova così a dover chiedere ancora una volta al Comune di manifestare la propria eventuale volontà di acquisire il bene confiscato per finalità sociali. Gli anni perduti, ormai, sono più di dieci.

La risposta del Comune di Lecco, questa volta, è affermativa. La Giunta, nella seduta del 19 luglio 2005, approva una direttiva -proposta dall’allora assessore ai Servizi sociali Carlo Invernizzi- in cui garantisce la propria disponibilità ad acquisire Wall Street, senza oneri e libero da ipoteche, per finalità sociali, formative ed educative. Le fondamenta del rinnovato consenso di Palazzo Bovara affondano sul citato progetto “Down Street”, già inviato al ministero delle Finanze -Dipartimento del territorio di Como- l’ormai lontano 2 novembre 2000. Devono però trascorrere altri otto mesi prima che, il 14 marzo 2006, l'Agenzia del demanio revochi con un atto la precedente destinazione (che prevedeva il trasferimento al 10

prot. n. 6741/05/OSP9

prot. n. 183210

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patrimonio indisponibile dello Stato e in uso ai Vigili del Fuoco) e ricollochi l'immobile al patrimonio indisponibile del Comune di Lecco per le finalità sociali annunciate, in particolare per lo svolgimento di attività educativo-formative rivolte ai minori a rischio di emarginazione sociale e/o a ragazzi con problematiche scolastiche e di apprendimento. Un mese più tardi, il 14 aprile, viene redatto il verbale di consegna dell’immobile al Comune di Lecco. È un atto molto importante, anche perché traccia una valutazione del valore di Wall Street, che al 31 ottobre 2002 è pari a 828.913,32 euro . 11

Il tempo, intanto, trascorre e le elezioni amministrative del 28 e 29 maggio 2006 aprono le porte del municipio ad Antonella Faggi. L’assessore con delega alle Politiche sociali nominata è Angela Fortino, mentre al Bilancio si siede Gabriele Perossi. Fortino attende però circa un anno prima di muoversi nell’interesse di Wall Street, e solo il 6 marzo 2007 richiede al collega di Giunta con delega al Bilancio di prevedere nel “Piano triennale delle opere pubbliche 2007/2009” le risorse necessarie per l'avvio della ristrutturazione dei locali dell'immobile confiscato nel lontano 1994. A questo punto, però, accade qualcosa. Il primo agosto 2007, l’assessore alle Politiche sociali invia al prefetto una relazione firmata dal funzionario dei Servizi sociali, Ruggero Plebani, in cui si certifica che la situazione dell'immobile confiscato è radicalmente cambiata rispetto al 2002 (l’anno in cui l’aveva “presa in carico” il Comando dei Vigili). Le “buone condizioni” in cui versava allora l’immobile sono diventate un lontano ricordo. Le infiltrazioni di acqua hanno parzialmente compromesso il locale ristorante, i locali del magazzino, il deposito e il laboratorio. Inoltre, l'impiantistica non risulta più a norma di legge e necessita di un rifacimento completo, con nuovi arredi.

Di fronte all’eventualità di un intervento strutturale e costoso, il Comune di Lecco ingrana (nuovamente) la retromarcia, auspicando il coinvolgimento di una pluralità di soggetti istituzionali pubblici e privati.

Non è la prima volta che ciò avviene. Già il 10 settembre 2001 era stata redatta dall’Agenzia del Demanio una 11

relazione tecnico descrittiva estimativa relativa a Wall Street, che aveva attribuito al cespite il valore di 828.914,00 euro�18

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Un estratto della nota relativa al progetto Wall Street inviata dal settore Politiche sociali all’allora assessore competente Angela Fortino il 30 luglio 2007

Trascorrono così ancora undici mesi prima che l'assessore Fortino getti la spugna. È il 24 giugno 2008, quando la titolare delle Politiche sociali dell’amministrazione Faggi comunica al prefetto che il progetto originario presentato dal Comune non reca più gli 12

elementi di fattibilità, a causa degli elevati costi di ristrutturazione che l'Ente si dichiara incapace ad affrontare. L’effetto si traduce in una nuova richiesta, che è quella di variare il progetto sociale per la destinazione dell'immobile e di assegnare il tutto all’Azienda Lombardia Edilizia Residenziale (Aler) affinché Wall Street venga ristrutturato ad uso appartamenti da destinare poi a persone anziane e giovani coppie. Non è stato possibile reperire documenti che permettano di verificare se il Comune di Lecco abbia mai contattato l'Aler prima di formulare questa quarta proposta di utilizzo del bene confiscato da parte delle istituzioni.

Da quel momento la luce si spegne; non siamo a conoscenza di altri atti e/o decisioni su Wall Street dell'Amministrazione Faggi, costretta a dimettersi nel settembre 2009 e a lasciare la gestione ad un commissario prefettizio, Sante Frantellizzi, che si renderà protagonista dello scambio di beni confiscati tra la Prefettura di Lecco e il Comune, di cui parleremo nel prossimo capitolo.

con lettera prot. n. 3194912

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2009 - 2012

Nelle mani della Prefettura

Il 28 ottobre 2009 Antonella Faggi si dimette dalla carica di sindaco di Lecco. A sfiduciarla, sottoscrivendo una lettera di dimissioni dal Consiglio comunale, sono ventuno (su 40) consiglieri di maggioranza e opposizione. Privato di una stabile rappresentanza politica, il governo di Palazzo Bovara passa così nelle mani di un commissario prefettizio -Sante Frantellizzi, già prefetto di Como- nominato dal ministero dell’Interno il 12 novembre 2009 e chiamato ad accompagnare la città alle elezioni amministrative del marzo 2010, con il preciso mandato di occuparsi dell’ordinaria amministrazione.

Facciamo un passo indietro: a poche settimane dalla caduta del sindaco, il 24 settembre 2009, il prefetto Nicola Prete aveva inviato una lettera al Comune di Lecco nella quale 13

-“anche sulla base di contatti informali […] con gli assessori interessati”- proponendo di “considerare favorevolmente -senza costi particolarmente elevati sia per il Comune che per il Ministero dell’Interno- il trasferimento nei confronti di codesto comune degli immobili confiscati […] ex Pizzeria “Giglio” di via Ghislanzoni 91 e dell’appartamento in via Adamello 36/38 in cambio dell’immobile confiscato denominato ‘Wall Street’ ubicato in via Belfiore n.1 che potrebbe essere destinato ad archivio-deposito della Prefettura e/o Questura di Lecco”. In sostanza si tratta di uno scambio, una permuta di beni. La Prefettura, per motivi di spazio, “chiede” al Comune l’ex pizzeria Wall Street per trasformarla in un deposito e, come contropartita, offre all’Amministrazione altri due beni confiscati, garantendo “costi” non “particolarmente elevati” per entrambi. È la quinta proposta di utilizzo in quindici anni.

prot. n. 44080/200913

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Chi risponde alla Prefettura, il primo dicembre 2009, è il già nominato commissario prefettizio in carica, Sante Frantelizzi. Che lo fa positivamente, per conto del Comune di Lecco, con una lettera nella quale è preannunciato il destino spettante ai beni oggetto 14

dello scambio: “per evidenziare la restituzione alla collettività dei beni confiscati -scrive infatti il commissario-, il Settore Politiche Sociali, per le cui finalità è stato formalmente trasferito l’immobile originario e per le quali si conferma la destinazione vincolata dei due immobili oggetto dello scambio, intende realizzare in via Ghislanzoni un Centro di Aggregazione per Anziani […]. L’appartamento di via Adamello sarà invece inserito in una rete più ampia di immobili destinati all’accoglienza temporanea di adulti in condizione di disagio sociale (housing sociale)”. Non solo. Nell’incipit di quella missiva, il Comune di Lecco rinuncia definitivamente a qualunque progetto di ridestinazione di Wall Street, non avendo questo “elementi di fattibilità per gli elevati costi di ristrutturazione ora necessari e che l’Ente non riesce ad affrontare”.

Il giorno dopo, il 2 dicembre 2009, il Comune richiede al Consorzio di cooperative Consolida -che dell’Amministrazione è “partner per la co-progettazione di interventi innovativi e sperimentali nel settore dei servizi sociali e delle politiche familiari”- di predisporre un progetto di ridestinazione dell’ex pizzeria “Giglio” e dell’appartamento di via Adamello -e cioè dei beni che gli verranno consegnati dalla Prefettura di Lecco-. Una settimana più tardi, il 9 dicembre 2009, il Consorzio Consolida presenta all’attenzione di Fondazione Cariplo -anche a nome del Comune di Lecco- il progetto “Il Giglio: dalla criminalità organizzata alla comunità, la riconversione è possibile”.

Il “piano di copertura costi” è il seguente: il Comune di Lecco si impegna formalmente a stanziare 150mila euro, il Consorzio 50mila e Fondazione Cariplo, tramite un contributo, 200mila euro. L’importo complessivo del progetto che riguarda solo la pizzeria Giglio e l’appartamento in via Adamello è perciò di 400mila euro. Lo scambio con Wall Street a questo punto si può perfezionare. Il 18 dicembre 2009 viene sottoscritto l’atto di permuta che ufficializza il passaggio degli immobili confiscati tra 15

l’Amministrazione comunale e l’ufficio territoriale del governo.

prot. n. 5545014

prot. n. 0023196/GAB15

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Quattro giorni più tardi il provvedimento che ha sancito lo “scambio”, il 22 dicembre 2009, Fondazione Cariplo accorda il finanziamento di 200mila euro richiesto da parte del Comune di Lecco per conto del progetto di Consolida. Nella missiva di conferma a firma del presidente Giuseppe Guzzetti indirizzata a Gabriele Marinoni, presidente del Consorzio, si legge: “Egregio Presidente, ho il piacere di comunicarLe che, in relazione alla richiesta presentata, la Fondazione Cariplo ha deliberato di concedere a codesto Ente un contributo di Euro 200.000,00 per il progetto ‘Il Giglio: dalla criminalità organizzata alla comunità, la riconversione è possibile’ (riprogettazione ed utilizzo di due stabili confiscati alle organizzazioni criminali da destinare a centro di aggregazione per anziani e a casa di accoglienza temporanea per adulti in difficoltà). Le modalità di rilascio del contributo saranno rese note con successiva lettera del Segretario Generale”.

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L’8 gennaio 2010 il Consorzio Consolida “informa” il Comune di Lecco dell’avvenuto finanziamento, protocollando una lettera che in oggetto reca “Progetto di riqualificazioni locali confiscati alle organizzazioni criminali”, e due allegati: il progetto che ha redatto e la “lettera di approvazione di Fondazione Cariplo”. E lì spiega: “Come esplicitato nella lettera del Commissario Prefettizio a Consolida, il Comune di Lecco intende realizzare nei locali della ex pizzeria ‘Giglio’ un progetto rivolto agli anziani della città. Il progetto di ristrutturazione dell'immobile e la proposta gestionale individuano un utilizzo finalizzato alla risocializzazione degli anziani soli ed allo sviluppo di un progetto di coesione sociale nel quartiere di Pescarenico/Lecco”.

Il 14 gennaio 2010 il commissario prefettizio firma -“anche nell’esercizio dei poteri della Giunta”- la delibera che sancisce definitivamente l’accordo e quindi il via libera allo scambio.

Dopo oltre dieci anni di immobilismo, confusione di ruoli e disinteresse, dunque, le sorti di Wall Street sembrano mutare radicalmente, in poco meno di due mesi. Ma la fretta lascia insolute alcune questioni fondamentali, tra cui l’effettiva trasparenza delle fasi precedenti alla presentazione del progetto, che è maturato al chiuso di stanze negate alla cittadinanza. Per questo motivo, nell’aprile del 2010, Qui Lecco Libera, “Esserevento” e “Libero fischio in libera piazza” decidono di lanciare una petizione pubblica con annessa raccolta di firme cittadina intitolata “Salviamo Wall Street” . 16

Le richieste rivolte al Comune di Lecco sono le seguenti:

- revocare, […] in ragione della straordinaria importanza storica, simbolica e culturale del suddetto immobile “Wall Street”, la citata Deliberazione n.5 del 14 gennaio 2010 del Commissario Straordinario del Comune di Lecco;

- che il Comune di Lecco si impegni a riaprire l'iter amministrativo relativo alla destinazione dell'immobile mediante adeguato percorso partecipativo, condiviso con

Qui il testo integrale: http://www.quileccolibera.net/wp-content/uploads/SALVIAMO-WALL-STREET.pdf16

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la cittadinanza e le realtà associative interessate alla riqualificazione ed alla valorizzazione di “Wall Street”;

- che il Comune di Lecco si adoperi affinché venga fatta piena luce sulle responsabilità (amministrative o politiche che siano) dei soggetti che in passato hanno avuto l'onore e l'onere di gestire il suddetto bene, che per quindici anni è rimasto colpevolmente inutilizzato e trascurato e perché diventino pubblici e fruibili a tutti i cittadini/associazioni interessate gli atti a disposizione del Comune (note, schede tecniche, perizie, preventivi, piani di intervento ed altro), che hanno interessato la procedura di “Wall Street”;

- che il Comune di Lecco si adoperi affinché vengano censiti e resi pubblici i dati completi di tutti i beni o aziende confiscati o attualmente sequestrati ad organizzazioni mafiose presenti sul territorio comunale;

- che la Giunta Comunale di Lecco si impegni a dar conto al Consiglio Comunale dello stato di attuazione delle predette linee di indirizzo entro tre mesi dalla loro approvazione.

