VULNERATI DORMIENTES il paginone - Teodorico … la missione di Cina TEODORICO PEDRINI NELLA CORTE...

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L a seconda vita di Teodo- rico Pedrini inizia quel 6 febbraio 1711, quando entra in udienza dall'Imperatore Kangxi, e vede che "alla de- stra e alla sinistra vi stavano quattro gesuiti: cioé li padri Suarez, Stumpf, Parrenin, Giartù, con i piedi giunti e colle braccia pendenti, se- condo richiede la modestia e rispetto della Cina" (Matteo Ripa, Giornale), già immagi- nando i rapporti reciproci che si sarebbero in breve tempo stabiliti. Ma Pedrini, essendo un abile musicista, godette subito della stima e considerazione di Kangxi, che gli chiese di insegnare ai suoi figli e di completare il Lülüzhengyi , un testo di teo- ria musicale rimasto incom- piuto. Nonostante questo favore, la ferita aperta dal problema dei Riti cinesi tornò presto a riaprirsi e coinvolse anche il "Signor Pedrini" (Signore era l'appellativo dei Lazzari- sti). Nell'ottobre 1714 Kangxi chiese infatti a lui notizie sul- le decisioni della Santa Se- de intorno alla questione dei Riti. E Teodorico illustrò i De- creti Papali del 1704, 1707 e 1710, che proibivano alcune pratiche ai cristiani, ottenen- do da Kangxi una reazione tutt'altro che negativa. Que- sta risposta di Kangxi , diven- ne la sua bandiera ed insie- me lo scudo con cui difen- dersi, ma anche un bersa- glio per i suoi detrattori. Infatti l'Imperatore chiese proprio a lui di scrivere una lettera al Papa, ma al mo- mento di farla sottoscrivere agli altri missionari sorsero seri problemi, dato che molti non volevano che egli scri- vesse che Kangxi non era contrario a quei decreti e che li considerava un pro- blema interno di poche deci- ne di cristiani, una inezia in un paese di non-cristiani (fu incolpato anche di aver ispi- rato la Bolla del 1715 in cui si proibivano queste prati- che). I guai continuarono nel 1720 quando al termine del- la seconda Legazione papa- le (quella di Mezzabarba) Pedrini non volle firmare il resoconto redatto da altri (noto come Diario dei Man- darini), e per questo fu ba- stonato e imprigionato, pri- ma nelle prigioni pubbliche e poi dai Gesuiti. Questo drammatico periodo terminò con la morte dell'Imperatore Kangxi nel dicembre 1722, e con l'ascesa al trono di Yongzheng, che era stato suo allievo e che, agli inizi del 1723, lo fece liberare. Ottenuta la libertà, la preoc- cupazione di Teodorico fu quella di comprare una ca- sa, di sessanta stanze, nel quartiere di Xitang, ove fon- dò la "sua" chiesa, dedicata alla Nostra Signora dei Sette Dolori. Era questo un suc- cesso di Pedrini: realizzare la chiesa di Propaganda Fi- de a Pechino, la "Chiesa dell'ovest" (le altre erano Nantang "Chiesa del sud", Dontang "la Chiesa dell'est" e Petang "la Chiesa del nord"). In seguito scrisse che tra i cristiani cinesi "an- dare alla chiesa di Pedrini" significava 'rispettare le Co- stituzioni della Santa Sede' (lettera a M.Ripa del 4 set- tembre 1744). Purtroppo il 30 settembre 1730 un violento terremoto, che fece decine di migliaia di vittime, danneggiò la chiesa. Il religioso fermano, ormai sessantenne, la riparò ed il fatto che essa fosse stata realizzata come una chiesa all'interno di una residenza missionaria fornì all'impera- tore Qianlong, successore di Yongzheng dal 1735, il moti- vo per non requisirla e di- struggerla, come fece con molte chiese cristiane in Ci- na. Pedrini aveva visto passare otto Papi e tre Imperatori, aveva sfidato la sorte e si era fatto molti nemici, ma aveva costruito una chiesa ed aveva fedeli in Cina ed a Roma -secondo Von Pastor- “godeva di un prestigio in- crollabile”. Uno storico come Arnold Rowbotham scrisse di lui: "Sebbene sia stato for- se dotato di poco tatto, non si può non ammirare il co- raggio di questo prete italia- no che, quasi senza alcun supporto dai suoi confratelli, oppose la sua veemenza al- le forze combinate dell'Impe- ratore e della Società". La chiesa di Xitang - il "so- gno di Pedrini" - fu distrutta nel 1811: quella che esiste ancora oggi sulla via Xizhi- men è un rifacimento suc- cessivo La sua vita fu straordinaria- mente ricca e tumultuosa: una vita ancora da scoprire. Supplemento al numero 1 di “La Voce delle Marche” 13 gennaio 2006 Inserto a cura di Fabio G. Galeffi e Gabriele Tarsetti il paginone VULNERATI DORMIENTES Il perchè di un’assenza C hi cercasse il suo nome nei testi di storia della nostra città rimarrebbe delu- so: nessuno degli autori più conosciuti lo nomina. E pri- ma di raccontarlo vorremmo soffermarci proprio su que- sta assenza. Dopo averlo conosciuto, anche solo di sfuggita, sarà infatti inevita- bile chiedersi "perché?". La vita di Teodorico Pedrini, "indegno prete della Missio- ne", come si definiva e fir- mava, ha sicuramente già in sé il motivo del proprio oblìo, e lui stesso doveva pre- sentire tutto questo, se in una lettera del 1727 in- viata al Card. Paolucci Se- gretario di Stato, scrive- va (citando il Salmo 87) di sentirsi come quei "vulnerati dormientes in sepulchris, quorum non es memor am- plius": "feriti e umiliati, che ri- posano nelle loro tombe, e di cui non conser- vi neanche più il ricordo". UN MISSIONARIO FERMANO TRA IL PAPA E L’ IMPERATORE Teodorico Pedrini e la missione di Cina TEODORICO PEDRINI NELLA CORTE IMPERIALE In missione dal 1702 Caro Teodorico, chissà perché ti sentiamo così vicino, quasi presente. Forse perché hai vissuto sino a 20 anni a Fermo, nella Parroc- chia di San Michele, vicino al Collegio della Sapienza; hai cal- cato alla fine del Seicento le stesse strade che vediamo e che percorriamo noi ancora oggi, hai guardato la Piazza ed il "Gal- luccio" sul Duomo, come li vediamo ancora adesso. Hai avuto una enorme nostalgia sino alla fine, come nell'anno 1740, quando - lasciata Fermo da decenni - in una lettera ne ri- cordavi e rimpiangevi i tratti. Capiamo la tua nostalgia, capiamo la tua sofferenza, vediamo i tuoi errori, senza alcuna mitologia da sfatare, ma quasi fossero le nostre sofferenze, i nostri errori di oggi. Vediamo i tuoi crucci, i tuoi fallimenti ed i tuoi successi come se fossero i nostri. Per questo ti sentiamo presente, caparbio e individualista, e in- vidiamo un po’ la tua determinazione: "A Cina sono mandato, a Cina vado". E poi, ci sembra di vivere la tua umiliazione nel ve- derti dimenticato in un sepolcro. Forse è giunto il giorno di farti conoscere, pur con tutti i tuoi limi- ti e difetti. Come fossero i nostri. In alto a sinistra: Ritratto di Teodorico Pedrini In alto a destra: Ritratto dell’Imperatore Kangxi Immagine grande: Il Giardino dell’Imperatore Yongzheng Nel riquadro: “Te Li -ko”, il nome cinese di Teodorico Pedrini

