Voce ai giovani

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Settimanale indipendente di informazione Anno 37 - 11 Maggio 2013 - Numero 19 euro 0,50

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Sabato 11 Maggio 2013

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Settimanale indipendente di informazioneAnno 37 - 11 Maggio 2013 - Numero 19 euro 0,50

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E’stato presentato presso il liceo scientifico statale “Galileo Galilei”di Lamezia Terme il progetto culturale Travel game: “Le scuole ca-labresi in vetrina al Salone internazionale del Libro di Torino” idea-to dall’associazione culturale “La Movida” che avrà come prota-gonisti gli studenti di diverse scuole calabresi.

Il liceo lametino ha accolto con grande interesse l’invito a parteci-pare al viaggio d’istruzione aperto a più scuole che partiranno con-temporaneamente alla volta di Torino in occasione di un imperdi-bile appuntamento con la cultura: il Salone internazionale del librodi Torino nel corso del quale si svolgerà un emozionante confrontotra gli studenti presenti che gareggeranno grazie all’utilizzo di mo-derne pulsantiere wireless (strumentazione Ars Power) risponden-do a domande concordate con i docenti. Gli alunni potranno socia-

lizzare conoscendo i loro coetanei provenienti da altreprovince calabresi e visitare la città di Torino ricca dimusei e monumenti.

Al Salone internazionale del libro di Torino una dele-gazione di studenti del liceo accompagnati dai docentiRaffaele Gaetano, Caterina Destito e Gino Varrese, vi-siteranno il padiglione della Regione Calabria quest’annoospite d’onore del Salone e parteciperanno ad un in-contro nel corso del quale sarà presentato il libro IlCastello di Arena. Storia, arte e cultura scritto dalla di-rigente Caterina Calabrese che ha commentato così que-sta opportunità per la sua scuola:

«I viaggi di istruzione sono occasione straordinaria diconoscenza e di socializzazione, nonché di approfon-dimento culturale solo se organizzati in funzione delleattività didattiche, con mete mirate e ben precise, rap-presentano un’opportunità per misurare quanto si è ap-preso fra i banchi di scuola. Non bisogna ritenerli co-me interruzione delle attività didattiche ma come atti-vità integrative che rientrano a pieno titolo nell’iter for-mativo degli studenti. Nella fattispecie, il viaggio aTorino, al Salone internazionale del libro rappresentaun’occasione di arricchimento culturale e professio-nale da non perdere, perché occasione unica per sco-prire autori diversi in un luogo che non è la scuola, maun salone, una fiera, dove, per la vastità delle proposte,ci si può fare un’idea di quante risorse ci sono nel mon-do. La curiosità di conoscere un autore, di sapere cosatratta questo o quel libro, non può che rappresentare unostimolo in più alla lettura e quindi alla conoscenza. Inquest’ottica si colloca la presentazione del mio libro, Il

Castello di Arena. Storia, arte, cultura con l’obiettivo di far cono-scere la nostra terra, la Calabria e in particolare i piccoli centri co-me Arena ricchi di storia, di arte e di cultura. Mi sembra questo unesempio di conoscenza e di arricchimento culturale al di là dei ban-chi di scuola, di stimolo alla lettura per conoscere ciò di cui a scuo-la non si parla! Mi congratulo con l’associazione culturale “LaMovida” per aver organizzato il progetto didattico Travel game cheha saputo mettere insieme tante belle proposte innovative per glistudenti. Travel game anticipa i tempi in materia di viaggi unendola cultura a nuove forme di coinvolgimento degli studenti attraver-

so l’utilizzo dinuovi sistemi tec-nologici, con te-st, domande, gio-chi intelligenti,iniziative diver-tenti che, attraver-so l’aspetto ludi-co, misurano ilgrado di cono-scenza degli stu-denti stimolando-li a fare di più e amigliorarsi là do-ve incorrono inerrori. Conciliaredivertimento e ap-prendimento, cul-tura e tecnologia èil metodo nuovo acui devono guar-dare i docenti permeglio relazio-narsi con le esi-genze degli stu-denti di oggi. Honotato con grande

piacere, nella simulazione effettuata nel nostro istituto, con qualeentusiasmo hanno partecipato i ragazzi alla gara, con quale spiritodi squadra! Perchè c’era competizione positiva e un premio in pa-lio! Quando la competizione paga, lo spirito di squadra è più com-patto e coeso per il raggiungimento dell’obiettivo. E’ quello di cuiabbiamo bisogno in Calabria!».

Per coloro che volessero maggiori informazioni possono consulta-re il sito: www.travelgame.it oppure scrivere una mail all’[email protected].

sabato11 maggio 2013

II

Valigiae libri in manoValigiae libri in manoIl liceo scientifico “Galileo Galilei” di Lamezia al Salone internazionale del libro di Torino

Scuole calabresi in vetrina

«I viaggidi istruzionesonooccasione diconoscenza esocializzazio-ne, nonchédi approfon-dimentoculturaleSolo seorganizzatiin funzionedelle attivitàdidattiche,con metemiratee ben precise,rappresenta-no unaopportunitàper misurarequantosi è appresofra i banchidi scuola»

Gli studenti e il dirigentedel liceo “Galileo Galilei”

di Lamezia Terme

Nella foto sottoCaterina Calabrese

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“Liberi di fumare, ma anche di non fumare”, è lo slogan del Progettodi promozione della salute che il liceo classico “B. Telesio” con ilsupporto dell’associazione “Lega vita e salute” ha esposto agli stu-denti del prestigioso liceo cosentino. Un progetto innovativo, cheaffronta la problematica della dipendenza da fumo di sigaretta nonsoltanto sotto il profilo medico-scientifico, ma attraverso un per-corso formativo didattico che non si limita al semplice trasferimen-to di nozioni, ma ad un approccio partecipativo dei ragazzi con ilrelatore, che però ama definirsi «un “animatore”, colui che si col-loca in mezzo ma non al di sopra, il cui ruolo è quello di coinvol-gere a un dibattito condiviso». Aparlare è Paolo Luciani, conosciutopianista della città, responsabile per la Calabria della Lega vita e sa-lute, che con il preside dell’istituto, Antonio Iaconianni, hanno pen-sato di concretizzare un’ambizione comune: una scuola in cui il te-ma del fumo non è governato da regole, controlli e sanzioni, ma dauno scambio di opinioni, di espereinze, e soprattutto dalla consape-volezza. Con questa propulsione per dieci giorni, tutti gli studentidel 1° e del 2° anno, divisi in tanti gruppi di circa 30 ragazzi, han-no avuto la possibilità di ascoltare e chiedere, di approvare e criti-care, con matura serietà ma anche sorriso spensierato, centrando inpieno l’obiettivo del progetto: attivare un processo di dialogo sere-no che non termina con questi dieci giorni di lavoro, ma che è or-mai una costante per i prossimi anni, estendendosi a tutti gli studentidell’istituto, principalmente i nuovi iscritti provenienti dalla scuolamedia; questi troveranno i compagni più grandi che proporrannonon più quel messaggio implicito “a scuola siete liberi di fumare”ma quello esplicito “in questa scuola siete liberi di non fumare”.Al termine degli incontri i ragazzi sono stati poi stimolati a espri-mere le loro considerazioni, e anche le aspettative dalla scuola. Tuttihanno stabilito con convinzione che la sigaretta non è semplice-mente una “forma di atteggio” come credevano, ma una vera e pro-pria forma di dipendenza. Riferisce Chiara del 1° liceo: «Non ave-vo mai considerato che questo minuscolo oggetto, la sigaretta fos-se una vera minaccia alla mia libertà, finora l’avevo associata ad unaforma di emancipazione. Fumare non è un “vizio” ma una “dipen-

denza e ringrazio la scuola per avermi informato”». «L’opinione che fumare fosse un “vizio”» ci spiega Paolo

Luciani, «ha resistito per molti anni, più di quanto non siaavvenuto per l’alcol. Questo approccio del tutto morali-

stico ha impedito per molti anni di definire in terminichiari il problema. D’altro canto un aspetto carat-

teristico dei comportamenti da dipendenza è pa-radossalmente la negazione della dipendenza

stessa. Infine un aspetto che concerne il conte-sto sociale. Non vi sarebbe dipendenza da sostanze

se queste non fossero reperibili e disponibili. Tabaccoe alcol sono le droghe più disponibili in assoluto».

Una splendida iniziativa quella del preside Iaconianni, cheavvalendosi della Lega vita e salute, che opera nella preven-

zione dal fumo fin dal 1952, è riuscito a offrire agli alunn delTelesio una opportunità in più, che certamente arricchisce la for-

mazione della persona, dell’individuo, ma anche possibilità di ungrande dono: essere liberi dal fumo.

Un tiro di salute

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III

Liberi di non fumareLiberi di non fumareAl Liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza iniziativa promossa con la Lega vita e salute

Il Liceo classico “Pasquale Galluppi” di Catanzaro, diretto dalladirigente Elena De Filippis, è promotore del progetto “Gutenberg”allundicesima edizione, che avrà inizio il 20 maggio e si conclu-derà con la Fiera del libro, della musica e della multimedialità sultema: “Vedi alle voci: amore e libertà”, che si svolgerà dal 20 al 25maggio 2013 a Catanzaro e nelle altre province calabresi ripropo-nendo uno schema che consente lampia partecipazione della scuo-la regionale.Il Liceo ha accolto con interesse linvito a partecipare al Travel ga-me: “Le scuole calabresi in vetrina al Salone internazionale del li-bro di Torino” ideato dallassociazione culturale “La Movida” cheavrà come protagonisti gli studenti provenienti da tutta la Calabria,Regione ospite donore. Si tratta di un innovativo progetto didatti-co e culturale: un viaggio distruzione aperto a più scuole che viag-geranno contemporaneamente alla volta di Torino in occasione diun imperdibile appuntamento con la cultura: il Salone internazio-nale del libro di Torino nel corso del quale si svolgerà un emozio-nante confronto tra gli studenti presenti con domande concordatecon i docenti.Gli alunni potranno socializzare conoscendo i loro coetanei pro-venienti da altre province calabresi e visitare la città di Torino ric-ca di musei e monumenti. Al Salone internazionale del libro diTorino una delegazione di studenti del Liceo classico “P. Galluppi”accompagnati dalle docenti Margherita Toraldo e Angela Ananiavisiteranno il padiglione della Regione Calabria, 350 mq con unbookshop, shopping dei sapori, area relax, mostra sulla tipografiastorica calabrese XVI-XXVII secolo e incontreranno molti autorimettendo in evidenza le peculiarità del progetto Gutenberg natonel 2003 per accrescere nei giovani lamore e il gusto per la letturae la conoscenza e per integrare il più possibile i percorsi didatticicon i percorsi di lettura.«Il nostro obiettivo - ha spiegato la professoressa Toraldo - è pro-muovere la disponibilità e lattitudine alla lettura, strumento indi-spensabile per comprendere la realtà e se stessi; potenziare attra-verso la lettura leducazione alla cittadinanza e alla legalità; mi-gliorare le competenze linguistiche, le capacità di espressione e or-ganizzazione del pensiero; sviluppare lattitudine a leggere anchein gruppo come momento privilegiato di socializzazione».

Progetto “Gutemberg”amore e lettura

Il liceo classico “Galluppi” di Catanzaro promuove

Un progettoinnovativoche affrontalaproblematicadelladipendenzada fumonon soltantosottoil profilomedico--scientifico,ma attraversoun percorsoformativodidatticoche nonsi limitaal semplicetrasferimentodi nozioni

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Un Osservatorio epidemiologico per il monitoraggio del fenomenodelle dipendenze sarà istituito in collaborazione tra Regione Calabriaed Unicri, istituto dell’Onu che si occupa della ricerca sul criminee la giustizia e lavora in stretto collegamento con l’ufficio delleNazioni Unite contro droga e crimine.L’annuncio è stato dato dalla project manager dell’Unicri AlessandraO’Neil, la cui presenza a Cosenza, al cinema Italia “Aroldo Tieri”per partecipare alla manifestazione conclusiva del progetto “Centoper tutti…liberiamoci dalle dipendenze”, è stato il premio più si-gnificativo per gli organizzatori e per le scuole superiori cittadineche ne hanno reso possibile la realizzazione. L’ importante annuncio della O’Neil suona quale riconoscimentonon solo al singolo progetto, mapure ad un impegno più com-plessivo che enti pubblici ed as-sociazioni di volontariato stan-no spendendo da anni nella no-stra regione per dare risposte alpreoccupante fenomeno del di-lagare del fenomeno delle di-pendenze da droga, alcol, fumo,ma anche gioco d’azzardo, abu-so di internet, tv, cibo. Colorata dell’arancio delle ma-gliette la platea, composta, oltreche da docenti, da decine di stu-denti del Liceo classico“Bernardino Telesio”, del Liceopsico-pedagogico “Lucrezia del-la Valle”, dell’Istituto professio-nale di Stato per i servizi sociali“Leonardo da Vinci”, del Liceoscientifico statale “EnricoFermi”. Il progetto “Cento pertutti” è stato realizzato dall’as-sociazione volontari del Delfinoe dal Comune di Cosenza-Settore Welfare, con il supportodi Regione Calabria ed aziendasanitaria di Cosenza. In quattroanni ha coinvolto attivamentecirca 900 ragazzi tra i 14 e i 20anni, ma anche famiglie, inse-gnanti, esperti di varie discipli-ne.E’seguita la presentazione, a cu-ra del volontario Pietro Spadafora, dei lavori finali, produzioni crea-tive degli studenti nell’ambito del concorso “Spot and Go…un’ideagiovane per i giovani”. Gli alunni dell’Ipss hanno realizzato un cor-to di qualche mettendo i scena scorci di vita significativi per rac-

contare un percorso negativo che, troppo spesso, imboccano i ra-gazzi più fragili.Una significativa canzone su ritmo rap è lo spot pubblicitario idea-to dagli alunni del Classico. Hanno invece privilegiato, quale mez-zo di comunicazione, una serie di vignette gli studenti del “DellaValle”. Suggestive immagini e musiche, insieme ad una approfon-dita riflessione del priore di Bose Enzo Bianchi, nel messaggio deiliceali del Fermi.La parola è passata alla dottoressa O’Neil che si è dichiarata com-mossa per la qualità dei lavori ed ha volentieri risposto alle doman-de degli studenti. «La mia presenza qui -ha detto- vuole significarel’attenzione che l’Unicri riserva non soltanto ai Paesi in via di svi-

luppo ma anche alle realtà oc-cidentali che maggiormentesono impegnate su tematichedi prevenzione di fenomeniperniciosi soprattutto per legiovani generazioni».Infine, la targa premio per lescuole partecipanti e gli stu-denti, i cui lavori sono stati ri-tenuti tutti egualmente meri-tevoli dalla Commissione giu-dicatrice, con la seguente mo-tivazione: «Per aver voluto ri-volgersi ai loro coetanei, conoriginalità ed impegno, attra-verso messaggi di avverti-mento ed incitamenti costrut-tivi riguardo al diffondersi del-le dipendenze, additate qualifalsi miti da rifuggire per pri-vilegiare i valori della veraamicizia, della vita, della li-bertà. Le espressioni comuni-cative sono state diverse e tut-te apprezzabili per fantasia,creatività, generosità di inten-ti». E, dopo le targhe-ricordodi oggi, nei prossimi giorni lescuole riceveranno strumen-tazioni varie, scelte da ciascunistituto secondo le proprie esi-genze.Nel corso della mattinata an-che la toccante testimonianza

di un giovane che per droga ha rischiato di morire. Per finire, la fra-se, contenuta in uno dei lavori degli studenti e ricordata da donVergara quale monito ed incitamento. “Di stupefacente abbiamo giàla vita, non c’è bisogno di altro”.