Nel giro di due mesi le firme raccolte sono 2.390. Il 5 luglio, il neo eletto sindaco Virginio Brivio e l’assessore alle Politiche sociali Ivano Donato ricevono in Comune i promotori della petizione . In quella sede manifestiamo di nuovo le nostre perplessità circa 17

l’operazione di “scambio” avvenuta fra la Prefettura ed il Comune di Lecco tra il dicembre 2009 e il gennaio 2010. Virginio Brivio, però, dichiara di non prevedere alcun “ritorno al passato”. Tradotto: la ex pizzeria Wall Street, passata di mano durante la reggenza commissariale, deve restare alla Prefettura. Il bene “Giglio” e l’appartamento di via Adamello, l’altra parte dello “scambio”, resteranno anch’essi nell’odierna gestione del Comune di Lecco.

C’è però un “problema”, che già dall’inizio di luglio 2010 è reso noto agli amministratori. Sui beni che la Prefettura ha trasferito al Comune gravano delle ipoteche, nonostante quella formula che recitava “senza costi particolarmente elevati” contenuta nella lettera-proposta che il prefetto Prete fece al Comune di Lecco nel settembre 2009. I cosiddetti “gravami”, quindi, rischiano eccome di rappresentare “costi” aggiuntivi a carico del Comune per le opere di risanamento e rilancio del “Giglio” e dell’appartamento di via Adamello. Di fronte alla richiesta di pronunciare un giudizio ex post sul pasticcio amministrativo, il sindaco Brivio preferisce però rifarsi al celebre “no comment”. “Chi sanerà il debito verso le banche (1 miliardo e mezzo di vecchie lire)?” è la richiesta-denuncia fatta (da noi) al primo cittadino. “Risponderemo in base allo stato del bene che ci ritroviamo”, è la replica di Brivio, che precisa: “se l’ipoteca è tarata su un bene che vale trecento e io lo ritrovo a cento, io rispondo di cento”.

Bloccare lo “scambio”, riaprire l’iter partecipativo a favore delle associazioni operanti sul territorio lecchese per l’utilizzo dei 500 metri quadrati di Wall Street, e revocare così il

http://www.quileccolibera.net/2010/07/07/salviamo-wall-street-la-consegna-delle-2390-firme-al-sindaco/17

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“pastrocchio”, sono azioni che l’assessore Donato non prende in considerazione (sarebbero un “comodo ritorno al passato”). Il progetto del centro per anziani a Pescarenico del Consorzio Consolida è già stato avviato ed un’eventuale retromarcia da parte dell’Amministrazione comunale non sarebbe “ben vista”.

Il 16 settembre 2010 un quotidiano locale “scopre” -con qualche ritardo- che sui beni trasferiti al Comune nello scambio contestato in solitudine da Qui Lecco Libera pende una “beffa”. “Lecco, l’ultima beffa della ‘ndrangheta”, e ancora, “un’amara sorpresa”. Di cosa si tratta? Delle ipoteche che gravano sulla pizzeria del Giglio, delle quali il sindaco Brivio e l’assessore Donato hanno contezza da diversi mesi. Ma non c’è nulla di cui stupirsi. È dal 2007, infatti, che tutte le istituzioni lecchesi -Prefettura di Lecco inclusa- sono a conoscenza dei “gravami pendenti” sulla pizzeria di via Ghislanzoni. E la prova viene pubblicata sul nostro sito quello stesso giorno . 18

Era il 13 settembre 2007 quando l’Agenzia del demanio informava l’Amministrazione comunale (allora guidata da Lorenzo Bodega) dell’entità dei “gravami pendenti” sull’immobile del Giglio.

Un estratto della lettera inviata dall’Agenzia del Demanio al Comune di Lecco il 13 settembre 2007

A corredo della corrispondenza tra l’Agenzia del demanio e il Comune di Lecco, pubblichiamo in rete quello stesso 16 settembre 2010 quattro immagini che ritraggono lo stato di abbandono in cui versa ancora Wall Street, nonostante fosse stato destinato da qualche mese ad archivio-deposito della Prefettura e mai -fino a quel momento- realmente utilizzato. Le reazioni allo svelamento del “pacco” rifilato al Comune di Lecco non si fanno attendere. L’autore delle quattro fotografie, membro del nostro gruppo, viene prima convocato in Questura e poi denunciato per “invasione di edifici”.

http://www.quileccolibera.net/2010/09/16/basta-ipocrisie-sullo-scambio-wall-street-giglio/18

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Le fotografie pubblicate sul sito di Qui Lecco Libera il 16 settembre 2010. In alto da sinistra: un bancale di scatoloni visto attraverso la porta d’ingresso di Wall Street, vegetazione infestante nel

cortile della ex pizzeria. In basso: il seminterrato allagato

La denuncia proviene dalla Prefettura di Lecco -e dal suo nuovo inquilino, Marco Valentini-. La vicenda richiama l’attenzione dei quotidiani nazionali . La denuncia, però, 19

non avrà alcun seguito, se non una netta censura dell’atteggiamento prefettizio anche da parte del Partito Democratico.

“Sulla vicenda della pizzeria Wall Street di Lecco la Prefettura ha due responsabilità: la prima nell’aver lasciato che il bene restasse in totale abbandono per più di dieci anni, che è quello che le mafie vogliono, la seconda nel perseguire chi ha segnalato il problema, invece di verificare come rimediare presto e bene a questo errore”, dichiarano il 23 settembre 2010, Laura Garavini, allora capogruppo del Pd nella commissione parlamentare Antimafia, e la deputata lecchese Lucia Codurelli. Commentando la denuncia rivolta dalla Prefettura di Lecco contro chi ha fotografato e pubblicato su un blog delle foto di un bene confiscato a Lecco alla cosca Trovato in condizioni di totale abbandono,

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/21/bene-confiscato-alla-mafia-in-stato-dabbandono-denuncia-lo-scandalo-sul-19

web-e-si-ritrova-indagato/63049/�26

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aggiungono: “Siamo sicure che si tratta di una valutazione errata e che il ministro dell’Interno, Maroni, che ben conosce l’importanza del riutilizzo serio e veloce dei beni confiscati alle mafie, interverrà. Qui lo Stato, i cittadini e le associazioni devono stare dalla stessa parte: l’avversario da denunciare è la mafia, non chi si batte contro le mafie, soprattutto se è un cittadino che ha voglia di cambiare le cose”. Nelle stesse ore, la Prefettura di Lecco, colta in fallo per l’abbandono rinnovato dell’archivio deposito, invia precipitosamente alcuni funzionari presso la ex pizzeria di via Belfiore con il preciso mandato di arredare l’immobile fino ad allora ignorato. A testimoniarlo, ancora una volta, è un nostro video . 20

Nell’ottobre 2010 il Capo di gabinetto della Prefettura di Lecco, Stefano Simeone -uno dei principali artefici e sostenitori dello scambio-, si lascia scappare in un’intervista al quotidiano locale Il Giorno che “difficilmente il Comune di Lecco riuscirà ad entrare in possesso dei due beni ipotecati”. È la conferma delle nostre tesi . 21

Il 26 gennaio 2011 l’annosa vicenda sembra però aver trovato una soluzione. Le ipoteche sarebbero state infatti cancellate. A darne conto è la Prefettura di Lecco che, in un comunicato stampa riguardante la sottoscrizione di un protocollo fra diversi enti per la ridestinazione di un bene confiscato a Torre de’ Busi (LC), sostiene che “sono stati 22

liberati dalle ipoteche che ne impedivano la piena utilizzazione due immobili già destinati al Comune di Lecco, ubicati in via Ghislanzoni ed in via Adamello. Ciò è stato possibile grazie alla volontà di rinuncia degli Istituti Bancari che hanno accolto l'invito del Prefetto di Lecco e del Sindaco di Lecco ad essere parte di un progetto di legalità con il contributo della responsabilità sociale d’impresa”. Ancora una volta, però, la realtà è distante dalle dichiarazioni pubbliche delle istituzioni lecchesi.

Per averne la prova bisogna attendere il mese di luglio dello stesso anno. Leggendo ciò che ha scritto l’allora Segretario comunale Paolo Codarri (in un documento a dir poco “inusuale” per forma e sostanza), veniamo a conoscenza che quanto strombazzato dalle sirene prefettizie è falso: non è vero che tutte le ipoteche sono state cancellate e non è vero che quelle depennate sono tali per cortesia o fairplay bancario o per i buoni uffici di sindaco e prefetto. Esistono ancora delle ipoteche sugli immobili confiscati alla mafia ed in particolare una dal valore di ben 200 milioni di vecchie lire a favore della Finitalia Investimenti srl. Una cifra paragonabile ai 105mila euro che l’amministrazione comunale -con molta meno enfasi rispetto alla vittoria celebrata a gennaio- vuole iscrivere a bilancio per “future necessità”. Come Qui Lecco Libera denunciamo il tutto, pubblicamente. Ma la richiesta di trasparenza e l’attenzione costante verso una gestione corretta dei beni confiscati vengono spacciate per protagonismo. Il 24 luglio 2011, intervistato dal quotidiano “La Provincia di Lecco”, il sindaco Virginio Brivio sostiene addirittura che “[…]

http://www.quileccolibera.net/2010/09/23/wall-street-lavoro-prefetto/20

http://www.quileccolibera.net/2010/10/24/ndrangheta-a-lecco-il-pacco-e-svelato/21

http://www.prefettura.it/lecco/contenuti/4566.htm22

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fino ad oggi la somma non ci era stata richiesta, ora grazie a Qui Lecco Libera che pensa solo alla propria visibilità probabilmente sì”. A rincarare la dose ci pensa l’assessore alle politiche sociali, Ivano Donato: “Con questo atteggiamento Qui Lecco Libera non solo ci farà pagare 100.000 euro di ipoteca ma rischia di farci perdere anche i 200.000 euro di Fondazione Cariplo. […] Questa non è un’associazione che vuole il bene della città, al contrario, cerca solo i riflettori fregandosene delle conseguenze”.

Sordo a ogni invito alla prudenza e autotutela, il 25 luglio 2011 il Consiglio comunale -con la delibera 82 “Beni confiscati ad organizzazioni criminali ex L.575/65 - Convenzione per la realizzazione del progetto ‘Il Giglio: dalla criminalità organizzata alla comunità, la riconversione è possibile’”- ratifica lo scambio già concordato dal commissario prefettizio nel gennaio 2010.

Un mese più tardi, il 23 agosto 2011, Il Fatto Quotidiano dedica un articolo alla “vicenda lecchese” . Il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, difende l’operato del prefetto di Lecco 23

Valentini e azzarda una stima degli elevati costi di ristrutturazione di Wall Street -senza però avere tra le mani alcuna pezza d’appoggio-: “Il prefetto Marco Valentini è molto impegnato nella lotta alle mafie e posso dire con certezza che anche la Wall Street sarà recuperata in tempi brevi”, dice Brivio al Fatto nel 2011. “A Lecco è in corso la costruzione della nuova Prefettura con molto più spazio a disposizione, anche per l’archivio. Entro due anni la nuova sede sarà terminata e questo darà una nuova opportunità di utilizzo per la Wall Street. Inoltre ribadisco che a fronte dell’assenza di ipoteche la ristrutturazione dell’immobile di via Belfiore sarebbe costata circa un milione di euro, il doppio di quello che costa risistemare gli altri due immobili”. Un milione di euro, una cifra da tenere a mente.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/23/lecco-una-svolta-nella-storia-infinita-agli-anziani-la-pizzeria-del-boss-trovato/23

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2012 - 2015

La nuova vita di Wall Street

Abbiamo lasciato Wall Street nelle mani della Prefettura, in virtù dello “scambio” maturato tra il 2009 e il 2010 che il Comune di Lecco non ha mai messo in discussione. Dall’estate 2011 saltiamo all’11 aprile 2012. Quel giorno un comunicato stampa firmato dal Comune di Lecco e dalla Prefettura dà conto di un avvenuto incontro presso il Nucleo di supporto dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata durante il quale l’associazione Libera avrebbe illustrato “un’ipotesi progettuale per una nuova destinazione dell’immobile ex pizzeria ‘Wall Street’ che prevede la realizzazione di una pizzeria della legalità da destinare anche a centro per la promozione della cultura antimafia e la diffusione dei prodotti provenienti dalle terre confiscate” . 24

Dopo 16 anni di silenzio ed abbandono la pizzeria Wall Street, emblema della presenza mafiosa sul territorio lecchese, sembrerebbe smettere i panni di mero deposito prefettizio per diventare “pizzeria della legalità”; peccato che questa ipotesi -stando allo stesso comunicato- sarebbe “maturata sulla base di contatti informali nel corso dei quali sia la Prefettura che il Comune avevano manifestato l’intento condiviso di percorrere il necessario iter procedurale per la valutazione della proposta, finalizzato alla sua eventuale realizzazione”. Un’ipotesi che parrebbe allora già instradata verso un’assegnazione definitiva. Un patto d’onore “informale”, dimentico, tra l’altro, della raccolta di 2.390 firme di altrettanti cittadini che chiedevano la restituzione alla collettività dei beni confiscati. Tutto ciò quando ancora presso il Comune di Lecco si considerava come unica soluzione per Wall Street quella di deposito della Prefettura. Un patto che, secondo quanto emerge in quei giorni, non concepisce nemmeno un bando trasparente e aperto alla Città.