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La seconda vita di Teodo-rico Pedrini inizia quel 6

febbraio 1711, quando entrain udienza dall'ImperatoreKangxi, e vede che "alla de-stra e alla sinistra vi stavanoquattro gesuiti: cioé li padriSuarez, Stumpf, Parrenin,Giartù, con i piedi giunti ecolle braccia pendenti, se-condo richiede la modestia erispetto della Cina" (MatteoRipa, Giornale), già immagi-nando i rapporti reciprociche si sarebbero in brevetempo stabiliti. Ma Pedrini,essendo un abile musicista,godette subito della stima econsiderazione di Kangxi,che gli chiese di insegnareai suoi figli e di completare ilLülüzhengyi, un testo di teo-ria musicale rimasto incom-piuto.Nonostante questo favore,la ferita aperta dal problemadei Riti cinesi tornò presto ariaprirsi e coinvolse anche il"Signor Pedrini" (Signoreera l'appellativo dei Lazzari-sti). Nell'ottobre 1714 Kangxichiese infatti a lui notizie sul-

le decisioni della Santa Se-de intorno alla questione deiRiti. E Teodorico illustrò i De-creti Papali del 1704, 1707 e1710, che proibivano alcunepratiche ai cristiani, ottenen-do da Kangxi una reazionetutt'altro che negativa. Que-sta risposta di Kangxi, diven-ne la sua bandiera ed insie-me lo scudo con cui difen-dersi, ma anche un bersa-glio per i suoi detrattori. Infatti l'Imperatore chieseproprio a lui di scrivere unalettera al Papa, ma al mo-mento di farla sottoscrivereagli altri missionari sorseroseri problemi, dato che moltinon volevano che egli scri-vesse che Kangxi non eracontrario a quei decreti eche li considerava un pro-blema interno di poche deci-ne di cristiani, una inezia inun paese di non-cristiani (fuincolpato anche di aver ispi-

rato la Bolla del 1715 in cuisi proibivano queste prati-che). I guai continuarono nel1720 quando al termine del-la seconda Legazione papa-le (quella di Mezzabarba)Pedrini non volle firmare ilresoconto redatto da altri(noto come Diario dei Man-darini), e per questo fu ba-stonato e imprigionato, pri-ma nelle prigioni pubbliche epoi dai Gesuiti. Questodrammatico periodo terminòcon la morte dell'ImperatoreKangxi nel dicembre 1722, econ l'ascesa al trono diYongzheng, che era statosuo allievo e che, agli inizidel 1723, lo fece liberare.Ottenuta la libertà, la preoc-cupazione di Teodorico fuquella di comprare una ca-sa, di sessanta stanze, nelquartiere di Xitang, ove fon-dò la "sua" chiesa, dedicataalla Nostra Signora dei Sette

Dolori. Era questo un suc-cesso di Pedrini: realizzarela chiesa di Propaganda Fi-de a Pechino, la "Chiesadell'ovest" (le altre eranoNantang "Chiesa del sud",Dontang "la Chiesa dell'est"e Petang "la Chiesa delnord"). In seguito scrisseche tra i cristiani cinesi "an-dare alla chiesa di Pedrini"significava 'rispettare le Co-stituzioni della Santa Sede'(lettera a M.Ripa del 4 set-tembre 1744). Purtroppo il 30 settembre1730 un violento terremoto,che fece decine di migliaia divittime, danneggiò la chiesa.Il religioso fermano, ormaisessantenne, la riparò ed ilfatto che essa fosse statarealizzata come una chiesaall'interno di una residenzamissionaria fornì all'impera-tore Qianlong, successore diYongzheng dal 1735, il moti-

vo per non requisirla e di-struggerla, come fece conmolte chiese cristiane in Ci-na.Pedrini aveva visto passareotto Papi e tre Imperatori,aveva sfidato la sorte e siera fatto molti nemici, maaveva costruito una chiesaed aveva fedeli in Cina ed aRoma -secondo Von Pastor-“godeva di un prestigio in-crollabile”. Uno storico comeArnold Rowbotham scrissedi lui: "Sebbene sia stato for-se dotato di poco tatto, nonsi può non ammirare il co-raggio di questo prete italia-no che, quasi senza alcunsupporto dai suoi confratelli,oppose la sua veemenza al-le forze combinate dell'Impe-ratore e della Società". La chiesa di Xitang - il "so-gno di Pedrini" - fu distruttanel 1811: quella che esisteancora oggi sulla via Xizhi-men è un rifacimento suc-cessivo La sua vita fu straordinaria-mente ricca e tumultuosa:una vita ancora da scoprire.