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IV

Uniti contro la droga

Di stupefacenteabbiamo già la vitaDi stupefacenteabbiamo già la vita

Termina “Cento per tutti... liberiamoci dalle dipendenze”

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La società della speranza. Questo è per noi giovani il senso profon-do delle giornate vissute a Reggio Calabria, organizzate per ilVentennale della Gerbera gialla. Eravamo in 10mila a sfilare per lestrade della Città dello Stretto: studenti delle scuole elementari, me-die, superiori e dell'università. Da San Luca a Scampia da Rosarnoa Cirò, da Vibo a Cosenza, Crotone e Reggio. Stringevamo nelle no-stre mani un fiore speciale: la Gerbera gialla. Fiore semplice ma ro-busto che ha il profumo intenso dell'esistenza attiva: quella di chiha scelto di combattere nella vita, a viso aperto e a fronte alta, le in-giustizie e l'arroganza del potere mafioso. Abbiamo sfidato le ma-fie a Reggio Calabria, portando i nostri striscioni colorati e cantan-do a squarciagola le nostre canzoni di libertà, ci siamo commossidavanti alle testimonianze delle vittime e dei loro familiari. Ci hafatto molto male, però, constatare l'assenza delle Istituzioni Calabresiche denunciamo con forza per non essere da loro rappresentati co-sì' come dovrebbero e come noi vorremmo.

Il 3 maggio non c'era un politico che sfilasse al nostro fianco; nonc'era un politico ad accogliere il Presidente del Senato, seconda ca-rica dello Stato al cui cospetto, questa terra non è stata rappresenta-ta se non da noi e dalle alte cariche: prefetti, magistrati e massimirappresentanti delle forze dell'ordine. Il Comune di Reggio Calabria,si sa, è sciolto per mafia ed era rappresentato dal commissario. Cichiediamo però dove fossero gli altri: a partire dalla Provincia diReggio, assente in tutte le sue componenti per finire al Governo re-gionale. È stato un segnale davvero pessimo, soprattutto per la con-dizione della nostra terra, schiacciata dal potere mafioso e aggredi-ta da gravi emergenze sociali.

Ci chiediamo: ma la Calabria ha una classe politica che la rappresentanelle Istituzioni o è figlia di nessuno così come è apparsa agli occhidel Presidente del Senato il 3 maggio? Calabria uguale 'ndranghe-ta? Per quel che ci riguarda non di certo, ma riteniamo che la nostraclasse politica sia lontana anni luce dalla voglia di riscatto e ribel-lione delle nostre coscienze. Anche il comportamento di qualchemezzo d'informazione locale non va sottovalutato. Qualche televi-sione privata della città, il cui editore, guarda caso, è in politica, haoscurato la manifestazione e questo la dice lunga. Certo ognuno hala facoltà di pubblicare o mandare in onda ciò che preferisce! A noinon importa, le televisioni nazionali hanno mandato più volte in on-

da l'evento e la nostra immagine di reazione; ma la latitanza e l'o-mertà di alcuni in una città come Reggio Calabria, è significativa.Noi ci mettiamo la faccia. E loro? qualcuno ora dirà che i cortei nonservono; che l'antimafia è altro; che non bisogna parlare solo di'ndrangheta in Calabria, perché ne va dell'immagine della regione eche al contrario va raccontato il bello che c'è.

Per quello che ci riguarda noi contro la mafia vogliamo urlare. La'ndrangheta ci ruba il futuro e il silenzio ed è sinonimo di compli-cità. Borsellino ci ha insegnato che la mafia è un problema non so-lo giudiziario o repressivo ma culturale. Le nostre coscienze sonopronte, ma la politica a quanto pare no e delega noi, con frasi fatte.Noi non siamo il futuro ma il presente e questo viene ignorato. Èuna cosa che ci sentiamo di denunciare a voce alta: la Calabria e ilSud non possono più permettersi atteggiamenti ambigui nei con-fronti della lotta alla mafia. Siamo veramente amareggiati ma an-dremo avanti comunque. La nostra lotta alla prepotenza e alla dise-guaglianza si costruisce nel quotidiano. No! noi non ci arrendere-mo mai: non siamo più i figli della Calabria della vergogna! Ad ar-rossire nei confronti del presente deve essere una politica latitanteche non rappresenta la ribellione di questa terra né la nostra.

Che si vergognino tutti coloro che si sottraggono al dovere etico del-la denuncia. Gli studenti del corteo (delegazioni istituti superioriprovincia di Reggio Calabria e studenti università Unical). Si staprocedendo ad una ulteriore raccolta di firme: massiccia l'adesione!

Luca Laganà Rete istituti superiori

Rete studenti universitari Gerbera giallaEmanuele Ritacco Michele Cosentino AlfonsoCristarellaGiuseppe Moccia Elena Manna Serena RussoCristian De Luca Vincenzo Scopacasa Alessandra Martino Caterina Papalia Antonio Papalia Zito AntoninoStefano Cortese Virginia Ferrari Marta AusilioLuana Cosentino, Taschetta Melissa Vanessa Arturi IrmaOttavia Belligerante Jessica Bonanata Jessica BombardiereValentina Capano Tassone Natascia Chiara ChiappettaEmanuela Calvano Giusy Cugliari Elisabetta Anna MacrìElena Gagliardi Maria Caterina Pezzo Stefania PerrottaCaterina La Gamba Chantal Castiglione Elisa PelusoBruno Martina Rosa Catia ArcidiaconePandolfi Valeriano Cirilliano Cecilia Acro DoraAlessio Felisia Coschiagliano Assuntina Laurito IleniaCapparelli Maria Antonietta Montone Arceri JohannesLorenzina Isabella Arena Ferdinando Cutellè MichelaCutellè Manuela Chiniamo Enzo Cutellè Rita Cutuli Chiara Cavallaro Alberto Chindamo Michele Castauro Valentina De Marco Desirè De Luca CristianaIemma Giulia Ingalilea Angela Lamanna MariaLamari Riccardo Monea Greta Monea GiadaMonea Angelamaria Masso Antonino Monea Valentina Monea Angela Mandaglio Salvatore Monea OsvaldoMarino Alessandro Monea Stella Nicolaci Marta Napoli Salvatore Napoli Nicola Pigafetta Giuseppe Sigillò Serena Staltari Domenico Scattarreggia DavideSorrenti Emanuela Tramontana Laura Tassone Anna RosettaTramontana Laura Tramontana Federico Zangari Federica Zangari Gabriella Garcea Maria Teresa Jaconis SabatinoMessina Rosetta Giordano Alessio

Rete studenti Gerbera gialla Università della Calabria

Donnici Serena Cuda Maria Carmela Scalise InesPontoriero Carmelina Filomena Ludovica Cariati FrancoZavaglia Armando Dima Massimiliano Donato MartaNigro Alessandro Mazzuca Jessica Spataro ErikaZurlo Luana Santoro Sara Marzullo ValentinaCapparelli Ylenia Cutuli Giancarlo Gallo Carmela Costantino Michela Quaranta Federica Stagno RosannaBitonti Francesca Fabiano Maria Antonietta Reale CarlaLoria Isabella Capparelli Ylenia De Luca EvaCocciolo Vanessa Lasorella Barbara Carbone SilvioPignataro Donatella Magnelli Elvira Bianco GiuliaMilidoni Teresa Greco Emanuela PamelaVirdò Annunziata Salonna Valentina Branca RobertaTalerico Antonella Loria Grazia Campagna FloraManzo Fiore Leonetti Filomena Esposito Giulia

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V

La societàdella speranzaLa societàdella speranza

Denuncia degli studenti: nessun politico ad accogliere il presidente del Senato in Calabria

La lettera di protesta

«Eravamoin diecimilaa ReggioCalabria peril ventennaledella GerberagiallaCi ha fattomolto maleperòconstatarel’assenza delleistituzionicalabresi»

Pietro Grasso(sullo sfondo una gigantografia di Giovanni Falcone) è intervenutoa Reggio per il Ventennale di Gerbera gialla

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Abbiamo appreso con soddisfazione dalla stampa che, finalmente,dopo anni di richieste, insistenze e denunce, il governatore dellaCalabria Giuseppe Scopelliti e la sua giunta hanno deciso di appli-care quanto stabilito dalla delibera n. 458 del 2009 aumentando lerette per le case di accoglienza per ragazze madri. Nello stesso tem-po, però, siamo rimasti sconcertati e amareggiati per la persistente,assurda discriminazione attuata nei confronti degli altri servizi co-me le case famiglia per minori e i centri diurni, che pure sono con-templati nella suddetta delibera.Siamo, forse figli di un dio minore? O, forse, chi più grida e sbattei pugni, riesce a farsi ascoltare di più e ad ottenere ciò che vuole?Possibile mai che in questa regione per potersi vedere riconosciutii propri sacrosanti diritti bisogna sempre e comunque mettersi sot-to l’ala protettiva di qualcuno? Possibile mai che rispetto alla ra-gione, al buon senso a alla bontà della causa, prevalgano sempre al-tri criteri che vorremmo capire meglio e che nessuno ci spiega per-ché, evidentemente, non hanno il coraggio di farlo?.Dopo anni di suppliche e di battaglie, dopo mille viaggi a Catanzaroper incontrare un governatore che non si è mai fatto trovare adessoci ritroviamo punto e a capo, presi in giro, raggirati per l’ennesimavolta con giochi di parole e con atti fasulli e generici (ci riferiamoalla tanto sbandierata ultima delibera con cui ci avevano fatto cre-dere di aver decretato l’aumento delle rette soprattutto per le casefamiglia e per i centri diurni), a dover provvedere all’accoglienza ealla cura dei bambini ospiti delle nostre strutture con una retta di 31euro che è la più bassa d’Italia. Cosa ha a che fare tutto questo con politica vera e, soprattutto, conla giusta attenzione verso chi da anni si prodiga con sacrificio e ab-negazione per i più deboli, gli ultimi e gli indifesi, ossia i bambinie le bambine che non hanno la fortuna di avere una famiglia?Chiediamo con forza che venga immediatamente ripristinato lo sta-to di diritto e che cessino le discriminazioni e le ingiustizie. Per l’en-nesima volta chiediamo a Scopelliti un incontro urgente, che finoad oggi è stato impossibile. Andremo, ancora una volta, a presidia-re Palazzo Alemanni per gridare alla Calabria intera e al Paese l’in-giustizia e l’indifferenza di una classe politica sempre più distantee lontana dai problemi e dai bisogni veri della gente.

Gianni Romeopresidente Coordinamento dei servizi per minori

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VI

La discriminazioneè di “casa”

Coordinamento dei servizi ai minori

«Dopo annidi battagliee viaggi perincontrare ungovernatoreche non si èmai fattotrovareci ritroviamopunto e acapo raggiraticon giochidi parolee atti fasullie genericia doverprovvedereallaaccoglienzae alla curadei bambiniospitidelle nostrestrutturecon una rettadi 31 euroche èla più bassad’Italia»

La Regione penalizza ancora una volta case famiglia e centri diurni per minori

"PSICOMOTRICITÀ E DIRITTI"premiazione "DISEGNI... IN MARCIA" sabato 11 maggio

Casa della Cultura "Leonida Repaci"Apertura dei lavori ore 9,00

Palmi(ReggioCalabria)

La “Marcia dei diritti” è un progetto multimediale work in progressvolto alla diffusione della cultura dei diritti umani. Simbolo di ta-le progetto è la Maxitela opera in progress “La marcia dei diritti”,del maestro Alessandro Pultrone nella quale sono ritratti personaggistorici tra cui Gandhi, madre Teresa di Calcutta, Martin LutherKing, Papa Giovanni Paolo II, don Luigi Di Liegro.L’opera pittorica ultimata sarà messa all’asta ed il ricavato devo-luto all’Unicef ed alla Fondazione don Luigi Di Liegro. Nell’ambitodi tale progetto (già patrocinato da Sapienza Università di Roma,Umberto I Policlinico di Roma, Fondazione internazionale donLuigi Di Liegro, Unicef Italia, Comune di Roma, Provincia diRoma, Federlazio Solidarietà onlus, Calabria ecc.), nell’agosto2011, la Scuola superiore di psicologia applicata “G. Sergi” ha in-detto il contest gratuito “Disegni... in marcia”, concorso rivolto abambini e ragazzi, di età compresa tra 6 e 14 anni che hanno par-tecipato con dei disegni sul tema dei diritti dell’infanzia.Al fine di realizzare la premiazione delle opere più votate, e di pre-sentare il progetto “La marcia dei diritti” a Palmi, la Sspa. “G. Sergi”ha organizzato la giornata evento “Psicomotricità e diritti”, duran-te la quale si discuterà sul tema della diffusione dei diritti attraver-so la Psicomotricità e verrà inoltre, presentato il Cortometraggio“Cara Melle”, della regista Raffaella Vaccaro sul tema dell’abusominorile.

La marcia dei dirittiSabato 11 maggio a Palmi

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Domenico Mauro è una figura chiave per rappresentare i personaggicalabresi considerati eroi dell’epopea unitaria. Egli nasce a SanDemetrio Corone, un paese albanese della provincia di Cosenza il27 dicembre 1812, da una famiglia carbonara. Il padre Angelo eraun membro della carboneria che aveva fatto parte di una delle piùattive cellule dei casali di Cosenza. Fin dalla culla il piccoloDomenico aveva respirato l’aria libertaria e antiborbonica, e l’aspi-razione paterna di vedere finalmente nel regno un governo costitu-zionale. L’organizzazione carbonara traeva la sua origine nelle logge mas-soniche che si erano diffuse in Calabria per opera del proselitismooperato da Antonio Jerocades e dal famoso grecista Pasquale Baffi,nativo di Santa Sofia d’Epiro che aveva dato un contributo impor-tante a diffondere l’idea massonica tra gli arbëresh. Un comune punto di contatto tra i liberali era il collegio diSant’Adriano a San Demetrio Corone, dove molti degli intellettua-li arbëresh e calabresi si trovavano ad essere compa-gni di studi o si identificavano nell’influente gruppodegli ex alunni, che aveva acquisito una grande in-fluenza nel Regno, per le posizioni di prestigio cheessi riuscivano a raggiungere nel governo o nella ge-rarchia ecclesiastica.

Tutti e tre i fratelli Mauro: Domenico, Vincenzo eAlessandro, frequentarono il Collegio, dove si respi-rava una aria intellettuale aperta alle più moderne teo-rie letterarie e sociali. Nella sua biblioteca erano custoditi e potevano esse-re liberamente consultati tutti i testi dei principali pen-satori europei che contribuiva una coscienza apertaagli ideali di giustizia e di libertà, diffondendo i valo-ri del romanticismo nazionalistico e liberale.Lasciato il collegio, nel 1831 lo troviamo nelSeminario diocesano di Rossano, dove fu mandato astudiare filosofia in un clima completamente diverso,ottuso e bigotto, dove come lui stesso scriveva si re-spirava un clima pesante “ligio al trono e al clero”, unconservatorismo opprimente che non riusciva a sopportare. Convinseil padre a mandarlo a Napoli, dove frequentò corsi di lettere e leg-

ge all’Università che accettava senza alcuna formalità gli studentiprovenienti dal collegio italo-greco calabrese.

Nella capitale borbonica vi era una folta colonia di calabresi, che ve-nivano tenuti d’occhio dalla polizia poiché considerati pericolosiper lo spirito ribelle e le idee rivoluzionarie che predicavano, e ilgiovane arbëresh destava molte preoccupazioni per quelle che ve-nivano considerate delle eccentricità pericolose.Aveva, infatti, raccolto attorno a sé dei giovani, attratti dalla famadella sua intelligenza ed erudizione, cui impartiva gratuitamente le-zioni di letteratura, un’attività proibita senza autorizzazione da par-te del governo, perché considerata sovversiva per la possibilità didiffondere idee pericolose per l’ordine costituito, cui si aggiungevail vizio di scrivere articoli sui giornali locali. Una miscela esplosi-va per un giovane calabrese.Lo misero sotto osservazione, spiandone ogni movimento, e segre-gandolo in prigione per indagini, e fu liberato perché a suo cariconon emersero fatti di particolare rilievo, tenuto però sotto costanteosservazione.