Il giorno dopo la pubblicazione del comunicato stampa citato, Nando Dalla Chiesa, sociologo, presidente onorario di Libera, è ospite a Valmadrera (LC) per un incontro aperto alla cittadinanza. Durante la serata, in risposta ad una nostra esplicita richiesta, spende parole nette a favore di un percorso pubblico, trasparente e partecipato nell’iter di assegnazione del bene Wall Street, dichiarando: “va fatto un bando”. E ancora: “No alla contrattazione con singole associazioni, sì a processi aperti e condivisi. L’Amministrazione deve avere una sua idea ma i progetti vanno valutati fuori da logiche clientelari”.

http://www.quileccolibera.net/2012/04/12/wall-street-nemmeno-la-decenza-di-un-bando/24

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E infine: “Non esistono rendite di posizione. Bisogna ripensare una certa cultura dell’antimafia fuori da desideri di carriera”. La sua presa di posizione è incoraggiante.

L’aprile del 2012 è un mese ricco di avvenimenti, e il giorno 16 il sindaco Virginio Brivio, rispondendo a una domanda posta durante il Consiglio comunale, smentisce l’assegnazione a tavolino a Libera e rassicura circa la procedura ad evidenza pubblica.

Trascorre l’estate. Il 29 settembre 2012 il Tg regionale di Rai3 dedica un servizio ai beni confiscati al clan Trovato e alle vicende dell’ex pizzeria di via Belfiore . Dal girato 25

emergono alcuni passaggi poco chiari: si parla infatti di un “accordo (delle istituzioni, nda) con l’associazione Libera per riaprire la pizzeria a piano terra usando, una volta avviata l’attività, prodotti coltivati nelle terre confiscate alla mafia”. Un “accordo”, quindi, e non un bando, come invece promesso da Brivio pochi mesi prima. Da quel che è dato sapere, l’opzione del bando, pur assicurata pubblicamente dal sindaco e dal coordinatore provinciale di Libera, Paolo Cereda, pare all’epoca aver ceduto il passo.

Tutto tace, finisce un anno e ne inizia un altro, e le istituzioni si fanno risentire il 19 marzo 2013, quando il consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati delibera all’unanimità di procedere a nuova destinazione d’uso del bene situato in via Belfiore a Lecco. In risposta all’iniziativa dell’Agenzia, il Comune di Lecco, nella persona del sindaco Brivio, invia il 15 aprile 2013 una lettera all’Agenzia nazionale dei beni confiscati, indicando in oggetto la richiesta di assegnazione al Comune stesso della “Pizzeria Wall Street” per il riutilizzo con finalità sociali del bene. Questa è la sesta proposta di utilizzo formulata nella storia della confisca di Wall Street. Nella missiva dell’amministrazione comunale si legge che “nel corso della riunione del Nucleo di supporto tenutasi in data 6 marzo 2013, in rapporto alla proposta di destinazione del bene [...] ha evidenziato (il Comune nda) l’importanza che per la Città di Lecco potrà assumere la realizzazione del Progetto oggetto di uno studio di fattibilità prodotto dal Coordinamento Lombardo dell’Associazione LIBERA”. La lettera termina precisando che l’assegnazione “a realtà gestionale” sarà individuata mediante procedura di evidenza pubblica, un bando.

Intanto il bene confiscato di via Belfiore continua a versare in pessime condizioni, come documentato anche il 15 maggio 2013 . 26

Il 29 maggio 2013 è un’altra tappa fondamentale. Quel giorno, infatti, giunge il Decreto di destinazione dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, dentro il quale è ufficializzata la revoca del decreto di destinazione che il 18 dicembre 2009 aveva assegnato alla Prefettura di Lecco l’immobile. Il trasferimento al Comune -che ne aveva fatto richiesta proprio il 15 aprile di quell’anno- è così perfezionato.

http://www.quileccolibera.net/2012/09/30/wall-street-sul-tg-regionale-qualche-puntualizzazione/25

http://www.quileccolibera.net/2013/05/15/wall-street-il-bene-confiscato-abbandonato/26

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Una decisione maturata a tre anni e mezzo di distanza dal controverso “scambio” di Wall Street con la ex pizzeria Giglio e l’appartamento di viale Adamello tra Prefettura e Comune.

Nel comunicato stampa che rende conto del trasferimento dell’immobile di via Belfiore al Comune di Lecco, l’Agenzia nazionale sottolinea che “grazie alla collaborazione avviata tra l’Agenzia, la Prefettura di Lecco, il Comune e l’Associazione Libera il bene, avente un elevato valore simbolico in quanto utilizzato per anni come centro degli interessi criminali della famiglia sopraindicata (Trovato, nda), sarà restituito alla collettività ed utilizzato per finalità sociali, sulla base di un progetto di riqualificazione territoriale presentato da ‘Libera’, che prevede la realizzazione di uno spazio culturale nel quale promuovere ‘i saperi ed i sapori della legalità’” . 27

L’assegnazione di Wall Street a Libera senza bando pare dunque confermata, disattendendo -in quella fase- le promesse fatte pubblicamente.

Smentito dai fatti, il sindaco di Lecco è così costretto -il 30 maggio 2013- a correggere il tiro attraverso un’intervista sul quotidiano locale La Provincia di Lecco. “Ora l’assegnazione avverrà tramite bando -dichiara- seppur l’oggetto sarà ben preciso” . 28

Se le condizioni di una gara vengono tratteggiate su un binario già concordato, però, è chiaro che il senso di un concorso di idee e contenuti è viziato all’origine. Nessuno, infatti, ha coinvolto la cittadinanza, le associazioni attive, il rione interessato. Nemmeno il Consiglio comunale ha mai potuto (e voluto) spendere fino a quel momento una parola sul futuro di Wall Street. L’interlocutore unico è stata la rappresentanza lecchese di Libera, a cui il Comune di Lecco ha delegato in bianco la redazione di un progetto di “pizzeria della legalità” che non è mai stato reso fruibile, integrabile, eventualmente migliorabile. Come se il soggetto, individuato senza gara e senza alcun concorso di idee, avesse una sorta di diritto di prelazione rispetto al territorio.

http://www.quileccolibera.net/2013/05/29/wall-street-al-comune-e-libera-senza-gara/27

Wall Street, pizzeria della legalità - La Provincia di Lecco, 30 maggio 201328

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Diventa a quel punto fondamentale leggere il progetto di Libera, che fino ad allora è rimasto come detto sconosciuto alla pubblica opinione. Per questo, nel maggio 2013, chiediamo di poterne prendere visione, nonché di leggere i verbali delle riunioni del Nucleo di supporto dove sarebbe emersa la citata “concreta ipotesi progettuale”. La risposta della succursale di Libera alla nostra richiesta è emblematica: “Le allego l'articolo apparso sul quotidiano La Provincia di Lecco il 31/05, in cui ci sono le risposte che cerca, in modo sintetico ma chiaro -scriverà di lì a poco in una mail il rappresentante territoriale, aggiungendo- […] Noi siamo a disposizione di tutti coloro che vogliono lavorare concretamente per la realizzazione di questo progetto. Lasciamo invece perdere i professionisti delle polemiche sterili e gli specialisti della ‘scontentezza’”.

Nell’articolo allegato, Paolo Cereda spiegava che “Per prima cosa la scelta di destinare l’ex ristorante a una pizzeria della legalità non è stata di Libera ma dell’ex prefetto Valentini che l’aveva lanciata già due anni fa. E dopo anni di progetti andati in fumo in cui si è pensato di fare di tutto e non è stato realizzato niente, quella era sembrata l’idea più giusta per un locale che è stato simbolo delle mafie. E questo, senza bisogno di concorsi di idee visto che di idee ce ne erano già state tante e tutte irrealizzate, è sembrato il più adeguato” . 29

Ciò che non emerge dal semplicistico quadro ricostruito -non per mala fede ma per scarsa conoscenza della problematica da parte dell’interessato- è che negli anni precedenti sindaci, dirigenti e assessori, compresi prefetti, avevano più volte opposto incredibili alibi a chiunque avesse chiesto la revoca del contestato scambio di beni avvenuto a cavallo tra il 2009 e il 2010. Tra questi, era stato opposto anche lo spauracchio dei “costi elevati” (si pensi a Brivio e al mai verificato “milione di euro” stimato per ristrutturare l’immobile nell’agosto 2011) e di una struttura definita “inadatta ad assolvere finalità sociali”. Non si capisce come mai, ai primi di giugno 2013, tutto sia magicamente diventato realizzabile.

La pizzeria della legalità. Il progetto e le speranze - La Provincia di Lecco, 31 maggio 201329

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Resta in ogni caso senza spiegazione la scelta istituzionale di rivolgersi ad una sola associazione, senza concepire fin da subito un bando pubblico per l’affidamento della ristrutturazione e gestione dell’immobile. Il tutto nonostante l’interesse della cittadinanza, dimostrato dalla raccolta di 2.390 firme in calce alla petizione “Salviamo Wall Street”. L’11 giugno 2013, il sindaco Brivio ci riceve nel suo studio. Una settimana prima, infatti, avevamo inoltrato un’istanza alla Giunta lecchese chiedendo di poter aver accesso ai verbali delle riunioni del Nucleo di supporto dove sarebbe maturata l’opzione dell’assegnazione a Libera e il fantomatico progetto elaborato dalla stessa associazione.

Dato che Libera continuava a rifiutarsi di renderla pubblica, il primo cittadino ci consegna copia dell’elaborato. A partire da quel giorno la città ha così finalmente la possibilità di accedere alla “scheda progettuale” messa a punto dall’associazione per la destinazione di Wall Street.

Il frontespizio della scheda progettuale “I sapori e i saperi della legalità” di Libera

In occasione dell’incontro, il sindaco di Lecco -che riconosce la “auto candidatura” di Libera alla predisposizione del progetto su cui dovrà essere poi costruito il bando di gara- giustifica il mancato coinvolgimento della Città adducendo motivi di tempo. Secondo Brivio, nell’aprile 2012 -periodo in cui ha preso forma l’ipotesi abbozzata da Libera-, si sarebbe corso il concreto rischio che Wall Street diventasse ufficio della Commissione tributaria, che aveva a sua volta necessità di dismettere affitti onerosi spostandosi in un bene pubblico. Per questa urgenza, quindi, il concorso di idee aperto e allargato avrebbe ceduto il passo ai “contatti informali” citati nel comunicato stampa della Prefettura di Lecco dell’11 aprile 2012. La fretta -di per sé inaccettabile visti gli anni trascorsi- avrebbe fatto ricadere la scelta su Libera, che proprio il 7 aprile 2012 depositava il progetto. Il principale sostenitore dell’operazione fu l’ex prefetto Marco Valentini, sostituito nel frattempo da Antonia Bellomo.

C’è un altro problema: all’interno del coordinamento lecchese di Libera c’erano (e ci sono tutt'ora) soggetti potenzialmente interessati a concorrere al bando per la ristrutturazione e/o gestione del bene (come il Consorzio Consolida, già impegnato in progetti analoghi). Posto di fronte all’ipotesi, il sindaco non rileva però allora alcun motivo di preoccupazione. Come detto, il progetto di Libera è da quel momento consultabile . Leggendolo si può 30

constatare che il tutto è contenuto in sole sette pagine, prive di cifre, elaborati, un piano economico e finanziario. L’unica certezza è la presenza del punto vendita dei prodotti dell’associazione -come anticipato dagli interessati nel già citato servizio del Tg regionale

http://www.quileccolibera.net/2013/06/12/il-futuro-di-wall-street-lincontro-con-il-sindaco-brivio/30

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del settembre 2012- e la golden share detenuta da Libera nei confronti dei soggetti ritenuti idonei a poter in futuro prender parte alla vita sociale di quel luogo (“la Wall Street -si legge infatti a pagina 6 del progetto- potrà utilmente essere aperta a eventi di carattere regionale e nazionale collegati alla rete di Libera”). Emerge anche qualche scivolone, riconosciuto peraltro dallo stesso sindaco, come l’avviso pubblico per l’individuazione del soggetto gestore cui dare vita “in accordo con il Comune di Lecco” (pagina 4). Com’è noto, è quest’ultimo l’unico soggetto delegato a prendere decisioni del genere, senz’alcun coinvolgimento o nulla osta degli autori del cosiddetto progetto. L’iter procedurale che si profila per Wall Street resta comunque in salita. “Noi ci ragioneremo quando la Prefettura lo libererà”, sostiene Brivio in quell’occasione. Il termine della consegna dell’immobile da parte della Prefettura dovrebbe infatti scadere entro l’ormai prossimo agosto 2013. Da lì, “dovremo metterlo a posto”, anche se tra risorse (“forti criticità di natura economica”, dice Brivio) e valutazioni sui costi di ristrutturazione (si va da mezzo milione a un milione di euro) regna la confusione.

