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Famiglia, Infanzia, Adolescenza, Minori e Giovani Persone anziane Disabilità Dipendenze Salute mentale Marginalità sociale Immigrazione Servizio integrazione lavorativa Contrasto alle disuguaglianze in salute Conferenza dei Sindaci Ulss 1 Acquisito parere della Conferenza dei Sindaci Ulss 1 il 29 aprile 2013 delibera n.3 Volume 1 Relazioni per area di intervento

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Famiglia, Infanzia, Adolescenza, Minori e Giovani

Persone anziane

Disabilità

Dipendenze

Salute mentale

Marginalità sociale

Immigrazione

Servizio integrazione lavorativa

Contrasto alle disuguaglianze in salute

Conferenza dei Sindaci Ulss 1

Acquisito parere della Conferenza dei Sindaci Ulss 1 il 29 aprile 2013 delibera n.3

Volume 1 Relazioni per area di intervento

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Indice

Premessa pag. 5

1. Ri-pianificazione 2013 - Relazioni per Area di Intervento

1.1 Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio e giovani pag. 7

1.2.1 Persone anziane - residenzialità pag. 17

Allegato 1 pag. 25

1.2.2 Persone anziane - domiciliarità pag. 31

1.3 Disabilità

pag. 33

1.4 Dipendenze

pag. 45

1.5 Salute mentale

pag. 49

1.6 Marginalità Sociale

pag. 55

1.7 Immigrazione

pag. 57

1.8 Servizio Integrazione Lavorativa

pag. 63

1.9 Area Trasversale – Contrasto alle Disuguaglianze in Salute

pag. 65

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Ri-pianificazione 2013 Piano di Zona 2011-2015 ULSS 1 Belluno

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“Ri-pianificazione 2013 Piano di Zona 2011-2015”

a cura di:

Direttore dei Servizi Sociali e della funzione territoriale:

Carlo Stecchini Dirigente U.O.C. dei Servizi Sociali:

Angelo Tanzarella

Ufficio di Piano Conferenza dei Sindaci – Azienda Ulss n.1 :

Claudia Faneo Referenti del Gruppo di Coordinamento Tecnico:

− Area Anziani: Arrigo Boito - Responsabile dei Servizi Sociali dei Comuni di Forno di Zoldo e Longarone;

− Domiciliarità Anziani: Adriana Campo Bagatin - Referente servizi domiciliari Ser.S.A.

S.p.A. e Tiziana Chinellato – Responsabile Funzione delegate e Anziani Distretto n.2 di Agordo

− Area Disabili: Rossella Di Marzo - Coordinatrice UO Disabilità Ulss n.1 Dirigente UO Disa-

bilità Distretto n.1 Cadore; − Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio e giovani: Maria Ar-

rigoni - Coordinatrice UO IAF Ulss n.1 Dirigente UOIAF Distretto n.3 Belluno;

− Area Dipendenze: Alfio De Sandre - Direttore Dipartimento per le Dipendenze; − Area Salute Mentale: Bruno Forti - Direttore Dipartimento Salute Mentale;

− Area Marginalità Sociale: Anna Viviani - Responsabile dei Servizi Sociali del Comune di

Belluno; − Area Immigrazione: Milena Maia – Psicologa/Psicoterapeuta responsabile della rete di

coordinamento immigrazione provinciale e dirigente al Centro Internazionale del Libro Parlato;

− Supporto Integrazione Lavorativa: Enrico Verdozzi - Responsabile del Servizio Integra-

zione Lavorativa dei Servizi Sociali dell’Ulss n.1.

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Ri-pianificazione 2013 - Piano di Zona 2011-2015 ULSS 1 Belluno

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Premessa

La “Ri-pianificazione 2013 – Piano di Zona 2011-2015 ULSS 1 Belluno” risente, in modo significativo, dell’attuale quadro di crisi sistemica (istituzionale finanziaria, economica, occupazionale e sociale) i cui effetti sono destinati a non esaurirsi nel breve periodo.

Innanzitutto lo stato della Finanza Pubblica e i vincoli conseguenti al contenimento dei processi di spesa: per la prima volta, nell’anno 2013, siamo in presenza di una riduzione in termini non solo reali ma anche nominali delle risorse a disposizione del Fondo Sanitario e delle risorse (statali, regionali e locali) destinate al Sistema Integrato degli Interventi e Ser-vizi Sociali. Questa situazione di natura generale acquista un peso specifico più rilevante in un territorio vasto, ad alta dispersione abitativa, orograficamente complesso e istitu-zionalmente frammentato, quale quello dei 51 Comuni dell’ULSS n. 1 di Belluno.

La definizione decrescente delle risorse disponibili si accompagna anche ad una oggettiva riduzione delle risorse aggiuntive attivabili da altri enti pubblici, privati (fondazioni bancarie) e da soggetti co-munitari (volontariato, imprese sociali, ecc.) e alla rilevante contrazione della capacità di acquisto delle famiglie.

A fronte della crisi economico finanziaria non diminuiscono i bisogni di salute, al contrario, ulterior-mente acutizzati da fenomeni di disagio sociale, di rischio di povertà, di crisi occupazionale e di mar-ginalità/esclusione sociale.

Si impone una sempre più spinta selettività delle risposte assistenziali e si restringe la possibilità di azioni positive di integrazione sociale e lavorativa.

La crisi incide, inoltre, sul comportamento dell’utenza, con particolare riferimento ai servizi soggetti a retta e/o compartecipazione (Strutture residenziali e Semi-residenziali, Servizi di Assistenza Domi-ciliare, Servizi per l’infanzia, ecc.) con un ripiegamento ulteriore dell’impegno di cura e assistenza all’interno della famiglia che, pur risorsa indispensabile e preziosa, non sempre può rispondere ade-guatamente ai bisogni assistenziali dei propri componenti.

Tale comportamento produce, altresì, come effetto collaterale e secondario, problemi di sostenibilità della gestione del sistema formale di offerta.

Gli indirizzi del documento di Ri-pianificazione, a partire dalla criticità del contesto di riferimento, si sono necessariamente concentrati:

- sulla individuazione degli obiettivi prioritari ed essenziali e realisticamente sostenibili per ogni a-rea di intervento;

- sulle azioni di riorganizzazioni del sistema integrato di interventi e servizi sociosanitari e sociali e sulla revisione/affinamento delle metodologie operative;

- sul rilancio dei processi di integrazione sociosanitaria (istituzionali, gestionali, professionali e co-munitari).

Tale impostazione è stata perseguita come la modalità più realistica ed efficace per contrastare le difficoltà, ridurre la tensione dei vincoli di contesto, garantire al meglio i Livelli Essenziali di Assisten-za, e promuovere una positiva inversione di tendenza per i prossimi anni.

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Ri-pianificazione 2013 - Piano di Zona 2011-2015 ULSS 1 Belluno

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L’elaborazione della Ri-programmazione 2013 ha previsto le seguenti fasi, per ognuna delle quali il Gruppo Tecnico ha elaborato il procedimento auto-organizzando i lavori del proprio tavolo ed infor-mando l’Ufficio di Piano, l’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci e la Direzione Sociale: Fase 1 – Pubblicazione bando programmazione partecipata (gennaio - febbraio)

Nei primi giorni di gennaio è stato pubblicato, nel sito web dell’ULSS, il bando per l’adesione dei Soggetti del Terzo Settore al processo di programmazione partecipata alla Ri-pianificazione 2013.

Fase 2 - Attivazione dei tavoli di lavoro (gennaio - febbraio)

Per ciascuna area di intervento è stato convocato il rispettivo Tavolo composto dai rappresentanti dei Servizi e dai Soggetti dei Terzo Settore che hanno aderito ai lavori della programmazione parte-cipata del PdZ 11-15. I Tavoli hanno effettuato un’analisi delle azioni inserite nella programmazione del Piano di Zona 2011-2015 verificando se esse erano confermate per il 2013, se dovevano essere integrate o modificate oppure se dovevano essere inserite azioni innovative.

Fase 3 – Elaborazione delle previsioni economiche 2013 (gennaio - febbraio – marzo)

L’Ufficio di Piano, con la collaborazione dei Servizi ha raccolto i dati necessari per la predisposizione della previsione 2013. Successivamente i dati di utenza, costo e finanziamento dopo essere stati controllati, elaborati ed organizzati sono stati inseriti nelle Tabelle di sintesi – Previsione 2013. Fase 4 – Stesura proposta di Ri-pianificazione 2013 (febbraio-marzo)

A seguito del lavoro dei Tavoli, e con la collaborazione dei soggetti partecipanti, il Referente d’Area ha steso un proposta di Ri-pianificazione. Questa relazione risulta utile per analizzare in modo ap-profondito le Tabelle di sintesi – Previsione 2013.

Fase 5 – Presentazione proposta all’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci (17 aprile 2013)

La proposta di Ri-pianificazione 2013, dopo essere stata presentata alla Direzione Sociale, è stata illustrata all’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci. Fase 6 – Presentazione in Conferenza dei Sindaci della proposta (29 aprile 2013)

La Ri-pianificazione 2013 del Piano di Zona 2011-2015 è stata presentata il giorno 29 aprile 2013 dalla Conferenza dei Sindaci dell’ULSS n.1 di Belluno.

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Ri-pianificazione 2013 - Piano di Zona 2011-2015 ULSS 1 Belluno

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Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disagio e giovani.

Premessa Durante l’anno 2012, in seguito ad alcuni provvedimenti regionali e locali, ad eventi imprevedibili e all’inasprirsi della crisi economica, sono stati adottati dei provvedimenti di cui è necessario tenere conto nella ripianificazione delle attività dell’area.

- Le indicazioni dei gruppi di lavoro tra operatori dei servizi socio-sanitari e l’Autorità Giudiziaria, coordinati dal Pubblico Tutore dei Minori, degli Osservatori attivati dalla Presidente del Tribuna-le per i minorenni e le difficoltà economiche degli Enti Locali che hanno delegato le funzioni di tutela dei minori all’ULSS, richiedono un approfondimento dei compiti e dei rapporti tra delega-to e delegante e una revisione dei regolamenti della tutela e dell’affido.

- Sono state recepite formalmente con Deliberazione n.1234/12 le Linee Guida per il servizio di Consultorio Familiare della Regione del Veneto (DGR n.215/10) provvedendo alla riorganizza-zione dei servizi consultoriali aziendali a partire da gennaio 2013. I servizi Spazio Adolescenti Giovani e Spazio Incontro sono stati aggregati al Consultorio Familiare di Belluno mantenendo le equipe specializzate e sempre alla Dirigente di questo Consultorio è stata temporaneamente affidata la responsabilità del Consultorio Familiare di Longarone Alpago Zoldo.

- Il Centro regionale di contrasto all’abuso e maltrattamento “Tetto Azzurro”, in marzo 2013 ha concluso il proprio servizio e dimesso n. 13 famiglie. L’ULSS n. 1 ha chiesto alla Regione che possa essere ri-finanziato.

- A causa della mancata collocazione nel territorio dell’U.O. di NPI di Belluno, che è ospedaliera, ed in attesa delle Schede di programmazione ospedaliera e territoriale previste dal Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2016, non è stata possibile la riorganizzazione delle U.O. di Neuropsi-chiatria prevista dal Piano aziendale per l’applicazione delle Linee Guida regionali per i servizi distrettuali in età evolutiva approvate con DGR n.1533/11.

- Le dimissioni della ginecologa dei Consultori Familiari e il piano di rientro di ore SAI richiesto dalla Regione hanno determinato l’assenza di tale figura nei Consultori di Agordo, Belluno e Puos d’Alpago per alcuni mesi, (già limitata rispettivamente a n.7,5 ore, n.8 ore e n.4 ore set-timanali, largamente al di sotto dello standard previsto dalle Linee Guida di un ginecologo a tempo pieno ogni 40/50.000 abitanti). E’ stata chiesta alla Regione una deroga al piano di rien-tro per questa figura professionale e per quella dello psicologo che operano nei Consultori Fa-miliari. Tale richiesta di deroga è stata accettata dalla Regione solo per la figura del ginecologo che, espletate le necessarie procedure, sarà nuovamente presente nei Consultori come in pre-cedenza. La presenza degli psicologi con contratto SAI nei servizi consultoriali, in base al citato piano di rientro di ore SAI approvato dalla Regione e alla mancata accettazione della deroga richiesta, verrà ridotta di complessive n.12 ore settimanali (7,5 ore in meno a Spazio Incontro già com-pensate, nel rispetto degli standard delle Linee guida regionali, con n.10 ore della psicologa di-pendente assegnata al Consultorio Familiare di Agordo, n.3 ore in meno all’equipe di tutela mi-nori del Consultorio Familiare di Pieve, n.1,5 ore in meno al Consultorio Familiare di Belluno e all’U.O. di Pediatria che condividono la professionista).

- Eventi atmosferici hanno reso inagibile lo stabile dell’ULSS sito in via Carducci a Belluno, che ospitava i seguenti servizi consultoriali: l’Unità Tutela Minori, il CASF, la direzione e la segreteria dell’U.O. IAF, l’attività di mediazione familiare e il Centro regionale di contrasto all’abuso e al maltrattamento “Tetto Azzurro”. Nel corso del 2013 essi troveranno una collocazione definitiva in via Sala n.35 a Cusighe (BL) dove sono già presenti altri servizi per i minori quali l’U.O. di Neuropsichiatria Infantile e il Servizio Integrazione Sociale e Scolastica (SISS). Si è colta l’occasione, data la riorganizzare degli spazi dello stabile, per collocarvi anche la sede del Con-sultorio Familiare di Belluno (trasferimento previsto per luglio), realizzando un accorpamento

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che facilita la fruizione delle prestazioni da parte delle famiglie e la collaborazione tra gli opera-tori.

- Alcune progettazioni/iniziative, in assenza di finanziamenti, sono state mantenute o organizzate nel territorio a totale carico delle famiglie. Tra queste si segnalano i laboratori pomeridiani della Fondazione Progetto Uomo del CEIS di potenziamento delle abilità scolastiche e il “Centro” dell’Associazione FORMARTE che offre intervento clinico (valutazione, riabilitazione, terapia) per situazioni patologiche e parafisiologiche dell’età evolutiva e della formazione artistico – espres-siva nell’ambito dei disturbi dello sviluppo oltre che del supporto al singolo, alla coppia e alla famiglia in difficoltà.

Per l’anno 2013 il Tavolo tecnico territoriale DGRV n.2416/08, incaricato di elaborare e monitorare quest’area del Piano di Zona ha deciso di proseguire i lavori di 2 dei 4 gruppi tematici di approfon-dimento attivati nel corso del 2012 che hanno ottenuto un’ampia partecipazione e realizzato gli o-biettivi previsti con risultati significativi. Nell’anno 2013 i lavori perseguiranno come di seguito illu-strato:

Gruppo “Strutture accoglienti, diurne”

Responsabile Dott.ssa Maria Arrigoni.

Obiettivi anno 2013:

- prosecuzione della mappatura dei Doposcuola del territorio; - ampliamento del tavolo di coordinamento tra i Doposcuola ad altri servizi pomeridiani per i mi-

nori e a sostegno delle famiglie; - organizzazione di due incontri formativi relativi al rapporto dei servizi pomeridiani con le fami-

glie e con le scuole.

Il privato sociale valuterà se aprire una comunità educativa residenziale per minori adolescenti a Belluno ritenuta utile dal tavolo.

Gruppo “Contrasto al disagio (disagio minorile, disagio scolastico, DSA)”

Durante il 2012 questo gruppo è opportunamente confluito nel gruppo organizzato dall’UST (Ufficio Scolastico Territoriale) secondo la recente normativa per i DSA e ha contribuito, tra l’altro, alla re-visione della scheda di segnalazione prevista dagli Orientamenti per la comunicazione tra scuola e servizi sociali e socio sanitari per la protezione e tutela dei diritti dei bambi-ni e dei ragazzi nel contesto scolastico -DGRV 3898/08- e della normativa a favore dei DSA. Dal 2013 vengono utilizzate n.3 schede, non più anonime e sempre sottoscritte dai genitori. Esse vengono consegnate in copia ai genitori e inviate direttamente dalla scuola al servizio interes-sato come segue: per i problemi comportamentali alle U.O. di NPI, per difficoltà di apprendimento o possibile disturbo di apprendimento alle U.O. di NPI, per trascuratezza ai servizi consultoriali. Il ser-vizio che le riceve ha il compito di contattare i genitori per conoscere la situazione e la scuola per comunicare l’avvio del percorso di conoscenza.

Obiettivi anno 2013:

- favorire il lavoro di rete e coordinare il più possibile gli interventi sui DSA;

- monitorare l’utilizzo delle nuove schede di segnalazione delle situazioni di disagio sopracitate.

Nel 2013, si ritiene indispensabile e prioritario:

1. promuovere e sostenere reti di famiglie solidali che possano aiutare le famiglie in diffi-coltà del territorio e implementare la banca dati delle famiglie disponibili per l’affido familiare per poter garantire una presenza/disponibilità più capillare ed una sempre maggiore risposta ai minori. Viene perciò richiesto ai servizi dell’area consultoriale di realizzare il ”Progetto straordinario di promozione della solidarietà e dell’affido” e al CASF di collaborare alla realizzazione del progetto “Apro le porte all’affido”, affidato alla Cooperativa Porta-

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perta, di informazione e sensibilizzazione che promuove in modo capillare ed efficace la cul-tura della solidarietà tra famiglie e dell’affido familiare;

2. favorire i processi di deistituzionalizzazione rafforzando tutte le azioni che consentono la permanenza dei minori in famiglia come l’affido diurno, la comunità educativa diurna, l’in-tervento educativo domiciliare, i progetti educativi nei doposcuola. A tale proposito, nel 2013, si aggiunge ai finanziamenti già ottenuti tramite bandi GAL e dal BIM, un finanziamen-to di € 110.000 da parte della Fondazione Cariverona, alla quale è stato richiesto un ulteriore finanziamento di € 150.000 per l’anno 2014. Nel corso dell’anno 2013 verranno, inoltre, defi-nite le proposte progettuali per l’Agenda Europea 2014-2020 per poter continuare ad usufrui-re di finanziamenti dedicati ;

3. rivedere i regolamenti aziendali della tutela e, se opportuno, dell’affido familiare tramite il coinvolgimento di tecnici e amministratori dei Comuni e degli operatori dell’ULSS;

4. avviare la riorganizzazione delle U.O. di Neuropsichiatria prevista dal Piano aziendale per l’applicazione delle Linee Guida regionali per i servizi distrettuali in età evolutiva approva-te con DGR n.1533/11 che mantiene le equipe dei diversi ambiti territoriali;

5. favorire le azioni di integrazione tra i servizi consultoriali per preparare l’accorpamento in un’unica Unità Operativa Consultorio Familiare con equipe nei vari ambiti territoriali, come previsto dalla riorganizzazione dei Distretti Socio Sanitari in un unico Di-stretto.

1. Mantenimento, Rinvio/sospensione e Riorganizzazione azioni PdZ 2011-2015

Le azioni e i progetti previsti per l’anno 2012 di seguito elencati, sono riferiti, in modo schematico, alle politiche e alle azioni previste nel quinquennio di vigenza del Piano per evidenziare, nello speci-fico, la continuità o l’innovazione introdotta e le motivazioni delle scelte. A. Politiche di sistema dell’Area famiglia.

Azioni innovative previste nel PdZ 2011-2015: 1. Formazione degli operatori dell’area consulto-riale per l’utilizzo del nuovo sistema informativo predisposto dalla Ditta Vega (anno 2011)

Azione realizzata

2. Sviluppo dell’applicativo “Atl@nte” da parte della ditta Vega

Azione realizzata. Tutti i servizi dell’area consul-toriale utilizzano il sistema informativo territoria-le Atl@nte

3. Implementazione del sistema informativo Atl@nte con strumenti di valutazione

Azione prevista per il 2013 per l’inserimento dei decreti dell’Autorità Giudiziaria

B. Le politiche d’intervento di promozione famiglia e dei servizi dedicati. C. Le politiche d’intervento di promozione e sostegno alla genitorialità.

Azioni di mantenimento previste nel PdZ 2011-2015: 1.Consolidamento e implementazione dell’offerta di sostegno alla genitorialità e neogenitorialità da parte dei servizi consultoriali (4 CF, 2 equipe adozioni, CASF, Serv. Spazio Incontro, Serv. Spazio Adolescenti) anni 2011-2015

Promozione da parte del CF di Pieve di Cadore del Progetto "Parto e... Via" per il primo anno di vita del Bambino ed implementazione del Pro-getto "Sono Nato..." e della collaborazione con il Reparto Ostetricia dell'Ospedale di Pieve di Cadore

Azione ri-proposta per l’anno 2013: ma condi-zionata dalla riduzione della disponibilità oraria di ginecologi e psicologi L'azione "Sono nato" prosegue per il 2013 L'azione "Parto e ... Via" sarà attivata nel II se-mestre 2013

2. Prosecuzione del progetto di riorganizzazione Il progetto è stato finanziato per il 2013 e realiz-

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dei Consultori Familiari, se sarà rifinanziato dalla Regione

zerà le azioni finanziate in precedenza dal pro-getto Educazione alla sessualità e affettività e azioni di sostegno alla genitorialità

3. Consolidamento della collaborazione con l’Associazione FA, (Famiglie Aperte, Famiglie Af-fidatarie, Famiglie Adottive) per la solidarietà tra le famiglie, per la promozione dell’affido familia-re e il sostegno delle famiglie affidatarie, anni 2011-2015

Azione ri-proposta per l’anno 2013 con la se-guente modifica: collaborazione per la realizza-zione del progetto “Qui ci siamo, mi a ti, ti a mi” con capofila l’Ass. FA

4. Consolidamento dell’offerta di sostegno di gruppo ai genitori separati/divorziati

Azione sospesa per scarsa partecipazione dell’utenza

Azioni di potenziamento o riconversione previste nel PdZ 2011-2015: 1. Revisione dell’organizzazione dei servizi con-sultoriali, in base alle Linee guida 2010 e alle esi-genze dell’utenza del territorio, anni 2011-2015

L’azione prosegue nel 2013 preparando l’accor-pamento in un’unica Unità Operativa, come pre-visto dall’organizzazione del Distretto Unico

2. Adeguamento delle figure sanitarie dei Consul-tori Familiari agli standard previsti dalle nuove Linee guida, anni 2011-2015

Azione condizionata dalla disponibilità economica e di acquisizione di personale sanitario

3. Implementazione dell’utilizzo del Centro per la famiglia “L’abbraccio” dell’Associazione Conz

Azione conclusa

4. Potenziamento delle iniziative divulgative sull’affido familiare e delle azioni formative, anni 2011-15

L’azione prosegue nel 2013 con il progetto“Apro le porte all’affido” affidato alla Cooperativa Po-rtaperta nel territorio del GAL n.1 e iniziative pro-mosse dal CASF insieme alla rete dei servizi con-sultoriali

5. Mantenimento e implementazione del progetto “Qui ci siamo, mi a ti, ti a mi” per la creazione di reti di famiglie e lo scambio solidale

L’azione prosegue nel 2013

6. Pubblicizzazione della Mediazione familiare quale strumento specifico per un accordo sulla gestione dei figli, come previsto dalle Linee guida regionali

L’azione prosegue nel 2013

Azioni innovative previste nel PdZ 2011-2015: 1. Progetto “Distretto famiglia” del Comune di Belluno e Progetto “Sportello Donna” dei Comuni di Ponte nelle Alpi, Longarone e Alpago

Le azioni proseguono nel 2013 e i Consultori Fa-miliari di Belluno e di Longarone/Alpago/Zoldo collaborano

2. Organizzazione di tavoli permanenti comunali o sovracomunali per il coordinamento delle politi-che familiari come il “Tavolo di coordinamento delle politiche familiari” del Comune di Belluno

Azione conclusa

3. Promozione di iniziative e regolamenti per l’erogazione di contributi economici alle famiglie da parte dei Comuni

Azione realizzata dai Comuni di Belluno e Longa-rone

4. Stesura e approvazione formale del protocollo tra i Consultori familiari e le UUOO di ostetricia e ginecologia rispetto all’IVG (Interruzione Volonta-ria di Gravidanza)

Definizione della collaborazione Servizio Procrea-zione Medico Assistita Ospedale Pieve di Cadore e Consultorio Familiare di Pieve di Cadore

Quest’azione è difficilmente realizzabile nel 2013 perché è condizionata dalla mancanza di perso-nale sanitario (ginecologo) nei Consultori del Di-stretto di Belluno e Agordo per molti mesi

Adozione di un protocollo operativo entro il 2013

5. Stesura e approvazione formale di un protocol- Azione realizzata nell’anno 2011

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lo sulla mediazione familiare tra le 2 ULSS pro-vinciali, l’Ordine degli Avvocati e i giudici del Tri-bunale Ordinario di Belluno, anno 2011 6. Formazione degli operatori di servizi “relazio-nali” come i Consultori, alla metodologia del lavo-ro per progetti centrati sulla presa in carico della famiglia, anni 2011-12

Azione realizzata nell’anno 2012

7. La Cooperativa Portaperta sta valutando la fat-tibilità di attivazione del Progetto “Un mondo di reti” per creare reti solidali tra famiglie

Azione sospesa

D. Le politiche di intervento per la promozione del benessere dell’infanzia.

Azioni di mantenimento previste nel PdZ 2011-2015: 1. Mantenimento di n.21 Centri di Prima Infanzia (nidi, baby parking, nidi integrati, centro infanzia)

Azione che prosegue anche nell’anno 2013 Ha cessato l’attività il Baby Parking “L’arcobaleno dei bimbi” di Calalzo di Cadore. Ha aperto il Nido Aziendale dell’ULSS n. 1 “Nido Martino”

