Voce ai giovani

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La Regione approva una legge finalizzata al superamento del precariato ma dimentica i laureati del programma Voucher Settimanale indipendente di informazione Anno 37 - 21 Dicembre 2013 - Numero 51 euro 0,50 di Alessandro Cofone SOLIDARIETÀ IN CAMPO Al San Vito la partita che vale il sorriso Miniature in “codice” da una dominazione L’ItalianAttori sfida i Medici Cosenza per la “Gianmarco De Maria” SYNOPSIS HISTORIARUM di Francesco Fotia di Vincenzo Segreti Di Joannes Scylitzes, riscoperto dall’amanteano G.ppe Sconza Testa

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Sabato 21 dicembre 2013

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Page 1: Voce ai giovani

La Regione approva una legge finalizzata al superamentodel precariato ma dimentica i laureati del programma Voucher

Settimanale indipendente di informazioneAnno 37 - 21 Dicembre 2013 - Numero 51 euro 0,50

di Alessandro Cofone

SOLIDARIETÀ IN CAMPO

Al San Vitola partitache vale il sorriso

MMiinniiaattuurreeiinn ““ccooddiiccee”” ddaauunnaa ddoommiinnaazziioonnee

L’ItalianAttori sfida i Medici Cosenzaper la “Gianmarco De Maria”

SYNOPSIS HISTORIARUM

di Francesco Fotia di Vincenzo Segreti

Di Joannes Scylitzes, riscopertodall’amanteano G.ppe Sconza Testa

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Il Consiglio dei Ministri, nella seduta dello scorso 13 dicembre, haapprovato il testo del decreto legislativo sulla revisione delle di-sposizioni vigenti in materia di filiazione. L’atto si è tenuto in at-tuazione della legge Delega 219/2012 che ha affermato il principio

di uguaglianza giuridica di tutti i figli, a prescindere dal-la loro nascita dentro o fuori il rapporto matrimoniale.L’art. 2 della legge 219, infatti, assegnava al Governoun’apposita delega da esercitare entro l’1 gennaio 2014,al fine di eliminare ogni discriminazione tra figli natinel matrimonio e figli nati fuori del matrimonio.«Questa legge - afferma l’avvocatessa MargheritaCorriere, presidente regionale dell’associazione Avvocatimatrimonialisti italiani - ha finalmente modificato l’as-setto giuridico della filiazione sulla base del principiodell’unicità dello stato di figlio, anche adottivo, secon-do cui tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico, dispo-nendo la sostituzione, nel codice civile e negli altri te-sti di legge, delle parole figli legittimi e figli naturali conla parola figli, senza distinzioni di sorta. Come asso-ciazione siamo soddisfatti e molto felici nel veder fi-nalmente accolte molte di quelle segnalazioni che, ne-gli ultimi anni, abbiamo rappresentato pubblicamentein molti dei convegni organizzati dall’Ami in tutte leregioni d’Italia. Una battaglia di legalità e di cultura ver-so l’infanzia e l’adolescenza che deve necessariamen-te proseguire, vista la necessità di migliorare ancoramolti degli elementi di diritto che riguardano i bambi-ni che vivono nel nostro Paese».Ricordiamo alcune delle principali e importanti novitàportate dal decreto legislativo: sostituzione del concet-to di potestà genitoriale con il più ampio e significati-vo concetto di responsabilità genitoriale; modifiche al-la disciplina relativa alle azioni di stato volte ad elimi-nare ogni residua discriminazione tra figli nati nel ma-trimonio o fuori da esso; riconoscimento della possibi-lità per i nonni dei minori, in ipotesi di rottura della cop-pia, di ricorrere al giudice per vedere riconosciuto il lo-ro diritto a mantenere rapporti significativi con i nipo-ti minorenni; modifica delle disposizioni di diritto in-ternazionale privato con previsione di norme di appli-cazione necessarie in attuazione del principio dell’uni-ficazione dello stato di figlio; previsione dell’obbligodi ascolto del minore in tutti i procedimenti che lo ri-

guardano, salvo che il giudice ritenga l’ascolto in contrasto con l’in-teresse del minore o manifestamente superfluo. Ma anche modifi-che alla disciplina delle successioni con l’estensione dei vincoli diparentela alla filiazione fuori dal matrimonio, oltre a portare a die-ci anni il termine di prescrizione per l’accettazione dell’eredità peri figli nati fuori dal matrimonio. Viene, inoltre, prevista l’abolizio-ne del diritto di commutazione in capo ai figli legittimi sino ad oraprevisto per l’eredità dei figli naturali.«È certamente un cambiamento importante - ha proseguito l’avvo-

cato Corriere - chemira alla tutela so-stanziale del figliominore, a prescinde-re da etichette o so-vrastrutture varie,poiché questo figlio,sia nato in costanzadi matrimonio chefuori dal matrimonio,è un soggetto di di-ritto, che, come par-te più debole, deveessere pienamentetutelato, al fine di fa-vorire la sua crescitapsicofisica in manie-ra equilibrata e ar-moniosa, accanto adue genitori che, inun ambito di respon-

sabile condivisione del ruolo genitoriale rivestito, abbiano cura e ri-spetto della personalità in itinere del minore, che ha diritto di man-tenere rapporti significativi con i parenti di entrambi i rami genito-riali. Sempre attuale è la massima di Giovenale “maxima debeturpuero reverentia” che, tradotta letteralmente, vuol dire “al fanciul-lo si deve il massimo rispetto”. E rispettare i minori in maniera au-tentica - conclude la presidente regionale dell’Ami - senza discri-minazioni di sorta, significa renderli nella sostanza ed in concreto,sin dalla loro nascita, figli tutti uguali e tutti da considerare sogget-ti degli stessi diritti imprescindibili, inviolabili, irrinunciabili per larealizzazione libera e ottimale della loro personalità come cittadinidi una società solidale e paritaria».

Ami Calabria

sabato21 dicembre 2013

II

Figliquestionedi parità

Figliquestionedi parità

Il principio di uguaglianza giuridica, a prescindere dalla loro nascita dentro o fuori il rapporto matrimoniale

Una rivoluzione in casa

La presidente regionale Ami Margherita Corriere

«La legge -affermal’avvocatessaMargheritaCorriere,presidenteregionaleassociazioneAmi - hafinalmentemodificatol’assettogiuridicodellafiliazionesecondo cuitutti i figlihannolo stesso statogiuridico,disponendo lasostituzionedelle parole“figlilegittimi”e “figlinaturali”con la parola“figli”, senzadistinzioni»

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Martedì 17 dicembre presso Palazzo Campanella, sede del Consiglioregionale della Calabria, il governatore regionale e l’assessore alLavoro Nazzareno Salerno hanno presentato in conferenza stampa,la proposta di legge finalizzata a superare il precariato.

«Attraverso questa proposta avremo un quadro chiaro del precaria-to calabrese che è composto, oltre che da lpu e lsu, anche dai lavo-rati della legge 15/2008, 28/2008 e 8/2010 - ha dichiarato l’asses-sore Salerno. La legge dà la possibilità agli enti utilizzatori di pro-cedere alla proroga triennale e non più annuale ed apre un percorsodi stabilizzazione che prevede per i profili bassi delle procedure ve-loci».La proposta di legge però non contempla i 375 laureati del pro-gramma Stages 2008, meglio conosciuti dal “grande pubblico” co-me gli stagisti della Regione Calabria che, pur essendo riconosciu-ti come precariato consolidato dalla Dgr 160/2013, lottano ogni gior-no con ritardi, porte sbattute in faccia, scadenze di contratti e man-cate promesse.“Arruolati” con bando pubblico che prevedeva una selezione per ti-toli (conditio sine qua non era il voto di 110/110 a cui si aggiunge-vano master, dottorati, corsi di lingua ect..) hanno investito cinqueanni delle loro vite professionali a servizio degli enti pubblici cala-bresi.Negli anni si sono distinti per il contributo portato nelle pubblicheamministrazioni locali tanto da meritarsi un contratto di collabora-zione prima e un successivo rinnovo poi. Queste occasioni sonosempre state frutto di un continuo dialogo tra loro e le istituzionicompetenti. I loro contratti sono scaduti a fine Maggio e nonostan-te una conferenza stampa del Governatore Scopelliti e un Bandopubblicato in preinformazione, ad oggi tutto tace. Il loro percorso è da sempre stato alquanto singolare, fatto di tanti“passi falsi” e di troppe attese.Eppure molte pubbliche amministrazioni hanno da sempre chiestoal Consiglio Regionale di consentire la prosecuzione dell’esperien-za lavorativa di questi ragazzi vista l’impossibilità, al momento, dipoter procedere ad indire concorsi pubblici. Il 24 giugno scorso Il Consiglio regionale ha chiesto alla Giunta ditrovare una soluzione al “caso stagisti”. Qualche giorno dopo, il 1°luglio, il presidente Scopelliti e l’assessore Salerno in una confe-renza stampa hanno presentato la loro “non-soluzione”: un Bando

pubblico finanziato con fondi comunitari. I percorsi previsti dal Bando sono: una dote per i giovani profes-sionisti contrattualizzati da enti privati; un incentivo per l’autoim-piego o, “dulcis in fundo”, ritornare ad avere un contratto di for-mazione con enti pubblici della durata di 6 mesi. Molti sono i limi-ti del Bando che non prevede una “soluzione definitiva” ma solo uncontinuo rimandare... per alcuni versi lo stesso Bando rappresentaun “passo indietro”. Si ritorna da precari a stagisti proprio perché lastrada più coerente al loro percorso professionale sarebbe infatti re-stare nelle PA. Questo significherebbe ritornare ad essere tirocinantie non collaboratori (come previsto dall’ultimo contratto stipulatocon gli Enti).Molti gli incontri avuti dai ragazzi con le istituzioni competenti percercare di limitare e superare le criticità evidenziate.Da luglio il Bando compare in preinformazione ma ancora non èstato pubblicato ufficialmente sul Burc. Nonostante il periodo storico avverso alla crescita professionale digiovani preparati e capaci, “gli stagisti” sono andati avanti convin-ti che il loro operato all’interno delle amministrazioni pubbliche fos-se il biglietto da visita migliore; fermi, da più mesi, non possonocontinuare ad aspettare invano. Hanno bisogno di capire se questolungo periodo a servizio della Calabria sia da annoverare sui loroCurricula come l’occasione di una vita o la sconfitta a cui non avreb-bero mai pensato di andare incontro. Ora come non mai chiedonoa gran voce di esssere inseriti nella proposta di legge per il supera-mento del precariato nella loro tanto amata Regione.

sabato21 dicembre 2013

III

di Alessandro Cofone

E tutto tace

La Regione Calabria approva una legge finalizzata al superamento del precariato

ma dimentica i laureati del programma Voucher 2008

“Arruolati”con bandopubblicoche prevedevauna selezioneper titoli,hannoinvestitocinque annidelle loro viteprofessionalia serviziodegli entipubblicicalabresi,lottano ognigiornocon ritardi,porte sbattutein faccia,scadenzedi contrattie mancatepromesse

Tagliàti fuori!Tagliàti fuori!

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A proposito dell’internazionalizzazione dell’Unical quale impegnodi crescita secondo il pensiero del rettore, professor Gino Crisci, ilprofessor Gabriel Niccoli, docente di Italianistica e Francesistica,presso l’Università Cattolica di Waterloo (Canada), con delega aiRapporti istituzionali con le università italiane, anche per conto del-l’altra Università consorella della stessa città, è giunto in Calabria ein particolare a Grimaldi, suo paese natio, dopo aver svolto a Romadue conferenze sul risorgimento, attraverso il ruolo femminile, peruna serie d’incontri con le massime autorità accademichedell’Università della Calabria, con il supporto dell’associazione in-ternazionale “Amici dell’Università della Calabria”.

Partendo proprio dalla sede dell’associazione internazionale “Amicidell’Unical”, allocata in piazza Vermicelli, nella struttura delTechNest, il professor Niccoli ha avuto modo di avere un incontrocon il prorettore, professor Guerino d’Ignazio, con delega, tra l’al-tro, ai rapporti internazionali, con il quale si è parlato della neces-sità di riequilibrare l’accordo con le due Università di Waterloo in-staurato nel mese di novembre del 2000, grazie all’impegno del ret-tore dell’epoca, professor Giovanni Latorre, e che ha consentito,grazie al supporto finanziario della presidenza della Giunta regio-nale della Calabria, di dare spazio a due progetti di scambi cultura-li, denominati “Progetto Origine” e “Progetto Calabria”, con il coin-volgimento di tanti studenti dell’Università della Calabria e delleUniversità canadesi di Waterloo, York e Toronto in un rapporto diinterscambio di studio nelle sedi universitarie facenti parte dei dueprogetti. Per il futuro - si è detto - bisogna prevedere un accordo che vadanella direzione di creare la doppia laurea per gli studentidell’Università della Calabria e gli studenti delle due Università diWaterloo per estenderli alle altre Università del Canada pensando e

coinvolgendo anche, come in passato, la comunità dei calabro - ca-nadesi e figure significative di successo del mondo della politica,della cultura, dell’economia e delle imprese. Come anche ad espe-rienze di dottorato e specializzazioni utilizzando leggi e program-mi nazionali ed europee.

Un felice incontro che ha consentito, presente Silvio Gambino, giàpreside della facoltà di Scienze politiche, di ricordare il forte lega-me esistente tra le Università di Waterloo, York e Toronto conl’Università della Calabria ed in particolare con la facoltà di Scienzepolitiche, che nel mese di novembre 2003 conferì all’allora giudicedella Corte Suprema del Canada, Frank Iacobucci, la laurea “hono-ris causa” ed al quale l’associazione internazionale “Amicidell’Università della Calabria” è in procinto di conferirgli la perga-mena di socio onorario.

Altrettanto fruttuoso si è presentato l’incontro con il rettore, GinoMirocle Crisci, che ha mostrato un grosso interesse verso le inizia-tive da predisporre per il rafforzamento dei rapporti internazionalitra le Università canadesi e l’Università della Calabria, pensandoche l’attuale Governatore generale del Canada, David Johnston, sot-toscrisse nel 2000, in qualità di presidente dell’Università di Waterloo,con il rettore Giovanni Latorre, l’accordo di collaborazione conl’Università della Calabria, alla presenza del giudice Frank Iacobucci,che ricoprì nel corso degli anni anche l’incarico di preside della fa-coltà di Giurisprudenza e successivamente di presidentedell’Università di Toronto.

Per il professor Niccoli, prima del rientro in Canada, ci sono statedelle occasioni per incontrare anche il professor Francesco Altimari,direttore del dipartimento di lingue e scienze dell’educazione, conil quale in passato si sono intrattenuti ottimi scambi culturali con lapromozione di seminari linguistici finalizzati alla crescita culturalee formativa degli studenti; nonché Giovanni Latorre, con il quale cisi è intrattenuti su tutto ciò che ha visto l’Università della Calabriae le due Università di Waterloo stringere reciprochi rapporti di in-teresse didattico e scientifico nell’arco dell’ultimo decennio, ma so-prattutto sull’affinità di sentimenti di reciproca stima ed amicizianata nel mese di novembre del 2000 con la stipula del primo accor-do e che potrà certamente continuare negli anni avvenire.