A differenza del progetto di Libera (ottenuto dopo numerose richieste), i verbali delle riunioni del Nucleo di supporto di Lecco istituito presso la Prefettura non vengono ancora resi pubblici.

Al termine dell’incontro sullo stato dell’arte dei beni confiscati in città, il sindaco ci saluta così: “Accettate il giudizio di un appestato, questo risultato (la destinazione al Comune della pizzeria confiscata alla ‘ndrangheta lecchese chiamata Wall Street e disposta lo scorso 29 maggio dall’Agenzia Nazionale per i beni confiscati, dopo 17 anni di sostanziale abbandono, nda) è stato raggiunto anche grazie al vostro operato”.

Due giorni dopo l’incontro con il sindaco, il 13 giugno 2013, torniamo a fare istanza alla Giunta di Lecco chiedendo di poter effettuare un sopralluogo in via Belfiore, al fine di verificare le condizioni dell’immobile.

Intanto, il 18 giugno 2013, l’Agenzia del demanio richiede con una nota alla Prefettura la sottoscrizione del verbale di dismissione dell’immobile di via Belfiore, previa liberazione dei locali. L’atto è necessario per poter poi procedere alla revoca definitiva del decreto di destinazione che lo aveva assegnato, nel dicembre 2009, alla Prefettura di Lecco, e completare così il passaggio al Comune.

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L’11 luglio 2013 l’Amministrazione comunale rigetta la nostra istanza perché “l’immobile non è ancora entrato formalmente in possesso dell’amministrazione comunale”.

Nel frattempo c’è di mezzo il mese di agosto e il 18, attraverso nuove fotografie frutto di nuovo sopralluogo non autorizzato, torniamo a mostrare l’abbandono della ex pizzeria di via Belfiore, che pure era rientrata, teoricamente, nella disponibilità del Comune di Lecco. Le fotografie scattate e visibili sul nostro sito mostrano le condizioni di degrado in cui 31

versa ancora una volta Wall Street nonostante, da lì a pochi giorni, ne fosse prevista l’apertura simbolica per un estemporaneo “aperitivo della legalità” organizzato da Libera.

Il 27 settembre 2013 scriviamo al nuovo prefetto di Lecco, Antonia Bellomo, per chiedere di poter effettuare un sopralluogo accompagnati a Wall Street. La replica è il silenzio, e così l’istanza viene ribadita il 21 ottobre successivo. “L’obbiettivo -scrivevamo al prefetto- è quello di raccogliere quante più informazioni (ad esempio di tipo strutturale) e di tempistiche per il cambio di proprietà del bene per poter conseguentemente contribuire alla presentazione di proposte, da inserire nelle linee guida, per la stesura del progetto definitivo sulla base della scheda progettuale preliminare messa a punto dall’associazione Libera, datata 7 aprile 2012. Il metodo con cui si è giunti all'indicazione del progetto preliminare (generica e per questo ampiamente integrabile), consentono -e a parere di chi scrive, comportano- il rafforzamento del processo partecipativo cui avremmo piacere a prendere attivamente parte”.

Arriva così il mese di gennaio 2014, il ventesimo anno dalla prima confisca di Wall Street. Il 29 siamo costretti nuovamente a rivolgere un’istanza alla Giunta comunale di Lecco richiedendo il nulla osta per l’accesso alla struttura confiscata, o gli estremi legislativi che lo impediscano. L’allungamento dei tempi ci preoccupa. Secondo il codice di leggi antimafia , infatti, “Se entro un anno l’Ente territoriale non ha provveduto alla 32

destinazione del bene, l’Agenzia dispone la revoca del trasferimento”. L’assegnazione è quindi a rischio. Il 17 febbraio 2014 il sindaco Brivio ribadisce che il “Comune non ha ancora preso effettivamente in carico il bene” non possedendo, tra l’altro, “materialmente le chiavi”. Il 21 febbraio, quando sono trascorsi ormai 9 mesi dall’assegnazione del bene al Comune , 33

la Prefettura di Lecco annuncia pubblicamente che, entro fine marzo, l’archivio-deposito sarebbe stato spostato. Sono passati ormai quattro anni dallo “scambio”. Dato il “colpo” battuto dall’inquilino di Corso Promessi Sposi, decidiamo di sollecitare la risposta della Prefettura di Lecco, riformulando le precedenti missive del 27 settembre 2013 (richiesta di sopralluogo) e del 21 ottobre 2013 (richiesta di sopralluogo e incontro),

http://www.quileccolibera.net/2013/08/19/wall-street-cosi-come/31

articolo 48 comma 3 lettera c)32

Attraverso il già citato decreto di destinazione del 29 maggio 2013 firmato dal direttore dell’Agenzia nazionale dei beni 33

confiscati che prevedeva il trasferimento dell’immobile dalla Prefettura di Lecco al patrimonio indisponibile del Comune capoluogo, revocando il precedente decreto del 18 dicembre 2009

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mettendo questa volta in copia per conoscenza il ministero dell’Interno e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati (sede di Milano). Da questo momento il dibattito pubblico torna silente. Ma è nel silenzio che i contatti istituzionali riprendono, coinvolgendo direttamente la Regione.

Il 10 marzo 2014, al riparo dall’attenzione pubblica, il prefetto di Lecco e il sindaco inoltrano al presidente Roberto Maroni un’istanza di interessamento per un “intervento morale ed economico di Regione Lombardia nel percorso di recupero della pizzeria Wall Street” affinché questi “preveda anche un ruolo operativo dell’ALER territoriale nella fase di ristrutturazione del bene”. In questo momento che l’Aler, su indicazione delle istituzioni del territorio, assume un ruolo determinante per le sorti di Wall Street. Il 12 marzo il sindaco trasmette al presidente dell’Aler di Bergamo, Lecco e Sondrio, copia della richiesta del contributo trasmessa al presidente della Regione per “opportuna collaborazione”. Lo stesso giorno, il sindaco e il prefetto di Lecco presentano una richiesta di contributo e sostegno economico alla Fondazione Cariplo . 34

Il 18 dello stesso mese viene presentata una mozione di invito alla Giunta Regionale -già approvata dal Consiglio- “a porre in essere e sostenere iniziative volte al recupero dell’area dell’ex pizzeria Wall Street”. Il giorno dopo, presso la Prefettura di Lecco, si tiene una conferenza dei servizi finalizzata all’approvazione del progetto. Tre giorni dopo, il Gruppo di lavoro sui beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata della Regione approva la destinazione di 400mila euro al recupero strutturale e funzionale dell’immobile “ex pizzeria Wall Street”. Ed è allora che il sindaco di Lecco chiede di organizzare un incontro tecnico per concordare e definire le modalità di attuazione del progetto.

Il 28 marzo la “riunione operativa” si è tenuta e l’Aler pubblica un comunicato stampa nel quale dà conto della nascita di un “tavolo di coordinamento” del progetto “I sapori e i saperi della Legalità” attraverso il quale dovrebbe prendere forma, a vent’anni dalla prima confisca, il riutilizzo a fini sociali dello stabile di via Belfiore . Il progetto è suddiviso in 35

due fasi: la prima prevede la ristrutturazione e messa a norma degli spazi, la seconda la costituzione di una cooperativa nella quale dovrebbero confluire i vincitori del bando di evidenza pubblica che verrà approntato per l’acquisizione delle professionalità necessarie e la gestione dei locali. Incaricata di riqualificare gli spazi (circa 240 metri quadrati su tre livelli cui si aggiunge un piano sotterraneo), per la quale la Regione avrebbe già messo a disposizione 400mila euro, come detto, è la stessa Aler. L’importo complessivo della riqualificazione ammonta a 700mila euro. A breve, si legge sempre nel comunicato, l’impegno dell’Aler “sarà formalizzato [...] in un protocollo d’intesa con il Prefetto e il Sindaco”.

nota protocollata 1471534

http://www.aler.lecco.it/news_allegati/Comunicato_Stampa28.03.14_Wall%20Street.pdf35

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La seconda fase, quella della gestione, viene definita da Giuseppe Giuffrida, referente dei beni confiscati Libera Lombardia, come la “più delicata”, e prevede appunto la costituzione della cooperativa.  Il locale -viene detto all’epoca- avrà una capacità ricettiva di circa 50 posti e prevederà uno spazio per iniziative di carattere culturale per i giovani (locali prove per giovani band musicali). Aler Lecco garantisce per conto proprio “massima attenzione e celerità nella realizzazione dell’opera”. Tra i membri del neonato tavolo di coordinamento ci sono Paolo Cereda, coordinatore di Libera Lecco, Marina Panzeri del settore Politiche sociali, per conto del Comune, Lorenzo Frigerio, capo redattore di Libera Informazione e già referente regionale di Libera, e Gaspare Ravizza, responsabile del progetto. Il protocollo d’intesa, però, non viene ancora reso noto.

Il 2 aprile 2014 vengono arrestate dieci persone in provincia di Lecco nell’ambito dell’inchiesta denominata “Metastasi” condotta dalla direzione antimafia della Procura di Milano . Tra queste c’è anche l’allora sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi (Pd), e un 36

consigliere comunale di Lecco eletto nel marzo 2010 nelle liste del Partito democratico, Ernesto Palermo. Tra i fatti al centro dell’indagine c’è anche la vicenda del cosiddetto lido di Parè -a Valmadrera-, appetito -secondo l’accusa- da presunti appartenenti al clan Trovato, oggetto di una supposta turbativa d’asta. A questo proposito, nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione, il giudice per le indagini preliminari riserva un giudizio molto pesante a carico del sindaco di Lecco Virginio Brivio: “[…] Appare allarmante anche se allo stato privo di rilievo penale il comportamento del Sindaco di Lecco Brivio Virginio; questi, senza avere dirette competenze istituzionali e ben consapevole dei collegamenti mafiosi prospettati a carico dei privati coinvolti , attraverso i descritti contatti con Palermo Ernesto, Redaelli Antonello e Rusconi Marco cerca di raggiungere con la sua mediazione un compromesso economico tra i primi e il Comune di Valmadrera” . 37

È in questo clima turbato che la ridestinazione di Wall Street diventa un obiettivo fondamentale per chi ha necessità di ricostruire la propria verginità politica ed elettorale. Nel mese di aprile, a cinque anni dalla contestata decisione di trasformare Wall Street in un archivio deposito, la Prefettura di Lecco ne libera finalmente i locali. L’11 aprile, a giochi fatti, l’istituzione guidata pro tempore dal prefetto Bellomo, ci permette così di effettuare il sopralluogo richiesto otto mesi prima. A pesare sul consenso prefettizio è stata la segnalazione formale  al ministero dell’Interno. Come è nostra prassi, le condizioni aggiornate di Wall Street sono restituite alla città attraverso un video caricato in rete . 38

Trascorre poco più di un mese e il 17 maggio il sindaco di Lecco Virginio Brivio rigetta la nostra richiesta di pubblicazione del Protocollo d’intesa annunciato dall’Aler a marzo per le

Per la ricostruzione puntuale della vicenda “Metastasi” rimandiamo alla ricostruzione fatta sul sito di Qui Lecco Libera36

http://www.quileccolibera.net/2014/09/03/metastasi-e-la-soddisfazione-di-virginio-brivio/37

http://www.quileccolibera.net/2014/04/24/la-rinascita-trasparente-di-wall-street/38

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nuovi sorti di Wall Street stipulato da Regione Lombardia, Comune di Lecco e Prefettura. È in fase di conclusione, spiega Brivio, e “sarà reso noto nelle competenti sedi istituzionali dopo esser stato condiviso dagli enti aderenti”. Nell’ambito del protocollo, prosegue il sindaco, “si provvederà ad individuare Aler quale azienda che si occuperà di curare il solo rifacimento della parte strutturale dell’immobile”. “Diversa è invece la questione gestionale”, scrive, la cui definizione viene “rinviata a un momento successivo”. Il costo dei lavori è quello della “stima preliminare allegata allo studio di fattibilità promosso dal Coordinamento Regionale di Libera e recepito dal Nucleo di Supporto Beni Sequestrati e Confiscati alla Mafia presso la Prefettura di Lecco”. Per le risorse sarebbero in corso allora contatti con la Regione, che assicura la propria disponibilità a coprire il 50% dei costi, e con Fondazione Cariplo, nei confronti della quale si rimane in attesa “di riscontro”. “A ciò va aggiunta una parte di risorse stanziate direttamente dal Comune di Lecco a carico del proprio bilancio”. Solo un giorno prima della replica di Brivio, il 16 maggio 2014, è arrivata la prima e determinante parte dei finanziamenti necessari: la Giunta regionale delibera “di stabilire in euro 400mila il concorso di Regione Lombardia alle spese dirette agli interventi necessari per la destinazione e l’utilizzo a fini sociali dell’immobile” di via Belfiore . 39