2. Consolidamento e ampliamento di servizi po-meridiani per un sostegno nello svolgimento dei compiti scolastici e la gestione del tempo libero

Esplorare la possibilità di costruire esperienze dif-fuse di "peer education" anche in sinergie con le iniziative di Doposcuola già attive e le scuole su-periori del territorio

Azione che prosegue e si implementa nel 2013 attraverso il coinvolgimento dei Doposcuola del territorio in un tavolo di coordinamento Azione da realizzare nell'anno scolastico 2013/14

Azioni di potenziamento previste nel PdZ 2011-2015: 1. Potenziamento dei servizi educativi per l’infanzia attraverso un tavolo permanente di co-ordinamento che promuova informazione, forma-zione e sostegno agli operatori dei nidi

Azione che prosegue anche nell’anno 2013

2. Potenziamento dei progetti: “Promozione alla lettura” e “Fantalibrando” del Comune di Limana

Mantenimento degli interventi di sensibilizzazione e promozione del Progetto "Nati Per Leggere" c/o Biblioteche e Comuni e Scuole dell'Infanzia del Cadore

Azione che prosegue anche nell’anno 2013

Azione che prosegue anche nell’anno 2013

Azioni innovative previste nel PdZ 2011-2015: 1. Elaborazione, con la collaborazione dell’Ufficio di Piano di un report annuale sul fabbisogno di posti nelle varie tipologie di offerta per la prima infanzia, per consentire una programmazione sostenibile

Azione da ri-modulare in base alle proposte del Coordinamento Centri Prima Infanzia

2. Formazione per operatori di Nidi in famiglia promossa dal Comune di Limana, in collaborazio-ne con la Regione (anno 2011)

Azione realizzata nell’anno 2011

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3. Ampliamento della rete dei Nidi e dei servizi innovativi. Apertura del nido aziendale dell’ULSS n.1 nel 2011 e qualificazione dei servizi (Progetto Equass del Comune di Belluno)

Azione “Apertura del nido aziendale dell’ULSS n.1 nel 2011” realizzata nell’anno 2011 Azione “Progetto Equass” conclusa nell’anno 2012

4. Realizzazione dei progetti di educazione alla cittadinanza, socialità e tutela dei diritti: “Atten-zione ai diritti dei minori”, " Educazione alle rela-zioni" dell’Associazione Dafne

Azioni che proseguono nell’anno 2013

E. Le politiche di intervento per i minori in condizione di disagio.

Azioni di mantenimento previste nel PdZ 2011-2015: 1. Mantenimento delle UO di NPI e delle Equipe di Tutela Minori aziendali

Azione che prosegue nell’anno 2013. E’ prevista la riorganizzazione delle UO di NPI

2. Mantenimento del Servizio di psicologia scola-stica del CTI (Centro Territoriale per l’integrazione) di Belluno

Azione che prosegue anche nell’anno 2013 anche per la sede di S.Stefano

3. Approfondimento del lavoro per progetti e re-visione della scheda di Progetto Quadro allegata al verbale dell’UVMD (anno 2011)

Azione realizzata nell’anno 2011

4. Azioni di raccordo con i tutori volontari e con il pubblico tutore dei minori

Azione che prosegue anche nell’anno 2013

5. Azioni di sostegno all’adozione e del bambino adottato con fragilità, tramite il progetto “Assie-me per l’adozione” del PIAF, che coinvolge anche le scuole del territorio, se rifinanziato dalla Re-gione

Azione che prosegue fino a giugno 2013 con fi-nanziamento dell’anno 2012 e successivamente se verrà assegnato un nuovo finanziamento re-gionale

Azioni di potenziamento o riconversione previste nel PdZ 2011-2015: 1. Sviluppo della collaborazione con le scuole, prevista dagli Orientamenti regionali, tramite la revisione dell’apposita scheda di segnalazione delle situazioni di disagio e sviluppo dell’attività del progetto “Contrasto al disagio scolastico” dell’UST (Ufficio Scolastico Territoriale)

Azione realizzata nell’anno 2012 che prosegue nel 2013 con il monitoraggio dell’utilizzo delle nuove schede

2. Consolidamento della Comunità educativa diurna di Belluno della Cooperativa Portaperta, con l’ampliamento da 3 a 5 pomeriggi alla setti-mana (anno 2011)

Azione realizzata nell’anno 2011/12 che prosegue anche nell’anno 2013

3. Implementazione, in accordo con la Regione, della presenza nel territorio degli operatori del Centro di 2°livello “Tetto Azzurro” di contrasto all’abuso e al maltrattamento

Azione interrotta a marzo 2013 per assenza di fi-nanziamento regionale

4. Ampliamento degli spazi per le visite protette. Azione da realizzare entro il 2015 5. Consolidamento e ri-orientamento del progetto “Sostegno educativo domiciliare” perché si rivol-ga maggiormente all’intera famiglia e sia gestito in sinergia con il Comune di residenza (anni 2011-12)

Azione che prosegue nell’anno 2013

6. Potenziamento del Fondo di solidarietà per i minori tra i Comuni dell’ULSS n.1 tramite il coin-volgimento di Enti-Fondazioni bancarie (anni 2011-15)

Il Fondo di solidarietà è stato sostituito da finan-ziamenti ottenuti da vari enti. Nell’anno 2013 ol-tre ai finanziamenti concessi dai GAL (Gruppi d’Azione Locale) e dal Consorzio BIM (Bacino Im-

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brifero Montano) per sostenere l’affido familiare (solo Comuni GAL 1), gli interventi educativi do-miciliari e abbattere le rette delle comunità per tutti i Comuni salvo quello di Belluno, è disponibi-le un finanziamento della Fondazione Cariverona per interventi educativi domiciliari e affidi diurni sotto le 25 ore, per tutto il territorio ULSS

7. Riorganizzazione delle UO di Neuropsichiatria Infantile, anche tenendo conto del Progetto O-biettivo per la tutela della salute mentale (DGR n.105/09), per garantire un’adeguata presenza del Neuropsichiatra Infantile nei Distretti di Pieve di Cadore e di Agordo; ridurre i tempi di attesa per l’accesso (ora di alcuni mesi per la UO di NPI di BL) e portare i servizi ad una % di soggetti in carico, tra il 6% e il 10% rispetto alla popolazio-ne minorile residente, come previsto dal P.O.

Azione da avviare nell’anno 2013, in seguito alla modifica delle schede ospedaliere (necessaria per rendere territoriale l’ UO di NPI di BL)

8. Sottoscrizione, da parte di tutti i soggetti inte-ressati, di un Accordo Quadro per affrontare i DSA (disturbi specifici di apprendimento) e le dif-ficoltà di apprendimento nel territorio dell’ULSS n.1, finalizzato ad un’azione di filtro rispetto agli invii all’UO di NPI e ad implementare l’offerta di opportunità educative e riabilitative, tramite labo-ratori scolastici e extra scolastici, consulenze alle famiglie e formazione evitando sovrapposizioni e usi impropri delle risorse

Azione realizzata nell’anno 2012

9. Consolidamento e ri-orientamento del Progetto “Sportello ascolto psicologico” del Comune di Bel-luno, per offrire consulenze tempestive alle fami-glie e implementare la collaborazione con i servizi ULSS

Azione conclusa nel 2011

10. Potenziamento del Progetto “Sostegno alle famiglie – Doposcuola del Comune di Ponte nelle Alpi”

Azione che prosegue nell’anno 2013

Azioni innovative previste nel PdZ 2011-2015: 1. Apertura di una comunità educativa residen-ziale per minori con pronta accoglienza, da parte del privato sociale, nel territorio dell’ULSS 1

Azione sospesa perché non sostenibile economi-camente

2. Apertura di due comunità educative diurne per minori, da parte del privato sociale, nel territorio dei Distretti socio-sanitari n.1 e 2

Azione sospesa. Per un supporto pomeridiano verranno coinvolti e sostenuti i doposcuola del territorio tramite l’apposito coordinamento

3. Attuazione del Progetto “PIPI-Progetto di In-tervento per la prevenzione della Istituzionalizza-zione” proposto alla Regione insieme all’ULSS di Bassano, se sarà finanziato

Azione conclusa nel 2011

4. Partecipazione al Percorso formativo regionale per operatori dei servizi “I bambini piccoli nel si-stema di protezione e cura” che prevede anche una fase territoriale (anni 2010-11)

Azione conclusa nel 2011

5. Realizzazione del Progetto “Educazione alle re-lazioni”, di contrasto all’abuso e al maltrattamen-

Il progetto non ha ottenuto il richiesto finanzia-mento europeo, è stato attivato in forma ridotta

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to dei minori, dell’Associazione Dafne, se riceverà il finanziamento richiesto

nel 2011/12 e prosegue nel 2013

6. Realizzazione progetti “Impari e dispari”, e “Sto bene a scuola” aderenti all’Accordo Quadro

Azioni realizzate. Verrà realizzato nell’ A.S. il pro-getto di screening dei DSA “Comincio bene la scuola” con la collaborazione delle UO di NPI a-ziendali

7. La Cooperativa Portaperta sta valutando la fat-tibilità di apertura di un “Centro Specializzato DSA” con servizio a pagamento per le famiglie

Azione sospesa

F. Le politiche di intervento a sostegno di adolescenti e giovani e per la promozione del loro benessere

Azioni di mantenimento previste nel PdZ 2011-2015: 1.Mantenimento del Servizio Spazio Adolescenti Giovani dell’ULSS n.1 e dello sportello Informa giovani del Comune di Belluno

Prosecuzione attività Consultorio Giovani (apertu-ra settimanale dedicata ogni martedì dalle 14,30 alle 16,30 e mantenimento sito internet www.consultoriogiovani.net)

Azioni ri-proposte per l’anno 2013. Azione che prosegue nel 2013 con rischio di in-terruzione per non disponibilità specialista gine-cologa

2. Prosecuzione del progetto: “Educazione alla sessualità e all’affettività” dello Spazio Adolescen-ti giovani dei Consultori Familiari se rifinanziato dalla Regione per il 2011

Realizzato nel 2011. Nel 2013, come nel 2012, le azioni vengono realizzate dal Progetto di riorga-nizzazione dei CCFF

3. Mantenimento progetto “Spazio Giovani Corti-na-Cabina di regia per le politiche giovanili” del Comune di Cortina, della Cooperativa Monteser-va, e “Progetto Giovani Alpago" dei 5 Comuni

Azioni ri-proposte per l’anno 2013

4. Realizzazione dei Progetti di responsabilizza-zione dei giovani: “A.A.A offresi” (Comune di Ponte nelle Alpi), “Giocati l’estate”, “Leva civica” e “Squadre ecologiche” (Comune di Limana) “E-state partecipando” (Comune di Belluno) “CSV…volontario anche tu” (CSV)

Azioni ri-proposte per l’anno 2013

5. Progetto “Educativa di comunità” del Comune di Belluno

Azione ri-proposta per l’anno 2013 come Spazio Giovani

Azioni di potenziamento previste nel PdZ 2011-2015: 1.Progetto “Carta Giovani” del Comune di Cortina Azione realizzata nel 2011

Azioni innovative previste nel PdZ 2011-2015: 1. Realizzazione di attività teatrali per i giovani, anche in difficoltà, del progetto “Officina delle ar-ti” proposto dal Centro Studi e Ricerche FormArte di Ponte nelle Alpi

Azione che prosegue nel 2013

G. Politiche di sistema trasversali alle aree di salute

Azioni di potenziamento previste nel PdZ 2011-2015: 1. Riconversione del Servizio Sociale Professiona-le dell’area anziani, dei Comuni o delegato, in Servizio Sociale Professionale trasversale a tutte le aree di salute

Azione sospesa

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2. Implementazione dell’attività dello Spazio Ado-lescenti organizzando incontri periodici con il Di-partimento delle Dipendenze e il DSM per moni-torare situazioni di interesse comune, in partico-lare quelle che necessitano di intervento precoce come le psicosi schizofreniche o gli abusi alcolici precoci, sia per valutare l’andamento delle richie-ste e i bisogni emergenti

Azione realizzata e ri-proposta per l’anno 2013

3. Consolidare il rapporto con l’UST (Ufficio Sco-lastico Territoriale) per il coordinamento delle ini-ziative dei servizi ULSS a favore delle scuole

Azione realizzata e ri-proposta per l’anno 2013

Azioni innovative previste nel PdZ 2011-2015: 1. Comunicazione reciproca, tra Dipartimento delle tossicodipendenze e UO IAF, all’inizio dell’anno scolastico, delle iniziative che verranno realizzate con le scuole del territorio

Azione realizzata e ri-proposta per l’anno 2013

2. Partecipazione agli incontri del tavolo di area vasta per approfondire i bisogni riabilitativi nel territorio e le criticità, con particolare riferimento all’intervento in acuzie e all’ipotesi di realizzazio-ne, in area vasta, di una CTRP per adolescenti

Azione realizzata e ri-proposta per l’anno 2013 se il tavolo proseguirà i lavori

3. Organizzazione di un tavolo locale tra UO di NPI, UO IAF, UO di Pediatria, DSM, Dipartimento delle Dipendenze, per concordare i percorsi ne-cessari in caso di emergenza e/o ricovero

Azione modificata dal piano di riorganizzazione dei servizi dell’Età evolutiva che prevede l’elabo-razione di specifici accordi tra servizi da realizza-re a partire dall’anno 2013

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1.2.1 Persone Anziane - Residenzialità Premessa

Il sistema residenziale anziani dell’Ulss n.1 ha visto, per la prima volta nel 2012, l’emersione di un fenomeno già realizzato in molti altri territori della Regione, ovvero la presenza di un numero di po-sti letto superiore alla dotazione di impegnative disponibili, in attuazione a specifica politica regiona-le tesa a garantire la possibilità di scelta dell’utente. La peculiarità della Ulss n.1 è che tale fenomeno avviene in una situazione di dotazione di posti letto sottoparametro, ovvero l’offerta realizzata sino ad ora è comunque inferiore al fabbisogno stabilito con i criteri espressi dalla DGRV 190/11. La concatenazione di questi elementi ha prodotto un tasso di sfruttamento delle impegnative a di-sposizione tale da provocare lo sfondamento della linea di intervento dedicata del Fondo Non Auto-sufficienza (di seguito FNA) e la conseguente restituzione solidale di un pari tasso percentuale da parte di tutti i Centri Servizi di quanto fatturato alla Ulss nel corso dell’anno.

Tipologia di impegnativa

Posti letto

autorizzati

2012

Impegnative

assegnate

tasso di utilizzo effettivo

impegnative

tasso di utilizzo

riconosciuto dalla

Regione con DDR 463

Differenza

minima ridotta - intra ULSS 94,16%

minima ridotta - mobilità passiva 4,79%

minima ridotta 98,95%

media 48 48 99,83% 98,58% -1,25%SAPA 10 10 94,18% 93,00% -1,18%CD 65 65 89,73% 83,63% -6,10%

871 852 97,75% -1,20%

Si è confermata anche la previsione per cui, in un sistema sbilanciato dal lato dell’offerta residenzia-le, la non occupazione dei posti letto e il conseguente squilibrio economico si concentra solo su al-cune strutture, ovvero quelle periferiche o quelle che posseggono una dotazione di posti letto so-vradimensionata rispetto al bacino territoriale di utenza. Anche in questo caso incide in modo pre-ponderante la morfologia del territorio per cui l’utenza trova difficoltà maggiori ad accettare struttu-re che sulla carta appaiono poco distanti ma che comportano tragitti impegnativi dei familiari.

Poiché questa situazione rischia di ripetersi, le azioni che si vogliono intraprendere sono di due ordi-ni:

1. interna al sistema - mediante il monitoraggio costante del FNA e proiezioni su base annuale dei dati registrati periodicamente;

2. a livello regionale - nei confronti della Regione Veneto la Conferenza dei Sindaci ha espressa-mente richiesto le seguenti azioni:

- verificare il rispetto, anche mediante l’individuazione delle manovre correttive adottate nei singoli territori, del budget complessivo assegnato e del vincolo di destinazione dello stesso;

- valutare, sulla base dei costi consolidati per ogni linea di intervento, le eventuali rimodula-zioni in sede locale, assentite o meno dagli organi tecnici regionali, dei massimali di interven-to certificandone la congruità con i bisogni del territorio e la conformità ai parametri della programmazione regionale;

- definire, per l’anno 2013, massimali per linea di intervento in linea con i dati reali di costo certificati ed individuare, nel quadro di una solidarietà sostenibile, le misure necessarie, sep-pur limitate, di riequilibrio dei trasferimenti ai singoli territori.

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Altro fattore che richiede una profonda rivisitazione del sistema di offerta residenziale attiene all’evoluzione normativa degli ultimi due anni in tema di servizi pubblici locali, ma soprattutto in te-ma di contenimento della spesa pubblica che incide in modo determinante sulla gestione diretta da parte degli Enti locali di strutture residenziali, e solo sul nostro territorio trova una così ampia appli-cazione.

La decisione dell’Ulss n.1, dato il ruolo di governance, programmazione e controllo istituzionalmente affidato dalla normativa, di dismettere la gestione diretta del Centro Servizi di Agordo e la partecipa-zione societaria in Ser.S.A. S.p.a. (il Centro Servizi di Pieve di Cadore di proprietà dell’A.Ulss viene gestito mediante concessione a soggetto del privato sociale) obbliga, a maggior ragione, ad una ri-visitazione dei modelli gestionali delle strutture, con particolare riferimento alla possibilità di una ge-stione di rete integrata fra Centri Servizi.

1. Mantenimento azioni PdZ 2011-2015

Si confermano alcuni degli obiettivi definiti nel Piano di Zona 2011-2015. In particolare ci si pone l’obiettivo di portare a compimento nel corso del 2013 le seguenti politiche che durante l’anno 2012 hanno interessato gli Enti Locali e l’Azienda Ulss in modo impegnato e pro-duttivo.

1. Continuità dell’analisi delle variazioni del comportamento dell’utenza con riferimento all’accesso alle strutture e alle altre linee di intervento del FNA (domiciliarità, contributi economici, ecc.);

2. Garanzia di omogeneità di valutazione, di equità nell’accesso e di puntuale allocazione di risor-se conseguente, nell’anno 2013, all’applicazione del nuovo regolamento;

3. Sviluppo del ruolo del Servizio Sociale Professionale il cui apporto nella gestione globale del servizio residenziale è ulteriormente apprezzato e valorizzato dalla modifiche apportate dal Re-golamento Aziendale;

4. Definizione di ambiti ottimali sub aziendali di programmazione dell’offerta, e delle modalità di integrazione gestionale di rete, al fine di ridurre l’impatto delle misure di contenimento della spesa pubblica e, soprattutto, con l’obiettivo di contenere i deficit di gestione dei Centri di Ser-vizio, e il conseguente aumento dei costi a carico degli utenti, prodotti da risorse stabili e/o decrescenti a fronte dell’aumento dell’offerta;

5. Mantenimento o ri-definizione del sistema dei servizi residenziali per le persone anziane auto-sufficienti, soprattutto in un’ottica di puntuale verifica di appropriatezza della prestazione ri-spetto all’effettiva esigenza assistenziale;

6. Mantenimento del sistema dei servizi residenziali per pazienti in fase terminale; 7. Mantenimento della programmazione relativa alla semiresidenzialità adeguando le modalità di

offerta dei Centri Diurni alle risorse effettivamente assegnate dal FNA per la specifica linea di intervento (apertura annuale finanziata per max 220 giornate).

2. Rinvio/sospensione azioni Piano di Zona 2011-2015

Le seguenti azioni hanno invece subito dei rallentamenti rispetto ai tempi di attuazione previsti dalla programmazione 2011-2015 e necessitano, quindi, di riprogrammazione. Viene riportata una breve analisi di commento ai motivi legati al rinvio. 1) Sviluppo dell’offerta residenziale di media intensità

A fronte della realizzazione ed autorizzazione dei posti di media intensità assistenziale, che pre-vede la possibile dotazione sul territorio di questo tipo di offerta, già per il 2013, di 140 posti let-to, la mancanza di risorse impedisce, al momento, l’attualizzazione di questa azione e porta a supporre che tale situazione rimarrà sino al termine dell’attuale PdZ. La sotto riportata tabella esprime la dotazione potenziale espressa dai Centri Servizi per questa unità di offerta e la vero-simile utilizzazione della stessa.

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Permane quindi anche per il 2013 la criticità relativa alle risposte assistenziali da fornire agli u-tenti con profilo assistenziale di media intensità, per la mancata assegnazione di impegnative di corrispondente livello assistenziale rispetto ai posti letto di 2° livello – NRSA – già accreditati e la conseguente gestione di profili assistenziali impegnativi in strutture autorizzate per la ridotta in-tensità, garantite dai sovra standard di personale utilizzati nei Centri Servizi, ma senza ricono-scimento economico, anche se in condizioni di appropriatezza non formalmente legittimata. Nel corso del 2013 verrà studiata la fattibilità di un’ipotesi finalizzata ad assicurare corrisponden-za fra autorizzazioni e livelli assistenziali offerti, spostando l’onere del costo sulla retta alberghie-ra degli utenti interessati.

2) Confronto con la Regione al fine di innalzare il limite delle impegnative utilizzabili contemporane-amente per i moduli sollievo

Anche in applicazione dei limiti di apertura dei Centri diurni, fissati dalle risorse a disposizione dell’FNA, appare sempre più evidente come lo strumento dei moduli temporanei possa efficace-mente rispondere alle politiche di supporto alla domiciliarità volute dalla Regione. L’innalzamento del limite massimo di impegnative spendibili contemporaneamente per ricoveri a tempo determinato risulta quanto mai un obiettivo da raggiungere, sia per l’utenza peculiarmen-te interessata, sia per la ristrutturazione dei modelli di offerta dei Centri Diurni che dovranno es-sere riparametrati in diminuzione fino ai 220 giorni massimi di apertura effettivamente finanziati dal FNA. L’ampliamento dell’offerta di ricoveri temporanei può in questo senso compensare il contenimento dei giorni di apertura del Centri Diurni.

3) Predisposizione del modulo residenziale per disabili anziani

Nel corso del 2012 la struttura di Forno di Zoldo, deputata per questo tipo di offerta, ha fatto dei passi in avanti prevedendo una rivisitazione del progetto originale e la costruzione, ex novo, di un nucleo apposito per questa unità di offerta. Ha inoltre programmato la modalità di reperimen-to delle risorse mediante dismissioni del patrimonio immobiliare dell’Ente. Ciò nonostante non è ragionevolmente realistico ipotizzare la realizzazione effettiva di questa unità di offerta innovati-va entro la scadenza dell’attuale PdZ. Nel corso del 2013 si deve comunque arrivare alla stipula di un documento programmatico fra l’Azienda, la struttura residenziale e i servizi dell’area disabi-lità che impegni le parti a definire le modalità di utilizzazione del servizio, caratteristiche organiz-

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zative, personale dedicato e relativa formazione, procedure di inserimento e metodologie di in-tervento.

4) Predisposizione del modulo residenziale per utenti psichiatrici e anziani/adulti

Nel corso del 2012 non si è interrotto l’ingresso di utenti psichiatrici, adeguatamente compensa-ti, nei Centro Servizi per anziani e, nel contempo, si è elaborata una prima bozza di protocollo di gestione di questa utenza mediante la collaborazione fra il Dipartimento di Salute Mentale e i Centri Servizi per Anziani. La versione definitiva del protocollo deve essere approvata nei primi 6 mesi del 2013.

5) Creare modalità comunicative che favoriscano la partecipazione consapevole

Apertura, con sessioni dedicate del tavolo tecnico dell’area anziani, a soggetti aderenti alle pro-cedure di consultazione dei temi più rilevanti di programmazione ed evoluzione dei servizi.

3. Riorganizzazione azioni Piano di Zona 2011-2015

1) Rivalutazione utenti

In vista dell’applicazione del nuovo Regolamento Aziendale per l’accesso ai servizi residenziali, che entrerà in vigore da luglio 2013, e della modifica della cartella SVAMA e del flussi informativi, va realizzato l’obiettivo di una revisione delle valutazioni degli utenti già presenti in graduatoria e della doppia valutazione, con nuovi e vecchi criteri, delle domande presentate nei primi sei mesi dell’anno.

2) Nuovo flusso informativo

Realizzazione e messa a regime del nuovo flusso informativo previsto dalla Regione con DGRV 2961/2012 ed organizzato in un tracciato record di sette sezioni:

a. anagrafica dell’utente; b. valutazione multidimensionale (iniziale, periodica e straordinaria); c. emissione impegnativa di residenzialità; d. ammissione, dimissione, trasferimento (ADT), assieme ai dati di qualità assistenziale; e. dati di funzionamento dell’UDO; f. rilevazione periodica dei costi sanitari sostenuti dall’ULSS in regime di convenzione

con il centro di servizi; g. anagrafe unica regionale delle UDO, per la correlazione univoca e diretta dei dati alle-

singole UDO.