Una permanenza, quella del professor Gabriel Niccoli all’internodell’Università della Calabria, che si è conclusa con la sottoscrizio-ne del modello di adesione all’Associazione internazionale “Amicidell’Università della Calabria” e che potrà essere in futuro uno stru-mento di stimolo e crescita per comuni interessi sinergici tra le isti-tuzioni universitarie e le comunità calabro-canadese.

Franco Bartucciportavoce associazione internazionale“Amici dell’Università della Calabria”

sabato21 dicembre 2013

IV

Impegno di crescita secondo il pensiero del rettore, professor Gino Crisci

Interscambio di studio

Gabriel Niccolicon il rettore

Gino Mirocle CrisciNella foto sopra,

fotografatotra D’Ignazio

e Gambino

Unical internazionaleUnical internazionale

Visitadel professorGabrielNiccoli,docente diItalianistica eFrancesisticapressol’UniversitàCattolicadi Waterloo(Canada),con delegaai Rapportiistituzionalicon leuniversitàitaliane

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“Donne e Sm” (sclerosi multipla) è stato il titolo di un convegno chesi è tenuto il 13 dicembre scorso, presso il Salone degli Stemmi del-la Provincia di Cosenza, a moderare gli interventi, la già assessoraalla solidarietà del Comune di Cosenza, Alessandra De Rosa, che haaperto il convegno Aism come vicepresidente della sezione cosen-tina. Sono seguite le relazioni della psicologa e psicoterapeuta CeciliaGioia, sul tema: la scelta della gravidanza; Sandra Paglionico, neu-rologa dell’Asp di Cosenza, sul tema: gravidanza e terapia; AnnaDomenica Mignuoli, ostetrica dell’Asp di Cosenza, sul tema del-l’allattamento; l’avvocata Rossana Rogano, sui diritti nella malattia.La moderatrice ha asserito che è stato per lei un privilegio l’esserenata da una donna affetta dalla Sm e di esserle vissuta accanto. Si èdefinita figlia della sclerosi multipla, una donna forte, la madre, cheha voluto sposarsi e generare dei figli pur sapendo i problemi che laSm causa; un grande esempio con il padre che ha voluto affrontareun percorso con questa donna al suo fianco per tutta la vita. AlessandraDe Rosa ha detto al nostro giornale, che l’iniziativa parte dall’Aismnazionale come stimolo per le sezioni provinciali e Cosenza essen-do la Cosentina ben radicata nel territorio, infatti nasce nel 1988, èmolto conosciuta, per il suo impegno, a livello nazionale.

«Come figlia della Sm compio i miei diciotto anni nella sezione; perme è un momento importante, già allora agli inizi anni settanta, miamadre era stata messa al corrente di ciò che le sarebbe capitato deivantaggi e degli svantaggi, e non esistevano le opportunità, che esi-stono oggi per stare a fianco dell’ammalato si Sm. Sono stata con-sigliera nazionale per sei anni; partita nel lontano 1996 come se-gretaria ho mosso i miei primi passi diventando consigliera nazio-nale l’anno successivo, svolgendo ben due mandati. In Aism possodire che ho vissuto le tappe significative della mia vita, dalla laurea,al matrimonio, alla nascita delle figlie e poi in ultimo il mio ruolodi assessore alla solidarietà del comune di Cosenza. Mi sento parteintegrante della famiglia generata da questa sezione, perché questaè una malattia donna; sono le donne, maggiormente colpite e neltempo si è abbassata anche l’età media dell’insorgenza della stessa.Malattia fortemente invalidante, colpisce il sistema nervoso centra-le, in una fascia di età compresa tra i quindici e i cinquanta anni, enel pieno della maturazione dei propri progetti vita».

Dalla dottoressa Paglionico, una testimonianza di fiducia e del dirit-to alla maternità: «tutte noi donne abbiamo il desiderio di avere deifigli ad un certo momento della nostra vita. La cosa che mi premerilevare è che la Sm non deve bloccare questo naturale processo; lamalattia deve però portarci alla programmazione della gravidanza,cosa che non ci deve spaventare, perché sono tante le persone cheoggi programmano le gravidanze per difficoltà lavorative ed eco-nomiche/abitative, quindi anche in questocaso si può fare ma con maggiore orienta-mento e valutando i singoli casi. Si gestiscecon il proprio neurologo pianificando la gra-vidanza, la malattia è invalidante per alcunepersone, ma esistono anche forme più lievie si può combattere assieme; neurologo e gi-necologo devono tenere conto della situa-zione della persona. Il mio messaggio è disperanza ma il tutto fatto anche con un ra-ziocinio e come lo stesso sottotitolo dell’e-vento evidenzia (Ruolo di madre: scelta d’a-more o razionale) è questo valutare lo statodelle cose e pianificare. È una malattia au-toimmune, con una patogenesi multifatto-riale; si è evidenziato che ci può essere la predisposizione eredita-ria, ma che tuttavia molto è determinato dall’ambiente in cui si vi-ve e non deve spaventare che il nascituro possa riscontrare la stes-sa patologia, essa è minima c’è solo un 4% in più di rischio rispet-to alla norma della popolazione».

Con la psicoterapeuta Cecilia Gioia abbiamo affrontato il problemapsicologico della malattia e di come si può aiutare a superare quel-le naturali paure, che possono interessare le mamme con Sm: «pen-so che promuovere la gravidanza sia sinonimo di promozione del-la salute e anche nella Sm lo può essere. Non ci sono indicazioni di

minima alle mamme che decidono di affrontare questo percorso, di-co di assecondare semplicemente il loro corpo e i bisogni dello stes-so. È necessaria una rete di sostegno per queste mamme e d’infor-mazioni, che sono assolutamente confortanti in questo caso; sia perla gravidanza come prevenzione e salute lo è anche nella Sm il con-siglio rimane identico quello di generare. Poi dobbiamo dire che perogni gravidanza si deve calcolare l’imprevedibile e non si può as-solutamente pensare di poter immaginare i tempi o le ricadute co-me per la Sm. Noi come associazione “Mammechemamme” pro-muoviamo l’assistenza alle donne e soprattutto a quelle con Sm; so-no dieci anni che mi occupo di procedere in questa direzione, comeneuropsicologo e nella riabilitazione cognitiva; ho avuto molte mam-me con deficit di attenzione che attraverso la riabilitazione sono riu-scite a ripristinare l’attenzione e che sono felici di poter seguire sem-pre più da vicino i loro bambini».

La presidente Aism, A. F. Batta Veltri ci ha raccontato di come si puòdare fiducia alle donne, che sono affette da Sm, perché è giusto chevivano la loro vita tranquillamente e con serenità come tutti senzadover fare rinunce. L’avvocata Rogano ha ripercorso la normativache tutela la donna in gravidanza dicendoci: «Le madri godono ditanti diritti nel periodo di gravidanza, come il concedo di maternità,parentale, i riposi per allattamento e l’aspetto economico di cui pos-sono usufruire le più giovani, che sono l’assegno statale e l’assegnoche garantiscono i Comuni di residenza; i diritti sono di tipo previ-denziale ed economico e tutte le donne ne possono giovare».

Interessante l’intervento in convegno con Anna Domenica Mignuoli,che ha saputo creare un clima di grande comunicazione tra le par-tecipanti, quasi tutte donne, che sono andate di là della semplice di-scussione in chiusura di convegno, ma che hanno cercato consiglie con sorpresa, anche tra i relatori, la manifestazione di una mater-nità, che ancora oggi, per scarsa informazione da parte dei pediatri,stenda a fare comprendere quanto sia importante per la donna e peril neonato; allattare al seno e per lungo tempo un minimo di sei me-si prima dello svezzamento protegge dalle malattie e dalle patolo-gie tumorali del seno. Notizia shock arriva dalla Mignuoli, che ha

studiato attentamente quei popoli, che anco-ra oggi nel bene e nel male, vivono una si-tuazione d’istinto alla maternità e alla so-pravvivenza della propria prole. Infatti, sipuò allattare anche senza avere generato, per-ché la prolattina è una sostanza, che non di-pende dagli ormoni in gravidanza, ma coin-cide con il modo in cui il bambino incomin-cia la suzione dal seno materno, cosa che siè osservata in Africa alla morte delle madri,per parto ad esempio, sono le nonne, che al-lattano i neonati semplicemente attaccando-li al seno e dando inizio al processo di di-scesa del latte. All’inizio, e ciò vale ancheper le mamme che hanno difficoltà, nono-

stante abbiano generato, si può mettere un sondino in un bicchieredi latte materno ottenuto con il tiralatte e attaccare l’altra estremitàal capezzolo: il bambino iniziando la suzione si sentirà gratificato eal tempo stesso stimolerà le ghiandole mammarie per la produzio-ne della prolattina. Allattare giova alla mente della madre e gratifi-ca il neonato, che sente questo bisogno e soprattutto nelle donne conSm non è assolutamente vietato il tutto a patto che non interferiscacon la ripresa terapeutica della cura della malattia, in genere l’in-terferone che ritarda nei soggetti la ricaduta nella manifestazionepatologica.

Lucia De Cicco

sabato21 dicembre 2013

V

Scelta d’amore e razionalità

Convegno presso il Salone degli Stemmi della Provincia di Cosenza

Gravidanzae sclerosi multiplaGravidanzae sclerosi multipla

L’iniziativapartedall’Aismnazionalecome stimoloper le sezioniprovincialie quelladi Cosenza èben radicatanel territorioNascenel 1988ed è moltoconosciutaper il suoimpegnoa livellonazionale

I membri Aisme relatori

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Importante iniziativa benefica quella che si svolge sabato pomerig-gio allo Stadio San Vito di Cosenza. A partire dalle 14,30, infatti,Medici Cosenza F.C. e ItalianAttori scendono “in campo per un sor-riso”, per sostenere l’associazione Gianmarco De Maria e tutti i bam-bini in cura presso il reparto di Ematologia pediatrica dell’ospeda-le dell’Annunziata di Cosenza, diretto dal dottor Domenico Sperlì.Una partita che si spera possa fare registrare un notevole afflusso dipresenze, non soltanto dalla provincia cosentina, ma dalla Calabriatutta.

Ne è sicuro Pasquale Arnone, figura principale per quanto ha ri-guardato la preparazione dell’evento: «È molto bello che almenoper un pomeriggio, il calcio, amato sport nazionale, sia un veicolodi unione e di gioia collettiva. Uno strumento per unire, in nome diun valore umano nobile come vicinanza a chi ne ha bisogno. Quelladi oggi deve essere una grande festa di sport e di solidarietà, stimo-lata anche dalla possibilità di vedere in pantaloncini e scarpette tan-ti famosi personaggi che solitamente vediamo soltanto in televisio-ne. L’auspicio è che la Calabria risponda “presente”, anche facilita-ta dal prezzo popolare del biglietto, con costo unico di soli cinqueeuro, e sollecitata dal bene che l’associazione beneficiaria, la DeMaria, ha già fatto sul territorio, e che siamo sicuri continuerà a fa-re. Occorre ricordare che questa si spende per assicurare a ogni bam-bino la più importante delle medicine, la vicinanza e l’affetto dei lo-ro cari. Tra i futuri progetti, inoltre, c’è quello di costruire un nuo-vo reparto di Pediatria. La nostra è una terra che ha sempre dimo-strato di essere sensibile e generosa - prosegue - quando è stato im-portante esserlo, e dare una mano ad un’associazione che si spendeper il sorriso dei piccoli pazienti dell’Annunziata è certamente unadi queste occasioni. Mi preme ringraziare alcune persone che mi so-no state vicine e hanno contribuito alla realizzazione della manife-stazione; - ha proseguito Arnone - Franco De Maria dell’omonimaassociazione, il dottor Antonio Caputo, capitano, presidente e gio-catore della squadra dei medici, tutti i suoi colleghi che hanno ade-rito con gioia all’iniziativa. E ancora, la giornalista Rosellina Arturi,che con la sua Adt Group Press Editori, ha curato la comunicazio-ne giornalistica e visiva dell’evento; l’avvocato Ugo Scalise, il cuiapporto è stato fondamentale per la presenza qui della ItalianAttori.Naturalmente, il mio ringraziamento va anche alle associazioni checi hanno sostenuto, Libera Diamoci una Mano, l’Albero dellaMemoria e l’Associazione Nazionale Carabinieri, e a tutte quelle ri-sorse private che hanno voluto aiutarci».

Molti sono gli importanti nomi che hanno abbracciato la causa del-la ItalianAttori e della gara prevista a Cosenza: la madrina della par-tita, l’attrice Loredana Cannata, presente anche nel corso della con-ferenza stampa tenuta presso il Royal Hotel. Enzo Decaro, attoredella televisione, del teatro, e del cinema, Sebastiano Somma, MarcoRisi, regista, sceneggiatore e produttore. E ancora, Giorgio Borghetti,attore tv e doppiatore, tra gli altri, di Chris O’Donnell e BradleyCooper, Fabrizio Nevola, noto per la serie tv “Distretto di Polizia10”, e prossimo protagonista di “Squadra Antimafia 6” Jonis Bascir,che interpretava Jonis nella serie “Un medico in famiglia”, CarloMolfetta, Medaglia d’Oro Olimpica a Londra, con la Nazionale ita-liana Taekwando e il giovane, promettente, attore Gilles Rocca. Unparterre che abbraccia tutte le età e diversi ambiti del mondo tele-visivo.