Il frontespizio della delibera della Giunta regionale che il 16 maggio 2014 sblocca i primi 400mila euro per il progetto di “pizzeria della legalità” messo a punto, in solitaria, da Libera

Pochi giorni dopo, il 20 maggio, il Consiglio comunale di Lecco approva a sua volta la delibera “Beni confiscati ad organizzazioni criminali. Protocollo d'intesa sulla destinazione e sull'utilizzo a fini sociali dell'immobile sito in Via Belfiore 1. Approvazione progetto ‘Wall Street Lecco. I sapori e i saperi della legalità’”. Dell’ex pizzeria confiscata al clan Trovato “Wall Street” e il relativo progetto “Wall Street Lecco. I sapori e i saperi della legalità” elaborato da Libera. I favorevoli sono 24, i contrari 3 e gli astenuti 5. Ci sono voluti due anni perché il contenuto del “progetto” di Libera giungesse all’attenzione del Consiglio comunale, prima ancora peraltro della Commissione competente. La fretta, fatta dipendere dall’Amministrazione addirittura all’imminente arrivo di Expo 2015, ha disinnescato un’altra volta ogni forma di partecipazione migliorativa.

n. X/182839

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Il progetto presentato da Libera -e allegato alla delibera votata dal Consiglio comunale- prevede una spesa complessiva per “recupero strutturale e funzionale” della ex pizzeria di via Belfiore pari a 682mila euro. La Regione Lombardia s’impegna a contribuire per 400mila euro, il Comune con altri 100mila e il resto risulta a carico a privati o altri soggetti da reperire durante il percorso (ad esempio Fondazione Cariplo). Queste risorse dovrebbero ricadere nel capitolo “ristrutturazione” -di cui si occuperà Aler- con il preciso mandato di rendere agibile l’immobile e consegnarlo, come si legge nel Protocollo e nella proposta di delibera, entro maggio/giugno 2015 agli eventuali gestori individuati mediante procedura di evidenza pubblica.

In realtà, quei 682mila euro -frutto di una perizia assegnata a una serie di soggetti del tutto estranei a qualsiasi mandato del Consiglio comunale di Lecco e sulla cui congruità manca peraltro una certificazione degli uffici tecnici competenti del municipio- non si limitano a rispondere alla citata ristrutturazione, ma comprendono anche spese collegate ad un aspetto di natura puramente gestionale. Ne è un esempio il fatto che a proposito delle spese per gli arredi (15 tavoli, un bancone bar per 56mila euro circa dei 682mila complessivi), gli autori della relazione tecnica allegata al progetto di Libera (da questa incaricati) abbiano scritto che: “Le sale di sosta hanno dimensioni tali da poter essere utilizzate fino a circa 100 persone, la cucina potrebbe essere dimensionata per lo stesso numero di clienti, per contro la mancanza di dispensa adeguata e confinante, sommata alle esigenze di Libera (preparazione di pizze da asporto) consiglia in questa prima fase di orientarsi verso dimensionamento per circa 50 clienti”. Il progetto di ristrutturazione, che dovrebbe per sua natura essere slegato da aspetti collegati a ipotesi gestionali (Libera ha da sempre dichiarato la sua estraneità), contempla invece “esigenze” distinte da quelle del Comune di Lecco, l’unico soggetto titolato (in teoria) ad immaginarsi un futuro per Wall Street.

Questa sovrapposizione tra operatore privato, ente pubblico, autore del progetto e potenziale gestore (o interessato alla gestione), emerge anche nel passaggio in cui si preannuncia l’intento di voler “utilizzare i prodotti delle cooperative […] con il marchio di qualità nella legalità ‘Libera Terra’”.

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Il Comune di Lecco affida all’Aler l’incarico di predisporre il progetto preliminare, definitivo ed esecutivo per il recupero strutturale e funzionale della pizzeria. La filiera prevede che il progetto debba essere valutato e approvato dalla Giunta. Inoltre, è in capo all’Aler la predisposizione del Piano economico e finanziario dell’intervento, recante le quote di pertinenza della Regione, la parte di cofinanziamento del Comune e quella di enti, aziende, fondazioni o privati. Il primo passo dell’iter previsto dall’ormai reso pubblico protocollo d’intesa è la consegna “entro il mese di Giugno 2014” del citato progetto definitivo con tanto di piano finanziario al Comune di Lecco. I termini sono chiari anche riguardo ai tempi di programmazione e realizzazione dell’intervento, che sempre il protocollo d’intesa stabilisce dover essere comunicati dall’Aler entro 7 giorni dalla sottoscrizione (avvenuta il successivo 26 giugno 2014). Tra i punti dell’accordo c’è anche una parte dedicata all’associazione Libera, la quale “in ragione della sua presenza quale componente del Nucleo di Supporto dell’Agenzia Nazionale presso la Prefettura di Lecco”, si impegna a “collaborare nella ricerca di risorse (economiche, professionali e tecniche), assicurare tutte le attività di animazione territoriale e promozione del progetto, promuovere il valore dell’esperienza del riutilizzo ai fini sociali e produttivi dei beni confiscati alle mafie”.

Il 26 giugno 2014 è il giorno della sottoscrizione del protocollo d’intesa “per la ristrutturazione dell'immobile restituito alla comunità, per i ‘sapori e i saperi della legalità’” . Ad apporre la propria firma nei locali dell’immobile di via Belfiore sono il 40

presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il sindaco di Lecco Virginio Brivio, il prefetto Antonella (o Antonia) Bellomo, il Commissario straordinario di Aler Bergamo-Lecco-Sondrio Luigi Mendolicchio e il coordinatore nazionale di Libera Enrico Fontana. “Questo atto -si legge nel comunicato diramato dall’Amministrazione comunale - non è 41

certo il punto d'arrivo nella realizzazione del progetto ma è un traguardo importante nella lotta alle mafie”.

http://www.comune.lecco.it/resources/news/N146d6a4bfb2d7398687/N146d6a4bfb2d7398687/40

protocollo_pizzeria_legalita__exWallStreet_con_firme_Lecco_2014.06.26.pdf

http://www.comune.lecco.it/sel-news.jhtml?param1_1=N146d6a4bfb2d739868741

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Soltanto il 18 luglio 2014 viene sottoscritto il verbale di consegna dell’immobile di via Belfiore tra il Comune di Lecco e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata . 42

A un mese dalla sottoscrizione del protocollo d’intesa sulla destinazione e sull’utilizzo a fini sociali dell’immobile Wall Street confiscato al clan Trovato, però, la presunta “rinascita” dell’immobile sconta l’ennesimo ritardo. Infatti, nonostante lo stesso protocollo prevedesse “entro il mese di Giugno 2014” la consegna al Comune di Lecco del progetto definitivo con tanto di piano finanziario da parte dell’Aler, al 24 luglio dello stesso anno, 24 giorni dopo la scadenza del termine per la presentazione del progetto, il sindaco di Lecco risponde a una nostra precisa richiesta in tal senso comunicando “che sono in corso i necessari approfondimenti da parte del Nucleo di supporto e di rilievi da parte di Aler Lecco per la predisposizione del progetto di ristrutturazione dell’immobile […] Appena pronto, il progetto sarà sottoposto alla Giunta comunale, che esprimerà un parere con atto deliberativo”. Di fatto il progetto non è pronto e l’iter a tappe forzate indicato a fine giugno da Maroni e dal sindaco di Lecco risulta già disatteso. Un paradosso visto che sono trascorsi oltre due anni dalla concordata assegnazione.

Il 15 settembre, inoltre, Wall Street viene definitivamente acquisita al patrimonio indisponibile del Comune di Lecco attraverso una delibera votata in Consiglio comunale . 43

Non è finita. Il 18 settembre la Giunta comunale guidata da Brivio esprime con delibera il “parere favorevole” su mere “ipotesi progettuali”, che non vengono nemmeno pubblicate in rete (sul sito del Comune di Lecco, alla voce “atti amministrativi” si legge ancora oggi “Allegati solo in formato cartaceo depositati Ufficio Segreteria Organi Istituzionali”) . 44

Le recuperiamo così a nostre spese e, dopo averle consultate, decidiamo di pubblicarle integralmente (per quanto possibile, trattandosi di elaborati cartacei di grande formato). 45

prot. comunale n. 42013 del 18.07.201442

http://www.comune.lecco.it/resources/docinf/N143ddb3e1d5d4c4f813/43

N143ddb3e1d5d4c4f813/55_Acquisizione_patrimonio_Wall_Street.pdf

http://www.comune.lecco.it/resources/docinf/N1492dde64402d0265d7/N1492dde64402d0265d7/44

N._164_del_18.9.2014_proposta_progettuale_immobile_via_belfiore.pdf

http://issuu.com/duccio4/docs/progetto_ws45

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Seppur sprovviste del piano finanziario e del piano di programmazione degli interventi (entrambi previsti nel protocollo), la Giunta comunale decide di riconoscere comunque il nulla osta alle carte presentate in ritardo dall’Aler. Dall’analisi degli elaborati grafici, però, emerge che il “progetto” prevede la realizzazione di una pizzeria da 164 coperti, un bancone bar ed una saletta “pluriuso”. La metratura è così dedicata in gran parte alla pizzeria, sminuendo fortemente il significato del “riutilizzo sociale” collettivo di Wall Street. Alla faccia di quello “spazio culturale” immaginato dall’Agenzia nazionale all’epoca della destinazione dell’immobile al patrimonio comunale. C’è di più: confrontando il “progetto” di Libera con l’incompleto “progetto preliminare” dell’Aler salta agli occhi un contrasto netto. Stando infatti a quanto indicato nel progetto sul quale è stato incardinato il protocollo di intesa che dettava tempi e modalità ad Aler nella redazione del progetto, i coperti della “nuova” Wall Street sarebbero dovuti essere non più di 50. Prova ne sono quei 25mila euro inseriti nel computo metrico estimativo necessari per la “fornitura e posa di cucina per 50 coperti”. Meno di un terzo dei 164 posti previsti nel “progetto” dell’Aler.

La domanda che sorge allora spontanea è la seguente: quanto inciderà sulla spesa complessiva del progetto l’incremento dei coperti dai 50 previsti -e approvati dal Consiglio comunale- ai 164 indicati a progetto da Aler? Che tipo di valutazioni ha fatto la Giunta comunale nell’esprimere il “parere favorevole” su un’ipotesi completamente diversa rispetto a quella approvata soltanto a maggio dal Consiglio comunale?

L’estratto dalla scheda progettuale dell’associazione Libera approvata dal Consiglio comunale di Lecco il 20 maggio 2014. Alla voce “arredo interno” del computo metrico estimativo si legge

“fornitura e posa di cucina per 50 coperti”. Il progetto di ristrutturazione di Aler ne prevede 164

Soltanto il 16 ottobre 2014, l’Aler avrà cura di presentare alla Giunta il progetto definitivo ed esecutivo e il piano economico e finanziario di ristrutturazione dell’immobile di via

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Belfiore -avrebbe dovuto farlo entro giugno 2014-. A Libera, come emerge dalla 46

Relazione tecnica illustrativa allegata al progetto, è riservato ancora una volta il ruolo di consigliere privilegiato rispetto ad alcune -fondamentali- scelte funzionali. Lo riconosce l’Aler, quando scrive che “il progetto” è stato “predisposto” tenendo presente “alcune indicazioni di ‘libera’”. Una di queste riguarda la cucina, “attrezzata come indicato da ‘libera’”. L’impianto progettuale è quindi fedele a Libera e in alcuni passaggi sembra improvvisato. Paradigmatico il particolare della relazione tecnica dedicata alla sala ristorante: questa è “variamente articolata in diversi ambienti, con ‘soffitto’ inclinato di varia altezza con veduta sul piano terra; questa caratteristica amplia gli spazi visivi e crea delle sensazioni di ;”. Ma chi redige la relazione dimentica di concludere il periodo.

Dalla Relazione tecnica illustrativa del progetto dell’Aler del 16 ottobre 2014

È iniziato il 2015. Il 7 gennaio l’Aler dà conto dell’inizio dei lavori per la ristrutturazione di Wall Street. L’impresa che si è aggiudicata il bando è l’associazione temporanea tra Compresa Srl e Gis Srl, come recita il pannello informativo installato accanto al cancello di accesso della pizzeria, in via Belfiore.