3) Riprogrammazione offerta residenziale ridotta intensità

La riduzione della spesa pubblica, anche sanitaria, ha alimentato nel corso del 2012 la consa-pevolezza che un aumento delle risorse sul FNA che pareggi la maggiore offerta di posti letto creata sul territorio, non sarà di facile acquisizione. Dato, però, che la programmazione presentata nell’attuale PdZ risulta coerente con il fabbiso-gno stabilito dai criteri fissati dalla DGR 190/11 nel prossimo capitolo verranno enunciate le i-niziative che si intendono attuare nel corso dell’anno anche sul piano politico istituzionale, af-finchè il territorio possa vedere riconosciute dalla Regione le risorse necessarie a finanziare la dotazione di posti letto realizzata. Nel contempo, il PdZ deve assumere nell’attuale contingenza la difficile gestione di rivisitazione dell’offerta a salvaguardia dell’intera rete extraospedaliera. Senza una moratoria sulla creazio-ne di nuovi posti letto, esiste l’effettivo pericolo che alcune unità d’offerta possano subire una compromissione tale dell’equilibrio economico, predittiva anche di una possibile chiusura di al-cuni Centri Servizi. La morfologia del territorio richiede e giustifica ancor più della rete ospeda-liera una rete policentrica dei Centri Servizi, perché ipotizzare vallate non presidiate da struttu-

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re per anziani contribuirebbe in modo decisivo all’abbandono dei territori determinando una profonda crisi della stabilità e coesione sociale delle comunità locali. Data la situazione di risorse stabili e/o decrescenti appare obbligato rivedere la programmazio-ne locale, soprattutto nel Distretto n.2 di Agordo, in modo da contenere la possibile eccedenza di offerta non supportata da adeguati finanziamenti regionali. Di seguito viene illustrata la nuova programmazione che, tra l’altro, come nella precedente ta-bella prende atto del possibile mancato finanziamento dei posti letto realizzati per la media in-tensità:

Programmazione 2013-2015

Posti au-torizzati

Posti utilizzati

Posti au-torizzati

Posti utilizzati

Posti au-torizzati

Posti utilizzati

Posti au-torizzati

Posti utilizzati

Struttura 2012 2013 2014 2015

Auronzo di Cadore 55 55 55 55 55 55 55 55

Cortina d'Ampezzo 60 60 60 60 60 60 60 60

Pieve di Cadore 87 113 87 113 87 113 87 113

S. Stefano di Cadore 49 49 49 49 49 49 49 49 Dis

tret

to n

. 1

Totale 251 277 251 277 251 277 251 277

Agordo 74 98 74 98 74 98 74 98

Livinallongo 24 24 24 24 34 34 60 60

Taibon Agordino 0 0 0 0 0 0 0 0

Dis

tret

to n

. 2

Totale 98 122 98 122 108 132 134 158

Belluno 100 116 92 116 92 116 92 116

Farra d'Alpago 40 40 40 40 40 40 40 40

Forno di Zoldo 42 42 42 42 42 42 42 42

Limana 72 70 72 84 72 84 72 84

Longarone 70 70 70 70 70 70 70 70

Ponte nelle Alpi 52 52 60 60 60 60 60 60

Puos d'Alpago 82 82 82 82 82 82 82 82

Dis

tret

to n

. 3

Totale 458 472 458 494 458 494 458 494

TOTALE 807 871 807 893 817 903 843 929

Oltre a questo tipo di rivisitazione, data la situazione attuale delle risorse, alcune strutture co-me quelle di Ponte nelle Alpi e Limana si sono rese disponibili a valutare una destinazione di-versa dei posti letto di ultima autorizzazione, una volta verificate le necessità del territorio sulla base della nuova programmazione (schede ospedaliere e territoriali con particolare riferimento alla realizzazione di strutture intermedie quali unità di riabilitazione estensiva e ospedali di co-munità). Anche il Comune di Livinallongo del Col di Lana ha espresso la disponibilità a verificare l’accreditamento di un numero inferiore di posti letto rispetto ai 60 programmati, in considera-

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zione della probabile difficoltà di copertura degli stessi, se al momento del completamento de-gli interventi strutturali dovesse palesarsi la stessa carenza di risorse a disposizione del FNA.

4) Redazione di un programma di accreditamento dei Centri di Servizio

Preso atto della nuova interpretazione della DGRV 2067/07, adottata dalla Direzione Regionale Servizi Sociali, che permette il rilascio della autorizzazione anche in presenza di prescrizioni determinando i tempi di adeguamento, non esistono più problemi ostativi al completamento del programma nel corso del 2013, fatte salve le dilatazioni temporali sulla gestione delle pra-tiche dovute alla soppressione dell’ARSS.

4. Nuove azioni Piano di Zona 2011-2015

1) Nuove forme di gestione per i Centri di Servizio

La necessità di progettare ed individuare nuove modalità di gestione dei Centri di Servizio co-stituisce, dall’anno 2013, una nuova strategica azione programmatica del Piano di Zona. Sebbene già richiamata nelle precedenti relazioni, la modalità di gestione delle strutture resi-denziali deve trovare nel corso del 2013 una revisione tale da costituire una nuova azione pro-grammatica del PdZ. Si è già evidenziato come nel territorio Ulss n.1 insiste tuttora una particolare situazione per quanto attiene i modelli di governance e gestione dei Centri Servizi dove esistono: una sola IPAB, una struttura di proprietà dell’Ulss n.1 gestita in concessione da soggetto del privato so-ciale, ed un’altra realtà a carattere interamente privato. Sono presenti 8 realtà gestite diretta-mente da Enti Locali su un totale di 19 nel Veneto. L’attuale gestione diretta in capo agli Enti Locali (o all’A.ULSS) appare una modalità non più praticabile anche in ragione dei numerosi vincoli normativi introdotti dalle misure di conteni-mento della spesa pubblica, di seguito riportata suddivisa per materia. Nello stesso tempo si pone e va perseguito l’obiettivo di realizzare significative economie di scala mediante modelli di gestione integrati e di rete a livello aziendale e/o subaziendale/distrettuale.

PATTO DI STABILITA’

• D. Lgs n.267/2000 art. 162 • L. n. 183/2011 artt. 30, 31, 32 (c.d.Legge di Stabilità 2012) • L. n. 228/2012 commi 428 e seguenti (c.d. Legge di Stabilità 2013) • Circolare MEF n. 5/2012

PERSONALE

• Vincoli generali • D. Lgs n. 165/2001 art. 6, art. 33 • Vincoli specifici per gli EELL • L. n. 296/2006 • L. n. 244/2007 • D.L. n. 112/2008 (convertito in L. n. 133/2008) art. 76, comma 7 • D.L. n.78/2010 (convertito con L. n. 122/2010) art. 9, comma 28.

AZIENDE SPECIALI

• D. Lgs n. 267/2000 (TUEL) art. 114 • L. n. 27/2012 , art. 25 comma 2 • L. n. 135/2012 art. 9 comma 1/bis e comma 6.

Descrizione dei possibili effetti della richiamata normativa trovano specificazione in apposito docu-mento allegato.

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Nel corso del 2013 vanno realizzati tre obiettivi:

1) Dismissione gestionale della RSA di Agordo da parte dell’Ulss n.1 con coinvolgimento dei Co-muni del Distretto n.2 di Agordo che tramite delega avevano affidato all’Azienda Sanitaria la gestione;

2) Dismissione della partecipazione azionaria dell’Ulss n.1 da Ser.S.A. S.p.a.;

3) Il Comune di Belluno deve ricondurre ad una sola le società partecipate entro il 2013, supe-rando comunque il problema dei vincoli legati al rispetto del patto di stabilità e gestione del personale, che gravano su una Società per Azioni anche se a carattere interamente pubblico.

Rispetto ai temi esposti c’è un problema più generale riferito ai Centri Servizi gestiti diretta-mente dagli Enti locali. Oltre al dato negativo dei vincoli imposti dalla normativa e di grande ostacolo alla lineare gestione dei servizi residenziali, esiste l’obiettivo di modello gestionale di rete finalizzato alla riduzione di alcuni costi che si riflettono direttamente sulle rette sostenute dagli utenti.

Da questo quadro di prospettive va avviato un confronto a vari livelli fra Aziende, Comune di Bellu-no, Comuni del Distretto n.2 e Comuni titolari di Centri di Servizio per Anziani per individuare una o più soluzioni ai problemi citati in una prospettiva di gestione integrata di rete che copra progressi-vamente il territorio.

Alla data della stesura di questo documento si sta lavorando alle seguenti ipotesi:

- trasformazione di Ser.S.A. S.p.a. in Azienda Speciale, in cui esito appare vincolato al contenuto del parere appositamente richiesto da parte del Comune di Belluno alla Corte dei Conti del Vene-to, e possibile interconnessione con altri Enti locali titolari di Centri Servizi;

- evoluzione delle Aziende Speciali presenti sul territorio (Feltre ed Agordo) con possibile inclusio-ne di altri Centri Servizi;

- gestione associata presso le Unioni Montane per la gestione della funzione sociale.

Anche in questo settore la Regione può esercitare un ruolo fondamentale con l’indicazione dello strumento più utile per mantenere la governance pubblica dei servizi residenziali senza ricadute ne-gative sulla produzione degli stessi, ruolo al quale è chiamata peraltro dall’art.117 della Costituzione. Rimane a tutt’oggi non superata la fase di stallo in materia, determinata dalla mancata emanazione della legge di riforma delle IPAB che nei progetti di legge prevede la loro trasformazione in Aziende Speciali o Fondazioni, ma che non risolve il nuovo problema dell’impossibilità di creare nuovi organi-smi come sancito dall’art.9 c. 6 della L.135/11. 2) Confronto con la Regione per il riconoscimento di un numero adeguato di impegnative.

Come espresso in premessa, lo squilibrio fra posti letto creati in ottemperanza ad una program-mazione coerente con i criteri fissati dalla normativa di indirizzo, e per questo approvata dalla Regione, e la dotazione di impegnative che non segue l’andamento dell’offerta, sta creando no-tevoli preoccupazioni ai soggetti gestori. Sebbene questo faciliti la possibilità di scelta dell’utenza che è uno degli obiettivi delle linee pro-grammatiche regionali, il primo risultato di questo fenomeno è la negazione alla stessa utenza della possibilità di accesso ai servizi, anche a fronte di una disponibilità di posti letto adeguata. Data l’eterogeneità della distribuzione delle impegnative di residenzialità, che vede alcune A. Ulss con una dotazione superiore al fabbisogno, questa anomalia costituisce anche disparità di trattamento a discapito di quanti risiedono nel nostro e in altri territori. Inoltre, per i Centri di Servizio questa situazione produce l’impossibilità di una programmazione economica soddisfacente, non essendo valutabile a priori, nemmeno con approssimazione, dove i posti letto risulteranno non occupati. Ovvero, è facilmente intuibile quali saranno le strutture che soffriranno maggiormente il disavanzo di risorse (quelle periferiche e con una dotazione di

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posti letto superiore al bacino territoriale di riferimento) ma non sono programmabili gli effetti economici reali. La Conferenza dei Sindaci in questo contesto è chiamata a due linee di intervento.

La prima riguarda l’assoluta necessità di governare il fenomeno con l’obiettivo di salvaguardare l’intera rete di offerta. In questo senso per l’anno 2012 e per l’anno 2013 ha approvato una ge-stione del FNA solidale fra strutture, richiedendo alle stesse una restituzione solidale di una per-centuale uguale del contributo fatturato all’Ulss, in caso di sfondamento della linea di intervento. Questo con lo scopo principale di impedire il blocco di emanazione di impegnative che preclude-rebbe l’accesso ai servizi degli utenti e colpirebbe economicamente le strutture periferiche con incidenza maggiore. Per il 2014 si appresta a considerare l’opzione di stabilire un numero di po-sti letto per singola struttura occupabile con impegnativa degli utenti inferiore a quelli accredita-ti, mediante l’applicazione dell’accordo contrattuale con l’Azienda Sanitaria e in una logica ancora una volta di solidarietà. Per l’anno 2013 la richiesta è comunque quella di vedersi riconoscere, se non sarà possibile un adeguamento del numero di impegnative pari ai posti letto attivi/autorizzati, il valore economico del tasso di utilizzazione delle impegnative effettivamente registrato nel territorio aziendale, in-tegrando i trasferimenti rispetto al massimale attribuito nell’anno 2012.

Parimenti si impegna ad istituire un tavolo di confronto con la Regione che possa produrre mag-giore autonomia aziendale nella gestione dell’FNA ottemperando maggiormente alle esigenze espresse dal territorio, e soprattutto al riconoscimento di una dotazione di risorse in linea con le proposte precedentemente formalizzate.

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Allegato 1 - Persone Anziane - Residenzialità

La nuova Governance dei Centri di Servizio

Sebbene già richiamata nelle precedenti relazioni, la modalità di gestione delle strutture residenziali deve trovare nel corso del 2013 una revisione tale da costituire una nuova azione programmatica del PdZ. Si è già evidenziato come nel territorio dell’Ulss 1 insiste tuttora una particolare situazione per quanto attiene i modelli di governance e gestione dei Centri Servizi dove esistono: una sola IPAB, una struttura di proprietà dell’Ulss 1, gestita in concessione da soggetto del privato sociale, ed un’altra realtà a carattere interamente privato. Sono presenti 8 realtà gestite direttamente da Enti Locali su un totale di 19 nel Veneto. Questo tipo di gestione diretta appare una modalità non più praticabile per l’evoluzione normativa degli ultimi anni sulla gestione della finanza pubblica, di seguito riportata e suddivisa per materie. Per un lungo periodo era stata messa in discussione la stessa possibilità di mantenere una governace pubblica delle strutture, in quanto anche a seguito del Referendum Popolare del maggio 2011 che sanciva l’abrogazione dell’art. 23 bis del D.L. 112/08 e quindi il mancato obbligo di privatizzazione dei servizi pubblici a rilevanza economica, l’emanazione della successiva L.148/11 poneva dei seri dubbi in materia. Tale tema appare ora superato grazie: alla sentenza della Corte Costituzionale n.199/2012 che, abrogando l’art.4 della L.148/11, riconferma l’esito della consultazione popolare; ad una giurisprudenza spesso concorde nel ritenere i servizi socio assistenziali comunque esulanti, per loro stessa natura, da quelli ritenibili a rilevanza economica, considerandoli servizi di interesse generale, cui la stessa normativa europea prevede modelli di governance diversi da quelli esclusivamente privatistici (vedasi in tal senso sentenza TAR Puglia n.24/2012 che ritiene legittima la costituzione da parte di un Ente locale di una Fondazione per la gestione di una Casa di Riposo precedentemente gestita in economia, richiamando anche l’impostazione normativa europea); e grazie, soprattutto, all’evoluzione normativa prodotta dal Governo Monti che sia nella L.27/2012 che nella L.135/12 riconosce la specificità dei servizi socio assistenziali. Infatti, la Legge di Conversione del Decreto “Cresci Italia” ha introdotto all’art.25, che tratta della promozione della concorrenza per i servizi pubblici locali, il c.2 il quale, incidendo con il c.5 bis all’art 114 del TUEL, prevede l’applicazione ad Aziende Speciali ed Istituzioni di tutta la normativa prevista per gli Enti locali in tema di personale, appalti e patto di stabilità, eccezion fatta per quelle Aziende Speciali che si occupano di servizi sociali culturali ed educativi. Tale previsione di tutela per la tipologia di servizi è stata confermata dalla cosiddetta Legge della Spending Review dove all’art.9 ha previsto l’introduzione di apposito c. 1bis che esonera gli enti ed istituzioni già esistenti che si occupano di servizi socio assistenziali, dalla riduzione, cancellazione o accorpamento deciso dal precedente c.1 per qualsiasi organismo a carattere pubblico che si occupa di altre tipologie di servizi. La governance pubblica delle strutture residenziali, fortemente voluta dagli amministratori locali a garanzia di effettiva capacità di intervento e controllo su servizi così sensibili per la popolazione, trova quindi, dopo anni di profonda incertezza, adeguata garanzia normativa. L’attenzione a questo punto si sposta sulla modalità gestionale pubblica più utile al servizio e che imponga meno sacrifici agli Enti titolari del servizio. Anche in questo caso l’evoluzione normativa è stata quanto mai prolifica e tale da rendere lo strumento maggiormente utilizzato sul territorio, ovvero la gestione in economia, quella meno indicata. Innanzi tutto esistono dubbi di legittimità sull’utilizzo stesso di questo tipo di gestione per servizi così complessi, dato che l’art. 113 bis del TUEL prevede l’utilizzo di questo strumento solo in via sussidiaria e per servizi di modeste dimensioni, mentre in alcuni casi il bilancio delle case di riposo costituisce anche il 50% di quello dei Comuni che le posseggono.

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Inoltre, in questo modo, ai Centri Servizi si applicano le stesse norme che si applicano per la gestione dell’Ente locale, ma i recenti provvedimenti di contenimento della finanza pubblica, palesano che rispondono a logiche ed obiettivi diversi. Basta in tal senso richiamare gli obblighi imposti dal rispetto del Patto di Stabilità che la L.183/11 estende anche ai Comuni sotto i 5000 abitanti, coinvolgendo, quindi, da quest’anno molti Centri Servizi del territorio. Dato che l’obiettivo economico da rispettare viene calcolato esclusivamente sulla spesa registrata negli ultimi 3 anni e non sull’equilibrio fra entrate ed uscite, si realizza il distorsivo fenomeno per cui gli Enti Locali che non hanno separazione di bilancio da quello delle strutture residenziali, vedono inflazionata la spesa corrente e conseguentemente l’obiettivo di Patto da conseguire, in modo esponenziale, costringendo a scelte drastiche e poco popolari per riuscire a rispettarlo. D’altra parte le case di riposo si vedono nella situazione di vedersi bloccata la spesa di investimento, alle volte necessaria per l’ottenimento dell’accreditamento istituzionale, proprio perché l’Ente Locale si trova nelle condizioni di non poter spendere anche risorse disponibili. Per questo il Legislatore ha esautorato con l’art. 25 c. 2 le Aziende Speciali e Istituzioni che si occupano di servizi socio assistenziali dal rispetto del patto di stabilità. Nello stesso articolo gli istituti dedicati sono esautorati anche dal rispetto dell’evoluzione normativa in tema di personale. Tutte le norme degli ultimi anni mirano ad un contenimento della spesa pubblica per il personale e nessuna di queste può trovare applicazione a strutture che erogano servizi alla persona rispettando precisi standard in riferimento al rapporto fra utenti e figure professionali impiegate. L’applicazione del Patto di Stabilità prevede diversi parametri di virtuosità ma basta citarne alcuni per intuire facilmente che non possono trovare applicazione ai servizi socio assistenziali residenziali. L’art.14 c. 7 del D.L.78/10 prevede la riduzione percentuale della spesa relativa al personale, rispetto al complesso delle spese correnti, mentre ogni Centro Servizi sta elaborando modalità di contrazione di tutte le altre spese per poter finanziare maggiormente la spesa di personale che si traduca in migliore qualità nell’offerta; l’art.76 c.7 del D.L. 112/08 come riformulato per ultimo dall’art.4 c.103 della L.183/11 impedisce la possibilità di assunzione a qualsiasi titolo se il rapporto fra spesa per il personale ed il totale della spesa corrente supera il 50% mentre è di tutta evidenza che le case di riposo hanno un rapporto compreso fra il 70% e l’80% solo per garantire gli standard previsti dalla L.R. n.22/02; qualora l’ente locale sia nella possibilità di assumere per sostituire il personale cessato, la spesa non può superare il 40%, derogato al 50% per personale della polizia locale e servizi sociali, di quella sostenuta l’anno precedente, ma è facilmente intuibile che se ad esempio vengono messi in riposo due infermieri difficilmente si riuscirà a garantire lo standard previsto per questo servizio assumendone solo uno; inoltre è prevista una costante riduzione della spesa per personale rispetto all’anno precedente che in una visione pluriennale di questo obiettivo pone ovvi quesiti di garanzia stessa dei servizi. Il più impattante degli obblighi normativi, però, sarebbe dovuto coincidere con l’emanazione di un D.P.C.M. previsto dalla L.135/12 all’art.16 c.8 entro il 31/10/12, posticipato a fine anno, e a tutt’oggi non ancora emanato, ma che pare solo rinviato. Lo scopo annunciato del Decreto Governativo sarà quello di stabilire parametri di virtuosità nelle piante organiche degli Enti Locali, partendo dal presupposto del rapporto numerico fra dipendenti e numero di abitanti. Per gli Enti locali che gestiscono direttamente i Centri Servizi, si paventa non solo il superamento dei parametri di virtuosità del 20% che impedirebbero all’Ente qualsiasi assunzione a qualsiasi titolo, ma anche del 40%, che comporta l’attivazione della procedura di mobilità collettiva. A supporto di questa ipotesi si richiama il Decreto Ministero dell’Interno che ha provveduto in ottemperanza all’art. 263 c. 2 del TUEL a stabilire i rapporti medi dipendenti-popolazione validi per gli enti in condizione di dissesto per il triennio 2011/2013 sulla base del censimento delle piante organiche avvenuto al 31 dicembre 2009. Una veloce lettura di tale decreto e dei numeri di riferimento può rendere subito l’idea di quale impatto potrebbe avere il citato D.P.C.M. una volta emanato. Nel caso gli Enti locali non siano sottoposti al patto di stabilità come avverrà fino al termine del 2013 per le Comunità Montane e la loro evoluzione in Unioni Montane, si applicano comunque già ora il limite previsto dall’art.1 c. 562 L.296/06 per cui non può essere superata la spesa del personale registrata nel 2008 e quello del rapporto non superiore al 50% fra spesa di personale e

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spesa corrente. In caso di gestione associata delle funzioni fondamentali presso le Unioni Montane, entrambi i limiti saranno inoltre gravati dal personale proprio delle Comunità Montane fino ad ora mai conteggiato in quota parte ai Comuni, in quanto appartenente ad altro Ente. Le normative richiamate sono conosciute e rispettate dalla loro emanazione, ma per riuscire a garantire l’aderenza ai dettati, senza incidere nell’erogazione dei servizi assistenziali, gli Enti si sono prodigati in una serie di esternalizzazioni di quote sempre crescenti di servizio. Anche in questo caso esistono dei dubbi di legittimità sulla gestione diretta ed in economia di servizi che in alcuni casi sono quasi interamente esternalizzati. Inoltre, sottopongono le strutture ad una continua riorganizzazione, non finalizzata al miglioramento dei servizi, ma a rendere compatibili gli affidamenti dei servizi con il rispetto delle normative dedicate ed in particolare del D.Lgs. 267/03 (cosiddetta Legge Biagi) sulla fattispecie di intermediazione di manodopera. E’ pur vero che il c.2 dell’art. 1 della citata normativa prevede l’esclusione dell’ambito di applicazione per le pubbliche amministrazioni e il loro personale, ma è altrettanto vero che al momento insistono due cause che riguardano questa fattispecie di reato, riferite a diverse case di riposo del territorio. Gli enti gestori quindi, al momento della cessazione di personale che non possono sostituire, devono reimpostare ogni volta l’organizzazione in modo da poter appaltare parti autonome di servizio ai soggetti affidatari, molto spesso questo semplicemente non risulta possibile e sempre più sarà un obiettivo non perseguibile per l’esiguità di personale residuo dell’Ente. Questa dinamica di gestione, inoltre, si rivela quella proporzionalmente più onerosa (la proporzione è data dal costo delle prestazioni a fronte dello stipendio percepito dai lavoratori, che incide anche sulle possibilità di un’adeguata selezione degli stessi), a causa dell’aumento del costo degli affidamenti, che per legge devono essere adeguati al tasso di inflazione registrato dall’ISTAT annualmente; a causa della doppia spesa amministrativa per la gestione del personale assunto dall’Ente e quella riferita al personale del soggetto affidatario, che ovviamente riversa sul primo; ed a causa della previsione di contenimento della spesa prevista dall’art. 16 c. 6 della L.135/12 che applica un taglio dei trasferimenti governativi indicando come parametro di minor trasferimento quello della spesa, ripartendo la riduzione in proporzione alle spese sostenute per consumi intermedi desunte, per l’anno 2011, dal SIOPE. Ovvero, maggior quantità di servizi vengono acquistati per produrre servizi da parte dell’Ente, più incisiva risulta essere la contrazione del trasferimento governativo. La prima applicazione di questa riduzione è avvenuta nel 2012 e per il prossimo biennio il risparmio previsto per ogni esercizio è pari al quadruplo di quanto ottenuto lo scorso anno. Quindi, mentre la spesa corrente delle Case di Riposo negli anni passati ha contributo a vedere riconosciuti dei maggiori trasferimenti statali, dall’emanazione della legge di conversione del D.L.95/12 avviene il fenomeno contrario, la gestione diretta di questi enti grava in modo diretto sulla dimensione dei tagli dei trasferimenti statali. La Legge di stabilità 2013, inoltre, all’art.1 c.488 prevede per i contratti stipulati dal 2014 l’applicazione del tasso iva al 10% rispetto al 4% fino ad ora applicato per prestazioni socio sanitarie da qualsiasi soggetto privato erogate, l’impatto economico sui servizi ed i relativi costi a carico di Enti ed utenti è facilmente intuibile. Sulla gestione diretta dei Centri Servizio inciderà, ed in termini assolutamente perentori, anche l’obbligo di gestione associata delle funzioni fondamentali prevista dall’art 14 commi da 25 a 31 del D.l. 78/10 convertito in Legge 122/10 e successive modificazioni. Questo obbligo è previsto per gli Enti appartenuti o appartenenti a Comunità Montane con popolazione inferiore a 3000 abitanti e fra le funzioni fondamentali, anche come novate dall’art.19 del D.L. 95/2012, è prevista quella sociale fra i cui servizi attinenti sono inserite, in ottemperanza al Decreto Presidente della Repubblica 194/96, anche le strutture residenziali per anziani. E’ evidente che il termine cogente per la gestione associata di tutte le funzioni entro il primo gennaio 2014 costringe gli Enti locali obbligati, a rivedere interamente l’impostazione della gestione. La normativa regionale in tema di funzioni associate aveva dapprima con la L.R. 40/12 indicato nelle Unioni Montane l’unico mezzo per la gestione dei servizi, mentre con L.R. 49/12 adeguandosi