In Campo per un Sorriso è un evento reso possibile grazie alla si-nergia fra privati e pubblico, aziende e il mondo dell’associazioni-smo: ad accomunarli, la generosità e la voglia di dare una mano.Hanno contribuito la gioielleria Allegrini, l’enosteria “All’uva e unquarto”, la Chianello copiers, “Delizie” di Francesco Presta,l’Accademia New style, Stefano Battaglia di Federitalia &Sbe20Produzioni, l’orafo Michele Affidato, Giulio Art studio, PieroDe Vita de “L’albero della memoria”, “La Locanda”, l’orafo MicheleAffidato, Just Collection Man, il salumificio San Vincenzo, CaffèCosenza, Conad - Gruppo Vena, La Coccinella, Just Collection, ilRoyal hotel, Dok supermercati, il Vanilla Music Addict.

sabato21 dicembre 2013

VI

La partitache valeil sorriso

La partitache valeil sorriso

Sabato 21 alle 14.30 allo stadio San Vito di Cosenza ItalianAttori e Medici di Cosenza F.C.

di Francesco Fotia

Solidarietà in campo

Per sostenerel’associazione“GianmarcoDe Maria”e i bambiniin curapressoil repartodiEmatologiapediatricadell’ospedaledellaAnnunziatadirettodal dottorDomenicoSperlì

Page 7: Voce ai giovani

Hanno collaborato l’Associazione nazionale dei Carabinieri, LiberaDiamoci una Mano e l’Albero della Memoria e gli Sbandieratori diBisignano, che intratterranno il pubblico prima del fischio d’inizio.È possibile trovare le prevendite del biglietto presso Paolo Trottagroup, il Daily bar, InPrimafila, Novelli Vincenzo Rivendita Tabacchi,il Bar Tosti, il bar caffetteria Marilyn, il bar Peccati di Gola e le se-di delle associazioni che hanno sostenuto l’evento. Uno spettacolodi fratellanza e solidarietà, in cui a vincere alla fine saranno stati l’a-more e lo sport, un binomio vincente che ci piacerebbe raccontarepiù spesso.

sabato21 dicembre 2013

VII

Solidarietà in campo

L’obiettivoè di fareregistrareun notevoleafflussodi presenze,non soltantodallaprovinciacosentina,ma dallaCalabria tutta

Loredana Cannata

Sebastiano Somma

Fabrizio Nevola

Carlo Molfetta

Enzo Decaroe, sotto, Jonis Bascir

Il logo dell’associazioneDe Maria

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«Tra i Dottori della Chiesa, Teresa di Gesù Bambino e del VoltoSanto è la più giovane, ma il suo cammino spirituale è così maturoed ardito, le intuizioni di fede presenti nei suoi scritti sono così va-ste e profonde, da meritarle un posto tra i grandi maestri dello spi-rito»; così si esprimeva nel 1997 Giovanni Paolo II riguardo alla fi-gura di una Santa universalmente venerata e particolarmente cara achi è toccato dal dono della devozione verso il Carmelo: Santa Teresadi Lisieux è, in effetti, una personalità di immensa rilevanza nel fir-mamento della spiritualità mariana, la cui luce splende anche aCosenza, ove esiste una parrocchia ad Ella dedicata ed una nutritacomunità di fedeli alla Sua figura devota, una cui delegazione, com-posta da centocinquanta pellegrini, la settimana scorsa, ha vissutoun’emozionante esperienza di fede e spiritualità, presenziando al-l’udienza generale del Santo Padre Francesco in piazza San Pietro,a Roma. Un viaggio, quello dei fedeli cosentini, intrapreso allo sco-po di rendere omaggio alla figura della Santa di Lisieux, nota anchecome Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, suora carmelita-na vissuta, come ebbe modo di spiegare Benedetto XVI nell’apriledel 2011, «in questo mondo solo 24 anni, alla fine del XIX secolo,conducendo una vita molto semplice e nascosta, ma che, dopo lamorte e la pubblicazione dei suoi scritti, è diventata una delle santepiù conosciute e amate. La piccola Teresa non ha mai smesso di aiu-tare le anime più semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pre-gano, ma ha anche illuminato tutta la Chiesa con la sua profondadottrina spirituale, a tal punto che il Venerabile Papa Giovanni PaoloII, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in ag-giunta a quello di Patrona delle Missioni, già attribuitole da Pio XInel 1927».

Una personalità di statura spirituale monumentale, definita da Wojtyla«esperta della scientia amoris», ovvero di quella scienza, che vederisplendere nell’amore tutta la verità della fede, e che Teresa espri-me principalmente nel racconto della sua vita, pubblicato un annodopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un’anima; un libro, que-sto, la cui genesi va fissata nel periodo tra il 1895 e il 1897, quan-do, nella Francia della Belle époque e del crescente entusiasmo peri sempre più spettacolari progressi della scienza e della tecnica, lagiovane carmelitana, poco più che ventenne, ricevette dalla suaPriora, nel convento di Lisieux, l’ordine di stendere un testo auto-biografico, nel quale testimoniare, a futura memoria, il suo specia-lissimo itinerario spirituale. La giovane seppe tracciare, in tre suc-cessivi manoscritti, un vero e proprio trattato sulla fede e sulla spe-ranza cristiana, nella forma di un vivace racconto in prima persona.

Una lettura salvifica, «in cui - afferma Marco Russo, giovane cosen-tino molto vicino alla comunità parrocchiale di Santa Teresa - è age-vole scorgere l’invito a spogliarsi da ogni vana critica e superficia-lità, abbracciando la grandezza dell’essere parte di una comunità ca-pace di affrontare le sfide della società contemporanea sull’esem-pio della semplicità e della carità cristiana, seguire generosamentequella luce di speranza e amore che attualmente guida il camminodella comunità in cui vivono la loro quotidianità i fedeli che hannopartecipato all’udienza di mercoledì scorso», in occasione della qua-le, i fedeli hanno presentato a Papa Francesco una corona da porre,al ritorno a Cosenza, sul capo della statua raffigurante Teresa diLisieux, una figura in merito alla quale risulta opportuno vergarequalche cenno biografico, utile a inquadrarne meglio la straordina-ria statura di donna, di suora, di Sposa di Cristo, autentico modellodi quella fede «che - evidenzia il già citato Russo - deve condurre

noi tutti ad essere Chiesa, in comunione con chi la guida, ovvero al-la consapevolezza di essere corresponsabili della missione di sal-vezza che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli».

Teresa Martin nasce ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873. È bat-tezzata due giorni più tardi nella Chiesa di Notre-Dame, ricevendoi nomi di Maria Francesca Teresa. I suoi genitori sono Louis Martine Zélie Guérin. Dopo la morte della madre, avvenuta il 28 agosto1877, Teresa si trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux.Verso la fine del 1879 si accosta per la prima volta al sacramentodella penitenza. Nel giorno di Pentecoste del 1883 ha la singolaregrazia della guarigione da una grave malattia, per l’intercessione dinostra Signora delle Vittorie. Educata dalle Benedettine di Lisieux,riceve la prima comunione l’8 maggio 1884, dopo una intensa pre-parazione, coronata da una singolare esperienza della grazia dell’u-nione intima con Cristo. Poche settimane più tardi, il 14 giugno del-lo stesso anno, riceve il sacramento della cresima, con viva consa-pevolezza di ciò che comporta il dono dello Spirito Santo nella per-sonale partecipazione alla grazia della Pentecoste.Desiderosa di abbracciare la vita contemplativa, come le sue sorel-le Paolina e Maria nel Carmelo di Lisieux, ma impedita per la suagiovane età, durante un pellegrinaggio in Italia, dopo aver visitatola Santa Casa di Loreto e i luoghi della Città Eterna, nell’udienza

sabato21 dicembre 2013

VIII

Da Cosenza a San Pietro

di Giuseppe Aprile

Un salvifico viaticoalle celebrazioninatalizie

Un salvifico viaticoalle celebrazioninatalizie

Centocinquanta pellegrini calabresi hanno vissuto un'emozionante esperienza di fede e spiritualità

presenziando all'udienza generale di Papa Francesco

Un viaggio,quellodei fedelicosentini,intrapresoallo scopodi rendereomaggioalla figuradella Santadi Lisieux,nota anchecome Teresadi GesùBambinoe del VoltoSanto

Il Papa tra i fedelial terminedella cerimonia

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concessa dal Papa ai fedeli della diocesi di Lisieux, il 20 novembre1887, con filiale audacia chiede a Leone XIII di poter entrare nelCarmelo all’età di 15 anni. Il 9 aprile del 1888 entra nel Carmelo diLisieux ove il 10 gennaio dell’anno seguente riceve l’abitodell’Ordine della Vergine ed emette la sua professione religiosa l’8settembre del 1890, festa della Natività della Vergine Maria.Intraprende nel Carmelo il cammino della perfezione, tracciato dal-la Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, con autentico fervore e fedeltà,nell’adempimento dei diversi uffici comunitari a lei affidati. Illuminatadalla Parola di Dio, provata in modo particolare dalla malattia delsuo amatissimo padre, Louis Martin, che muore il 29 luglio del 1894,si incammina verso la santità, ispirata dalla lettura del Vangelo, in-sistendo sulla centralità dell’a-more.

Teresa ci ha lasciato nei suoi ma-noscritti autobiografici non solo iricordi dell’infanzia e dell’adole-scenza, ma anche il ritratto dellasua anima e le sue esperienze piùintime. Scopre e comunica allenovizie affidate alla sue cure lapiccola via dell’infanzia spiritua-le; riceve come dono speciale diaccompagnare con il sacrificio ela preghiera due “fratelli missio-nari”. Penetra sempre di più nelmistero della Chiesa e, attirata dal-l’amore di Cristo, sente crescerein sé la vocazione apostolica emissionaria che la spinge a tra-scinare tutti con sé, incontro alloSposo divino.

Il 9 giugno del 1895, nella festa della Santissima Trinità, si offre vit-tima di olocausto all’Amore misericordioso di Dio. Nel frattemporedige il primo manoscritto autobiografico, che consegna a madreAgnese di Gesù nella sua festa, il 21 gennaio 1896. Pochi mesi piùtardi, il 3 aprile, durante la notte fra il giovedì ed il venerdì santo, hauna prima manifestazione della malattia che la condurrà alla mortee che Lei accoglie come la misteriosa visita dello Sposo divino. Nellostesso tempo entra nella prova della fede che durerà fino alla suamorte e della quale offrirà una sconvolgente testimonianza nei suoiscritti. Durante il mese di settembre conclude il Manoscritto B, checostituisce una stupenda illustrazione della piena maturità della Santa,specialmente mediante la scoperta della sua vocazione nel cuoredella Chiesa. Mentre peggiora la sua salute e continua il tempo del-la prova, nel mese di giugno inizia il Manoscritto C, dedicato allamadre Maria di Gonzaga; nuove grazie la conducono ad una più al-ta perfezione ed ella scopre nuove luci sull’estensione del suo mes-saggio nella Chiesa a vantaggio delle anime che seguiranno la suavia. L’8 luglio 1897 viene trasferita in infermeria. Le sue sorelle edaltre religiose raccolgono le sue parole, mentre i dolori e le prove,

sopportati con pazienza, si intensificano fino a culminare con la mor-te, nel pomeriggio del 30 settembre del 1897.

«Io non muoio, entro nella vita», aveva scritto al suo fratello spiri-tuale missionario don Bellier. Le sue ultime parole «Dio mio, io tiamo» sono il sigillo della sua esistenza, che all’età di 24 anni si spe-gne sulla terra per entrare, secondo il suo desiderio, in una nuovafase di presenza apostolica in favore delle anime, nella comunionedei Santi, per spargere una pioggia di rose sul mondo.

Fu canonizzata da Pio XI il 17 maggio 1925 e dallo stesso Papa pro-clamata Patrona universale delle missioni, insieme a San FrancescoSaverio, il 14 dicembre 1927. La sua dottrina ed il suo esempio disantità sono stati recepiti da ogni ceto di fedeli di questo secolo conun grande entusiasmo, anche fuori della Chiesa cattolica e del cri-stianesimo. Molte Conferenze Episcopali in occasione del Centenariodella sua morte chiesero al Papa che fosse proclamata Dottore del-la Chiesa, per la solidità della sua sapienza spirituale, ispirata alVangelo, per l’originalità delle sue intuizioni teologiche, nelle qua-li risplende la sua eminente dottrina, per l’universalità della rece-zione del suo messaggio spirituale accolto in tutto il mondo e dif-fuso con la traduzione delle sue opere in una cinquantina di linguediverse. Accogliendo questi desideri, il Santo Padre Giovanni PaoloII volle che fosse studiata la convenienza di dichiarare Teresa diLisieux Dottore della Chiesa universale dalla competenteCongregazione delle Cause dei Santi, con il voto della Congregazioneper la Dottrina della Fede per quanto riguarda la sua eminente dot-trina.

Il 24 agosto 1997, al momento della preghiera dell’Angelus, alla pre-senza di centinaia di Vescovi e davanti ad una sterminata folla digiovani di tutto l’orbe, radunata a Parigi per la XII Giornata mon-diale della Gioventù, Giovanni Paolo II annunziò il suo propositodi proclamare Teresa di Gesù Bambino edel Santo Volto Dottore della Chiesa uni-versale, il 19 ottobre 1997, nellaDomenica in cui si celebrava la GiornataMondiale delle Missioni.In quell’occasione Wojtyla ebbe cura diaffermare come Teresa di Lisieux «nonsolo intuì e descrisse la profonda veritàdell’Amore quale centro e cuore dellaChiesa, ma la visse intensamente nella suapur breve esistenza. Proprio questa con-vergenza tra dottrina ed esperienza con-creta, tra verità e vita, tra insegnamento eprassi, risplende con particolare evidenzain questa Santa, rendendola un modelloavvincente specialmente per i giovani eper quanti sono alla ricerca del senso au-tentico da dare all’esistenza. Di fronte alvuoto di tante parole, Teresa indica comealternativa l’unica Parola di salvezza che,compresa e vissuta nel silenzio, diventa sorgente di vita rinnovata.Ad una cultura razionalistica e troppo spesso permeata di materia-lismo pratico - chiosò Giovanni Paolo II -, ella contrappone con sem-plicità disarmante la “piccola via” che, rifacendosi all’essenzialedelle cose, conduce al segreto di ogni esistenza: la divina Carità cheavvolge e permea ogni umana vicenda. In un’epoca, come la nostra,segnata in tanti suoi aspetti dalla cultura dell’effimero e dell’edoni-smo, questo nuovo Dottore della Chiesa appare dotato di singolareefficacia nell’illuminare la mente ed il cuore di chi è assetato di ve-rità e di amore». Quella verità e quell’amore che oggi, in perfettacorrispondenza con l’insegnamento e l’Opera di Santa Teresa, tro-vano un vivido testimone in Papa Francesco, il quale, durante l’u-dienza, ha sviluppato la sua catechesi sulla professione di fede ine-rente alla “vita eterna”, ponendo, con la sua straordinaria dolcezza,l’accento “sul giudizio finale”, rispetto a cui «non dobbiamo averepaura», e invitando i fedeli presenti a riflettere sulla “realtà” affe-rente alla misericordia dell’Altissimo; la medesima che allarga “ilcuore di un cristiano”, costituendo «un grande motivo di consola-zione e fiducia», che i fedeli di Cosenza, rinfrancati nel loro animo,già proteso verso il prossimo Natale, dalle parole e dalla vista diPapa Francesco, porteranno per sempre nel loro cuore.

sabato21 dicembre 2013

IX

Da Cosenza a San Pietro

Suoracarmelitanavissuta, comeebbe mododi spiegareBenedetto XVInell’apriledel 2011,«in questomondo solo24 anni,alla finedel XIX secolo,conducendouna vitasemplicee nascosta,ma che, dopola mortee la pubblica-zione dei suoiscritti,è diventatauna dellesante piùconosciutee amate»

Un momento dell’udienza generale del Papa a cui hanno partecipato i fedeli cosentiniSotto, a sinistra, suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo (fotografia originale 1896);a destra, la futura santa Thérèse Martin a tre anni nel luglio 1876

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La Synopsis Historiarum dello storico bizantino Joannes Scylitzes“Curopalate” (cosiddetto perché era il maestro di palazzo alla cor-te di Bisanzio, a cui spettava il comando delle milizie), recentementerinvenuta sul Web (www.bne.es) dall’amanteano Giuseppe SconzaTesta, cultore di memorie patrie ed esperto internauta, con le sue574 splendide miniature che illustrano il testo, riapre, per alcuniaspetti, il discorso sulle dominazioni bizantina e saracena della Sicilia,della Calabria e particolarmente sulla città di Amantea.Sin dall’epoca dei normanni, subentrati ai bizantini dopo la resa diBari (1071), il codice, redatto in Sicilia nel difficile greco medioe-vale, era fra i manoscritti del convento basiliano di S. Salvatore diMessina, dove nella seconda metà del 1400 fu visionato e apprez-zato dall’umanista e grecista Costantino Lascaris di Bisanzio. Il pre-gevole compendio miniato fu trasferito dal vicerè spagnolo FrancescoPaceco della famiglia degli Uzeda, durante il decennio del suo go-verno (1687-1697), probabilmente da Palermo a Madrid dove è cu-stodito presso la “Biblioteca Nacional de Espana”.Molti secoli sono trascorsi da quando il “Curopalate” scrisse, rive-landosi attendibile cronista, l’istoriata epitome (per alcuni studiosiesisterebbe anche una seconda edizione aggiornata, finora introva-bile), prima che venisse recentemente decodificata e tradotta daesperti filologi in spagnolo, francese, tedesco e inglese con artico-late introduzioni. Per converso, stranamente non esistono la versio-ne e l’esegesi in italiano.