Già dalla sua semplice consultazione, però, emerge un punto interrogativo. La “fine lavori prevista” è indicata al 6 maggio 2015. A Expo già iniziato. Perché il termine è differente rispetto al completamento dell’ultima fase di lavoro (la formazione del “tappeto erboso” esterno), previsto per il 29 aprile 2015 e riportato nella tabella analitica del

http://www.comune.lecco.it/resources/docinf/N1492dde64402d0265d7/N1492dde64402d0265d7/46

N._194_del_16.10.2014_parere_progetto_WS.pdf�43

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cronoprogramma del progetto esecutivo dell’Aler datato 16 ottobre 2014 depositato e approvato dalla Giunta comunale?

La Provincia di Lecco, 22 gennaio 2015

Tre giorni prima del titolo de La Provincia di Lecco, il 19 gennaio 2015, il Comune di Lecco (settore Politiche sociali) ha pubblicato sul proprio portale il “Bando ad evidenza pubblica per l'affidamento in concessione a titolo gratuito e ai sensi dell'art. 48 del d.lgs. 159/2011, dell'immobile in Lecco - via Belfiore 1 - per la realizzazione del progetto ‘Wall street lecco -I sapori e i saperi della legalità’” . La ricerca di un soggetto che realizzi un progetto 47

stilato -a scatola chiusa- da altri è ufficializzata. “Per la realizzazione dell'ipotesi progettuale operativa -si legge nel bando- sarà stipulato con il soggetto selezionato un contratto di affidamento in concessione a titolo gratuito dell'immobile di via Belfiore 1 della durata di 6 anni prorogabili per altri 6 anni, con decorrenza presunta dal 30.04.2015. L'immobile si intende ristrutturato come da progetto definitivo ed esecutivo predisposti a cura di ALER Lecco e approvati dalla Giunta Comunale con deliberazione n. 194 del 16.10.2014 - esclusi gli arredi”.

La proposta progettuale concepita nel bando è composta da due parti. Una centrata “sul progetto sociale” e l’altra “sul progetto commerciale”. La prima rappresenta il 60% del punteggio massimo a disposizione (100 punti), attribuito -voce per voce- secondo questi requisiti:

http://www.comune.lecco.it/gareconcorsi.jhtml?param1_1=N14b013223366128552647

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Se il concetto di “legalità” rimane indefinito, alcune delle voci riportate nella scaletta paiono vaghe e sovrapponibili tra loro.

Anche sulla parte commerciale (di seguito) vige la solita confusione. Intervistato a pochi giorni dalla pubblicazione del bando da La Provincia di Lecco, il sindaco dichiara che “Altri requisiti presenti nel bando sono la valorizzazione di prodotti a chilometro zero o provenienti da terre confiscate”. Nel bando, tuttavia, non ve n’è traccia, ma è riportata, tra le caratteristiche che permettono l’attribuzione di punti, una non ben specificata “novità dei prodotti rispetto al contesto territoriale” (fino a 5 punti). Anche la voce “Qualità delle risorse umane” è più concentrata sui “curricula” piuttosto che sulla natura del rapporto di lavoro tra concessionario e dipendenti.

Il termine per la presentazione delle offerte è fissato al 20 marzo 2015.

Il 24 febbraio 2015, a poco meno di un mese dalla scadenza del termine per la presentazione dell'offerta, il coordinamento provinciale di Libera e il Comune di Lecco organizzano una conferenza stampa “illustrativa” del bando . Tra i relatori c'è anche 48

Stefano Simeone, capo di gabinetto della Prefettura di Lecco, il quale giunge ad addebitare a una non ben precisata “lacuna normativa” l'accumularsi dei ritardi. Inoltre, senza che nessuno dei presenti si preoccupi di ricordargli i fatti e le responsabilità della Prefettura, Simeone difende la “permuta” di beni confiscati del 2009-2010, la quale, solo ai suoi occhi, si trasforma da malaugurata scelta fonte dei ritardi (quale è) in un determinante passaggio utile all'assegnazione.

(http://www.leccoonline.com/articolo.php?idd=6348&origine=1&t=Lecco%3A+si+cerca+un+gestore+per+Wall48

+Street.Replica+sull%27ipotizzata+%27concorrenza+sleale%27�45

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L'auto assolutoria narrazione prefettizia, sostenuta da Comune e Libera, è però lontana dalla realtà. E chiunque abbia in mano questo dossier storico può dettagliatamente rendersene conto.

C'è di più. Il coordinatore provinciale di Libera dichiara che a sostenere il progetto con 50mila euro ci sarebbe anche Unicredit Foundation. Non è chiaro dove, come, a chi e perché una “corporate foundation” collegata al secondo istituto di credito del Paese abbia riconosciuto il finanziamento. Ma soprattutto non è chiaro e comprensibile come il gruppo Unicredit, tacciato dal fondatore di Libera Don Ciotti nel dicembre 2014 di “rubare e uccidere l’economia” per la responsabilità in un caso di usura in Calabria , abbia potuto 49

nell'arco di soli due mesi riacquistare integralmente la propria credibilità.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/12/15/don-ciotti-vs-unicredit-vittima-di-usura-banche-responsabili-ecco-sentenze/49

322747/�46

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I l nos t ro cont r ibu to

Spunti per ripartire Ancor prima di cominciare

Fin dalla sua comparsa, il progetto di "pizzeria della legalità" non ha mai stimolato o preso in considerazione il ruolo della cittadinanza e società civile lecchese. Stiamo ai fatti recenti: dal 26 giugno 2014, data della sottoscrizione del protocollo d'intesa, ad oggi (febbraio 2015), il territorio lecchese non è mai stato coinvolto nella progettazione della nuova Wall Street. Si è atteso che il bando venisse stilato e solo dopo -in grave ritardo- si è abbozzato un iter partecipativo. A chi dice “quali sono state le vostre proposte?” ricordiamo che per anni abbiamo chiesto (da soli, senza alcun successo) alle istituzioni preposte di poter effettuare sopralluoghi presso il bene. Dalla Prefettura di Lecco abbiamo sempre ricevuto in cambio il silenzio e il disinteresse, proprio mentre ad altri venivano aperte porte o srotolati tappeti rossi.

Il 21 ottobre 2013 Qui Lecco Libera aveva nuovamente chiesto alla Prefettura di Lecco di poter effettuare un sopralluogo dentro Wall Street anche per proporre una propria destinazione d’uso.

Non venne data alcuna risposta

Di fronte a questo “coinvolgimento” non può quindi sorprendere il distacco con il quale questo tipo di bando -e il percorso che l'ha preceduto- sia stato e sia tuttora vissuto da parte della cittadinanza e della società civile.

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Sarebbe scorretto e improprio addebitare a un tessuto sociale sostanzialmente escluso la poca fortuna del bando del Comune di Lecco e di Libera. È per questo che tira una brutta aria: poche e confuse idee rischiano di produrre pochi e confusi risultati. E non sarà un tardivo, scorretto e improvvisato coinvolgimento di cooperative o associazioni a bando preconfezionato e pubblicato a risolvere l’impiccio. Ecco perché, nel deserto propositivo dovuto alla mai promossa partecipazione civica in questi anni (i responsabili hanno nomi e cognomi: dalle istituzioni a Libera), abbiamo deciso di mettere comunque a disposizione qualche buona idea.

In estrema sintesi: per noi Wall Street dovrà diventare il centro di documentazione e informazione antimafia della provincia di Lecco, anche a costo di sacrificare parte dello spazio oggi dedicato ai tavoli della pizzeria. Il bene confiscato di via Belfiore potrebbe anche diventare uno sportello antimafia, anti-racket e anti-usura per raccogliere in forma anonima e tutelata le segnalazioni (di cittadini, di commercianti) riguardanti abusi o condotte tipiche del fenomeno mafioso, coinvolgendo anche professionisti nell’esercizio di uno sportello legale e di consulenza gratuito. Il rapporto con le scuole di ogni ordine e grado dovrà essere costante, soprattutto per le iniziative da condurre “fuori” da Wall Street, attraverso itinerari didattici per i beni storici della ‘ndrangheta a Lecco. Wall Street dovrà poi essere un locale dalla forte identità critica, sostenibile, etica e solidale: la sostenibilità ambientale, il consumo critico e il commercio equo e solidale dovranno contraddistinguere scelte e prassi, sia dell’attività commerciale (filiere dei prodotti, gestione dei rifiuti) sia di quella sociale e aggregativa (incontri, rassegne, iniziative). Il riconoscimento pieno del lavoro potrebbe poi affiancarsi alla messa a disposizione del territorio anche di un locale capace di rispondere ai bisogni e alle urgenze sociali, anche attraverso una mensa sociale.

Premessa

Le “linee guida a sostegno della progettualità” elaborate dal Comune di Lecco, promotore del bando in discussione, contengono un grave vizio di forma. “Le attività culturali -si legge, infatti- dovranno essere programmate di concerto con l'Amministrazione (comunale) stessa”.

Estratto dal bando di gara pubblicato dal Comune di Lecco il 19 gennaio 2015

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Se ciò fosse confermato, la naturale autonomia di qualunque iniziativa che abbia intenzione di rivolgersi al territorio con pretesa di retta e coscienziosa sensibilizzazione e corretta informazione pubblica verrebbe infatti pregiudicata. Qualora l'Amministrazione comunale avesse facoltà di imporre veti sui contenuti delle iniziative promosse (è infatti obbligatorio il “concerto” tra le parti) si rischierebbe di vedere vanificata nei fatti ogni terzietà e imparzialità, ad esempio, nella lettura degli accadimenti storici in tema di radicamento criminale mafioso sul territorio. Siano questi accadimenti riconducibili al fenomeno per via diretta -per la loro valenza criminale, ad esempio-, siano essi per via indiretta -perché collegati storicamente, per via ambientale o altro ancora-. Non sembra che questa “invasione di campo” sia peraltro prevista nella normativa di riferimento. Il citato articolo 48 comma 3 lettera c) del decreto legislativo 159 del 6 settembre 2011, infatti, cita in un passaggio più ragionevoli “modalità di controllo sulla sua utilizzazione (inteso del bene, nda)” da regolarsi in sede di convenzione da stipularsi tra l'ente locale e il concessionario. Quello indicato nella norma, dunque, è -in via del tutto interpretativa- un controllo, legittimo e necessario, da condursi durante o ex post l'utilizzazione del bene, e non invece una programmazione da svolgersi precedentemente o “di concerto” con l'Amministrazione. In altri termini, un conto è verificare il corso di una gestione, un altro è indirizzarlo prima ancora che questo abbia inizio. Il perché di questa premessa trova fondamento nei recentissimi fatti di cronaca relativi all'inchiesta antimafia “Metastasi”. Qualora il bene Wall Street avesse conosciuto una destinazione analoga a quanto scritto nelle “linee guida” a sostegno della presente progettualità, e dunque il vincolo all'approvazione -dall'alto verso il basso- dell'Amministrazione, la corretta funzione di centro di documentazione e informazione del bene oggetto del bando (proposta che di seguito descriveremo) avrebbe potuto registrare una brusca interruzione. Con la conseguenza diretta dello scadimento nell'autoreferenzialità.

I quattro pilastri

Fatta questa premessa è utile aggiungere altre due precisazioni. Innanzitutto va specificato che il nostro contributo progettuale è condizionato dal discutibile iter amministrativo e politico che ha portato alla ristrutturazione (ancora in corso) dell'immobile di via Belfiore. La ristrutturazione, come abbiamo avuto modo di chiarire nel corso della ricostruzione storica dell'assegnazione del bene, è stata fortemente influenzata da una destinazione d'uso imposta senz'alcun percorso partecipativo a partire dall'aprile 2012 (la “pizzeria della legalità”). Nonostante la nostra documentata contrarietà al modus operandi, abbiamo deciso comunque di mettere a disposizione della città e dell'Amministrazione comunale un contributo suo malgrado ancorato alla generica “ipotesi progettuale” concepita in solitaria dalle istituzioni e da Libera, che è contraddistinta da mere finalità commerciali e tutt'altro che definita e definibile a proposito della sua destinazione sociale. Per tali ragioni abbiamo deciso di provare a “dare un'anima” alle fondamenta precarie su cui poggia -o si vorrebbe far poggiare- la nuova vita di Wall Street.

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Questa “anima” è garantita da solidi contenuti, coerenti convinzioni, interesse unicamente rivolto al pieno coinvolgimento della cittadinanza, cui il progetto, in via del tutto teorica al momento, dovrebbe essere rivolto in maniera aperta.