Domenico Mauro però non si lasciò condizionare e conti-nuò la sua attività di pubblicista fondando nel 1840 addi-rittura un periodico “Il Viaggiatore”, dove scriveva artico-li considerata sediziosi e antigovernativi. Fu subito accu-sato di attività antigovernativa aggravata dalla sua fre-quentazione con ambienti liberali con i quali mantenevafrequenti rapporti e scambiava una fitta corrispondenza; fucondannato e rinchiuso nel carcere di S. Maria Apparentenel 1843.Durante il suo soggiorno in carcere cercò di mantenere irapporti con la sua famiglia e gli ambienti liberali, infor-mandosi costantemente sugli avvenimenti cosentini, do-ve era prevista una rivolta prevista per il 15 marzo1844. Le sue speranze andarono deluse per-ché la prevista sommossa si risolse inun fiasco clamoroso con una strasci-co tragico. Era un avvenimento chelo scosse in maniera particolare poi-ché coinvolgeva la comunità arbëre-sh cosentina e alla quale aveva tenta-

to di partecipare con ogni mezzo disponibile. La infeliceconclusione della sommossa con la scia di morti che si portò

sabato11 maggio 2013

VII

Calabresi illustri

Un patriota albaneseUn patriota albanese

a cura di Oreste Parise

Domenico Mauro, figura chiave per rappresentare i personaggi calabresiconsiderati eroi dell’epoca unitaria

Nasce a SanDemetrio

Corone (Cs)nel 1812, da

una famigliacarbonara

Fin dallaculla respirò

arialibertaria

continua alla pagina seguente

Il Collegiodi Sant’Adrianoa San Demetrio Coronedove Domenico Mauro(in basso nel ritratto)formò il suo spiritointellettuale

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con sé, cui si aggiunsero i martiri dei fratelli Bandiera, lo scosseprofondamente. Egli iniziò a dubitare che il governo borbonico fos-se riformabile dall’interno, ma che l’unica via possibile era il suoabbattimento, un sentimento che doveva poi corroborarsi per glieventi occorsi nel successivo 1848.Nel 1845 riacquistò la libertà e continuò a restare a Napoli presso ilfratello Vincenzo, per mantenersi in contatti con agli ambienti libe-rali e organizzare una nuova rivolta in Calabria.Il 1848 il sogno di poter costruire una monarchia costituzionale sem-brava essere a portata di mano. Il 27 gennaio la centrale Via Toledoveniva invasa da una immensa folle festante che si recava davantial Palazzo reale a chiedere la Costituzione. Il re impressionato daquesta marea umana e dal clima di entusiasmo nei confronti dellacorona, decisa di firmarla chiamando gli elettori ad eleggere il PrimoParlamento napoletano. «Il popolo si era destato dal “secolare servaggio”, come si scrive-va sui periodici. Era una grande vittoria per Domenico Mauro cheveniva eletto deputato con una votazione plebiscitaria, avendo ot-tenuto quasi il 50% dei voti nel suo collegio.Si trattava di un successo insperato che fu acclamato da una im-mensa folla e accompagnato da manifestazioni di giubilo e dallasperanza di poter finalmente inaugura una era di crescita e di svi-luppo nel rispetto delle libertà politiche fondamentali. Fu solo una illusione. Il re fu chiamato a Vienna dalle potenze al-leate e gli venne imposto di annullare la carta, mentre a Napoli af-fluivano i deputati eletti che dovevano riunirsi a Monteoliveto perla sua approvazione.

Lo “spergiuro reale”, come venne definito, creò un clima di accesarivalità nei confronti della monarchia, e a Napoli vennero innalza-te barricate il 15 maggio per instaurare la Repubblica,mentre i de-putati erano chiusi in Parlamento. Decisero di sciogliersi per evita-re un bagno di sangue, ma ciò non impedì l’intervento dei gendar-mi intervenne la polizia per arrestare quelli che venivano conside-rati i più facinorosi.

Domenico Mauro riesce a sfuggire al-la cattura e rifugiarsi in Calabria, do-ve a Cosenza è nel frattempo scop-piata la rivolta e viene costituito unComitato di Salute Pubblica. Vi face-vano parte gli elementi più rappre-sentativi della provincia: GiuseppeRicciardi, in qualità di presidente, lostesso Mauro, Raffaele Valentini,Eugenio De Riso, Stanislao Lupinacci,Francesco Federici, GiovanniMosciaro. In tutti i comuni viene affisso un in-fuocato proclama scritto da DomenicoMauro, con il quale si invitano i cala-bresi a rivoltarsi contro il governo bor-bonico. Successivamente lo stessoproclama viene stampato sul periodi-co “L’Italiano delle Calabrie”.A difesa dei rivoltosi, dalla Sicilia ar-riva un esercito di volontari al co-mando del generale Ribotty.

Domenico Mauro si reca a Paola a ri-cevere il corpo di spedizione sicilianoe in quella occasione gli viene affida-to l’incarico di Alto Commissario peril Distretto di Castrovillari con pienipoteri per predisporre la difesa dellaregione dall’attacco sferrato dall’e-sercito borbonico, al comando del ge-nerale Lanza, inviato dal re per rista-bilire l’ordine in Calabria. Il Comitato arruola volontari da tuttii paesi della provincia, i giovani ac-corrono numerosi, soprattutto dai pae-si albanesi dove il prestigio di Mauroera molto elevato ed egli esercitavauna forte influenza personale. Egli as-sunse il comando di questo esercitoraccogliticci, formato da migliaia digiovani con poche armi e munizionicostituite esclusivamente da quelle dicui disponevano nelle case, senza alcuna preparazione e inferioricomunque di numero rispetto alle truppe del generale Lanza.

A questo si aggiungeva l’impreparazione militare dello stessoDomenico Mauro, che fidando nella sua intelligenza e nella cultu-ra classica, con molta supponenza non tentava neanche di concor-dare una linea di azione con il generale Ribotty, che certamente ave-va una maggiore esperienza e poteva predisporre un piano di dife-sa più adeguato alle condizioni del terreno e alle forze in campo. Lo stesso Ribotty guardava con molta sufficienza questo giovanearrogante, la cui unica arma era una supponenza difesa con una ora-toria affascinante, ma incapace di una visione delle operazioni dacompiere.

«A Campotenese in opposizione ai borbonici del gen. Lanza, le for-ze del Mauro fecero quanto era possibile», scrive Mario Borretti au-tore di una sua biografia, ma gli atti di eroismo nulla poterono con-

tro le truppe del Lanza ed andarono incontro ad unarovinosa sconfitta. Negli scontri rimase ucciso ancheVincenzo Mauro, fratello di Domenico.

Domenico Mauro fu persino accusato di tradimentoper non essere riuscito a fermare l’esercito napoleta-no, lasciando sul terreno molti giovani calabresi, lamaggioranza dei quali era arbëresh, che diedero unaltro tributo di sangue.Bisognerebbe piuttosto parlare di arroganza e di in-competenza, poiché la disparità nel numero e negliarmamenti avrebbe dovuto consigliare una condottapiù prudente, evitando lo scontro in campo aperto.Scrive al proposito Francesco Tajani. «Siculi e Bruziuniti, ma scarsi di armi e munizioni, con molti capi,quasi tutti nuovi al mestiere della guerra, dovevanoprecludere la via ai regî per ignote direzioni posti giàin moto. I paesi albanesi concorsero tutti, Civita,Percile, Frassineto, San Basile, Lungro, Firmo,

Spezzano costituir potevano punti fermi di una linea sulla sinistrasponda del Crati, appoggiati ai monti, e mantenere una lunga guer-

ra difensiva diretta a travagliare i ne-mici nelle valle, se concatenati si fos-sero tutti quanti ve ne sono tra le go-le del Tanese e Cosenza».La confusione provocata dagli ordinicontraddittori e l’evidente inferioritàdelle forze portarono a uno scorag-giamento di quei giovani che si risol-se in una precipitosa fuga nel timoreche si potesse concludere con una spa-ventosa strage. Nel frattempo nuovetruppe arrivavano da Napoli coman-date dal generale Busacca e non si riu-scì ad impedire che si riunissero for-mando un corpo d’armata contro ilquale qualsiasi tentativo di resistenzasarebbe stato inutile perché troppo su-periore per truppe, armamenti e ca-pacità strategiche. I rivoltosi furonocostretti a capitolare e sciogliere ilComitato di Salute Pubblica.«Molto fu se i siculi riuscirono ad im-barcarsi nei legni sul mare Ionio, e tut-ti gli armigeri sopra Cosenza ripiega-rono» aggiunge il Tajani.Immediatamente fu una CorteCriminale per la “grande processura”contro i componenti del Comitato egli insorti.

Il 13 novembre 1853 DomenicoMauro, “uomo infernale e nemico diogni governo”, venne condannato amorte col terzo grado di pubblicoesempio con l’accusa di cospirazionicontinuate ed attentati al fine di di-struggere e cambiare la forma del go-verno e di eccitare gli abitanti del re-gno ad armarsi contro l’autorità regia.La sentenza, dove veniva definito set-tario e agitatore politico, autore di unproclama “sommamente sovversivoed incendiario”, venne pronunciatadal procuratore generale, Gaetano

Grimaldi. Molti altri furono condannati a pene severissime che do-vevano servire da esempio e monito. Per dare maggiore pubblicità

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VIII

Calabresi illustri

In queste paginela battaglia di Calatafimi,raffigurata anchein copertina dellaDomenica del Corriere

Sotto, un altro ritrattodi Domenico Mauro

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al processo di dispose che la sentenza venisse affissa in tutti i co-muni del Regno e resa pubblica con regolare affissione e bando pub-blico.

Domenico Mauro però era riuscito a fuggire ancora una volta, im-barcandosi a Crotone, dove era arrivato insieme con i soldati sici-liani del generale Ribotty. Si diresse alla volta di Corfù insieme alsuo inseparabile compagno Eugenio de Riso e qualche altro, dovetrovarono una favorevole accoglienza.Nell’isola greca si fermò poco tempo, poiché desiderava tornare inItalia. Prima si recò a Roma in soccorso della Repubblica e poi aFirenze per chiedere al primo ministro liberale Guerrazzi un aiutoper provocare una rivoluzione liberale nel Mezzogiorno, riceven-done una accoglienza fredda e formale.

Si vide costretto a cercare asilo a Torino dove vi era una volta schie-ra di fuoriusciti colpiti dalla reazione dei vari stati italiani. Tra di es-si vi erano i calabresi Romeo, e Antonino Plutino, il siciliano arbë-resh Francesco Crispi, che venivano sussidiati da un ComitatoCentrale per l’Emigrazione, uno strumento mezzo escogitato dalconte di Cavour per attrarre i liberali italiani e convertirli alla causasabauda. Il sussidio e qualche lavoro saltuario diedero al Mauro lapossibilità di una dignitosa esistenza nella capitale sabauda e lo mi-sero in contatto con gli ambienti liberali di orientamento monarchi-co che facevano capo al primo ministro.Il soggiorno torinese mise a dura prova il suo repubblicanesimo, efinì per convincersi che solo uno stato monarchico unitario, sottol’egida sabauda avrebbe potuto dare la libertà al Sud, che era il suopensiero fisso. Con gli altri emigrati preparava continuamente pia-ni per promuovere il sollevamento del Sud, e per questo ebbero an-che degli abboccamenti con lo stesso Cavour.I suoi sentimenti repubblicani che aveva espresso con molto vigo-re sui giornali torinesi portarono a un decreto di espulsione, che nonvenne eseguito poiché nel frattempo egli si unì al gruppo di fuoriu-sciti che a Genova preparavano la spedizione garibaldina.

Il 5 maggio del 1860 si imbarca con Garibaldi alla volta di Marsala,partecipando alla marcia trionfale verso Napoli. E’ presente nellebattaglie di Calatafimi e Milazzo e il generale lo premia nominan-dolo prima capitano e successivamente Giudice del ConsiglioPermanente di Guerra dell’Esercito Garibaldino.

Al passaggio in Calabria, prima favorisce la capitolazione delle trup-pe borboniche a Soveria Mannelli e poi con il carisma di cui godepresso gli arbëresh, ne provoca un rilevante afflusso nell’esercitogaribaldino: centinaia di loro ripongono sul generale la loro ansia dilibertà ed equità sociale.La sua missione sembra compiuta con l’arrivo di Vittorio Emanuelee la formazione dello Stato unitario costituzionale. Ma le delusionisono molte tante ed amare.

Fin dallo scioglimento dell’esercito borbonico si intravedono le pri-me difficoltà per le palesi discriminazioni ai danni dei meridionali.I garibaldini vengono rispediti a casa senza alcun benservito e si as-siste a una restaurazione delle vecchie gerarchie sociali.

Domenico Mauro si dedica appassionatamente all’attività politicaschierandosi nell’ala sinistra contro governo liberale che si schieraapertamente a difesa delle classi privilegiate con provvedimenti fi-scali punitivi nei confronti dei più deboli. Egli denuncia i soprusi egli errori della unificazione che assomiglia più a una conquista co-loniale che alla formazione di un moderno stato democratico.«Le controversie per l’inserimento dell’esercito meridionale conl’assorbimento dei garibaldini nell’esercito nazionale e l’amarezzadel Mauro e di tanti altri suoi simili nel constatare che le carezzatesperanze nel futuro Stato italiano erano state mal riposte e la consi-derazione che lo scetticismo degli anni passati, trovava nel presen-te la sua più valida giustificazione», scrive Mario Borretti.

Si presenta e viene eletto per due legislature a Lucera e stabilisce lasua abitazione a Firenze, diventata la capitale del Regno, e vi risie-de anche quando non è più membro del Parlamento, e viene nomi-nato Prefetto del Regno. Muore per un carcinoma alla mascella de-stra il 17 gennaio 1873, all’età di 61 anni.

Il suo pensiero politico non ha mai avuto la forza di un progetto pro-grammatico, e spesso cambia opinione cercando di adattare le sueidee alle circostanze, ma gli viene riconosciuta una grande onestàintellettuali. Le sue prese di posizione possono ritenersi poco con-vincenti ma non sono mai dettate da interessi personali. E’ uno deipochi membri del parlamento a rendersi conto del grave stato di di-sagio del sud che subisce l’unificazione e viene mortificato per ledecisioni che si rivelano sempre contrarie ai propri interessi. Il suo rifiuto di lasciarsi corrompere dalla sirene del potere gli con-sente di guadagnare una larga popolarità, ma il dorato esilio fioren-tino gli impedisce di dare un contribuito significativo al migliora-mento delle condizione della sua terra che era stata una costante del-la sua attività politica e letteraria.

Domenico Mauro è uno scrittore molto prolifico, ma la maggior par-te dei suoi manoscritti non sonno mai stati pubblicati. Tra le princi-pali opere pubblicate si annoverano il poema Errico del 1843, il sag-gio Vittorio Emanuele e Mazzini, Genova, Ponthenier, 1851 eConcetto e forma della Divina Commedia, Napoli, Stabilimento ti-pografico degli scienziati, letterati ed artisti, 1862, che ebbe unagrande fortuna in particolare all’estero. Francesco De Sanctis ne traccia un ritratto molto lusinghiero. «Eraun uomo semplice, che non parlava mai di sé; stimava naturali tut-te le azioni che il mondo chiama eroiche, quasi egli non sapesse onon potesse fare altrimenti. Non aveva mai creduto che compiere ilproprio dovere fosse scala a ricompense».

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IX

Calabresi illustri

Si dedicò conpassione

all’attivitàpolitica

schierandosicontro

un governoa favore

delle classiprivilegiate

e controi più deboli

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Realista, diretto e propositivo: questi gli aggettivi per riassumerel’incontro organizzato dal Circolo della Stampa di Cosenza “MariaRosaria Sessa”con il vicepresidente nazionale dell’Ordine deiGiornalisti Enrico Paissan, presso il liceo socio-pedagogico LucreziaDella Valle. L’evento, dal titolo “Giornata Mondiale della Libertàdi Stampa - Informazione e Costituzione”, ha avuto luogo lo scor-so venerdì, in occasione, appunto, della Giornata Mondiale dellaLibertà di Stampa, patrocinata dall’Unesco dal 1993. Un’opportunità,offerta anche agli studenti di alcune classi dell’istituto, per riflette-re sulla realtà di un mestiere spesso immaginato come meraviglio-so; un’occasione per soffermarsi, grazie all’autorevolezza di Paissan,su alcuni dati che raccontano quanto sia in realtà difficile, e a voltedegradante, essere un giornalista.

Ma come raccontare e delineare la situazione del giornalismo in Italia,senza correre il rischio di cadere nella retorica, se non citando il rap-porto dell’Ocse 2013, che ci colloca al 61esimo posto al mondo perlibertà d’informazione? Un dato scioccante, checché ne dica l’expremier Silvio Berlusconi, che nel 2010 dichiarava che in Italia dilibertà per giornali e giornalisti ce n’è anche troppa. Un’opinioneevidentemente non condivisa dagli osservatori internazionali né dairelatori presenti al liceo Della Valle.