Supplemento al numero 1di “La Voce delle Marche”

13 gennaio 2006

Inserto a cura di Fabio G. Galeffi

e Gabriele Tarsetti

il pa

gino

ne

VULNERATIDORMIENTES

Il perchèdi un’assenza

Chi cercasse il suo nomenei testi di storia della

nostra città rimarrebbe delu-so: nessuno degli autori piùconosciuti lo nomina. E pri-ma di raccontarlo vorremmosoffermarci proprio su que-sta assenza. Dopo averloconosciuto, anche solo disfuggita, sarà infatti inevita-bile chiedersi "perché?". La vita di Teodorico Pedrini,"indegno prete della Missio-ne", come si definiva e fir-mava, ha sicuramente già insé il motivo del proprio oblìo,e lui stessodoveva pre-sentire tuttoquesto, sein una letteradel 1727 in-viata al Card.Paolucci Se-gretario diStato, scrive-va (citando ilSalmo 87) disentirsi comequei "vulneratidormientes ins e p u l c h r i s ,quorum non esmemor am-plius": "feriti eumiliati, che ri-posano nelleloro tombe, e dicui non conser-vi neanche più ilricordo".

UN MISSIONARIO FERMANOTRA IL PAPA E L’ IMPERATORE

Teodorico Pedrinie la missione di Cina

TEODORICO PEDRINI NELLA CORTE IMPERIALE

In missione dal 1702

Caro Teodorico,

chissà perché ti sentiamo così vicino, quasi presente.

Forse perché hai vissuto sino a 20 anni a Fermo, nella Parroc-

chia di San Michele, vicino al Collegio della Sapienza; hai cal-

cato alla fine del Seicento le stesse strade che vediamo e che

percorriamo noi ancora oggi, hai guardato la Piazza ed il "Gal-

luccio" sul Duomo, come li vediamo ancora adesso.

Hai avuto una enorme nostalgia sino alla fine, come nell'anno

1740, quando - lasciata Fermo da decenni - in una lettera ne ri-

cordavi e rimpiangevi i tratti.

Capiamo la tua nostalgia, capiamo la tua sofferenza, vediamo i

tuoi errori, senza alcuna mitologia da sfatare, ma quasi fossero

le nostre sofferenze, i nostri errori di oggi.

Vediamo i tuoi crucci, i tuoi fallimenti ed i tuoi successi come se

fossero i nostri. Per questo ti sentiamo presente, caparbio e individualista, e in-

vidiamo un po’ la tua determinazione: "A Cina sono mandato, a

Cina vado". E poi, ci sembra di vivere la tua umiliazione nel ve-

derti dimenticato in un sepolcro.

Forse è giunto il giorno di farti conoscere, pur con tutti i tuoi limi-

ti e difetti. Come fossero i nostri.In aalto aa ssinistra: RRitratto ddi TTeodorico PPedrini

In aalto aa ddestra: RRitratto ddell’Imperatore KKangxiImmagine ggrande: IIl GGiardino ddell’Imperatore YYongzheng

Nel rriquadro: ““Te LLi-kko”, iil nnome ccinese ddi TTeodorico PPedrini

LA PRESENZA DI PEDRINI A FERMO ED IL SUO VIAGGIO VERSO L’ORIENTE

Fermo e la famigliaII il paginone 13 GENNAIO 2006

Teodorico Pedrini nacqueil 30 giugno 1671 vicino

alla Chiesa di San MicheleArcangelo, dove fu battezza-to il 6 luglio. Era di famigliaborghese e benestante. Suopadre Giovanni Francescoera figlio di Olimpio e MariaGiaffei di Servigliano, e fu ilNotaio più attivo di Fermo,tra il 1656 ed il 1707, con isuoi 101 faldoni ancora con-servati in Archivio di Stato. Lamamma Nicolosa Piccioni, fi-glia di un altro notaio, si spo-sò ventenne nel 1670 e Teo-dorico fu il suo primo figlio.Nel 1673 ebbe Eraclito, di-ventato anch'egli prete e dal1706, per curiosa compen-sazione con il fratello, Priorea San Michele Arcangelo, lastessa chiesa dove la sua fa-miglia celebrò i battesimi, imatrimoni, le morti. E proprionella casa parrocchiale con ilfiglio, viveva Nicolosa nel1737 quando morì, ben tren-t'anni dopo il marito.Nel 1675 nacque Elisabetta,che abbracciò vita religiosa

da adulta e morì nel 1758.Nel 1677 nacque FlaviaA-gnese e nel 1679 MariaChiara Teresa, che però mo-rirono entrambe in teneraetà. Nel 1689 arrivò Teresa,l'unica che dette alla famigliauna discendenza, seppursenza cognome: sposò nel1717 Gaetano Vecchi-Burat-ti di Penna San Giovanni, ilcognato cui Teodorico scris-se lettere da Pechino. Gae-tano e Teresa ebbero due fi-glie: Beatrice nel 1718 e Ma-ria Elena nel 1720. Beatricedivenne sposa nel 1737 delconte Giuseppe Spinucci, fi-glio di Giovanni Battista, ami-co di gioventù di Teodorico;Elena sposò nel 1744 il Mar-chese Melchiorre Ruffini diAncona.Tra i figli di Beatrice e Giu-seppe ricordiamo ChiaraSpinucci (1741) che sposòFranz Xaver von Sachsen, fi-glio del Re di Polonia, morì aFermo nel 1692, ed è ricor-data ancora oggi dal bel mo-numento neoclassico