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alla previsione nazionale, ha reintrodotto anche la possibilità di utilizzare lo strumento dell’accordo convenzionale fra Enti. Premesso che la gestione dei Centri Servizi in forma diretta da parte di un’Unione Montana solo per l’anno in corso esautorerebbe le strutture dall’applicabilità del patto di stabilità, e che, anzi, trasferirebbe a tutti gli Enti membri i problemi attuali sulla gestione del personale che al momento incidono solo su quelli titolari di strutture, va fatta una considerazione squisitamente politica ma che non può essere sottovalutata. La titolarità di una struttura residenziale per un piccolo Comune è stata nel corso dei decenni un motivo di orgoglio frutto della sensibilità di alcuni Amministratori, ma anche un grande onere, dato quantomeno dalla gestione di una macchina organizzativa ben superiore alle esigenze tipiche dell’Ente locale e dalle spese per gli investimenti necessari, senza contare che in caso di squilibri di bilancio sono state le casse di un singolo Comune ad appianare il disavanzo di un servizio fornito a residenti di bacini territoriali sicuramente superiori ai confini dell’Ente. In questa prospettiva è difficile ipotizzare che gli Amministratori degli Enti titolari di Centri Servizi vogliano abdicare al loro ruolo per passare ad una gestione condivisa della struttura con rappresentanti di altri Enti, che per la prima volta avrebbero questo servizio da governare in una rappresentanza pari a quella dell’Ente titolare, indipendentemente anche dai valori della popolazione residente. E’ vero che lo strumento dello Statuto per come è descritto dall’art. 4 della L.R. 40/12 potrebbe prevedere un’apposita governance su questo tema, ma è presumibile che venga preferito lo strumento convenzionale fra Enti, per questa funzione, facendo in modo che i Comuni con una struttura organizzativa minore deleghino quelli titolari di strutture residenziali alla gestione di tutta la funzione del sociale, rispondendo, in questo modo, anche a quel ruolo previsto dalla stessa Regione per i Centri Servizi quali soggetti erogatori di tutta la complessa gamma di prestazioni sociali e socio assistenziali a favore degli utenti. Tra l’altro, l’adozione di diversi strumenti convenzionali potrebbe definire accordi puntuali fra gli Enti aderenti per ogni esigenza legata alla singola funzione oggetto dell’accordo, mentre l’adesione e la delega all’Unione Montana per la gestione indistinta di tutte le funzioni pare negare questa flessibilità nella governance dei servizi. Resta da definire il contenitore che possa legittimamente erogare i servizi. La normativa richiamata: l’art.25 c.2 della L.27/12 e l’art.9 c.1bis della L.135/12 esonerano i servizi socio assistenziali gestiti da Aziende Speciali o altre istituzioni dalla applicazione della normativa relativa al contenimento della spesa pubblica, evitandone le conseguenze esposte. La strada quindi appare tracciata, ma la stessa Spending Review prevede all’art.9 c.6 un vincolo particolarmente gravoso per un territorio come quello dell’Ulss 1 che possiede pochissime realtà Aziendali già presenti. Il disposto del c.6, infatti, vieta la costituzione di qualsiasi nuovo organo comunque denominato per la gestione di funzioni fondamentali degli Enti. Quello che a prima vista è apparso un vulnus in un sistema di tutela per i servizi trattati, in realtà potrebbe rispondere alla stessa logica di gestione associata delle funzioni resa obbligatoria per gli Enti locali di piccole dimensioni. Si può quindi ipotizzare la gestione all’interno di un soggetto pubblico apposito, ma solo se già costituito. Data la forte incidenza di strutture attualmente gestite direttamente dagli Enti e l’esiguo numero di soggetti strumentali, risulta estremamente complicata la pianificazione di una adeguata riprogrammazione della governance, ad iniziare dai limiti di rappresentanza politica previsti per i Consigli di Amministrazione che potrebbero escludere alcuni Amministratori attualmente titolari. Su questa delicata questione si è già pronunciata la Corte dei Conti Lombardia interpretando alla lettera il disposto dell’art.9 c.6, ed esprimendo parere negativo alla richiesta di una Amministrazione Comunale, la quale resasi conto dei limiti della gestione in economia, chiedeva di poter procedere alla costituzione di una Fondazione. Parimenti la stessa Corte si è espressa in modo negativo alla trasformazione di una società a partecipazione interamente pubblica in Azienda Speciale, anche se sulla stessa fattispecie si è espressa in modo diverso la Corte dei Conti del Lazio.

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Questi pareri incidono in particolar modo sul futuro di Sersa S.p.A. che in quanto società a capitale pubblico, in attesa di emanazione di apposito D.P.C.M. che comporterà l’applicazione peculiare di proprio patto di stabilità, al momento subisce gli stessi effetti dei vincoli di patto di stabilità del Comune di Belluno, che della società svolge attualmente il ruolo di maggiore azionista, con limiti gestionali vicendevoli. Oltre ad essere la struttura che gestisce i servizi più complessi del territorio, da tempo viene ritenuta il contenitore ideale per fornire in modo associato alcuni servizi amministrativi propri di tutti i Centri Servizi, con l’obiettivo primario di abbattere i costi; per questo la sua evoluzione statutaria interessa l’intera rete dei servizi. Tra l’altro Sersa è interessata anche ad un altro fenomeno avviato con l’insediamento della nuova Direzione Strategica Ulss 1, che ha deciso, sul settore della residenzialità anziani, di tornare ad esercitare il ruolo tipico di erogatore di risorse e garante delle modalità di spesa delle stesse da parte dei Centri Servizi, uscendo dalla gestione in partecipazione di Sersa S.p.A. dove deteneva il 30% delle azioni e restituendo la delega ai Comuni per la gestione diretta della RSA di Agordo. Anche questo elemento inciderà in modo sostanziale per la definizione dei nuovi modelli di governance dei Centri Servizi del nostro territorio. I soggetti titolari, quindi, entro il 2013 dovranno fare delle scelte radicali, non avendo però molte opzioni a disposizione. Si potrebbe cercare di intervenire con un emendamento all’art.9 c.6 prevedendo la possibilità di istituzione di nuove aziende speciali, se frutto di una gestione associata di funzioni fondamentali, a questo punto con lo strumento convenzionale, più Comuni potrebbero delegare l’Ente Capofila alla istituzione di una Azienda Speciale per la gestione associata della funzione sociale. Altrimenti si potrebbe intervenire sulle Fondazioni e Istituzioni già esistenti, cambiandone lo Statuto in modo da renderle utili alla gestione di questi servizi. Si potrebbe perseguire anche l’alternativa data dalle Ipab sulle quali la Regione non ha ancora emesso la normativa di riforma, ma che nei testi dei progetti di legge enunciava la loro trasformazione proprio in Aziende Speciali o Fondazioni. Resta da verificare se la Regione possa legiferare in materia in modo difforme dalla normativa statale, in ottemperanza alle attribuzioni date dal Titolo V della Costituzione. Riassumendo quindi, gli Enti locali abbisognano di sgravare i propri bilanci dalla spesa delle strutture residenziali per rendere meno impegnativo il raggiungimento dell’obiettivo del patto di stabilità, i Centri Servizi cercano un modello gestionale più funzionale alla mission degli stessi e rimane ferma la convinzione del bisogno di una governance pubblica di servizi di interesse generale come l’assistenza agli anziani. Entro questi parametri nel corso del 2013 andrà trovata la soluzione per molte Case di Riposo.

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1.2.2. Persone Anziane - Domiciliarità 1. Mantenimento/Riorganizzazione azioni PdZ 2011-2015 In complesso si confermano le politiche e le azioni definite nel Piano di Zona 2011-2015. Le politiche che verranno attuate nell’area della domiciliarità nel 2013 verteranno prevalentemente nell’ambito dell’informazione e della promozione della domiciliarità attraverso il sostegno e l’accompagnamento nella libera scelta della famiglia e della persona in relazione alle sue specifiche e-sigenze, attraverso il punto di riferimento costituito dallo “sportello integrato”. Il notevole merito degli sportelli nell’Ulss n.1 è di operare con personale professionalmente formato e preparato, sin dal mo-mento del primo accesso, e di essere in grado di dare una dimensione a 360° nella consulenza e nell’orientamento alle risorse accessibili, anche con la presa in carico globale con progetti specifici e il loro monitoraggio.

Con riferimento alla tipologia dell’utenza, a fronte della pressione della crisi economica in atto, presen-te in modo ancora più evidente rispetto al precedente anno, si evidenzia una sempre maggior presen-za di casi multiproblematici, di casistiche legate alla marginalità, con problemi alloggiativi ed economi-ci, di soggetti con problematiche sanitarie molto severe, che accedono ai servizi solamente nel mo-mento in cui sopraggiunge la gravità. I presidi sociali del territorio saranno sempre più chiamati ad un lavoro di consulenza altamente spe-cializzata e all’elaborazione di risposte complesse che richiederanno interazioni con il tessuto sociale dei territori e integrazioni fra servizi. L’aumento delle problematiche sanitarie comporta inoltre una sempre maggiore richiesta di interventi Socio-Sanitari Integrati. Una risposta in tal senso verrà data con il progetto di collaborazione fra Servi-zi Sociali del territorio e le associazioni di Medici di Medicina Generale che si stanno creando in alcuni territori (Belluno) o con le già esistenti UTAP, con l’obiettivo di iniziare a colmare gli squilibri territoriali che si presentano nei casi di assistenza programmata, ADIMED e infermieristica.

Motivazioni economiche portano contestualmente ad un continuo calo della domanda di servizi comu-nali a pagamento (Servizio Assistenza Domiciliare e servizio di consegna pasti a domicilio), con il ri-schio dell’aumento di spazi di bisogno sociale coperti in modo non adeguato o addirittura scoperti. Da evidenziare che le tariffe applicate degli Enti Locali hanno avuto incrementi limitati o inesistenti.

Sul fronte dell’assistenza privata si assiste, nel territorio dell’Ulss n.1, ad una lieve contrazione del nu-mero di famiglie seguite da badanti e/o del monte ore di assistenza richiesto. Le famiglie in cui sono presenti anziani con peso assistenziale impegnativo si stanno indirizzando, sempre più, verso una re-golarizzazione del rapporto di lavoro, i casi con bisogno assistenziale poco impegnativo hanno invece la tendenza a far uso di assistenti familiari per un numero di ore molto limitato e con rapporto di lavo-ro non regolare, specialmente nei casi in cui la fascia tariffaria, sulla base dell’indicatore ISEE, è supe-riore al prezzo del mercato nero.

Gran parte dei progetti contenuti nel Piano di Zona 2011-2015 proseguiranno anche nell’anno 2013. Una contrazione si sta verificando nel finanziamento da parte degli Enti locali alle iniziative di socializ-zazione attuate sul territorio, continuano invece ad essere presenti, con autofinanziamento da parte dell’utenza, l’attività motoria e i soggiorni balneari. Va rilevato che, in assenza di una politica chiara in merito alla continuazione del progetto “Trasporto a chiamata provinciale” organizzato dal Centro Ser-vizi al Volontariato di Belluno, molti Comuni stanno organizzato, in modo autonomo, delle progettuali-tà per garantire il trasporto dei cittadini anziani e/o disabili.

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Sul fronte dei contributi economici erogati a persone non autosufficienti si ritiene probabile che nel corso dell’anno 2013 il numero di domande di Assegno di Cura subisca un’ulteriore diminuzione, come già verificatosi negli anni 2012 e 2011: l’incertezza rispetto al finanziamento da parte della Regione Veneto del contributo economico ha portato alla contrazione della proposta all’utenza da parte delle Assistenti Sociali.

L’estensione della progettualità denominata “Progetto Alzheimer” ha consentito, oltre alla continuazio-ne del percorso nell’ambito della formazione ai professionisti, di supporto alle famiglie e di creazione di gruppi di mutuo aiuto, anche erogazioni economiche a favore di singoli soggetti in tutto il territorio dell’Ulss n.1.

Rispetto alla semi-residenzialità anziani si prevede, nel corso del 2013, una flessione delle domande di accesso, seppure in modo non omogeneo nei cinque Centri Diurni presenti nel territorio. L’applicazione del limite di apertura dei Centri Diurni, fissato dalle risorse a disposizione del Fondo Non Autosufficienza a 220 giornate, frenerà la tendenza decisamente positiva di occupazione dei posti veri-ficatasi nel corso del 2011. Da evidenziare che alcuni Centri Diurni hanno continuato a presentare dati positivi anche nell’anno 2012 grazie a politiche tariffarie che prevedono una piena partecipazione al costo da parte dell’utenza, tendenza che si sta verificando anche nei ricoveri in struttura residenziale. 2. Nuove azioni Piano di Zona 2011-2015

In considerazione delle variegate e complesse domande che pervengono ai Servizi e alla necessità di supporto richiesto dalle famiglie nei casi di complessità assistenziale, nel 2013 verrà attivato un pro-getto di collaborazione fra Servizi Sociali, PASS, Sportelli integrati e Patronati (soggetti che sempre più stanno assumendo competenze anche sotto il profilo giuridico e informativo es. Legge 104/92, CUD, ISEE, ecc.), al fine di definire un protocollo d’intesa in grado di orientare ed accompagnare in modo appropriato gli utenti rispetto ai bisogni e alle richieste di accesso al sistema di interven-ti/benefici/certificazioni e di ridurre anche per questa via le disuguaglianze delle condizioni di salute (Area Trasversale).

Nell’anno 2013 l’Azienda ULSS n.1 e tutti i 51 Comuni del territorio dell’Ulss hanno aderito, in qualità di soggetti proponenti, al progetto “Home Care Premium - Assistenza domiciliare…perché non c’è po-sto migliore della tua casa” realizzato dall’INPS – Gestione Dipendenti Pubblici. Il progetto innovativo di Assistenza Domiciliare si attesta su prestazioni socio assistenziali (economiche e/o di servizio) di supporto alla non autosufficienza e allo stato di fragilità, con un'attenzione all'even-tuale necessaria integrazione socio sanitaria. Tali interventi sono diretti agli iscritti della Gestione Di-pendenti Pubblici (dipendenti e pensionati della Pubblica Amministrazione) e ai loro familiari (figli, ge-nitori e coniugi conviventi), in condizione di non Autosufficienza. Le attività, per un ammontare di € 600.000 (€ 200.000 per spese di gestione ed € 400.000 per prestazioni integrative) sono finanziate dal Fondo Credito e attività sociali, alimentato dal prelievo obbligatorio dello 0,35% sulle retribuzioni del personale della Pubblica Amministrazione in servizio. Il progetto ha lo scopo non solo di sostenere e definire interventi diretti economici e/o assistenziali ma anche di supportare la comunità degli utenti nell'affrontare, risolvere e gestire le difficoltà connesse allo status di non autosufficienza proprio o dei propri familiari. Per questo, ampio spazio di intervento a carico dell'Istituto viene dedicato alle attività di informazione, consulenza e formazione dei familiari e dei caregivers. Le prestazioni economiche verranno erogate alle famiglie direttamente dall’INPS. I servizi saranno in-vece forniti, secondo competenza, dall’Azienda ULSS e dai Servizi di Assistenza Domiciliare dei Comuni e delle Comunità Montane.

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3.3 Disabilità

1. Mantenimento azioni PdZ 2011-2015 Il sistema dei Servizi per la Persone con disabilità rappresenta un sistema composito, i cui elementi essenziali sono rintracciabili in una crescente differenziazione dei bisogni considerati; in un complesso di risposte e modalità d’intervento che si sono consolidate e strutturate nell’esperienza; in una necessaria enfasi delle relazioni da attivare ai fini dell’integrazione sociale e della piena valorizzazione e sviluppo delle Persone con Disabilità. Se ci riferiamo al quadro dei bisogni, accanto alla distinzione tra le diverse fasi di età che implodono esigenze fortemente differenziate, siamo di fronte a più soggetti che necessitano dell’attenzione dei servizi, si consideri la famiglia, e siamo altresì nella condizione di servizi che mediano la propria lettura dei bisogni con la percezione che ciascuno dei soggetti ha strutturato, secondo la propria costruzione della realtà, ritenuta più adeguata e di senso per la persona (progetto di vita, centralità della persona, responsabilità e titolarità dei diritti). Se ci soffermiamo sulle modalità di risposta, il sistema dei Servizi Socio Sanitari dell’A.ULSS n.1 di Belluno ha strutturato un’organizzazione che cerca di operare in un quadro di coerenza tra le indicazioni normative (informazione, accesso, valutazione multidimensionale, presa in carico, progetto personalizzato), rapporti con i soggetti del terzo e quarto settore e nuove modalità di lettura e di approccio alla disabilità. Il modello bio psico sociale e l’approccio alle Capability considera la Persona con Disabilità come il soggetto che stabilisce, sulla base del proprio set di potenzialità (PCapability), nel rapporto con le risorse ed opportunità ambientali, relazionali, personali, i tipi di funzionamenti ritenuti adeguati ed importanti per la propria vita. Da ciò deriva il ruolo determinante agito dall’ambiente nella costruzione della disabilità e allo stesso tempo la necessità per i servizi di alimentare il riconoscimento delle soggettività nella definizione dei funzionamenti possibili, ma altresì la forte necessità di operare in una dimensione “sociale” con un maggior coinvolgimento delle comunità locali e delle espressioni associative delle stesse. Agire nella comunità significa far si che la comunità si “ri-appropri” delle difficoltà in essa presenti, stabilisca un “luogo” opportuno per trattarle, riassegnando ai problemi una condizione sociale più che individuale. Non che negli anni sia mancata una forte ed efficace concertazione con le Associazioni presenti, anzi, come si vedrà oltre, il Piano di Zona rappresenta uno strumento di forte sinergia e integrazione, ma si considera orientativo e necessario potenziare il lavoro in una dimensione più “micro”, più prossima e vicina alle singole situazioni per aumentare le opportunità e sostenere le capacità, all’interno delle comunità di appartenenza. Questa dimensione richiama l’esigenza di una maggiore integrazione tra i Servizi anche a partire da una condivisione del modello di riferimento. Oggi la questione dell’integrazione rappresenta un fattore fondamentale di qualificazione dell’offerta di servizi e prestazioni e, di conseguenza, del livello di qualità della vita delle persone e di una comunità, in quanto è potenzialmente destinata a sostenere e generare:

1. una risposta unitaria di riduzione del disagio nei bisogni complessi (sanitari, sociali, educativi,

partecipativi) vs Cittadini;

2. una maggiore efficacia degli interventi in una ricerca di appropriatezza (incidenza sugli aspetti

economici) vs Comunità;

3. una maggior condivisione e finalizzazione degli interventi nel rapporto tra organizzazioni del

lavoro sociale, socio sanitario, sanitario, educativo, che può incidere favorevolmente sulla

costruzione di un senso condiviso del lavoro oltre che arricchimento dei saperi professionali e

culture dei servizi vs Servizi e professioni.

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I tre termini essenziali: negoziazione, integrazione professionale e comunicazione giocano un ruolo determinante nel creare le condizioni di confronto in termini di parità e di ri-modulazione di saperi in funzione di un arricchimento che si genera come cultura dei servizi. Per sostenere il cambiamento, l’integrazione, come si ritiene da più parti, deve essere sostenuta a diversi livelli, istituzionale, gestionale ed operativo. Sul piano operativo, i gruppi di lavoro funzionali (UVMD) e le esperienze di valutazione multidimensionali, come “terreni comuni” di lavoro in vista di una comune costruzione, rappresentano un passaggio essenziale per una risposta il più adeguata possibile nei confronti dei cittadini, e richiedono un rafforzamento di processi, linguaggi e validazioni. Lo sviluppo della valutazione che si realizza nella presa in carico effettiva delle situazioni passa poi attraverso la definizione del case manager, come perno di riferimento per la famiglia e la persona, ma anche come “esponente” di un sistema di corresponsabilità dichiarate all’interno dei servizi aziendali. Il case manager diventa allora la figura che risponde al cittadino per conto degli altri che l’hanno individuato come il riferimento interno ed esterno al sistema, come funzione “condivisa” e legittimata ad agire. Queste considerazioni, oltre che rappresentare una lettura dell’operatività, si presentano come nodi essenziali rispetto ai quali una riflessione, anche in termini di formazione continua, potrebbe risultare quanto mai utile ed efficace nel sostenere il cambiamento. La dimensione sociale della disabilità, inoltre, amplifica l’opportunità di agire una forte integrazione tra tutti i soggetti presenti nel territorio nella consapevolezza delle diverse dimensioni necessarie a promuovere, sostenere, mantenere la partecipazione. Si tratta di ricomporre e coniugare anche le differenti percezioni di bisogni, di risposte e di risultati, in uno scenario in continuo mutamento che richiede concertazione, negoziazione e integrazione.

Nello scenario presentato il Piano intende perseguire le finalità dichiarate per il quinquennio e rafforzare in particolare alcune strategie, attraverso specifiche azioni sotto riportate, utili a confermare i processi di continuo miglioramento del sistema dei servizi e del sistema nel suo complesso per:

1. garantire l’applicazione dei LEA in modo omogeneo sul territorio dell’A.ULSS 1 Belluno; 2. mantenere/aumentare il livello di qualità nei processi/servizi (valutazione, presa in carico,

monitoraggio, verifica) attraverso l’applicazione di linguaggi e metodologie di lavoro scientificamente validate e/o frutto di rielaborazione di esperienze significative;

3. dare continuità al lavoro di sinergia e forte integrazione con le espressioni associative locali ed i portatori d’interesse per un costante e sistematico confronto sulle scelte delle politiche locali ed aziendali.

2. Rinvio/sospensione e riorganizzazione azioni Piano di Zona 2011-2015 A. Nascita e prime fasi di vita

L’obiettivo di “Rendere più efficaci le comunicazioni tra i diversi Servizi Sanitari e Socio Sanitari, Ospedalieri e Territoriali, per essere riferimento per la famiglia all’interno di una rete accogliente, già nelle prime fasi del percorso di vita, sviluppando un programma di azioni che intensifichi i rapporti tra servizi, associazioni e famiglie” è stato uno degli obiettivi perseguiti nell’anno 2012 ed ha posto in evidenza come per avviare concrete ed efficaci azioni d’integrazione è necessario operare nei singoli contesti, con le risorse che gli stessi esprimo pur all’interno di un orientamento condiviso. Nei singoli distretti saranno strutturate, nell’anno 2013 come compimento di azioni già intraprese, le modalità più funzionali di raccordo tra reparti di Pediatria, Pediatri di Libera Scelta e Medici di Medicina Generale, Servizi sociali e Servizi di Neuropsichiatria Infantile all’interno dei riferimenti valoriali e “buone prassi” documentate e proposte dall’Associazione Italiana Persone Down. Il progetto “Accoglienza” promosso dall’Associazione Italiana Persone Down rimane una delle azioni considerate per tutto il periodo di vigenza del Piano di Zona; il progetto per l’anno considerato è parte del progetto di rete “ Abbraccio…segnale di accoglienza” ed è previsto un percorso di condivisione con il sistema dei Servizi.

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B. Età scolare e integrazione scolastica

L’integrazione scolastica delle persone con disabilità rappresenta un’importante conquista di civiltà che ha contribuito a far considerare la disabilità come “fatto umano”, aprendo la strada alla tolleranza, all’umanità, all’accoglienza. Ha promosso per qualsiasi persona con disabilità un’esistenza scandita da ritmi, impegni, confini, limiti e risorse di cui far tesoro come crescita personale e sociale, e per le famiglie rappresenta forse la prova della partecipazione sociale e della solidarietà attesa. Molto è stato fatto, gli Accordi di Programma che si sono susseguiti nel tempo hanno definito stili e tempi dell’integrazione e stabilito modi e contenuti delle differenti soggettività istituzionali, ma restano questioni aperte collegate ai linguaggi e alla opportunità di individuare nuove forme di lavoro comune. Questa premessa è tuttavia condizionata da alcuni elementi interni ai Servizi che potranno condizionare lo sviluppo dell’efficacia attesa: in particolare, la riorganizzazione della Neuropsichiatria Infantile (in attesa delle schede ospedaliere), perché sia garantita un’offerta omogenea su tutto il territorio dell’A. ULSS n.1 così come la definizione di una nuova modalità per l’assegnazione del personale di assistenza (in parte in atto) perché vi siano medie orarie il più possibile vicine tra i tre Distretti Socio Sanitari.

Politiche Esiti e azioni di sviluppo 1) Promuovere l’utilizzo di un comune linguaggio tra le istituzioni scolastiche, i servizi e le famiglie (ICF) che consenta di considerare le diverse componenti (personali, ambientali) che caratterizzano il funzionamento dell’alunno per la costruzione di una valutazione ed una progettualità efficace.

Nell'anno scolastico 2011/2012 è stato promosso un percorso di formazione comune tra Scuola, A. ULSS n. 1 e A. ULSS n. 2 per introdurre il linguaggio ICF-CY come base comune per gli strumenti d’integrazione (Diagnosi funzionale (DF), Profilo Dinamico Funzionale (PDF) e Progetto Educativo Individualizzato (PEI)). Si è in attesa di dare avvio alla fase di sperimentazione per la validazione degli strumenti e di avviare un confronto con le associazioni dei familiari.

2) Rendere più omogenei i livelli di intervento dell'integrazione scolastica fra i tre distretti, sia nei processi che nelle risorse assegnate.

Nel 2012 è stata creata e condivisa tra gli operatori dei SISS dei tre distretti una scheda di osservazione (basata su una check list di ICF-CY), ad utilizzo dell'educatore, funzionale all'assegnazione degli operatori addetti all'assistenza e, se necessario, alla definizione di priorità di intervento, anche in termini di monte ore. Nel 2013 è prevista la sua sperimentazione e l'obiettivo è quello di dotarsi di strumenti comuni che permettano di produrre dati comparabili tra distretti e modalità di lavoro uniformi.