Di «sconvolgente dato sulla libertà» ha parlato infatti, in apertura,Gregorio Corigliano, giornalista e presidente del circolo della stam-pa, che per l’occasione ha indossato i panni del moderatore. Con laconsueta eleganza, ma con altrettanta preoccupazione, Coriglianoha snocciolato inoltre le allarmanti cifre che riguardano i colleghidi tutto il mondo: «Nel 2011 - ha ricordato - sono stati 66 i giorna-listi uccisi in tutto il globo. Un numero elevatissimo, che nel 2012ha raggiunto addirittura quota 88, facendo segnare un aumento as-solutamente drammatico. Migliaia - ha proseguito - sono quelli ar-restati, minacciati e torturati».Una situazione che smacchia tristemente l’alone di splendore che,agli occhi dei tanti giovanissimi presenti, contorna l’universo delquarto potere. «Il dato sulla libertà di stampa - ha poi sottolineato ilgiornalista - per quanto degradante non stupisce poi così tanto; co-me si può pensare di parlare di libertà quando si ha la quasi assolu-ta mancanza di editori puri? Come si può ambire alla libertà quan-do l’intero settore si mantiene con bassissimi introiti?».Un’analisi breve ma concisa, che si snoda poi in una dichiarazioned’amore verso il suo mestiere; «James Reston, noto giornalista sta-tunitense, considerava che questo è il mestiere più bello del mondoperché destinato a ricercare, e a trovare, guai e problemi, perché èlì che si fonda la notizia. Una regola che fa sì che a furia di inseguirei conflitti altrui si dimenticano i propri, o almeno si è portati a ridi-mensionarli».In conclusione, prima di lasciare la parola ai protagonisti dell’in-contro, Corigliano si sofferma brevemente sull’articolo 21 della co-stituzione italiana, che prescrive il diritto di ognuno a manifestareliberamente il proprio pensiero: «Un diritto su cui si fonda la vitastessa della stampa - ha chiuso - che non può e non deve essere sog-getta a censure né ad autorizzazioni di sorta».

Dopo i saluti di Loredana Giannicola, dirigente del liceo LucreziaDella Valle, la parola è passata a Silvio Gambino, ordinario di Dirittopubblico e Comparato presso l’Università della Calabria. Un inter-vento complesso, quello del docente, che ha toccato molteplici am-biti della politica e delle istituzioni che reggono il Belpaese. Anzitutto,la difesa della scuola, da tutelare come organo fondamentale per laformazione del pensiero, e della Costituzione. In un momento in cuisi fa un gran parlare di una probabile commissione per le modifichedella carta costituzionale, Gambino ricorda che già nel 2005, me-diante referendum, gli italiani hanno bocciato i tentativi di riformacostituzionale tentati dall’allora Presidente del Consiglio Silvio

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X

Il punto di Paissan

L’evento haavuto luogoin occasionedellaGiornatamondialedella Libertàdi stampa,patrocinatadall’Unescodal 1993Opportunitàofferta ancheagli studentidi alcuneclassi delliceo socio--pedagogico“LucreziaDella Valle”di Cosenza

Inseguendola libertà di stampaInseguendola libertà di stampa

Incontro col vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti e con il docente Silvio Gambino organizzato dal Circolo

di Francesco Fotia

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Berlusconi, sottolineando le analogie che si potevano riscontrare traquei testi riformatori e quelli che regolamentavano la stampa in epo-ca fascista. E ancora, come un fiume in piena il docente si soffermasulla centralità della persona, «che ha il diritto ad autodeterminar-si», e sullo Stato, «che ha il dovere di sostenere l’individuo». Il pro-fessore prosegue concentrandosi sul diritto/dovere del cittadino, edei suoi rappresentanti, di proteggere i giornalisti, definiti “profes-sori della democrazia”, e la carta costituente, che può vantarsi di es-sere abitata da libertà di pensiero e indicazioni di solidarietà. Principisuscettibili però del tradimento da parte di chi dovrebbe vigilare sul-la loro attuazione: «Non si contano le volte - osserva il professore -in cui la Corte Costituzionale ha invitato il Parlamento a rivedereleggi che andavano contro i principi della solidarietà e del plurali-smo. Come nel caso delle indicazioni che andavano verso il biso-gno di un effettivo pluralismo radiotelevisivo; moniti che i parla-mentari hanno evidentemente preferito ignorare. Si badi, - conclu-de il docente - la battaglia per il pluralismo non riguarda solo il mon-do del giornalismo, ma è indispensabile al fine della limitazione deipoteri».

Di temi squisitamente giornalistici si è occupato anche l’ospite d’ec-cezione dell’incontro, Enrico Paissan. Il vicepresidente nazionaledell’Ordine dei giornalisti ha aperto il suo intervento focalizzando-si sulla questione degli editori, che tradizionalmente in Italia sonostati imprenditori che si occupavano anche, ma non esclusivamen-te, della carta stampata: la famiglia Agnelli, con LaStampa di Torino, Franco Caltagirone, potente co-struttore, con Il Mattino di Napoli, Il Messaggeroe Il Gazzettino di Venezia; «Molti tra questi gran-di uomini d’affari - ha raccontato Paissan - han-no poi indirizzato le loro attività verso altri set-tori, come quello finanziario. E’ lecito do-mandarsi quanto, in regime di editori impu-ri, la carta stampata abbia potuto essere indi-pendente dagli interessi paralleli che ri-guardavano i suoi stessi proprietari». Il problema dell’indipendenza dellastampa, analizza ancora il vicepresi-dente, ha finito col coinvolgere anchela qualità delle notizie. A propositodell’informazione televisiva, adesempio, Paissan ha parlato di«una marmellata indistingui-bile di prodotti [...] un fattogravissimo soprattutto per ilservizio pubblico. Ma anchesul versante della carta stam-pata - prosegue - la situazio-ne è peggiorata sempre di più:oltre il 50% delle notizie provie-ne infatti dalle agenzie di stampa, dagliuffici relazioni con il pubblico. Altre no-tizie, inoltre, sono “preconfenzionate”,copiate da altri giornali, e spesso dal con-tenuto non verificabile».

Il ritratto purtroppo drammatico dell’editoria ai tempi della rete edell’austerity prosegue con una nota sulla scarsa tutela che la leggedestina alla stampa: «Emblematico - osserva il vicepresidente - ilcaso “Gabanelli-Alemanno”, molto recente, in cui il sindaco di Romasi era detto disponibile a rilasciare un’intervista soltanto se avessepotuto visionare il servizio preventivamente; una prassi che non esi-ste in nessun paese democratico».Infine, Paissan illustra quella che vuole essere la sua proposta, equella dell’Ordine dei giornalisti, per garantire maggiore libertà agliaddetti ai lavori: far sì che il querelante sia condannato a pagare som-me più elevate da quelle da lui pretese dal giornalista e dall’editoredi turno in caso, al termine del processo, sia stata fatta cadere l’ac-cusa di diffamazione.

L’incontro si è chiuso con le numerose domande che gli studenti del“Lucrezia Della Valle” hanno voluto rivolgere agli ospiti; primaperò, ha preso la parola per un breve saluto Pantaleone Sergi, già di-rettore de Il Quotidiano della Calabria e corrispondente per LaRepubblica. Un breve intervento sulla mancanza di reale libertà del-l’informazione, troppo dipendente dai finanziamenti pubblici e da-gli spazi pubblicitari: «Qual è il modo migliore per difendersi dascarsa qualità e professionalità dei giornali? - domanda il giornali-sta e scrittore calabrese. La risposta? Smettere di acquistarli». Comeda manuale del giornalismo: semplice ed efficace.

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XI

Il punto di Paissan

Enrico Paissan

Nelle altre fotodall’alto:il tavolo dei relatori;Paissane Silvio Gambino;il pubblicodel liceo “Della Valle”;Gregorio Corigliano,Rosellina Arturi(vicepresidente del circolodella stampa)ed Enrico Paissan

della stampa di Cosenza “Maria Rosaria Sessa”

Occasione persoffermarsigrazie alla

autorevolezzadi Paissansu alcuni

dati cheraccontanoquanto sia

in realtàdifficilee a volte

degradanteessere

giornalista

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La Scuola di Formazione continua universitaria in sanità (Focus) edil Centro sanitario dell’Università della Calabria hanno organizza-to un corso di preparazione ai test di ammissione per le lauree ma-gistrali in Medicina-Chirurgia e Odontoiatria e Protesi dentaria, chesarà tenuto da docenti universitari e medici specialisti.Il corso si svolgerà presso il Centro sanitario dell’Università dellaCalabria (cubo 34B - terzo piano) e saranno ammessi un massimodi trenta partecipanti, i quali verranno forniti di materiale didatticoe soprattutto di un manuale di teoria e quiz con software di simula-zione.Il corso è organizzato sulla base di 88 ore complessive di lavoro di-stribuite in 21 incontri, dei quali 15 saranno di teoria (60 ore) e 6 dipratica (28 ore). Le 60 ore di teoria saranno svolte dal 16 maggio al9 giugno, nei giorni che vanno dal giovedì a domenica; mentre le28 ore di pratica avranno inizio il 15 luglio e termineranno il 20 lu-glio.Per iscriversi occorre compilare apposito modulo di pre - adesionepresente sul sito www.focusformazione.flazio.com e inviarlo al-l’indirizzo e - mail: [email protected], entro e non oltre il15 maggio 2001. Per informazioni telefonare al n. 328/6416050.

La candidatura di Patrizia Piro, ordinario di Costruzioni idraulichepresso il dipartimento di Ingegneria civile, a rettore dell’Universitàdella Calabria crea entusiasmo e freschezza di idee in ambito uni-versitario e cittadino. Dopo l’annuncio ufficiale dato nei giorni scor-si attraverso un comunicato stampa, la professoressa Piro entra nelmerito della candidatura attraverso una intervista rilasciata al pe-riodico universitario Fatti al cubo in distribuzione sul Ponte Buccie nelle edicole dell’Università.

Nell’intervista, il candidato a rettore, Patrizia Piro, sollecitata dallagiornalista Ielasi, per garantire sviluppo e crescita dell’Universitàparla della necessità di creare uno spirito di collaborazione nuovotra le diverse parti coinvolte: «C’è bisogno di lavorare insieme persuperare la fase di crisi economica del Paese e relativi riflessi sullostesso ateneo».«La crisi - dice ancora - può essere superata applicando il verbo “ba-stare” rispetto a quello che abbiamo; mentre l’altro verbo è “lavo-

rare”. Due verbi che devono viaggiare insieme per garantire lavoroe serenità. Ci sono tanti fondi che possono venire dalla comunità eu-ropea o altri finanziamenti ad hoc per la ricerca e la didattica, perattirarli dobbiamo però lavorare insieme attivando una catena dellasussidiarietà, anzi della sostenibilità».

Alla domanda, qual è la priorità in questo momento per l’Unical,Patrizia Piro risponde: «La priorità è ridare dignità a tutte le cate-gorie, com’era nello spirito dell’antico Statuto: oggi le università so-no in mano ai professori ordinari, anzi, a pochi professori ordinari,grazie anche ad una riforma imposta dall’alto che non abbiamo ge-stito sfruttando i margini di manovra che pure ci dava. Io non hol’impressione che ci sia un bel vivere, né fra gli studenti, né fra i do-centi, né fra i ricercatori, né fra il personale tecnico - amministrati-vo: allora la priorità è recuperare uno spirito di “servizio all’uomo”,affinchè ognuno si senta di nuovo gratificato e orgoglioso di lavo-rare o studiare all’Unical. E chi ha la responsabilità di governare,deve mediare e creare un clima rispettoso di tutte le categorie, per-ché la macchina dell’università ha bisogno di tutte le sue parti perfunzionare».

Si prospetta, quindi, una candidatura donna alla massima carica di-rigenziale politica dell’Ateneo di Arcavacata e la prof.ssa PatriziaPiro afferma:«A chi dice che la mia è una candidatura di genere ioaggiungo di genere “umano”, perché al servizio dell’intera Unical,di tutti i dipartimenti e le aree disciplinari, non solo del mio genereo del mio settore scientifico di provenienza. Troppo spesso in que-sti anni ho assistito a lotte interne per l’area più forte, l’area che dre-nava denaro, l’area che doveva esprimere il candidato a rettore.Questo va nella direzione opposta rispetto al mio sentire: io imma-gino non un’area più forte capace di attrarre fondi, ma l’universitàtutta, forte della sinergia fra le sue aree, che riesce a intercettare flus-si più importanti di cui tutte le aree possono beneficiare, penso aprogetti interdisciplinari in cui l’area umanistica venga finalmentevalorizzata. Il rettore deve essere il rettore di tutti, capace di far dia-logare le aree per il bene comune».

Franco Bartucci

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XII

Medicina in formazioneMedicina in formazione

La Scuola Focus e il Centro sanitario dell’Università della Calabria

hanno preparato un corso di preparazione ai test di ammissione

Dal 16 maggio al 19 giugno

Il corsosi svolgeràpressoil cubo 34BSarannoammessiun massimodi trentapartecipantifornitidi materialedidattico esoprattutto diun manualedi teoriae quiz consoftware disimulazione

Patrizia Pirocandidata al Rettorato

per l’Universitàdella Calabria

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È stato presentato il 7 maggio, presso la Bcc Mediocrati, sala DeCardona, il fumetto, omaggio dal titolo “Don Carlo De Cardona.Un Passato sempre vivo”. A parlarne, sotto il motto “Forti perchéuniti, liberi perché forti”, il già presidente dell’Azione cattolica dio-cesana, professore Luigi Intrieri, la giornalista Angela Altomare, cheha introdotto al fumetto come volontà dei Giovani club della Bcc,di cui lei è presidente, Sergio Gatti direttore generale di Federcasse,Nicola Paldino, presidente Bcc Mediocrati, l’arcivescovo metropo-lita di Cosenza-Bisignano, Salvatore Nunnari.

Don Carlo De Cardona è stato un personaggio poliedrico, giornali-sta, sindacalista, sacerdote soprattutto, cercò di attuare con animoinnovativo la Rerum Novarum, l’enciclica promossa da Leone XIII,che prospettava un nuovo ordine economico, che avesse ridotto ledisuguaglianze sociali, garantito l’accesso facilitato al credito. Unaproduzione questa del fumetto, che sarà presente in tutta Italia e an-che al salone del libro di Torino. Il professore intrieri ha rimarcatodi come anche la produzione di un fumetto, fatto da giovani, possaessere un chiaro esempio, che quando le cose si desiderano è pos-sibile ottenerle e che non ci si deve mai arrendere.Il fumetto, infatti, si apre proprio con un dialogo tra un giovane e ilnonno riguardo alle speranze dei laureati nel mondo del lavoro chepossono con tenacia realizzare i loro signori in Calabria o che al-meno devono provarci. La fiducia in se stessi è importante, dice ilprofessor Intrieri, che però va ricercata nella causa, nelle difficoltà,che il territorio aveva nel passato. Privo di infrastrutture, che pote-vano immetterla nel circuito nazionale, eredità, che ancora oggi ciportiamo dietro e che don De Cardona superò con l’apertura e il ri-schio, appreso nel confronto con le altre realtà.

Vincenzo Raimondi è l’autore del fumetto. Nei disegni, (sceneggia-tura di Giorgio Furioso e colori di Ilaria D’angelo e Raimondi) en-tra a contatto con il club Giovani soci Bcc, poiché chiede un presti-to per aprire una piccola casa editrice per il fumetto, da ciò la pro-posta di realizzarne uno per loro.

Come nasce il fumetto? «Mi sono dovuto documentare sulla storiapersonale di don Carlo e le vicende che hanno caratterizzato il suopercorso di crescita».Come si coniuga la sua passione per i supereroi americani con laChiesa? «Si coniuga nel senso che è una chiave di lettura diversa diun supereroe, tra virgolette. Credo che ci sia necessità di figure eroi-che, ma esse si vedono in tanti modi. Quelli che siamo abituati a ve-dere al cinema sono quelli più popolari del fare eroicamente, ma èin tutti i giorni che lo si può essere».