in cattedrale; ed il CardinaleDomenico (1739-1822), chenominò erede FrancescoMancini, figlio di sua nipoteTeresa Spinucci e del conteGirolamo Mancini, che riuni-rono da allora i cognomi.Teodorico si forma alle scuo-le dei Gesuiti e dei Filippini,prende gli ordini minori nel1690 e si laurea a Fermo inUtroque Iure nel 1692, equindi si trasferisce a Roma,dove rimane al Collegio Piceno di S.Salvatore in Laurofino al 1697. Si inserisce ne-gli ambienti romani forseagevolato dalle conoscenzedi famiglia: suoi padrini eranostati infatti Eufemia Altoco-mandi, moglie di LorenzoAdami, cugino del CardinaleAzzolino, e il Rev. MicheleCaucci, di Sant'Elpidio Mori-co, Canonico di Santa Mariaiin Via Lata a Roma.A Roma il giovane Teodoricocon ogni probabilità studiamusica, forse seguendo lelezioni di Arcangelo Corelli, e

prosegue la sua vita religiosaentrando, il 24 febbraio1698, nella Congregazionedella Missione di San Vin-cenzo de' Paoli.Due anni dopo viene scelto,probabilmente per le sue do-ti di musicista, per partire inmissione per la Cina al se-guito del Legato CardinaleTournon, uditore e procurato-re a Roma del Vescovo diFermo Card. BaldassareCenci. Dopo un'udienza conPapa Clemente XI, marchi-giano anch'egli, parte nel1702 per la Francia, e da lìnel 1703 per la Cina. Ma larotta fu in direzione oppostaa quella tradizionale, toccò laTerra del Fuoco, dove il va-scello "Saint Charles" rischiòmolto tra le tempeste, quindiil Cile ed il Perù, dove nel1704 si fermò un anno, ospi-te del Conte di Monclava edei Filippini. Nel 1705 fu inGuatemala poi a piedi fino inMessico; ma il Galeón deManila che viaggiava an-

nualmente verso le Filippineera già partito, e poiché quel-lo del 1706 non partì affatto,Teodorico dovette fermarsi fi-no al marzo 1707, per il viag-gio che lo portò a Manila soloil 9 agosto.Invano il Cardina-le Tournon, arrivato in Cinagià nel 1705, lo cercava in gi-ro per il mondo.Dalle Filippine fece due ten-tativi di arrivare a Macao maper due volte il mare lo ricac-ciò indietro. Solo nel novem-bre 1709 riesce ad imbarcar-si per Macao, con un leggen-dario travestimento da capi-tano di nave, tagliandosi labarba e guidando temeraria-mente il "petaccio" sui maridella Cina. Lo racconta, nonsenza qualche pacato rim-provero, Matteo Ripa, suocompagno di viaggio e dimissione per quindici anni,nel suo Giornale.Pedrini arriva a Macao il 5gennaio del 1710, ben setteanni dopo la partenza. In Ci-na nel frattempo la missione

di Tournon era fallita ed il Le-gato Papale sarebbe mortonel giugno dello stesso an-no. Teodorico ringrazia la Di-vina Provvidenza che, facen-dolo arrivare in grande ritar-do, gli ha risparmiato quelleesperienze e lo ha tenuto invita, affinché potesse conti-nuare la missione di Cina.Nel luglio 1710, a 39 anni,nel mezzo della sua vita, ini-zia per Teodorico Pedriniquella che può essere defini-ta la sua seconda esistenza.Su designazione di Tournon,l'imperatore Kangxi lo chia-ma a Pechino. Dopo un pas-saggio a Canton per studiarecinese, assume il nome di TeLi-ko ed arriva a corte, primomissionario non gesuita, nelfebbraio 1711. Con l'udienzada Kangxi la vita di TeodoricoPedrini si intreccia con la sto-ria dei rapporti tra la Chiesa el'Impero cinese, non è piùsolo la sua vita privata, madiventa un'esistenza pubbli-ca, inserita nella storia.

Teodorico Pedrini aveva un ca-rattere ostico e spinoso, ma era

sincero, passionale ed intransigen-te.Aveva un notevole sense of humore una grande cultura. Le sue letteresono piene di citazioni dai classici,ma anche di sarcasmo e di battutedi spirito. Se anche le persone a luipiù vicine non poterono esimersidal criticare alcuni suoi comporta-menti forse impulsivi, possiamo im-maginare le critiche di chi gli era av-verso.Il suo amico Matteo Ripa, con cui siincontrò a Manila nel 1709 ed andòa Pechino nel 1711 e visse gomitoa gomito, dalla stessa parte, fino al1723, scrisse sul suo Giornale, sot-to la data del 19 febbraio 1712:"…andava il sig.Pedrini colla suaabilità nella musica […] sempre piùcrescendo nell'affetto di quel granmonarca [Kangxi], tanto che seavesse avuto meno fuoco e piùprudenza […] avrebbe ottenuto da

quel potentato tutto quello ch'aves-se voluto…".Quel "se avesse avuto meno fuocoe più prudenza" detto da un amico,può essere assunto come epigrafeper tutta la vicenda umana di Teo-dorico Pedrini.Ma al 3 giugno 1712 Ripa scrisseanche "… al ritorno ritrovai il mioappartamento […] senza porta,avendosela presa il detto signorPedrini, allegando per ragioneaverne avuto bisogno per aggiu-starsi meglio l'appartamento suo.Non sarò forse creduto: e pur cosìpassò la cosa, tanto era d'umorstravagante il detto signore."I suoi detrattori, vecchi e nuovi,hanno avuto buon gioco a prende-re spunto dal suo carattere permuovergli critiche ben più serie e

pesanti. Si può citare Von Pastor(Storia dei Papi, Roma, 1962)"...Pedrini con i suoi pianoforti erasalito assai nel favore di Kangxi,egli si credette chiamato a prende-re in mano per proprio conto la so-luzione della questione rituale […]non ebbe vergogna di accusare in-nanzi all'Imperatore pagano i suoiconfratelli di sacerdozio…"; o Van-concelos de Saldanha (Da Kangxial Papa per la Via del Portogallo,Macao, 2002): "....personaggio in-controllabile […con] propensione alprotagonismo […] mancanza di tat-to e di carattere […] temerarietàche sfiorava l'incoscienza…". Se da un lato sapeva riempire lesue lettere di citazioni dalla Bibbia,da Tommaso D'Aquino, da Giove-nale, da Orazio, o da Abelardo e