3) Rafforzare ed uniformare il ruolo dei Servizi nei percorsi di valutazione ai fini della certificazione per l’integrazione scolastica, attraverso la condivisione di strumenti comuni e multidimensionali (ICF CY).

Nel 2013 si è intrapreso un percorso di riflessione tra gli operatori dei tre Distretti dei Servizi di NPI e SISS, allo scopo di rivedere le pratiche utilizzate per l'iter di certificazione e condividere delle procedure e delle buone prassi che superino le peculiarità e le difficoltà territoriali. Il fine ultimo è l'agevolazione e la semplificazione della procedura per i genitori e anche per gli operatori stessi.

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Azioni: le azioni riferite al mantenimento dei servizi (UDO) in essere (NPI, SISS, Educativa domiciliare) si confermano, così come le azioni strategiche di arricchimento dell’Accordo di Programma che diventano conseguenti la conclusione dei percorsi sopra citati.

C. Domiciliarità

La Domiciliarità costituisce uno specifico capitolo del Piano di Zona, in quanto rappresenta oltre che una finalità perseguita a più livelli, anche una risposta ai bisogni di appartenenza familiare e comunitaria. La scelta della domiciliarità condivisa, oltre che contrarre notevolmente costi che ricadrebbero nell’assistenza istituzionalizzata, fa comunque i conti con le condizioni di “affaticamento” delle reti informali, con la complessità dei bisogni (dimensione del tempo, long term care) con un’integrazione sociale difficile per la condizioni ambientali, caratteristiche della montagna, oltre che per i modelli specifici di relazionalità. Ne deriva, perché si confermi, la necessità di politiche dirette a costruire reti efficaci che integrino differenti interventi: di supporto diretto da parte dei servizi, di riconoscimento dell’impegno di famiglie e care giver, di integrazione comunitaria con forme di supporto alle autonomie, di sostegno alla mobilità, di iniziative dirette ad aumentare la partecipazione delle persone con disabilità.

Politiche Esiti e azioni di sviluppo Confermare gli interventi a sostegno della domiciliarità per le persone con disabilità gravi, attraverso l’applicazione delle procedure e delle metodologie previste (incluso l’utilizzo del sistema informativo Atl@nte disabilità per i progetti della domiciliarità) mantenendo/potenziando le risposte domiciliari di aiuto personale e di sostegno alla vita indipendente.

L’attività di sostegno ai progetti di Vita Indipendente, rimane una delle attività necessarie a far sì che le persone con disabilità, soprattutto acquisita, mantengano un adeguato livello di qualità di vita, faticosamente raggiunto anche attraverso il contributo pubblico assegnato. L’attività diretta a sostegno dell’Aiuto Personale costituisce un elemento necessario in particolare nelle condizioni di gravità, costrette a domicilio, nell’impossibilità di utilizzo dei servizi diurni o altri servizi tradizionali. Per l’Ulss n. 1 è in atto un procedimento supportato dal sistema Informativo Atl@nte che, attraverso la valutazione (ICF SVaMDi) ed una serie di altri indicatori (rete familiare-ISEEI), determina l’accesso agli interventi di cui sopra. Per i Contributi di Vita Indipendente viene generata una graduatoria pubblica che può modificarsi di anno in anno a seconda delle variazioni che intervengono (diversa condizione sanitaria, elementi economici, supporto della rete, ecc.) così come del numero di utenti raggiunti attraverso le campagne informative.

Potenziare i livelli di collaborazione e confronto con le associazioni dei portatori d'interesse perché ci sia un loro diretto coinvolgimento/arricchimento dell'attuale offerta dei servizi, in particolare sul piano delle risorse relazionali.

Realizzata nel 2012 con l’avvio di un tavolo di lavoro comune, sia in funzione di una più chiara partecipazione dei diversi soggetti alla programmazione locale, sia come modello di comunicazione da assumere all’interno di uno scenario ricco, significativo e partecipato dalla diverse realtà del territorio.(documento che regola le relazioni tra Associazioni e APS e sistema dei Servizi e ne definisce le possibili integrazioni, approvato dalla

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Conferenza dei Sindaci) si ripropone nell’anno in corso con l’attivazione del nucleo di valutazione dei Progetti delle Associazioni e con la successiva condivisione di attività integrate tra Servizi ed Associazioni. Non è inoltre esclusa la possibilità di una integrazione specifica in alcuni Progetti dei Servizi.

Diversificare l’offerta in ambito lavorativo per allargare le opportunità occupazionali anche e soprattutto con riferimento alle Cooperative di tipo B, per ridurre il ricorso ai Centri Diurni da parte di persone che, già inserite in percorsi d’inserimento lavorativo, in questa esperienza non trovano più, per motivi soggettivi o ambientali, una risposta possibile e adeguata (integrazione con SIL).

Politica che si riconferma anche in funzione della necessità di programmare un lavoro comune e di confronto tra SIL e Servizi della Disabilità per stabilire nuove modalità di confronto ed attivazione soprattutto con riferimento al limitato ricorso da parte dei servizi per la disabilità al SIL e al ridotto numero di progetti d’inserimento in atto in area disabilità.

Azioni: le azioni di mantenimento si confermano attraverso la presenza:

1. dei Servizi (UDO e ICP); 2. delle procedure e interventi a supporto della domiciliarità; 3. di azioni di potenziamento per la costruzione di percorsi operativi tra servizi diversi; 4. di attività di confronto e rimodulazione degli interventi d’integrazione lavorativa e di

integrazione comunitaria.

Le azioni innovative vengono ritradotte in:

• attivazione e monitoraggio del tavolo disabilità (minimo tre incontri annui); • percorso condiviso di costruzione di strumenti di valutazione dei Progetti delle Associazioni e

integrazione nella rete dei Servizi, con riconoscimento da parte della Conferenza dei Sindaci;

• aumento della collaborazione con Centro Servizi Volontariato e Comitato d’intesa delle Associazioni volontaristiche della Provincia di Belluno

• definizione di un percorso di lavoro con il Sil per la condivisione del modello di riferimento rispetto alla disabilità e definizione di un protocollo di collaborazione.

D. Semiresidenzialità

I Centri Diurni rappresentano un anello essenziale a sostegno della Domiciliarità, in modo particolare nell’assistenza a lungo termine, nella cura e nell’accudimento, sostenuti dalle famiglie, oltre che come contesto adeguato per proseguire il cammino di crescita e mantenimento delle capacità ed abilità personali e sociali. Da tempo i Centri, a gestione diretta e a gestione indiretta, si sono allineati nella logica del sistema, verso la personalizzazione degli interventi e la progettazione personalizzata condivisa con la Famiglia, così come a rendere visibili gli esiti del lavoro svolto attraverso l’utilizzo del sistema informativo Aziendale Atl@nte. Sul piano delle politiche di sviluppo vanno menzionati:

- la costante ricerca di appropriatezza di risposta e di coerenza anche con la condivisione sistematica con i Servizi Sociali Professionali per l’accesso ai Servizi (gestione liste d’attesa, riserva dei posti alle condizioni di gravità, ecc.);

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- l’importante lavoro con i Comitati ed Associazioni di familiari, anche per la gestione delle attività considerate Extra LEA;

- applicazione di ICF Attività e Partecipazione per la valutazione della condizione della persona e come base per lo sviluppo delle progettualità personalizzate.

Altro elemento essenziale è costituito dalla rete dei trasporti necessari, in modo essenziale, nel territorio montano, per garantire:

Politiche Esiti e azioni di sviluppo Mantenimento e qualificazione dell'offerta attuale. Sostenere i processi di rinnovamento organizzativo dei Centri Diurni, in funzione della necessaria personalizzazione degli interventi.

L’offerta dei Centri è stata sostanzialmente mantenuta con l’introduzione di nuove logiche riferite ai costi. Si è sviluppato un lavoro di comparazione tra le diverse realtà per distinguere attività ed interventi riferiti ai LEA e attività correlate o d’integrazione rispetto alle quali è stato attivato un diverso rapporto con le Famiglie. Già nell’anno 2012, due Associazioni di familiari hanno assunto in parte i costi di attività d’integrazione sociale – condividendo la programmazione con i servizi; in altri due casi le famiglie contribuiscono in maniera diretta all’acquisito di servizi (Piscina, Palestra Soggiorno marino) direttamente dagli erogatori. Si riconfermano anche per l’anno in corso le medesime strategie in attesa di indicazioni normative in materia di compartecipazione.

Riconvertire e rimodulare l’organizzazione dei Centri Diurni dei tre Distretti, secondo nuclei (moduli) distinti per profili di funzionamento e/o caratteristiche dell’utenza, in funzione della necessaria personalizzazione degli interventi, e aumentare la disponibilità del numero dei posti disponibili (+12 nel DSS1-Cadore, +10 posti nel DSS3-Belluno) anche con nuove logiche organizzative.

L’organizzazione dei Centri ha mantenuto l’attenzione alla personalizzazione spingendo anche l’organizzazione interna verso moduli per utenza omogenea, in termini sperimentali e flessibili. L’aumento del numero di posti rimane politica ed obiettivo sostanziale da perseguire: - La riorganizzazione dei CD per il Distretto n. 3 Belluno si sta realizzando con il previsto trasferimento, in parte, dell’attuale Centro in uno stabile acquisito dal soggetto gestore (in fase di realizzazione). - Relativamente al CD del Cadore per 12 posti, sono conclusi i lavori di ristrutturazione, si è in attesa dell’autorizzazione all’esercizio per dare avvio e sistematicità all’attività. Il Centro fa seguito ad un’attività realizzata con soggetti con disabilità acquisita e realizza interventi di sostegno alle autonomie, di riabilitazione cognitiva e neuro-cognitiva, di riabilitazione motoria, da realizzare con la collaborazione dell’Associazione ASSI e altri soggetti operanti nel territorio. - Per Belluno è in atto una riconsiderazione relativa ad un modulo per cerebrolesioni acquisite a seguito della sperimentazione in atto.

Garantire percorsi di accompagnamento al mondo del lavoro, o a situazioni semi-protette, per le persone disabili non ancora/non più riconosciute

I “progetti di comunità” svolti nel 2012, le buone collaborazioni realizzate con i Centri Diurni ed i Servizi Educativi Territoriali delle UO

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“collocabili”, per evitare un ricorso improprio ai Centri Diurni, e aumentare le possibilità del territorio d'integrazione sociale ed occupazionale.

Disabili Adulti spingono ad investire in Progetti di accompagnamento al lavoro per le persone giovani con disabilità, e a individuare percorsi alternativi per le persone che, per motivi soggettivi o ambientali, rischiano di restare esclusi dal mondo del lavoro. Nel Distretto n.1 verranno strutturati dei laboratori occupazionali, con il coinvolgimento di soggetti del territorio. Nel Distretto n.2 si sta avviando un progetto sperimentale rivolto a giovani adulti disabili psico-fisici, e finalizzato a: sperimentare abilità di tipo lavorativo in ambiente protetto, ed a favorire l'acquisizione di prerequisiti per l'inserimento lavorativo.

Azioni:

1) Definire e governare i processi per la definizione dei nuovi rapporti contrattuali con gli Enti gestori delle Comunità alloggio di Belluno e i centri diurni di Belluno ed Agordo (in scadenza al 31/12/2013).

2) Attivare e sostenere i processi di autorizzazione all’esercizio e di accreditamento per i centri diurni e le comunità alloggio anche come pre-requisiti per la stipula degli accordi contrattuali.

3) Aumentare il lavoro riferito al Sistema informativo, come work in progress con la realizzazione della rendicontazione personalizzata degli interventi e prestazioni, secondo una codifica condivisa frutto del lavoro realizzato nel 2012.

4) Mantenere il confronto con i Comitati e Associazioni dei portatori d’interesse per la gestione dei Servizi secondo una logica di partecipazione a più livelli.

5) Introdurre nuove occasioni e progetti d’integrazione sociale e comunitaria per gruppi di utenti (progetto “Officina Creativa”).

6) Introdurre occasioni formative e di riqualificazione/rimodulazione dell’offerta dei CD per rispondere in maniera diversificata a particolari aree di salute (disturbi pervasivi dello sviluppo).

Progetti attivati 1. Attivazione/Mantenimento Modulo sperimentale in vista dell'attivazione del nuovo Centro Diurno per le persone con disabilità acquisita – Distretto n.1. 2. Mantenimento Modulo sperimentale in vista dell'attivazione di un nucleo per "Cerebro lesioni acquisite".- Distretto n.3) 3. Progetto “Laboratorio di rete per l'occupabilità delle persone disabili ”- Distretto n.1 4. Progetto “Per una occupazione” – Distretto n.2 5. Progetto “Percorsi educativi nei disturbi pervasivi dello sviluppo” Distretto n.3.

E. Residenzialità

L’area delle residenzialità disabili, si presenta come l’area più critica per il persistere di una serie di condizioni che rendono difficoltosa la gestione dei bisogni, tra cui:

1. numero tetto delle impegnative ammissibili, pari a 88 posti (parametro 0,7/1000 ‰) non più compatibile con la richiesta del territorio, anzi in calo costante rispetto ai cambiamenti demografici e a fronte di una richiesta in aumento;

2. mancata copertura economica del numero di impegnative dal Fondo Non Autosufficienza (- € 300.000,00) ed relativo “sfondamento” del budget assegnato anche per il 2012;

3. numero di impegnative conteggiate nel tetto massimo dell’A.ULSS n.1, assegnate a n.10 utenti provenienti dall’A. ULSS n.2 di Feltre e inseriti in una struttura a carattere provinciale;

4. mancanza di impegnative per far fronte alla crescente domanda di accoglienza temporanee come sostegno alle famiglie e alla domiciliarità.

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Nell’anno 2012 infine è stato sperimentato il Regolamento per l’assegnazione delle impegnative e, con supporto informatico, la generazione della graduatoria e del registro con un esito soddisfacente dal punto di vista della procedure e dell’impianto di valutazione ma difficoltoso sul piano delle risposte, per carenza di impegnative. Si è così generata una graduatoria che conferma un diritto che per realizzarsi richiede tempi significativamente lunghi anche in funzione di un registro delle persone inserite nei servizi residenziali e titolari di impegnative che, a differenza delle graduatorie per le persone anziane, non si modifica se non in tempi lunghi.

La programmazione dei servizi residenziali prevista nel Piano segue la logica di uno sviluppo incrementale correlato alle proiezioni di modificazione del quadro del bisogni correlato all’innalzamento dell’età dei congiunti delle Persone con Disabilità già in carico ai servizi:

TABELLA DI SVILUPPO DEI SERVIZI RESIDENZIALI PIANO DI ZONA 2011/ 2015 E ATTRIBUZIONE IMPEGNATIVE

2010 2011 2012 2013 2014 2015

Distretto 1 - Cadore

Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative

Comunità Alloggio di Venas

16 0 16 11 16 16 16 16 16 16 16 16

Distretto 2 - Agordo

Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative

Comunità Alloggio (ex appartamento "Durante noi")

Agordo

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 4 4

Distretto 3 - Belluno

Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative Posti Impegnative

Comunità Alloggio "Villa Anna"

20 16 20 16 20 20 20 20 20 20 20 20

Comunità Alloggio "Casa Polit"

10 8 10 8 10 10 10 10 10 10 10 10

RSA Cusighe* 46 46 46 44 46 44 46 44 46 44 46 44

Nuova Comunità Casa del Sole Ponte nelle Alpi

0 0 0 0 0 0 0 0 8 8 8 8

Nucleo RSA x disabili anziani c/o

CdR Forno 12* 12 12 12 12 12

Totale 92 70 92 79 92 90 92 90 100 98 104 102

* a valere sulle impegnative Area Anziani

Rispetto alle Politiche previste si confermano gli orientamento espressi nel Piano di Zona 2011-2015 e riferiti all’esigenza di:

- aumentare i posti destinati alle persone in condizione di gravità; - avviare un lavoro con i servizi dell’Area Anziani per lo sviluppo di nuove forme di accoglienza

previsto per i prossimi tre anni; - mantenere la disponibilità all’accoglienza temporanea e realizzare nuove esperienze anche in

partenariato con i soggetti del Terzo Settore.

Azioni:

E’ stato attivato un tavolo di confronto per far fronte alla difficile situazione ed è stato proposto sulla base dei dati di occupazione posti letto del 2012, una valutazione dei singoli servizi a fronte di una assegnazione differenziata delle impegnative per gli utenti frequentanti i Centri Diurni. In attesa di sviluppo, gli enti gestori hanno confermato la disponibilità all’accoglienza temporanea per complessive 80 giornate con il riconoscimento della sola quota alberghiera, rinunciando alle impegnative.

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Le azioni di potenziamento si sono tradotte in:

1. Realizzazione delle accoglienze temporanee ad Agordo nell’ambito del “Progetto Esperienze di Autonomia” in Comunità Alloggio.

2. Prosecuzione del progetto “Autonomie Possibili” a cura della sezione ANFFAS di Belluno. 3. Prosecuzione dei lavori per la realizzazione di un nucleo di Comunità Alloggio destinato a

persone con grave disabilità, all’interno dei locali della “ex Casa del Sole” a Ponte nelle Alpi.

D. Sistema Informativo

Il sistema informativo Atl@nte nell’area della Disabilità, frutto del lavoro di alcuni anni e dell’impegno della rete dei Servizi, del Servizio Informatico Aziendale e del Provider “Studio Vega”, è stato fortemente voluto dalla direzione dell’A.ULSS per sostenere i processi di lavoro dei servizi e poter dare visibilità al sistema dei Servizi aziendali ed integrati (Enti gestori esterni). L’esperienza si è tradotta in un lavoro di definizione dei processi dei Servizi (accesso, valutazione, presa in carico, progetti, monitoraggio, verifica) e del ruolo esercitato da ciascun soggetto. Ha sostanzialmente ricalcato l’architettura organizzativa precisando i ruoli interni. Questo ha significato un importante contributo a fare rete, ad essere chiari con i cittadini, ad essere trasparenti nell’erogazione di diritti, agevolazioni, contributi. Ha inoltre assunto come filosofia di riferimento il linguaggio di ICF - che molto si adatta all’Area Disabilità – informatizzando i 1600 domini, con la possibilità di sperimentare lo strumento entro una logica di selezione dei domini considerati utili per la tipologia d’intervento prevista. Questa condizione è stata, nel corso del 2012, valorizzata dalla Regione del Veneto come esperienza utile per dare un nuovo impulso alla scheda SVaMDi e all’applicazione sul piano Regionale dello strumento, prevedendo la valutazione di tutte le persone con disabilità inserite nel Centri Diurni e nei servizi residenziali sulla cui base assumere alcuni orientamenti e decisioni delle politiche sociali regionali. Sul piano organizzativo è stata prevista la possibilità di accesso al sistema da parte dei diversi interlocutori per le responsabilità assegnate nell’organizzazione dell’azienda. Oggi il sistema ha sviluppato:

- Informatizzazione delle UVMD – con la valutazione completa come riportata nella SVaMDi – sintesi del profilo di gravità e di funzionamento e assegnazione della tipologia di progetto;

- Informatizzazione delle presenze nei Centri Diurni; - Definizione dei progetti personalizzati e registrazione delle prestazioni ed interventi riferiti ai

singoli utenti secondo la distinzione tra attività individuali o attività di gruppo - prestazioni assistenziali – interventi educativi;

- Informatizzazione del percorso di accesso alla Vita Indipendente e generazione della graduatoria e delle comunicazioni agli utenti;

- Informatizzazione della valutazione ai fini della residenzialità, generazione graduatoria e gestione Registro.

Informatizzazione del percorso di richiesta della certificazione per l’integrazione scolastica.

Per l’anno 2013 sono previste le seguenti azioni:

� dopo la validazione dello strumento predisposto sulla codifica ICF CY di valutazione delle autonomie e capacità per l’assegnazione degli operatori di assistenza, definizione del percorso, tempi per il supporto informatico;

� avvio dell’inserimento completo nel sistema informativo per le strutture residenziali sia come

presenze degli ospiti (oggi rilevate con strumentazione in excel) sia le progettualità previste sul piano individuale che comunitario.

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3. Nuove azioni Piano di Zona 2011-2015 Per le Associazioni

- Partecipazione al lavoro di aggiornamento del Piano di zona, sia attraverso adesione formale al tavolo disabilità che attraverso la presentazione di progettualità specifiche.

- Attivazione modalità di valutazione dei progetti secondo specifiche di cui al documento approvato dall’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci e attribuzione di benefit alle singole progettualità.

- Raccordo e costruzione di modalità di lavoro integrato con la rete dei servizi. Per i Servizi

- Predisporre e portare avanti un lavoro di riflessione e revisione delle prassi di certificazione dell'alunno in situazione di Handicap, condiviso tra le NPI e i SISS dei tre Distretti.

- Sviluppare nuove modalità di integrazione per il delicato passaggio dall’età evolutiva all’età adulta.

- Promuovere e realizzare un percorso di confronto con il Servizio di Integrazione Lavorativa per l’individuazione di diverse modalità di collaborazione e/o d’integrazione.

- Dare continuità e sviluppo al sistema informativo Atl@nte ai Servizi territoriali, ai Centri Diurni e possibilmente ai servizi residenziali e ai servizi per l’Età evolutiva.

- Gestione di un diverso rapporto con le Associazioni di volontariato e APS, attraverso nuove modalità di valutazione dei Progetti e la definizione delle tipologie di rapporto con l’ente pubblico - dare seguito con attività di confronto e valutazione delle esperienze d’integrazione.

- Strutturare una formazione condivisa sulle tematiche riportate nel presente documento in specifico rispetto al ruolo del case manager e al ruolo dell’UVMD.

Progetti dei Servizi:

Soggetto proponente Titolo Contenuti Disabilità Cadore (SISS e SSP disabili adulti)

“Abilmente vicini” Il progetto prevede l'organizzazione di eventi finalizzati all'avvicinamento e alla sensibilizzazione sul tema della diversità e della disabilità. I destinatari del progetto saranno i giovani e gli adulti residenti nel Distretto del Cadore e l'obiettivo è quello di promuovere una maggiore consapevolezza e coscienza sociale rispetto alla possibilità di partecipazione attiva delle persone disabili alla vita sociale della comunità nella quale vivono, con testimonianze di persone che vivono (a vario titolo) l'esperienza della disabilità.

Disabilità Belluno SSTEAD

“Progetti ed attività innovative nei Centri Diurni -

Spazio diurno rivolto a persone con disabilità psico-fisica di natura traumatica o derivante da patologie neurologiche invalidanti.

Disabilità Belluno CD e SSTAED

“Percorsi educativi nei disturbi pervasivi dello sviluppo”

Ristrutturazione degli interventi educativi individualizzati per un gruppo di persone che presentano disturbi pervasivi dello sviluppo che frequentano il Centro Diurno per persone disabili gravi di Belluno (Cusighe).

Disabilità Cadore “Laboratorio di rete per l'occupabilità delle persone disabili - Distretto 1”

Prosecuzione ed ampliamento del progetto realizzato nel 2012 con l’attivazione di un laboratorio occupazionale a sostegno di iniziative territoriali delle pro Loco e associazioni (fornitura stoviglie per manifestazioni) realizzazione dell’Orto didattico c/o Comune di Calalzo

Disabilità Agordo “Per un occupazione” Progetto sperimentale rivolto a giovani adulti disabili psicofisici, e finalizzato a: 1. sperimentare abilità di tipo lavorativo in ambiente protetto; 2. favorire l’acquisizione di prerequisiti per l’inserimento lavorativo.

NPI Belluno Progetto ALI Rivolto a bambini e ragazzi con disturbi pervasivo dello sviluppo (prosecuzione progetto 2012) Azioni di parent training a favore delle famiglie

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Progetti delle Associazioni:

Soggetto proponente Titolo Contenuti Raggruppamento Giacche Verdi

“Il cavallo, sensazioni riconquistate"

Progetto di riabilitazione equestre per disabili fisici psichici e soggetti con problematiche di inserimento.

AIPD – Associazione Italiana Persone Down

“OrientAbile"

Il progetto vuole promuovere l’inclusione sociale di persone con sdD e favorire il benessere della comunità locale attivando un percorso di orientamento, formazione, e accompagnamento al lavoro.

AIPD – Associazione Italiana Persone Down

“Fuori menù”

Integrazione sociale e professionale delle persone adulte con sdD attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

AIPD – Associazione Italiana Persone Down

“Artegiocando”

Integrazione ed inclusione scolastica e sociale della Persona con sdD attraverso attività ludico-educative.

Associazione Primavera “Oltre le nuvole”

Associazione Primavera in collaborazione con altre Associazioni (ASSI, ANGLAT, AIPD, AITSAN, DIAPSIGRA, AMICI DEI DISABILI/ODAR)

“Abbraccio…segnale di accoglienza”

Progetto che intende procedere con un lavoro di autoformazione, per imparare a lavorare in rete ottimizzando tempi e risorse. Si potenzierà la formazione dei volontari somministrando loro un approccio di tipo esperienziale. Si modificherà in parte l'azione di sportello che verrà concertata nuovamente con i servizi, ma che manterrà il suo approccio legato all'accesso al mondo del volontariato. Si punterà alla sensibilizzazione della cittadinanza. Si continuerà a proporre nella Scuola metodi e approcci favorenti la miglior comunicazione e relazione al fine di educare i giovani all'accoglienza. Si auspica di far ciò potenziando e sincronizzando il lavoro di rete.

ASSI - Associazione Sociale Sportiva Invalidi

“Verso l’autonomia partecipata”

Sostenere l'autonomia delle persone con disabilità attraverso attività di gruppo finalizzate alla socializzazione, integrazione sociale, attività fisico motoria. Attività di sensibilizzazione.

ANFASS - Associazione Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale

“Autonomie possibili”

Condivisione di esperienze comunitarie al fine di proseguire il percorso di indipendenza nel rispetto della propria dignità.