Dopo gli studi superiori, Raimondi svolge gli studi presso la “Scuoladel fumetto” a Milano, che l’ha immesso nel mondo del lavoro. Haavuto tra i docenti, Alberto Ponticelli, grande fumettista italiano cheha lavorato anche in America. Nelle relazioni della giornata anchela descrizione delle parti più importanti del fumetto, la pagina set-te, che descrive la preoccupazione del giovane per il suo futuro, enelle seguenti pagine il dialogo con l’adulto, il nonno, che infondecoraggio. Il giovane protagonista usa la parola “paura”, mentre leparole “coraggio” e “fiducia” provengono dal mondo degli adulti edall’esperienza del racconto su De Cardona. In questa storia. Emergeil mosaico di frutti preziosi e diversi delle iniziative di don Carlo, siparla del lavoro e della casa, degli ostacoli che queste iniziative han-no trovato lungo la strada, la massoneria e alcune forze politiche,come i Socialisti, espressione di durezza nel percorso di De Cardona.Andare contro corrente non solo è rischioso, ma anche a volte lesi-vo, perché la maldicenza è tra i più pericolosi ostacoli. Colpisce unavignetta in particolare, che sembra tratta dal Magnificat «Abbatterela tirannia dei potenti, che volevano governare anche sulla coscien-za dei deboli e degli oppressi, ridare la libertà agli schiavi della mo-derna società».

Riferendosi alla Calabria si deve comprendere cheessa con-dizionatutto ilsistemaitaliano efinchésarà de-bole, nonci potràessere be-nessereNazionalee allora leparole chia-vi per i gio-vani devonoessere, co-raggio, fidu-cia e testar-daggine, l’au-gurio che apiù voci è sta-to rivolto al Club giovani della Bcc.

sabato11 maggio 2013 XIII

di Lucia De Cicco

Dai supereroi all’eroismoquotidiano

Dai supereroi all’eroismoquotidiano

Bcc Mediocrati Cosenza

Personaggiopoliedrico

cercòdi attuare

con animoinnovativo

la Rerumnovarum,l’enciclica

promossa daLeone XIII che

prospettavaun nuovo

ordineeconomico

che riducessele disugua-

glianzesociali

e garantissel’accessofacilitatoal credito

L’autore del fumettoVincenzo Raimondi

Sopra, il tavolodei relatoriGatti, Paldino, Nunnari,Intrieri e Altomare

“Don Carlo De Cardona. Passato sempre vivo”

Page 14: Voce ai giovani

Nel salone dorato del quattrocentesco palazzo del luogotenente del-la Regina Giovanna, s’è svolta a Capri una manifestazione lettera-ria organizzata dal Rotary club nel corso della quale è stato presen-tato ad un pubblico numeroso e attento il recente romanzo delloscrittore cosentino Coriolano Martirano, edizione Pellegrini, dal ti-tolo “Il luogo delle anime”.Con le affascinanti regole del verosimile e nella più attenta armo-nia tra la rigidità della storia e la credibilità dell’arte creativa, il ro-manzo scandaglia uno degli avvenimenti più intriganti nel XIV se-colo: l’esilio di Dante. Dove è avvenuto. Là dove è iniziata la Divinacommedia.La condanna inflitta al poeta dal consiglio dei fiorentini diventa pri-ma una fuga da Napoli dove lo raggiunge il verdetto e poi un lun-go soggiorno in uno sperduto paesello dell’altipiano della Sila,Cerenzia, nella lontana Calabria Citra.Dante che è cavaliere templare su suggerimento del vescovo di Sienatrova rifugio nella Abbazia di Cerenzia che è l’ultima spiaggia deiCavalieri dell’Ordine del Tempio perseguitati dal Re di Francia.La presenza di Dante in Sila, a Cerenzia, cessa di essere una lonta-na ipotesi quando vengono a galla determinati particolari. L’ipotesidiventa certezza quando l’Autore del romanzo fa notare che la DivinaCommedia è ricca di oltre venti parole usate dal dialetto silano, chefa menzione di un Abate Gioacchino sconosciuto aldilà della Silacome conferma la letteratura ecclesiastica, che arricchisce alcune fi-gure, come quella di Giuda, con notizie conservate nella bibliotecadell’Abbazia, che il bosco di Cerenzia, persino attualmente sembrala fotografia della “selva oscura”, che il registro dell’abbazia regi-stra la presenza di Lui, il nomignolo di Dante lontano da Firenze. È un romanzo intrigante “Il luogo delle anime”, che lo scrittore co-sentino Coriolano Martirano ha redatto con stile ad alto livello let-terario e che è considerato dalla critica tra la produzione più inte-ressante della letteratura non solo calabrese.

sabato11 maggio 2013

XIV

Il luogodelle anime

L’organizzazione è del Rotary club, il libro presentato è di Coriolano Martirano

La letteratura cosentina a Capri

Con leaffascinantiregole delverosimilee nellapiù attentaarmonia trala rigiditàdella storia ela credibilitàdell’artecreativa,il romanzoscandagliauno degliavvenimentipiù intrigantinel XIVsecolo: l’esiliodi DanteDove èavvenutoLà doveè iniziatala Divinacommedia

Alla presenza del presidente della Repubblica George Abela e del-le massime autorità di Malta è stata inaugurata al palazzo magi-strale di La Valletta la mostra sui 400 anni dalla nascita di MattiaPreti. L’evento - si legge in una nota dell’ufficio stampa della giun-ta regionale calabrese - è stato promosso d’intesa tra la RegioneCalabria, il Comune di Taverna ed Heritage Malta. La mostra siintitola “Mattia Preti. Della fede e umanità” che, curata da GiuseppeValentino e Sandro Debono, ha avuto un’anteprima italiana alMuseo Civico di Taverna dal 24 febbraio al 21 aprile, con unostraordinario successo di pubblico. In rappresentanza del presi-dente Scopelliti, è intervenuto all’inaugurazione l’assessore re-gionale alla Cultura Mario Caligiuri, accompagnato dal sindacodi Taverna Eugenio Canino. Il presidente Abela ha detto «che lamostra è molto attesa perché non c’è chiesa a Malta in cui non cisia traccia di Mattia Preti, che è un artista di levatura mondialenella storia dell’arte. L’evento su Mattia Preti non poteva che toc-care Malta, dove il pittore ha trascorso una parte consistente del-la sua vita, è sepolto nella Co-Cattedrale di San Giovanni ed halasciato oltre quattrocento testimonianze delle sua irripetibile ope-ra», ha detto Caligiuri che ha ricordato come «dopo Williamsburg,Taverna e La Valletta, sono previste anche le mostre di VenariaReale e Palazzo Braschi a Roma, con il coordinamento scientifi-co di Vittorio Sgarbi». «In questo modo - secondo Caligiuri - le celebrazioni pretiane as-sumono davvero una valenza internazionale, rappresentando pro-babilmente il piu’ importante evento culturale mai promosso dal-la Regione Calabria». Caligiuri, che ha incontrato l’ambasciato-re italiano Giovanni De Vito, ha auspicato un rapporto di colla-borazione culturale con la Repubblica di Malta a livello scolasti-co, universitario e della ricerca, anche in vista del 2018, quandoLa Valletta diventerà capitale europea della cultura. Allo scopo haricordato le iniziative che la Regione Calabria sta svolgendo inun’ottica mediterranea: dal progetto “Pitagora mundus” con ol-tre 350 giovani egiziani che stanno studiando negli istituti tecni-ci della regione; all’iniziativa “Calabria Jones” che ha visto coin-volti l’estate scorsa circa 5000 ragazzi alla scoperta dei beni cul-turali, per fare diventare la regione uno dei poli internazionali del-la ricerca archeologica; a “Calabria innova”, la società costituitacon Area Science Park di Trieste per la creazione di una rete del-l’innovazione tra Europa, Africa ed Asia. «Tutto questo - ha con-cluso - per dimostrare come la Calabria possa svolgere un ruolosignificativo come polo formativo, culturale e della ricerca nelMediterraneo». Il sindaco Canino ha affermato che l’evento con-ferma la tradizionale collaborazione culturale tra il Comune diTaverna e Malta e rappresenta solo il punto di partenza per tantealtre iniziative con tutta la Calabria. Presenti all’inaugurazionedella mostra i componenti del comitato scientifico della RegioneCalabria per le celebrazioni su Mattia Preti Luigi Tassoni eGiuseppe Mantella. Mantella da oltre 15 anni è impegnato a Maltanel restauro delle opere di Mattia Preti nella Co-Cattedrale di SanGiovanni, riportandola al primitivo splendore.

Mattia Preti, buoncompleanno a Malta

A 400 anni dalla nascita

Page 15: Voce ai giovani

I Pressure side arrivano dalle porte di Cosenza: da quella Presilatranquilla, dove ancora sopravvive qualche spazio verde e dove, traqualche settimana, qualcuno andrà a cercare un pò di frescura da-gli afosi caldi delle città. E’ una band particolare, i Pressure side,perché vengono da tanta gavetta, perché scrivono le proprie canzo-ni in italiano - particolare non trascurabile in un panorama dove l’en-glish provano a cantarlo ormai tutti, perché fa tendenza, e poco im-porta se quasi sempre i testi risultano incomprensibili. Ma soprat-tutto, particolare è il genere che suonano: quel Reggae’n Roll fiori-to dalla partenogenesi dei Police e dei Clash, di Bob Marley e TheWailers, padri costituenti del marchio Pressure side. Dopo oltre undecennio di lavoro sottotraccia, diverse demo e una continua lottaper la sopravvivenza - croce e delizia dell’indipendenza - diceva-mo, è arrivato “Polvere”, disco d’esordio dalle belle speranze che,nei prossimi mesi, farà il giro dei borghi calabresi. Domenica, in-tanto, è arrivata la presentazione ufficiale, auto-finanziata natural-mente, a Spezzano Piccolo: Polvere, Muri, Karlita, Se io non con-to, Vuoto, Uomo Stanco, Non voglio liberarmi, sono alcune delletracce suonate dal vivo. Canzoni genuine, colme di disagio sociale- da sempre battito cardiaco dei più sentiti progetti underground, chei Pressure side trattano con schiettezza e una forte dose d’ironia.«Polvere - ci racconta Francesco Anselmo, studente di Scienze po-litiche e bassista della formazione - è quello che la società ci gettanegli occhi facendoci perdere di vista le cose che contano. Polvereè il materialismo che ci attanaglia, è la distanza che si è venuta acreare tra l’individuo e i valori essenziali di una società».Temi forti, che si propagano, in note, dal basso di Francesco, dallavoce e dalla chitarra di Emiliano Donato, dal sax di FrancescoPantusa, dai ritmi scanditi dalla batteria e dalle percussioni suona-te, rispettivamente, da Ercole Piro e Andrea De Vuono - gli altriPressure Side. Racconti messi in musica in un genere, il Reggae’nRoll appunto, ancora a caccia di proseliti nelle nostre province: «Lamaggior parte dei nostri lavori - ci spiega Francesco - seguono queiritmi e quelle sonorità. Ci sono alcune eccezioni, come ad esempio“Karlita”, un pezzo Ska che parla di mala politica, oppure “Vuoto”,che strizza l’occhio al reggae».Ma qual è stato il percorso che ha portato questi cinque giovani aregistrare Polvere, dopo due anni di lavoro sui pezzi e un mese tra-scorso in uno studio di registrazione nel cosentino? Emiliano Donato,fondatore della band e padre della maggior parte delle tracce, svela

che tutto è nato nel 2000, ai tempi dell’incontro fortuito con ErcolePiro: «Ci siamo conosciuti nel corso di un concerto, e abbiamo ca-pito subito che tra di noi c’era una forte affinità artistica. Da lì a po-co avrebbe preso corpo la nostra creatura: non c’era nessun sognoparticolare, nessun obiettivo preciso, ma tanta voglia di sperimen-tare questa meravigliosa cosa che è la musica. Suoniamo Reggae’nRoll da sempre, - prosegue Emiliano - tranne per qualche breve pe-riodo, durante il quale siamo stati più vicini al reggae».Un percorso stilisticamente lineare, quindi, ma arricchito di volta involta dall’incontro con altri musicisti: «Polvere è il frutto anche delrisultato del contributo artistico di tutti coloro che hanno suonatocon i Pressure side in questi anni, - sottolinea il frontman - infondola musica, l’arte, è proprio questo, un continuo dare e ricevere».Un dare e avere che però troppo spesso non da Lavoro agli artisti,costretti, come i Pressure side a investire, tra mille sacrifici, sul pro-prio futuro. «Da qualche parte, - osserva Emiliano - a un certo pun-to, a qualcuno è scivolata di mano la situazione: nei primi anni deldecennio scorso, quando abbiamo incominciato, nella nostra pic-cola realtà le istituzioni e le associazioni erano più disponibili e at-tente verso la musica e l’organizzazione degli eventi. Anche noi, ri-cordo, abbiamo contribuito a organizzare rassegne e feste, come di-versi Primo maggio. Adesso, vuoi per la pigrizia delle istituzioni,vuoi per le nuove leggi come il Patto di stabilità, si sta perdendo tut-to. E’anche per questo - chiude - che per noi musicisti è difficile fa-re progetti. Se le cose andranno per il verso giusto, mi piacerebbe,tra un paio di anni, registrare un nuovo disco. La situazione è com-plicata, ma il fatto stesso che noi esistiamo significa che la musicava oltre tutte le debolezze umane».

sabato11 maggio 2013

XV

Disco esordio

di Federica Montanelli

“Polvere”dalla provincia!“Polvere”dalla provincia!

Una bandche arrivadalla Presiladopo tantagavettaScrivonole canzoniin italiano,particolarenontrascurabile

Tra ritmo e ironia il battesimo dei Pressure side

La copertina di “Polvere”

Sotto, un momentodella presentazionedell’album

Page 16: Voce ai giovani

Professore, la ricerca contro il cancro è una sfida in continua evolu-zione e tra le tante battaglie possiamo collocare anche l’evento or-ganizzato a Cosenza. Di cosa si tratta e qual è lo spirito?L’evento è dedicato alla festa della mamma che è esattamente il 12maggio. In occasione di ciò si è voluto far coincidere quello che èun evento musicale, quindi strettamente da teatro, all’interno delquale si è voluto inserire questo messaggio di prevenzione e di at-tenzione per il tumore al seno. Secondo noi e secondo gli stessi or-ganizzatori del concerto, è importante ancora oggi che le donne sia-no sempre più portate a prestare attenzione a questo tipo di proble-ma. Bisogna, poi, dire che il divario tra Nord e Sud - lo dico da ca-labrese nato e vissuto in Calabria - è ancora molto forte, quindi èbene che questo tipo di sensibilizzazione, nelle nostre regioni, siaancora altrettanto forte. Un messaggio, dunque, di prevenzione diuna patologia oncologica, inserito nel contesto di un evento musi-cale dedicato alla donna.Entrando più nello specifico, quante donne sono colpite ogni anno,in Italia, dal cancro al seno e quante invece riescono ad uscirne?Questo è proprio il tema centrale: l’incidenza è più o meno stabilenei suoi numeri, nel senso che siamo intorno a 40mila nuovi casi didonne che si ammalano di tumore al seno. Il vantaggio, però, è cheper fortuna grazie ai programmi di screening la diagnosi è precocee quindi è anche più facile guarire. Di conseguenza sono molte ledonne che vengono fuori sane da questa malattia ma che, comun-que, continuano a fare i loro controlli e le loro verifiche in un con-testo, però, di serenità e di guarigione dalla malattia.

Avvocato, da sempre lei si spende per la tutela delle pari opportunitàe della meritocrazia, rappresentando la forza e la caparbietà delledonne calabresi che hanno investito sulla propria formazione con sa-crificio e dedizione.La meritocrazia rappresenta l’unica garanzia di miglioramento e cre-scita di una società. Solo quando la politica lo comprenderà a pie-no si potrà finalmente discorrere di un vero cambiamento.Servono le donne anche in politica. Per questo ho deciso di intra-prendere una nuova avventura: la candidatura per le elezioni politi-che nel Comune di Marano Marchesato. La lista civica “libertà èpartecipazione” di cui faccio parte, riconosce uno spazio maggio-ritario alle presenze femminili, segno di un ‘importante evoluzionenei rapporti non sempre semplici tra donne e politica. Per quantoconcerne proprio le politiche di pari opportunità, intese come stru-mento per valorizzare le differenze, ritengo che si potrebbe, ad esem-pio, riqualificare un immobile di proprietà comunale in disuso, edadibirlo all’accoglienza dei minori, creando una ludoteca che favo-rirebbe certamente la conciliazione dei tempi della maternità e coni percorsi professionali di ogni donna.