Petrarca, dall'altro utilizzava soven-te ironia e sarcasmo, anche verso ilfratello Eraclito, Priore di San Mi-chele Arcangelo: "S'ella vuol venirea starci [in Cina], e lasciar il bocco-ne da Prete del suo Priorato, potràqui ergersi a Priore, e Posteriorecome vuole, stando solo; s'abbi cu-ra però delle bastonate Cinesi, edelle Prigioni de' Giesuiti; Io hò pro-vato l'une, e le altre…" (Lettera del31 ottobre 1724), e neppure lesina-va giochi di parole:"…non lasci dar-mi le nuove sì della sua salute, co-me della nostra carissima sorellaMaria Isabella, e dell'altre, e del Si-gnor Buratti e Burattini…" (Letteraal fratello, 27 settembre 1744). Anche l'uso di alcune figure retori-che è frequente, insieme adespressioni di forte presa suggesti-

va, come quando descrive la suaorigine: "Sono nato da parenti po-veri […] m'hanno sempre allevatocol latte tenero del timor di Dio, del-la Dottrina Cristiana e Cattolica…"(Lettera a Matteo Ripa, 25 ottobre1726); o quando chiede a MatteoRipa di inviare in Cina altri giovanimissionari: "se viene qualcuno de'suoi allievi, gli dia ordine di star inPekino, sarà metter oglio nella lu-cerna, che si estingue…" (Letteradel 5 novembre 1734).Il suo multiforme bagaglio culturalefa di Pedrini una personalità inte-ressante e stimolante, che sicura-mente offrì ai suoi avversari il prete-sto per attaccarlo, ma fu motivo distima ed ammirazione, oltre che difiducia, da parte di Papa ClementeXI, del Segretario di Stato FabrizioPaolucci (già vescovo di Macerataed amministratore diocesano aFermo), del Prefetto di PropagandaGiuseppe Sacripante e, non ultimo,dell'Imperatore Kangxi.

“Se avesse avuto meno fuoco e più prudenza”

Il carattere di Teodorico

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Teodorico Pedrini nasce a Fermo il 30 giugno1671; nel 1692 consegue a Fermo la laurea in di-ritto; dal 1692 al 1697 è convittore al Collegio Pi-ceno di Roma (San Salvatore in Lauro); nel 1698si affilia alla Congregazione della Missione (dettadei Lazzaristi per la loro sede a Saint-Lazare a Pa-rigi ovvero Vincenziani dal nome del fondatoreSan Vincenzo de' Paoli), ove professa i voti nel1700; nel 1702, dopo un'udienza con Clemente XI(Papa Albani), lascia l'Italia diretto in Francia, perintraprendere il viaggio verso la Cina; missiona-rio giunto in Cina nel 1710, ove è rimasto per 36anni, per molti dei quali alla Corte dell'Imperatore;fondatore a Pechino, nel 1725, della Chiesa delloXitang; valente musicista, costruttore di strumen-ti e compositore (in commercio 2 Cd), insegnantedi musica alla corte imperiale e co-autore di unaimportantissima opera di teoria musicale, scrittain cinese. Muore il 10 dicembre 1746 a Pechino,dove viene sepolto.

Chi è

UNO DEI PIÙ RICCHI EPISTOLARI DEL XVIII SECOLO

Le lettere13 GENNAIO 2006 IIIil paginone

Per chi oggi può inviare un sms a Pe-chino è difficile rendersi conto del-

l'importanza di una lettera nel '700. Unalettera poteva impiegare un anno e mez-zo per arrivare a Fermo. Doveva fare piùdi duemila chilometri fino a Macao perprendere la nave per l'Europa, poi il viag-gio intorno all'Africa fino in Portogallo, poivia terra sino a Roma, quindi nelle Mar-che. Le informazioni potevano esseresorpassate, il destinatario o il mittente giàmorti. Un esempio è la lettera alla madredel 1713 in cui Teodorico riscontra lamorte del padre ben sei anni dopo: "Do-po la funesta nuova della morte del no-stro Carissimo Signor Padre di beatamemoria non ho ricevute più lettere diCasa". Per questo a volte si spediva lastessa lettera per vie diverse o una lette-ra aveva più destinatari, ad esempioTeodorico spedisce una lettera a RomoloSpezioli, chiedendogli di girarla al fratelloa Fermo, segno evidente della sua confi-denza con il famoso medico fermano.Pedrini, che si firmava "indegno pretedella Missione", scrisse una grandequantità di lettere o relazioni dal contenu-to religioso o familiare: circa 250 lettereper quasi mille pagine, che rappresenta-no un corpus ricchissimo, uno dei più

consistenti epistolari conservati fino aigiorni nostri tra i missionari in Cina nelXVIII secolo. Le sue lettere e Relazioniistituzionali sono oggi conservate princi-palmente a Roma presso la Congrega-zione della Missione, la Casa Generali-zia dell'Ordine dei Frati Minori, l'archiviodi Propaganda Fide, la Biblioteca Corsi-niana e Casanatense, in parte a Parigipresso la Congregazione della Missionee le Missions Etrangères, a Londra, adAvila in Spagna, e a Manila nelle Filippi-ne. Molte vennero pubblicate nei volumiIV-V-VI (1865-1866) delle Memoires dela Congregation de la Mission e negli An-nali di Madrid e Roma della stessa Con-gregazione. Spesso le molte notizie sullasua vita pubblica e privata contenute nel-le lettere costituiscono l'unica fonte di in-formazione. Come la morte in tenera etàdella prima sorella Teresa, che è ricorda-ta da Teodorico nel ritratto in casa con ilcrocifisso in mano (lettera al cognatoGaetano Buratti del 29 ottobre 1732); odel nipotino chiamato Teodorico che mo-rì prima di compiere tre anni (lettera alfratello Eraclito del 27 settembre 1744).Oppure riguardano questioni private, co-me la richiesta di notizie sull'eredità delpadre morto dodici anni prima, in una let-