In verità la Synopsis Historiarum non aggiunge novità dal punto divista storico sull’impero bizantino, né sulla dominazione calabrese,che si alternò con una serie di conquiste e riconquiste con quellamusulmana, presente nella regione con gli emirati di Amantea eTropea sul Tirreno, di Santa Severina sullo Ionio. Una vasta storiografia dal Chronicon Anonimi Salernitani allaChronaca di Andrea Prete, dalla Storia di Erchemperto alla Storiadei Musulmani in Sicilia di Michele Amari fino alle moderne ope-re di illustri storici italiani ed esteri ha ampiamente svolto e docu-mentato l’argomento, pur nella approssimazione delle date deglieventi.Fra le città, citate dalla Synopsi, giova soffermarsi su Amantea comeesempio eloquente di quella sanguinosa temperie che vide l’avvi-cendarsi delle dominazioni bizantina ed araba, e lasciò un’indele-

bile traccia nel dialetto, nella cultura, nell’arte, nell’economia e nelcostume delle popolazioni del Mezzogiorno.Studiosi antichi e moderni sostengono che Amantea ebbe tale de-nominazione, dopo che Narsete, scacciati i goti, aveva instaurato ladominazione bizantina nel Meridione. Così furono eliminati i pre-cedenti toponimi di Clampetia e di Nepetia, attinenti alle civiltà ma-gnogreca e romana.I bizantini trasformarono la città tirrenica in una potente roccaforte(“kàstron”) che, secondo il memorialista amanteano GiuseppeD’Amato (1645-1725), sarebbe stata sede di esarcato e di condot-tieri come lo “stratìgos” Eustachio.D’allora iniziarono i conflitti fra i greci d’Oriente e gli arabi nel SudItalia. Nell’846, pur essendo difesa da un presidio militare bizanti-no, Amantea fu espugnata dai saraceni che la devastarono con stra-gi efferate, costringendo gli abitanti a rifugiarsi sulle colline circo-stanti, dove sorsero le borgate (S. Procopio, S. Elia, S. Sospirato, S.Basilio, S. Pietro, S. Barbara, S. Maria, S. Angelo, S. Giorgio), cheancora oggi portano i nomi di quei santi bizantini. Gli arabi denominarono Amantea “Al Manthiah” che divenne emi-rato e sede delle loro scorrerie, contemporaneamente a Tropea e aSanta Severina. L’emiro Cincimo o Concicimo nell’868 tentò di am-pliare il suo possedimento con l’occupazione di Cosenza, ma ven-ne sconfitto e costretto a riparare con i suoi uomini nelle mura diAmantea dalle milizie cristiane di Ludovico II, al comando di Ottonedi Bergamo.

Nell’885-86, falliti gli assalti dello stratega Stefano Messenzio, av-venne la riconquista della città tirrenica ad opera del generale NiceforoFoca, inviato da Basilio II in sostituzione del precedente condottie-ro. È il periodo in cui i bizantini elevarono la città a diocesi di ritogreco, riordinarono l’amministrazione e l’assetto difensivo del “kà-stron”.

sabato21 dicembre 2013

X

Il codice della “Synopsis Historiarum”

di Vincenzo Segreti

Miniatureda unadominazione

Miniatureda unadominazione

Di Joannes Scylitzes, riscoperto sul Web dall’amanteano Giuseppe Sconza Testa

cultore di memorie patrie ed esperto internauta

Con le sue574 splendide

miniatureche illustrano

il testo,riapre,

per alcuniaspetti,

il discorsosul controllo

bizantinoe saracenaodella Sicilia,

della Calabriae in

particolaresulla città

di Amantea

Page 11: Voce ai giovani

Nel 970 seguì un’ulteriore occupazione musulma-na che ancora una volta seminò morte e distru-zione in tutta la Calabria. Nel 1025 Oreste l’Eunucoliberò temporaneamente Amantea, ma solo nel1032 il protospatario Michele scacciò definitiva-mente i saraceni dalla città.La dominazione bizantina è nota per avere inno-vato l’amministrazione, trasmesso la lingua gre-ca e nuovi canoni nell’arte e nell’architettura, fat-to conoscere il diritto giustinianeo, consolidata laregione cristiana, ma anche per avere indotto il fe-nomeno del “bizantinismo”, quelle sottigliezzecapziose ed ipocrite nell’argomentare e nel discu-tere, che a volte complicano inutilmente i proble-mi, riscontrabili nel carattere dei calabresi.

In Amantea, a parte alcune supposte emergenze ar-chitettoniche di laure e di qualche edificio sacro,il suo influsso si avverte nella toponomastica(Catocastro, Catalimiti, Paraporto, Coreca,Cannavina, Camoli, Isca, etc...) e nel vernacolo(“petrusinu”, il prezzemolo; “curina”, la partepiù alta della pianta; “tuma”, un formaggio tipi-co; “culluri”, l’impasto di farina fritta con zuc-chero; “catuoio”, il sotterraneo; “cantàru”, il va-so da notte, etc...).

In Amantea per mezzo secolo circa, durante la permanenza degli ara-bi, fu diffusa la religione di Maometto, la lingua e la cultura arabee, specialmente, nuove tecniche nell’agricoltura e nella pesca. Questivocaboli ancora si ritrovano con i nomi d’origine nei citati settoriproduttivi (“cafisu”, contenitore di terracotta; “tumminu”, il tomo-lo; “zibibbo”, uva bianca; “minaita, sciabica, tartana”, tipi di bar-ca e di reti, etc...) e nel dialetto (“taliari”, spiare; “assammarari”,immergere i panni sporchi nell’acqua; “tamarru”, villano; “sci-ruppu”, sciroppo; etc...).

Il codice miniato della Synopsis Historiarumdi Joannes Scylitzes di cui non si conosce il nome dell’alluminato-re (gli studiosi escludono che sia l’autore Historiae), sotto l’aspettofigurativo per la vivace policromia, il fresco realismo delle raffigu-razioni appartiene alla scuola tardo-bizantina delle miniature, cherinasce e riprende vigore, dopo l’iconoclastia dei secoli VIII e IX.Era una scelta culturale in controtendenza dal momento che Robertoil Guiscardo ed i suoi successori istituirono una monarchia oscu-rantista e liberticida, che sosteneva la supremazia della Chiesa diRoma, affamava il popolo, incentivava il feudalesimo in danno del-l’autonomia delle città demaniali e a vantaggio della nobiltà nor-manna.

Come dimostra l’iconografia del vittorioso assedio di Niceforo Focaall’emirato arabo di Amantea, l’episodio acquista una rilevanza no-tevole per le immagini militaresche fino allora quasi assenti dai co-dici. Le miniature a colori testimoniano la perizia compositiva de-gli alluminatori del tempo, che i normanni, i nuovi conquistatori delMezzogiorno, molto opportunamente accolsero e favorirono, tra-sferendo ai posteri questa pregevole eredità storico-artistica.

Prendendo come esempio la miniatura della riconquista bizantina diAmantea, essa per la potente sintesi descrittiva è utile allo studiosodi storia militare perché vi appare la debole struttura difensiva de-gli assediati (i saraceni sono del tutto inermi), l’efficiente strategiae l’impetuoso assalto degli assedianti e benearmati bizantini, soste-nuti da una guarnita retroguardia, pronta ad intervenire. Il miniatu-rista coglie anche impietosamente la rassegnazione dei musulmaniche in un angolo del presidio si arrendono in una caotica ammuc-chiata di corpi, esponendosi al massacro dei vincitori, i quali suc-cessivamente rispediscono i superstiti alle terre d’origine.Lo storico dell’arte non tanto si rende conto dell’architettura mili-tare dell’epoca, appena accennata quanto dell’estrema essenzialitàdello stile, della realistica immediatezza espressiva della battaglia,dei brillanti colori; tutti elementi che saranno fondamentali per l’e-voluzione della miniatura nell’area mediterranea in direzione deisoggetti profani.D’altronde è noto che in Calabria come in altre regioni del Meridione,prima della Synopsis esistevano soprattutto codici miniati a caratte-re sacro. Fra essi spicca lo stupendo Codex Purpureus RossanensisVI- VII sec., oggi nella Cattedrale di Rossano. È uno dei più anti-chi evangelari greci, che con stile semplice ed attenuato cromatismo(il colore prevalente è il viola), rappresenta nelle scene cristologi-che “l’asciuttezza trascendente delle figure sacre” in perfetta anti-tesi con il codice della Synopsis.Tutte le altre raffigurazioni del manoscritto miniato in oggetto con-fermano queste nostre annotazioni.

Concludendo, è utile soffermarsi brevemente anche sulla miniatura,riguardante l’assalto degli arabi alla roccaforte bizantina di Siracusa(878), è simile a quella di Amantea per la tecnica compositiva, madiversa nel contenuto per l’inversione dei ruoli. Questa volta a di-fendersi sono i greci d’Oriente che, inferiori di numero, furono tra-volti dagli assalitori (i saraceni), riconoscibili per lo scudo circola-re e il capo privo di elmo. Rispetto all’eccidio amanteano dei mu-sulmani in questo quadro è ancora più evidenziata la carneficina cru-dele dei bizantini, i cui corpi mutilati precipitano giù da una torre.Pertanto si legittima l’ipotesi che l’autore parteggiasse per le mili-zie di Costantinopoli.

***Recentemente in una seduta de “Lo Scaffale”, il cenacolo amantea-no, composto di un ristretto gruppo di intellettuali che si propone didiffondere la cultura locale gli studiosi Sergio Ruggiero, RobertoMusì, Gregorio Carratelli, Giuseppe Marchese, Enrico Giardina el’autore di questo articolo hanno analizzato alcuni aspetti dellaSynopsis Historiarum sulla base di copie in alta definizione di fram-menti, forniti dal solerte ricercatore Giuseppe Sconza Testa.Al termine di un interessante dibattito si è deciso all’unanimità divenire in possesso dell’intero codice miniato, affiancato da una del-le traduzioni esistenti. È un acquisto indispensabile per realizzare laversione italiana del manoscritto, nell’attesa che esperti filologi larealizzino dal greco.Inoltre si è avvertita la necessità di promuovere con il concorso distorici e critici d’arte affermati, evitando deleterie improvvisazioni,di allestire una mostra convegno sulla Synopsis. In tal modo loScaffale realizzerebbe l’idea di far conoscere agli studenti delle scuo-le calabresi e ad un vasto pubblico una pagina di storia e di arte, no-ta solo agli storici specialisti del settore arabo-bizantino.

sabato21 dicembre 2013

XI

Il codice della “Synopsis Historiarum”

Il frontespizio di Synopsis Historiarum

In basso, la miniatura narrantel’assalto bizantino all’Amantea saracenaa confronto con questa a destra, che raffigurala conquista araba di Siracusa

Bibliografia1. M. AmariStoria dei musulma-ni di Sicilia, Firenze1854-72, voll. 3.

2. G. B. Moscati Cronaca dei musul-mani in Calabria,San Lucido, 1902.

3. G. GayL’Italia meridionalee l’Impero Bizantinoin Calabria dall’av-vento di Basilio I al-la resa di Bari ainormanni (867-1071) Firenze, 1917.

4. R. MeleI musulmani dellaCalabria, Cosenza,1979.

5. A. GuillonF. BurgarellaV. von FalkenhausenU. RizzitanoV. Fiorani PiacentiniS. TramontanaIl Mezzogiorno daiBizantini a FedericoII, Torino, 1983.

6. J. J. Norwich,I normanni nel Sud,Milano, 1988, voll.II.

E scopriamopure perchéinsaporiamole pietanzecon il“petrusinu”;da dovevengonoi “cullurielli”;perchéscendiamonel “catuoio”e la notteusiamoil “cantàru”;perchéparliamodi “zibibbo”;perché“taliàmo”se vogliamospiare;e chi ci haaffibbiatol’appellativodi “tamarru”

Page 12: Voce ai giovani

È tornata finalmente alla luce nella “ Biblioteca classica dantesca”dell’editore bolognese Forni, l’opera Dante e la Calabria del co-

sentino Stanislao De Chiara (1856-1923),stampata per la prima volta a Cosenza nel1894. Mentre si realizzava l’Unità d’Italia,senza tuttavia cancellare l’identità regio-nale, e poi - «in gran parte rifatta e note-volmente accresciuta» nel 1910, ora ar-ricchita dall’introduzione di chi scrive edalle note di Eugenio De Rose, con la pre-sentazione del presidente dell’AccademiaCosentina Ernesto d’Ippolito.Il prezioso saggio del De Chiara - che nul-la ha a che vedere con fantasiosi corolla-ri secondo cui il sommo poeta sarebbegiunto sulla Sila - si articola in sei parti;la prima: Vocaboli col dialetto calabrese;la seconda: I luoghi della Calabria citatida Dante: Crotone, Cosenza e Scilla; laterza: I personaggi calabresi rammenta-ti da Dante; la quarta: Canti della DivinaCommedia tradotti in dialetto calabrese;la quinta: Opere dantesche di autori ca-labresi in ordine alfabetico di autore; lasesta: Notizie su alcuni dantisti calabre-si; seguita da tre Documenti: un profilo diBartolomeo Pignatelli inserito nel Liberpraebendarum della Cattedrale di

Cosenza compilato nel 1826; una breve nota su fra’ Tommaso deLeontino tratta dalla Biblioteca dei Predicatori; e un regesto deiRegistri Angioini (re Carlo I anno 1269).