Cosa l’ha spinta alla candidatura? Il mio percorso professionale è stato caratterizzato sempre dall’ideache debba essere la meritocrazia ad avere la meglio rispetto a logi-che clientelari e favoritismi. La mia discesa in campo politico è unvoler continuare questo percorso; un modo per far capire alla gen-te che la scelta di impegnarsi in politica deve essere dettata esclusi-vamente dalla passione civile e dalla voglia di cambiare.

Quali sono i problemi più urgenti da affrontare in un territorio ca-labrese come quello di Marano Marchesato? Sono tanti... dalla viabilità, al problema del randagismo, dalla ge-

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XVI

Impegno per la vita e il sociale

PaolaPalermomembro

del comitato“Pari

opportunità”dell’Ordine

degli avvocatiracconta

il suoimpegno

socialee politico

Seno, sfida in evoluzioneSeno, sfida in evoluzioneIntervista al calabrese Vittorio Altomare, responsabile Uos di Senologia al policlinico universitario Ucbm di Roma

Festa della mamma

Concerto di beneficienza al teatro Rendano di Cosenzaper finanziare la ricrca sul tumore al seno

L’associazione Amici del Campus Bio-medico di Roma e l’associazione culturale Ideadi Cosenza in collaborazione con l’amministrazione comunale di Cosenza organizzanodomenica 12 maggio alle ore 18, in occasione della festa della mamma, un concerto alTeatro Rendano di Cosenza.Il ricavato degli incassi sarà devoluto all’Unità di Senologia del Campus Bio-medico perfinanziare la ricerca sul tumore al seno. Il concerto, oltre ad intrattenere il pubblico, è fi-nalizzato a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prevenzione e dello scree-ning femminile.Al concerto sarà presente Vittorio Altomare, cosentino, responsabile Uos di Senologiaal Policlinico universitario Campus Bio-medico. «Il divario tra Nord e Sud in termini diprevenzione - dice il professore originario di Rogliano - è ancora molto forte se si con-sidera che alle chiamate di screening al Nord risponde quasi il 65% mentre al Sud soloil 35%».«In Italia, ogni anno, - spiega il primario - si riscontrano 40mila nuovi casi di donne chesi ammalano di tumore al seno ma grazie ai programmi di screening la diagnosi è pre-coce e quindi è anche più facile guarire. Ecco perché è fondamentale l’attività di infor-mazione e prevenzione nelle donne in età a rischio».Al concerto, presentato da Pino Sassano, si esibirà il Conservatorio di musica F. Torrefrancadi Vibo Valentia diretto dai maestri Antonella Barbarossa, Sara Simari (arpista concerti-sta), Francesco De Leo e Patrizia Patelmo (scuole di canto), Concita Silvestri e OrnellaCauteruccio (pianoforte), Alessio Palermo e Mario Piluso (fisarmonica), Stefania Bilik(bandura).In chiusura dell’evento l’associazione di donne calabresi Padolea, guidata dall’agrono-mo Lina Pecora, offrirà un’aperitolio (bruschette con olio calabrese) a tutti i presenti, persottolineare le note proprietà benefiche dell’olio extra vergine d’oliva tipico della dietamediterranea. Il concerto della festa della mamma è un evento che qualifica e dà lustro a tutta la Calabria.Il professore Altomare è un cittadino di questa provincia, i concertisti sono calabresi e ipartner dell’evento producono e commercializzano prodotti della nostra terra.

I biglietti sono acquistabili nell’agenzia di viaggi Arintha:- Via Nicola Serra, 69; Cosenza - tel. 0984.482716 - 429826- Via Don Minzoni, 121/d; Rende - tel. 0984.465038

Si apre il sipario sulla prevenzione Se ci metti animae cuore hai già vinto

Se ci metti animae cuore hai già vinto

di Alessandro Cofone

Page 17: Voce ai giovani

Esistono delle cause importanti che possono indurre alla formazio-ne di questo tipo di cancro?Il tumore al seno è, forse, uno dei tumori su cui più si è studiato edi cui si conoscono maggiormente i fattori di rischio. Sicuramentein questo ambito chi la fa da padrona è il fattore genetico: dove c’èuna familiarità importante, una certa predisposizione nel caso deltumore al seno, ma anche per il tumore all’ovaio e in quello dell’u-tero, c’è di conseguenza un’incidenza molto elevata. Gli altri fatto-ri di rischio, poi, sono legati anche all’attività riproduttiva della don-na e questo sì che è importante ai tempi nostri. L’inizio del ciclo me-struale, la possibilità di avere più o meno gravidanze, l’allattamen-to, sono tanti fattori che per le donne di oggi sono cambiati, cau-sando un leggero ma importante aumen-to di incidenza in un’età più giovane.La prevenzione è fondamentale nel caso didiverse patologie: ciò vale anche per il tu-more al seno? E come?La prevenzione, soprattutto quella secon-daria, quella, cioè, di diagnosi precoce, èfondamentale da sempre perché l’inseri-mento al livello nazionale degli screeningmammografici ha dato una svolta a que-sta patologia. L’aver convinto le nostredonne a rispondere alla chiamata per sot-toporsi ad un esame periodico di mam-mografia ogni due anni, gratuitamente, haaiutato molto la diagnosi precoce e quin-di anche la possibilità di guarire. Per quan-to riguarda la prevenzione primaria, si stacambiando anche lì moltissimo in termi-ni, per esempio, di stile di vita e di alimentazione e di riduzione delfumo, di riduzione dell’alcolismo e di tutti quei fattori che hanno,

comunque, una ricaduta in termini di aumento dell’incidenza. Laprevenzione primaria del tumore al seno, comunque, viaggia insie-me alla prevenzione di tutti i tumori. In Italia, allo screening nazio-nale risponde solo la metà delle donne che vengono chiamate: que-sto è ancora troppo poco. Se poi confrontiamo Nord e Sud, al Nordrisponde quasi il 65%, al Sud circa il 35%.Quanto spende mediamente il sistema sanitario per affrontare pre-venzione e cura di questo male?Posso dire che abbiamo una percentuale ancora relativamente bas-sa per quanto riguarda la prevenzione, mentre invece il costo mag-giore della Sanità è nella cura. Si spende molto per curare il tumo-re al seno quando invece si potrebbe spostare la spesa un po’ di piùsulla prevenzione. Per dirla in termini clinici ed oncologici, a mepiù congeniali: se io faccio diagnosi molto precoce, la paziente puòessere curata con la sola terapia chirurgica. Con una diagnosi tardi-va, invece, la paziente, oltre alla terapia chirurgica, avrà bisogno del-la ormonoterapia che è costosa, della chemioterapia che è costosa,della radioterapia che è costosa. Dunque più tardi si fa diagnosi, piùè alto il costo in termini sociali ed economici.Quali sono le sue conclusioni: speranze e costatazioni?Oggi in Italia si sta lavorando molto bene in questo ambito, ancheperché ci stiamo muovendo, a livello nazionale, con un network chesi chiama SenoNetwork - mi permetto di citarlo, ne siamo compo-nenti un po’ tutti i clinici che ci occupiamo di questa malattia - chesta cercando di spingere le autorità competenti, quindi nazionali eregionali, a costituire le Unità Multidisciplinari di Senologia. Quandouna donna viene assistita da queste unità, dove si fa un alto volumedi trattamento e di cura della malattia, dove si dialoga tra gli spe-cialisti coinvolti e dove si collabora insieme per offrire alla pazien-te il miglior trattamento, è scientificamente provato che si guariscedi più e si guarisce prima. Se staremo nei tempi dettati anche dallaComunità europea, in Italia saremo primi in Europa.

stione dei rifiuti alla totale assenza di politiche a favore del cittadi-no sia in riferimento ai temi del sociale sia alle politiche del lavoro.Per non parlare di un problema di grande attualità come il dissestoidrogeologico che riguarda da vicino il territorio e rappresenta unpericolo per l’intera cittadinanza.

Una giovane donna che decide di scendere in cam-po politico: scelta di testa o di cuore?Sicuramente l’una e l’altra. La cosa più belladi questa esperienza è scoprire il territorioattraverso gli occhi e le esigenze di chi loabita. Il calore della gente e l’accoglienzache mi riserva sono veramente una sor-presa inaspettata. Il rinnovamento vieneaccolto con grande entusiasmo di questitempi. A concludere, l’autenticità dellemotivazioni viene percepita con grandefiducia dai miei concittadini. Questaper me è già una piccola vittoria.

L’impegno per le pari oppor-tunità e ora l’avventura poli-tica...Vivo la mia vita professio-nale e l’esperienza politicacome una missione.In entrambi i casi partosempre dall’idea che biso-gna partire dal piccolo percostruire un mondo più giu-sto. Nella vita ho imparatoche quando provi a realizza-re un tuo sogno, se ci mettianima e cuore, hai già vin-to. Spero che il mio impe-gno autentico venga ap-prezzato da tutti coloro iquali credono che la politica significhi provare a concretizzare pro-getti, a scardinare logiche clientelari, a mettersi a servizio del citta-dino e dei suoi bisogni.

sabato11 maggio 2013

XVII

Impegno per la vita e il sociale

La mammo-grafiaper quantoriguarda laprevenzioneha datouna svolta...

Hitchcock time...

di Alessandro Cofone

Mettete insieme un giornalista con la passione del cinema (e non una passione qualsia-si, ma di quelle divoranti, quasi fameliche), il Maestro del cinema e del brivido, qualeAlfred Hitchock e la lungimiranza di un editore: quello che ne viene fuori è sicuramen-te un capolavoro. Una di quelle felici intuizioni con cui il destino si diverte a far coinci-dere le cose. E si, perché in concomitanza con l’uscita nelle sale cinematografiche ita-liane del film su Hitchcock, ecco che nelle librerie si trova il volume di Riccardo Palmieri“Alfred Hitchcock. Il maestro del brivido”, per la col-lana Electi di Armando Curcio Editore. Il volume è unviaggio pieno di svolte, rivelazioni e dettagli sulla bio-grafia del mago del suspense: una ricostruzione dellesue quotidianità, delle sue manie, anche attraverso unaricca iconografia che traccia a toni marcati un uomo «in-disponente e in sovrappeso che si sposò vergine e ri-mase pi accecato da bellezze quali Joan Fontaine, IngridBergman, Grace Kelly e Kim Novak». L’uomo, dun-que, dietro il paravento del regista che ha terrorizzatomilioni di spettatori tenendoli con il fiato sospeso da-vanti a una finestra affacciata su un cortile, a bordo diun treno in corsa, nella doccia di un motel, riuscendodunque ad appagare sullo schermo i suoi desideri piùnascosti, e che non ha mai ricevuto un Oscar, seppur nelcorso della sua carriera gli siano state assegnate ben 6nomination. Verrebbe dunque da dire, Alfred Hitchok come non lo avete mai visto. Tra i numerosicontenuti del libro, anche un’intervista a Roberto Leoni, scrittore, sceneggiatore e regi-sta di cinema e tv che ha conosciuto personalmente il regista inglese e di lui dice: «Il mo-do in cui si presentava al pubblico era una specie di maschera, un travestimento che luiha coltivato, esibito, sfruttato, perfino mercificato. Ma non aveva nulla a che vedere conlui. Il vero Hitchcock era un’altra persona». L’autore, che sempre per Armando Curcio Editore ha scritto nel 2009 “Audrey Hepburn.Diva per caso”, non tradisce dunque la sua naturale vocazione all’approfondimento re-galandoci, ancora una volta, una finestra aperta su quei mondi e quei personaggi che ilcinema ci lascia solo intravedere, tra un colpo di scena e un’altro.

Il maestro del mistero mai come oranel volume di Riccardo Palmieri

PaolaPalermo

VittorioAltomare

Page 18: Voce ai giovani

«I beni comuni sono figura della cittadinanza, rivestono una note-volissima funzione civile, incarnano vitali valori di solidarietà cul-turale, economica, sociale. I “beni comuni” (tangibili) sono essen-ziali alla promozione del “bene comune” come valore», così scriveSalvatore Settis nel suo libro Azione popolare. Cittadini per il benecomune, èdito nel 2012. Il grande storico dell’arte, di fronte al di-sinteresse, all’abbandono al degrado o alla propensione alla priva-tizzazione, da parte delle istituzioni, dimentiche dei vincoli puntua-li della Costituzione, del prezioso patrimonio culturale e paesaggi-stico dell’Italia, esorta i cittadini all’indignazione, “antidoto all’in-differenza che uccide libertà e democrazia”: i cittadini, con la loro“azione”, divenendo protagonisti della salvaguardia dei beni del lo-ro territorio, attuano un ruolo sociale e, a un tempo, etico, e, in par-ticolare, compiono un investimento produttivo di grande rilevanza:quello sul futuro delle giovani generazioni.

Consapevoli di questa straordinaria lezione civile, alcune associa-zioni culturali e ambientali castrovillaresi (in particolare: Gruppoarcheologico del Pollino, Associazione italiana di cultura classica,Associazione amici della Terra, Lega ambiente), unitamente a sin-goli cittadini, hanno intrapreso, da qualche mese (informandone glienti locali: Comune, Comunità montana, Consorzio di bonifica, en-te Parco, e sollecitandone la collaborazione e il sostegno), dopo aver-ne a lungo discusso sin da l’anno scorso, una serie di interventi sulterritorio finalizzati al recupero di “beni comuni” condannati allaloro scomparsa e, persino, al dileguo dalla memoria individuale ecollettiva.Del resto, lo studioso sottolinea che «è tempo di cercare nelle asso-ciazioni di cittadini il meccanismo-base della democrazia, il serba-toio delle idee per un’idea di Italia declinata al futuro. “Politica” ènon un “mestiere” a sé, ma libero discorso da cittadino a cittadino. Gli alberi e le case che abbiamo visto nascendo, i paesaggi e le ve-dute, hanno storia e memoria assai più remota di ciascuno di noi,ma anche dei nostri padri e dei nostri nonni, e in buona parte sonoancora lì, e lo saranno non solo per i nostri figli ma per chi nasceràtra cinquanta o cento anni. Quello che facciamo oggi, quando sal-viamo i pesci di un fiume o vi scarichiamo rifiuti inquinanti, avràconseguenze che dureranno per secoli oltre la nostra morte. Che se-gneranno l’ambiente e la vita dei nostri simili nelle generazioni avenire».

Ebbene, la prima notevole iniziativa delle associazioni e dei cittadi-ni castrovillaresi è stata dedicata al recupero della sorgente del Tùvulu,secondo la dizione dialettale, ubicata a valle dell’abitato diCastrovillari, sul versante da cui degrada la contrada Ietticelle: lafonte è lambita dal Fiumicello, corso d’acqua che, col nome di fiu-me dell’Episcopio, è citato in una pergamena greca, proveniente daCastrovillari, dell’anno 1249.

La sorgente era ben nota nei secoli passati e celebrata per le qualitàorganolettiche e salutifere dell’acqua (utilizzata, ad es., per la curadella calcolosi). Infatti, il sacerdote don Domenico Casalinuovo, al-la fine del XVII secolo, parlava di «una fontana d’acqua fresca eleggiera, acqua veramente preziosa per essere salutifera non sola-mente all’houmini sani ma alli malati, e se mantiene dalla mattinaalla sera fresca, [...] nell’anno 1625 quest’acqua giovò all’eccel-lentissima signora D. Carlotta Savelli Prencipessa di Cariati cherisiede nella città di Napoli, et essendo desperata dai medici unasera li venne a memoria di detta acqua dove subito spedì un huo-

sabato11 maggio 2013

XVIII

Sinergia vincente

Castrovillari, azione popolare per il recupero e la tutela dei beni comuni

di Leonardo Di Vasto

Serbatoio di ideeper il futuro del PaeseSerbatoio di ideeper il futuro del Paese

Associazioniculturali

e ambientalicon singoli

cittadinihanno

intrapresoda qualche

meseuna serie di

interventisul

territorio...