tera al fratello Eraclito del 1° settembre1719. Purtroppo molte lettere che lui do-vette ricevere dall'Italia, sono state di-strutte da lui stesso (come racconta inuna lettera del 1° agosto 1741 ad Arcan-gelo Miralta), o sono andate perdute nel-la demolizione della chiesa di Xitang, av-venuta nel 1811.Una notazione speciale merita la malin-conia di un componimento in latino inse-rito in una lettera a Giovanni Battista Spi-nucci del 24 ottobre 1740: una poesia incui ricorda le vie ed i tetti di Fermo, chenon vedeva ormai da quasi cinquant'an-ni, il Marguttu, la statua lignea della gio-stra, ed il Galluccio, il mostravento bron-zeo posto sull'abside della Cattedraleancor oggi visibile, specialmente daOriente. Un capitolo a parte, rivelatoredel ruolo ricoperto da Pedrini a Pechino,è costituito da alcune lettere riservate, dalui scritte ai vertici di Propaganda Fide incodice cifrato, il cui decrittatore, che eglidoveva condividere con i destinatari, puòessere datato, in base alla presenza deinomi dei missionari Giampè ed Appiani,proprio agli anni dell'arrivo di Pedrini inCina. Sulle lettere di Teodorico Pedrini,tra il 1702 ed il 1746, lo studio è appenainiziato.

Gli studiosi che si sono imbattuti in Teodorico Pedrini, aveva-no fino ad oggi a disposizione la bibliografia conosciuta o il

suo epistolario. Le ricerche compiute a Fermo hanno aggiunto aqueste fonti un insieme di quasi cento documenti originali, pre-senti nell'Archivio Storico Arcivescovile di Fermo, negli archiviparrocchiali di Servigliano, Monte San Martino e Penna SanGiovanni, oltre che nell'Archivio di Stato di Fermo: si tratta di attidi battesimo, matrimonio, morte, Stati delle Anime, atti catastali,oltre che la laurea e l'ammissione al Collegio dei Legisti, chepermettono di ricostruire in maniera adeguata la famiglia Pedri-ni. Molti atti freddamente burocratici fanno trasparire anchedrammi familiari, come quello del 24 luglio 1678, in cui si certifi-ca la morte di Flavia Agnese Pedrini, sorella di Teodorico, avve-nuta "aetatis suae decem menses"; o la nascita di una figliachiamata Teresa dieci anni dopo un'altra con lo stesso nome,può far sospettare che la prima morì da piccola, finché a confer-marlo non arriva lo stesso Teodorico, quando ricorda, in una let-tera dell'8 settembre 1732, la sorella "morta di poca età" e di cui"in casa era un ritratto con il Crocifisso in mano".Anche Giuseppe Spinucci e Beatrice Vecchi-Buratti ebberoesperienze analoghe, quando una figlia fu battezzata (1743)senza nemmeno l'imposizione del nome, e per Anna (1745) eTommaso (1746) il battesimo avvenne "in pericolo di morte im-minente", ed il piccolo Alessandro Teodorico, nato nel 1740, cuifu imposto il nome dello zio che viveva ormai da trent'anni nellalontana Cina, morì prima dei tre anni. Questo tipo di evento erafrequente, se anche la contessa Chiara Spinucci, nipote di Teo-dorico, ebbe due figli morti in tenera età, e negli stati delle animedella famiglia Vecchi-Buratti a Penna San Giovanni, si possonovedere i nomi di alcuni figli con una croce accanto, a significare

l'avvenuta morte prematura. Ed è ancora Teodorico a testimo-niare una certa serena accettazione della volontà di Dio, che neisuoi imperscrutabili disegni decide di portar via questi bambini:"…diventato angelo così presto; miglior fortuna hà avuto di noialtri due decrepiti…" dice al fratello nel 1744, parlando del loronipotino.Ma ci sono anche eventi gioiosi come il doppio matrimonio aServigliano di un fratello e una sorella di Giovanni FrancescoPedrini, con una ragazza ed un ragazzo fratelli tra loro, della fa-miglia Vecchiotti: due atti nella stessa pagina di registro al 22agosto 1655, che non trattengono l'immagine di gioia che dove-va regnare quella mattina su al paese vecchio in collina. Nei documenti vi sono nomi che richiamano fatti della storia cit-tadina. La madrina di Teodorico, Eufemia Altocomandi era mo-glie di Lorenzo Adami, cugino del Cardinale Decio Azzolino eCapitano al servizio della Regina Cristina di Svezia: il nome diEufemia riporta ad un famoso evento storico, la rivolta di Fermodel 1648, in cui alcuni nobili si sollevarono contro il governatoreVisconti per la requisizione del grano, ed in cui morirono il Vi-sconti stesso e due componenti la famiglia Adami. Uno dei rivol-tosi era il padre di Eufemia, Andrea Altocomando, che sembrafuggì in Dalmazia: la loro casa, nell'attuale Corso Cavour, pres-so il Largo Case Sfasciate (da qualche anno divenuto Largodella Rivolta), probabilmente venne distrutta in seguito alla con-danna. Ed anche il nome dell'altro padrino di Teodorico, il Rev.Michele Caucci "Roma detegens", residente a Roma, o quellodel padrino della sorella Teresa (1689), il pittore GiuseppeGhezzi, figlio e padre di pittori, indicato come "incola Romae",sono ulteriori segni dei legami tra la famiglia Pedrini e la comuni-tà dei marchigiani nella capitale.