Il De Chiara aveva inteso così - anche come presidente dellaAccademia Cosentina dal 1908 - evidenziare il grande interesse de-gli intellettuali del Mezzogiorno verso l’Alighieri , ricordando chenelle Accademie locali, già prima dell’Unità d’Italia si erano distintistudiosi come Gian Vincenzo Gravina che, a differenza di SertorioQuattromani «fanatico del Petrarca», aveva approfondito la DivinaCommedia, ma anche - sia pur sporadicamente - l’abate Salfi (1759-1832) in una breve nota edita a Parigi nella Revue encyclopédiquee Luigi Settembrini, che aveva vinto la cattedra di eloquenza nel col-legio di Catanzaro. Cita inoltre Domenico Mauro, che nel 1840 dette alle stampe leAllegorie e bellezze della Divina Commedia e specialmente VincenzoGallo «il chitarraro di Rogliano», uno dei più grandi poeti calabre-si il quale iniziò nel Pitagora di Scigliano la traduzione in dialettocalabrese dell’Inferno, mentre Leonardo Antonio Forleo pubblicòalcuni brevi commenti ai diversi canti e Onofrio Simonetti si sof-fermava su la Filosofia di Dante contenuta nella Divina Commedia,come del resto aveva già fatto, ispirandosi al Paradiso, GiuseppeCompagna nel suo poemetto L’abate Gioacchino.Tutti corregionali, alcuni dei quali - tradizionalisti o progressisti -rimarcavano il valore della calabresità: un valore che va sempre tu-telato e scoperto soprattutto dalle giovani generazioni.Un bel regalo di Natale che l’editore Forni fa alla nostra regione, acui ha dedicato numerose famose ristampe come i Privilegi e capi-toli della città di Cosenza.

sabato21 dicembre 2013

XII

Una prestigiosa ristampa del cosentino Stanislao De Chiara

Un prezioso saggio

di Pietro De Leo

Dantetorna alla lucein Calabria

Dantetorna alla lucein Calabria

Arricchitadallaintroduzionedi chi scrivee dalle notedi EugenioDe Rosecon lapresentazionedel presidentedellaAccademiaCosentinaErnestod'Ippolito

Pietro De Leo

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Si chiama Lezioni di cosentino, volume 1 lo spettacolo teatrale concui Nunzio Scalercio chiuderà la stagione 2013 del teatrodell’Acquario di Cosenza. Il 29 e 30 dicembre, alle ore 21:00, sul-le tavole dello storico teatro off bruzio, verrà messa a nudo la Cosenzadegli ultimi tempi.La satira di Scalercio, sempre attento alla res brutia, prenderà di mi-ra l’essere cosentini oggi. Per Scalercio, non esiste un cosentino“medio”, un soggetto che possa rispecchiare, da solo, tramite me-dia matematica, le tante anime, le sfaccettature, i caratteri, i tic e lenevrosi del cittadino moderno della città di Telesio. Il “cosentinomedio”, nell’accezione corrente, è una locuzione usata solitamentecon l’intenzione di mettere in evidenza, senza criterio, i difetti delproprio concittadino (facendo attenzione a non annettere in questocalderone disomogeneo, ovviamente, sé stessi). Scalercio è interes-sato a descrivere la pluralità dei caratteri, i più disparati - dall’intel-lettuale al meno colto, dallo “scafato” all’ingenuo - dell’homo bru-tius, attribuendo a ciascuno una propria dignità, la possibilità di an-dare in scena, l’opportunità di essere “cantato”.E fa ruotare tutto il resto del mondo attorno al capoluogo dellaCalabria Citra: è possibile che i soggetti della sua narrazione pos-sano non essere necessariamente cosentini (da Obama al Papa, daArmstrong a Sigmund Freud), ma nel momento in cui appaiono nelsuo racconto, diventano immediatamente cosentinissimi da gene-razioni.Capita, quindi, che il calciatore Zinedine Zidane abbia vissuto, daadolescente, nel quartiere dello Spirito Santo, che Michael Jacksonabbia frequentato l’asilo alle “Paparelle” e che Ernest Hemingway,spesso e volentieri, avesse frequentato «’na guagliuna ch’era nataara Massa».

Tanti gli ospiti che si alterneranno nelle due serate: John Trumper eMarta Maddalon (professori di Glottologia e Linguistica generaledell’Università della Calabria) scioglieranno molti nostri dubbi lin-guistici (che significa “rarica di tutumaglio”? “Non chiavarci a naturra” si può dire in televisione? Perché si dice “Ti salutu ped’i fi-cu”?); l’attrice Francesca Marchese farà rivivere Donnu Pantu, ilDante Alighieri della Calabria, attraverso una particolare interpre-tazione della “Cazzeide”, accompagnata dai musicisti Leon PantareiVulpitta e Checco Pallone.

Sono due i duetti previsti da Scalercio: con Rosa Martirano, reginaincontrastata del jazz cosentino e con l’attore Lindo Nudo, diretto-re artistico della compagnia Teatro Rossosimona e della residenza“Un piccolo teatro d’arte per l’area urbana”, assieme al quale inter-preterà per la prima volta dal vivo, tra le parodie cult di Spigaweb,la più discussa, quella che ha movimentato in un certo qual modo ildibattito politico cittadino dell’anno che si chiude.

Saranno tre le nuove video-parodie (tra cui quella che fa il verso aun notissimo spot con George Clooney, in cui l’autore di Spigawebsi avvale, nel doppiaggio, della collaborazione dell’attrice RossellaGaudio).

“Con Mario”, sarà il pezzo romantico che Nunzio canterà alla chi-tarra nel tentativo di far commuovere i cosentini presenti in sala.

Lezioni di cosentino, volume uno sarà il primo step di un percorsoteatrale che tenterà di esplorare, attraverso la lente dell’umorismo,l’universo di caratteri, intenzioni e luoghi dello spirito che afferisceall’essere “cosentino”. Ma il cammino non è dei più facili.

E la premessa di Scalercio, al proprio pubblico, è questa:«È arrivato il momento di mettere le cose in chiaro,di guardarsi allo specchio e di pagare il conto.E tu non sarai esentato.Non puoi sfuggire.

Ti senti cosentino, hai ostentato i tuoi natali bruziin lungo e in largo?Hai sempre disdegnato l’oltre-campagnanocome provincia dell’Urbe brutia?Hai la foto di Bernardino Telesio fissa sul cruscottocon messaggio “non correre papà”?Essere cosentino per te è sempre stato motivo d’orgoglio?

Ok.Ora dovrai fare i conti con la realtà.Capire davvero cosa significa es-serlo fino in fondo.Nella buona e nella cattiva sorte.»Dall’autore di Spigaweb,Diario Bruzio e IncontriRavvicinati del QuartoLotto, il nuovo spetta-colo teatrale chesconvolgerà le festedei cosentini.

Perché dopotutto,«Alarico era venutu inItalia pi ti fa u cuappu e tufesteggi le Invasioni cumusi fossa vinutu gisucristu,pruissù!».

sabato21 dicembre 2013

XIII

Lezionidi cosentinoLezionidi cosentino

Spettacolo teatrale di Nunzio Scalercio 29 e 30 dicembre al teatro dell'Acquario

Cosentinità messa a nudo

Per l’autorenon esisteun cosentino“medio”che possarispecchiare,con mediamatematica,le anime,sfaccettature,caratteri,tic e nevrosidel cittadinomodernodella cittàdi Telesio

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La prima edizione di “Arte in Bellezza” poesia, bellezza e musicaprotagoniste di un pomeriggio dicembrino a Castrolibero presso lasala delle Associazioni è stata voluta da due associazioni del terri-torio: “Penelope” di Pasquale Filice, Lavinia Popolo e Anna PaolaFarinacci e “Bottega degli Hobbies” di Vilma Perrone con la sezio-ne poesia coordinata dalla sottoscritta Lucia De Cicco; la stilistaImmacolata Alighieri e con il patrocinio del Comune di Castrolibero,era presente il sindaco Giovanni Greco, l’assessore Luca Gigliottie in chiusura di serata il presidente del consiglio provinciale,Orlandino Greco il tutto coordinato da Amelia Lilli Bargone. Si leg-ge in una nota diramata dall’associazione Penelope: «Si è dimostratoche la sinergia tra associazioni esiste e che con semplicità, senzagrandi mezzi e altro si possono realizzare ottimi eventi».Il trucco realizzato durante la serata sulle modelle che hanno sfila-to, ma soprattutto in quelle che personificavano la poesia è stato mo-mento donato all’arte in generale, raggruppando in tre fasi impor-tanti, musica, pittura e poesia, o meglio racchiudendo tutto nella pa-rola “poesia”, che crea armonia tra le varie arti. Il trucco realizzatoper la poesia era dettato dalla luce della Luna, da sempre fonte d’i-spirazione per gli artisti e i poeti in particolare. La sfilata di moda èstata realizzata secondo le note della musica, infatti, gli abiti sonoispirati ai balli, come il tango, valzer e altri; la stilista è ballerina eattinge la sua fonte d’ispirazione direttamente dal suo mondo.Si legge, ancora, in una nota diramata dall’associazione Penelope:«Bello meravigliarsi, emozionarsi in questo periodo nero per l’Italiada tutti i punti di vista e passare una serata senza nessun sentimen-to negativo, godersi minuto per minuto parole, colori, suoni».I poeti che hanno partecipato: Giuseppe Bennardo, Gaetano Caira,Massimo Cistaro, Filomena Costa, Cecilia Gioia, presidente del-l’associazione “Mammachemamme”, Marcello Manna, PaolaMiraglia, Antonio Strigari, a Maria De Luca.

Abbiamo sentito il responsabile dell’associazione Penelope, PasqualeFilice, che ci ha descritto lo spirito della serata di Bellezza: «Farearrivare all’amministrazione comunale il messaggio che si può fa-re e realizzare tante cose se e solo in sinergia con gli altri. L’animadell’associazione si chiama Tac (Ti amo così) dedicata a mio padre,che era affetto da Alzheimer. Mentre sappiamo bene che la parolatac significa Tomografia assiale computerizzata e cui si sottopon-gono gli ammalati di questa patologia per riscontrare la stessa. Anoi

di Penelope interessa questo discorso di arte in generale, ma anchedi manualità che è fondamentale per gli ammalati di Alzheimer. Lasinergia, quindi, è importante tra le associazioni e per costruire unqualcosa di duraturo e di vero, l’idea sarebbe di un Caffè Alzheimer(dedicare il Caffè alla memoria di Ignazio Filice) che possa rag-gruppare arte a favore della conoscenza del problema, perché l’o-stacolo più grande è che non c’è informazione attorno alla stessa».

Marcello Manna è un geologo e artista poliedrico, amante dell’artedel legno, della pittura cui abbina la poesia. Essendo libero profes-sionista green può coltivare tanti hobbies tra pittura e poesia e chegli permettono di creare essendo tra virgolette un figlio d’arte. Difamiglia artigiana, il padre era un ebanista, capace di ricostruire unqualsiasi pezzo mancante di un mobile antico si dilettava anche nel-l’arte del restauro; suo figlio tiene in custodia tutti gli attrezzi pa-terni e che nel tempo l’hanno portato anche a comprendere lo scol-pire il nobile materiale del legno. Marcello ci confida che è un mo-do per mantenere viva la memoria paterna.

Marcello Manna, perché diventi a un certo punto anche poeta?Il tutto nasce dalla mia principale professione, che è l’osservazionedel mondo naturale, della persona in tutte le sue varie caratteristi-

che e cerco di riassumere tutto ciò che accade e ci accade quotidia-namente in versi. Se avessi la possibilità di ripresa e non ci fosseuna legge sulla privacy, mi piacerebbe riprendere tutto e avviarmiall’arte della regia. Ritengo di essere una sorta di parafulmine, chesecondo la legge di Murphy attrae gli eventi, di certo per i miei stu-di umanistici sono portato a guardarmi attorno e a riconoscerli.E nell’arte?Credo che non abbia la misura dello spazio o meglio non mi basta-

sabato21 dicembre 2013

XIV

di Lucia De CiccoPasqualeFiliceci ha parlatodello spiritodella serata:«Far arrivareall’ammini-strazionecomunaleil messaggiochesi possonorealizzaretante cose sein sinergiacon gli altri»

Arte per l’AlzheimerArte per l’Alzheimer

Poesia, bellezza e musica protagoniste a Castrolibero. Evento voluto da due associazioni del territorio:

“Penelope” di Pasquale Filice, Lavinia Popolo e Anna Paola Farinacci e “Bottega degli Hobbies” di Vilma Perrone

Mani, cuore e cervello impegnati

Così il mio amoreper la naturaCosì il mio amoreper la natura

Pillole di fede

MarcelloMannageologoe artistapoliedrico,amantedel legno,della pitturae dei versi

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no gli spazi. Davanti ad una parete bianca riesco a vedere in di-mensione tridimensionale cosa posso creare o meglio ciò che giàesiste. In base al committente posso realizzare una qualsiasi opera,ma sempre secondo la mia ispirazione. Sono anche restauratore sucommissione e vivo l’arte in modo rilassante non ho mai scelto disvolgerla per enti in particolare, ma solo nel privato mi dedico a que-sta passione anche perché ho sempre lavorato fuori dalla nostraRegione.

Le sculture lignee in memoria di tuo padre hanno precisi soggetti?Ovunque io mi trovi per casa paterna trovo le tracce delle sue ma-ni e delle sue opere; egli ha fatto davvero di tutto ed è fonte di ispi-razione per me. Utilizzo materiali naturali, anche un ciocco di legnodi “collodiana” memoria mi corre in aiuto. Oltre al legno abbino al-le opere altri materiali naturali come la pietra senza disturbare mol-to l’ambiente, sono sempre per la tutela di ciò che vive nella naturae porto via solo ciò che naturalmente cade e si distacca da essa.E veniamo dunque al dissesto idrogeologico. Le tue impressioni edeventuali suggerimenti...La natura si sta riprendendo ciò che era suo poiché l’uomo non hafatto altro che violentarla non entrando in merito alle politiche, chesono state adottate per la sua tutela; c’è stato un irrazionale uso delterritorio e non è pensabile che i temporali, che si succedono, natu-ralmente possono causare anche dei morti, questo è dovuto al fattoche l’uomo ha costruito male. Una volta che si è costruito vanno uti-lizzate tutte le accortezze metodologiche, in modo antisismico e sideve provvedere alla manutenzione delle opere realizzate e ciò puòavvenire solo se le Amministrazioni comunali ricorreranno ai tec-nici del settore che conosce il territorio, senza praticare ribassi sul-l’opera che andranno a realizzare e dopo anche sulla progettazione,ciò chiaramente è il danno maggiore poiché influisce negativamentesulla qualità delle opere realizzate.

LdC.

Il racconto di Pasquale Filice ora si fa pieno di commozione, egli haseguito il padre totalmente da solo e per la durata di lunghi cinqueanni e non è facile stare accanto, ci dice, a questi ammalati, ritorna-no bambini e si deve stare loro sempre dietro attenti a che non com-binano cose strane, come mangiare ad esempio la spazzatura; è unamalattia che tende alla fine della persona.In Calabria c’è davvero poco se non piccole sperimentazioni ed è co-

sì, ci dice: «Abbiamo preso contatti con uno psichiatra di Roma,conferenziere e che esegue tantissime pubblicazioni sull’argomen-to. Il mio rapporto si è consolidato con i medici di base, poiché so-no loro le prime persone che devono essere sensibilizzate. Essendospecializzato in pastorale sanitaria e avendo fatto un corso al riguardocon padre Ugo Maria Brogno all’ospedale dell’Annunziata diCosenza, di cui è il cappellano. Da questa esperienza ho ricavatoanche una tesi di laurea proprio sulla patologia dell’Alzheimer. Hopotuto fare un corso di danza ebraica con la fortuna di conoscere unrabbino capo donna, un padre Camilliano che è responsabile di unastruttura sanitaria. Passando dalla psicologia a come accompagna-re alla buona morte un ammalato standogli accanto. Mi ha com-mosso alla fine del corso l’avere avuto il camice benedetto da no-stro presule cosentino, affinché penetrassimo nelle corsie e nessunprimario può non acconsentire, siamo accreditati e tutto ciò mi re-galato grandi emozioni, perché avvicini la sofferenza e ti forma uma-nizzandoti, mentre prima scappavo dal dolore».