Page 19: Voce ai giovani

mo apposta per Castrovillare a pigliare due cantinette di quest’ac-qua la quale bevuta da detta signora fra poco tempo fu guarita dal-la sua infermità e ne fece ancora particolare esperienza dell’acquain Napoli e la trovò migliore di tutte l’altre acque».

Venti giorni fa è stato ripristinato, con una “azione” volontaria, il sen-tiero che conduce alla sorgente e pulita dalle sterpaglie la parete,adorna di muschio e capelvenere, da cui sgorga. Giorgio Massacra,che ha partecipato a questa “azione”, ha voluto delineare, in unapagina suggestiva, le sensazioni avvertite attraverso il filtro di unapsiche presa dalla visione: «Scendendo dalla contrada Ietticelle, indirezione di Fiumicello, che corre proprio sotto il colle della Madonnadel Castello, sprofondiamo nelle pulsioni sotterranee del territorio.Muniti di roncole, pennati, picconi, falci e zappili penetriamo fa-cendoci largo a colpi di macete, violentando la nostra natura, incli-ne alla spontaneità della vegetazione che lussureggia in quei posti.Pioppi giganteschi, salici allungati verso la luce lontana, querce coni rami a disegnare intricati ricami sul cielo ingombro di oscure sen-sazioni, come da psiche contorta nel fondo. Le pulsioni moleste chetendiamo a rimuovere emergono nel sentore di fogna che ammor-ba l’aria di Fiumicello, inquinato dagli scarichi fognari che illecita-mente si versano in quel delizioso e serpeggiante corso d’acqua.Altre rimozioni moleste, per non dire funeste, si rivelano sotto spe-cie di vecchi pneumatici che emergono di qua e di là, violando osce-namente la fitta bellezza vegetale del fondo valle. In fondo c’è la

sorgente d’u Tùvulo».I risultati e la documentazione fotografica di tale “azione” sono an-cora esposti su una parete esterna della Galleria d’arte del pittoreSaverio Saverio Santandrea.

L’analisi dell’acqua della fonte, effettuata dal Laboratorio di analisiambientali Tecnocibus di Mangone (Cs), commissionata, pochi gior-ni dopo l’intervento di recupero, dal gruppo di volontari, ha dato ri-sultati ottimali, confermando quel che decantava la tradizione rac-colta dall’erudito del XVII secolo. Inoltre, nei pressi della sorgente si trovano, sepolti tra le piante, i ru-deri della chiesetta rurale, travolta dall’alluvione del 1944, che eradotata di ben sette affreschi (alcuni, distaccati nel 1987 da una so-cietà di Roma, restaurati, si possono ammirare nella chiesa di SanGiuliano) che il Casalinuovo così succintamente descrive: «In que-sto luoco detto Fiumicello vi è una chiesa titulata Santa Maria delTufo volgarmente del Tuvulo, quale chiesa è antica e la detta im-magine molto miracolosa per avere fatto infiniti miraculi e ci è granconcorso non solo dai cittadini ma ancora dai Forestieri. La sua fe-sta è all’otto del mese di settembre e sta sottoposta al Rev. Clero disan Giuliano».

In documenti anteriori si trovano riferimenti a tale culto e, unita-mente, al toponimo: in un testamento dell’anno 1326 si allude a un“oliveto nella contrada S. Maria del Tubolo, [...] un orticello in con-trada Tubolo” (vd. Giuseppe Russo, Il cartulario di Carlo MariaL’Occaso); in altri due documenti degli anni 1464 e 1476 si parla,rispettivamente, della contrada “S. Maria del Tufolo” e della chie-sa “Sancte Marie de Tufulo in tenimento iam dicte terre Castrovillariloco ubi dicitur Flumicello”.La sorgente, che doveva essere attiva prima dell’edificazione dellachiesetta rurale, ha dato il nome sia alla contrada che al luogo diculto. Del resto, le sorgenti, e in genere i corsi d’acqua, calamitava-no, sin dall’antichità, la frequentazione del territorio da parte del-l’uomo, promuovendone la sedentarizzazione e i processi cultura-li.Tùbulo è denominazione pertinente a una sorgente: indica lo scor-rere dell’acqua, che, nel nostro caso, fluisce attraverso tubi di terra-cotta ivi sistemati (e ancora esistenti) allorché si decise di dare as-setto alla parete che delimitava la terrazza; l’origine è dal latino tu-bulum, che significa “tubo”. La voce tùbulo, che compare nella lin-gua italiana intorno al 1500, è registrata dai dizionari:Deli, tùbulo, tubo piccolo e sottile, piccolo canale;Gdli, tùbulo, tubo piccolo e sottile, tubicino;Dei, tùbulo, piccolo tubo o canaletto: questo dizionario registra, inol-tre, la voce dialettale tùfulo proprio come è riportata nei nostri duedocumenti del 1464 e 1476 e che è una forma, a ragione si osserva,oschizzata, *tufulus, della voce latina tubulus, usata da Varrone.

Il nome Tùbulo corrisponde a quello della sorgente Catùsi, nel Parcodel Pollino, in territorio di S. Severino Lucano: tale denominazio-ne, però, ha origine dall’arabo qadus, tubo. Altre due sorgenti colnome di Tùvulu si trovano nel territorio di Comuni vicini: una inquello di Mormanno e l’altra in quello di Laino. In Calabria, poi,l’idronimo è diffuso in altre province.

Tornando alla nostra zona, l’appellativo dell’agionimo S. Maria delTufo ha avuto origine, con ogni probabilità, da Tùfolo (Tufo è la for-ma apocopata), anche per la presenza in quella zona di pareti tufa-cee. Il toponimo Tùbulo trova un’antica attestazione nel territoriodella vicina Cerchiara: esso è documentato in un testamento del-l’anno 1192 (vd. Trinchera Syllabus) ove si parla di un possidenteche ha proprietà presso il “Tubulo di pietra”. Fuori della nostra re-gione, nella provincia di Lecce si trova una contrada denominata LaTùbbule. Il recupero della sorgente ha suscitato interesse nei cittadini castro-villaresi, che hanno rispolverato i loro ricordi relativi ad escursionicompiute sino agli Anni settanta del secolo scorso. Se questa “azione popolare” sarà utile a svegliare la coscienza deicittadini in modo che diventino protagonisti, coinvolgendo le isti-tuzioni, nella salvaguardia dei beni comuni, i promotori avrannoraggiunto il loro obiettivo di aver dato un contributo fattivo e signi-ficativo, con riflessi anche nella crescita democratica, alla comunitàin cui vivono.

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XIX

Sinergia vincente

...finalizzatial recuperodi ciò che ècondannatoallascomparsae, persino,al dileguodallamemoriaindividualee collettiva

La chiesetta di Santa Maria del Tufo, o TùvuloQui a lato, nel dettaglio, l’immagine dichiarata miracolosa della Madonna col bambinoSotto, una panoramica di Castrovillari

Page 20: Voce ai giovani

Un fischio di treno lo ha svegliato. Il padre era già al lavoro da di-verse ore. Era solito che la mattina non mantenesse sonno, ancheperché, sapendo di dover lavorare senza perdite di tempo per tuttala giornata, s’era abituato ad utilizzare, per riposo e sonno, il menoore possibili. Non era nato per dormire, ne per contare le ore delgiorno e quelle della notte. Per lui la notte cominciava con le tene-bre ed il giorno con il nascere dell’alba. L’orologio non gli serviva.Servivano il cammino lento delle tenebre e il corso del sole nel cie-lo o la densità delle nuvole viaggianti sopra la sua testa. Si regola-va per vie naturali, mai scientifiche, per identificare lo scorrere deltempo sapendo che, forse solo tra mattina e pomeriggio poteva fa-re un minimo di distinguo, non certo tra le ore che erano sostan-zialmente tutte eguali nel corso della sua giornata e della sua vita.Il giorno aveva un inizio ed una fine. Fin quando si vedeva era gior-no, quando non si vedeva più era notte. Vicia, invece, da figlio conqualche affaccio di più nella vita moderna e qualche influenza ditroppo tra compagni di diversa generazione, non usava ancora l’o-rologio, ma aveva dimestichezza con tante diverse ore del giorno ela mattina cominciava con il suo risveglio; non certamente con il le-varsi del sole, mentre il giorno finiva non con il tramonto che po-neva fine del pomeriggio e faceva cominciare la sera per poi di-ventare notte fonda.

Ora è tutto diverso. Ognuno ha l’orologio al polso e conta tutte le ore,identifica il cammino del giorno e della notte, badando a tutte le oreed alla loro evoluzione sia come densità di giornata che come evol-versi di più o meno fitta notte. Cata vive serena e tranquilla i suoigiorni di spensierata contadina senza sognare e senza disperarsi diniente e senza nemmeno pensare che ci fossero diversi stati d’ani-mo. Tutto quanto avveniva nel corso dei suoi giorni, era normale,non conosceva alti e bassi, non immaginava che si potesse stare di-versamente. Tutto era giusto, tutto era ovvio, tutto era un corso nor-male della propria vita.A loro vicini viveva la famiglia di Maria, altra aggregazione di cam-pagnoli, in quella marina attraversata dai fischi di treno e dal rumoredelle auto che strisciavano sull’asfalto della nazionale che portavaverso Reggio da una parte ed verso Catanzaro dall’altra. Tutta quel-la immensa pianura era un alternarsi di case rurali dentro cui ansi-mavano persone prese dalla fatica immane in una terra che dava tut-to, ma a furia di sacrifici fatti con zappa e falce, scure e piccone, ara-tro e carri sempre carichi, tirati da buoi carichi, e poi pollame, asi-ni, capre e pecore.

La campagna era tutta attraversata da viottoli e stradette interpode-rali, piene di vita. I cacciatori se la godevano, con fucili a tracolla,sempre gioiosi e allegri in un mondo dove i volatili apparivano adogni dove. Maria aveva un pensiero fisso che la turbava. Era tor-mentata dalla lontananza dalla chiesa e dalla difficoltà di andarci asentir messa. Per lei la vita era campagna, famiglia e religione. Nonche questo la infastidiva. Si trattava, infatti, si una vita della qualeaveva sempre sentito parlare. I suoi avi non immaginavano vita dialtro tenore. Per tante generazioni l’aspirazione maggiore era ave-re una famiglia, un pezzo di terra piuttosto grande da coltivare, lareligione che estrinsecavano curando i rapporti con il Prete e la chie-sa, sia nelle festività, sia ogni qualvolta riuscivano a ricavare tem-po per recarsi a farsi la comunione, a sentirsi la Messa. A seguire leprediche della Santa Pasqua, nella notte di Natale, alla festa del SantoPatrono del paese ed in altre occasioni che nel corso dell’anno riu-scivano a inventarsi per onorare Dio ed i Santi a cui erano devoti dagenerazioni intere la cui esistenza di perdeva nel ricordo e nella not-te dei tempi andati.

Segreto, sicuramente davvero segreto, era l’amore che ogni ragazzaviveva. Lei, Maria, invece, era tanto convinta di avere trovato il suoamore per sempre, che non badava molto a che gli altri non si ac-corgessero. Le aveva mandato richiesta di fidanzamento Mimmo,un provetto lavoratore che stava di abitazione vicino alla sua terra,ma lei non aveva voluto badare. Si sentiva bella ed aspettava sem-pre in attesa che un partito migliore si fosse presentato. Mimmo era

bravo, non mancava di tante doti importanti e aveva pure un me-stiere che gli avrebbe garantito di tenere a posto una bella famiglia.Ma Maria teneva conto che aveva ancora una lunga vita di giovi-netta davanti e poteva aspettare. Il padre le consigliava di non per-dere l’occasione per sistemarsi, ma nello stesso tempo voleva chela figlia potesse ancora aspirare ad un matrimonio di maggiore con-sistenza. E diceva che non basta essere un gravo giovano e bene-stante, magari anche bello, per mettere su famiglia e meritare la suafigliola. Sapeva che la vita è piena di incognite e riserva tante sor-prese. A volte negative, ma tante volte assai positive. E diceva chefino a quando una ragazza è troppo giovane, non serviva affrettarsiper prendere marito. Tante possibilità si sarebbero potute verificarenel futuro per cui valeva la pena rischiare.Di Mimmo aveva una buona idea. Era figlio di un suo compagnodi lavoro, aveva le doti simili al padre, non si allontanava dalle abi-tudini di famiglia, non aveva grilli per la testa, come si dice. E so-pratutto era un bravo lavoratore; uno di quelli che sapeva bene usa-re zappa e piccone. Perché oggi bisognava stare attenti. Molti sonoscansafatiche. Quando vedono una bella ragazza e si predispongo-no a farsi fidanzati con lei, diventano di belle parole, di bella pre-senza e promettono marti e monti. Poi, nella sostanza, ci si accorgeche si trattava di ragazzi che nascondevano i propri grandi difettisolo al fine di farsi ben volere e venire accolti nella famiglia dellaragazza che pretendevano di prendere in futura sposa.

Anche durante il fidanzamento, tante volte, non ci si accorge della ve-ra indole del fidanzato. Sembra tutto rose e fiori e poi, ai primi me-si del matrimonio, vengono fuori le brutture. Ma Mimmo non sem-brava un partito da inganno. E Maria aveva sempre una parola distima per Mimmo, tanto che non pensava di interrompere subito ilrapporto ed era disponibile ad una bella amicizia, sicuramente su-periore a quella normale, ma evitando promesse e soprattutto evi-tando di illudere.

Più in là, negli anni, altre proposte ebbe Maria con altri valenti gio-vani. Ma a tutti metteva un difetto. Uno era troppo basso, uno ab-bastanza geloso, l’altro non aveva una madre raccomandabile e sa-rebbe stata una suocera poco raccomandabile. Non bastava saperedell’indole e della condizione personale del giovane. Si andava chia-

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Il racconto

di Giuseppe Aprile

Amore di campagnaAmore di campagnaPer lui la notte cominciava con le tenebre ed il giorno con il nascere dell’alba

Ora è tuttodiversoOgnunoha l’orologioal polsoe contatutte le ore

Page 21: Voce ai giovani

ramente a capire tutta la generazione cui apparteneva e tutto il pa-rentado. Un matrimonio richiedeva conoscenza totale dei parenti edegli amici frequentati. Si narra di belle ragazze che non si sono spo-sate perchè i genitori le hanno influenzate negativamente. Un padresi tenne quattro figlie in casa perché quelli che avevano mandato ri-chiesta, non rispondevano ai suoi desideri. Sembrava che fosse luia doversi sposare e convivere successivamente. In questi nostri pae-si i genitori hanno sempre esercitato una grande influenza sul de-stino dei figli. Moto consistente fino al punto da condizionare il fu-turo dei figli e delle figlie. E le figlie molto facilmente e quasi abi-tudinariamente venivano seguite dai genitori; da entrambi: madre epadre e talvolta anche dai fratelli che ci tenevano per la via dellesorelle e si sentivano utili per la decisione di un futuro matrimonio.

La libertà delle ragazze era molto rara. Soprattutto nelle campagnedove si conoscevano tutti con particolarità. Ogni famiglia conosce-va l’altra e si parlava di tutti con dovizia di particolari.