AISM - Associazione Italiana Sclerosi Multipla

“Accoglienza temporanea per persone con disabilità fisica”

PROGETTO SOSPESO - Attivare presso la struttura AISM Casa del Sole l'accoglienza programmata per 3 persone con disabilità fisica con elevati livelli di autonomia con la finalità di colmare il bisogno di ospitalità per partecipare alle attività riabilitative e alle varie iniziative dell'AISM sperimentare periodi di autonomia dal nucleo familiare

Progetti delle Cooperative Sociali:

Società Nuova “Trasferimento Centro Diurno – Belluno”

Attivazione nuovo Centro Diurno autorizzato all’esercizio per 30 ospiti, presso nuova sede di Via Lungardo - BL, alternativo a tre precedenti spazi che verranno dimessi. Questa offerta si completerà con la permanenza di altre 3 sedi di CD in centro città a Belluno.

Società Nuova “Residenza Agordina” - Comunità Alloggio Agordo

Sperimentazione sollievo alla famiglia nei fine settimana c/o appartamento di proprietà della cooperativa e strutturato quale comunità alloggio. (rif. tabella residenzialità)

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Altre Istituzioni CTI Belluno “Centro Territoriale di

supporto per le nuove Tecnologie a sostegno della disabilità (CTS)”

Il CTS è un servizio sviluppato nel quadro del Progetto della Pubblica Istruzione "Nuove Tecnologie e Disabilità", con la collaborazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale e dei Centri Territoriali per l'integrazione della Provincia di Belluno. Il CTS coordina tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia opera con un responsabile e dei coordinatori.

CTI Belluno “Centro Territoriale per l'integrazione (Area Disabilità) (CTI/D)”

Il C.T.I. è un centro di servizio che coordina la programmazione degli interventi e la definizione degli impegni, di un piano territoriale integrato per favorire l'integrazione scolastica degli alunni e delle alunne disabili e in situazione di disagio scolastico e per la diffusione nella scuola e nel territorio di una cultura e di buone prassi per l'integrazione. Al C.T.I. Aderisce una trentina di soggetti, di cui una venti istituzioni scolastiche sottoscrittori di uno apposito accordo di rete opera con un responsabile e dei coordinatori.

Comune di Tambre “Giornata della disabilità” Giornata della disabilità dedicata a favorire la cultura del rispetto e della comprensione nei confronti della disabilità.

Comune di Longarone “Squadre ecologiche” Assicurare un sostegno a lavoratori svantaggiati privi di lavoro e di reddito riconvertendo in senso produttivo la spesa assistenziale.

Comune di Limana “Amici d'estate” Il progetto consiste in un soggiorno marino a favore di alcuni ragazzi disabili, accompagnati al Villaggio San Paolo – Loc. Cavallino da coetanei

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Allegato 1 - Disabilità

Sviluppo offerta Semi-residenziale 2012-2015

Ri-programmazione Piano di Zona 2011-2015 Anno 2013

2012 2013 2014 2015

Struttura Posti autorizzati

Posti autorizzati

Posti autorizzati

Posti autorizzati

CD Pieve di Cadore - A. ULSS 1 disabilità intellettiva o disabilità multiple

30 30 30 30

CD Pieve di Cadore - A. ULSS 1 disabilità fisica e adolescenti disabili

0 12 12 12

Dis

t n. 1

Totale 30 42 42 42

CD Agordo - Società Nuova S.C.S. 30 30 30 30

Dis

t n. 2

Totale 30 30 30 30

CD Belluno Loc. Cusighe - A. ULSS 1 disabilità grave e gravissima

20 20 20 20

CD (6 sedi) Belluno - Società Nuova S.C.S. 90 DDG 1064/05 0 0 0

Laboratorio "Segnalibro" Via I. Caffi 98 - 10

fino a luglio 2013

0 0

Laboratorio "Assemblaggio" Via degli Agricoltori 5 - 10

fino a luglio 2013

0 0

CD "Limana" Via La Cal 1 Limana - 9 9 9

Centro Educativo Didattico (CED) - Piazzale Resistenza 60/62 - 14 14 14

Laboratorio "Ceramica" Via F.M. Colle - 12 12 12

Laboratorio "Stile Libero" Via Caffi 87 - 10 10 10

CD Belluno Loc. Borgo Prà - Società Nuova S.C.S. - 0 30 da luglio 2013

30

Dis

t n. 3

Totale 110 85 95 95

TOTALE 170 157 167 167

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1.4 Dipendenze

1. Mantenimento e implementazione azioni PdZ 2011-2015

In complesso si confermano le politiche e gli obiettivi definiti nel documento di programmazione Piano di Zona 2011-2015.

Si mantiene ed implementa la collaborazione fattiva tra Dipartimento delle Dipendenze e il Terzo settore (Comunità terapeutiche, Associazionismo, ecc.). A tal proposito vi è stato il rinnovo triennale con il CeIS di Belluno ed è previsto il potenziamento della collaborazione con la comunità Fraternità di Landris di Sedico. Si prevede inoltre il mantenimento del livello di coinvolgimento delle strutture residenziali, in primo luogo regionali, garantendo il rispetto del budget di spesa a disposizione.

Dal 1985, anno di costituzione della prima Associazione dei Club della Provincia, è in atto una proficua e insostituibile collaborazione tra i Servizi pubblici e la rete dei Club Alcologici Territoriali. Dal 1991 è formalmente costituito il Centro Alcologico Territoriale funzionale della Provincia di Belluno che vede operare in sinergia le risorse del Dipartimento delle Dipendenze e le famiglie dei Club. Tale collaborazione, che costituisce esempio a livello nazionale, non si limita solo agli aspetti terapeutico-riabilitativi, ma anche nell’ attività di prevenzione e sensibilizzazione nelle comunità locali con il coinvolgimento in primis delle Amministrazioni dei Comuni. Attualmente è attiva la convenzione tra l'Azienda ULSS e le tre ACAT (Associazioni Club Alcolisti in Trattamento) del nostro territorio per il sostegno delle attività dei Club e la formazione-aggiornamento delle famiglie e dei Servitori insegnanti. La convenzione prevede una relazione annuale sull'attività del Centro Alcologico a cura del Direttore del Dipartimento.

Con riferimento agli interventi di prevenzione sarà data continuità all’attività dell’Unità Mobile “Fuori Posto” con il coinvolgimento di volontari attingendo anche a residue risorse economiche provenienti dal Progetto “Interreg IV Italia Austria 2013 – Progetto disagio giovanile e problemi alcol correlati: conoscenza, innovazione e sperimentazione”. Sono previste varie attività all’interno di Istituti Scolastici e presso le comunità locali a partire dal coinvolgimento delle Amministrazioni comunali.

È prevista la ripresa e la continuazione del progetto “Indipendente” in collaborazione con il Rotary Club, progetto che coinvolge molti istituti comprensivi e alcune società sportive.

Particolare attività riguarderà la collaborazione con gli enti locali per la realizzazione delle Scuole Alcologiche Territoriali e per la realizzazione dei corsi per smettere di fumare.

Nel 2013 sono previsti, all'interno del Progetto Regionale “Non solo cura ma cultura”, interventi di sensibilizzazione per gli operatori sanitari effettuati da operatori del Dipartimento già formati all'interno del Progetto stesso.

Il tema della trasversalità tra le aree di intervento è uno degli obiettivi principali. Alla luce della necessità di ottimizzare le risposte terapeutiche, si ritiene necessario sottolineare l’importanza dell’operare per il miglioramento delle collaborazioni tra i diversi servizi che a vario titolo e con competenze diverse, si occupano dei bisogni delle comunità locali.

Si prevede, vista la necessità di intervenire prima possibile senza stigmatizzazione, la prosecuzione della collaborazione con lo Spazio Giovani, anche in termini di “prestito” di risorse professionali formate. A tal proposito in considerazione dell’aumento dell’utenza di giovanissimi, specialmente presso il Ser.D. di Belluno, si evidenzia l’opportunità di differenziare la presa in carico e le risposte terapeutiche per evitare la sovrapposizione con gli interventi indirizzati all’utenza “cronica”.

In questi ultimi anni la componente di utenti minori (fascia di età 15-17 anni) è divenuta importante e ci si aspetta un ulteriore incremento. Oltre alla necessità di prevedere percorsi specifici per queste

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persone e le loro famiglie, avendo attenzione ad evitare lo stigma, si ritiene opportuno migliorare la già fattiva collaborazione con l'Ufficio Tutela Minori in relazione agli aspetti specifici della tutela.

Già da anni esiste un protocollo di intesa tra il Dipartimento di Salute Mentale ed il Dipartimento delle Dipendenze che trova ragion d'essere in riferimento alle persone che presentano sia problemi di dipendenza che disturbi del comportamento. Si ritiene necessario ridefinire tale collaborazione per migliorare l'azione sinergica soprattutto per le persone che presentano disturbi della personalità e problemi di dipendenza, situazioni che sono di difficile gestione e che prevedono una rivisitazione dell'approccio terapeutico.

Nel corso del 2013 si prevede l'aumento delle difficoltà dell'inserimento lavorativo degli utenti, in relazione alla grave crisi economica. Diventa pertanto necessario implementare la collaborazione già attivata con il Servizio di Integrazione Lavorativa, le Cooperative Sociali e gli Enti Locali presenti sul territorio. A tale proposito, sono rinnovati i rapporti formali di collaborazione ad es. con la Cooperativa Sociale Cadore, rapporti che prevedono costante monitoraggio dello stile di vita delle persone in carico ed inserite in un percorso lavorativo-riabilitativo.

Si intende strutturare la già attivata collaborazione con lo SPISAL ed i medici competenti relativamente alla certificazione di idoneità per soggetti segnalati come consumatori di alcol e/o sostanze stupefacenti.

Per il 2013 è previsto un intervento specifico di sensibilizzazione-informazione sulla rete dei Servizi e del volontariato (Dipartimentale) per la popolazione immigrata per facilitarne l'accesso, reso oltremodo difficoltoso dagli aspetti culturali e dalla mancanza di informazioni. Tale intervento viene effettuato in collaborazione con l'area immigrazione tenendo conto della effettiva disuguaglianza che le diverse etnie vivono. 2. Riorganizzazione azioni Piano di Zona 2011-2015

Ri-organizzazione del Dipartimento delle Dipendenze

Si intende riorganizzare il Dipartimento delle Dipendenze, a dotazione organica costante, ri-progettando ed ottimizzando le risorse alla luce dei provvedimenti regionali sulla riorganizzazione delle funzioni dipartimentali (attribuzione di nuove competenze in relazione al gioco d'azzardo) e della variazione dei bisogni dell’utenza (crescente complessità personale, famigliare e sociale), senza trascurare le caratteristiche socio-morfologiche del territorio che caratterizza l’ULSS n.1 (vastità del territorio e bassa densità abitativa).

In riferimento a quest'ultimo punto, si ritiene irrinunciabile garantire la massima capillarità e facilità nell'usufruire dei punti di accesso, mantenendo tre unità d'offerta pur con caratteristiche e dotazioni organiche diverse prevedendo una flessibilità dell'utilizzo delle stesse, anche in termini di orario di servizio, come già avviene. Nello specifico:

- definizione del Ser.D. di Belluno come unità di offerta centrale, in relazione anche al numero degli utenti, e dei i Ser.D di Agordo e di Auronzo di Cadore come unità di offerta periferiche, seppur complementari, del Dipartimento delle Dipendenze; l'equipe di Auronzo di Cadore già si occupa di due Unità Operative (Ser.D. e D.H. Alcologia);

- ri-locazione territoriale delle risorse professionali in sedi decentrate: tra le altre si ritiene necessaria la presenza presso il Ser.D. di Agordo della figura del Dirigente Medico per un ulteriore giorno a settimana, attingendo dalle risorse del Ser.D. di Belluno, in considerazione della difficoltà a coprirne il posto vacante;

- riduzione delle giornate di apertura al Ser.D. di Agordo, eventualmente migliorando il rapporto con il Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero in relazione alle terapie sostitutive;

- costituzione di gruppi di lavoro trasversali ai tre Distretti Socio Sanitari sulle tematiche comuni (es. gioco d’azzardo, prevenzione primaria, utilizzo dell’Unità Mobile, ecc.) per migliorare l'uniformità e capillarità degli interventi.

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È evidente che molta strada è stata fatta a partire dall'unificazione delle tre ULSS nel 1995. È accettata e condivisa ormai la realtà di una strutturazione della rete territoriale dipartimentale che prevede il non arroccamento su posizioni predeterminate bensì una operatività flessibile e sinergica in collaborazione con le risorse del privato sociale e del volontariato. Ridefinizione dell’attività del Dipartimento delle Dipendenze, e del Distretto Socio Sanitario, sulla sanità penitenziaria.

La presenza del Ser.D. di Belluno all’interno della Casa Circondariale, pur attraverso figure professionali esterne convenzionate (medico, psicologo e infermiere) comporta un impegno lavorativo, per un intero giorno a settimana sia del Medico Psichiatra che dell’unica Assistente Sociale del Ser.D. di Belluno con ripercussioni nell'attività routinaria nella sede istituzionale. Alla luce delle nuove disposizioni che prevedono la ristrutturazione della sanità in ambito penitenziario, con la definizione oltretutto di un Referente aziendale all'interno del Distretto per la Sanità Penitenziaria, è necessario rivedere anche le attività in carico al Ser.D. di Belluno. Tale ridefinizione deve prevedere un miglior coordinamento tra la Direzione della Casa Circondariale, la Sanità Penitenziaria e il Ser.D. Attualmente un notevole carico di lavoro, e quindi un notevole impiego di risorse professionali è finalizzato alla valutazione per l'identificazione di problemi specifici. Un miglior coordinamento permetterebbe un minor coinvolgimento in termini di impegno orario a carico del medico psichiatra, che dovrebbe esser coinvolto solamente per problematiche complesse. 3. Nuove azioni Piano di Zona 2011-2015

Il Decreto Legge n.158/2012 (c.d. “Decreto Balduzzi”) convertito nella Legge n.189/2012, prevede che dal 1° gennaio 2013 il gioco d'azzardo patologico sia inserito nei LEA. Già i tre Ser.D. del Dipartimento avevano negli ultimi anni accolto le prime richieste di aiuto da parte di famiglie e persone con problemi legati al gioco d'azzardo. A partire dalla sensibilità dei Club Alcologici Territoriali, che hanno accolto al loro interno alcune famiglie con problemi complessi (gioco-alcol), il Dipartimento nel 2012 ha predisposto un programma di formazione specifica per gli operatori con il coinvolgimento delle Comunità locali. Tale programma ha continuità nel 2013 con l'intervento di professionisti e volontari già attivi da anni a livello regionale. Nel corso dell’anno 2013 è prevista l’attivazione e strutturazione dell'attività di trattamento istituzionale e l'apertura di almeno un gruppo di mutuo aiuto a Belluno a partire dalla considerazione che, anche su tali problematiche, il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle comunità locali sono imprescindibili. Attualmente la rete territoriale di riferimento è quella costituita dai Club Alcologici Territoriali, ma è naturale aspettarsi per il futuro la creazione di una rete autonoma. Progetto “Reli - progetto di inserimento socio-lavorativo nella Provincia di Belluno” a cura del Ce.i.S. di Belluno. Il progetto prevede la realizzazione di percorsi individuali di inserimento socio lavorativo rivolti a persone tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti in fase riabilitativa. Il Progetto prevede: - la costruzione di un modello di inserimento socio-lavorativo innovativo per l’area delle dipendenze, che tenga conto delle esperienze maturate fino ad oggi e che elabori la sperimentazione del presente progetto, con la produzione di un report finale, contenente la descrizione del modello stesso e gli esiti del progetto;

- l’attivazione di 24 percorsi individuali di formazione e di inserimento socio-lavorativo, gestiti dalle unità produttive (enti partner), comprendenti i seguenti strumenti: orientamento, bilancio competenze, ricostruzione del percorso personale, stage, tutoring, supporto educativo e psicologico.

Progettazione di una collaborazione integrata con il Dipartimento delle Dipendenze dell’ULSS n.2 di Feltre e valutazione della possibilità/convenienza della creazione di un Dipartimento unico interaziendale la cui costituzione va verificata anche in termini di compatibilità con il Documento Regionale per l'Atto aziendale che sembra escludere la possibilità di tale progettazione.

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In ogni caso, in considerazione della già fattiva collaborazione intercorsa da anni (ad es. in campo alcologico), all'interno della Commissione Provinciale Patenti e alla presa in carico congiunta di utenti dell'una o dell'altra Azienda, è oltremodo necessario approfondire e sviluppare forme di collaborazione su obiettivi condivisi fermi restando gli assetti organizzativi e le risorse a disposizione dei due Dipartimenti.

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1.5 Salute mentale Premessa Rispetto ai bisogni consolidati, le priorità di intervento per l’anno 2013 riguardano soprattutto i per-corsi di inserimento lavorativo e la residenzialità.

L’inserimento lavorativo delle persone con diagnosi psichiatrica è condizionato negativamente dalla scarsità dell’offerta lavorativa e di cooperative di tipo B nel territorio bellunese, acuita in questo pe-riodo dalla crisi economica e dalla difficoltà di coordinamento tra i soggetti (Centri di Salute Mentale, Servizio Integrazione Lavorativa, Centri per l’impiego, Provincia, privato sociale, agenzie di valuta-zione e riconoscimento dell’idoneità lavorativa) che a vario titolo concorrono alla realizzazione dei progetti di inserimento lavorativo.

Le difficoltà nell’area della residenzialità consistono nel degrado delle strutture psichiatriche di Bellu-no e nella carenza di offerta di almeno 40 posti letto, con un turnover delle strutture terapeutiche residenziali, da anni, quasi azzerato.

Rispetto ai bisogni emergenti le priorità di intervento riguardano i disturbi del comportamento ali-mentare, la comorbilità con disturbi di personalità e con disturbi da uso di sostanze, gli interventi precoci nell’area delle psicosi e l’integrazione con la Neuro Psichiatria Infantile nell’area dell’adolescenza.

Le politiche di intervento possono essere così riassunte:

- promuovere politiche di inclusione sociale, favorendo inserimento lavorativo, domiciliarità, socializzazione e incrementando il ruolo delle reti sociali istituzionali e non istituzionali;

- promuovere azioni contro lo stigma; - promuovere la collaborazione con aree di intervento vicine; - ripristinare l’idoneità o trovare collocazione idonea alle strutture psichiatriche esistenti a Bel-

luno.

La situazione del personale nel Dipartimento di Salute Mentale di Belluno non si discosta significati-vamente da quella degli anni precedenti. La dotazione complessiva è sostanzialmente in linea con gli standard regionali, che si traducono tuttavia in una carenza relativa se si considerano la densità abi-tativa e la conformazione geografica del territorio, che comportano l’apertura di tre Centri di Salute Mentale e di due Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura su un bacino di utenza di circa 130.000 abi-tanti. In generale, permangono gravi difficoltà nell’area della residenzialità. Il degrado delle strutture psichiatriche di Belluno non riguarda solo la Comunità Terapeutica Residenziale Protetta (CTRP) di San Gervasio, ma coinvolge tutte le strutture psichiatriche di Belluno.

Il territorio dell’agordino è tuttora del tutto privo di un’offerta riabilitativa a livello residenziale, che, proporzionalmente al bacino di utenza, ammonterebbe a 6-8 posti letto. Una carenza numericamen-te simile, 8–10 posti letto, è presente nell’U.O. di Psichiatria di Belluno. Nel Piano Aziendale del 2008 tali carenze erano state recepite e, al fine di ottimizzare il rapporto costi – benefici, era stata pro-grammata l’attivazione di una Comunità Alloggio di 16 posti letto rivolta all’utenza di Belluno e di Agordo. In considerazione dei vincoli posti dalla Legge Regionale 22/2002, DGR 1616 del 2008, la soluzione più razionale sarebbe, allo stato attuale, l’attivazione di due Comunità Alloggio da circa 10 posti letto ciascuna, in cui potrebbe confluire la Comunità Terapeutica “Casa Carbone”, la cui sede necessita di importanti interventi di ristrutturazione.

Un’altra carenza riguarda la mancata disponibilità di circa 8–12 posti letto in Gruppo Appartamento Protetto, previsto dalla legislazione regionale e rivolto alle persone con minori necessità assistenziali. La situazione è ulteriormente peggiorata rispetto al passato per quanto riguarda l’U.O. di Belluno per il venir meno dell’alloggio con 4 posti letto del cosiddetto “Appartamento Autogestito”, sito presso l’edificio del Centro di Salute Mentale di via Carducci 8.

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Inoltre, il Progetto Obiettivo per la Salute Mentale del 2010 della Regione Veneto prevede l’apertura di una Comunità Alloggio di tipo Estensivo con 12-20 posti letto a valenza dipartimentale. La tipolo-gia di questa unità si avvicina molto a quella individuata nel precedente Piano di Zona, in riferimento ad una possibile RSA psichiatrica ad Auronzo, in seguito a riconversione dell’ex Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC). Una struttura di questo tipo potrebbe consentire di far rientrare una parte degli inserimenti extra-ulss, estremamente onerosi sul piano economico e spesso inappropriati ri-spetto ad una possibile reintegrazione sociale dell’utente.

Nonostante il miglioramento della collaborazione tra Dipartimento Salute Mentale e Servizio Integra-zione Lavorativa, permane una criticità nelle politiche per l’inserimento lavorativo delle persone con diagnosi psichiatrica, sia per la difficoltà di coordinamento tra i soggetti che a vario titolo concorrono alla realizzazione dei progetti di inserimento lavorativo, sia, soprattutto, per la scarsità dell’offerta lavorativa e di cooperative di tipo B nel territorio bellunese, acuita in questo periodo dalla crisi eco-nomica.

La riorganizzazione dell’equipe del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare ha reso pos-sibili capacità di risposta più adeguate, in relazione alla domanda di presa in carico ambulatoriale ed ai casi complessi che necessitano, anche, di percorsi residenziali a carattere terapeutico e riabilitati-vo. 1. Rinvio/sospensione azioni Piano di Zona 2011-2015

È slittata al 2013 l’apertura dell’Appartamento Protetto in località Reane ad Auronzo di Cadore, pre-vista per l’anno 2012, sia per il necessario espletamento delle procedure di Autorizzazione all’esercizio (L.R. 22/02), sia per le difficoltà legate alla ripartizione della spesa sanitaria e sociale, dovute anche alle difficoltà economiche dei Comuni di piccole dimensioni.

Le trattative per l’immobile sito nel Comune di Belluno, proposto dalla Cooperativa Società Nuova S.C.S., da condurre in locazione per adibirlo a nuova sede della Comunità Terapeutica Riabilitativa Protetta non si sono concluse nel corso dell’anno 2012 per la difficoltà di adottare la variante al PRG, inoltrata dalla ditta, per cui sono state interpellati sia la Provincia che il Comune di Belluno. Conseguentemente, è rimasto in sospeso anche il progetto dell’Appartamento Protetto maschile di Belluno, in considerazione della necessità di valutare se l’area proposta per la CTRP potesse offrire la possibilità di ospitare tale struttura. 2. Riorganizzazione azioni Piano di Zona 2011-2015

Azioni correttive interne ai Servizi

Va sottolineata la necessità di mantenere e rafforzare un elevato livello di integrazione sia interna-mente al servizio sia con i servizi vicini, con particolare riguardo alle patologie emergenti. Vanno inoltre promosse forme di collaborazione in area vasta (Treviso, Belluno) nelle seguenti tema-tiche:

- disturbi del comportamento alimentare per favorire risposte efficaci, e in continuità con l’intervento in sede locale, a problematiche complesse, in particolar modo per quanto riguarda il ricovero per emergenze internistiche e la residenzialità;

- nelle problematiche dell’adolescenza per consentire una miglior integrazione tra presa in carico del minore e presa in carico dell’adulto e per favorire risposte efficaci e in continuità con l’intervento in sede locale a situazioni complesse, in particolar modo per quanto riguarda il ri-covero per emergenze psicopatologiche e comportamentali e la residenzialità.

A tale proposito sono state attuate esperienze positive tra Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare, Neuropsichiatria Infantile e Dipartimento di Salute Mentale con il “Centro diurno e resi-denzialità per giovani e adolescenti con disturbi del comportamento alimentare e crisi adolescenziali, Futuro Insieme” di Susegana (TV), per il quale è da valutare, nel corso del 2013, l’opportunità di una convenzione specifica di area Vasta, già adottata dalle ULSS della Provincia di Treviso. Il centro,

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per le sue caratteristiche prettamente riabilitative e polivalenti, risulta idoneo ad affrontare le situa-zioni della realtà clinica, in cui spesso, assieme al disturbo del Comportamento Alimentare, concomi-tano altre problematiche. Questa prerogativa, assieme alla relativa vicinanza all’area di Belluno, ren-de più agevole l’attuazione di progetti integrati con i servizi locali.

Allo scopo di migliorare l’efficacia degli interventi d’integrazione lavorativa di persone in carico al Centro di Salute Mentale, considerata l’alta valenza riabilitativa che spesso tali interventi assumono, nel corso dell’anno 2013 proseguirà il confronto fra i servizi afferenti al CSM ed il SIL finalizzati alla definizione di un protocollo di collaborazione CSM e SIL. Il percorso intrapreso, e già a buon punto di sperimentazione nell’ambito del Distretto di Belluno, dovrà essere esteso e perfezionato con il coinvolgimento dei servizi degli altri due Distretti. Tale iniziativa, che ha come riferimento le citate linee guida regionali si basa sul principio di rendere le persone protagoniste delle proprie scelte di vita ed ha, proprio per il senso riabilitativo e di restituzione ai contesti comunitari di vita delle perso-ne stesse, una particolare ricaduta nel contribuire a rimuovere le cause di disuguaglianza nell’accesso a percorsi di salute e nel promuovere l’integrazione sociale. Azioni correttive a livello locale (ULSS, Comuni, CM)

La difficile contingenza economica e di bilancio dell’ULSS rende sicuramente difficile l’attuazione in tempi brevi di progetti che agiscano in maniera sistematica sul degrado delle strutture psichiatriche nel bellunese e sulla carenza di offerta residenziale nel bellunese e nell’agordino.