Pasquale Filice ha voluto studiare da vicino il problema e capirloprofondamente. Nel frattempo ha fatto altri corsi uno per Assistentifamiliari malattie Alzheimer, perché troppo spesso succede che pro-prio i familiari danno in mano i propri ammalati a persone incom-petenti e di conseguenza le famiglie ne devono essere al corrente. «Con il tempo la mia intenzione è quella di divulgare informazio-ne anche nelle scuole e con una rappresentazione teatrale sia in ver-nacolo che in lingua, dove si andrà a spiegare in modo ironico/sim-patico che cosa può fare un familiare di un ammalato di Alzheimer».

Il percorso di Filice inizia con Cittadinanzattiva, allora con sede pro-prio nel polo sanitario dell’Annunziata e che si occupava, soprat-tutto, del tribunale dell’ammalato. «Io ritengo che il tribunale del-l’ammalato debba muoversi con rapidità, ma purtroppo, a volte, nonavviene. Allora abbiamo creato una sezione con avvocati, seri e pre-parati, che non scendano a compromessi con i medici che sbaglia-no».Si deve sempre intervenire, per Filice, in modo netto contro chi sba-glia fosse anche un’amministrazione, ma il suo sogno nel cassettoè di realizzare a un grande movimento laico dove coesistano la gui-da spirituale religiosa e quella laica per accompagnare a un discor-so, che ponga il tutto all’attenzione dei vescovi della Calabria e creila pastorale delle persone separate. «Perché i separati vivono in unlimbo vero e proprio, in eterni tormenti anche se partecipano alla vi-ta attiva della Chiesa. Io, infatti, sono stato nella Consulta diocesa-na giovanile, con capi storici come Franco De Maria, MargheritaManna della Fuci e Maria Intrieri del movimento dei Focolarini. Unmovimento, quindi, che accompagni i separati, ma in modo laico ela forza che mi porta ad affermare ciò, proviene proprio dal Santopadre, che sprona i laici a fare di più e assumersi le giuste respon-sabilità. I battezzati tutti non devono sempre demandare al sacer-dote, ma si deve camminare da soli e con le proprie responsabilitàcon ciò che si può fare».

sabato21 dicembre 2013

XV

Pillole di fede

«L’anima del-l’associazionesi chiama Tac(Ti amo così)

dedicataa mio padre,

che eraaffetto

da questatremendamalattia»

«Ritengodi essereuna sorta diparafulmine,che secondola legge diMurphy attraegli eventi»

Un momento della serataSotto, a sinistral’assessore Gigliottie il sindaco Greco;a destra, la conduttricecon la stilista Alighieri

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Luisa Longobucco, docente, musicologa, pianista e giornalista diBisignano, è un’attenta studiosa e ricercatrice della musica e dellaletteratura del periodo verista, si è occupata in modo particolare del-le tematiche leoncavalliane ed ha pubblicato i volumi LeoncavalloPianista; Lenocavallo Sconosciuto; I Pagliacci di Leoncavallo.Ha studiato presso il conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenzaed ha svolto attività concertistica. Idonea all’insegnamento di Storia della musica per la Scuola di di-dattica della musica al conservatorio “G. Ghedini “ di Cuneo, è sta-ta cultore della materia in Musicologia 1 presso l’Università dellaCalabria, facoltà di Lettere e Filosofia.In qualità di pubblicista ha collaborato con diversi periodici e conIl Quotidiano.In questi ultimi anni ha approfondito gli studi sull’operetta ed in par-ticolare ha curato la produzione di Carlo Lombardo, autore di ope-rette e de Il Paese dei Campanelli che costituisce l’argomento cen-trale del volume che è stato presentato.Alla cerimonia di presentazione, organizzata con il contributo dal-la fondazione “Attilio ed Elena Giulian”; della Fidapa - Bpw Italye da Luigi Pellegrino Editore, sono intervenuti Silvana Gallucci,presidente Fidapa sezione di Cosenza; Egidio Pozzi, docente diTeoria e Analisi della musica - Unical; Luisa Longobucco, autricedel volume e Antonietta Cozza, ufficio stampa Lpe.A conclusione tutti gli invitati presenti, hanno avuto la possibilità diammirare, attraverso un video, alcune scene della celebre operetta

Mario Guido

sabato21 dicembre 2013

XVI

A suon di operette

Presentato a Villa Rendano di Cosenza il volume di Luisa Longobucco

docente, musicologa, pianista e giornalista di Bisignano

Il paese dei campanelliIl paese dei campanelli

Carlo Cipparrone, poeta estremamente ermetico, come si può con-stare, esprime il disagio esistenziale, che però esiste da sempre,sin dalla nascita del mondo. La Bibbia ce lo conferma, più uma-namente, affinché gli uomini possano mitigare tale malattia che,metaforicamente, significa la lotta comune per la sopravvivenza.Carlo Cipparrone, manifesta perciò, tale situazione che general-mente coinvolge l’umanità.Una poesia, la sua, colma di significati. La sua sofferenza è, in so-stanza, la sofferenza del genere umano, la sofferenza per la lottacomune, soprattutto se la sensibilità spinge a tale riflessione. Lasua poesia è, quindi, un grido soffuso, una sofferenza celata che, però, a stento si manifesta nella sua poesia, come un grido, unammonimento a sperare, a trasmettere il dolore, la sofferenza na-scosta che percorre le tappe di una sua tendenza, di un suo per-corso, è il percorso di tutti i poeti ermetici: basta pensare aUngaretti, Quasimodo e Montale, che in verità hanno espresso ta-le disagio, la sofferenza intima che, però, altri celano. CarloCipparrone è quindi un poeta ermetico e, come tale, sa esprime-re tale disagio, tale sofferenza. Le sue poesie sono un grido, unaesternazione naturale che, in arte, rappresenta una trama, un rica-mo, che coinvolge particolarmente gli animi sensibili, che in ve-rità, sono i poeti. Anche in pittura tale disagio è rappresentato nel-le tele di Leonardo, di Raffaello, di Tiziano, fino al più moderno,che è il pittore di Taverna: Mattia Preti, detto “il Cavalier cala-brese”, nella sua intensa vita, a tratti rocambolesca, che non potémai dimenticare la sua generosa e bella terra. Carlo Cipparrone, quindi, porta in sostanza i colori, i paesaggi, lagente della sua infanzia, indelebilmente legato alla sua città, cheè Cosenza, alla quale metaforicamente egli invierà queste poesie,in cui bellezza e prestigio meritano di essere lette e analizzate.

L’eterno disagioesistenziale

I versi di Carlo Cipparrone

Pino Veltri

La vita di quelli che hanno venti anni in Russia viene descritta eraccontata, in questo libro, con cruda gaiezza e con dovizia di par-ticolari, spesso inquietanti, da Irina Denezkina, anch’ella venten-ne, facendoci scoprire una generazione che prima di lei non ave-va voce. È un racconto che esprime il degrado giovanile, in unospazio e in un tempo in cui risulta difficile e confuso appropriar-si di certezze e di valori, scivolando, fra mille indugi, in un disa-gio contagioso che spinge verso atteggiamenti insulsi, laceranti,urticanti e masochistici. Le generazioni dei giovani sono alla ri-cerca spasmodica di prendere coscienza della realtà. I giovani co-sì diversi, eppure così simili tra di loro ovunque, sembrano volersfuggire a loro stessi e a ogni tentativo di esplorazione. Amore,musica, droga, sesso, esami e un sacco di botte. E la guerra inCecenia che, come ogni guerra, turba la coscienza dei giovani.La Denezkina, con un linguaggio fresco e tagliente, scrive le sto-rie dei suoi coetanei, con stucchevole spudoratezza, con un pigliotra il gergale e l’osceno, ed un’innocenza venata di nichilismo. Isogni, se riescono a farne, sono i sogni di giovani disperati, so-spesi nell’incubo di un tempo intriso di “sfasciume”, con la Ceceniain sottofondo - che produce invalidi di mente e di corpo -, ma an-che avviluppato in un mare di note che, fra sesso e amore, ne scan-discono il ritmo.La patina che ovatta il vissuto sembra essere l’indifferenza cheimmortala, con sadica innocenza, figure di ragazze con la sensi-bilità raffinata delle eroine di Tolstoj che rimangono, tuttavia, roz-ze ragazze di una malfamata periferia russa. La loro sfida costanteè l’essere spericolate, quasi incoscienti, senza remore. I perso-naggi tutti non sono più bambini ma ancora neppure adulti percui, in quella fascia di insondabile incertezza, ne combinano an-cora di tutti i colori, ubriachi di vita e di vodka ed inneggianti, im-pavidi e irrefrenabili, all’insegna del menefreghismo più incauto.

Dammi! Song for Lovers - di Irina DenezkinaEd. Einaudi - pag. 205 - euro 12,80

Generazione giovaniDalla Russia una cruda realtà

Giusy Cuceli

L’autrice èstata cultoredella materiamusiclaepressol’UniversitàdellaCalabria,facoltàdi Letteree Filosofia

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La Società nazionale di mutuo soccorso “Cesare Pozzo”, con i suoi86.000 soci e con l’esperienza accumulata in oltre 131 anni di atti-vità, è la più grande tra le associazioni italiane che operano nel cam-po della mutualità integrativa sanitaria. Comprendendo anche i fa-miliari dei soci il sodalizio assiste complessivamente oltre 250.000persone in tutta Italia.La sua sede storica è a Milano ed è presente in tutte le regioni ita-liane con 19 sedi regionali e numerosi altri sportelli in varie localitàitaliane. Questa struttura capillare premette di avere un rapporto qua-si diretto e personale con i nostri soci. Aperta a tutti, solida ed affi-dabile, gestisce con efficienza e trasparenza i contributi versati daisoci.“CesarePozzo” non ha fini di lucro: grazie alla stabilità economicaraggiunta può offrire, a costi molto vantaggiosi, una vasta gammadi soluzioni, servizi e forme di assistenza in grado di alleggerire ilpeso delle spese sanitarie di tutta la famiglia.Tutti possono aderire indipendentemente dalle condizioni profes-sionali, sociali e di salute.“CesarePozzo” gestisce inoltre fondi sanitari integrativi e copertu-re collettive aziendali originati da contratti collettivi, accordi o re-golarmente aziendali ai sensi dell’art. 51 Tuir PR 917/86.

La nostra filosofiaAlla base dell’attività della Società vi è il concetto di mutuo soc-corso, inteso come l’azione di reciproco aiuto: il soccorrersi e l’as-sistersi a vicenda.Il principio ispiratore del mutuo soccorso è quello della ripartizio-ne del bisogno all’interno di un gruppo di persone autorganizzate:l’assistenza a ogni singolo socio è erogata grazie all’utilizzo di par-te delle quote versate da tutti.Così facendo i fondi conferiti dai soci vanno a dotare la Società deimezzi necessari per l’erogazione dei sussidi a coloro che versano instato di bisogno.Le società di mutuo soccorso sono regolamentate dalla legge 3818del 1886, una norma rimasta immutata da oltre 120 anni.Si discute, quindi, da tempo, sulla necessità di aggiornare la legi-slazione di riferimento con nuove norme più corrispondenti alla at-tuale realtà mutualistica e al ruolo che le società di mutuo soccorsointendono svolgere nella società odierna.La mutualità integrativa volontaria, tuttavia, è in grado di offrire unaadeguata risposta agli articolati bisogni sanitari come quelli emer-genti o legati alle nuove professioni, svolgendo contemporanea-mente una funzione di coesione sociale e di responsabilizzazionedegli associati anche in termini finanziari.

Scopi socialiIl principio ispiratore della Mutualità è quello della ripartizione delrischio: l’assistenza a ogni singolo socio è erogata grazie all’utiliz-zo di parte delle quote versate da tutti. Così facendo i fondi raccol-ti presso i soci vengono redistribuiti con l’erogazione di sussidi.Alla base della società vi è il concetto di mutualità, inteso come l’a-zione di reciproco aiuto: il soccorrersi e l’assistersi a vicenda.Le sue finalità non lucrative e la continua ricerca di servizi di qua-lità, sempre più rispondenti ai bisogni emergenti dalle trasforma-zioni sociali ed economiche di questi anni, consentono a CesarePozzodi proporre soluzioni adeguate e non onerose sia ai singoli sogget-ti, sia alla collettività.

La storia e il nomeLe società di mutuo soccorso si sono sviluppate in Italianell’Ottocento per supplire alla carenza di un sistema sociale inca-pace di rispondere concretamente ai gravi disagi creati dalla disoc-cupazione, dalle cattive condizioni di lavoro, e, in alcuni casi, dal-l’indigenza. Sono le prime forme di auto-organizzazione sociale cheevolvendosi diedero vita alle casse di prevenzione e assistenza, al-

le cooperative di consumo e alle scuole per l’avviamento profes-sionale.Il primo maggio del 1877 nasceva a Milano la Società di mutuo soc-corso tra i macchinisti e fuochisti delle Ferrovie dell’Alta Italia, rac-cogliendo iscrizioni tra soggetti che lavoravano in diverse città delNord del nostro Paese. Per la prima volta una mutua nasceva conuna connotazione geografica che usciva dagli ambiti cittadini. Curiosala scelta della data di fondazione, che avrebbe precorso di dodici an-ni l’istituzione del primo maggio come Festa dei lavoratori, a ri-cordo dei cinque operai americani uccisi mentre scioperavano perla conquista delle otto ore giornaliere di lavoro.Da originaria associazione di categoria, “Cesare Pozzo” ha pro-gressivamente allargato il suo tessuto sociale, aprendosi prima a tut-ti i ferrovieri, poi ai lavoratori dei trasporti, e infine a tutti i cittadi-ni, prendendo il nome di uno dei primi presidenti dell’associazione,“Cesare Pozzo” (Serravalle Scrivia 1853 - Udine 1898), che seppedistinguersi per le sue capacità intellettuali e organizzative, oltre cheper la sua sensibilità ai problemi sociali dell’epoca.

OrganizzazioneOltre la storica sede nazionale di Milano, la struttura organizzativaterritoriale di “Cesare Pozzo” comprende più di 90 sedi in tutta Italia,di cui 19 sono sedi regionali.In ogni regione, i soci eleggono il Consiglio regionale composto dalpresidente, dal responsabile dell’offerta mutualistica e dall’ammi-nistratore. Uno di questi ultimi assume anche le funzioni di vice pre-sidente. Le strutture territoriali sono costituite dalle sedi regionali,dai presìdi e dagli sportelli solidali in relazione al numero dei sociche assistono, garantendo l’assistenza in quasi tutte le province ita-liane.Questa capillare struttura ci permette di avere un rapporto diretto epersonale con i nostri soci. L’organizzazione dell’intera società, in-fatti, ruota intorno al socio e alle sue esigenze. Ciò per sottolineareancora di più il processo democratico che è alla base di ogni attivitàdel nostro sodalizio e fa sentire il socio al centro di una grande fa-miglia.

sabato21 dicembre 2013

XVII

Oltre la storica sede nazionale di Milano, la struttura organizzativa territoriale “Cesare Pozzo”

comprende più di 90 sedi in tutta Italia, di cui 19 sono sedi regionali

Sentirsi al sicuro

Assistenzae trasparenzaAssistenzae trasparenza

Tre manifestazioni in Calabria

Sabato 21 e lunedì 23 dicembre la scrivente società consegneràin Calabria 215 premi allo studio ai soci ed ai loro familiari chehanno terminato con merito un ciclo scolastico (elementare, me-dio, superiore e universitario) con tre manifestazioni diventate im-portanti appuntamenti annuali per il bilancio dell’attività dellamutua.Le cerimonie di consegna dei premi si terranno rispettivamentea:

REGGIO CALABRIA, sabato 21 dicembre, ore 16.00 Èhotel - via Giunchi, 6

COSENZA, lunedì 23 dicembre, ore 10,00.Sala congressi F.d.C. - contrada Vagliolise, snc

CATANZARO, lunedì 23 dicembre, ore 16,00.Sala congressi Cral A.M.C. - via Magna Grecia, sncSanta Maria di Catanzaro

Alla manifestazione di Reggio Calabria parteciperanno:- Eduardo Lamberti-Castronuovo

assessore Provincia di Reggio Calabria con delega a:Politiche e Pianificazione Culturale - Beni Culturali -Difesa della Legalità

- Giuseppe Giordano consigliere regionale.