Maria aveva tentato di lavorare presso un locale pubblico molto fre-quentato da ragazzi. Doveva anche vincere una solitudine che si eraimpadronita di lei, come diceva. E per molto tempo non pensò piùalla vita di campagna ed ai consigli dei genitori che trovava ecces-sivamente di stampo antico; per niente aperto alle novità che inve-ce nel mondo andavano maturando. Ma quella vita non le facevavincere la solitudine. Si sentiva sempre poi sola fino al punto chenon le durò molto. Pensò: «Mio padre è una realtà, quello che mipuò capitare con la mia mente, potrebbe un giorno farmelo rim-piangere». E dopo alcuni mesi di vita presso un locale pubblico, die-tro un bancone di gelati e caffè, maturò l’idea di tornare dai genito-ri, nella immensa campagna dove viveva al contatto con la natura epoteva far fruttare meglio la sua fatica tra i solchi. Un giorno ha in-contrato due sue conoscenze di città e con esse ebbe popi modo diparlare, passeggiare, dire dell’uno e dell’altro ed anche di cosa an-dava di moda come pensiero sulla famiglia. Trova molte strambe-rie, casi di persone che avevano cominciato con un buon andamen-to per poi finire in divorzio, di guerre, in cause per la separazionecon in mezzo i figli che nell’intento avevano creato. E questioni re-lativamente alla spartizione dei beni che intanto avevano reso di co-mune appartenenza. Perché quasi tutte nell’entusiasmo dei fidan-

za,mento e dei primi mesi di affettuosità che scambiavano per amo-re, non badavano certo a futuri scenari dove gli averi avrebbero po-tuto costituire ragione di nuove divisioni. «Il mondo è piano di di-vorziati» diceva Maria oramai abbastanza matura e con conoscen-ze interessanti. «È meglio non sposarsi che dover rischiare che tut-to finisca. Ogni fine è una tragedia, ogni volta che non si va d’ac-cordo tra ragazzi e ragazze che hanno contratto il matrimonio ed al-la fine si ritrovano con guerre in famiglia, bisticci dove non man-cano botte e schiaffi, figli in grave pena perché devono assistere dainnocenti, alle guerre tra i genitori più volte incapaci di nasconderee di sperare nella soluzione positiva dei rapporti» finiva Maria ester-refatta e sdegnata. Poveri figli!

Antonella, invece, cedette subito alle profferte del ragazzo che l’a-veva avvicinata perché gli era piaciuta a prima vista. Non ci pensòtante volte. La sua vita di campagnola l’aveva portata ad aspirare inun matrimonio, comunque, pur di avere una vita di autonomia e sen-za sudditanze. Nicola, così si chiamava il giovane che la voleva insposa, stette un pò per farsi avanti e dichiararsi. «Io non aspettavoaltro - disse Antonella, appena mi fece la dichiarazione ho fatto ca-pire che avrei deciso per il sì, senza badare al parere dei miei geni-tori». E precisava: «Sono io che mi dovevo sposare, non certo i mieigenitori. Loro avevano fatto i fatti propri e ritengo giusto che io mifacessi i miei». In pochi giorni si fecero fidanzati ufficialmente, av-vertirono i rispettivi genitori, fecero la festa del fidanzamento invi-tando tanti amici. C’è un tipo di amore che si possa chiamare di cam-pagna? Ed in che cosa consiste? Quali caratteristiche ha? Penso disì. Anzi, è sicuramente sì. Dove abitava Antonella era chiamataS.Anna. Una zona del paese nelle cui vicinanze c’era pure una an-tica chiesetta dove ogni anno facevano una festicciola e tutti anda-vano in processione: Non si trattava solo di una festicciola di chie-sa. C’era anche una sorta di fiera e si facevano anche i fuochi arti-ficiali. La gente del paese andava in pellegrinaggio e si procedevacantando canzoni religiose dedicate alla santa che si venerava.Antonella non frequentava la chiesetta se non una volta all’anno,quando era l’ora della festa. Non c’era un sacerdote negli altri gior-ni dell’anno, non si diceva messa, non suonavano le campane. Pertutto il resto dell’anni restava inutilizzata. Era una chiesetta costrui-ta e curata da una famiglia facoltosa del luogo. E’ lì che Antonellasognava di potersi sposare. Per sempre viveva con il pensiero fissodel matrimonio da celebrarsi a S.Anna, in quella chiesetta solitariae carina. Era ad una sola navata. Aveva solo la statua di S,Anna, inlegno, fatta da uno scultore dei tempi passati. Aveva innumerevolianni di vita, Si riteneva di antiche e meravigliose tradizioni popola-ri. Antonella a volte ci andava da sola, pur non avendo altro da farese non per vederla, sostare sul piazzale della sua porta di entrata, go-dersela e pensando a S. Anna che le avrebbe dato aiuto per trovarsiun bel giovane disposto a farla sua compagna per tutta la vita. E pre-gava S. Anna. Ogni volta che ci andava pregava per circa un’ora,Non ritornava a casa se non dopo avere pregato intensamente e di-cendo preghiere con tutto il suo cuore. Qualche volta anche d0in-verno ci andava; bastava che non piovesse a dirotto. Un pò di catti-vo tempo non le faceva impressione. Diceva, anzi, che la santa avreb-be gradito di più quando andava d’inverno. Il sacrificio era mag-giormente gradito da S. Anna. Tutto il paese ricorda la festa che inquesta zona si faceva e tutti andavano festosi, contenti di partecipa-re ad un rito che si portava avanti da anni innumerevoli.

Anche Teresina di massaro Mico aveva avuto il suo da fare per con-ciliare la vita di campagna con il suo desiderio di potersi, un gior-no, sposare. In tutte le campagne rurali si viveva tra vicini, tutti zap-patori ed ortolani, potatori, curatori di vacche e buoi, pecorai, con-tadini che conciliavano la cura dell’orto dove producevano tuttoquanto serviva mangiare senza spendere soldi con una sorta di spe-ciale vita sociale che consisteva nel rapportarsi con i vicini, scam-biarsi visite serali, conversare di giorno soprattutto con limitanti delproprio orto. Si conoscevano tutti e si volevano bene. Ogni tanto ca-pitava di imbattersi con persone dotate di un carattere assai brutto,ma si faceva finta di niente, Non c’erano inimicizia quasi mai. Siconviveva anche in presenza di brutti caratteri e di gente tirchia.L’essere tirchi era una contraddizione con l’essere contadini. I con-tadini generalmente erano gente espansiva, disponibile a dare, nonsi faceva conto di niente. L’amicizia per questa gente era il solo sco-po della vita sociale. E facevano di tutto per intrecciare relazioni diamicizia. Mastro Milio diceva sempre: «Se non siamo amici tra dinoi, che viviamo a fare? Come passiamo i nostri giorni? Noi ab-biamo bisogno l’uno dell’altro. Ci dobbiamo aiutare sempre e l’aiu-to tra di noi è indispensabile. Nella campagna si vive delle belle ami-cizie tra vicini e conoscenti».

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Il racconto

La libertàdelle ragazzeera moltorara,soprattuttonellecampagne

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Herica Bonetti è una giovanissima scout di Mendicino 1. Studentessauniversitaria, collabora con il Moci di Cosenza. Ci incuriosisce lasua presenza presso contrada Pasquali di Mendicino in una campa-gna pro Acqua Pubblica bene comune Calabria, una raccolta firmedi promozione di una legge di iniziativa popolare per la tutela, ge-stione pubblica del ciclo integrato dell’acqua, proposta di legge re-gionale. Il coordinamento per l’acqua bene comune al 4 gennaioscorso ha depositato una proposta di legge regionale.Con la raccolta firme, in quest’ultimo periodo è importante, ci dice,Herica, dare maggiore visibilità all’iniziativa e arrivare alle perso-ne che difficilmente sono arrivabili.

Come si svolge l’acquisizione delle firme? «I comuni stessi possonoaderire alla proposta di legge, cosa importante attraverso deliberadel Consiglio. Così è stato per Mendicino. Il 26 marzo è nato que-sto coordinamento per l’acqua “bene comune”. Iniziativa, dunque,che nasce dal basso, non ama le strumentalizzazioni, ma è impor-tante, tuttavia, l’appoggio dei partiti e dei movimenti. L’obiettivo èquello di fare comprendere che l’acqua, che è un bene comune, nonpuò essere una fonte di guadagno per nessuno. Rendere ciò priva-to, credo non possa funzionare. In molti comuni l’azienda privatanon ha garantito il servizio a pieno. La società privata si occupa dicaptare l’acqua, e il comune non accede a tutte le sue potenzialità.Il servizio al momento è gestito da una società mista, che può por-tare alla gestione regionale dell’acqua pubblica sottraendola ai co-muni e di conseguenza al controllo di più persone».

Herica svolge servizio nella parrocchia di Mendicino, nella comunitàdei capi scout. Per uno scout cosa rappresenta l’ambiente e la sua tu-tela? «Credo che l’ambiente sia importante per tutti, essere am-bientalisti significa avere un rapporto con la natura, ma anche perun Cristiano deve essere così. Per natura s’intende ogni forma di es-sere vivente. Sviluppando empatia per ogni cosa, figli di un unico

sistema. Se s’incomincia a considerare le piante inferiori alla formadi vita umana, già andremo ad intaccare l’equilibrio. L’inquinamentonasce proprio da questo sentire il resto della natura come un qual-cosa d’inferiore a noi uomini, non ponendo quella giusta attenzio-ne a ciò che lo circonda. L’ambiente ci accoglie e ci ospita. Ogniqual volta lo inquiniamo lo facciamo verso noi stessi, perché ne fac-ciamo parte. Come scout il rapporto è fondamentale, fin da lupettoche è invitato ad avere un rapporto con la natura che sia totale».

Le abbiamo chiesto che cosa possiamo fare, piccoli accorgimentiper tutelare l’ambiente. Uno di questi potrebbe essere limitare o nonusare per nulla i piatti di plastica. Lei personalmente ha preso l’abi-tudine di portarsi dietro una borraccia di alluminio, per sopperire al-l’uso della bottiglietta di plastica, che se anche usata più volte ine-vitabilmente finiranno nei rifiuti. La bottiglia di alluminio è utile,poiché, lavabile e non aumenta il consumo di acque imbottigliate edell’inevitabile plastica che la racchiude. C’è l’acqua pubblica po-tabile, che sgorga dalle fontane in città, ma un poco ovunque, ci di-ce, si riempie e il gioco è fatto nel rispetto della natura.«Cerco di avere, ci dice Herica, degli atteggiamenti conformi allanatura, per ciò che posso. In casa uso e consiglio l’uso dei detersivibiodegradabili, per la lavatrice, la lavastoviglie. Nei limiti ovvia-mente, ci sono anche delle cose che magari non conosciamo, ma cuidobbiamo prestare attenzione. In alcuni casi per lavare è sufficien-te acqua e aceto, al posto dei detersivi, che sono inquinanti e chepossono finire nel terreno e nelle acque».

La sua figura della santità della Chiesa di riferimento è San FrancescoD’Assisi, partendo dall’idea di una vicinanza al mondo dello scou-tismo, essendo protettore dei lupetti. Primo esempio dell’amore ver-so il Creato. «Un personaggio, attuale che ho avuto il piacere di co-noscere è Padre Alex Zanotelli, vicino alla tema acqua e ambiente.La cosa che mi ha colpito nel suo discorso è che la lotta per i gran-di temi del Creato va vissuta da Cristiani, non come solo ambienta-listi. Un legame con la natura che fa parte di noi e di ciò che Dio hacreato, legame che nasce dal fatto che ogni cosa è una creatura vo-luta da Lui».

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Pillole di fede

di Lucia De Cicco

Dalla parte del CreatoDalla parte del CreatoL’acqua come bene pubblico nell’impegno di Herica Bonetti

«Essereambientalistisignificaavereun rapportocon lanatura, maanche per uncristiano deveessere cosìPer naturas’intendeogni formadi essereviventesviluppandoempatiaper ogni cosacome figlidi un unicosistema»

Herica Bonetticon un suo collega

di raccolta firme

Page 23: Voce ai giovani

Nel palazzo arcivescovile, è stata firmata una convenzione tral’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano e il Comune di Cosenza per so-stenere l’accesso al credito per giovani, tra i 18 e i 35 anni, residen-ti nel territorio del Comune di Cosenza e particolarmente per l’av-vio di attività artigianali o agricole in zone disagiate della città ca-poluogo.L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Mario Occhiuto,ha messo a disposizione dell’Arcidiocesi cosentina e particolarmentedel progetto “Il Seminatore”, portato avanti dall’ufficio di pastora-le del lavoro, cinquanta mila euro; con il moltiplicatore previsto dal-la convenzione con la Banca di credito cooperativo Mediocrati ta-le somma permetterà l’avvio di una ventina di nuovi progetti.L’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Salvatore Nunnari,ha ringraziato l’amministrazione comunale di Cosenza che ha vo-luto aderire ad un programma di solidarietà e di sviluppo avviato daquasi tre anni dalla Chiesa cosentina e che registra 29 attività rego-larmente attive e funzionanti, altre 4 in via di definizione e altre 6in fase di studio presso l’ufficio di pastorale del lavoro. Si prevedeper ottobre 2013 di arrivare al numero complessivo di 40 attività av-viate in soli tre anni.Il ‘microcredito’, che ha consentito la costituzione di imprese gio-vanili nel territorio della diocesi, è una forma non tradizionale dierogazione di credito a persone che, volendo costituire o incremen-tare attività imprenditoriale, non hanno possibilità di accesso allebanche. Spetterà unicamente alla diocesi, secondo il regolamentoaccettato dall’amministrazione comunale, il compito di seguire lapratica tenendo conto delle condizioni di territorialità richieste edevidenziate nella convenzione firmata e quella della convenzionestipulata con la Banca di Credito Cooperativo MedioCrati per la na-scita del progetto “Il Seminatore”.

don Enzo Gabrielidirettore Ufficio diocesano Comunicazioni sociali

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XXIII

Chiesa e Comune di Cosenzaper i giovaniChiesa e Comune di Cosenzaper i giovani “Il seminatore” semina progetti di micro-credito

per i ragazzi tra i 18 e i 35 anni

Sportelli aperti alla fede

Spetteràunicamentealla diocesiil compitodi seguirela praticatenendoconto dellecondizioni diterritorialitàrichieste edevidenziatenellaconvenzionefirmatacon la Bancadi CreditocooperativoMedio Crati

La Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologi-ci della Calabria, in attuazione del progetto Arcus spa - program-ma di interventi relativi alla tutela, ai Beni e alle Attività culturalie allo spettacolo da finanziare con le risorse individuate ai sensidell’art. 60, comma 4, della L. 27.12.2002 n. 289. - anno 2009, haconsegnato, in data 3 maggio 2013, i lavori di consolidamento erestauro parziale dell’oratorio dell’arciconfraternita del Rosarioannesso al complesso monumentale di San Domenico di Cosenza.L’intervento di restauro, progettato dai tecnici della Soprintendenzaper i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria ediretto da Fabio De Chirico, soprintendente Bsae Calabria e daNella Mari, storico d’arte Sbsae Calabria, sarà ultimato nell’au-tunno del 2014. Lo splendido oratorio del Rosario è una delle espressioni più si-gnificative dell’arte barocca nella città di Cosenza. La prima fa-se costruttiva risale al Cinquecento come attestano la cassa mu-raria, gli arconi in pietra di accesso alle cappelle laterali, l’arcosanto in pietra e l’abside quadrangolare. Alla prima metà delSeicento rimanda il preziosissimo soffitto in legno intagliato e do-rato dall’opulento decoro tipico del variegato repertorio orna-mentale barocco e su cui si stagliano lo stemma del mecenateLorenzo Landi e cinque dipinti su tela raffiguranti Gesù tra i dot-tori della chiesa, la Natività, La morte della Vergine, LaCirconcisione, La discesa dello Spirito Santo. Nel corso delSettecento l’oratorio del Rosario, in piena adesione al gusto ba-rocco, viene rimaneggiato e arricchito. Le pareti vengono deco-rate con stucchi dorati, si realizzano il doppio ordine di stalli inlegno laccato e dorato, il pulpito, il cancello di accesso alla cap-pella in ferro battuto, l’ampia cantoria in legno dipinto e la cupo-la dell’abside. La resa volumetrica e prospettica e l’ornamentazione fanno diquesto luogo sacro un esempio eccellente, un documento prezio-so e unico dell’architettura e dell’arte barocca nella città di Cosenza.La lettura dell’apparato pittorico restituisce un programma ico-nografico strettamente correlato all’intitolazione della cappella:è la rappresentazione dei Quindici misteri che si dispone lungo lepareti, ai lati dell’arco santo, sulla cupola.L’intervento previsto ha l’obiettivo di dare slancio vitale al cen-tro storico di Cosenza avviando un’adeguata programmazioneche, partendo dai punti di eccellenza che custodiscono memoriee un patrimonio di arte e di cultura di straordinaria rilevanza, lerestituisca valore e centralità.Il restauro dell’Oratorio del Rosario, unico intervento Arcus ap-provato in Calabria, rappresenta un importante tassello nell’atti-vità di tutela e recupero del patrimonio culturale, ancora più si-gnificativo in considerazione della grave crisi economica che in-veste il nostro Paese.

Torna l’oratoriodel Rosario

Complesso monumentale San Domenico, Cosenza

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