Tra l'attività marcatamente commerciale e quella sociale dovrà esistere un collegamento diretto fondato sull'analisi e approfondimento (talvolta scientifico, talvolta più divulgativo e allargato) delle tematiche che, andando a qualificare la più generica “legalità” indicata nel bando, possono essere sinteticamente ricondotte a quattro punti-pilastri fondamentali:

• studio, promozione e tutela dei principi coerenti con i diritti sanciti dalla Costituzione; • analisi delle forme, delle dinamiche e delle caratteristiche dell'economia criminale; • studio e ricostruzione storica della presenza della criminalità organizzata

sull'intero territorio provinciale, comprendendo ovviamente il contesto regionale, nazionale e internazionale circostante;

• valorizzazione, sensibilizzazione e promozione del consumo critico, con lo sguardo rivolto al mondo di un commercio fondato su relazioni e filiere eque e solidali.

La pizza, da vincolo commerciale a opportunità sociale

Chiariti i confini (e i limiti) entro i quali il nostro contributo progettuale si è potuto (e dovuto) articolare, abbiamo deciso di dare forma alla nostra idea attraverso l'impiego della pizza e dei suoi ingredienti come una metafora o espediente. L'obiettivo è quello di trasformare ciò che rischia di divenire un vincolo di natura meramente commerciale (la pizza, con i 164 coperti previsti dall’Aler) in una bozza progettuale che sia in grado di tradurre, nelle pratiche quotidiane, i pilastri elencati precedentemente. Ciascun ingrediente della pizza rappresenta, simbolicamente, un insieme di principi ai quali abbiamo voluto ricollegare delle prassi e delle azioni che possano essere realizzate dentro Wall Street o a partire da Wall Street. Come se il bene confiscato fosse contemporaneamente motore civile e collettore di buone pratiche civiche, destinatario e mittente. Per ciascun ingrediente -acqua, farina, lievito, mozzarella, pomodoro e basilico- indicheremo principi, pratiche e reti dei soggetti potenzialmente coinvolgibili.

Acqua

Principi - Nell’articolazione della proposta progettuale l'ingrediente primario è l'acqua. È l'emblema delle risorse: da preservare, tutelare, distribuire equamente e condividere, ed è anche il sinonimo di trasparenza. Che è amministrativa, gestionale, ma soprattutto pratica quotidiana nelle relazioni tra le persone. Sono questi gli elementi fondamentali del nostro contributo progettuale, che, come per gli altri ingredienti, troveranno traduzione concreta nelle scelte, nelle attività, nelle iniziative poste in essere dentro e “fuori” Wall Street.

Pratiche - L’individuazione, la selezione, la gestione, la commercializzazione e la promozione dei prodotti della pizzeria dovranno rispondere categoricamente ai requisiti e

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criteri fondati su equità, solidarietà (ad esempio nella loro filiera produttiva), sostenibilità, eticità, responsabilità e tracciabilità (nella loro gestione e nelle altre voci). All'interno del bene confiscato restituito alla collettività dovranno poi essere previste iniziative puntuali (anche attraverso rassegne, incontri, dibattiti, mostre, eventi pubblici) centrate sulla tutela e salvaguardia delle risorse naturali, dei “beni comuni” e dell'ambiente nel suo complesso. Tra le pratiche quotidiane vi sarà l'utilizzo solo dell'acqua pubblica del rubinetto, con adeguata e puntuale sensibilizzazione della cittadinanza rispetto a questa scelta simbolica. Inoltre, ogni forma di utile -da qualunque tipo di attività svolta e pubblicamente rendicontata nell'ambito della proposta progettuale- dovrà tassativamente essere reinvestita nelle attività sociali della “nuova” Wall Street. Nel solco della trasparenza, poi, è scontato che le relazioni tra il soggetto gestore e i dipendenti-membri dell'organico dovranno essere basate sulla piena correttezza e riconoscimento della dignità dei ruoli (evitando perciò qualunque forma e artificio di precarizzazione del lavoro e delle prestazioni). Altrettanta trasparenza e responsabilità dovrà essere rivolta nelle interlocuzioni con le istituzioni, chiamate a interessarsi di Wall Street e non a eterodirigerla.

Reti - amministrazioni comunali e provinciali / associazioni del territorio / aziende di erogazioni dei servizi pubblici (e del servizio idrico integrato in particolare) / dipendenti / soggetti portatori di interesse / Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni.

Farina

Principi - Un altro ingrediente fondamentale per la riuscita della proposta progettuale è la farina. In un quadro volutamente semplificato e reso simbolico, la farina rappresenta l'attenzione, la sensibilità e quindi il recupero delle varietà e delle tradizioni locali, nel solco di un rapporto giusto e responsabile con la terra e con il suolo. Giustizia e responsabilità sono le fondamenta del consumo critico, delle economie solidali e degli stili di vita sostenibili. E tra questi rientra anche l'attenzione alle peculiarità alimentari.

Pratiche - La traduzione concreta dei principi legati alla farina dovrà essere improntata al recupero, alla promozione e allo sviluppo di filiere produttive a chilometro zero, con particolare supporto al recupero di varietà locali, autoctone e marginalizzate dal mercato -mediante la scelta e l'utilizzo di prodotti rispondenti a tali principi nell'ambito dell'attività commerciale-. Questa attività dovrà poi essere condivisa e rivolta alle scuole di ogni ordine e grado del territorio, mediante l'organizzazione di attività pratiche all'interno dello stesso bene confiscato (orti urbani, laboratori all'aria aperta). Nell'ottica dello sviluppo di un consumo critico, andrà sviluppato un rapporto sinergico con i gruppi di acquisto solidale locali (Gas) e le realtà del commercio equo e solidale (es. botteghe). Al fine di sostenere, promuovere e incentivare lo sviluppo di economie solidali sul territorio, la “nuova” Wall Street potrà poi accogliere, con cadenza da definire, lo svolgimento di mercati biologici e delle produzioni agricole a chilometro zero nello spazio esterno (cortile) compreso tra il cancello d'accesso e l'edificio (incluso il patio). Dovrà altresì essere posta particolare

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attenzione all'impiego di prodotti adeguati a rispondere ad ogni sorta di peculiarità alimentare (es. gluten free). Onde evitare che sia la sola vocazione commerciale a dominare l'attività della “nuova” Wall Street, riteniamo importante l'organizzazione di una “mensa sociale”. Principale finalità di questa sarà la messa a disposizione di pasti a prezzi calmierati, a compimento di un percorso concertato tra i soggetti attivi nel sociale e l'amministrazione comunale (si consideri l’uscita di scena del dopo-lavoro ferroviario). Inoltre, dovranno essere previste iniziative divulgative rivolte alla tutela e conservazione del suolo, della sua biodiversità, delle antiche varietà e delle specificità delle sementi e dei biomi locali. Pratiche impossibili senza la promozione di iniziative e di politiche urbanistiche improntate al consumo zero del territorio.

Reti - amministrazioni comunali e provinciali / scuole di ogni ordine e grado (es. centri di formazione professionale polivalente) / associazioni del territorio / gruppi di acquisto solidale e botteghe del commercio equo e solidale / produttori agricoli del territorio e loro associazioni di categoria / soggetti portatori di interesse.

Lievito

Principi - L'ingrediente che consente a tutti gli altri di crescere, diventando qualcosa di diverso dalla mera somma delle componenti, è il lievito. Analogamente, nell'ambito della nostra proposta progettuale, il lievito rappresenta quel motore di formazione e conoscenza che contribuisce a generare spirito critico e consapevolezza necessari ad un impegno civile incentrato sui quattro pilastri indicati all’inizio.

Pratiche - Lo strumento di traduzione concreta dei principi citati è il centro civico di documentazione e informazione. Il centro, condizione essenziale e imprenscindibile della vita della “nuova” Wall Street, dovrà porsi come obiettivo minimo quello di restituire alla cittadinanza una fedele e non retorica ricostruzione storica dei fatti relativi alla presenza della criminalità organizzata sul territorio, nonché delle dinamiche sociali, culturali ed economiche che hanno caratterizzato, nel tempo, il livello di radicamento oggi riconoscibile. Tale traguardo dovrà essere raggiunto attraverso la produzione di materiale proprio, frutto dello studio e dell'analisi della vasta documentazione accumulatasi nel tempo a tal proposito. Si tratta di una pratica possibile, prova ne è il fatto che Qui Lecco Libera, nel suo piccolo, ha maturato negli anni una profonda conoscenza del fenomeno, anche grazie a una vasta e continua opera (in autonomia) di documentazione, talvolta sintetizzata e riversata in materiale divulgativo -come sono state ad esempio le due mappe “A Lecco la mafia (non) esiste” e “Lecco provincia di mafia”- che ha registrato nel tempo un'altissima attenzione civica. L'attività del centro di documentazione dovrà svolgersi nello stesso solco, riproducendo e aggiornando quanto fatto negli anni trascorsi, valorizzando e integrando la già presente mole di contenuti rinvenibile in rete presso la ricostruzione online delle due mappe citate (www.quileccolibera.net/mappa). Questa documentazione dovrà essere reperibile presso il centro, gratuitamente, corredata da specifica bibliografia, anche multimediale -da qui la proposta di un distaccamento dedicato a questa tematica

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della biblioteca civica presso Wall Street, che possa inoltre fungere da luogo fruibile per attività di studio dopo-scuola da parte degli studenti del territorio-. È necessaria inoltre la predisposizione di una sala polifunzionale con principale funzione di centro dibattito e confronto pubblico nonché di sala video-proiezione con standard elevati. Ciò dovrà avvenire garantendo piena accessibilità -anche economica-, andando a sopperire all'attuale deficienza di spazi fruibili e di dibattito in città. È inoltre fondamentale che l'Amministrazione comunale di Lecco, capoluogo di provincia, si ponga come ente capofila nella raccolta di informazioni puntuali circa lo stato di assegnazione e destinazione ed effettiva restituzione pubblica di tutti i beni oggetto di confisca ricadenti nel territorio lecchese. Questo per attuare il già citato art. 48 comma 3 lettera c) del decreto legislativo 159/2011, che prevede espressamente che “Gli enti territoriali provvedono a formare una apposito elenco dei beni confiscati ad essi trasferiti, che viene periodicamente aggiornato. L'elenco, reso pubblico con adeguate forme e in modo permanente, deve contenere i dati concernenti la consistenza, la destinazione e l'utilizzazione dei beni nonché, in caso di assegnazione a terzi, i dati identificativi del concessionario e gli estremi, l'oggetto e la durata dell'atto di concessione”. Questo elenco dovrà essere presente, debitamente aggiornato e posto in dovuta evidenza presso Wall Street. E, sempre per rispondere al “Programma di valorizzazione e pubblicizzazione degli immobili confiscati alla criminalità organizzata e restituiti alla città di Lecco” indicato nel bando, riproponiamo l'offerta didattica chiamata “Conoscere la mafia. Promuovere l’antimafia” 50

già realizzata da chi scrive presso alcune scuole del territorio. Tra le iniziative contenute nell'elaborato allegato, sottolineiamo (e riproponiamo) in particolare la realizzazione di un percorso guidato attraverso i beni e i luoghi storici (non solo perché confiscati in via definitiva) della 'ndrangheta sul territorio lecchese.

Reti - Biblioteca civica e sistema bibliotecario provinciale / Associazioni, circoli, movimenti / Enti locali / Soggetti analoghi per partnership (es. Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus).

Mozzarella

Principi - La mozzarella è l'ingrediente della pizza che evoca uno sguardo rivolto a Sud. A ogni tipo di Sud: il Sud Italia, il Sud del mondo. Entrambi condividono le enormi difficoltà prodotte da un modello economico e sociale basato sullo sfruttamento cieco -talvolta legalizzato- delle risorse, del tutto disinteressato ai diritti, al rispetto del territorio e del paesaggio esistente e del tessuto sociale presente. Si pensi alla “terra dei fuochi”, tra Napoli e Caserta, oggetto di sversamenti e di stoccaggio di rifiuti provenienti nella maggior parte dei casi dal Nord del Paese, o al Mediterraneo, divenuto nel tempo cimitero, oltreché di vite umane, delle “navi dei veleni”. A ciò si accompagna la straordinaria forma di resistenza etica, civile e sociale sviluppata nel tempo dalle comunità locali, che è rappresentata dalla

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capacità di produrre, nonostante rifiuti, inquinamento, cattiva gestione del territorio abbandonato e trascurato, eccellenze gastronomiche e forme di mutualismo solidale.

Pratiche - Nell’attuazione pratica dei principi esposti vorremmo concentrarci sul tema dei rifiuti, affrontato in un'ottica duplice. La prima, di natura informativa e divulgativa, sarà centrata sulla diffusione di conoscenze di buone pratiche legate al riuso, riciclo e riduzione dei rifiuti prodotti, necessariamente da attuare anche nell'ambito di prassi quotidiane della stessa attività gestionale di Wall Street. Per questo si possono pensare e proporre attività e iniziative varie, come il recupero della frazione umida derivante dalla gestione del bene (o dalle mense delle scuole locali) anche mediante la pratica del compostaggio (es. lombricoltura). La seconda, sull'organizzazione di iniziative di informazione e sensibilizzazione inerenti il ciclo dei rifiuti e delle sue ricadute, con particolare attenzione agli interessi criminali ad esso collegati.