Il presidente regionale “Cesare Pozzo”Santo Russo

Premi in arrivo

La Societànazionaledi mutuosoccorsocon i suoi86.000 socie conl’esperienzaaccumulatain oltre131 annidi attività, èla più grandetra leassociazioniitalianeche operanonel campodellamutualitàintegrativasanitaria

Page 18: Voce ai giovani

Incontro pubblico per raccontare ad amici, addetti ai lavori e futurisoci un sogno: il proprio, che giorno dopo giorno sta prendendo con-cretamente forma. Il luogo è stato la Italiana Hotels di Cosenza, ilprogetto è quello della Cds - Compagnia del Sud, costituenda so-cietà assicurativa. Ad accogliere i numerosi intervenuti c’erano an-che l’attuale Miss Calabria, Alessia Siclari, e Andrea Tacconi, figliodi Stefano, famoso ex portiere della Juventus, e calciatore in erba,in procinto, pare, di firmare con l’Inter. Insieme a loro, il presiden-te Franco Ferro, e il vicepresidente Ermanno Reda.

«Il progetto - ha spiegato il presidente - nasce dalla constatazioneche non esistevano, prima di noi, compagnia assicurative con sedinel Mezzogiorno, così che tutte le risorse del territorio sono state di-rottate verso altri lidi. Siamo qui oggi - ha proseguito - per spiega-re a tutti qual è il nostro progetto, la nostra visione di una societàche investe nel Mezzogiorno, creando anche possibilità occupazio-nali in un periodo di crisi nera. Per farlo, naturalmente, serve siner-gia: persone che come noi credano nel mondo assicurativo, ma an-che nella necessità di essere trasparenti ed equi. In una parola: affi-dabili. Il tipo di società cooperativa, ad azionariato diffuso, è statopensato proprio per permettere la partecipazione di diverse rappre-sentanze di tutto il tessuto sociale. Inoltre, così facendo, abbiamopensato di garantirci, e di garantire ai soci, la più ampia autonomiarispetto a condizionamenti esterni di ogni sorta. La nostra speranza- ha concluso Ferro - è che questo tipo di progetto possa essere daesempio per tanti altri nel prossimo futuro, perché c’è bisogno dicredere e investire nel Sud per venire fuori dalla crisi».

Una proposta che, a giudicare dall’alternarsi di donne e uomini nel-la sala appositamente prenotata per l’intera giornata dello scorso ve-nerdì, ha destato sicuramente curiosità. «Ci piacerebbe coinvolge-

re un buon numero di professionisti - ha rac-contato Ermanno Reda, impegnato

nel campo assicurativo da qua-ranta anni - imprenditori, e

soci in genere, del sud chehanno voglia di crederenella crescita economi-ca del sud. Costruireinsieme un progetto lecui basi sono già stategettate, e sono ben so-

lide: solidarietà e mu-tualità fra i soci, voglia di

coniugare etica e sviluppo.Le azioni che mettiamo a di-

sposizione hanno un costo vera-mente esiguo, sia per persone che per

enti, nonostante nella nostra società siano già pre-senti due grosse banche. Da oggi l’obiettivo a breve termine è quel-lo di permettere alla società di chiedere l’autorizzazione ad opera-re, cioè raggiungere il capitale minimo previsto dalla normativaIvass. Questo andrà avanti fino al 31 dicembre del prossimo anno.Dopo di che ci sarà una proroga di altri sei mesi, ma il nostro sognoè quello di farcela già nelle settimane a venire. I vantaggi per chivorrà unirsi a noi - ha continuato - sono diversi: riparto degli utilinaturalmente, sconti sulle tariffe della società, consistenti abbastan-za da permettere in breve tempo di recuperare buona parte dell’in-vestimento, e la possibilità di partecipare ai concorsi indetti dallaCds per l’assunzione di personale indipendente. Inoltre, l’accesso aconvenzioni e l’opportunità di accedere a eventuali borse di studioistituite dalla compagnia. Ricevere gratuitamente le nostre pubbli-cazioni e riviste, e avere un canale d’accesso preferenziale per quan-to concerne possibili domande di consulenza e incarichi professio-nali. Naturalmente però, è nostro compito, e lo osserviamo con cu-

ra e rigore, selezionare solo e soltanto quei soci sui quali vi sono ac-certate garanzie di correttezza e trasparenza, che sono poi le basimorali del nostro progetto.Insieme ai miei figli - ha concluso - gestisco un’azienda di media-zione assicurativa, e lavoriamo nell’intero territorio nazionale. Ognigiorno raccolgo necessità assicurative di molti clienti e per questielaboriamo soluzioni ad hoc. Sono sicuro di non sbagliarmi se dicoche veramente questo nostro progetto assicurativo potrebbe appor-tare grandi vantaggi per l’intero territorio. In Italia, nel meridione in

Societàassicurativa

che nasceper riappro-priarsi delle

risorsedel territorio

sabato21 dicembre 2013

XVIII

Csd, la Compagnia del Sud per il Sud, ha incontrato i cittadini cosentini

di Francesco Fotia

Il bisogno di credere e investire

Il Mezzogiornoè assicuratoIl Mezzogiornoè assicurato

Ad accoglierei numerosiintervenutic’erano anchel’attualeMiss CalabriaAlessia Siclarie AndreaTacconi,figliodi Stefano,famosoex portieredella Juventuse calciatorein erbain procinto,pare,di firmarecon l’Inter

Page 19: Voce ai giovani

particolare, abbiamo bisogno di ottimismo, di credere in un futuromigliore perché solo credendoci, mattone dopo mattone, riuscire-mo a trovare la luce in fondo a questo tunnel nel quale ci siamo cac-ciati da qualche anno».

Per associarsi alla compagnia, che ha la sede di rappresentanza aMontalto Uffugo, basterà sottoscrivere la quota minima di 10 azio-ni; la documentazione è disponibile sul sito della società: www.cds-scpa.it.

sabato21 dicembre 2013

XIX

Il bisogno di credere e investire

Nella foto grande, alcuni presenti alla Italiana HotelsSotto, Ermanno Reda e Franco Ferro

Qui sopra, andando verso l’alto:il vicepresidente discute con futuri soci?

Ermanno Reda, Alessia Siclari, Andrea Tacconie una socia;

il presidente Ferro e la Miss Calabria

Page 20: Voce ai giovani

Dal 2002 al 2012 in Calabria la popolazione è diminuita del 2,5%raggiungendo i 1.958.418 residenti, mentre gli “over 65” sono au-mentati del 9,3% rispetto al 2002: la categoria “senior”, di quasi354mila abitanti, rappresenta il 18,1% rispetto al totale della popo-lazione calabrese (+2%; nel 2002 era il 16,1%). La crescita e la mag-giore incidenza degli over 65 sulla popolazione, rispetto al 2002,sono quindi gli aspetti più significativi evidenziati dall’analisi. Laclassifica delle province della regione con l’incidenza più alta diover 65 sulla popolazione locale vede nell’ordine Cosenza con il18,4% di anziani (131.218), Vibo Valentia con il 18,3% (29.859),Reggio Calabria con il 18,1% (99.652) e’ alla pari con Catanzaro(64.961), chiude Crotone con il 16,4% (27.966). Queste le primeevidenze che Exposanità (Bologna 21-24 Maggio 2014) ha trattodalla rielaborazione degli ultimi dati Istat sulla popolazione dellaCalabria per fornire indicazioni importanti sul tema della terza età.Dati questi che avranno sicuramente una significativa ricaduta sulnostro tessuto sociale e che impongono una riorganizzazione del-l’intero sistema sanitario. La terza età resta un tema complesso cherichiede una collaborazione sinergica tra gli enti, istituzioni pubbli-che e realtà private che si occupano a diverso titolo di attività assi-stenziali. A questo proposito Exposanità ha costituito un tavolo diconfronto al quale sono stati invitati: Ansdipp, Associazione nazio-nale manager del sociale e del socio sanitario; Uneba, Unione na-zionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale; Legacoop;Confocooperative; Anaste, Associazione nazionale strutture per laterza età; Aiop, Associazione italiana spedalità privata e Anoss,Associazione nazionale operatori sociali e sociosanitari. Agli in-contri seguiranno due importanti appuntamenti previsti a maggionell’ambito della manifestazione: uno aperto al pubblico per pre-sentare le best practices in tema di gestione ed organizzazione diservizi per la terza; l’altro a porte chiuse alla presenza dei più auto-revoli esponenti del sistema sanitario italiano per pianificare strate-gie e valutare soluzioni possibili.

Se nel 2040 la popolazione over 65 raggiungerà in Italia il 35% deltotale, si preannuncia una sfida per la sanità e i suoi operatori chedovranno rispondere a nuovi bisogni sanitari a fronte di un numerodi risorse limitate. La problematica dell’assistenza all’anziano nontrova però il suo fondamento solo sulla difficile reperibilità di ri-sorse economiche, ma anche sulla necessità di mettere in rete deiservizi sociali in grado di erogare assistenza domiciliare e tutelare.L’una finalizzata al mantenimento dell’anziano nel proprio ambientedi vita, l’altra invece, ad appannaggio del servizio socio-sanitariovolta a rispondere ai bisogni multipli delle persone che vivono unatemporanea o permanente situazione di non autosufficienza.«Formare nuove professionalità sanitarie e promuovere un aggior-namento del comparto diventa prioritario - commenta MarilenaPavarelli project manager Exposanità - Ecco perchè, per quanto ri-guarda la terza età, nell’ambito di Exposanità approfondiremo l’ar-gomento con una sezione convegnistica e una espositiva puntandosulla formazione di tutti i soggetti coinvolti nel percorso assisten-ziale: dalle figure dirigenziali alle professioni sanitarie che operanoall’interno di residenze per anziani, che si occupano di assistenzadomiciliare, che seguono il paziente geriatrico in ospedali ed am-bulatori».«In Calabria la domanda di servizi dedicati alla terza età è destina-ta a crescere e, di conseguenza, è probabile aumenterà anche la ri-chiesta di professionisti qualificati e competenti su tutti gli aspettidella materia - commenta Marilena Pavarelli project manager diExposanità - Secondo gli ultimi dati emessi dalla Comunità euro-pea infatti l’invecchiamento della popolazione è stato tra i fattoriche hanno portato il settore sanitario europeo ad assumere quasi unmilione di persone nel corso del 2012». Un trend, quello rilevato insede europea, che risulta interessante per la Calabria dove, tra il 2002e il 2012 il rapporto degli over 65 sul totale della popolazione del-la regione è cresciuto del 2%, e dove il tasso di disoccupazione haraggiunto il 53,4% tra i più giovani.

sabato21 dicembre 2013

XX

Sos giovani

Regione in “grigio”Regione in “grigio”

Popolazione in calo in Calabria, aumentano gli “over 65”

La classificadelle provincedella regioneconl’incidenzapiù altadi anzianisullapopolazionelocale vedenell’ordineCosenzacon il 18,4%,Vibo Valentiacon il 18,3%,Reggio conil 18,1%alla pariconCatanzaro(64.961);chiudeCrotonecon il 16,4%

Page 21: Voce ai giovani

La speranza è tutta concentrata nella settimana di Natale, non tanto per in-vertire un trend che è fortemente negativo ma, quanto meno,per “ridurre lo sfascio”. Ma il budget messo a disposizio-ne per le spese di questo periodo si è assottigliato notevol-mente e, secondo uno studio di Confcommercio, non supera i100 euro per oltre il 60 per cento dei calabresi. Se le festività na-talizie, dunque, sono sempre state una boccata d’ossigeno pertanti settori dell’economia, quest’anno in Calabria sono di-ventate l’ultima spiaggia. Una sorta di tentativo estremo, permolte attività commerciali di non affondare. L’analisi, preoc-cupata ed a tratti quasi disperata, arriva dal presidente re-gionale della Confesercenti, Antonino Marciano’.

«La situazione è pessima», ha esordito il responsabile del-l’associazione di categoria commentando all’Agi le pro-spettive di vendita per questo periodo di feste. «Vogliamoattendere i risultati della settimana di Natale prima di dareun giudizio definitivo - ha detto Marcianò - quando spe-riamo possa esserci una impennata dei consumi che alme-no possa ridurre lo sfascio. La verità è che più che la crisi deiconsumi c’è l’impossibilità dei consumi, perché non ci sonopiù risorse. Prima le famiglie riducevano l’importo medio del-lo scontrino, oggi si guarda al numero dei prodotti e si pena-lizza fortemente la qualità».Da Confesercenti arriva anche un allarme legato all’aspetto psico-logico della crisi: «C’è un contesto che non spinge ai consumi, per-chè le incertezze occupazioni e quelle legate alla crisi portano le fa-miglie a non spendere in ogni caso. A questo - ha spiegato il presi-dente - si aggiunge che proprio i giorni che precedono il Natale i cit-tadini sono tartassati da tributi e tasse, aumentando la preoccupa-zione e le difficoltà».C’è, però, il tentativo di infondere coraggio: «Lo stiamo dicendocon forza ai nostri associati - afferma Marciano’ - che occorre guar-dare avanti con coraggio, perchè deve esserci una via di uscita. Unauspicio positivo, vista l’evoluzione degli ultimi tempi che però de-ve tramutare le parole in fatti. Per questo aspettiamo di vedere glieffetti della Legge di stabilità, che non devono essere solo econo-mici ma anche di serenità. Occorre una iniezione di fiducia, a par-tire dalle banche, perché ormai abbiamo sperimentato tutte le pos-sibili soluzioni».Il contesto che emerge in Calabria, secondo le varie associazioni dicategoria, e’ complesso per tutti i settori. A soffrire di più è l’abbi-gliamento, con una media di un -25 per cento, seguita dall’alimen-tare con un -10 per cento, ma ad evidenziare una crisi galoppantec’è il settore delle tecnologie che fino ad oggi ha retto tutti gli urti eche ora segna per la prima volta una flessione. Ci sono poi realtà incui l’allarme è ancora più forte, con la Confcommercio di ReggioCalabria che segnala addirittura un -40 per cento di media e unapreoccupazione molto elevata per quelle attività commerciali che,davanti ad una conferma di questo trend, non avrebbero altra solu-zione che abbassare le saracinesche.Vitaliano Castagna, responsabile indagini e studi per ConfcommercioCatanzaro, evidenzia che nel «territorio regionale, si evince comeben il 61,5% dei consumatori stanzierà un budget inferiore ai 100euro, il 38,5% tra i 100 ed i 300 euro. Coloro che più degli altri han-no ridotto il budget per gli acquisti per i regali di Natale sono risul-tati in prevalenza i consumatori più giovani (fino a 34 anni, causaproblemi di lavoro) e quelli più avanti negli anni (oltre 64 anni, cau-sa disponibilità economica), i centri più grandi rispetto a quelli dipiù piccole dimensioni, che più di altre parti del nostro territorio ten-dono a concentrare i tratti più evidenti della crisi in atto».La tendenza, dunque, secondo Confcommercio, è quella di spen-dere poco e solo per cose utili: «Tre calabresi su quattro - sottolineal’associazione di categoria - faranno regali “gastronomici” seguitida giocattoli e giochi per bambini (61%); bene anche libri, smartpho-ne e prodotti per la cura della persona, in aumento rispetto al 2012;mentre articoli di abbigliamento, calzature e vino, ma anche regalipiù importanti, come elettrodomestici e viaggi, saranno, invece, me-no presenti quest’anno sotto l’albero; quasi 8 calabresi su 10 sonointenzionati a spendere complessivamente meno rispetto allo scor-so Natale e aumentano gli acquisti di importi minimi; i propri fa-miliari restano i principali destinatari dei regali (56%), seguono iparenti (50%), ma sono tanti anche coloro che acquisteranno il re-galo per se’ (42,8%)».

sabato21 dicembre 2013

XXI

Conta il pensiero...Conta il pensiero...