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23.1.1670 - Si sposano Giovanni Francesco Pedrini eNicolosa Piccioni, i genitori30.6.1671 - Nasce a Fermo, è battezzato il 6.7.1671 nellaParrocchia S.Michele Arcangelo26.9.1673 - nasce il fratello Eraclito22.8.1675 - nasce la sorella Elisabetta4.10.1677 - nasce la sorella Flavia Agnese12.8.1679 - nasce la sorella M.Teresa20.6.1689 - nasce la sorella Teresa23.9.1690 - riceve gli Ordini minori26.6.1692 - si laurea all'Università di Fermo in UtroqueIure (Diritto canonico e civile)14.8.1692 - chiede l'ammissione al "Collegio dei legisti"dal 16.11.1692 al 7.8.1697 è a Roma al Collegio Piceno(San Salvatore in Lauro)24.2.1698 - entra nella Congregazione della Missione(Lazzaristi o Vincenziani, dal nome del fondatore SanVincenzo de' Paoli) al Collegio di Monte Citorio25.2.1700 - professa i voti religiosi13.1.1702 - lascia Roma per Parigi, diretto in Cina26.12.1703 - parte da Saint Malo, verso occidente30.3.1704 - passa lo stretto di Magellano13.5.1704 - arriva a Concepciòn in Cile, e quindi in Perù10.5.1705 - è a Lima, ospite del Vicerè del Perù1705 - va in nave in Guatemala e a piedi in Messico1706 - è in Messico, ospite del Duca di Albuquerque1706 - il fratello Eraclito è Priore di S.Michele Arcangeloa Fermo7.2.1707 - muore a Fermo il padre Giovanni FrancescoPedrini8.3.1707 - ad Acapulco si imbarca sul Galeón de Manilaper le Filippine9.8.1707 - arriva a Manila27.10.1707 - tenta di raggiungere Macao Fine 1707 - secondo tentativo di andare a MacaoGennaio 1708 - fallimento del viaggio e rientro a Manila29.11.1709 - incontra Matteo Ripa a Mariveles (Filippi-ne) - Episodio del travestimento5.1.1710 arriva a Macao con altri 5 missionari e17.1.1710 consegna della berretta cardinalizia a Tour-non10.6.1710 assiste alla morte di TournonLug.1710 l'Imperatore Kangxi lo chiama a Pechino6.2.1711 arriva a Pechino, si presenta all'Imperatore -primo missionario non Gesuita alla Corte imperialeMaggio 1711 va per la prima volta a Jehol (attualeChengde) con l'Imperatore - Kangxi gli chiede di com-pletare il trattato musicale LülüZhengyi-Xubian28.11.1714 parla all'Imperatore della Costituzione Apo-stolica del 20 Nov. 1704, Kangxi gli chiede di scrivereuna lettera a Clemente XI12.11.1715 - Memoriale per Kangxi sulla questione deiRiti - chiede a Kangxi di tenerlo riservato12.11.1716 Kangxi rivela in pubblico il contenuto delMemoriale di Pedrini; cade in momentanea disgrazia1.12.1716 Decreto contro la Bolla Papale - Il VescovoDella Chiesa scrive a Kangxi ed a Clemente XI letterecontro Pedrini per il suo Memoriale all'Imperatore9.2.1717 - la sorella Teresa sposa a Fermo GaetanoVecchi-Buratti di Penna San GiovanniGen - Apr 1717 Il mandarino Tchao Chang lo accusa dicospirazione25.5.1717 viene nominato Protonotario Apostolico8.2.1720 assenza alla cerimonia di capodanno, vieneimprigionato per 10 giorni, e messo sotto sorveglianza14.1.1721 - udienza del Legato Mezzabarba da Kangxi,presenti Pedrini e RipaFeb.1721 - Pedrini si rifiuta di firmare il Diario dei Man-dariniMar.1721 - viene bastonato, incatenato e poi imprigio-natoMag-Ott 1721 trasferimento a Jehol con l'imperatoreNovembre 1721 - rientra in carcereDicembre 1722 - è in prigione; muore Kangxi24.2.1723 - viene liberato dal nuovo imperatore Yong-zheng (suo allievo di musica)1723 - acquista un terreno per una casa e una chiesa1725 - fonda la chiesa di Sitang (Xitang) o Nostra Si-gnora dei Sette Dolori30.9.1730 - grande terremoto a Pechino, viene danneg-giata la chiesa di Xitangdal 25.10.1731 al 8.4.1738 è Vice-Procuratore (facentefunzioni) di Propaganda Fide a Pechino19.3.1733 - partecipa alla stesura della Conventio Mis-sionariorum Pekinensis25.5.1737 - la madre Maria Nicolosa muore a Fermo30.8.1741 nasce la nipote contessa Chiara SpinucciFine 1741 - l'Imperatore Qianlong lo richiama a corteper restaurare gli strumenti29.3.1746 - muore a Napoli il suo amico Matteo Ripa3.12.1746 - muore a Fermo l'amico Giovanni BattistaSpinucci10.12.1746 - muore a Pechino; l'Imperatore dona 200taëls per i funerali

Tavola cronologica

QUASI CENTO GLI ATTI ORIGINALI RINVENUTI IN CITTÀ E DINTORNI

Pedrini nei documenti di Fermo

CChhiieessaaCCaatttteeddrraallee

ddii FFeerrmmoosseeccoolloo XXVVIIIIII

((aattttrriibb.. PPiioo PPaannffiillii))

LE UNICHE COMPOSIZIONI DI UN EUROPEO PERVENUTE DALLA CINA DEL SETTECENTO

I quattro ruoli di Pedrini musicistaIV il paginone 13 GENNAIO 2006

Teodorico Pedrini era unvalente musicista, ma

considerò la musica subordi-nata alla sua missione pasto-rale. E proprio in quanto mu-sicista venne scelto dallaCongregazione della Missio-ne per andare in Cina e gra-zie alla musica entrò subitonei favori dell'ImperatoreKangxi. Doveva aver studia-to musica a Fermo quando,nel 1692, si trasferì a Romaal Collegio Piceno. Erano glianni in cui Arcangelo Corellifrequentava la corte dellaRegina Cristina di Svezia, laCancelleria del Cardinale Ot-toboni e gli ambienti del Col-legio Piceno. Sono gli stessiambienti marchigiani a Ro-ma che frequentò Teodoricoin quegli anni, ed è suggesti-vo supporre, anche senzaprove documentali, che Pe-drini fu allievo del musicistaravennate. Il suo rapportocon Corelli fu senz'altro coin-volgente, se è vero che unadelle prime richieste di Teo-