Nel contempo, si rende necessaria una reale politica di programmazione a medio–lungo termine non basata, come è avvenuto in passato, sul mero utilizzo di edifici dismessi da altri servizi, la cui conse-guenza inevitabile è la scarsa adeguatezza e lo stato di degrado delle strutture esistenti. E’ auspica-bile che tale programmazione tenga conto delle carenze esistenti e si basi sulle specifiche esigenze logistiche e strutturali delle strutture residenziali, con una speciale attenzione al reinserimento socia-le e al superamento dello stigma per le persone con problemi psichiatrici.

Si rende altresì necessaria un’ottimizzazione della collaborazione tra ULSS e Comuni, sia nel perse-guimento di sinergie finalizzate, ad esempio, al reperimento di siti idonei alla residenzialità, sia nel far fronte alle spese gestionali relative alle strutture ad elevata integrazione socio – sanitaria, come Comunità Alloggio e Gruppi Appartamento Protetti. È urgente il reperimento di uno o due siti da a-dibire a Gruppi Appartamento Protetti da 4 posti letto ciascuno, o attraverso la ristrutturazione di e-difici esistenti o tramite il loro reperimento nel mercato immobiliare. Il ragionamento sugli Apparta-menti protetti va condotto a partire dagli approfondimenti fatti con il Comune di Belluno, anche in considerazione della necessaria ri-collocazione degli appartamenti di via Levego - Belluno.

Nel contempo stanno proseguendo trattative per il complesso immobiliare sito a Belluno, Via Masi Simonetti n. 43, proposto dalla S.C.S. Società Nuova, da adibire a CTRP. È attualmente al vaglio, da parte del Comune di Belluno, la richiesta di variante al PRG inoltrata dalla ditta. In data 05/12/2012 con deliberazione n.1185 è stata approvata la stipulazione con Società Nuova S.C.S dell’atto d’intesa per la realizzazione di una struttura da destinare a CTRP da cedere in locazione all’azienda ULSS. Va inoltre avviata la procedura per ampliare l’esperienza della CTRP alla ricollocazione della C.A. di Cavarzano “Casa Carbone”, anche alla luce della scadenza e del possibile rinnovo integrato della ge-stione convenzionata. Va esaminata in tal senso la possibile utilizzazione dell’area del complesso immobiliare sito in Via Masi Simonetti – Belluno.

Per quanto riguarda le iniziative, d’intesa anche con il volontariato, per contrastare lo stigma va menzionata la prosecuzione, da parte dell’AITSaM di Belluno, in collaborazione con l’ULSS di Belluno e con la Biblioteca Civica di Belluno, dell’iniziativa “Quattro passi verso la felicità”. La terza edizione prevede, presso la Sala Bianchi “Eliseo Dal Pont” di Belluno, i seguenti appunta-menti:

1. 2 febbraio 2013 Incontro con la Cooperativa di tipo B “I tigli 2”, presentazione e commento del primario della psichiatria dott. Forti e del responsabile del SIL dell'ULSS n.1 dott. Verdozzi.

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2. 16 marzo 2013 Proiezione del dvd "Ausmerzen" tratto dallo spettacolo teatrale dell'attore Marco Paolini sul programma "Aktion T4" del regime nazionalsocialista tedesco negli anni '30 e '40 del Novecento, presentazione del dott. Mario Paolini. 3. 13 o 27 aprile 2013

Presentazione del libro "La guerra dentro: la psichiatria italiana tra fascismo e resistenza: 1922-1945" dello psichiatra Paolo Francesco Peloso introdotto dalla professoressa Valeria Babini. Attività introdotta da una performance del gruppo di ricerca espressiva “Il gabbiano”. 4. 20 aprile 2013

Proiezione del dvd "Si può fare" con la partecipazione e commento dell’attore Giovanni Calcagno. 5. 4 maggio 2013

Conferenza dello psichiatra Renzo De Stefani del Servizio di Salute Mentale di Trento, con la partecipazione di alcuni UFE (Utenti Familiari Esperti) “La salute mentale nel Trentino e la proposta di legge 181”. 6. 19 aprile 2013 – presso il Centro Rossi di Belluno

Spettacolo dell’attore Giovanni Calcagno ed altri due attori.

L'attività del gruppo di ricerca espressiva “Il gabbiano” prosegue nel 2013 con gli incontri a cadenza settimanale; il numero di partecipanti ad ogni incontro è di circa 15 persone. I laboratori sono stati condotti per alcuni mesi anche da nuovi artisti i quali, in continuità con l'approccio di Loredana Manfrè, hanno introdotto nuove tecniche teatrali e di elaborazione artistica. Sono in programma entro l'estate tre spettacoli, per i quali gli organizzatori hanno proposto al gruppo un equo rimborso spese. La disponibilità di una nuova sede in via Travazzoi 8A a Belluno rende possibile incontri in giornate e orari al di fuori dell’incontro del venerdì, per cui la sede comincia ad essere vissuta e frequentata maggiormente e i vari componenti del gruppo organizzano piccoli eventi per ritrovarsi, ad esempio laboratori di cucina o musicali. Da giugno 2012 vengono organizzate delle uscite il primo fine settimana di ogni mese, che hanno visto partecipare anche nuove persone non interessate al teatro.

La Cooperativa Sociale Itaca e l'Associazione Momentaneamente Assenti o.n.l.u.s., che operano nel Distretto del Cadore occupandosi di Salute Mentale, stanno realizzando nel corso del 2013 un pro-getto di sensibilizzazione sulla tematica del disagio mentale. Sono stati programmati cinque inter-venti rivolti alle Scuole di secondo grado del Cadore mirati a favorire una conoscenza della proble-matica del disagio mentale con l'obiettivo di sfatare luoghi comuni e pregiudizi, promuovendo com-portamenti di comprensione ed accoglienza. Il progetto è stato supervisionato ed ha ottenuto il pa-trocinio dell'Ufficio Scolastico Provinciale.

Nel corso del 2013 verranno programmati tre incontri a cui parteciperanno il privato sociale con i rappresentanti delle Cooperative di tipo B, il Distretto di Salute Mentale, il Servizio Integrazione La-vorativa, una rappresentanza della Direzione ULSS ed una rappresentanza della Conferenza dei Sin-daci. Gli incontri sono finalizzati a porre in evidenza e sviluppare le iniziative in atto, anche identifi-cando possibili forme di sinergia, ad individuare forme di collaborazione tese a facilitare lo sviluppo in sede locale delle cooperative di tipo B (ad esempio finanziamenti starter, operatori dedicati o tu-tor, percorsi agevolati nella assegnazione di appalti) ed a formulare un protocollo di collaborazione comune. Azioni correttive a livello regionale

A livello regionale le maggiori difficoltà e le azioni correttive conseguenti, pur tenendo conto della contingenza economica attuale, vanno individuate nei seguenti punti:

- Individuazione di finanziamenti per investimenti o finanziamenti in conto capitale, che rende in questo periodo ulteriormente difficile l’attuazione delle politiche relative alla residenzialità e ai percorsi lavorativi, che necessiterebbero finanziamenti ad hoc;

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- Il basso rapporto tra spesa per la salute mentale e spesa sanitaria: la spesa per la salute mentale si assesta sul 3,3% della spesa sanitaria totale, a fronte del 5% previsto nei Progetti Obiettivi Nazionali e del 7,5% che rappresenta la media UE;

- Il rispetto della normativa regionale per i servizi per la salute mentale (DGRV n. 1616/2008 “Approvazione dei requisiti e degli standard per le unità di offerta nell'ambito della Salute Mentale” ), che va ottemperata non solo per i servizi esistenti, ma anche per quelli non atti-vati;

- Il riconoscimento della specificità relativa alla dispersione abitativa e alla conformazione geo-grafica della Provincia di Belluno, ancor più evidente in servizi, come quelli per la salute men-tale, tipicamente orientati al territorio e alla rete comunitaria.

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1.6 Marginalità sociale

1. Mantenimento azioni.

Nel corso del 2012 si è assistito ad una sostanziale invariabilità della situazione di difficoltà che si protrae anche per il nuovo anno: aumento dei bisogni, a causa della crisi economica che non accenna a diminuire, a fronte di una riduzione delle risorse a disposizione. Si conferma quindi un aggravamento della condizione socio-economica del territorio, con una crescente fetta di popolazione in situazione di marginalità sociale, a cui non sempre è possibile dare una risposta efficace date le limitate, talvolta frammentate, risorse. Restano pertanto valide anche per l'annualità 2013 le osservazioni fatte in fase di stesura del Piano di Zona 2011-2015; in particolare: la necessità di rivisitazione del sistema del welfare per una maggiore razionalizzazione delle risorse, il sostegno alle famiglie che si confermano i soggetti più vulnerabili, l'affiancamento di un percorso educativo alle azioni di integrazione (soprattutto quelle legate al reddito), la necessità di maggior integrazione della rete.

Si confermano di conseguenza le seguenti politiche: 1. Sostegno a singoli e famiglie in situazione di disagio socio-economico o esclusione sociale. 2. Sostegno a donne vittime di violenza e/o in situazione di disagio socio-economico. 3. Sostegno a persone sottoposte ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria e in uscita dai circuiti

penali. 4. Integrazione della rete dei Servizi.

Verranno mantenute anche per il 2013 le seguenti azioni: “Distribuzione Ticket service e buoni spesa”, “Trasferimenti in denaro per il pagamento d'interventi e servizi”, “Prestito Sociale sull'Onore”, Attività di Servizio Sociale Professionale erogata dal Comune di Belluno, “Alloggi d’emergenza abitativa”, “Casa Emmaus”.

Nel 2013 terminerà il progetto “Cantiere della Provvidenza - Seconda opportunità” con capofila il Comune di Belluno e “Esodo” (per quanto riguarda l'attuazione con il finanziamento della Fondazione Cariverona), i cui soggetti attuatori sono CEIS e Cooperativa Lavoro Associato (subentrato come responsabile al Consorzio SACS nel 2013), mentre proseguiranno “Centro Antiviolenza Belluno-Donna” dell'associazione Belluno Donna, “Microcredito” del CEIS (grazie ad un finanziamento della Fondazione Cariverona) e “Shelter” del Comune di Belluno.

2. Rinvio azioni Piano di Zona 2011-2015.

Viene rinviata nel 2013 l'attuazione, prevista inizialmente nella prima annualità del Piano di Zona, del progetto “Aiuto economico” del Comune di Sappada, dell'introduzione di voucher per beni e servizi a favore dei figli di famiglie in situazione di disagio socio-economico e l'“Assegno di Servizio civico“ del Comune di Belluno. Nella precedente relazione di previsione era stata prevista un'azione di monitoraggio dei soggetti che operano nell'area marginalità sociale, al fine di evidenziare le risorse esistenti ed evitare la frammentazione delle stesse. Non è stato possibile realizzare questa iniziativa a causa delle limitate risorse umane da impiegare nell'attività, che pertanto viene rinviata nell'anno 2013.

3. Riorganizzazione azioni Piano di Zona 2011-2015.

Nell'ambito del Tavolo di lavoro di quest'area è emerso da più punti il problema dei carcerati, sia all'interno delle mura penitenziarie che all'esterno, cioè relativo ai soggetti che beneficiano di misure alternative. Sono state avviati vari progetti ed iniziative, che però difficilmente permettono una continuità dell'integrazione che vada oltre il limite temporale degli interventi. Questa difficoltà riguarda tutte le tipologie di target dell'area marginalità, in quanto presupposto per una reale

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integrazione è il lavoro, ma considerata la condizione di crisi ancora persistente non è possibile un mantenimento di un'occupazione al di là dei brevi inserimenti che si riescono a realizzare. Ancora poco, inoltre, è stato fatto per quanto riguarda l'integrazione della rete con conseguente frammentazione delle iniziative.

Rispetto all'accesso all'informazione interna ed esterna relativa ai servizi socio-sanitari e sociali, è emerso come, prima della poca conoscenza dell'offerta disponibile per l'area marginalità, a monte esista un'ignoranza dell'area stessa e delle problematiche correlate.

Si rileva infine, come già indicato in passato, la riduzione o la totale mancanza di risorse. Ad esempio i Piani di Azione Locale ed Inclusione Sociale, i cui finanziamenti vengono destinati per alcune azioni previste dal Piano di Zona, hanno visto per l'anno 2013 una diminuzione da parte della Regione Veneto a causa dei tagli imposti al bilancio; comunque è previsto anche per l'anno 2013 un finanziamento per il Comune di Belluno specifico per interventi a favore di vittime di tratta.

4. Nuove azioni Piano di Zona 2011-2015.

Rispetto al Piano di Zona 2011-2015 vengono apportate delle modifiche relative all'indicazione di alcuni interventi. In particolare il progetto “Pegaso” viene convertito in Udo (Unità di Offerta - strutture) dato il mantenimento delle strutture anche al di là del termine progettuale.

Vengono inoltre inseriti due nuovi interventi relativi alla politica “Sostegno a donne vittime di violenza e/o in situazione di disagio socio-economico”:

� viene rilevata la struttura (Udo) gestita dall'associazione Il Tralcio di Tambre e indirizzata in particolare a donne con minori vittime di violenza, agli arresti domiciliari, vittime di tratta, con criticità economiche lavorative ed abitative, oltre che a famiglie disagiate e a rifugiati politici. Le finalità sono le seguenti: attivare dinamiche di inclusione sociale rivolte a persone che vivono in stato di disagio, sviluppo delle capacità autonome, sviluppo delle capacità intenzionali, attivazione di interventi di mediazione tra singoli e istituzioni locali, inserimento in contesti lavorativi, inserimento in piccole unità abitative gestite in modo autonomo, inserimento di minori in percorsi scolastici regolari, valorizzazione della figura femminile, riconoscimento delle diverse culture e tradizioni;

� nella programmazione viene inserito il nuovo progetto “Comunità locali contro la tratta e Comunità locali e globalizzazione” del Comune di Belluno, il quale è entrato a far parte della rete del Comune di Venezia attivata per la realizzazione di interventi a favore di vittime di tratta e grave sfruttamento relativi al “Bando congiunto Progetti rivolti a vittime di tratta e grave sfruttamento: Programmi di emersione e prima assistenza ex art. 13 Legge 228/03 – Avviso 7/2012 e Programmi di assistenza ed integrazione sociale ex art. 18 D.Lgs. 286/98 – Avviso 13/2012”.

Si evidenzia infine la richiesta di finanziamento alla Fondazione Cariverona per un progetto di inserimenti lavorativi in collaborazione con BIM, Comuni di Feltre e Belluno e la Provincia di Belluno.

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1.7 Immigrazione

Premessa

L’Area Immigrazione ha svolto un positivo lavoro nell’anno 2012, estendendo la collaborazione ad altri soggetti con l’entrata di nuove Cooperative Sociali e di una nuova Associazione di immigrati. L’Area è ricca di risorse umane che, nonostante la complessità della rete, hanno operato in sinergia ed in modo propositivo.

Nel 2013 si sta lavorando per prevenire i fattori di rischio e perché la popolazione diventi pienamen-te risorsa e partecipi attivamente alle progettualità di promozione della salute nella comunità.

Dai contenuti delle Azioni e dei Progetti presentati nell’anno 2012, e riproposti nel 2013, si nota che le politiche definite nella programmazione del Piano di Zona 2011-2015 sono pienamente sviluppate e perseguite.

Alla data del 31.12.2012 risultano presenti nel territorio 12.320 immigrati extracomunitari di cui 6.808 di genere femminile e 5.512 di genere maschile. Rispetto all’anno precedente si evince una leggera diminuzione della popolazione extracomunitaria, sopratutto di genere femminile. Si stanno attendendo i dati suddivisi per fasce d’età per confermare la percezione che, con l’aumento delle domande di ricongiungimento familiare, ci sia stato un aumento della popolazione immigrata infanti-le e giovanile.

Le 14 etnie maggiormente presenti sono:

Marocco 1.514 Ucraina 1.126 Cina 931 Macedonia 778 Moldavia 661

Croazia 476 Kosovo 461 Bosnia 203 Brasile 154 India 142

Nigeria 133 Rep. Dominicana 132 Camerun 104 Filippine 102

Il maggior numero dei progetti in programma per l’anno 2012 sono stati sviluppati e gli obiettivi e le priorità dell’area raggiunti e potenziati, inoltre si è data continuità a strategie, politiche ed interventi definiti nella programmazione del Piano di Zona 2011-2015.

L’Area ha dimostrato una notevole capacità di reperire finanziamenti e di portare avanti progettualità innovative.

Altri importanti punti di forza sono:

- Approvazione del Progetto di benessere “Donne, bambini e giovani...” gestito da quattro Asso-ciazioni di immigrati facenti parte del “Coordinamento rete immigrazione”: il Progetto si è rivela-to importante perché, per la prima volta, le Associazioni di immigrati si sono riunite per una co-progettazione. È significativo inoltre che alcune azioni del progetto siano rivolte a tutta la comu-nità, sviluppando, quindi, un punto importante del programma: l’immigrato come risorsa nei pro-grammi di salute comunitari.

- Apertura dell’Informa Immigrati “Punto Amico” del Comune di Belluno, successivamente ad un periodo di sospensione del servizio.

- Realizzazione di attività e progetti rivolti a dare supporto residenziale e lavorativo a persone e famiglie in difficoltà e ad attivare attività di formazione rivolta agli immigrati con l’obiettivo di un inserimento positivo nella comunità.

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Ri-pianificazione 2013 - Piano di Zona 2011-2015 ULSS 1 Belluno

Attualmente il Coordinamento Immigrazione è composto da: Associazioni e Gruppi di immigrati:

Associazione Al Noor Associazione Popolinsieme Associazione Assalan Pace Associazione Amicizia Italo Marocchina Associazione Alba Azione di Gioia Associazione Anteas Reka Radika Associazione Diaspora Associazione Jannate

Associazione del Ghana Associazione Un passo verso la speranza Gruppo della Nigeria e Congo. Gruppo della Romania Gruppo dell’Etiopia Gruppo Preghiera Africa Gruppo della Comunità Santo Domingo

Altri soggetti che partecipano alle attività dell’area:

Comuni dell’ULSS n. 1 Provincia di Belluno Prefettura di Belluno Servizio Integrazione Lavorativa ULSS n. 1 Ufficio Scolastico Territoriale Rete scuole per un mondo di solidarietà e pace

Informa immigrati (Belluno, Agordo e Puos d’Alpago) ABM - Associazione Bellunesi nel Mondo Associazione Insieme si Può Associazione Libera Belluno Caritas Diocesana di Belluno e Feltre

Centro Territoriale per l'integrazione C.T.I. Direzione Didattica Pierina Boranga 1° Circolo BL; Comitato d'intesa tra le Associazioni Volontaristiche; Scuola Media “S. Ricci” di Belluno Associazioni Gruppi "Insieme si Può..." Ass. Culturale Linguistica “Le Lingue Nel Mondo” Centro Studi E Ricerche “FormArte” Croceblu S.C.S La Via S.C.S Integra S.C.S Energia Sociale S.C.S. Lavoro Associato S.C.S. Societa’ Nuova S.C.S. 1. Mantenimento azioni PdZ 2011-2015

Nel complesso si confermano gli obiettivi e le azioni definite nel Piano di Zona 2011-2015. Le azioni di mantenimento saranno sviluppate attraverso i seguenti progetti e azioni:

1.1 Progetto “ESODO” (trasversale all’Area Marginalità Sociale). €161.713,75 Soggetto promotore: Cooperativa Lavoro Associato. Partner: Metalogos Finalità: sostegno agli ospiti del Carcere - corsi formazione, tirocini, inserimenti lavorativi. 1.2 Progetto “Sportello di scambio” € 9.500,00 Soggetto promotore: Comune Limana. Partner: Associazione F.A.

Finalità: scambio di materiali didattici, vestiti, giochi, arredi ecc. promozione di relazioni positive e promozione dell’associazionismo

1.3 Progetto ”Piano di Integrazione Sociale e Scolastica” Soggetto promotore: Comune di Belluno. Partner(CTP Belluno e Ass. EXPLORA) € 25.975,20

Finalità: - Sportello di informazione per gli immigrati “Punto Amico”. - Attività di Doposcuola (elementare, media e superiore). Soggetto promotore: Provincia di Belluno € 26.088,00

Finalità: - percorsi formativi /informativi provinciali che favoriscano la conoscenza della cultura e della lingua

veneta per gli stranieri che si occupano di cura alla persona; 58

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- formazione e informazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro alle maestranze extranazionali nei di-versi settori produttivi, che includa una migliore comprensione della lingua e cultura veneta, dando priorità alle iniziative co-finanziate dagli enti bilaterali;

- formazione e aggiornamento degli operatori di servizi, operatori aziendali, operatori di sportello e on-line, insegnanti e operatori della scuola;

- supporto allo sportello della Prefettura sulla lingua cinese.

1.4 Progetto “AISA - Agenzia d’Intermediazione Sociale all’Abitare” € 11.800,00 Soggetto promotore: Cooperativa Integra Belluno. Finalità - accesso all’alloggio per persone immigrate. 1.5 Progetto “Supporto studenti stranieri - scuola secondaria di secondo grado” € 6.000,00 Soggetto promotore: CTP Belluno. Partner: Scuola Nievo. Finalità: - integrazione e successo scolastico degli alunni immigrati e sostegno ai loro progetti di vita. 1.6 Progetto “La povertà a casa nostra”- € 40.000,00 Soggetto promotore: “Associazione Insieme si può” Finalità: - supporto alle famiglie bisognose. 1.7 Progetto “Alfabetizzazione, Integrazione e successo nello studio” € 90.000,00 Soggetto promotore: UST(fondi MIUR,ULSS e Conferenza dei Sindaci) 2. Potenziamento azioni PdZ 2011-2015 2.1 Progetto “Coordinamento rete immigrazione” Soggetto promotore: Provincia di Belluno, CSV Belluno, Comitato d’intesa

Finalità: - sviluppo del “Coordinamento Rete Immigrazione” con al centro il “Tavolo delle Associazio-ni e gruppi di immigrati” rappresentativo delle etnie presenti nel nostro territorio allo scopo di perse-guire e consolidare i seguenti obiettivi:

- favorire la crescita dei Gruppi e Associazioni di immigrati; - coordinare, dare supporto e monitorare le attività delle Associazioni di immigrati; - dare una risposta concreta ai bisogni espressi dalla rete e favorire le relazioni tra le Associazioni

di immigrati e gli Enti (Prefettura, Ulss, UST, CTI, Associazioni e Cooperative). Per il potenziamento del progetto sono previste le seguenti azioni:

- Costituzione di un’Associazione di secondo livello che raccolga tutte le Associazioni di immigrati - Attivazione presso la Provincia di Belluno di una sede aperta due giorni alla settimana che fac-

cia da riferimento agli Enti (Prefettura, Ulss, CTI, Scuole, ecc..) nell’ambito della mediazione cul-turale e linguistica.

Attività di: - organizzazione di una lista dei mediatori culturali in collaborazione con le associazioni e gruppi

informali; - divulgazione della lista presso la rete, e segnalazione delle richieste accolte dal coordinamento. - attivazione di un percorso formativo per i mediatori culturali. - coordinamento della rete e supporto progetti e attività. - coordinamento della rete attraverso gestione della mailing list, contatti settimanali per le varie

attività della rete (enti associazioni ecc.), colloquio e supporto alle Associazioni e Gruppi per le attività e progetti sviluppati da loro.

- ricerca di fondi per l’area immigrazione (FEI, Fondi Europei, regionali ecc.) - gestione sito di coordinamento.

Per consolidare l’importante servizio qualificato degli sportelli informa immigrati: 2.2 Progetto “Informa Immigrati Alpago”- € 5.019,00 Soggetto promotore: Cinque Comuni dell’Alpago. Partner: Associazione Alba Azioni di Gioia

Finalità: oltre ad offrire informazioni e servizio qualificato, il progetto prevede anche azioni di integra-zione sociale.

2.3 Progetto ”Formazione Insegnanti”- approccio CLIL € 12.214,00 59

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Soggetto promotore: CTI – Area Intercultura

Finalità: insegnamento integrato della lingua e contenuti disciplinari (geografia del mondo e intercul-tura, formazione all’uso di atlante on line).

2.4 Progetto ”Alpago Accogliente” (finanziamento progetto Informa Immigrati Alpago) Soggetto promotore: Cinque Comuni dell’Alpago. Partner: Associazione Alba Azioni di Gioia Finalità: educazione socio-sanitaria de inclusione sociale rivolta alle famiglie e alle donne. 2.5 Progetto “Promozione delle persone” Soggetto promotore: Associazione Alba Azione di Gioia

Finalità: sostenere la cultura della solidarietà e dello scambio e ridurre il peso del pregiudizio con la promozione del potenziale delle persone.

2.6 La festa dei Popolai Soggetto promotore: Associazione PopolInsieme e Caritas Finalità: promozione delle varie culture e l’integrazione fra i popoli 3. Nuove azioni PdZ 2011-2015 3.1 Progetto di Benessere “Donne, bambini e giovani…”

Soggetto promotore: Associazioni: “JANNATE, POPOLINSIEME, ASSALAN PACE, AL NOOR. In collaborazione con il “Coordinamento rete immigrazione”(CSV Belluno e Provincia di Belluno”) Finalità: inserimento sociale e benessere delle donne, bambini, giovani e persone immigrate in gene-rale.