Piange il portafogli

La Proloco città di Catanzaro, per questo Natale 2013, ha istitui-to un premio da consegnare, a metà gennaio, per la vetrina chemeglio ha saputo rappresentare il Natale.«In un momento di crisi e di consumi ridotti - ha detto il presi-dente della Proloco Filippo Capellupo - siamo convinti che la crea-tività e la capacità di offrire nella maniera giusta dei prodotti checomunque facciano sentire il Natale, sia il modo migliore non pernascondere problemi che pure esistono, ma in qualche modo peralleviare le difficoltà in cui molte famiglie versano. Vestire a fe-sta le proprie vetrine è in parte un segno di attenzione alla città eal clima che, pur nelle difficili contingenze, si crea in questo pe-riodo. Ecco perché, dal centro ai quartieri, la Proloco girerà rac-cogliendo foto, e scegliendo, alla fine delle feste la vetrina chesarà risultata la più originale e ben fatta».

La vetrina più belladel reame

A Catanzaro premio per la più originale

Natale in crisi profonda, badget della spesa sotto 100 euro

La speranzaè tuttaconcentratanellasettimanadi Natalenon tantoper invertireun trend cheè fortementenegativo ma,quanto meno,per “ridurrelo sfascio”

Page 22: Voce ai giovani

Quando non si hanno veri problemi e tutto poggia sul pensiero e sul-la vita dei genitori che provvedono a tutto, senza che tu sappia nien-te, e non ti fanno mancare niente, è ovvio e facile che la vita sia bel-la e sarà per sempre ricordata come tale, per tutto il resto della tuavita.. E, da adulti, quando i problemi si presenteranno chiaramentee richiederanno il tuo diretto impegno, avranno i loro spazi le ra-gioni del fastidio e del dolore e tutto diventerà diverso. Il rimpian-to per la vita passata non significa che prima era più bello e miglio-re da vivere. Appariva così. Significa che prima i problemi non tiassalivano, non ti appartenevano perché non li vivevi, non li vede-vi, non erano di tua pertinenza. E vivevi aspettando prima, per me-si, e cantando poi, per tanti anni ancora, le canzoni di SanRemo e lealtre canzoni che la radio trasmetteva, giocavi a dama, a scacchi, alcampanaro, alla mazza con il sorcio, portando di corsa in giro uncerchione di bicicletta e guidandolo con un bastoncino - lo sterzo -per la direzione che la strada ti consentiva e a te piaceva. Bastavaessere ubbidienti ai genitori, che ogni tanto si avvalevano della tuasveltezza e della tua dinamicità fisica, per farti fare qualche servi-zio in favore della famiglia, quale poteva essere l’andare alla botte-ga per degli acquisti o favorire il mangiare per il pollame, per il maia-le o per qualche pulitura o altro genere di messa a punto di luoghifrequentati e utilizzati per comodità famigliare. Il tempo lo aveviper le tue conversazioni con amici, per i tuoi giochi d’infanzia, perla tua vita spensierata da giovane non ancora introdotto nella vitacon i suoi caratteri ed i suoi labirinti.

Oggi tutti pensano alla fanciullezza ed alla giovinezza come all’etàfelice. In effetti era così, ma proprio perché la vita non ti apparte-neva ancora. La prima fase della vita è come se fossi in attesa deldomani, di quando avresti potuto e dovuto assumere gli impegniperché la vita sarebbe diventata davvero tua. Trovi tanta gente, ora,che parla della sua giovinezza come di quando la vita era un’altracosa: più bella, piacevole, fatta di meraviglie. Vero è che godevi deiprati in fiore, degli alberi sia quando l’autunno li spogliava, e la-sciava i rami al vento e senza alcuna foglia, sia quando venivanocoperti dai fiocchi della candida neve che ogni tanto cadeva d’in-verno e li presentava come stupende braccia rivolte al cielo. Bastavauna qualunque espressione della natura, ed in qualsiasi stagione,perché trovassi motivo di gioia e di felicità, di contentezza e di go-dimento. Erbe che si ergevano lungo la via, rigagnoli di acqua perle strade acciottolate, tetti grondanti come miriade di canali che fa-cevano cadere l’acqua portata dalla pioggia, strade argentate di pie-tre e selciati vari, fiori che crescevano con mille colori, nei giardi-ni, sui sentieri, nelle siepi e nei prati verdi e percorsi spesso da greg-gi, contadini e contadine che lavoravano intonando canzoni delletradizioni di campagna e tanto popolari.

Tutto era bello, sicuramente. Sembrava che la natura fosse solo iltrionfo dei tuoi gusti e al servizio dei tuoi godimenti. Nella primafase della vita c’era una grande e incantata divisione del mondo.Quella conosciuta dentro cui si svolgeva la vita dei figli, della gio-vinezza e quella reale che non poteva nasconderti le attività di sa-crificio dei più anziani ma non era da te vissuta completamente, fi-no alla coscienza della sua dimensione. Ti pareva che tutto fosse co-me quello che tu facevi. I genitori non ti facevano mai pesare il sa-crificio della vita vera anche perché puntavano ad un avvenire me-no di sacrificio per tutti i propri figli. Ogni cosa era stupenda, bril-lante, meravigliosa, gioiosa. I colori dei fiori rendevano la naturaassai incantevole. Tutto ondeggiava tra mille colori. Il verde del-l’erba fresca e degli alberi pieni di rami adornati di fogliame e per-corsi da uccelli svolazzanti tra l’uno e l’altro e l’azzurro del cieloche si perdeva come immensa volta che non aveva confini.Ricordo il giallo del grano che, messe le sue spighe, era passato dalverde della prima fase, al colore della maturazione e fino alla mie-titura e poi alla trebbiatura. Non dimentico il verde delle foglie gran-di del fico, dei suoi frutti che dentro diventavano, una volta sbuc-ciati, rossastri, il verde ancora dei rami di gelso, del pero, delle mae-stose e gigantesche querce, delle verdure che venivano coltivate nel-

l’orto dove appariva chiaramente la mano del contadino che quoti-dianamente accudiva alla sua sistematicità. Il verde della lattuga,dei piselli, delle favi di prima mano, dell’erba sulla, delle siepi den-tro cui nidificavano passeri, beccafichi, pettirossi e si annidavano afrotta i fringuelli. Ondeggiava, al minimo apparire del vento, la di-stesa verde degli agrumeti che per alcuni mesi sembravano infiora-ti di rosso e di giallo. Era il rosso delle arance e dei mandarini ed ilgiallo del limone e del cedro. Gli acquaioli curavano le vie della ma-stra che s’incuneava tra gli orti e faceva irrigare le fertili terre dovecresceva l’orto e il frutteto composto da meli, peri, fichi, nespoli,prugne, viti. E dentro ad essi, qua e là, distese stupende di cavoli,scarole, finocchi, carciofi, zucche, melanzane, peperoni, cetrioli. Apparivano le delimitazioni delle varie coltivazioni fatte di solchie terra fresca zappata dalla mano instancabile del contadino che va-gava dentro pronto ad intervenire per tagliare erba selvatica, zap-pare per impedire la crescita di erbaccia che contrastava con le pian-te che curava in quanto produttive di quanto poi si consumava a ta-vola, dove tutti ci ritrovavamo contenti e felici per mangiare e go-derci il rito del mezzogiorno in famiglia. Sui solchi solevano cre-scere il pomodoro, i fagioli, qualche altra pianta rara che il contadi-no sperimentava di anno in anno, tra cui, è bello ricordare, il melo-ne verde e quello giallo, l’anguria, qualche rara pianta di annona checresce, invece, in grande abbondanza in altre zone di terra, soprat-tutto nelle terre africane, assieme alla palma con i suoi datteri ed al-tri frutti che, portati da noi, li definiscono tropicali. Non mancanocontadini arditi che tentano di arricchire le nostre campagne confrutti che solitamente crescono a meraviglia in terre più soleggiatee più ricche di sole rovente, come le terre dell’Africa.

Noi ragazzi non avevamo quasi mai ragione di vedere le difficoltà ele tragedie della vita. Ci pensavano, a lasciarci contenti e gioiosi, inostri genitori e gli anziani tutti che sembravano devoti a protegge-re la contentezza giovanile nascondendo il brutto della vita. Ognitanto, però, compariva qualche uomo che, invece, sosteneva che fos-se giusto far vedere la vita, così com’è, ai ragazzi perché dovevano

sabato21 dicembre 2013

XXII

Il racconto

Le due etàLe due età

Quando non si hanno veri problemi e tutto poggia sui genitori che provvedono a tutto

e non ti fanno mancare niente, è ovvio che la vita sia bella

Da adulti,quandoi problemisi presente-rannochiaramentee richiede-ranno il tuodirettoimpegno,avrà spazioil dolore

di Giuseppe Aprile

Page 23: Voce ai giovani

imparare sin da piccoli che nel mondo non è tutto rose e fiori.Dovevano abituarsi ad ogni evenienza e, siccome la vita è più sa-crificio e difficoltà, dovevano subito scoprire i mali, viverli, impa-rare che essi fanno parte della vita e a nulla vale nasconderli.

Personalmente tuttora conservo alcuni miei libri delle scuole ele-mentari e rileggo pagine che allora leggevo. Particolarmente con-servo due libri di lettura con dentro descrizioni di cose che nell’ar-co dell’anno rappresentavano significati precisi di quella che sa-rebbe stata la vita futura. Questi libri li tengo sempre a portata dimano e sempre vi trovo novità nel senso che tante righe mi diconocose che sembrano nuove, tanto mi provocano piacere e commo-zione. Mi piace rivedere le loro illustrazioni, rileggere le belle poe-sie di Leopardi, di Tommaso Giusti, Ada Negri, ed altri ancora. Moltevenivano pubblicate senza nome dell’autore. Belli sono pure i rac-conti che rileggo e mi appaiono come fossero nuovi, letti per la pri-ma volta.

Mi rendo conto che averli utilizzati al tempo in cui tutto era “rose efiori” come si dice volendo riferire il tempo della prima infanzia edella giovinezza, significa che mi hanno lasciato una qualche cosadi divino, di immenso, che penetra nelle mie vene per accumularsicome animo vero fatto di sensibilità, immagine, mistero. A parte,ovviamente, che, come ho più volte sostenuto, la contraddizione trail tempo che le istituzioni identificano come momento per determi-nati studi e determinate letture, e quello che realmente e maggior-mente ci fa gustare, capire, acquisire di più è il tempo naturale del-la nostra ricerca e della spontaneità del nostro lavoro di approfon-dimento e di conoscenza. Leggere Dante Alighieri secondo l’im-posizione della scuola, ossia quando si frequentano i primi anni delMagistrale o del Liceo, è poca cosa rispetto all’età più adulta per ca-pire di più, per non leggere senza risultato e senza costrutto.

Perché ci risulta tanto felice la prima età della nostra vita? I motivili sto evidenziando, ma ce ne sono altri ancora che meritano rilievo.

Non si pensa mai alla morte, siamo convinti di dover vivere sem-pre e che non arriverà mai la fine di nostri giorni. La salute è di fer-ro nella maggior parte dei casi. Le energie sono piene e vigorose etutti pensiamo all’oggi, all’immediato, e tutto vediamo nel tempo enello spazio della nostra quotidianità. C’è anche che la nostra cul-tura è ancora agli albori del suo nascere e del suo formarsi.Una volta, quando frequentavo la redazioni dei giornali che ha sem-pre costituito un mio pensiero permanente e irrinunciabile, quelloche considero il migliore giornalista della mia vita, il grande TittaFoti che dirigeva il Gazzettino dell’Jonio, uno dei primi miei gior-nali dove avevo avuto modo di tentare i primi approcci con il gior-nalismo, trovando che non capivo il perchè era sempre nervoso, in-cazzato, mi ha spiegato una cosa che mi è rimasta impressa comeinsegnamento. Mi ha detto che a volte è preferibile essere ignoran-ti nella vita. Perché l’essere troppo intelligenti, ti porta a capire dipiù, a capire gli esseri umani e a trovarti di fronte a ragioni che so-lo difficilmente possono essere interpretate come cose sopportabi-li, normali. «Più capisci e peggio è» deduceva e lo diceva con mol-ta passione a me che andavo per imparare, fare la mia esperienza.

Ora mi sento in grado di trarre alcune conseguenze. Il tuo rapportocon la natura dipende dalle scelte che fai, dalle tue pretese, da cometi rapporti con essa. Una medesima cosa può avere diversi signifi-cati con persone di diversa indole e diversa esperienza. Nulla è ca-tegoricamente eguale per tutti e guai se non si sanno fare i distinguodel caso ogni volta che si vuole raggiungere l’origine del filo, quan-do si vuole sapere inizio e fine di una ragione. La felicità a volte èanche figlia di una specie di rinuncia al sapere quotidiano. Sto an-ch’io arrivando alla conclusione che il ritorno fisico alla vita ruraleè salutare per me che quasi non sopporto più certe angherie della vi-ta. Soprattutto non sopporto più le vergogne della politica che do-mina la scena di questo nostro paese e il volto dei suoi esponentiche vedo molto chiaramente dediti alla sola conservazione del pro-prio posto di comando e di governo. Ma è cosa di altri ragionamentispecifici e più profondi.

sabato21 dicembre 2013

XXIII

Il racconto

Primai probleminon tiassalivano,non ti appar-tenevanoperché nonli vivevi,non li vedevi,non eranodi tuapertinenza

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