dorico da Pechino alla Congregazione della Missione fula spedizione delle ultimecomposizioni di Corelli, pub-blicate dopo il 1701.Nel giugno 1710, l'Imperato-re Kangxi chiese a Tournonse tra i missionari giunti dal-l'Europa vi fossero esperti inqualche disciplina artistica oscientifica, e saputo che Pe-drini era un musicista e Mat-teo Ripa un pitto-re, volle subitochiamarli a sé aPechino. Cosìquando nel 1711arrivò a Pechino,Teodorico Pedri-ni fu subito chia-mato da Kangxia insegnaremusica a tre deisuoi figli, a siste-mare gli stru-menti occidentalilasciati a palazzodai missionari finlì succedutisi("per accordare

uno strumento non serve lalingua, ma l'orecchio" soste-neva con lucida banalità l'Im-peratore) nonché a portarea termine un'opera iniziatanegli anni precedenti.Si tratta dello Xubian, un pre-ziosissimo volume di TeoriaMusicale in cinese, iniziatoanni prima da Tomàs Perei-ra, gesuita portoghese, mor-to improvvisamente nel di-

cembre 1708, che costituivala parte finale di un'enciclo-pedica sulla Musica Orienta-le ed Occidentale intitolataLülu ZhengYi, che a sua vol-ta era una componente diun'enciclopedia delle arti edelle scienze, che l'Imperato-re Kangxi aveva commissio-nato ad una Accademia ap-positamente costituita.I due autori, Pereira e Pedrinihanno dato, mediante il LüluZhengYi-Xubian, un decisivocontributo per introdurre inmaniera organica e sistema-tica la Teoria musicale occi-dentale in Cina, per far cono-scere all'élite intellettuale edartistica cinese, concetti co-me la scala cromatica, il si-stema modale Maggiore /Minore, la solmizzazione asette note. È un'opera impor-tantissima nella storia deirapporti Oriente-Occidente,realizzata da due europeiche, oltre ad essere valentimusicisti, erano anche mis-sionari im pegnati: Tomàs

Pereira, nato a Braga nel1645 e Teodorico Pedrini,nato a Fermo nel 1671.L'importanza di Pedrini comemusicista deriva anche dallesue composizioni ritrovatenel 1935 nel fondo Beitang,della Biblioteca NazionaleCinese, al numero di catalo-go 3397: le 12 Sonate perviolino solo e basso, operaTerza, del Nepridi (ana-gramma di Pedrini). Le So-nate risentono notevolmentedell'influenza di Corelli, nellostile corretto con una giustadose di creatività ed originali-tà, e sono le uniche musichecomposte da un occidentalein Cina nel XVIII secolo, o al-meno le uniche di cui ci sia ri-masta testimonianza. Il titolo"Opera Terza" fa supporreche vi siano stati altre dueOpere, sinora non ritrovate.In una lettera del 1711 Pedri-ni racconta di aver detto al-l'Imperatore che aveva consé in quel momento dellemusiche da lui composte,

ma non si sa se fossero que-ste o altre Sonate, né se leaveva composte quando eraancora in Italia. Nel 1735l'Imperatore Qianlong, nipotedi Kangxi, richiamò a cortel'anziano Teodorico, per ri-prendere la sua attività dimusicista e restaurare i vec-chi clavicembali. Probabil-mente una conferma indiret-ta della sua importanza co-me musicista è il fatto cheoggi i maggiori esperti su dilui siano due musicologi: l’in-glese Peter Allsop e l’ameri-cana Joyce Lindorff.I suoi detrattori lo chiamava-no, con aria di sufficienza, "ilmusico" e qualcuno avevainsinuato che stesse a cortesolo per suonare: per contro-battere questa diceria il Car-dinale Sacripante, Prefettodella Congregazione di Pro-paganda Fide, confermò lasua fiducia in Pedrini missio-nario: la musica era, per lui eper la Congregazione, unmezzo e non un fine.

Quella denominata Controversia dei Riti(cinesi) fu una difficile e delicata polemi-

ca dottrinale che attraversò la Chiesa tra Sei-cento e Settecento.La discussione era nata intorno al criterio,adottato dall'inizio della missione in Cina daMatteo Ricci, di tolleranza nei confronti di al-cune pratiche di derivazione confuciana per icinesi convertiti al cristianesimo. Si trattavadei rituali di culto degli antenati (attraverso le"tavolette dei defunti") e del nome con cui de-finire il Dio dei cristiani ("Tien-chu", "Shang-di", o "Tien").I Gesuiti, sulla scia di Matteo Ricci (morto nel

1610), erano disponibili a consentire questepratiche ai cinesi divenuti cristiani e a permet-tere l'uso dei tre nomi per definire il Dio cri-stiano; a partire dalla metà del '600 gli ordinipredicatori prima, ed i missionari di Propa-ganda poi, sostennero una maggiore osser-vanza, pretendendo che si adottasse il solonome "Tien-chu" per il Dio cristiano e nonammettendo i rituali di omaggio ai defunti nel-le modalità tipiche della civiltà cinese. Molte

volte la Santa Sede fu investita del problemae prese diverse decisioni nel corso del tem-po; fino a che Papa Clemente XI, con tresuccessivi atti (le Costituzioni Apostoliche del1704 e del 1710, e la bolla Ex Illa Die del1715) dichiarò l'inammissibilità dei cosiddetti"Riti Cinesi" e impose a tutti i missionari diproibirli.La parola fine sulla discussione fu quindi po-sta da Benedetto XIV nel 1742 con la Bolla

Ex Quo Singulari. Nel secolo seguente il cri-stianesimo visse un periodo buio di persecu-zione, nel 1811 fu distrutta la chiesa di Xitangfondata da Pedrini e nel 1900 vi fu la rivoltadei Boxers contro ireligiosi occidentali. Nel 1939 la Santa Sede rivide in parte le sueposizioni, con un decreto di sostanziale tolle-ranza verso le pratiche di culto cinesi. La ri-presa del dialogo tra la Chiesa e il governocinese è cronaca di questi giorni.

Per ulteriori approfondimenti: Rommerskir-ken G., Voce "Controversia dei Riti" in "Enci-clopedia Cattolica", Vol. III, 1952, pag. 995

La controversia dei Riti

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