3.2 Progetto “Supporto di mediazione linguistico-culturale” € 4.054,00 Soggetto promotore: Integra Cooperativa Sociale e Provincia di Belluno Finalità: valorizzazione dei mediatori linguistico culturali. 3.3 Progetto “Corsi per l’apprendimento della lingua Italiana” Soggetto promotore: Scuola Primaria di Secondo Grado “S. Ricci” 3.4 Progetto ”Microcredito” Soggetto promotore: Integra Cooperativa Sociale e Provincia Finalità: aiuto alle famiglie e persone bisognose.

Altre novità in base alla valutazione dei punti critici:

Per contrastare le difficoltà di comunicazione dovute alla conformazione e complessità dell’Area, fat-tore di criticità della Rete immigrazione, verrà attivato un sito internet per l’ottimizzazione del coordinamento dell’AREA dove verranno inseriti e aggiornati tutte le attività e i progetti, i reso-conti dei contenuti emersi nei quattro gruppi di lavoro, contatti degli enti facenti parte della rete, ecc. Verrà richiesta la collaborazione del Comitato d’Intesa e CSV di Belluno.

Inoltre, nell’ambito dell’Area Immigrazione, saranno attivati quattro gruppi paralleli di lavoro:

Gruppo N.1 “Prima Accoglienza”

Componenti: CTP, CTI Belluno, Prefettura, Coordinamento Rete Immigrazione, Centro Hakim, Cari-tas, Informa Immigrati (Belluno, Alpago e Agordo).

Gruppo N.2 “Mediazione Culturale”

Componenti: CTP, CTI Belluno, Prefettura, Coordinamento Rete Immigrazione, UST; Cooperativa In-tegra.

Gruppo N.3 “Gestione Sito Internet”

Componenti: referente Area Immigrazione, Comitato d’intesa, CSV di Belluno.

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Gruppo N.4 “Studi e ricerca fondi Area Immigrazione” Componenti: Prefettura, UST, Comitato d’Intesa; CSV di Belluno e altri, da definire. 4. Lavoro con le Aree Trasversali

Sulla base delle Linee Guida della Regione Veneto sul contrasto alle disuguaglianze in salute, saran-no organizzati cinque incontri di informazione all’accesso ai Servizi Socio Sanitari, coordinati dalla re-ferente del Coordinamento Rete Immigrazione in collaborazione con le seguenti Aree del Piano di Zona: Infanzia, Adolescenza, Famiglia, Minori in Condizioni di Disagio e Giovani, Servizio Integrazio-ne Lavorativa, Dipendenze, Salute Mentale, Disabilità.

Gli incontri rientrano in una delle azioni del progetto delle associazioni di immigrati “Donne, bambini e giovani” e saranno aperti a tutta la popolazione. 5. Rinvio/Sospensione Azioni PDZ 2011-2015

1- Progetto “Intrecci di donne” dell’Associazione Le Lingue nel mondo non è stato approvato.

2- Strategie per l’inserimento di cittadini Cinesi al tavolo immigrazione.

3- Istituzione, a livello regionale, di un Coordinamento più funzionale tra le Aree Immigrazioni delle ULSS;

4- E’ stato approvato un nuovo PISS (15/09/2013-30/06/2013. In fase di progettazione.

Provincia di Belluno € 8.400,00 Comune di Belluno € 10.992,60 euro 61

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1.8 Integrazione lavorativa

Premessa. La fase di crisi economica e finanziaria del sistema produttivo e conseguentemente del mercato del la-voro, contesto entro il quale normalmente opera il Servizio Integrazione Lavorativa (SIL), non ha im-pedito, anche per il 2012, il raggiungimento degli obiettivi di attività prefissati. Ciò è stato reso possi-bile soprattutto dal forte radicamento del servizio nel territorio e dalle capacità “creative”, oltre che dall’impegno professionale, degli operatori. Il perdurare della crisi, che interesserà prevedibilmente anche tutto il 2013, e il vincolo costituito dalla limitatezza delle risorse disponibili, non lasciano alternativa al concentrare lo sforzo innovativo su a-spetti di sistema come già in fase di prima stesura del Piano di Zona 2011–2015 era stato delineato. Alla luce di ciò si ritiene di dar continuità alla maggior parte delle azioni previste mentre altre, vanno meglio definite e riviste. 1. Mantenimento - potenziamento azioni PdZ 2011-2015

Pertanto si confermano gli obiettivi e le azioni definite nel Piano di Zona 2011-2015, assegnando, in qualche caso un diverso ordine di priorità: Intensificazione dei rapporti di collaborazione in area vasta

La realizzazione, portata a compimento agli inizi del 2012, di un complesso ed articolato percorso for-mativo condiviso fra i SIL delle ULSS 1 – 2 e 7, con il coinvolgimento finale dell’ULSS di Treviso, ha dimostrato che da questo tipo di collaborazione possono venire nuovi stimoli e suggerisce, nell’ambito delle politiche rivolte al consolidamento del servizio, di dare priorità e continuità a questo tipo di espe-rienze di lavoro comune.

Il consolidamento e lo sviluppo della rete dentro cui opera il SIL, sia con riferimento al sistema dei servizi socio – sanitari aziendali che con soggetti istituzionali esterni, costituiscono, per altro verso, un obiettivo e un ulteriore terreno di confronto/collaborazione tra i più significativi. Revisione o definizione di protocolli

In questa prospettiva ha particolare rilevanza l’emanazione, da parte della Regione Veneto, delle linee guida regionali per l’inserimento lavorativo delle persone con disturbi psichici che, nell’ambito di que-sta azione di sistema, offre una preziosa occasione di rinnovamento ed una traccia su cui sviluppare il confronto e la relazione fra i servizi del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) ed il SIL.

Allo scopo di migliorare l’efficacia degli interventi d’integrazione lavorativa di persone in carico al CSM, considerata l’alta valenza riabilitativa che spesso tali interventi assumono, nel corso dell’anno prose-guirà il confronto fra i servizi afferenti al CSM ed il SIL finalizzati alla definizione dei processi di colla-borazione. Il percorso intrapreso, e già a buon punto di sperimentazione nell’ambito del Distretto di Belluno, dovrà essere esteso e perfezionato con il coinvolgimento dei servizi degli altri due Distretti Socio Sanitari. Tale iniziativa, che ha come riferimento le citate linee guida regionali, si basa sul principio di rendere le persone protagoniste delle proprie scelte di vita ed ha, proprio per il senso riabilitativo e di restitu-zione ai contesti comunitari di vita delle persone stesse, una particolare ricaduta nel contribuire a ri-muovere le cause di disuguaglianza nell’accesso a percorsi di salute e nel promuovere integrazione so-ciale .

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Analoga iniziativa va ripresa con l’Area della Disabilità e delle Dipendenze. Potenziare i rapporti di collaborazione fra SIL e Centri per l’Impiego

Questa azione trova conferma e giustificazione nella necessità di un utilizzo razionale ed appropriato delle risorse disponibili; va portata a compimento la fase di sperimentazione, già avviata con l’inizio dell’anno in corso, di nuove modalità di lavoro comune fra i SIL ed i CPI del territorio. Revisione dell’Accordo di programma

È un’azione che deve essere confermata anche se, rappresentando la sintesi di una serie di azioni in corso, temporalmente si realizzerà al termine dei diversi processi di riorganizzazione della rete.

Consolidare i rapporti con la scuola

Pur avendo concluso, agli inizi del 2012, un lungo percorso che ha consentito di definire procedure di collaborazione fra le scuole medie di secondo grado ed i servizi aziendali per la realizzazione di percor-si di alternanza scuola – lavoro, permane la necessità di una costante manutenzione delle prassi indi-viduate; appare inoltre opportuno migliorare e rendere più chiari ed efficaci i rapporti fra i diversi ser-vizi aziendali coinvolti, in una logica di accoglienza delle famiglie e dei giovani allievi disabili e di conti-nuità della presa in carico. Nel corso del 2013 potranno essere definiti nuovi percorsi di passaggio dal mondo della scuola al lavoro in favore di studenti disabili secondo il modello europeo dei PIT (Piani Individuali di Transizione).

Le azioni previste nell’ambito delle politiche di diversificazione dell’offerta vanno confermate pur es-sendo la loro realizzazione resa problematica dalla limitatezza delle risorse economiche disponibili. 2. Rinvio/sospensione azioni Piano di Zona 2011-2015

Anche in considerazione di quanto disposto dalla DGR 2944 del 28/12/2012, nel corso dell’anno 2013, al termine dei processi di ridefinizione in corso, potranno essere ideati e realizzati nuovi strumenti di comunicazione e di informazione destinati agli utenti del SIL, in particolare, e a tutta la cittadinanza, in genere. In accordo con l’Azienda ULSS n.2 di Feltre e l’Amministrazione Provinciale, il SIL dell’ULSS n.1 si farà promotore di iniziative di sensibilizzazione alle diseguaglianze in salute all’interno della “rete provincia-le” per l’integrazione lavorativa delle persone svantaggiate. 3. Riorganizzazione azioni Piano di Zona 2011-2015 L’azione “Diffusione di ICF e formazione” va ridefinita nella prospettiva di sperimentare diverse modali-tà di presa in carico, attraverso valutazione in UVMD, per la presa in carico integrata con il Servizio Sociale nei casi di accesso dell’utenza disabile del SIL ai progetti d’integrazione sociale in ambito lavo-rativo 4. Nuove azioni Piano di Zona 2011-2015 Rispetto alla programmazione Piano di Zona 2011-2015, non sono previste nella ri-pianificazione 2012 nuove azioni.

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1.9 Area Trasversale – Contrasto alle Disuguaglianze in Salute

Premessa. Con riferimento alle “Linee di indirizzo regionali relative alle disuguaglianze in salute ad integrazione del documento regionale di indirizzo per la trasversalità tra le aree” (DGRV n. 2944/12) il Coordina-mento Tecnico del Piano di Zona 2011-2015 dell’ULSS n.1 di Belluno ha lavorato per la programma-zione dell’Area Contrasto alle Disuguaglianze in Salute, in collaborazione ed integrazione trasversal-mente alle Aree di intervento.

Data l’assenza di risorse finalizzate in modo specifico a quest’Area di intervento il Coordinamento ha previsto il mantenimento delle azioni e dei progetti esistenti (es. Sportelli Integrati, Porte di Accesso ai Servizi Sociali, Trasporto a Chiamata, Amministratore di Sostegno, ecc.) e la realizzazione, a risorse costanti, di azioni innovative di promozione dell’accesso ai Servizi Socio-assistenziali e Sanitari, pianifi-cate e realizzate in integrazione tra i Servizi dell’ULSS, gli Enti locali del territorio e il volontariato so-ciale. Le azioni più rilevanti finalizzate a garantire l’accesso all’informazione ai Servizi Socio Sanitari e Sociali, attive nel territorio dell’ULSS n.1 di Belluno e già presenti nella programmazione del Piano di Zona 2011-2015, sono: PASS – Porta Unitaria di Accesso ai Servizi Sociali e Socio Sanitari e Sportelli Integrati La Porta Unitaria Accesso ai Servizi Sociali e socio sanitari (PASS) e gli Sportelli Integrati sono il riferi-mento, dislocato nel territorio, dove i cittadini, con bisogni o necessità di natura sociale e socio-sanitaria, si rivolgono per ottenere informazioni in merito a diritti ed opportunità. Questi servizi, ormai consolidati nel territorio, hanno lo scopo di facilitare e rendere più accessibili per i cittadini i percorsi verso i servizi e svolgono le seguenti funzioni:

1. Funzione di informazione, lettura della domanda, consulenza, orientamento della persona e della famiglia al fine di trovare una risposta ai bisogni riscontrati.

2. Funzione di promozione sociale attraverso l’individuazione e lo sviluppo di risorse formali e informali comunitarie;

3. Funzione di “osservatorio dei bisogni del territorio” attraverso rilevazione, elaborazione e monitoraggio dei bisogni espressi dalla collettività e delle risposte offerte.

Progetto - Trasporto e accompagnamento a chiamata “Stacco” Il servizio di trasporto e accompagnamento a chiamata è gestito dal Comitato d'Intesa di Belluno e da altre 22 organizzazioni di volontariato sul territorio provinciale. Il servizio negli anni è cresciuto quanti-tativamente e qualitativamente, coprendo buona parte del territorio della provincia di Belluno (42 i mezzi impiegati, 388 i volontari che si avvicendano annualmente per garantire i trasporti per 15.327 ore di volontariato. Ogni anno i pulmini del trasporto a chiamata percorrono oltre 400.000 chilometri, per circa di 9000 trasporti garantiti a più di 1800 persone, anziani, disabili o con difficoltà deambulato-rie). Il servizio di trasporto, indispensabile in un territorio vasto e difficile come quello bellunese, negli anni è diventato oltre un’importante garanzia per l’accesso ai servizi socio-sanitari e sociali anche una ga-

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ranzia all’accesso all’informazione: i volontari del trasporto a chiamata e le loro associazioni, sono di-ventati vere “sentinelle” dei bisogni della popolazione. Grazie ai contatti con le persone aiutate nei tra-sporti emergono, infatti, molteplici problematiche alle quali il volontariato ha cercato di dare risposta con azioni mirate ed interventi puntuali o ad indirizzare l’utenza ai servizi istituzionali. Progetto - Amministratore di Sostegno Il "Progetto Amministratore di Sostegno" è un intervento coordinato sul territorio della Provincia di Belluno per sostenere e consolidare la diffusione di questa figura di protezione giuridica introdotta dal-la legge di riforma del Codice Civile n.6 del gennaio 2004 promosso dal CSV di Belluno in collaborazio-ne con Conferenza Sindaci Ulss 1 Belluno, Conferenza Sindaci Ulss 2 Feltre, Osservatorio Regionale sulla condizione della persona anziana e disabile, Tribunale di Belluno, Ulss n.1 Belluno e Ulss n.2 Fel-tre. A seguito dell’introduzione della figura dell’Amministratore di Sostegno si è resa necessaria una mag-giore conoscenza di questa figura sia da parte dei servizi sociosanitari sia da parte dei singoli cittadini e delle organizzazioni di volontariato. Il progetto ha previsto l’istituzione di uno Sportello allo scopo di: 1. Realizzare lo spirito della norma di riferimento che introduce la figura dell’amministratore di soste-gno. Questa figura ha il compito di assistere nel modo migliore la persona, prendendosi cura e non sostituendosi ad essa. 2. Promuovere l’attivazione delle risorse disponibili nel territorio provinciale per affiancare la figura dell’amministratore di sostegno alle persone che ne manifestano necessità. 3. Sviluppare una buona qualità comunicazione tra i vari operatori della rete, quali Servizi Sociali, vo-lontari, utenti, Giudice Tutelare, per favorire la qualità del servizio erogato. 4. Favorire la realizzazione di risposte omogenee nella pratica assistenziale, mediante attivazione di percorsi formativi e sensibilizzazione, creando un elenco di Amministratori di Sostegno adeguatamente preparati, cui l’Autorità Giudiziaria può attingere con la garanzia che abbiano effettuato un percorso formativo ben definito e strutturato. Sistema Informativo Atl@nte Il Sistema Atl@nte è stato introdotto nel territorio della Azienda ULSS n.1 nel 2003, come progetto di sistema e rete integrata. Nel corso degli anni, attraverso interventi di estensione del sistema e di ag-giornamento per effetto delle normative regionali, il sistema si è esteso dall’area anziani (residenzialità e cure domiciliari), all’area della disabilità (attivazione ICF e S.Va.M.Di) per giungere ora al coinvolgi-mento dell’area dei servizi Consultoriali e per Minori. Atl@nte risulta essere per i servizi socio-sanitari e sociali dell’ULSS n.1 un importante sistema di rilevazione dei dati quantitativi e qualitativi sull’utenza in grado di mappare le vulnerabilità e i punti di fragilità del sistema.

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Di seguito vengono riportati, per Area di Intervento, gli interventi innovativi di sensibilizzazione e con-trasto alle disuguaglianze in salute programmati per l’anno 2013.

Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio e giovani Per contrastare le disuguaglianze in salute l’area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizioni di disaggio e giovani intende realizzare quanto segue:

- Favorire l’accesso ed il consenso informato di famiglie immigrate finalizzato all’erogazione dei LEA di competenza attraverso l’intervento di mediatori culturali. Su richiesta dell’ UO IAF l’Azienda ULSS n. 1 di Belluno bandirà un avviso per costituire un Albo di mediatori lingui-stico-culturali a disposizione di tutti i servizi aziendali, da attivare a chiamata come presta-zione occasionale;

- Favorire l’informazione e la sensibilizzazione alle problematiche di salute della don-na, dei minori e delle famiglie, in base a interessi espressi dalle associazioni di immigrati, gestendo uno o più incontri nell’ambito del percorso attivato a tale scopo dall’Area Immigrazio-ne del Piano di Zona;

- Gestire e partecipare ad un tavolo interdisciplinare per l’interculturalità delle Ulss n. 1 e n. 2, esito del corso di formazione sul campo 2011 - 2012 “Gli stranieri nella mente delle istitu-zioni e della comunità” di contrasto alle pratiche di mutilazione genitali femminili per la realiz-zazione di una guida per gli operatori finalizzata all’operatività concreta al fine di offrire alle famiglie migranti un sapere condiviso, coerente e integrato (la guida conterrà indicazioni legi-slative, operative ecc), e la progettazione di azioni condivise con e nella nostra comunità per promuovere pratiche di inclusione e integrazione tra e con le famiglie della nostra comunità e le famiglie straniere, in collaborazione con i tavoli dell’area immigrazione del Piano di Zona 2010- 2015;

- Pubblicizzare nel sito aziendale, sui media e tramite i volantini le attività svolte sia ordinarie che straordinarie. Nell’anno 2013 si punta alla sensibilizzazione dei diritti dei minori e dell’affido (vedi progetti area famiglia);

- Partecipare al progetto “Qui ci siamo, per uno scambio mi a ti, ti a mi” di cui è capofi-la l’associazione FA che aggrega, in alcuni Comuni, famiglie, soprattutto immigrate, per lo scambio di indumenti e giochi e per favorire il dialogo, le relazioni e l’accesso ai servizi sulla base dei bisogni di salute.

Persone anziane residenzialità e domiciliarità

Per contrastare le disuguaglianze in salute l’area Persone Anziane intende istaurare una Collabora-zione tra Servizi Sociali, PASS, Sportelli Integrati e Patronati:

- In considerazione delle variegate e complesse domande che pervengono ai Servizi e alla ne-cessità di supporto richiesto dalle famiglie nei casi di complessità assistenziale, nel 2013 verrà attivato un progetto di collaborazione fra Servizi Sociali, PASS, Sportelli integrati e Patronati al

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fine di definire un protocollo d’intesa in grado di orientare ed accompagnare in modo appro-priato gli utenti rispetto ai bisogni e alle richieste di accesso al sistema di interven-ti/benefici/certificazioni e di ridurre anche per questa via le disuguaglianze delle condizioni di salute.

Disabilità

Per contrastare le disuguaglianze in salute l’area Disabilità intende sostenere le numerosi azioni pro-gettuali di formazione, informazione e integrazione del sistema organizzate dal Terzo Settore.

Es. Progetto “OrientAbile“, Progetto “Verso l’autonomia Partecipata, Progetto “Abbraccio segnale di

accoglienza”; Gruppo “Visibilità”, Giornalino periodico mensile “La zanzara” della Cooperativa Società Nuova, ecc.

Salute mentale

Nell’Area della Salute mentale, nel corso dell’anno 2013, si intende promuovere, d’intesa con il volon-tariato, una serie di azioni per il contrasto dello stigma così riassunte:

- iniziativa “Quattro passi verso la felicità” organizzata dall’AITSaM di Belluno in collaborazione con l’ULSS n. 1 e con la Biblioteca Civica di Belluno. La terza edizione prevede, presso la Sala Bianchi “Eliseo Dal Pont” di Belluno, i seguenti appuntamenti:

1. 2 febbraio 2013 Incontro con la Cooperativa di tipo B “I tigli 2”, presentazione e commento del primario della psi-chiatria dott. Forti e del responsabile del SIL dell'ULSS n.1 dott. Verdozzi. 2. 16 marzo 2013 Proiezione del dvd "Ausmerzen" tratto dallo spettacolo teatrale dell'attore Marco Paolini sul pro-gramma "Aktion T4" del regime nazionalsocialista tedesco negli anni '30 e '40 del Novecento, pre-sentazione del dott. Mario Paolini. 3. 13 o 27 aprile 2013 Presentazione del libro "La guerra dentro: la psichiatria italiana tra fascismo e resistenza: 1922-1945" dello psichiatra Paolo Francesco Peloso introdotto dalla professoressa Valeria Babini. Attività introdotta da una performance del gruppo di ricerca espressiva “Il gabbiano”. 4. 20 aprile 2013 Proiezione del dvd "Si può fare" con la partecipazione e commento dell’attore Giovanni Calcagno. 5. 4 maggio 2013 Conferenza dello psichiatra Renzo De Stefani del Servizio di Salute Mentale di Trento, con la parte-cipazione di alcuni UFE (Utenti Familiari Esperti) “La salute mentale nel Trentino e la proposta di legge 181”. 6. 19 aprile 2013 – presso il Centro Rossi di Belluno Spettacolo dell’attore Giovanni Calcagno ed altri due attori.

- Attività del gruppo di ricerca espressiva “Il gabbiano”: incontri a cadenza settimanale, con la

partecipazione di 15 utenti, nei quali vengono svolti laboratori teatrali, musicali, culinari.

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- Progetto di sensibilizzazione sul disagio mentale nelle scuole: programmati nel corso del 2013 cinque interventi rivolti alle Scuole di secondo grado del Cadore mirati a favorire una cono-scenza della problematica del disagio mentale con l'obiettivo di sfatare luoghi comuni e pregiu-dizi, promuovendo comportamenti di comprensione ed accoglienza. Il progetto è stato supervi-sionato ed ha ottenuto il patrocinio dell'Ufficio Scolastico Provinciale.

Nell’ambito del Contrasto alle Disuguaglianze si sottolinea inoltre l’importanza dell’attivazione di Ap-partamenti Protetti ì quale iniziativa innovativa a favore dell'autonomia e dell'inclusione sociale dell’utenza psichiatrica nella comunità.

Marginalità Sociale

Allo scopo di garantire l’accesso all’informazione l’Area Marginalità Sociale, con il supporto della Porta di Accesso Servizi Sociali (PASS) del Cadore, intende realizzare:

- una brochure con riportate le agevolazioni regionali e nazionali e le informazioni relative ai ser-vizi attivi nel territorio. Il Progetto informativo “+ SAI + PUOI” ha come obiettivo principale quello di diffondere correttamente le informazioni sui diritti dei cittadini, in particolare delle fa-sce deboli e a rischio emarginazione, dando maggiore visibilità agli sportelli di Segretariato So-ciale presenti sul territorio e realizzando un opuscolo informativo da divulgare in via cartacea e telematica.

Immigrazione

Per contrastare le disuguaglianze in salute l’Area Immigrazione intende realizzare quanto segue:

- nell’ambito del Progetto di benessere “Donne, bambini e giovani” gestito dalle Associazioni di immigrati Jannate; Popolinsieme; Assalan Pace e Al Noor, inserite nel “Coordinamento rete immigrazione - Tavolo delle Associazioni di immigrati” intende organizzazione una serie di in-contri aperti a tutta la comunità, finalizzati a garantire l’accesso all’informazione ai Servizi Socio Sanitari e Sociali, organizzati dalle Associazioni di Immigrati con la collabora-zione dei Referenti dell’Area Dipendenze, Salute Mentale, Servizio Integrazione Lavorativa, In-fanzia, Adolescenza e Famiglia e Disabilità del Piano di Zona 2011-2015 dell’ULSS n. 1 di Bellu-no.

- Per contrastare le difficoltà di comunicazione dovute alla conformazione e complessità dell’Area, fattore di criticità della Rete immigrazione, verrà attivato, in collaborazione con il Centro Servizi di Volontariato, un sito internet per l’ottimizzazione del coordinamento dell’AREA dove verranno inseriti e aggiornati tutte le attività ed i progetti, i resoconti dei con-tenuti emersi nei quattro gruppi di lavoro dell’Area Immigrazione, i contatti degli enti facenti parte della rete, ecc.

- Attivazione, presso la Provincia di Belluno, di una sede aperta due giorni alla settimana che faccia da riferimento agli Enti (Prefettura, Ulss, CTI, Scuole, ecc.) nell’ambito della me-diazione culturale e linguistica.

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Servizio Integrazione Lavorativa

Il Servizio Integrazione Lavorativa dell’ULSS n. 1 di Belluno, nell’ambito delle iniziative per il contrasto alle disuguaglianze in salute, intende promuovere, in accordo con il Servizio politiche del lavoro della Provincia ed al SIL dell’Azienda ULSS n. 2 di Feltre:

- iniziative di sensibilizzazione rivolte agli aderenti delle Rete provinciale (alla quale aderi-scono Agenzie formative (ENAC, ENAIP, CFP Maestranze edili, Metalogos, Centro Consorzi), Cooperative Sociali (Confcooperative, COSOMI, Dumia, Energia Sociale e altre), e numerosi Comuni della Provincia) finalizzate a rimuovere le cause di disuguaglianza nell’accesso a per-corsi di salute; in particolare potranno essere definiti percorsi e modalità di comunicazione che, nel rispetto della riservatezza, siano in grado di orientare le persone intercettate verso risposte efficaci ai bisogni espressi e non.