Reti - Associazioni ambientaliste / Scuole di ogni ordine e grado / Reti e comitati gemellati nel resto del Paese nelle zone più colpite e a rischio ambientale / Bottega del commercio equo e solidale / Gas / Asl, Ospedale / Comitato rifiuti zero / Ass. Comuni virtuosi / Circolo ambiente Ilaria Alpi.

Pomodoro

Principi - Il pomodoro è l’ingrediente simbolo del lavoro e della sua negazione: lo sfruttamento. Per questo offre l’occasione di trattare dei diritti negati e dello sfruttamento nella loro duplice manifestazione. Quella palese -perché fisica e visibile-, dei migranti costretti a lavorare nei campi, nei cantieri navali ed edili, senza contratti e quindi senza tutele; e quella apparentemente meno sfacciata, ma altrettanto alienante, degli eterni precari, con le decine di forme flessibili di lavoro loro imposte (es. contratti a tempo determinato, tramite agenzie interinali, collaborazioni coordinate e continuative, stage) e pratiche illegali ma mai perseguite, come il lavoro nero, il caporalato e le dimissioni in bianco. È in questo contesto di degenerazione del concetto di “lavoro” e di svilimento del suo significato che occorre ritornare alla Carta fondamentale su cui è fondata la nostra Repubblica (Articolo 1, “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”); e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (capo I e capo IV), che, dopo la ratifica del 2007, rappresenta anch’essa un pilastro per tutti i Paesi aderenti-. Pratiche - La normativa cui abbiamo appena fatto riferimento dovrà necessariamente declinarsi nel rispetto dei diritti dei lavoratori innanzitutto all’interno della nuova pizzeria: contratti a tempo indeterminato, oltre che la garanzia di lavorare in un luogo salubre rispettando il diritto alla salute. La vocazione sociale della pizzeria (in questo senso esclusivamente a riguardo dell’attività commerciale) non deve interferire con il fatto che il lavoro debba essere totalmente salariato e deve essere esclusa ogni forma anche mascherata di sfruttamento, come il volontariato, o come l’utilizzo delle cooperative sociali

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in maniera impropria per avere manodopera “scontata”. Oltre a ciò si dovranno anche intessere rapporti con le realtà lavorative del territorio lecchese e nazionale, con particolare attenzione ad esempi di “rinascita” lavorativa, con l’intento di promuovere e sviluppare pratiche virtuose (si vedano le reti). Il soggetto gestore della nuova Wall Street dovrà sostenere l’organizzare incontri di approfondimento sulle tematiche quali il lavoro e la sua regolamentazione, oltre che diventare vero e proprio motore di esperienze solidali e osservatorio sulle condizioni lavorative in provincia. Questo anche in forza di quanto emerso dai preoccupanti dati raccolti nel “Rapporto agromafie e caporalato” del giugno 2014 redatto dalla Flai-Cgil, che individua la provincia di Lecco come “epicentro gravemente sfruttato” . 51

Reti - Cooperative operanti sul territorio lecchese / Comitati e associazioni impegnati sulla tutela del diritto al lavoro e alla salute (es. Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e sul territorio - Sesto San Giovanni (MI)) / Esperienze di fabbriche autogestite e/o recuperate (es. Ri-Maflow - Trezzano sul Naviglio (MI)) / Esperienze di produzione agricola biologica e di autocostruzione come realtà alternativa al ghetto (es. cooperativa Sankara - Rignano Garganico (FG), Art Village - San Severo (FG)) / Associazioni sindacali e di categoria / INPS - Direzione del lavoro e ispettorato del lavoro / Camera di Commercio / Amministrazioni comunali e provinciali.

Basilico

Principi - Presentati tutti gli ingredienti fondamentali per la pizza, l’ultimo che rimane è il basilico. Sebbene esso non sia indispensabile, costituisce un elemento di arricchimento, quel quid in più che, con il suo profumo e sapore, scongiura superficialità e banalità e quindi sterile omologazione. Come il basilico, la cultura dovrà rappresentare nella nuova Wall Street non solo un completamento e un’appendice conseguente agli altri ingredienti, ma anche e soprattutto il loro sostrato comune entro cui trovino significato le pratiche che sono state proposte. Una proposta culturale fatta di ricerca seria e paziente volta all’approfondimento, che sappia esprimere dubbi e non solo certezze e che sappia ricostruire il senso di coscienza autonoma ma non autoreferenziale. Una cultura, dunque, non impositiva, ma associativa e dialettica, che sia un “luogo” non utilitaristico all’interno del quale le persone possano esprimere e stimolare la propria intelligente umanità.

Pratiche - A seguito dei principi appena citati, le proposte culturali dovranno spaziare da rassegne cinematografiche nel cortile esterno alla pizzeria a performance musicali, da spettacoli teatrali a letture pubbliche, da mostre d’arte e fotografiche a laboratori di manualità. Con l’obiettivo di creare e offrire alla città una ricca stagione culturale d’ampio respiro e di vedute, gli eventi dovranno essere accessibili a tutti dal punto di vista economico. Oltre ad un programma culturale sviluppato all’interno della nuova Wall

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Street, chi gestirà il bene dovrà avere come orizzonte Lecco e il suo territorio, rappresentato non solo dai suoi ricchi e determinanti elementi naturalistici ma anche dalla sua storia industriale e architettonica che ne hanno modificato la fisionomia. Si potranno realizzare iniziative di carattere storico che riguardino la città e il territorio da più prospettive -storica, architettonica, industriale, artistico-letteraria- eventualmente accompagnate da veri e propri itinerari didattici che ne riscoprano i luoghi più significativi (si pensi a Lecco e alla sua storia legata al periodo della Resistenza). Sempre nell’ottica di promozione della tutela del paesaggio, si potranno inoltre organizzare escursioni montane e gite lacustri.

Reti - Associazioni culturali del territorio e nazionali (es. Distretto culturale del Barro, Forum nazionale “Salviamo il paesaggio!”) / Scuole di ogni ordine e grado / Biblioteca / Sistema bibliotecario provinciale / sistema museale / CAI / FAI / Politecnico / Enti locali.

Perché è fondamentale la restituzione di Wall Street

Nella Relazione annuale 2014 presentata al Parlamento nel febbraio 2015 la Direzione nazionale antimafia ha scritto: “Un ultimo esempio significativo dello sviluppo che hanno avuto le proiezioni di Reggio città nel Nord Italia deriva dalle indagini svolte dalla DDA milanese sulla cosca Trovato, insediata a Lecco, e guidata, un tempo da Franco Coco Trovato, carismatico capo ‘ndrangheta di origini catanzaresi ma divenuto, a tutti gli effetti, un De Stefano a seguito del matrimonio di sua figlia con Carmine De Stefano. Franco Coco Trovato è oramai detenuto da oltre un ventennio e dalle indagini in questione è emerso che la sua cosca veniva guidata da Mario Trovato, congiunto di Franco. Il sodalizio, sfruttando la forza di intimidazione derivata dai collegamenti e dai poteri criminali della stessa, realizzava le finalità tipiche dell’associazione ex art.416 bis cp. Ancora una volta, svolgendo non solo attività illecite classiche nel settore delle estorsioni e del controllo delle attività commerciali, ma anche entrando in rapporti con le pubbliche amministrazioni locali per l’acquisizione di concessioni e infiltrandosi nella vita politico-amministrativa del Comune e della provincia attraverso un componente della ‘locale’ e consigliere comunale di Lecco.

Altrettanto significative le circostanze emerse da altra indagine con ad oggetto l’ennesimo ‘locale’ guidato da TROVATO Mario. Il gruppo associativo sfruttando la caratura familiare mafiosa di alcuni soggetti e la forza di intimidazione derivata dai collegamenti e dai poteri criminali della stessa e da specifiche attività di violenza e minaccia, è stato in grado di ideare e realizzare alcune delle finalità tipiche e normativamente descritte dell’associazione ex art.416 bis, svolgendo non solo attività illecite classiche nel settore delle estorsioni e del controllo di alcune attività commerciali, ma anche entrando in rapporti con le pubbliche amministrazioni locali per l’acquisizione di concessioni e infiltrandosi nella vita politico-amministrativa del Comune e della provincia attraverso figure istituzionali come quella di PALERMO Ernesto, componente

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della ‘locale’ e consigliere comunale a Lecco. L’attività di indagine ha confermato che il programma è stato effettivamente realizzato seguendo alcune linee strategiche del tutto nuove e peculiari al fine di ‘rimanere sotto traccia’ e di evitare di incorrere ancora una volta nell’attività di contrasto da parte delle forze di P.G. e della magistratura, linee strategiche così sintetizzabili:

- coinvolgimento nella struttura associativa di soggetti nuovi, nella maggior parte dei casi non compromessi per effetto delle precedenti indagini;

- sviluppo dell’attività dell’associazione in attività e settori criminali meno eclatanti evitando ad esempio la diretta gestione associativa del traffico di stupefacente;

- sviluppo della infiltrazione della “locale” nel controllo degli esercizi commerciali e nel settore della pubblica amministrazione e nei rapporti con la politica anche in vista del condizionamento dell’attività di voto nelle elezioni amministrative attraverso il diretto coinvolgimento nella struttura associativa di un consigliere comunale eletto grazie all’appoggio elettorale della “locale” di ‘ndrangheta.

La ‘locale’ si è infiltrata stabilmente nella vita economica ed imprenditoriale della provincia con la gestione diretta di esercizi commerciali prevalentemente nel settore dei bar e della ristorazione. Si è infiltrata altresì nel settore dei video giochi e della distribuzione delle macchine e dei terminali per il gioco all’interno dei locali pubblici e presidia e controlla l’attività di altri esercizi commerciali non esitando a ricorrere ad atti di danneggiamento a fini intimidatori. La necessità di espandersi nell’attività imprenditoriale ha comportato il condizionamento dell’attività amministrativa del Comune anche attraverso alcuni interventi posti in essere per modificare destinazioni del piano regolatore. La ‘locale’ è inoltre intervenuta con pressioni ed atti corruttivi su una procedura amministrativa gestita dal comune di Valmadrera per il rilascio di una concessione pubblica relativa alla gestione di un’area demaniale in località Parè ad una società appositamente costituita da associati, la Lido di Parè srl, attraverso prestanome dell’associazione. Ma accanto a questa attività di infiltrazione nell’attività politica- amministrativa l’associazione ha continuato a sviluppare attività delinquenziali per così dire tradizionali attraverso attività estorsive nei confronti di privati, dimostrando nel corso del periodo oggetto di indagine di essere in grado di controllare i gruppi criminali locali, programmando e realizzando in alcuni casi attività di ritorsione, di svolgere attività di protezione nei confronti di esercizi commerciali e di persone che richiedevamo il supporto della stessa specie per l’installazione di macchine di gioco, di dare il proprio assenso rispetto ad attività violente poste in essere da distinti gruppi criminali, di porre in essere attività di pacificazione e di risoluzione di conflitti. In ragione del prestigio criminale della locale e della specifica capacità di controllo del territorio all’associazione si rivolgevano anche soggetti collegati ad altre famiglie di ‘ndrangheta per richiedere l’intervento al fine di recuperare crediti nei confronti di imprese della zona. Alla luce di quanto emerso dal complesso della attività della dda di Milano, dalla giurisprudenza e dal recente legislatore può dirsi che la ‘ndrangheta, dovunque si radichi, è sempre e

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comunque un'associazione mafiosa (art. 416 bis comma 8 c.p.: ‘le disposizioni del presente articolo si applicano alla 'ndrangheta) è necessario ritenere che la stessa sia un'entità in qualche modo unitaria, non parcellizzata in microstrutture di cui è necessario dimostrare ogni volta l'utilizzo del metodo mafioso: se il sodalizio, ovunque ubicato, è riconducibile alla ‘ndrangheta significa che è mafioso, posto che la `ndrangheta è un'associazione mafiosa per definizione; in altri termini immaginare una 'ndrangheta non mafiosa pare essere contrario alla storia giudiziaria, alle acquisizione investigative degli ultimi anni, alla volontà del legislatore e frutto di una sorta di anticipazione di senso che già pregiudicava l'analisi del fenomeno mafioso prima dell'introduzione della fattispecie di cui all'art. 416 bis c.p: se nei riti, nell'ossequio alla tradizione, nelle cerimonie di conferimento di doti si vede solo ed esclusivamente un dato folkloristico si fa un'operazione del tutto analoga a quella che una certa giurisprudenza, avallata dalla dottrina, faceva per escludere che la mafia o la 'ndrangheta fossero riconducibili alla associazione per delinquere (art. 416 c.p.) fondando l'assunto sull'osservazione secondo cui il mafioso era solo colui che aveva un esagerato concetto della forza individuale. Se oggi tale percorso interpretativo non è certo più proponibile nelle aree di insediamento tradizionale dei sodalizi mafiosi, vi è il rischio (da scongiurare) che si riproponga nei territori del nord Italia’”.

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